Corso Operatore C.R.I. nel Settore Emergenza

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Corso Operatore C.R.I. nel Settore Emergenza
Corso Operatore C.R.I. nel Settore Emergenza
Il Servizio Nazionale di Protezione Civile
Legislazione e normativa
Obiettivi della Protezione Civile:
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CONOSCERE e FAR CONOSCERE i rischi (CULTURA DEL RISCHIO);
DIFFONDERE le nozioni di comportamento;
EVITARE le emergenze prevedibili;
LIMITARE al massimo le conseguenze di una catastrofe inevitabile.
Normativa
Legge n.996 del 1970 “Norme sul soccorso e l’assistenza delle popolazioni colpite da
calamità-Protezione Civile” - DEFINISCE L’ATTO DEL SOCCORSO PER LE CALAMITÀ
(MINISTERO DELL’INTERNO)
D.P.R. 66/1981 ORGANIZZA
(MINISTERO DELL’INTERNO)
LE
STRUTTURE
IMPIEGATE
NEL
SOCCORSO
L. 938/1982 ISTITUISCE IL DIPARTIMENTO DELLA P.C. A SUPPORTO DEL MINISTRO
DELLA P.C. (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
L. 225/92 La protezione civile assume una connotazione autonoma come insieme di
attività diverse e conseguenziali. Si definisce il ruolo della prevenzione e si inizia a
prefigurare il coinvolgimento dei livelli periferici. Definisce la protezione civile come
insieme di attività che si realizza attraverso la competenza dei soggetti coinvolti.
D.L. 112/98 Aumenta la spinta verso un ruolo più marcato delle Regioni Ridefinisce le
competenze tra le diverse componenti del Servizio Nazionale (Stato, Regioni, enti Locali)
L. 401/01 Ridefinisce il ruolo di coordinamento del DPC (Presidenza del Consiglio dei
Ministri)
Circolare DPC 5164/02 Chiarisce la ripartizione delle competenze amministrative in
materia di protezione civile
D.L. 245/02 anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza, il Presidente del
Consiglio dei Ministri dispone il coinvolgimento delle strutture operative nazionali per
fronteggiare l’emergenza attraverso il Capo del Dipartimento della p.c. che provvede al
coordinamento degli interventi.
D.L. 90/05 la titolarità della funzione in materia di protezione civile al Presidente del
Consiglio dei Ministri che può delegarne l'esercizio
Direttiva PCM 06 aprile 2006 DPCM e Direttiva PCM 03 dicembre 2008 Indicazioni per
il coordinamento operativo in emergenza Indirizzi operativi per la gestione delle
emergenze:
-Sistema Sala Italia;
-flusso informazioni;
-attivazione e coordinamento componenti;
-descrizione del modello organizzativo.
LEGGE 225/92 Zamberletti
Finalità della PC
Il sistema di Protezione Civile nasce al fine di tutelare l’integrità della vita, dei beni,
degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da
calamità naturali, da catastrofi e da altri grandi eventi che determinino grave rischio,
attraverso le attività di protezione civile, che sono:
1. Previsione (Analisi delle cause degli eventi calamitosi, dei rischi e della loro
storicità e frequenza; Quantificazione dei possibili danni e censimento delle risorse
alternative).
2. Prevenzione (Attività volte ad evitare o ridurre la pericolosità di un evento; Azioni
che comportano degli accorgimenti tendenti a diminuire la vulnerabilità cui siamo
soggetti a seguito di un evento.
3. Soccorso (Attuazione degli interventi tecnici e sanitari diretti ad assicurare
l’assistenza alle popolazioni colpite).
4. Superamento e Ripristino (Svolgimento delle attività necessarie alla ripresa
delle normali condizioni di vita).
Formula per il Rischio
R = PxV
RISCHIO= grado di perdite (numero atteso di perdite umane, feriti, danni alle proprietà,
interruzione delle attività, ecc.) in conseguenza di un fenomeno naturale o artificiale;
PERICOLOSITA‘= probabilità che un fenomeno potenzialmente dannoso si verifichi in un
dato tempo e in una data area;
VULNERABILITA‘= attitudine a subire danni di un elemento o gruppo di elementi esposti
al rischio derivante da un fenomeno di determinata pericolosità.
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Tipologia degli eventi ed ambiti di competenze (art.2 L.225/92)
Tipo A: Eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati
mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via
ordinaria; PIANIFICAZIONE COMUNALE DI EMERGENZA
Tipo B eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione
comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via
ordinaria; PIANIFICAZIONE PROVINCIALE DI EMERGENZA
Tipo C calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono
essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari; PIANIFICAZIONE NAZIONALE DI
EMERGENZA
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Direzione di Comando e Controllo (DI.COMA.C)
Dipende dal Commissario Delegato, nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, o
dal Ministro o Sottosegretario per il Coordinamento della P.C. che ha pieni poteri su tutte
le operazioni di P.C. ed esercita, sul luogo dell’evento, il coordinamento nazionale.
E’ articolata con una struttura di 14 funzioni di supporto con a capo altrettanti
responsabili, ed a settori operativi diretti da dirigenti civili e/o militari.
Deve essere ubicata in una struttura pubblica in posizione baricentrica rispetto alle zone di
intervento.
Le funzioni sono:
1. Tecnico scientifico - Pianificazione
2. Sanità-assistenza sociale - Veterinaria
3. Mass-media e informazione
4. Volontariato
5. Materiali e mezzi
6. Trasporto-circolazione e viabilità
7. Telecomunicazioni
8. Servizi essenziali
9. Censimento danni, persone, cose
10. Strutture operative S.a.R.
11. Enti locali
12. Materiali pericolosi
13. Logistica evacuati-zone ospitanti
14. Coordinamento centri operativi
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Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.)
Gestisce gli interventi a livello provinciale e individua le strategie e le modalità di
intervento da mettere in atto per il superamento dell’emergenza con il coordinamento dei
C.O.M., di cui decide anche la posizione;
Viene costituito dal prefetto e opera con 14 funzioni di supporto.
All’interno del C.C.S .agiscono i responsabili di tutte le strutture operative presenti
sull’intero territorio provinciale.
Centro Operativo Misto (C.O.M.)
Coordina le strutture operative del Sistema Nazionale di Protezione Civile, nel proprio
territorio di competenza.
Agisce a livello comunale e intercomunale.
Per ogni C.O.M. il Prefetto nomina e delega con pieni poteri un Responsabile, che si
avvale delle14 funzioni di supporto.
Centro Operativo Comunale (C.O.C.)
Presieduto dal Sindaco, quale prima autorità di Protezione Civile per la direzione e il
coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione.
Deve essere ubicato in strutture antisismiche e in aree di facile accesso.
Opera attraverso 9 funzioni di supporto. Per le città con popolazione superiore a 35/40
mila abitanti il C.O.C. coincide con il C.O.M.
03 Dicembre 2008 - DPCM Indirizzi operativi per la gestione dell’emergenza e
Organizzazione e Funzionamento di SISTEMA presso la Sala Situazione ITALIA del
D.P.C.
Si tratta di Procedure nate al fine di ottimizzare le capacità del Servizio Nazionale di
Protezione civile in termini di:
o Allertamento
o Attivazione
o Intervento
Disciplinano la
Gestione del flusso delle informazioni
L’attivazione e il coordinamento delle componenti del Servizio Nazionale di P.C.
Descrivono il modello organizzativo
Indicano per ciascuno gli interventi prioritari da mettere in atto a livello nazionale per
supportare e integrare la risposta locale
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Ruolo ed Organizzazione della C.R.I.
Normativa C.R.I.
DPCM 6 maggio 2005 n.97 – Statuto della Associazione Italiana della Croce Rossa.
Ordinanza Commissariale n.387del 22 Luglio 2010 “Approvazione Regolamento di
Organizzazione delle Attività del Settore Emergenza” .
Protocollo d’Intesa C.R.I./ Dipartimento della Protezione Civile del 29 Agosto 2003.
Protocollo d’Intesa C.R.I./ Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della
Difesa Civile del 7 Ottobre 2004.
L’azione del Settore Emergenze CRI si sviluppa nei seguenti ambiti:
Emergenza sul territorio nazionale, svolta ad ogni livello territoriale, intesa sia come
attività di “Protezione Civile” o di preparazione, prevenzione e/o risposta a situazioni
straordinarie, operando anche in qualità di Struttura Operativa del Servizio
Nazionale della Protezione Civile.
Rientrano nel medesimo ambito di intervento le azioni svolte relativamente alla
realizzazione dei “grandi eventi” e manifestazioni a massiccio afflusso.
L’azione del Settore Emergenze CRI si sviluppa anche negli abiti di Emergenza
Internazionale, intesa come attività di preparazione e risposta a disastri o crisi che
interessano paesi esteri:
operando con il sistema della Federazione Internazionale di Croce Rossa;
su richiesta del Comitato Internazionale della Croce Rossa;
nell’ambito del Servizio Nazionale della Protezione Civile o in accordo con il
Ministero degli Affari Esteri;
In accordo bilaterale con la Società Nazionale interessata dall’evento.
L’Attività di Emergenza rientra tra i “Compiti Istituzionali” dell’Ente, previsti nello Statuto
della C.R.I.
I Compiti della C.R.I.
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Primo soccorso e trasporto infermi
Sgombero feriti
Concorso all’evacuazione della popolazione sinistrata
Censimento delle vittime
Allestimento e gestione tendopoli e strutture di accoglienza
Ricerca e ricongiungimento dei nuclei familiari (restoring family link)
Allestimento e gestione ospedali da campo e posti medici
Raccolta e distribuzione di donazioni materiali
Attività socio assistenziali
Assistenza psicologica alle vittime e ai soccorritori
Diffusione delle nozioni di primo soccorso, educazione sanitaria e protezione civile
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Gli Attori
1) Il Delegato C.R.I. per le Attività di Emergenza (L’Attività di Emergenza è
affidata a lui a tutti i livelli; Viene nominato dal Presidente dell’Unità CRI; Scelto fra i
soci attivi o personale dipendente di ruolo, nell’ambito del Comitato territoriale C.R.I. di
pertinenza, che hanno superato con esito positivo il corso di formazione di cui alla
O.C.640/2010, ovvero in possesso del titolo di Emergency Manager. E’ data facoltà al
Presidente di procedere, su proposta del Delegato e con uguale procedura, alla
nomina di un Delegato Vicario.
Gli incarichi sono disciplinati dal principio generale del rapporto fiduciario tra delegante
e delegato. Svolge le attività previste, relativamente alle emergenze sul territorio
nazionale, in qualità di rappresentante della C.R.I. nella funzione di Struttura Operativa
del Servizio Nazionale di Protezione Civile.
Nella PIANIFICAZIONE ha compiti di individuazione delle risorse, analisi delle criticità,
la determinazione dei ruoli, responsabilità e sviluppo delle procedure che permettono
alla Croce Rossa di rispondere rapidamente ed efficacemente alle emergenze.
Nella PREPARAZIONE ha compiti di individuare l’insieme delle misure ed azioni
intraprese per consentire la risposta all’evento e la riduzione dei suoi effetti.
La RISPOSTA è la somma delle azioni intraprese a seguito della minaccia
dell’accadimento dell’evento o a seguito del verificarsi dell’evento.
2) Servizio 12° Attività di Emergenza ed Operazioni Internazionali
3) I C.I.E. (Centri Intervento di Emergenza) sono:
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2.
3.
4.
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Nord Est: Verona
Nord Ovest: Settimo Torinese TO
Centro: Roma
Sud: Tito Scalo PZ
Isole: Buonfornelli PA
Ciascun CIE si avvale di un nucleo di almeno 50 volontari specializzati (NOIE).
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4) L’Unità di Crisi Centrale e territoriali (le unita’ C.R.I. (presidente e delegato)
segnalano alla sala operativa nazionale tutte le situazioni di criticita’ e le azioni
intraprese).
5) La Sala Operativa Nazionale (Operatività h24 con funzione di monitoraggio e
sorveglianza costante. E’ organizzata in 8 Funzioni, coordinate da E.M., E’
competente nella movimentazione di personale, mezzi e attrezzatura verso il territorio
regionale interessato dall’evento. Si avvale di un nucleo di almeno 20 volontari. E’ in
costante contatto con l’operatore C.R.I. in SALA ITALIA) e le Sale Operative
territoriali.
6) Il Team di Valutazione e Coordinamento ha reperibilità H24, Impiego
nazionale e internazionale, Supporta il coordinamento sul campo, Composto da
Emergency Manager o Disaster Manager con specifiche competenze. Ha un impiego
in tre ore per le emergenze nazionali, sei ore per le emergenze internazionali, con
turni di reperibilità H24.
7) I Nuclei di Intervento.
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Livelli di “Stato”
Situazione ordinaria (S0)
Allerta (S1)
Allarme (S2)
EMERGENZA / INTERVENTO IN ATTO (S3)
Come si concretizza la risposta Internazionale? Attraverso:
1. Accordo bilaterale con una Società Nazionale colpita da un disastro o interessata da
una crisi.
2. Intervento nell’ambito degli strumenti di risposta della Federazione Internazionale della
Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.
3. Intervento su richiesta del CICR -Comitato Internazionale della Croce Rossa.
4. Intervento in qualità di Struttura Operativa del Servizio Nazionale della Protezione
Civile.
5. Intervento in collaborazione e/o coordinamento con il MAE - Ministero degli Affari
Esteri.
Gli strumenti di risposta Internazionale
E’ prevista la possibilità di ricorrere agli strumenti di risposta internazionale della IFRC:
Disaster Relief Emergency Found (DREF)
Emergency Appeals
Regional Disaster Response Team (RDRT)
Field Assessment and Coordination Team (FACT)
Emergency Response Unit (ERU)
Protocollo d’intesa C.R.I. / Dipartimento P.C.
La Croce Rossa mette a disposizione, entro cinque ore dal verificarsi dell’evento la propria
intera organizzazione diffusa sul territorio nazionale, già posta in regime di allerta dal
Centro Situazioni Unificato del Dipartimento, ed in particolare:
le unità addette alla ricognizione delle esigenze emerse nella popolazione
disastrata comprese quelle che assicurano l’assistenza psicologica;
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ospedale da campo climatizzato attendato pneumatico e su shelter anche eli ed
avio trasportabile con propria unità di protezione NBC;
hovercraft, imbarcazioni e natanti con equipaggi subacquei e di soccorso dotati di
camera iperbarica mobile;
unità specializzate per interventi di protezione, assistenza e soccorso a cittadini
stranieri;
il Presidente Nazionale o un suo delegato può disporre, sulla base delle indicazioni
del Capo del Dipartimento, l’invio immediato della centrale operativa mobile;
l’invio delle unità logistiche di vettovagliamento di massa;
unità di potabilizzazione e distribuzione dell’acqua potabile;
unità logistiche pesanti per la movimentazione della terra e per il trasporto dei
container.
Direttiva PCM 03 dicembre 2008 Compiti della C.R.I.: Azioni immediate
a) concorre a fornire dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate
dall’evento al fine di determinare una prima stima della perdita di vite umane, del
numero di feriti, della popolazione che necessita assistenza;
b) fornisce gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche
presenti ed impiegabili nell’immediatezza sul territorio;
c) propone l’eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza,
caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
d) assicura il concorso al soccorso e all’assistenza sanitaria dei feriti.
Compiti della C.R.I.: entro 12 ore
a) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento
attivati sul territorio;
b) garantisce il concorso all’attività di allestimento e gestione dei campi base dei
soccorritori e delle aree di ricovero della popolazione;
c) assicura il concorso alle attività di assistenza alla popolazione e garantisce particolare
attenzione nelle attività a favore delle fasce più deboli;
d) attiva le proprie strutture permanenti al fine di garantire, nei limiti di capacità,
l’assistenza alloggiativa alle persone evacuate e comunque coinvolte dall’evento;
e) propone l’eventuale invio di team di specialisti sia di soccorsi speciali sia per la
validazione di specifiche situazioni di rischio (sanitariologistica- psicologica);
f) propone l’invio di team per il censimento delle necessità della popolazione e per il
ricongiungimento dei nuclei familiari;
g) attiva i propri nuclei trasporti con l’utilizzo di mezzi speciali.
Compiti della C.R.I.: entro 24 ore
a) assicura l’attivazione di servizi di produzione e distribuzione pasti per i soccorritori e
per la popolazione;
b) assicura l’attivazione delle attrezzature e del personale necessario alla dislocazione e
gestione sul territorio di potabilizzatori e macchine imbustatrici e distribuzione di
acqua.
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La formazione organizzata dalla Struttura Centrale
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Emergency Response Unit
Regional Disaster Response Team
Emergency Manager
Trattamento acqua e igiene (WASH)
Le Attività Speciali
Comprendono particolari attività tecniche e specialistiche, svolte da personale C.R.I., che
ha frequentato specifici corsi. In emergenza sono coordinate dal Delegato C.R.I. alle
Attività di Emergenza, attraverso le Sale Operative ai vari livelli
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4.
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Soccorsi con Mezzi e Tecniche Speciali
Soccorso Piste da Sci
Soccorso con Supporto Cinofilo
Operatori Polivalenti Salvataggio in Acqua
Nuclei N.B.C.R.
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Le aree di emergenza I materiali di emergenza
Definizione aree di emergenza
Aree di attesa o di raccolta meeting point, punti di raccolta della popolazione per la
prima assistenza al verificarsi di un evento.
Aree di ammassamento dei soccorsi aree dove far affluire i materiali, i mezzi e gli
uomini necessari alle operazioni di soccorso
Aree o strutture di accoglienza o di ricovero in grado di assicurare un ricovero per
coloro che hanno dovuto abbandonare la propria abitazione
campi profughi - campi di accoglienza Nelle emergenze umanitarie i “campi profughi”
hanno caratteristiche molto diverse dai campi di accoglienza tipici di “protezione civile”,
che invece sono realizzati e gestiti con criteri, anche qualitativi, “occidentali.
Standard campi
SUPERFICE RACCOMANDATA: 45 m2 a persona, complessivo 20.000 persone Max
UNHCR, mentre 500 persone Max D.P.C.
ACQUA: è criterio più importante per la scelta del luogo, sono previsti 7 litri persona per
l’UNHCR, mentre 120 litri a persona sono stati distribuiti in Abruzzo.
Fasi della prima Emergenza
1. Autosoccorso e Improvvisazione;
2. Ricerca, Soccorso e Prima assistenza;
3. Assistenza, ricovero e Superamento dell’emergenza.
La fase della Ricognizione prevede:
•Coordinamento
•Scelta del sito
•Accessibilità dell’area
•Contatto con la realtà locale (popolazione, autorità locali) per definizione bisogni.
La fase della Progettazione dell’area prevede la definizione progettuale della disposizione,
nel dettaglio di tutti gli elementi.
La fase del Primo Insediamento prevede:
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Segreteria provvisoria
Censimento speditivo persone
Telecomunicazione
Attivazione servizi primari provvisori (corrente, acqua, WC)
Montaggio strutture di ricovero
Alimentazione (catering, cucina)
Ricognizione area circostante e contatto con strutture limitrofe
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La fase dell’Urbanizzazione dell’Area prevede:
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Acqua
Elettricità illuminazione
Scarichi
Fondo stradale
Recinzione
La struttura di un Campo è diversificata in Area di accoglienza e nel Campo base.
I Servizi del campo
Controllo accessi
Segreteria
Mensa
Servizi igienici
Aree sociali / ricreative
Aree didattiche
Assistenza sanitaria
Lavanderia stireria
Aree animali domestici
Parcheggi
Nei Magazzini vengono gestiti:
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o
o
o
Materie prime
Alimenti
Medicinali/farmacia
Beni di prima necessità per ospiti
Depositi carburanti
Ricambi e utensili
Igiene e smaltimento rifiuti
Norme igieniche da adottare da parte di tutti gli ospiti e del personale del campo per
il controllo e la prevenzione di eventuali malattie
Rispetto distanze tra cucine e servizi igienici (cucine a monte rispetto agli scarichi)
Gestione attenta dell’asporto rifiuti (punti di raccolta, servizio di asporto RSU)
Regole del campo
Sia gli ospiti, sia il personale devono essere a conoscenza delle regole del campo. Le
regole del campo servono a:
– Consentire una vita nel campo nel rispetto degli altri (orari silenzio, transito veicoli)
– Garantire comportamenti adeguati nel rispetto della sicurezza del campo e dei singoli
(antincendio, salute collettiva, veterinaria)
– Garantire una partecipazione equa ai servizi del campo (orari lavanderia, ecc…)
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N.B. Il personale deve dare il buon esempio! ed evidenziare la segreteria quale punto di
riferimento per il personale ed ospiti!
Il direttore del campo
1. È il principale responsabile di tutte le attività nel campo, del coordinamento del
personale e dei servizi in generale
2. Si coordina con l'autorità locale che rappresenta la popolazione da assistere
3. Supervisiona gli aspetti di sicurezza degli operatori e dei residenti (infortuni,
antincendio, igiene, furti)
4. Si avvale di uno staff di collaboratori
5. Ha il compito di programmare le attività interne al campo del personale stabilendo i turni
di lavoro e di riposo, compatibilmente con le esigenze di servizio
6. Ha il compito di organizzare gli approvvigionamenti per il campo (carburanti, viveri, beni
di consumo)
7. Ha il compito di assicurare la continuità dei servizi essenziali (elettricità, acqua, scarico
reflui, asporto rifiuti, comunicazioni)
La Sicurezza deve essere improntata verso
Antincendio
Igiene collettiva
Sicurezza alimentare (conservazione e preparazione dei cibi e potabilità dell’acqua)
Rispetto normative impiantistica
Sicurezza degli operatori nelle attività
Ordine pubblico
Partecipazione attiva della popolazione
Iniziative sociali di aggregazione
Informazione e comunicazione (giornalino)
Rappresentanza e democrazia partecipata della popolazione residente
Coinvolgimento nella vita del campo: ospiti o membri di una comunità?
Impiego nel rispetto delle normative nelle attività di gestione del campo
Rispetto delle diversità
Superamento emergenza –ricostruzione
Strutture abitative temporanee: fase successiva alle tendopoli
Chiusura del campo
La chiusura dell’area NON SIGNIFICA PERDERE NUOVAMENTE LA CASA, di
conseguenza valutare aspetti psicologici
Lo smontaggio è una fase delicata sul piano tecnico (recupero attrezzature) ed
amministrativo
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Tipologie di tende –in paleria
Tipologie di tende –Pneumatiche
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Le strutture sanitarie campali
Definizione strutture sanitarie campali
Strutture provvisorie per il soccorso e l'assistenza sanitaria, sono dotate di autonomia
logistica. Complete di personale sanitario e tecnico di supporto. Vengono installate per:
–
–
-fare da filtro alle strutture ospedaliere durante i soccorsi
-prestare assistenza dove altrimenti non sarebbe disponibile
Macroemergenza o catastrofe ad effetto limitato:
incidente con numero elevato di vittime in cui resta pienamente efficiente sia il servizio
sanitario che vie di comunicazione (ad es. incendi di edifici, incidenti stradali, ferroviari ed
aerei, ecc…). Intervento ad alto impatto ma limitato nel tempo con totale disponibilità delle
risorse.
Maxiemergenza o catastrofe vera e propria
Si ha la compromissione delle strutture sanitarie e/o delle vie di comunicazione, tipico
scenario nel caso di vera e propria calamità, il numero dei coinvolti può essere anche
minore rispetto al primo caso ma il numero dei coinvolti potenziali è maggiore, la capacità
di trattamento è diminuita, le condizioni di intervento sono più complesse e prolungate nel
tempo.
Non tutte le catastrofi provocano numerosi feriti da necessitare l’intervento di un PMA, ma
in tutte le catastrofi un alto numero di persone avrà bisogno che venga ripristinata
l’assistenza sanitaria di base su cui si basava l’equilibrio della loro salute
precedentemente.
Le Necessità di assistenza sanitaria
• Parte della popolazione richiede cure pediatriche
• Un’alta percentuale della popolazione è anziana
• Molti soffrono di malattie croniche o disabililtà
• Un’alta percentuale conduce esistenze “fragili”, ma in equilibrio, finché l’assetto sociale
non viene sconvolto
• La vita in condizioni precarie in seguito ad un evento (tendopoli) può favorire in alcuni
soggetti altrimenti sani situazioni di minaccia alla salute che vanno monitorate e
gestite efficacemente
Definizione di Posto Medico Avanzato
E’ una struttura che si interpone tra la zona dell’evento e le strutture ospedaliere
Il P.M.A. viene definito nella G.U. del 12 maggio 2001 come un “dispositivo funzionale di
selezione e trattamento sanitario delle vittime, localizzato ai margini esterni dell'area di
sicurezza o in una zona centrale rispetto al fronte dell'evento…” che “..può essere sia una
struttura che un’area funzionale dove radunare le vittime, concentrare le risorse di primo
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trattamento, effettuare il triage ed organizzare l’evacuazione sanitaria dei feriti nei centri
ospedalieri più idonei”.
Il PMA è il fulcro della catena sanitaria dei soccorsi, posto tra l’area dell’evento e gli
ospedali di ricovero.
Tipologie di Posto Medico Avanzato
Criteri di massima per l’organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi – 2001
“E’ auspicabile che ogni Regione, a seconda delle caratteristiche e dei rischi del territorio,
sia dotata di una o più strutture mobili, con funzioni di PMA, di immediata mobilitazione,
rapidamente attrezzabili, che possano offrire un riparo dagli agenti atmosferici e
costituiscano un punto materiale di riferimento per la catena dei soccorsi consentendo di
applicare, per quanto è realisticamente possibile, tecniche di supporto avanzato delle
funzioni vitali per la sopravvivenza a breve termine dei feriti…”. Se possibile i PMA vanno
allestiti all’interno di strutture esistenti:
• Hangar aeroportuali
• Corridoi, sale di aspetto
• Parcheggi
• Esercizi pubblici
Gli incidenti maggiori e le UMSS
UMSS = Unità Mobili di Soccorso Sanitario
Struttura mobile con caratteristiche di mobilitazione immediata, attrezzata per funzionare
come PMA:
o Mezzi o combinazioni di mezzi per il trasporto di personale, mezzi, e materiali per
allestimento di un PMA
o Rapidissima attivazione → pochi minuti
o Rapido dispiegamento → pochi minuti
o Limitata autonomia → poche ore
o Solo stabilizzazione di pazienti critici e preparazione all'evacuazione verso le
strutture ospedaliere
Barelle, generatori di corrente e
materiale sanitario diviso in casse
di colore corrispondente alla
destinazione d'uso:
•materiale non sanitario (giallo);
•materiale
per
supporto
cardiocircolatorio (rosso);
•materiale per supporto respiratorio
(blu);
•materiali diversi (verde)
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Caratteristiche PMA di secondo livello
• essere pronto all’impiego nel più breve tempo possibile dall’allarme ( 3-4 h.);
• essere in grado di trattare 50 pazienti con codice di gravità rosso-giallo nell’arco di 24
ore e per tre giorni;
• avere 72 ore di autonomia operativa.
PMA di 2°livello con modulo chirurgico
Adatto all’impiego per le missioni di soccorso internazionale in occasione di grandi
calamità
soccorso ed assistenza
1. I PMA sono strutture vocate al trattamento di vittime critiche
2. Entro 72 ore le vittime critiche sono solitamente evacuate dalla zona dell’evento
3. Dopo meno di 72 ore la popolazione colpita dall’evento si rivolge ai PMA per una
grande quantità di necessità sanitarie non urgenti, per le quali i PMA non sono del
tutto attrezzati
4. Non tutte le catastrofi provocano alti numeri di vittime critiche
I P.A.S.S. (Posti di Assistenza Socio Sanitaria )
Sono strutture campali tipo “poliambulatoriale” che offrono assistenza sanitaria non
urgentistica.
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Caratteristiche
o
o
o
o
o
Non devono partire nei tempi brevi dei PMA
Non costringono a “onerose” reperibilità di pronta partenza
Appena possibile effettuare l’affiancamento di personale locale.
Sono logisticamente autonomi per lunghi periodi.
Completi di personale per operare autonomamente anche lunghi periodi.
Funzioni
• Facilitare il ritorno alla normalità.
• Ripristinare al meglio possibile l’assistenza sanitaria territoriale che la catastrofe ha
interrotto
• Ridurre gli effetti della catastrofe sulla salute psicofisica delle popolazioni colpite.
• Integrarsi col servizio sanitario esistente sul territorio
• fornire personale specializzato in base alle esigenze e/o richieste del territorio
Esempio di configurazione
Medico di base
Infermiere di territorio
Psicologo
Assistente Sociale
Pediatra
Farmacia
Specialistiche ambulatoriali
Posizionamento dei PASS
In supporto o sostituzione ai
servizi sanitari di base
o presso Aree di Accoglienza
o presso aree alberghiere per gli sfollati
o presso poliambulatori o ospedali preesistenti compromessi dalla catastrofe
Un impiego misto: i PMA in attività di assistenza:
1. Manifestazioni sportive
2. Concerti
3. Altri eventi a massiccio afflusso di pubblico
In questi casi i PMA devo essere allestiti in modo da poter assicurare innanzitutto una
assistenza e soccorso sanitario individuale di qualità, stabilizzazione ed osservazione, in
modo da limitare al massimo i trasporti in ospedale, ma con la possibilità di riconvertirsi
rapidamente per gestire un gran numero di pazienti nel caso in cui si verifichi una
maxiemergenza.
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Ospedale Da Campo
Shelters
Cosa serve per far funzionare un PMA?
Corrente elettrica
•Riscaldamento/climatizzazione
•Produzione/scorte gas medicali
•Servizi igienici
•Acqua potabile
•Alloggi per il personale
•Sicurezza impianti
Aspetti psicologici nelle emergenze
La psicologia dell’emergenza “ha come finalità lo studio, la prevenzione e il trattamento dei
processi psichici, delle emozioni dei comportamenti che si
determinano prima, durante e dopo gli eventi critici”
Sono quindi oggetto di studio e di intervento della psicologia dell’emergenza, sia il singolo
individuo che la comunità colpita dall’evento traumatico, con il fine di aiutare a prevenire o
superare quei fenomeni psichici che si determinano a seguito di un evento traumatico.
Rappresenta un modo trasversale di ricomporre e integrare contributi di pensiero e di
ricerca e modelli di azione di varie branche della psicologia (psicologiasociale,
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psicotraumatologia, psicologia dell’età evolutiva,…) o di altre discipline inerenti,
applicandole alla specifica realtà delle situazioni “non ordinarie” e degli eventi “acuti”.
L'attenzione all'uomo travolto da disastri, catastrofi, terremoti, genocidi ed altro,
probabilmente è sempre esistita. Si è sempre prestato soccorso all'uomo colpito da una
grave emergenza. Nella tradizione, però, dobbiamo rilevare un'attenzione quasi esclusiva
per il corpo, per le ferite fisiche della persona travolta da un'emergenza. Proprio qui si
inserisce il passo avanti che la nostra società contemporanea deve fare e sempre più sta
compiendo: superare l'attenzione esclusiva al corpo e alle ferite fisiche ed occuparsi anche
delle ferite psichiche, altrettanto gravi e profonde di quelle fisiche.
Un evento traumatico porta sempre con sé il rischio di una ferita psichica che nel tempo
può risultare altrettanto grave e profonda di una ferita fisica!
Un pronto intervento psicologico in caso di eventi critici ha lo scopo di:
prevenire ulteriori danni fisici e psicologici.
aiutare a stabilizzare la risposta comportamentale immediata.
promuovere, quando è possibile, un ritorno più veloce e completo a livelli di
funzionamento precedenti all'incidente.
semplificare gli interventi dei soccorritori, contenendo o evitando reazioni di panico.
NON DEVE NECESSARIAMENTE ESSERE ATTUATO DA UNO PSICOLOGO!!!
L’emergenza psichica …Può colpire l'adulto come il bambino, il giovane come
l'anziano, il più forte come il più debole. E' evidente da questo che l'intervento sulla vittima
di situazioni di emergenza non deve più occuparsi solo delle bende e delle trasfusioni per
le ferite del corpo, ma anche del necessario sostegno psicologico, dell'infusione di fiducia,
sicurezza e autostima, dell'elaborazione e dell’eliminazione del dolore, nonché
dell'induzione di un rassicurante e benefico vissuto di tutela da parte del sistema sociale di
riferimento verso chi è nella disperazione e nel dolore. Non si è mai ABBASTANZA
GRANDI o ABBASTANZA FORTI per non essere esposti a rischio “PSICHICO”!. LE
REAZIONI PSICHICHE SONO NORMALI … è l’evento in sé a NON ESSERE
NORMALE!!!
Una definizione di emergenza
“improvvisa difficoltà, situazione che impone di intervenire rapidamente … circostanza
imprevista ”
Una definizione operativa di emergenza
Si definisce “emergenza” ogni situazione in cui è necessario attivare risorse di soccorso
fuori dell’ordinario (legge225/feb.1992—art.5). Tale legge distingue anche fra incidenti
semplici, complessi e catastrofi (art.2).
1. Incidente semplice è quello cui possono fare fronte le squadre di soccorso competenti
per territorio (es. piccola frana, incidente stradale, incendio circoscritto,…)
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2. Incidente complesso è quello che vede coinvolte contemporaneamente molte persone e
che può essere gestito solo attraverso l’intervento coordinato di più Enti e/o
Amministrazioni (es. incidente stradale o industriale con decine di vittime) Non è
intaccata la rete di comunicazione o di trasporti.
3. Catastrofe o disastro è la situazione in cui, indipendentemente dal numero di vittime,
viene intaccata la rete delle infrastrutture e delle comunicazioni, il sistema sociale viene
sconvolto.
Potremmo definirla anche come “ogni scostamento dalle normali condizioni operative, tale
da determinare situazioni di potenziale danno agli uomini e alle cose”.
Due aspetti ugualmente importanti:
Punto 1—un disastro è
- un evento concentrato nello spazio e nel tempo
- una situazione di stress massimo e collettivo
- un evento nefasto, per lo più improvviso e brutale
- una qualsiasi catastrofe naturale o provocata.
Punto 2—un disastro provoca:
- gravi danni e perdite sconvolgenti
- impedimento delle funzioni sociali essenziali
- distruzioni materiali e di ecografia umana
- disorganizzazione sociale
- incapacità di assorbimento autonomo
- danni di gravità e di dimensioni tali da richiedere assistenza straordinaria di soccorso per
la riparazione.
Per i soccorritori c’è una grande differenza fra queste tipologie di emergenza, ma per la
“vittima” sono tutte ugualmente tragiche e sconvolgenti!
Ci sono tanti tipi di “vittime”:
•Vittime del primo tipo: chi subisce in modo diretto l’impatto dell’evento catastrofico
(persone soccorse o estratte dalle macerie).
•Vittime del secondo tipo: parenti o persone care dei defunti o dei superstiti.
•Vittime del terzo tipo: i soccorritori (volontari o professionisti).
•Vittime del quarto tipo: la comunità coinvolta nel disastro e chi in qualche modo ne è
eventualmente responsabile (gli abitanti degli stabili contigue, in ultima analisi, tutto il
quartiere).
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•Vittime del quinto tipo: individui il cui equilibrio psichico è tale che, anche se non
direttamente coinvolti nel disastro, possono reagire all’evento sviluppando un disturbo
psicologico.
•Vittime del sesto tipo: persone che, per un diverso concorso di circostanze, avrebbero
potuto essere loro stesse vittime del primo tipo o che hanno spinto altri ad essere presenti
nell’area del disastro o che si sentono coinvolte per altri motivi indiretti.
Quando l’evento critico si verifica le persone si sentono vulnerabili ed impotenti (mancanza
controllo) … hanno necessità, però, per poter stare meglio, di accettarlo ed imparare a
conviverci prima possibile. Come essere d’aiuto?:
Al soccorritore si chiede …
Oltre alle capacità tecnico-professionali, di possedere ed utilizzare delle capacità di
“contenimento emotivo” sia verso le vittime che verso i colleghi e verso se stesso. Tutto
ciò con l’obiettivo di:
non aggravare ulteriormente la sofferenza della persona colpita
facilitare il lavoro proprio e dei colleghi attraverso la costruzione di un’alleanza con la
vittima
Le fasi di intervento sulla crisi
L'intervento di soccorso si articola in varie fasi a cui si associano specifiche reazioni
psicofisiche del soccorritore, talvolta anche molto marcate, ma che vanno considerate
come reazioni normali a situazioni anomale e straordinarie (Hartsougt,1985).
Reazioni del soccorritore
a. Allarme:
è il primo impatto con l'evento traumatico ed è caratterizzato da stordimento iniziale e
dall'ansia, dalla irritabilità e dall'irrequietezza, oppure da una reazione di tipo inibitorio.
b. Mobilitazione:
superato l'impatto iniziale l’individuo si prepara all'azione; l'agire aiuta a dissolvere la
tensione e a recuperare l'autocontrollo.
Alle reazioni della fase precedente, si associano, come preziosi fattori di recupero
dell'equilibrio, il trascorrere del tempo, il passaggio all'azione finalizzata e coordinata e
l'interazione con gli altri.
c. Azione:
inizia l'intervento di primo soccorso a favore delle vittime. Le emozioni sono contrastanti,
dall’euforia (quando si riesce a prestare aiuto), ai sentimenti di delusione, colpa,
inadeguatezza (quando l'intervento non ha successo).
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d. Rilassamento
è la fase che va dalla fine dell’ intervento al ritorno alla routine lavorativa o sociale, dopo
l’intervento di emergenza. Contenuti psichici negativi inibiti durante la fase di azione
trovano poi la forza di riemergere e manifestarsi nella fase del rilassamento.
Rischi per il soccorritore
Tra questi particolarmente comuni sono:
a. la difficoltà nel distendersi, nel rilassarsi addormentarsi.
b. la tristezza, la tensione, il riaffiorare di episodi e vissuti particolarmente forti sul piano
emotivo, la rabbia.
c. disturbi comportamentali (abuso di farmaci, fumo, alcool)
Lo stress “peritraumatico”… quando i sintomi compaiono durante o subito dopo
l'esperienza traumatica e consistono in reazioni così intense da causare una
menomazione significativa sul piano della realtà e interferiscono sulla comunicazione,
sulle relazioni, sul tempo libero e la cura di sé o le attività lavorative o scolastiche. Essi
sono:
• ansia (preoccupazione, nervosismo, vulnerabilità o senso di impotenza menomanti);
• depressione (anedonia, senso di indegnità, perdita di interesse per la maggioranza delle
attività, risvegli precoci, senso di affaticamento persistente e mancanza di motivazione);
• problemi connessi all'uso di sostanze (abuso, dipendenza o autosomministrazione
impropria di medicinali);
• sintomi psicotici (deliri, allucinazioni, immagini o pensieri bizzarri, catatonia).
Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD)
Nel DSM-IV la diagnosi di PTSD si pone quando
una persona, esposta ad eventi
traumatici,
sviluppa sintomi patologici persistenti nel tempo.
Il soggetto rivive l’evento in maniera persistente
con:
1. ricordi spiacevoli, immagini, pensieri, o
percezioni.
2. Sogni spiacevoli ricorrenti dell’evento.
3. Sensazioni di rivivere l’esperienza, illusioni,
allucinazioni, episodi di flashback.
È bene che qualsiasi disturbo tra i precedenti sia
riconosciuto e sia trattato precocemente, poiché la
cronicizzazione implica una terapia e un
miglioramento più lungo e difficile.
Non tutte le persone coinvolte in un trauma
incorrono nel PTSD; meno del 50% infatti si
ammalano di questo disturbo, che può essere di
breve durata ma può anche cronicizzarsi.
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Quali misure preventive e terapeutiche per il rischio dello stress post-traumatico nei
soccorritori o negli operatori dell'emergenza oppure per intervenire su una condizione
patologica in atto? I modelli anglosassoni prediligono l'approccio cognitivocomportamentale, attraverso l’uso massiccio della tecnica del Defusing e Debriefing),
i modelli europei (francesi in primis) propongono una visione integrata dell'intervento in
emergenza, spesso anche su basi psicodinamiche.
Il defusing Si tratta di far raccontare ed ascoltare con empatia e a ruota libera in
gruppo, quel che è stato visto fatto e successo in emergenza. Si
lasciano esprimere le emozioni dando loro un nome e possibilmente anche
localizzandole nel corpo. Non è indispensabile la presenza dell’esperto.
L'intervento di defusing è utile per ridurre il
senso di isolamento; stimola il senso di
l'appartenenza al gruppo che ha subito il trauma.
Questa tecnica permette di condividere
l'esperienza, dando l'opportunità al gruppo di
sentirsi una squadra, considerarsi un "tutto" con
la piena coesione tra i singoli. Aiuta il gruppo a
ritornare alla normalità fornendo soluzioni a
breve termine e stabilizzando le emozioni.
Il Debrifing Si tratta di specifici gruppi di discussione strutturati e coordinati da un
esperto nella gestione degli eventi critici. Contribuiscono a ridurre
l'impatto e motivo delle esperienze con le quali ci si è confrontati.
Interventi di questo tipo sono stati utilizzati con il personale di soccorso
coinvolto nell‘attentato alle torri gemelle di New York del settembre2001.
Strategie di formazione
•Spiegazione agli operatori delle modalità di manifestazioni più tipiche dello stress legato
al contesto di emergenza al fine di non trascurarle.
• Insegnamento di semplici e rapide tecniche di rilassamento o di autoipnosi.
• Utilizzazione di strategie di defusing e debriefing (Solomon, Macy, 2003) per gli eventi
critici rivolte con regolarità agli operatori, perla condivisione tra colleghi delle tensioni
emotive connesse al proprio operato.
Sono sempre di aiuto:
•presentarsi col nome
•non urlare, usare un tono di voce pacato e lento
•chiamare la persona col nome di battesimo
•cercare il contatto oculare
•toccare in modo dolce (sfiorare la mano, la spalla, …)
•riunire ad altre persone, se possibile distribuire incarichi semplici
•predisporre se la situazione lo consente -dei generi di conforto (coperte, the o caffé
caldi, qualcosa di dolce … )
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Attenzione nei casi particolari
Persona con reazioni “esplosive” (urla, autolesionismo, assalti
violenti,…) va allontanata dal gruppo per evitare “contagio da
panico”
Portatori di handicap: chiedere (fuori dall’urgenza immediata) se
desidera essere aiutato e per cosa.
Bambini: stimolarli a parlare(o disegnare)
Quali sono i cambiamenti principali che la persona colpita “patisce”?
Lo stravolgimento di riferimenti spazio-temporali
Un disastro, un incidente, un evento improvviso e da i risvolti negativi…porta ad uno
stravolgimento dell’“ordine costituito”: vengono a sparire quelli che erano i normali punti di
riferimento spazio-temporali e insorge spesso un senso di disorientamento.
Capacità basilari della persona vengono alterate, “ messe in parcheggio” lasciando spazio
a reazioni e comportamenti che possono costituire un ulteriore pericolo per la persona
stessa.
L’accentuazione di reazioni emotive
Un disastro, un incidente, un evento improvviso e dai risvolti negativi … colora il mondo
delle persone in modo diverso: gli stati d’ansia, la paura, l’apatia, la collera e l’aggressività
possono caratterizzare le persone lasciando spazio a comportamenti ai quali si può
reagire prima ancora di aver capito la loro natura.
La mancanza o la distorsione delle informazioni
Un disastro, un incidente, un evento improvviso e dai risvolti negativi portano con sé la
ricerca e la costruzione di informazioni. Può accadere che le persone non si rendano
conto di ciò che è successo, non sappiano immaginarsi il futuro, temano per la sorte di
parenti, amici o conoscenti Si creano gli spazi per alimentare ipotesi, voci che conducono
a scelte, aggregazioni incontrollate e non sempre funzionali al benessere.
Si scende la scala dei bisogni di
Maslow
Ritornano ad essere importanti i
bisogni di base
27
È possibile rendere meno traumatiche le situazioni
Attraverso la costruzione di nostre capacità, ma anche con la semplice consapevolezza
che in certe nostre attività rispondiamo a bisogni fondamentali:
–
–
–
–
–
Quello di nutrire
Quello di sentirsi al sicuro
Quello di sentire che qualcuno si occupa di noi
Quello di recuperare autonomia attraverso il recupero della conoscenza
Quello di guardare avanti e condividere ritrovando famiglia, amici, persone dello
stesso Paese, ecc.
Per valorizzare ulteriormente quello che facciamo bisogna fare in modo che le persone
non si sentano sole, si sentano ascoltate (in senso empatico!).
La sicurezza fisica è la priorità massima
Esistono dei limiti dettati dal tempo o dalla necessità di operare alcune scelte “strategiche”
da cui non si può prescindere, ma la PAROLA serve a verbalizzare le limitazioni e
motivarle in qualche caso fa bene alle persone (es. Scusi se sono brusco, ma è davvero
importante che …). Dopo l’urgenza del primo recupero fisico può essere utile “recuperare”
anche il piano psicologico.
N.B La parola serve per creare “benessere”
L’informazione deve essere coordinata tra i vari livelli operativi, ma non bisogna
dimenticare che l’informazione rappresenta la prima forma di intervento . Spesso il sapere
elimina “fantasmi” scomodi e consente alla persona colpita di attivare ciò che è in grado di
mettere in gioco per “aiutarsi ad essere aiutata”.
Comunicare in contesti di crisi
•Usare termini semplici e lineari
•Frasi corte e ben definite (deve essere chiaro il “chi, cosa, come, quando, perché …”)
•Se possibile non fare lo “scaricabarile”: se non sapete cosa dire, non mandate la persona
da “altri generici”, informatevi voi e riferite.
•Chi è sotto choc ha capacità di attenzione e memorizzazione molto ridotte: non abbiate
paura di ripetere o di chiedere conferma sulla effettiva comprensione
Se costruisco un legame con la persona da trattare, le permetto di:
a)
b)
c)
d)
comprendere il contesto
superare il senso di impotenza
sentirsi soggetto e non oggetto
fidarsi di me e di quanto rappresento
Se costruisco un legame con la persona da trattare,
risparmio tempo!!
28
La preparazione alla missione
Mission Readiness
Partiamo dal presupposto che è possibile fare MOLTO per prepararsi ad una missione
anche se non si hanno esperienze precedenti di missioni. Saranno forniti alcuni strumenti
“standard” ritenuti validi per prepararsi alla missione.
La Mission Readiness può essere vista come un processo, più o meno lungo, che inizia
non appena la possibilità di una missione viene presa in considerazione, continua durante
la fase in cui la missione è confermata, e può includere un follow-up al rientro dalla
missione.
La durata di questo processo è naturalmente variabile. Se la missione risponde ad una
emergenza (naturale, umanitaria, ecc.) è molto probabile che la durata del processo sia…
molto breve.
La mission readiness non prende in esame la preparazione tecnica specifica per le attività
da svolgere, riguarda la preparazione della persona.
La Mission Readiness non si esaurisce in una raccolta di informazioni: è la modalità
stessa con la quale vengono raccolte e gestite le informazioni. Tali informazioni vengono
inserite in un quadro logico di “preparazione” che solo la singola persona è tenuta ad
esercitare.
La convocazione per una missione non sempre arriva al momento giusto! Può avvenire in
circostanze nella quali le vicende private non permettono di assentarsi. E’ preferibile
rifiutare la missione se si verificano tali eventi: queste o altre circostanze possono rendere
la missione estremamente difficile per coloro che vi partecipano ma anche per i familiari a
casa ed è consigliabile partire solo quando eventuali situazioni problematiche sono risolte.
La missione è un evento complesso e spesso difficile da gestire: raramente funziona come
strumento per risolvere altri problemi!
Prime domande:
1) HA SENSO DARE LA DISPONIBILITA’ A PARTIRE???
2) E’ MEGLIO ASPETTARE E DARE LA DISPONIBILITÀ PER PERIODI SUCCESSIVI?
3) MEGLIO RINUNCIARE?
Punti da valutare
Il benessere familiare Obiettivo: evitare inconvenienti legati a mancanza di documenti,
certificati e/o questioni burocratiche in genere durante la vostra
assenza.
• La missione è stata discussa con la famiglia?
• Figure di riferimento a cui la famiglia può rivolgersi durante la vostra assenza?
• Numeri telefonici di emergenza facilmente accessibili in vostra assenza?
• I vostri contatti in missione sono facilmente accessibili ai vostri familiari?
• Avvocato di fiducia? Testamento? Assicurazioni?
• Copia dei vostri documenti facilmente accessibile?
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Le questioni economico-finanziarie Obiettivo: ridurre gli inconvenienti provocati da
questioni economico-finanziarie non risolte prima
della partenza
• Ci sono scadenze in sospeso con la vostra banca?
• Avete verificato la possibilità/modalità di ritirare contante dalla vostra destinazione in
missione?
• I vostri dati bancari/carta di credito, il vostro conto sono disponibili alla vostra famiglia?
• Vi sono importanti incombenze bancarie da delegare a un membro della vostra famiglia?
• I vostri conti/investimenti sono in ordine?
• Pagamenti in sospeso? Tasse? Affitto?
La casa - L’automobile Obiettivo: evitare ogni preoccupazione legata alla vostra casa ed
alla vostra auto durante la missione
• Riparazioni necessarie: tutto in ordine?
• Tasse? Assicurazione? Revisioni? Olio?
• Avete indicato alla vostra famiglia un meccanico di fiducia?
• Numeri necessari per eventuali riparazioni: idraulico, elettricista, sono a disposizione
della vostra famiglia?
• Le chiavi? Duplicati? La posta?
Clima e abbigliamento Obiettivo: essere preparati per qualsiasi tipo di evento atmosferico.
Reperire informazioni su clima e il contesto e prepararsi a tal fine.
• Avete il necessario per il freddo?
• E per il caldo?
• Per la pioggia?
• Le scarpe?
• Servono cappello, sciarpa e guanti?
• Altro?
Nozioni di geopolitica e differenze culturali Obiettivo: essere consapevoli delle tradizioni,
lingua ed eventuali taboos del luogo di
destinazione. Reperire le informazioni
relative agli elementi di seguito elencati può
servire a favorire la vostra integrazione
durante la missione.
• Conoscete la locazione geografica?
• Il tipo di governo? Economia del paese?
• I maggiori gruppi etnici?
• Usanze e tradizioni?
• Ciò che è lecito e ciò che non lo è?
• Religioni principali: quali?
• Lingue parlate: conoscete la lingua del paese?
• Preferibile avere alcune nozioni base
• Dizionario?
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Sicurezza personale Obiettivo: favorire la propria sicurezza personale e quella dei propri
collaboratori
• Nozioni di sicurezza personale?
• Avete preso nota delle indicazioni di sicurezza fornite dalla missione?
• Siete consapevoli dei rischi maggiormente presenti?
• Prestare attenzione al briefing sulla sicurezza tenuto nel luogo di destinazione!
EQUIPAGGIAMENTO - Cosa portare con sé?
Il Volontario, quando partecipa ad un'azione di soccorso, deve essere in grado di operare
in sicurezza, nelle condizioni ottimali, senza costituire un peso e un pericolo per se stesso
e per gli altri. Il Volontario perciò deve essere dotato di adeguato:
1) VESTIARIO
2) DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
3) EQUIPAGGIAMENTO
Tutto questo costituisce il bagaglio del volontario
bagaglio personale
•Divisa
•Altro abbigliamento
•Biancheria
•Calzature (operative e tempo libero)
•DPI
•Beauty case
•Asciugamani
•Kit primo soccorso personale
•Documenti personali, denaro
•Sacco a pelo
•Kit di “sopravvivenza”
beauty case
Fazzoletti rinfrescanti
Taglia unghie
Saponetta
Spazzola per abiti
Shampoo per capelli
Kit rammendo
Doccia schiuma
Fazzoletti di carta
Schiuma da barba
Stick burro cacao
Rasoio
Cotton Fioc
Dopo barba
Spazzola per scarpe
Spazzolino da denti
Pettine
Dentifricio
Specchietto
Lucido o grasso da scarpe
Busta igiene intima (per donne)
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kit di pronto soccorso individuale
Pinzette, Forbicine
Guanti sterili
Coperta termica
Amuchina Gel
Gruppo sanguigno
Scheda patologie
Scheda allergie
Scheda ICE
Medicazione
Cerotto spray
Braunol
Acqua ossigenata
Garze sterili
Cerotto
Fixomull
Peha haft
Bend a rete
Bende Rotolo
Farmaci
Plasil / Dissenten
Bentelan / Zirtec
Toradol / Moment
Aspirina / Tachipirina
Stick punture insetto
Kit “di sopravvivenza”
Lampada frontale, torcia elettrica
Multitool o coltellino milleusi
Accendino, Fiammiferi antivento
Fascette elettricista di plastica
spago o cordino, filo nylon pesca
Block notes piccolo A6
Block notes o quaderno A4
Carta della zona, bussola
Dizionario?
Penne pennarelli e matite
Spille da balia
Elastici di gomma
Nastro isolante
Sacchetti nylon
Batterie di scorta
ultimi consigli
1. carica il cellulare ogni volta che ne hai la possibilità (caricabatteria a portata di mano!)
2. dormi, mangia e bevi a sufficienza
3. impara i nomi e numeri importanti a memoria
4. tieni sempre il denaro con te in posti diversi
5. studia i luoghi dove andrai ad operare
6. organizza sempre il bagaglio in uno principale ed uno “a mano” dove tenere le cose
importanti
7. tieni sempre a portata di mano una piccola scorta di acqua e di cibo (barrette
energetiche)
8. informa sempre i superiori dei tuoi spostamenti
9. se puoi non muoverti mai da solo
10. abbi cura delle cose: potrebbero servirti
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Etica in emergenza
Il Codice Deontologico
Insieme dei diritti e doveri che regolamentano i rapporti tra i soci e l’Associazione,
regolando, inoltre, la condotta dei soci all’esterno del Movimento.
Diritti dei Soci
• Compiti
• Uguaglianza
• Protezione
• Libertà d’espressione
Responsabilità dei soci nei confronti dell’associazione
• Conoscere il Codice deontologico dell’Associazione, agire secondo i Principi
fondamentali del Movimento Internazionale della Croce Rossa e promuovere la loro
diffusione, accettare la filosofia del volontariato della Croce Rossa;
• Rispettare le regole concernenti l’uso dell’emblema e impedirne ogni abuso;
• Essere consci che, lavorando per il Movimento Internazionale, essi rappresentano
il Movimento e i suoi ideali;
• Prestare costantemente attenzione ai bisogni del prossimo anche quando non è in
servizio attivo o non veste la divisa;
• Espletare la propria missione senza discriminazione alcuna riguardo la nazionalità,
la razza, il sesso, le opinioni politiche o le credenze religiose;
• Rispettare il desiderio di discrezione di coloro che sono aiutati;
• Instaurare rapporti di lavoro positivi con gli altri volontari, comunicando con loro e
prendendo coscienza dell’importanza dell’interazione;
• Rispondere ai bisogni altrui con maturità, simpatia e professionalità;
• Provare a servire nella misura dei suoi mezzi, ma dimostrarsi aperto e perseverante
nella sua azione.
Doveri dei Soci
• Lealtà – Il socio è legato all’Associazione da spirito e sentimenti di lealtà. Agisce
secondo i Principi Fondamentali del Movimento Internazionale della Croce Rossa e
promuove la loro diffusione.
• Imparzialità – Nell’esecuzione dei suoi compiti il Socio è onesto, imparziale ed
equo. Evita qualunque comportamento arbitrario che possa recare danno a una persona,
un gruppo o ad una qualunque entità. In ogni circostanza risponderà ai bisogni legittimi
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dell’umanità senza trattamento preferenziale o discriminazione alcuna riguardo la
nazionalità, la razza, il sesso, le opinioni politiche o le credenze religiose.
•Indipendenza – L’azione del Socio è basata sui Principi Fondamentali del
Movimento Internazionale e sulle regole deontologiche adottate nel presente Codice. La
sua condotta non può essere influenzata dai fattori esterni, compresi quelli di natura
politica, né alterata da interessi personali.
•Responsabilità – Il Socio, conscio dell’importanza dei suoi compiti e delle sue
responsabilità, si comporta in modo tale da conquistare e mantenere la fiducia del
pubblico nei confronti dell’Associazione, anche offrendo il miglior servizio possibile nel
rispetto dell’individuo e prestando costantemente attenzione ai bisogni del prossimo.
•Competenza ed efficacia – Il Socio agisce secondo le sue competenze e conoscenze
per eseguire al meglio e con rigore i compiti che gli sono affidati. Applica le procedure
stabilite dall’Associazione con efficacia e attenzione. Risponde ai bisogni altrui con
maturità, simpatia e professionalità.
•Rispetto dell’emblema – Il Socio agisce nel rispetto delle regole concernenti l’uso
dell’emblema così come stabilito dalle norme del Movimento Internazionale e dalle
Convenzioni di Ginevra e i Protocolli aggiuntivi del ’77 e ne impedirà ogni abuso.
•Conflitto d’interesse – Il Socio deve evitare il conflitto d’interesse nell’esercizio
delle sue funzioni. Il conflitto d’interesse nasce da una situazione nella quale l’interesse
privato o personale è suscettibile di influenzare l’esercizio imparziale e obiettivo delle sue
funzioni. L’interesse privato o personale del Socio comprende ogni vantaggio in favore di
se stesso, della sua famiglia e del suo entourage.
•Interessi economici – Il Socio non può conservare o acquisire, direttamente o
indirettamente, degli interessi di natura o di importanza tali che siano suscettibili di
compromettere la sua indipendenza nell’esercizio delle sue funzioni.
•Regali – Una prudenza particolare è raccomandata al Socio allorquando gli sono
offerti regali in relazione alla sua attività. Quale regola generale scoraggerà il dono di
qualunque regalo che non abbia un valore puramente simbolico.
•Pubblicazioni e Conferenze – Il socio che desidera pubblicare, far pubblicare un
testo, rilasciare un’intervista o tenere una conferenza stampa che tratti o che comunque
si colleghi all’attività dell’Associazione deve chiederne preventiva autorizzazione per via
gerarchica.
Riservatezza – La disponibilità e la trasparenza dell’amministrazione pubblica non
esentano il Socio dal dovere di discrezione e riservatezza. Il Socio non può comunicare, in
qualunque forma, ad una persona non qualificata, documenti o informazioni delle quali
viene a conoscenza in occasione delle sue funzioni e non potrà renderli pubblici. Lo stretto
rispetto delle regole relative all’accesso ed alla diffusione delle informazioni costituisce un
obbligo fermo ed ogni mancanza sarà suscettibile di misure disciplinari e, se è il caso, di
denuncia penale.
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• Denunce – nel quadro delle sue funzioni il Socio è tenuto ad informare per vie
gerarchiche di ogni irregolarità che avrà constatato. Facendo ciò il Socio deve assicurarsi
dell’esattezza e della pertinenza delle sue affermazioni.
• Procedure e sanzioni disciplinari – L’insieme delle regole del presente Codice e dei
suoi allegati costituisce una serie di obblighi ai quali il socio deve sottomettersi con
consapevolezza e precisione. Il non rispetto di tali norme comporterà sanzioni che
saranno commisurate alla gravità delle mancanza.
Ai sensi del Codice Etico e di buona condotta per i soci e dipendenti della
CRI (OC 565 del 11/11/2010), anche in emergenza l’operatore CRI:
• Promuove la dignità delle persone;
• Agisce in accordo con i Principi Fondamentali;
• Agisce in accordo al Codice etico;
• Previene attività illegittime o illecite;
• Soddisfa i bisogni della collettività;
• Informa la collettività dei comportamenti che può attendersi da chiunque opera per conto
della CRI.
Anche in emergenza l’operatore CRI deve poter rispondere affermativamente
a: «quest’azione»…
• È in accordo con i Principi Fondamentali e con il Codice di condotta?
• È conforme alle politiche, procedure e linee guida?
• È lecita secondo le leggi del paese in cui sono?
• Mette in luce positivamente, o almeno non negativamente, me e la Croce Rossa Italiana?
• Ha un’alternativa per cui io possa rispondere «SI» per ognuna di queste domande?
Anche in emergenza l’operatore CRI ispira il proprio comportamento:
• Ai Sette Principi fondamentali;
• Ad onestà e correttezza (art. 4 OC 565/10);
• Alla legalità (art. 5 OC 565/10);
• All’ imparzialità e parità di trattamento (art. 6 OC 565/10);
• Alla trasparenza e completa informazione (art. 7);
• Alla proporzionalità (art. 8 OC 565/10);
• Ad assenza di abuso di potere (art. 9 OC 565/10);
• Al corretto utilizzo dei beni (art. 10 OC 565/10);
• Alla prevenzione del conflitto d’interesse e alla lotta alla corruzione (art. 11 OC 565/10).
Anche in emergenza l’operatore CRI deve ricordare che:
• È tenuto a mantenere riservate le notizie e le informazioni concernenti i dati personali
apprese nell'esercizio delle proprie attività;
• Lavorando per il Movimento Internazionale CR e MLR rappresenta il Movimento ed i suoi
ideali;
• Deve rispondere ai bisogni altrui con maturità, simpatia e professionalità;
• Deve rispettare il desiderio di discrezione degli aiutati;
• Deve conquistare e mantenere la fiducia delle comunità nei confronti dell' Associazione.
35
Il comportamento da tenere con i mass media è regolato dall’art. 15 lettera k del
Codice Etico:
• È vietato il rilascio di interviste a soggetti terzi, l’organizzazione di conferenze stampa
o pubblicazione di testi;
• Organo titolato ai rapporti con mass media è il Presidente (di vario livello) o, su
specifica competenza attribuita per materia, i vari Organi Centrali o territoriali della CRI.
Nel comportamento da tenere con i mass media si rammenti che:
• Le informazioni fornite, anche in buona fede, possono essere distorte o manipolate;
• Le convinzioni o dichiarazioni personali possono essere interpretate come appartenenti
alla CRI;
• Dichiarazioni o informazioni rilasciate possono mettere in imbarazzo la CRI o aumentare
le difficoltà di una missione;
• Ogni paese ha leggi e regolamenti diversi sulla tutela della privacy, sulle pubblicazioni, la
fotografia e le riprese.
La violazione del Codice Etico:
• Può far sorgere responsabilità;
• Può determinare l’applicazione di sanzioni;
• Può indurre la CRI ad agire per il risarcimento dei danni eventualmente subiti.
Responsabilità giuridiche dei volontari
• Responsabilità disciplinare
• Responsabilità civile
• Responsabilità penale
Responsabilità penali dei volontari
• Peculato
• Peculato mediante profitto dell’errore altrui;
• Concussione;
• Abuso d’ufficio;
• Rivelazione di segreti d’ufficio;
• Interruzione di pubblico servizio o di pubblica necessità;
• Violenza o minaccia a pubblico ufficiale;
• Resistenza a pubblico ufficiale;
• Abusivo esercizio di professione;
• Omessa denuncia da parte di un incaricato di pubblico servizio;
• Sostituzione di persona;
• False dichiarazioni sulla identità o sulle qualità personali proprie o di altri;
• Lesioni colpose;
• Omissione di soccorso;
• Omissione del consenso informato a un determinato trattamento sanitario;
• Procurato allarme presso Autorità.
36
Quando si è in missione, soprattutto all’estero, si ricordi che:
• Le tradizioni e la cultura possono essere diverse dalla nostra ma vanno comunque
rispettate;
• Siamo sul posto per aiutare ma siamo comunque ospiti;
• Gesti o atteggiamenti per noi amichevoli, sul posto possono non esserlo o essere
fraintesi;
• Nella preparazione delle pietanze si consideri le abitudini locali e religiose.
• Può essere utile appoggiarsi a personale della Croce Rossa locale;
• Individuare elementi fidati che possano aiutarci nella gestione delle attività o delle aree di
accoglienza;
• L’impiego di personale locale è comunque sottoposto alle leggi del paese;
• Evitare che eventuali collaboratori locali sfruttino la loro posizione per favorire conoscenti
o per ottenere vantaggi personali
se si utilizza l’interprete:
• Essere certi della capacità dell’interprete;
• Avere piena fiducia nell’interprete (potrebbe modificare il nostro messaggio alterando
l’opinione di cui gode la CRI);
• Usare frasi brevi;
• Guardare l’interlocutore e non l’interprete;
• Essere certi di aver compreso il messaggio dell’interlocutore.
Inoltre prima di inviare o richiedere aiuti, accertarsi che:
• Siano utili per le condizioni in cui si opera;
• Non vi siano vincoli culturali o religiosi al loro utilizzo;
• Non abbiano un eccessivo impatto sull’economia locale;
• Non alterino la struttura sociale o familiare;
Quando si collabora con altri enti, si ricordi che:
• Potrebbe non essere conosciuto il ruolo della CRI, si dovrà quindi farlo comprendere con
gentilezza ma con fermezza;
• Ogni ente o associazione ha competenze e ruoli suoi propri che devono essere noti e
rispettati;
• Prima di operare con altri enti o associazioni è opportuno conoscerne competenze, ruoli
e modo di funzionamento;
• Nella preparazione all’emergenza è opportuno testare tutte le procedure, comprese
quelle legate alla collaborazione con altri enti o associazioni.
• Il personale con cui si opera non è volontario ma dipendente, quindi con motivazioni e
responsabilità diverse da quelle CRI;
• Prima di assumere impegni a nome della CRI essere certi di avere le deleghe necessarie
e di potervi fare fronte;
• Ogni impegno assunto deve essere supportato da documentazione autografa;
• La CRI ha ruoli e competenze ben precisi, non andare oltre.
37
La sicurezza degli operatori
La Sicurezza
dal latino sine cura (senza preoccupazione) può essere definita come la "conoscenza che
l'evoluzione di un sistema non produrrà stati indesiderati”. Essa è:
a) finalizzata alla diminuzione della possibilità di infortuni e incidenti
b) richiede azioni preventive ed organizzative specifiche e adeguate, dunque norme
che limitino il rischio di far male a sé o agli altri
D. Lgs. 81/2008
Il decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, detto “testo unico in materia di sicurezza e
salute sul lavoro” riordina e coordina in un unico testo normativo le norme vigenti in
materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nel rispetto delle normative comunitarie e
delle convenzioni internazionali in materia.
Nei riguardi […] del soccorso pubblico e della difesa civile, dei servizi di protezione civile,
nonché nell’ambito […] delle organizzazioni di volontariato di cui alla legge 1 agosto 1991
n. 266 […], le disposizioni del presente decreto legislativo sono applicate tenendo conto
delle effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità
organizzative.
Sicurezza e Protezione Civile
La sicurezza modulata in funzione alle particolari esigenze e alla specifiche attività di
protezione civile. Gli adempimenti previsti dal D.Lgs 81/2008 non sono incompatibili con le
peculiarità delle attività di protezione civile, in particolare per:
– Utilizzo dei dispositivi di protezione individuale D.P.I (“qualsiasi attrezzatura destinata ad
essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più
rischi suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni
complemento o accessorio destinato a tale scopo”).
Classificazione DPI e loro ambito di impiego
Indumenti protettivi (ignifughi, impermeabili, rifrangenti…)
Guanti (utilizzati per proteggersi da materiali pericolosi, calore, freddo, nella
manipolazione di materiali taglienti o scivolosi…)
Elmetti (contro impatti, urti accidentali…)
Cuffie antirumore (attenuazione rumore in molte attività lavorative)
Occhiali e schermi protettivi (protezione calore, urti, schegge…)
Maschere e autorespiratori (protezione polveri, odori, gas o fumi nocivi…)
Scarpe e stivali (protezione da calore, acidi, cadute accidentali…)
Cinture di sicurezza (per assicurare il lavoratore che opera in equilibrio precario..)
Articoli dielettrici (protezione dalle folgorazioni: zoccoli, guanti, tronchetti…)
– Movimentazione manuale dei carichi
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Operazioni di trasporto o sostegno da parte di uno o più operatori comprese le azioni del
sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico
Il peso e il carico sollevabile devono essere adeguati alle caratteristiche fisiche
dell’operatore:
Max 25 Kg per gli uomini
Max 20 Kg per le donne
Max 20 Kg per gli adolescenti maschi (15-18 anni)
Max 15 Kg per gli adolescenti femmine(15-18 anni)
Regole movimentazione
Il peso è soltanto uno degli elementi di carico. Occorre prendere le opportune precauzioni
prima di sollevare carichi. Oltre al peso si dovrà tener conto di altri fattori:
– Volume di carico
– Manovrabilità del carico
– Altezza di sollevamento
– Distanza da percorrere
– Possibilità o meno di ripartire il carico
Considerazioni ergonomiche
Il peso da movimentare va tenuto il più
possibile vicino al corpo; va movimentato
a schiena eretta, flettendo le ginocchia e
non la colonna vertebrale per evitare
traumi dorso-lombari.
E’ Necessario Operare in uno spazio
adeguato;
Utilizzare
gli
adeguati
dispositivi di protezione individuale.
- Macchine ed attrezzature Disposizioni
generali d’uso
Assicurarsi che tutte le macchine che
possono costituire un pericolo (parti
sporgenti, ingranaggi, ecc..) siano protette
o munite di idonei dispositivi di sicurezza e che tutti gli organi di trasmissione (cinghie,
ingranaggi, ecc..) siano protetti per evitare impigliamenti e trascinamenti. Non indossare
indumenti che potrebbero rimanere impigliati.
• È vietato rimuovere protezioni e dispositivi di sicurezza
• È vietato pulire, oliare ed ingrassare parti delle macchine in movimento e eseguire
registrazioni o riparazioni su organi in moto
• Utilizzare correttamente l’impianto elettrico
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Utensili Manuali
RISCHI
– Lesioni da proiezione di schegge
– Lesioni e tagli per contatto con parti taglienti
– Lesioni conseguenti a rottura dell’utensile
VERIFICA ATTREZZATURA
– Controllare a vista lo stato di efficienza degli utensili e delle attrezzature
– Evitare l’utilizzo di attrezzi muniti di manico o d’impugnatura deteriorati, spezzati o
scheggiati o che non siano ben fissati all'attrezzo stesso.
NORME COMPORTAMENTALI
– Utilizzare l’utensile o l’attrezzo solamente per l’uso a cui è destinato e nel modo più
appropriato
– Non prolungare con tubi, o altri mezzi di fortuna, l’impugnatura degli attrezzi
– Non appoggiare cacciaviti, pinze, forbici o altri attrezzi in posizione di equilibrio instabile
– Riporre entro le apposite custodie, quando non utilizzati, gli attrezzi affilati o appuntiti
– Utilizzare occhiali di protezione o schermi facciali, guanti e scarpe antinfortunistiche
Scale Doppie
RISCHI
– Caduta dall’alto di persone per rottura, per scivolamento, per ribaltamento
– Caduta dall’alto materiali per distrazione
– Elettrocuzione per lavori in prossimità di linee elettriche
VERIFICA ATTREZZATURA
– Utilizzare scale che non superino i 5 m di altezza
– Verificare che i dispositivi di trattenuta siano correttamente posizionati e che la scala sia
stabile (scuotendola leggermente)
– Verificare che la scala sia provvista di dispositivo che impedisca l’apertura oltre il limite
prestabilito di sicurezza
NORME COMPORTAMENTALI
– Evitare di lavorare stando a cavalcioni sulla scala
– Le scale non vanno usate come passerelle o come montanti di ponti su cavalletti
– Salire sulla piattaforma della scala doppia solo se i montanti sono prolungati di almeno
60 cm oltre la piattaforma
– Non usare le scale in prossimità di linee elettriche (> 5 m) a meno che non siano
schermate o isolate
– Salire o scendere dalla scala sempre col viso rivolto verso la scala stessa
– Utilizzare la scala una persona per volta
– Non sporgersi dalla scala
– Utilizzare casco di sicurezza sia quando si lavora sulla scala o si è in prossimità di essa
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– Usare scarpe di sicurezza con suola antisdrucciolo
Muletto – Transpallet
RISCHI
– Ribaltamento
– Caduta di materiali dall’alto
VERIFICA ATTREZZATURA
– Verificare il funzionamento dei comandi con particolare riguardo per i freni
– Controllare preventivamente i percorsi e le aree di manovra
– Verificare la portata massima consentita
NORME COMPORTAMENTALI
– Mantenere abbassate le forche durante gli spostamenti
– Posizionare correttamente il carico sulle forche
– Effettuare i depositi in modo stabile
– Richiedere l’aiuto di personale per eseguire le manovre in spazi ristretti o con scarsa
visibilità
– Non abbandonare i carichi in posizione elevata
– Posizionare la macchina ove previsto, abbassare le forche ed azionare il freno di
stazionamento
– Transitare a passo d’uomo e non fumare
– Utilizzare idonei DPI
Autogru e Pedane
RISCHI
- Caduta materiali per imbracature o manovre errate
- Contatto, tagli, abrasioni per errore di manovra o per errata imbracatura del carico
- Ribaltamento dell'autogru
Le Autogru e le Pedane Elevatrici degli Autocarri possono essere movimentate
ESCLUSIVAMENTE da personale autorizzato.
NORME COMPORTAMENTALI
– Non sostare nel raggio di azione della gru
– Non sostare nell’area di movimentazione della
pedana
– Attenersi agli ordini impartiti dal manovratore
– Indossare idonei DPI
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Impianti Elettrici
Gli impianti elettrici devono essere costruiti e mantenuti in modo da prevenire i seguenti
rischi:
– contatto diretto (contatto con una parte dell’impianto normalmente in tensione, come un
conduttore, un morsetto, l’attacco di una lampada, di un fusibile, ecc..., divenuti
casualmente accessibili)
– contatto indiretto (contatto con una parte dell’impianto normalmente non in tensione,
come ad esempio la carcassa di un motore, ma che ha accidentalmente assunto una
tensione pericolosa per un guasto d’isolamento)
– incendio od esplosione (per sovraccarico o cortocircuito)
Utilizzo impianto elettrico
Non utilizzare prese multiple mobili, adattatori di portata, prolunghe etc. negli ambienti
umidi, bagnati, freddi, caldi, polverosi, con emanazioni corrosive, con pericolo di incendio,
con pericolo di esplosione. Non alimentare più apparecchi da una stessa presa.
Non collegare un apparecchio ad una presa non adatta – pericolo di incendio o di
deterioramento dell'impianto. Verificare che le utenze collegate non superino
complessivamente il valore della corrente della presa.
Non è consentito inserire una spina da 16 A (larghi e distanti) in una presa da 10 A (fori
stretti e vicini). Non inserire le spine di tipo tedesco (Shuko) in prese di tipo italiano perché
non si consente il collegamento a terra dell'apparecchio (linguette ai lati).
Eseguire correttamente i collegamenti presa-spina ed utilizzare gli appositi bloccaggi ove
presenti (ghiere). Le spine devono essere inserite e disinserite dalle prese con gli
apparecchi utilizzatori SPENTI con l’apposito interruttore a bordo apparecchio.
Non vanno effettuate manovre con interruttori, prese a spina, macchine elettriche con
mani bagnate e piedi in pozzanghere d’acqua. I cavi e le prese mobili non devono essere
appoggiati a terra e soggetti a schiacciamenti e compromissioni dovute alla presenza di
liquidi.
I passaggi di servizio e gli accessi alle macchine, quadri e apparecchiature elettriche
devono essere tenuti sgombri da materiale di qualsiasi tipo, in particolar modo se si tratta
di materiali o oggetti infiammabili. Le utenze con assorbimento superiore ai 1000W
necessitano di un interruttore a monte della presa o del collegamento fisso alla rete.
Manutenzioni e riparazioni
In caso di guasto non intervenire ma segnalare tempestivamente il problema al personale
autorizzato (conduttori elettrici il cui rivestimento isolante è danneggiato, involucri di
apparecchiature elettriche che risultano aperti o facilmente apribili senza l’uso di attrezzi,
conduttori elettrici soggetti a danneggiamenti meccanici, apparecchiature elettriche che
scaldano in modo anomalo).
42
GLI IMPIANTI DEVONO ESSERE MANUTENUTI E MODIFICATI SOLAMENTE DA
PERSONALE SPECIALIZZATO.
Prima di sostituire lampade o fusibili bisogna sempre togliere la tensione dal quadro
elettrico. Non usare acqua per spegnere incendi di origine elettrica, ma gli appositi
estintori.
Antincendio e sostanze pericolose
La combustione è la reazione chimica tra due sostanze diverse:
•
il COMBUSTIBILE (materiale
capace di incendiarsi solido,
liquido o gassoso);
• il COMBURENTE (sostanza che
permette al combustibile di
BRUCIARE,
in
genere
OSSIGENO contenuto nell’aria);
• Il CALORE o INNESCO è la fonte
che dà origine alla combustione in
presenza di un combustibile e di un
comburente
Triangolo del Fuoco
A seguito della reazione si ha EMISSIONE DI ENERGIA in forma di CALORE e LUCE che
portano al FUOCO o INCENDIO. Mancando uno di questi tre elementi la combustione non
avviene. Per spegnere un incendio bisogna quindi agire su almeno uno di questi elementi.
Sistemi di Spegnimento
Un incendio può essere spento per:
– Esaurimento: eliminazione e/o allontanamento del combustibile
– Soffocamento: eliminazione del comburente
– Raffreddamento: abbassamento della temperatura
I mezzi estinguenti normalmente utilizzati agiscono su uno più di tali fattori: ad esempio gli
estintori di solito agiscono per soffocamento, mentre l’acqua per raffreddamento, gli
estintori a CO2 (anidride carbonica) agiscono sia per raffreddamento che per
soffocamento.
Classi di Incendio
I fuochi sono classificati in base al tipo di materiale o sostanza coinvolta nell’incendio:
– Classe A: materie solide con produzione di braci
– Classe B: liquidi o solidi che possono liquefare
– Classe C: sostanze gassose
– Classe D: sostanze metalliche
– Classe E: origine da impianti elettrici.
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Prodotti Estinguenti
I prodotti estinguenti vanno scelti in base alla classe del fuoco su cui intervenire:
A: acqua, schiuma, polvere
B: schiuma, polvere, anidride carbonica
C: polvere, blocco del flusso di gas
D: polveri speciali
E: polveri dielettriche, anidride carbonica
Estintori
Gli estintori, la cui fabbricazione è regolata da leggi ben
precise, sono i mezzi con i quali si può ottenere lo
spegnimento di principi di incendio. Possono essere ad
acqua, a schiuma, a polvere, ad anidride carbonica, ad halon.
È di fondamentale importanza la scelta del tipo di estintore più
appropriato, in relazione al materiale che brucia (classe del
fuoco) ed all’ambiente in cui può manifestarsi l’incendio
(all’aperto, al chiuso, ecc.)
Uso Estintori
togliere la sicura
direzionare la manichetta alla base dell’incendio
schiacciare la maniglia
indirizzare sempre il getto alla base del fuoco e girarci intorno (il fuoco va aggredito
sempre da un estremo all’altro e dal basso verso l’alto)
nel caso di incendi all’aperto mettersi sottovento
ricordarsi che il tempo di funzionamento è di pochi secondi
Cautele estintori a CO2
– ricordarsi che la temperatura all’uscita della lancia raggiunge i – 79 °C (con conseguente
pericolo di ustioni da freddo), per cui è necessario evitare di toccare le parti metalliche in
corrispondenza del beccuccio
– il rischio di saturazione di anidride carbonica nell’ambiente è riconoscibile da segnali di
allarme fisiologici (bruciore agli occhi), in questo caso è necessario allontanarsi
immediatamente.
Attività di Pulizia
Per le operazioni di pulizia si impiegano diverse sostanze chimiche:
– Non utilizzare contenitori senza etichetta
– Presumere sostanza pericolosa un prodotto sconosciuto, senza l’etichettatura prevista
dalla legge
– Non eseguire travasi in bottiglie normalmente adibite ad altri usi
– Utilizzare i prodotti in ambienti ben areati
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– Usare mezzi protettivi durante l’impiego (guanti monouso, mascherine)
– Mantenere chiusi i contenitori
– Verificare la presenza delle etichette sulle confezioni e leggere attentamente per
informarsi sulle caratteristiche delle sostanze (tossicità, infiammabilità)
Segnaletica di sicurezza (D.Lgs. 81/2008)
• Si riferisce a un oggetto, ad una attività o ad una situazione determinata
• Utilizza cartelli, colori, segnali luminosi o acustici, comunicazione verbale o segnali
gestuali
L’impiego della segnaletica ha i seguenti scopi:
– avvertire di un rischio o di un pericolo le persone esposte
– vietare comportamenti che potrebbero causare pericolo
– prescrivere determinati comportamenti necessari ai fini della sicurezza
– fornire indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi di soccorso o di salvataggio
– fornire altre indicazioni in materia di prevenzione e sicurezza
Cartelli di Divieto
Un DIVIETO ha funzione di
vietare un comportamento che
potrebbe far correre o causare un
pericolo. I cartelli di divieto hanno
forma rotonda, pittogramma nero
su fondo bianco, bordo e banda
rossi.
Cartelli di Avvertimento
Un segnale di AVVERTIMENTO
avverte di un rischio o pericolo I
cartelli di avvertimento hanno
forma triangolare, pittogramma
nero su fondo giallo, bordo nero.
Cartelli di Prescrizione
Un segnale di PRESCRIZIONE
prescrive
un
determinato
comportamento I cartelli di
prescrizione
hanno
forma
rotonda, pittogramma bianco su
fondo azzurro.
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Cartelli di Salvataggio
Un segnale di SALVATAGGIO
fornisce indicazioni relative alle uscite
di sicurezza o ai mezzi di soccorso o
di salvataggio. I cartelli di salvataggio
hanno forma quadrata o rettangolare,
pittogramma bianco su fondo verde.
Cartelli Antincendio
Un segnale ANTINCENDIO fornisce
indicazioni relative alle attrezzature
antincendio
I
cartelli
per
le
attrezzature antincendio hanno forma
quadrata o rettangolare, pittogramma
bianco su fondo rosso.
Trasporto sostanze pericolose
Gli incidenti con mezzi che contengono materiale
pericoloso possono avere grande impatto ambientale
e sociale. È fondamentale saper leggere la tipologia di
materiale trasportato per prestare un soccorso efficace
e in sicurezza.
Pannelli di identificazione sostanze pericolose
trasportate
Nella parte superiore è segnalato il pericolo (numero
KEMLER)
Nella parte inferiore è identificata la sostanza (numero ONU)
Numero identificazione pericolo principale
La prima cifra indica il pericolo principale:
– 2 GAS
– 3 LIQUIDO INFIAMMABILE
– 4 SOLIDO INFIAMMABILE
– 5 MATERIA COMBURENTE O PEROSSIDO ORGANICO
– 6 MATERIA TOSSICA
– 7 RADIOATTIVITA’
– 8 CORROSIVO
– 9 MATERIE DIVERSE
46
Numero identificazione pericolo secondario
La seconda e la terza cifra indicano i pericoli secondari:
– 0 NESSUN SIGNIFICATO
– 1 ESPLOSIONE
– 2 EMISSIONE GAS
– 3 INFIAMMABILE
– 4 SOLIDO INFIAMMABILE
– 5 PROPRIETA’ COMBURENTI
– 6 TOSSICITA’
– 8 CORROSIVITA’
– 9 PERICOLO DI REAZIONE VIOLENTA O POLIMERIZZAZIONE
Composizione del numero
• Due cifre uguali indicano un rafforzamento del pericolo
• La X posta prima del primo numero indica il divieto assoluto di utilizzo d’acqua in quanto
questa a contatto con la sostanza produrrebbe una violenta reazione
Etichette di segnalazione di pericolo
47
Cartografia ed orientamento
CARTOGRAFIA: il complesso delle tecniche e delle conoscenze scientifiche che
presiedono alla preparazione e realizzazione delle carte geografiche.
TOPOGRAFIA: studio dei metodi e degli strumenti che servono per ottenere la
rappresentazione di una porzione della superficie terrestre di limitata estensione.
Le Coordinate Geografiche
Per indicare la posizione di un punto nello
spazio si devono stabilire dei riferimenti. La
rotazione della terra attorno al suo asse
individua tre importanti riferimenti:
• il polo nord geografico
• il piano dell’equatore
• il meridiano fondamentale di Greenwich
Meridiani
(e
antimeridiani):
sono
semicirconferenze determinate dall’intersezione
tra i semipiani passanti per l’asse polare e la
superficie terrestre.
I
Paralleli:
sono
circonferenze
determinate
dall’intersezione tra i piani paralleli all’equatore e la
superficie terrestre.
Reticolato geografico: è la
meridiani e paralleli.
griglia formata da
Per designare univocamente un punto qualsiasi della
superficie
terrestre
possiamo
utilizzare
le
COORDINATE GEOGRAFICHE:
- la longitudine l è la distanza angolare orizzontale
misurata a partire dal meridiano fondamentale di
Greenwich
- la latitudine f è la distanza angolare verticale rispetto
al piano dell’equatore.
Caratteristiche carte geografiche
CARTE GEOGRAFICHE: raffigurazione in un piano di tutta la superficie terrestre o di una
parte di essa. Ovviamente esistono limiti della raffigurazione. Per ridurre i limiti, la
raffigurazione dev'essere:
• Ridotta La carta dev'essere ridotta rispetto alla realtà di un certo numero di volte. Questo
fattore di riduzione è la scala della carta; Riducendo questa stanza di 10 volte,
ottengo una scala 1:10.
48
• Simbolica Necessità di simboli grafici per rappresentare la realtà in modo sistematico e
semplificato.
• Approssimata
Sistemi di riferimento - U.T.M. (Universal Transverse of Mercator)
Suddivisione della Terra in:
– 60 fusi di 6° di long., numerati a partire dall’antimeridiano di Greenwich da W a E.
– 20 fasce parallele di 8° di lat., comprese tra gli 80°N e gli 80° sud, contrassegnate da
una lettera maiuscola dell’alfabeto.
– 1200 zone, ovvero le maglie trapezoidali ottenute con l’intersezione di fusi e fasce,
ampie 6°x8°.
– Ogni fuso è diviso in quadrati di 100 Km di lato, indicati da due lettere maiuscole
(colonna e riga)
– Un reticolato kilometrico, che consiste in una divisione in maglie più piccole.
Carta topografica italiana
Provvede al rilevamento ed alla stampa l’Istituto
Geografico Militare Italiano (I.G.M.I.), che ha
sede a Firenze.
• L’Italia è rappresentata su carte diverse,
sempre più particolareggiate, la cui scala di volta
in volta si divide per 4:
–
–
–
–
Foglio 1:100.000
Quadranti 1:50.000
Tavolette 1:25.000
Sezioni 1:10.000
La base ha origine al meridiano di Roma M. Mario ed è costituita da FOGLI in scala
1:100.000, con estensione Dl = 30’ e Df = 20’ (lati di circa 40 km). I Fogli sono numerati da
O verso E e da N verso S. Ogni foglio è suddiviso in 4 quadranti in scala 1:50.000, con
estensione Dl = 15’ e Df = 10’ (lati di circa 20 km).
I quadranti sono designati con i numeri romani I, II, III, IV partendo da quello in alto a
destra e continuando in senso orario. Ogni quadrante si suddivide in 4 TAVOLETTE in
scala 1:25.000, con estensione Dl = 7’30’’ e Df = 5’( lati di circa 10 km). Si designano con
l’orientamento: NE, SE, SO, NO.
Passando da 3D a 2D perdiamo l'altezza.
Di conseguenza diviene necessario il
altimetrico:
–
–
–
–
Simbolismo
– Sfumo
– Tratteggio
– Tinte altimetriche
– Curve di livello
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Curve di livello - isoipse
Rilievo rappresentato da una serie di curve, ognuna delle quali unisce tutti i punti situati a
una stessa quota. L'equidistanza è la distanza altimetrica tra due isoipse, è costante su
tutta la carta.
Bussola – utilizzo
I punti cardinali
Collimare un punto AZIMUT: Angolo formato tra la direzione del nord e la direzione del
punto di riferimento.
Determinazione della propria posizione
– Collimare due punti ben visibili e conosciuti
– Congiungere sulla carta le direzioni determinate dai due azimut
Determinazione della direzione di marcia.
Per leggere correttamente una carta è
importante che essa sia orientata. Il nord della
carta deve coincidere con il nord reale.
CONVENZIONE NORD SULLE CARTE
Su tutte le moderne carte geografiche, il nord
è verso il bordo superiore. Potrebbe anche
essere orientata diversamente, ma sulla carta
sarà sempre indicata la direzione del nord.
GPS (Global Positioning System)
Nasce intorno alla metà degli anni ’70 negli U.S.A come sistema di posizionamento in
tempo reale di veicoli militari. E’ composto da Satelliti + stazioni di controllo a terra e
apparati ricevitori.
La precisione del GPS dipende dalla bontà del segnale, da errori atmosferici; errori locali;
errori di base.
50
Incidenti maggiori
Eventi Maggiori:
Squilibrio tra risorse disponibili e necessità. Le strutture di soccorso territoriali rimangono
integre. C’è un ridotto coinvolgimento feriti >10 <50. Limitata estensione territoriale.
Limitata estensione temporale < 24 ore.
CATASTROFI :
Squilibrio tra risorse disponibili e necessità. Compromesse le strutture di emergenza e/o
Compromesse le infrastrutture.
Determina un’inadeguatezza, anche se temporanea, tra i bisogni delle vittime e i soccorsi.
Può interessare una vasta estensione territoriale e strutture di soccorso e di assistenza
(ospedali). Coinvolge un grandissimo numero di persone e determina un numero elevato
di vittime > 50. Può avere una estensione temporale > 24 ore.
CLASSIFICAZIONE:
-Naturali o Causati Dall’uomo
NATURALI:
• Terremoti
• Inondazioni
• Eruzioni Vulcaniche
• Siccità
• Carestie
CAUSATI DALL’UOMO:
• TECNOLOGICI > Trasporti/Industrie
• SOCIOLOGICI >
Manifestazioni/Terrorismo
-Semplici o Complesse
SEMPLICI: Possibilità di utilizzo di infrastrutture esistenti.
COMPLESSE: Infrastrutture danneggiate
-Compensati o Scompensati
COMPENSATE: Il Carico è Inferiore alla Capacità. E’ possibile gestire la situazione
mobilitando le risorse aggiuntive presenti sul luogo.
SCOMPENSATE: Il Carico è Superiore alla Capacità. Le risorse aggiuntive delle strutture
presenti sul luogo non sono sufficienti a gestire la situazione.
FASI DELL’EMERGENZA:
1.
Pianificazione (INDIVIDUARE: Chi Fa; Che Cosa Fa; Quando Lo Fa; In Sincronia
Con Chi Altro).
2.
Preallarme Possibile allertamento in previsione di criticità (allerta meteo, vigilanza
dei fiumi, valanghe, ecc.) ed in Organizzazioni preposte all’emergenza.
51
3.
Allarme
(ORDINARIO: Vittima o Coinvolto; PRIVILEGIATO: Persona Fuori
dall’Evento; PROFESSIONALE: Responsabile di un’industria, addetto
emergenza, vigile del fuoco).
4.
Attivazione Servizi preposti:115, 118, 112, 113, coordinamento P.C.
5.
Ricognizione è la PRIMA MACCHINA ad arrivare è composta da:
CSS coordinatore soccorsi sanitari che dirige tutte le operazioni sul crash
CT coordinatore trasporti coordina e gestisce i mezzi in arrivo
Secondo Volontario: triage
Deve: Identificare aree sicure; Allontanare dalla zona dell’evento più persone
possibili; Proteggere quelli che non è possibile evacuare in questa fase.
6.
Settorializzazione: Cantiere è l’area dove è presente la causa dell’incidente; il
Settore è l’insieme del/dei Cantiere/i e dell’area delle operazioni
di recupero e intervento diretto (zona di pericolo)
7.
Integrazione tra gli enti che sono coinvolti nella gestione e controllo dell’evento.
8.
Recupero e Raccolta Vittime Classificare (Triage); Recuperare (dal Cantiere ai
Nidi); Raccolta in gruppi (Nidi).
NIDI: Zone sicure di concentrazione dei feriti presidiate da un solo volontario. I
Raggruppamenti avvengono secondo il colore (primo Triage) e la Distanza dal
luogo dell’evento.
Piccola Noria: Squadre itineranti dal Crash al P.M.A.
Grande Noria: dal P.M.A. al centro sanitario sono Mezzi attrezzati.
Posto Medico Avanzato E’ un avamposto sanitario in cui si stabilizzano le vittime in vista
della loro evacuazione.
Catena dei soccorsi
Lo scopo finale è quello di salvare il maggior numero possibile di persone
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IGIENE IN EMERGENZA:
Emergenza non significa mancanza di regole in emergenza i rischi sono maggiori che in
tempo ordinario!
Autoprotezione corretta conoscenza dei pericoli, vaccinazione obbligatoria e uso corretto
dei DPI. Ricordarsi che PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE!
Si ricorda che l’utilizzo DPI è obbligo ex 81/2008, ma soprattutto è un DOVERE MORALE
verso gli operatori.
Le comunicazioni radio
Perché sono importanti le radiocomunicazioni?
PRO:
Abbattimento costi gestione (solo acquisto – no canone)
Non ha bisogno di strutture fisse (cavi o collegamenti tra le parti)
Comunicazione istantanea tra più persone
Sempre presente qualcuno che ci può ascoltare (sicurezza)
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CONTRO:
Si parla uno alla volta
Influenza dell’ambiente sulla comunicazione
Influenza di altre onde sulla comunicazione
Mancanza di riservatezza
Elementi che compongono una radio
L’antenna è l’elemento indispensabile di qualsiasi apparato che utilizzi
onde radio: è l’unico tramite tra la radio e il mondo esterno, ed è quindi
fondamentale per la corretta trasmissione e ricezione dei segnali. Un
antenna danneggiata o coperta da ostacoli non permette il corretto
funzionamento dell’apparato radio.
Il circuito ricevente capta i segnali radio attraverso l’antenna,
permettendo l’ascolto delle comunicazioni in corso.
Il circuito trasmittente che genera il segnale radio che si diffonde nello
spazio attraverso l’antenna.
La batteria, elemento indispensabile per il funzionamento di tutti i
circuiti della radio
Come funziona una radio ?
Dopo l’accensione una ricetrasmittente riceve le eventuali comunicazioni in corso. Se non
ci sono comunicazioni la radio rimane in ricezione, ma uno speciale silenziatore evita
all’operatore l’ascolto del fastidioso fruscio di fondo. Il silenziatore (squelch) fa ascoltare
solo le comunicazioni “quando ci sono” eliminando tutti i disturbi.
La radio entra in trasmissione con la pressione dell’apposito pulsante detto Tasto PTT
(Push To Talk) Quando è in trasmissione la radio genera un segnale che, attraverso
l’antenna, si diffonde in tutte le direzioni. Ogni radio esegue un’ azione solamente: O
RICEVE O TRASMETTE!
Di conseguenza trasmettere quando una comunicazione è già in corso, produce solo
interferenze.
Il segnale radio
Si diffonde in tutte le direzioni. Raggiunge distanze diverse in base alla potenza con cui è
stato emesso (maggiore potenza = maggiore distanza). Si diffonde anche in presenza di
ostacoli, ma ne risulta fortemente attenuato (perde potenza = minore distanza).
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Copertura del territorio
La radio 1 trasmette una comunicazione
La radio 2 è vicina alla radio 1 e quindi riceve correttamente
La radio 3 riceve male perché è coperta da un ostacolo (l’ostacolo attenua la potenza del
segnale e la radio non riceve correttamente)
La radio 4 non riceve perché oltre ad essere coperta, è troppo distante dalla radio 1 la cui
potenza non è sufficiente
Nel caso in cui si effettuano le trasmissioni su un territorio molto vasto o molto irregolare
(con molti ostacoli), si utilizza un PONTE RADIO RIPETITORE:
La radio 1 trasmette sul canale del ponte ripetitore. Il ripetitore, che è installato su un’
altura, non ha ostacoli e riceve chiaramente il segnale.
Nello stesso istante in cui riceve il segnale dalla radio 1 il ponte ripetitore lo ritrasmette (lo
“ripete”). Tutte la radio, anche se coperte o distanti dalla radio 1, ricevono un segnale
potente: quello del ripetitore !
I Canali Radio CRI
Canali
Con ripetitore
Canali in diretta
CH01
CH02
CH03
CH04
CH05
CH06
CH13
CH14
CH15
CH16
CH17
CH18
corrisponde al
""
""
""
""
""
Corrisponde al
""
""
""
""
""
CH07
CH08
CH09
CH10
CH11
CH12
CH19
CH20
CH21
CH22
CH23
CH24
55
Nominativi radio CRI Strutture Centrali C.R.I.
L’indicativo geografico “99”, non utilizzato nel sistema dei C.A.P., cui corrisponde la
dizione fonica “ITALIA”, verrà utilizzato esclusivamente da tutti gli apparati radio delle
seguenti strutture:
Comitato Centrale ed unità direttamente amministrate
Ispettorati Nazionali delle Componenti Volontaristiche
S.I.E.
C.I.E. tutti
Corpo Militare C.R.I. (Ispettorato ed Unità sul territorio)
Corpo II.VV. (Ispettorato ed Unità sul territorio)
Ufficio Nazionale Radiocomunicazioni C.R.I.
Commissione Nazionale Radiocomunicazioni C.R.I.
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Identificativi Radio CRI
Le prime due lettere sono l’identificativo della
provincia, successivamente la coppia di numeri
posti alla destra si riferiscono al cap della
provincia. Nella riga inferiore la prima coppia di
numeri è composto dalla tipologia di radio (fissa,
veicolare, ecc.), poi il numero assegnato al
comitato locale, infine l’ultima coppia identifica il
seriale
che
il
comitato
ha
assegnato
all’apparecchio.
Sistemi di chiamata
Chiamata a voce
CHIAMATO DA CHIAMANTE
Chiamata “Selettiva” Paragonabile ad un numero di telefono personalizzato e unico per
ogni apparato, che se chiamato emette un segnale ottico e acustico
di allarme.
Caratteristiche delle comunicazioni radio
PERTINENTI
rispetto all’attività svolta
ESAURIENTI
informazioni complete
CHIARE
comprensibili a chi riceve
BREVI
liberare rapidamente il canale
RISERVATEZZA massima attenzione alla privacy ed al contenuto “sensibile del
messaggio”
Protocollo: I
PER INIZIARE UNA COMUNICAZIONE: CHIAMATO DA CHIAMANTE
PER RISPONDERE ALLE CHIAMATE: “….avanti per ….”
PER ALTERNARSI NELLE COMUNICAZIONI: “…cambio…” oppure “…passo…”
Protocollo: II
PER RIFERIRE NUMERI CON PIÙ CIFRE: Es.: il numero 103 deve essere pronunciato
“uno-zero-tre”
PER MESSAGGI ARTICOLATI O IMPORTANTI:
Chi riceve: ”ricevuto” seguito dalla ripetizione del messaggio
Chi trasmette deve confermare il messaggio ricevuto con “confermo”
Protocolli: III
PER FORMULARE DOMANDE E RISPOSTE: INTERROGATIVO Es: “..il nome sul
campanello è verdi interrogativo?”
AFFERMATIVO Es: “..affermativo!, il nome sul campanello è verdi”
NEGATIVO Es: “..negativo! il nome sul campanello è rossi”
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Protocollo: IV
PER PRECISARE PAROLE NON CHIARE O CONFONDIBILI CON ALTRE: Es: dovendo
pronunciare la parola OULX, utilizzare l’alfabeto fonetico ICAO.
ALFABETO FONETICO ICAO
A – ALFA
B – BRAVO
C – CHARLIE
D – DELTA
E – ECHO
F – FOXTROT
G – GOLF
H – HOTEL
I – INDIA
J – JULIET
K – KILO
L – LIMA
M – MIKE
N – NOVEMBER
O – OSCAR
P – PAPA
Q – QUEBEC
R – ROMEO
S – SIERRA
T – TANGO
U – UNIFORM
V – VICTOR
W – WHISKEY
X – X-RAY
Y – YANKEE
Z – ZULU
Protocollo: V
Per avere precedenza in comunicazioni urgenti: “URGENZA” “FINE URGENZA”
Per terminare la comunicazione: “ …FINE“ oppure “…CHIUDO”
Procedure per le comunicazioni
Non dare via radio:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Nome del soggetto
Numero del servizio
Ora di chiusura
Negli interventi con più mezzi è opportuno che solo un soccorritore gestisca le
comunicazioni con la C.O.
Le chiamate non devono mai rimanere senza risposta
Ogni comunicazione deve essere rivolta solo alla Centrale Operativa o alla propria
sede
Dopo aver premuto il pulsante del microfono attendere 2 secondi prima di parlare
Non si comunica tra terminali periferici, è possibile solo se autorizzati dalla Centrale
Operativa
Apparato EMC Ward-V160
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