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DANIEL
KAHNEMAN
Psicologo israeliano vincitore nel 2002 del
premio Nobel per l’economia «per avere
integrato risultati della ricerca psicologica
nella scienza economica, specialmente in
merito al giudizio umano e alla teoria
delle decisioni in condizioni di incertezza».
Proponiamo un breve riassunto delle
sue teorie ed un suo recente
intervento sulla consulenza in ambito
finanziario.
Fonti: “Le leggi del pensiero” – La Repubblica.it del 28.04.2012
“Governare le emozioni dei risparmiatori” – Il Sole 24 Ore del 12.06.2016
DANIEL KAHNEMAN E LE DECISIONI IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
Daniel Kahneman è uno psicologo israeliano vincitore nel 2002 del premio Nobel per l’economia «per avere integrato risultati della
ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni di
incertezza».
Kahneman è stato storico partner scientifico del compianto Amos Tversky, insieme al quale ha rivoluzionato la conoscenza di come
vengono prese le decisioni in condizioni di incertezza e di rischio. Ovvero, praticamente sempre.
L’influenza del suo lavoro è talmente enorme da aver fondato una nuova economia, "l’economia comportamentale", che smonta
l’approccio basato sugli agenti razionali che sta alla base del liberismo e non solo: intreccia psicologia con economia ma anche con
sociologia, medicina, neuroscienza, finanza e tutti gli ambiti che coinvolgano gli aspetti decisionali delle persone.
Quarant’anni di ricerche ed esperimenti hanno portato Kahneman ad individuare due sistemi di percezione e decisione presenti nel
nostro cervello: Sistema 1 e Sistema 2.
Il Sistema 1 o pensiero veloce è intuitivo, impulsivo, associativo (tende a saltare subito alle conclusioni) automatico, inconscio, veloce,
ecologico ed economico (parco nell’utilizzo dell’energia).
Il Sistema 2 o pensiero lento è consapevole, deliberativo, lento, se non addirittura pigro, faticoso da avviare, riflessivo, educabile, ed
educato, costoso in termini di consumo energetico.
Noi ci illudiamo spesso di farci guidare dal Sistema 2, di prendere le decisioni dopo un’attenta riflessione, mentre in realtà è il Sistema 1
a controllare la nostra vita per la maggior parte del tempo.
Il guaio del Sistema 1 è che non conosce i propri limiti. Ha tendenza a fare errori marchiani nella valutazione delle probabilità statistiche
di un evento. Generalmente usando il Sistema 1 sottovalutiamo il rischio che avvengano "eventi rari" di tipo catastrofico, salvo invece
sovrastimare la probabilità di un bis subito dopo che questi disastri sono accaduti. Le persone non sono naturalmente capaci di
ragionare in modo statistico, nè i profani nè gli esperti, neppure i logici e gli economisti. Ma l’intuizione ci porta fuori strada.
Se il Sistema 2 resta passivo finiamo per credere vere impressioni false, vale per le illusioni ottiche così come per i giudizi e le decisioni
quotidiane. E occorre fare attenzione perché a metterci nei guai non è tanto ciò che non sappiamo ma ciò che, sbagliando, crediamo di
sapere.
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L’HOMO ECONOMICUS IRRAZIONALE
Dagli anni 70 Kahneman ha iniziato a demolire il mito di un homo economicus perfettamente razionale eppure, fino alla crisi del 2008, i
massimi esponenti del pensiero unico neoliberista hanno continuato a comportarsi come se i mercati fossero il non plus ultra
dell’equilibrio razionale e quindi capaci di correggere i propri errori.
Nella crisi finanziaria hanno giocato aspetti di irrazionalità, per esempio in coloro che hanno contratto dei mutui pur sapendo che non
avrebbero mai potuto ripagarli. Altri attori della crisi invece hanno agito facendosi guidare dal proprio interesse. L’illusione della
razionalità ha influenzato certe politiche economiche.
Secondo Kahneman oggi sono diventati indispensabili i consulenti, gli unici in grado di governare le emozioni degli investitori per evitare
che questi commettano sempre gli stessi errori di fondo.
«Un mio studente – racconta Kahneman ospite a Milano della convention Banca Mediolanum – ha fatto una ricerca che ha studiato
migliaia di investitori, analizzando gli acquisti e le vendite di titoli che questi hanno fatto. Ebbene, a distanza di un anno dalle giornate di
acquisto o vendita, in media i titoli che sono stati venduti hanno avuto rendimenti migliori di quelli che sono stati acquistati, e non di poco.
Questo perché? Perché si fa fatica a vendere le posizioni in perdita, ci provoca dolore perdere, ma mantenendo tali posizioni si rischia di
continuare ad amplificare il passivo. Mentre risulta più semplice vendere le posizioni migliori, quelle che ci creano fonte di piacere, ma
dalle quali avremmo potuto guadagnare di più».
Anche nella scelta degli investimenti sarebbe quindi il Sistema 1 a prendere il sopravvento.
«Più che tecnici del risparmio gli advisor dovrebbero essere degli psicologi, dovrebbero essere in grado di comprendere che tipo di cliente
hanno di fronte e strutturare dei piani finanziari adeguati ai profili psicologici di ciascun cliente. Inoltre, bisogna che le persone siano
informate prima, dovranno conoscere in anticipo a quali oscillazioni potrebbero andare incontro. Dovranno essere preparate e
consapevoli. La preparazione alla volatilità agisce come un vaccino e le persone vaccinate non si ammalano, non cedono al rimpianto ed
alla voglia di cambiare le scelte di investimento rischiando di comprare a prezzi troppo alti e di vendere quando i mercati scendono.
Ma il vaccino non deve prevedere un eccesso di informazione. Un portafoglio azionario sarebbe giusto controllarlo una volta l’anno, non
ogni tre mesi. La storia ci insegna che i risparmiatori che hanno dimenticato i loro investimenti sono quelli che hanno ottenuto i migliori
risultati.»
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Ambrosetti Asset Management SIM
è specializzata in servizi di consulenza all'investimento "Evidence Based®".
La pianificazione di strategie di investimento sistematiche "emotional neutral" permette
di evitare i tipici errori degli investitori.
Buona Performance!
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20161130
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