Le terapie in caso di infezione da micoplasmi La

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Le terapie in caso di infezione da micoplasmi La
15
gennaio2004
DERMATOLOGIA
SANITÀ
La psoriasi
si può curare
Prenotare una visita
è ora semplice
È una delle malattie più frequenti ed interessa circa il 5% della popolazione mondiale
La presenza di una malattia della
pelle, proprio perché visibile, può
creare condizionamenti psicologici che influiscono negativamente
sulla vita di relazione. Il problema
si fa più serio in presenza di patologie croniche che, essendo presenti
per la tutta la vita, rappresentano
un importante problema psicologico ed estetico, oltre che clinico.
Una delle principali malattie della
pelle che pone i problemi sopracitati è sicuramente la psoriasi che
affronteremo in questa puntata e
nella prossima, cercando di fare
chiarezza su questa malattia e presentando il più recente ed efficace
trattamento adesso disponibile,
una vera e propria rivoluzione nella
terapia di questa affezione cutanea:
il Laser ad Eccimeri Xtrac.
La psoriasi è una delle malattie cutanee più frequenti ed interessa
circa il 5% della popolazione mondiale (oltre 2 milioni di malati in Italia). Può comparire ad ogni età ma
spesso insorge tra i 20 e i 30 anni
ed interessa in uguale misura uomini e donne. La psoriasi è una malattia ad andamento cronico-recidivante, cioè chi ne è colpito può sviluppare la patologia per tutta la durata della vita. Solitamente si osservano periodi di scomparsa delle lesioni alternati a riacutizzazioni, con
andamento molto variabile fra una
persona e l’altra. Infatti alcuni soggetti possono avere solo uno o due
episodi di malattia durante la vita,
mentre in altri casi la psoriasi ha un
andamento quasi continuo e può
interessare estese zone del corpo.
Le cause sono molteplici e non del
tutto conosciute anche se certamente esiste una predisposizione
genetica (cioè si eredita la tendenza a sviluppare la malattia).
Il nome di questa patologia deriva
dalla parola greca “psora” che significa squama. Clinicamente si caratterizza infatti per la comparsa di
chiazze rosse coperte da squame
bianche, lucenti, sovrapposte in
più strati, che si distaccano in piccoli frammenti se la chiazza viene
grattata. Le lesioni sono solitamente rotonde o ovali ma anche con
contorni irregolari e di dimensioni
comprese fra pochi millimetri e parecchi centimetri. Tutte le parti del
corpo possono essere colpite dalla
psoriasi; le zone interessate più di
frequente sono però i gomiti, le ginocchia, la parte bassa del dorso, il
cuoio capelluto, la regione palma-
re, plantare e le unghie. La pelle
colpita da questa affezione cutanea
non dà alcuna sintomatologia e
solo in alcuni casi, soprattutto nelle
persone più ansiose, è presente del
prurito. Generalmente la psoriasi
non rappresenta una malattia grave ad eccezione di alcune rare forme cliniche (psoriasi eritrodermica, psoriasi pustolosa).
Il decorso della malattia è influenzato da molti fattori come ad esempio quelli climatici; molte persone
osservano infatti un miglioramento spontaneo durante l’estate ed un
peggioramento invernale. Talora
anche una tonsillite può scatenare
la comparsa o causare un peggioramento del quadro clinico, così
come frequentemente la malattia
si sviluppa nei punti sottoposti a
traumi (una piccola ferita, un graffio, una contusione). È importante
sapere che alcuni farmaci possono
avere fra i loro effetti collaterali
quello di scatenare o peggiorare
questa patologia cutanea (ad esempio i betabloccanti usati nella terapia dell’ipertensione od i sali di litio
presenti in alcuni farmaci antidepressivi).
Uno dei principali fattori che influenzano il decorso della malattia è
anche quello emotivo; infatti avendo un decorso cronico e localizzandosi in zone visibili, la psoriasi rappresenta un problema medico, ma
anche estetico e sociale di grande
importanza e difficile gestione. Le
metodiche fin qui impiegate per
trattare questa patologia dalle creme a base di cortisone, catrame vegetale e calcipotriolo a quelle contenenti cheratolitici o tazarotene,
dalla fototerapia con raggi Uva e
Uvb alle terapie sistemiche a base
di Ciclosporina A, Metrotrexate e
retinoidi, hanno dato risultati alter-
ni. A fronte di una dimostrata efficacia queste terapie sono infatti
spesso impegnative, richiedendo
lunghi tempi di esecuzione (applicazione quotidiana di creme per
mesi, 50-60 sedute di fototerapia
eseguite due-tre volte la settimana,
esami ematici da fare ogni 20 giorni in corso di terapie sistemiche,
etc) e possono causare importanti
effetti collaterali (atrofia cutanea,
epatopatie, nefropatie, ipertensione, cancerogenesi).
È impor tante poi sottolineare
come queste cure, che spesso devono essere fatte per lungo tempo,
finiscono per avere un costo alto
sia per il paziente che per la collettività. Recentemente uno studio ha
raccolto informazioni relative a
8000 pazienti psoriasici, evidenziando come ogni malato spenda in
media circa 600 euro all’anno (1
milione e 200 mila delle vecchie
lire) in farmaci, mentre il Sistema
Sanitario Nazionale, tenendo conto
anche dei ricoveri, spende per ogni
malato psoriasico circa 900 euro. Si
calcola così che la spesa complessiva annua per ogni paziente psoriasico sia di 1500 euro (3 milioni delle vecchie lire); questo sorprendente dato sottolinea l’importanza
economica e sociale di questa malattia.
La terapia ideale della psoriasi dovrebbe allora garantire efficacia,
rapida e duratura regressione delle
lesioni, facile e veloce esecuzione,
azione mirata sulle chiazze senza
coinvolgimento della cute sana e/o
di organi interni, sicurezza, assenza di dolore e costi contenuti.
La continua evoluzione culturale e
tecnologica del Laser in medicina
ha consentito di venire incontro a
queste esigenze terapeutiche, grazie all’avvento di un nuovo e rivolu-
zionario sistema Laser: il Laser ad
Eccimeri Xtrac (Excimer Technology for the Affected Cells). Il Laser ad Eccimeri Xtrac, prodotto negli Stati Uniti dalla Photomedex, è
il primo ed unico sistema laser approvato dalla Food and Drugs
Administration per il trattamento
della Psoriasi. Xtrac è un laser ad
eccimeri simile ai sistemi usati in
oculistica per la correzione della vista, ma a differenza di essi emette
la particolare lunghezza d’onda di
308 nm, che è la banda Uvb ideale,
per elevata efficacia e sicurezza,
per il trattamento di questa malattia. Si tratta di una tecnologia molto
avanzata e decisamente superiore
ad altri strumenti, poiché è il solo
apparecchio oggi disponibile per la
cura della psoriasi, che sfrutta le
proprietà fisiche e l’efficacia del Laser.
Questo strumento produce una
lunghezza d’onda di 308 nm che
viene rilasciata sottoforma di impulsi di brevissima durata ed altissima intensità, attraverso un particolare manipolo che consente di
agire solo sulle lesioni. La particolare tecnologia di Xtrac permette
di rilasciare in pochi secondi
l’energia necessaria a correggere
le alterazioni biologiche e cellulari
che sono alla base della malattia;
questo consente una rapida e duratura regressione delle chiazze psoriasiche dopo alcune sedute di pochi secondi, senza bisogno di applicare creme, assumere farmaci e
senza coinvolgere la cute sana circostante le lesioni. Allora se siete
affetti da psoriasi e siete stanchi di
eseguire lunghe e frustranti terapie a base di creme o unguenti non
vi demoralizzate, perché la continua evoluzione tecnologica mette
ora a disposizione del dermatologo
il Laser ad Eccimeri, che è destinato a rivoluzionare l’approccio terapeutico a questa fastidiosa patologia cutanea. Nella prossima puntata descriveremo in modo dettagliato il funzionamento e le principali
applicazioni cliniche del Laser ad
Eccimeri, presentando i numerosi
vantaggi che questo innovativo
trattamento mette oggi a disposizione del malato psoriasico.
dott. Maurizio Bellini
specialista in dermatologia
Servizi Medici Agape Srl
Via Torcicoda, 27 50142 - Firenze
Tel.055705351 Fax 0557131049
e-mail: [email protected]
MEDICINABIOLOGICA
Le terapie in caso
di infezione da micoplasmi
Questi germi sono balzati all’attenzione della cronaca con la Guerra del Golfo (2ª parte)
Il sistema immunitario del genere umano è, ormai, enormemente
indebolito. Dieci o venti anni fa
non avrei mai pensato di occuparmi di infezioni da micoplasmi; si
leggevano sui testi di microbiologia e si aveva la sensazione di
cose “lontane” dalla tua realtà
giornaliera. Oggi, nel 2004, si
scopre che ci sono biologi, ricercatori, medici, biochimici che studiano e si preoccupano dell’impatto che infezioni da germi perlomeno inusuali hanno sulla nostra salute. Lo sapete quando i micoplasmi sono balzati all’attenzione della cronaca? Con la Guerra del Golfo nel 1990-91: il sergente Sharron Nicolson si ammalò di
questa sindrome assieme a migliaia di soldati americani. I sintomi erano stanchezza profonda,
dolori muscolari e articolari ed altri simili a quelli della “sindrome
da stanchezza cronica”. La fortuna del sergente (e degli altri soldati) fu che i suoi genitori erano i
famosi biologi molecolari Garth e
Nancy Nicolson: essi capirono il
legame fra i sintomi ed alcune
specie di micoplasmi. Da quel
momento, i micoplasmi sono stati
ricercati e messi in correlazione
con tantissime malattie, come alcune forme di artrite, di uretriti,
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psoriasi, morbo di Crohn, alcune
f or m e d i c a n c r o, m a l a tti e
HIV-correlate, malattie parodontali e del cavo orale, alcune infezioni del sistema nervoso centrale, la sclerosi laterale amiotrofica,
malattie autoimmuni come la
sclerosi multipla, ecc.
Il problema è che ancora la classe
medica non sa se il micoplasma
(ammesso venga trovato) sia la
causa o la conseguenza. A questo
proposito voglio ricordare infatti
che, nella maggior parte delle
malattie succitate il sistema immunitario è già notevolmente
compromesso; di conseguenza, i
soggetti sono già predisposti a
contrarre malattie infettive di vario tipo.
Ma esistono test diagnostici che
possono rilevare la presenza di
micoplasmi patogeni nell’organismo umano? L’argomento diventa sempre più complesso: secondo il dott. Nicolson i test anticorpali su sangue non sembrano essere sufficientemente attendibili;
l’unico esame affidabile è un test
di laboratorio chiamato Pcr (Polymerase Chain Reaction) che, comunque, per i micoplasmi, viene
fatto in pochissimi centri specializzati.
In caso di diagnosi di infezione da
micoplasmi, che tipo di possibilità terapeutiche ci sono? Da un
punto di vista chimico, il medico
ha a disposizione una serie di antibiotici piuttosto efficaci, come le
tetracicline e i macrolidi. Ma ci
sono almeno due grossi problemi; il primo è rappresentato dal
fatto che i micoplasmi hanno un
ciclo vitale molto lungo e lento,
per cui sono necessari periodi
molto lunghi di terapia (mesi). Il
secondo è rappresentato dagli effetti collaterali della somministrazione a lungo termine dei suddetti antibiotici (alterazioni della flora batterica intestinale, sovrainfezioni fungine, ecc.). La medicina
biologica offre delle possibilità integrative importanti: esistono in
commercio prodotti fitoterapici
ed omeopatici che hanno una
azione immunostimolante di supporto non indifferente. Inoltre, si
sono dimostrate utili per un recupero da queste infezioni sostanze
come probiotici (lactobacillus
acidophilus) e vitamine C, D, E,
coenzima Q10, beta-carotene,
bioflavonoidi; in altre parole tutte
quelle molecole chiamate antiossidanti di cui abbiamo già ampiamente parlato nei mesi precedenti e che oggi, ormai, rappresentano un cardine fondamentale della
moder na terapia biologica.
Ovviamente, anche l’alimentazione ha il suo ruolo: l’abbandono
di cibi “spazzatura”, privi di valore nutritivo ed energetico, e
l’aumento del consumo di frutta e
verdura fresca e biologica consente, in genere, un buon recupero delle funzioni vitali del paziente affetto da infezioni da micoplasmi. Devono, invece, essere
escluse drasticamente dalla dieta
sostanze che contengono grosse
quantità di arginina, come semi,
noci e oli derivati da questi, poiché i micoplasmi se ne nutrono.
Ritengo, in conclusione, che il riconoscimento ed il trattamento di
queste malattie infettive debba
essere effettuato da personale
medico altamente specializzato,
al fine anche di poter capire la reale frequenza di infezioni così difficili da riconoscere.
dott. Danilo Vaccai
medico-chirurgo
omeopata-omotossicologo
specialista in reumatologia
Gli interessati a maggiori informazioni
possono rivolgersi alla redazione
il lunedì e il martedì,
tel. 055340811, fax 055340814
Prenotazioni di visite ed esami, si cambia. La definitiva messa a punto del
Cup, il Centro unico di prenotazione, promette di portare una
rivoluzione, in positivo, nel mondo della sanità fiorentina. E non solo: la
novità coinvolge anche trentatre e comuni della provincia. L’obiettivo
dichiarato del sistema è infatti quello di facilitare l’accesso dei cittadini
alle strutture sanitarie e, soprattutto, diminuire le liste d’attesa. Uno dei
punti dolens della sanità toscana, che, a lungo andare, rischiava di
minare la qualità di un sistema che, sotto molti punti di vista, raggiunge
punte di eccellenza nel panorama nazionale. Quella di apportare
cambiamenti decisivi in un settore di importanza decisiva è una sfida che
l’assessore regionale alla sanità e i responsabili dall’Asl 10 e delle aziende
ospedaliere Careggi e Meyer hanno sempre considerato prioritaria. La
sperimentazione del nuovo servizio informatico era partita lo scorso
novembre, e ci sono voluti mesi prima che il sistema entrasse
definitivamente a regime. Non era un’impresa facile far sì che la richiesta
di un esame passasse attraverso un unico call-center e tanti punti Cup
presenti in tutta la provincia. Le maggiori difficoltà sono subentrate nella
fase di attuazione del progetto, ma una dopo l’altra, quasi tutte le
agende di prenotazione sono state informatizzate.
La quasi totalità dell’offerta sanitaria presente sul territorio è stata messa
in rete, in un’unica banca dati. All’appello mancano ancora alcune
tipologie di esami, ma intanto il primo traguardo è stato raggiunto.
L’integrazione, seppure migliorabile nel tempo, è capace di coinvolgere
l’ospedale e il territorio, le strutture pubbliche e quelle private. Cosa
cambia in concreto per i fiorentini? Fino ad ora la prenotazione unica era
possibile soltanto tramite telefono chiamando il numero 840.003.003.
Ora il servizio è disponibile anche in oltre novanta sportelli, nelle 22
farmacie che hanno aderito al progetto e in tante associazioni di
volontariato. Quando si prenota un esame, si riceve un foglio in cui sono
indicate la data della prestazione scelta ma anche quella relativa al primo
posto libero in assoluto tra tutte le strutture del Cup metropolitano.
Questo consente di scegliere sia la struttura in cui sottoporsi alla visita sia
lo specialista a cui sottoporre il proprio problema e, al tempo stesso, di
conoscere il primo posto libero e verificare l’effettiva disponibilità del
servizio richiesto. Il risparmio di tempo, per l’utente, è garantito: il
pellegrinaggio da una struttura sanitaria all’altra per ottenere un’unica
informazione è destinato a diventare un ricordo. Ma l’aspetto che
amministratori e sindacati hanno ritenuto importante sottolineare è che il
nuovo sistema permetterà di aumentare la trasparenza nei confronti dei
cittadini.
E.M.
ABITARESANO
La bioarchiettura
A partire da questo numero inauguriamo una nuova rubrica
che proporrà una serie di articoli relativi alla bioarchitettura.
Questo articolo iniziale vuole essere quindi introduttivo delle
tematiche che si affronteranno nei prossimi numeri.
L’architettura bioecologica si pone come obiettivo l’armonia
fra l’architettura (intesa come ambiente costruito in cui
l’uomo vive) e la biologia (intesa come caratteristiche
biologiche degli esseri viventi). Mettendo in relazione i due
concetti, la bioarchiettura si propone di realizzare le
costruzioni edili in maniera ottimale per gli organismi viventi,
ponendo attenzione alla salubrità e all’assenza di nocività
degli edifici.
Lo scopo di un edificio è di proteggerci dall’esterno così come
fa la nostra stessa pelle. Esso deve essere perciò capace di
traspirare e di non accumulare le cariche elettrostatiche.
Mentre, purtroppo, spesso le abitazioni moderne non
ottemperano a questi requisiti. E un ambiente malsano può
avere ripercussioni negative sulla salute degli abitanti.
Cause di malsanità degli edifici possono essere la cattiva
qualità dell’aria interna (a causa di fumo, emissioni di radon –
gas naturale inerte altamente radioattivo -, composti organici
volatili emessi da tappezzerie, vernici e colle con cui sono
rifiniti i mobili e le pareti, sistemi di riscaldamento o
raffrescamento insalubri) e l’inquinamento elettromagnetico.
La casa è un sistema interagente con altri sistemi - l’uomo al
suo interno, la città al suo esterno - con cui scambia materia
ed energia. E poiché la metabolizzazione dei materiali avviene
nell’ambiente naturale, l’architettura va riportata in questo
ambito. L’abitazione deve essere pertanto costruita con
materiali naturali e traspiranti, e durante le ristrutturazioni
vanno usati materiali isolanti di origine naturale e vernici
ecologiche. Non va sottovalutata l’importanza del corretto
orientamento rispetto al sole. E andrebbe evitato il più
possibile l’uso del cemento armato, che devia il campo
elettromagnetico naturale, costituendo in sostanza una grossa
gabbia di acciaio.
Un tempo le case venivano realizzate con materiali naturali: in
pietra, mattoni o con struttura in legno. Le cantine, fresche
d’estate, rinfrescavano i piani superiori. Al primo livello
dell’edificio vi era una grande stufa in maiolica, o un camino
in pietra, che d’inverno riscaldava tutta la casa. Le pareti
spesse e i solai robusti bloccavano l’entrata del freddo in
inverno. Il tetto era solido e coperto di tegole. L’umidità del
terreno era frenata da canalizzazioni e drenaggi.
Le costruzioni di questo secolo hanno obbedito alla logica
della rapidità e del risparmio, assottigliando le murature e
introducendo il riscaldamento centralizzato, offrendo facile
accesso al freddo. Il vano scale dei nuovi edifici ha un’enorme
dispersione termica, come anche le grandi superfici finestrate
e i balconi, collegati al solaio mediante travi di acciaio. Il tetto
in calcestruzzo non trattiene né il caldo né il freddo,
risultando poco isolante sia in estate che in inverno. La rete
elettrica interna alle abitazioni e gli elettrodomestici creano
campi magnetici che peggiorano la qualità della vita.
Recuperando le antiche tecniche costruttive, alla luce delle più
nuove scoperte scientifiche (sia nell’ambito dei materiali da
costruzione che in ambito medico) e con una particolare
attenzione verso l’ecologia, dovremo pervenire a costruire
edifici più sani e funzionali, per il bene di tutti noi e
dell’ambiente in cui viviamo.
arch. Giulia Romeo
specializzata in bioarchitettura
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