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STUDI SULLA TRANSUMANZA E L’ALPEGGIO 1 LA ROUTO: UN’ANTICA TRADIZIONE DOCUMENTATA DALLO ECOMUSEO DELLA PASTORIZIA di Stefano Martini L’ECOMUSEO L’Ecomuseo della Pastorizia viene attivato nell’anno 2000 a Pontebernardo, borgata alpina posta a 1300 metri di altitudine, nel Comune di Pietraporzio, con l’inaugurazione della Mostra “La Routo – Sulle vie della transumanza tra le Alpi ed il mare”. L’esposizione è il frutto di un ampio lavoro di ricerca svolto da studiosi dell’Università di Aix-en-Provence, con il significativo apporto sia degli emigrati in Provenza che della popolazione locale su un tema che oltre a rispondere all’esigenza di ricostruirne una memoria storica, a rischio di cadere nell’oblio, ha consentito di creare una rete di collaborazioni con studiosi, ricercatori, associazioni ed enti diversi, anche a livello internazionale. L’Ecomuseo ha tra le sue finalità quella di favorire la riappropriazione e il rafforzamento dell’identità umana di coloro che risiedono nel territorio montano, partendo dalle attività legate alla pastorizia, intese anche come momenti di aggregazione sociale e culturale. Si prefigge altresì lo scopo di valorizzare un’area di elevato valore ambientale e paesaggistico conservata come tale grazie al lavoro dell’uomo che ha tutelato un insieme di ambienti dove il turismo rurale e culturale possono trovare interessanti spunti di fruizione. La sede originaria dell’ecomuseo è quella sita in un edificio che sorge al centro del paese e che, acquistato dalla Comunità Montana, è stato ristrutturato e predisposto per ospitare gruppi di visitatori, mostre temporanee ed attività didattiche. Al piano terra di tale edificio è stato recentemente predisposto un piccolo caseificio che consente alle famiglie di pastori residenti nella zona di preparare l’ottimo formaggio di pecora. Lo stesso caseificio costituisce anche un importante momento didattico poiché le scuole in visita hanno la possibilità di assistere direttamente alla preparazione del formaggio. Al piano superiore sono in avanzata fase di realizzazione i lavori di predisposizione di una zona per la degustazione dei prodotti derivati dallo allevamento. Una piazzetta particolarmente caratteristica e di recente sistemazione divide questa prima struttura da una seconda di dimensioni decisamente più ampie, acquistata dalla Comunità Montana e completamente ristrutturata. Questo edificio, che al piano terra ospita già da alcuni anni il Centro Arieti, gestito dal consorzio l’Escaroun, accoglie al primo piano un ufficio ed il punto vendita dei manufatti in lana di pecora Sambucana ed al piano superiore il museo permanente sulla pastorizia che, attraverso un percorso allestito in un’ampia e luminosa sala, ha come obiettivo di fornire al visitatore un’immagine di ampio respiro sul fenomeno dell’allevamento ovino e della pastorizia. LA ROUTO: SULLE VIE DELLA TRANSUMANZA TRA LE ALPI E IL MARE Nell’antica lingua d’Oc, parlata anche nella Valle Stura di Demonte, con il termine” Routo” si 2 MARTINI Fig. 1 — La routo i uno dei suoi classici aspetti intende la strada principale che la percorre ma soprattutto la grande transumanza delle greggi che dalla Pianura della Crau salivano verso gli alpeggi. Ogni anno gli uomini in età lavorativa, scendevano dalle montagne per cercare in Francia un lavoro in occasione della grande fiera della Domenica delle Palme ad Arles. Così ce li descrive nel volume “La Routo” l’antropologo Guillaume Lebaudy che ha curato la ricerca tra i pastori alpini della Crau: “ Con il pastrano - lou capot - sulla spalla, la bisaccia di cuoio a tracolla, i montanari portavano la loro frusta sotto il braccio: era il segnale che cercavano lavoro, un capo pastore – Baile - che li assumesse. Quando la cinghia della frusta era attorno al collo, significava che avevano trovato lavoro!" I pastori che si trasferivano in Francia, abbandonando per alcuni mesi il proprio villaggio non partivano all’avventura in quanto seguivano le orme di altri membri della famiglia già occupati in Provenza - en Prouvenso - come pastori. Durante le veglie al paese, inoltre, si parlava spesso della vita che i pastori conducevano con le greggi in Crau e Camargue ed anche i bambini che non erano mai stati in quella zona la conoscevano attraverso le descrizioni dettagliate dei loro genitori. Andare in Francia significava diventare uomini. Nel XIV secolo fu a questi pastori montanari, conosciuti per le loro competenze, che i grandi proprietari provenzali della Crau e della Camargue affidarono le greggi per condurle in montagna. La loro conoscenza del territorio e degli animali era destinata ad incrementare ulteriormente il fenomeno della routo provenzale verso la montagna alpina. Nel volgere di pochi anni lo spazio della transumanza provenzale si estese notevolmente e le greggi si spinsero ad occupare pascoli sempre più lontani. Attorno alla metà del XV secolo esse valicavano ormai il Colle della Maddalena. Si può calcolare che da 50000 a 60000 pecore provenienti dalla Crau e dalla Camargue pascolassero sulle montagne dell'attuale Piemonte. Posta nell’antico delta della Durance, a est di Arles, la pianura della Crau è una delle ultime steppe dell’Europa occidentale. Questa grande distesa piatta è ricoperta di pietre grandi come il pugno, i ciottoli depositati dalla Durance. Gli uomini vi allevano pecore da cinquemila anni. Dalla Crau e dalla Camargue, occorrevano due o tre settimane per raggiungere le Alpi. Le greggi salivano verso il Vercors, il Brianzonese, l'Oisans, la Savoia, le Alpi Marittime, le montagne della Haute-Provence, il Piemonte. La carovana era gerarchicamente composta come si evince dai ricordi di un pastre: “in testa vengono gli asini, con il basto sulla schiena per il trasporto degli averi dei pastori. Il baïle-pastre, con la frusta in mano, regola il passo del gregge (escaboùot): percorrono da due chilometri e mezzo a tre chilometri all'ora, non di più... Dietro di lui premono le capre e i caproni, al collo dei quali sono stati messi i migliori campanac- 3 STUDI SULLA TRANSUMANZA E L’ALPEGGIO 1 ci: il loro suono grave ritma la marcia. I cani percuotono i fianchi del gregge. Il carro, che di ritorno dalla montagna sarà carico degli agnelli appena nati, chiude il gruppo. Venticinque, trenta chilometri al giorno”. Agli inizi del ‘900, da trenta a quarantamila pecore lasciavano ogni anno le pianure della Bassa Provenza per estivare negli alpeggi di Stura, Maira e Grana. Ormai stabiliti in Provenza, molti pastori ed allevatori originari di queste vallate vi ritornavano infatti stagionalmente con le greggi. Ad esempio, prima della seconda guerra mondiale, Stefano Belmondo e Spirito Bruna salirono per parecchi anni sulle montagne del loro villaggio natale, Pietraporzio. Lorenzo Balbis nato nel 1923 a Servagno (Bersezio) è emigrato in Francia nel 1947 e si è poi insediato a Saint-Martin-de-Crau assumendo la cittadinanza francese. Prima di lui, suo padre e i suoi zii si recavano già in Provenza per impiegarsi come pastori. Con i suoi figli, Lorenzo Balbis è adesso l’ultimo allevatore provenzale ad alpeggiare in Piemonte. In alpeggio, durante l'estate, i pastori abitano in piccole costruzioni di pietra la cabano , spesso in prossimità delle sorgenti, dalle quali prendono l'acqua per bere e cucinare. In queste costruzioni depositano tutto quanto può essere utile alla vita quotidiana e alla cura del gregge. L’arredamento è ridotto all'essenziale: un tavolo in legno, qualche sedia, un letto, alcuni scaffali ingombri di materiale, di piatti, di bicchieri, di tazze e, soprattutto, di provviste: scatole di conserva, pasta, polenta, olio, vino... attaccati ad un chiodo infisso in un trave del soffitto, pendono il prosciutto crudo e i salami. In un angolo, un camino o una grossa stufa, e, davanti alla porta, un ceppo per tagliare la legna da ardere. I cani dormono in nicchie situate all'esterno. Alla discesa dalla montagna, le greggi si fermano per circa cinque mesi nei pascoli umidi ai margini della Crau vera e propria. Alla fine di febbraio esse si spostano verso i pascoli aridi dove restano generalmente per quattro mesi, fino ad una nuova transumanza. Ogni allevamento (di una superficie media di 250 ettari) ha dei limiti precisi, e le abitudini vogliono che i confini del pascolo siano strettamente rispettati. In questa pianura che somiglia a un deserto cresce un’erba di qualità: "L’erba della Crau è molto nutriente. Le bestie si riempiono la pancia! C’era un baïle-berger che diceva che un pugno d’erba della Crau equivaleva a un sacco d’erba della Camargue". Fig.2 — Un’immagine che è divenuta l’emblema della routo 4 "Inferno delle pecore, calvario dei pastori, paradiso dei cani", la Crau è un ambiente difficile che i pastori amano e temono al tempo stesso. Nella pianura schiacciata dal sole, e spesso percossa dal mistral, essi conducono una vita rude, fatta d’interminabili ore passate in piedi a sorvegliare il gregge: una vita impastata di solitudine. La partenza per la transumanza è accolta come una liberazione, a tal proposito Giuseppe Giavelli, nato a Ferriere nel 1927, sosteneva che : MARTINI "Si aveva voglia di partire, perché all’epoca nella Crau non vedevi mai nessuno. Vedevi il padrone che tutte le settimane veniva a portarti le provviste, altrimenti nessuno!" La pianura della Crau conta circa settanta ovili bergeries, costruite per la maggior parte tra il 1830 e il 1860. Costruite con una pianta rettangolare di circa quaranta metri per dieci, le bergeries possono in media ospitare un migliaio di capi. Le aperture principali e il recinto per gli animali si trovano sulla facciata sud, al riparo dal mistral. La facciata nord contiene qualche piccola finestra di areazione. A fianco delle bergeries sorgono piccole costruzioni destinate ad ospitare il pastore. Durante le lunghe giornaFig. 3 — Manifestazione presso l’ecomuseo te trascorse nella Crau i pastori erano soliti incidere la pietra per documentare il loro passaggio: nomi, date, toponimi, assieme a motivi ornamentali: gli stessi che i pastori amano incidere sui collari degli animali e che del resto richiamano quelli diffusi nell’artigianato ligneo alpino. Sono molti i pastori delle vallate di lingua d’Oc occitane del Piemonte che, negli ultimi due secoli, hanno lasciato una traccia del proprio passaggio nella Crau: Arnaudo, Beltrando, Bressi, Bruna, Fossati, Giavelli. RIASSUNTO xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx 5 STUDI SULLA TRANSUMANZA E L’ALPEGGIO 1 xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx ABSTRACT xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxx BIBLIOGRAFIA A.A. 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