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COMUNE DI CAPALBIO PROVINCIA DI GROSSETO PIANO STRUTTURALE art. 53 LR n. 1 del 3 gennaio 2005 RELAZIONE SULLE ATTIVITA’ DI VALUTAZIONE RAPPORTO AMBIENTALE Integrato e modificato a seguito dell’accoglimento di osservazioni Giugno 2008 Modifiche evidenziate in carattere Abadi MT Condensed Extra Bold INDICE: 1. LA VALUTAZIONE 1.1 VALIDITA’ DELLE ATTIVITA’ DI VALUTAZIONE 1.2 RIFERIMENTI NORMATIVI SULLA VALUTAZIONE 1.3 L’ATTIVITÀ VALUTATIVA NEL PIANO STRUTTURALE 1.4 I CONTENUTI DELL’ATTIVITÀ VALUTATIVA NEL PIANO STRUTTURALE DEL COMUNE DI CAPALBIO 2. PARTE GENERALE 2.1 LA VALUTAZIONE DI LEGITTIMITA’ E SOSTENIBILITA’ 2.2 LA VALUTAZIONE DI COERENZA DEL PS 3. PARTE SPECIFICA VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ DELLE PREVISIONI DEL PRGC VIGENTE NON ATTUATE 2 1. LA VALUTAZIONE La valutazione del PS del Comune di Capalbio è svolta in riferimento alla LRT 1/2005, alla Direttiva 42/2001 CE, al regolamento regionale di cui all’art. 11 della stessa LRT; dovendosi tuttavia considerare che il Piano è stato formato prima dell’entrata in vigore della LRT e del Regolamento attuativo (n. 4/R del 9 febbraio 2007), pertanto seguiva, per il suo apparato valutativo, le disposizioni dell’art. 32 della LRT 5/1995 e i contenuti della DGR 1541/1998, come illustrato nella Circolare regionale di cui alla Delibera GR n. 289 del 21.02.2005 (punto 12 Precisazioni in ordine alla valutazione degli effetti ambientali che deve essere effettuata in riferimento agli strumenti e agli atti non ancora adottati al momento dell’entrata in vigore della Lr 1/2005). La valutazione del PS è di tipo strategico, così come definita dalle Istruzioni Tecniche per la valutazione (DGR 1541/1998). Le funzioni prevalenti di tale attività sono la verifica della conoscenza fondativi del piano, l’analisi di coerenza del piano, la formulazione di norme metodologiche, criteri e parametri di riferimento per le scelte di pianificazione e di norme di indirizzo per successive fasi di valutazione, di mitigazione degli effetti. Infine, ai sensi delle salvaguardie operanti dal 24 aprile 2007 dell’art 36 della Disciplina del Piano di Indirizzo territoriale adottato dal Consiglio regionale con atto deliberativo n. 45 del 4 aprile 2007, e in particolare da quanto ivi disposto al primo comma, la presente valutazione contiene una specifica attività riferita alle previsioni del vigente strumento urbanistico generale comunale non attuate. 1.1 VALIDITA’ DELLE ATTIVITA’ DI VALUTAZIONE Il presente documento riferisce delle attività di valutazione del Piano strutturale del Comune di Capalbio, con riferimento alla direttiva europea 42/2001 e all’articolo 3 comma 3 della legge regionale toscana n. 1 del 3 gennaio 2005 che dispone che “tutte le azioni di trasformazione sono soggette a procedure di valutazione degli effetti ambientali previsti dalla legge”. Le attività di valutazione sono state svolte tenendo in considerazione il regolamento regionale precedentemente citato, e la circolare regionale n. 289 del 21.02.2005 contenente “Indicazioni per la prima applicazione delle disposizioni della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1 (norme per il governo del territorio) in ordine ai procedimenti comunali”, che al punto 12) recita: “pur in assenza del regolamento di cui all’articolo 11 della L.R.T. 1/05, anche alla luce della direttiva 2001/42 CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente, tutti gli strumenti e gli atti…devono essere corredati della valutazione degli effetti ambientali già oggetto, peraltro, dell’art. 32 della L.R.T. 5/95 ed altresì della D.G.R.T. 14 dicembre 1998, n. 1541.” La presente valutazione è pertanto in linea con i dettami generali delle succitate disposizioni secondo le quali la sostenibilità ambientale è un fattore fondamentale della pianificazione contemporanea, e in considerazione di ciò è opportuno considerare la valutazione ambientale un metodo della pianificazione che non prescinde dal livello di operatività del piano che si va formando. Per quanto sopra detto, la valutazione relativa al Piano Strutturale deve accertare che gli obiettivi e le strategie in esso contenuti risultino 3 - non dannosi per le risorse territoriali; - non distruttivi del paesaggio; - non penalizzanti per l’ambiente; - eventualmente portatori di opere di mitigazione Pertanto la valutazione tiene conto dell’esplicitazione dello stato delle risorse e della valutazione degli obiettivi al fine di non diminuire i valori o i caratteri di efficienza delle risorse medesime. 1.2 RIFERIMENTI NORMATIVI SULLA VALUTAZIONE 1.2.1 La direttiva europea La direttiva 2001/42/CE sottopone a valutazione i piani e i programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente Articolo 1 Obiettivi La presente direttiva ha l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che, ai sensi della presente direttiva, venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente. La procedura di valutazione ambientale si applica per tutti i piani e i programmi «che sono elaborati per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli» (art. 3). Per questi piani e programmi 1 devono essere «individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma» (art. 5). Il Rapporto Ambientale è il documento che descrive l’intero processo valutativo. Esso accompagna la proposta di piano nel quale sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano potrebbe avere sull'ambiente. Le indicazioni circa i contenuti e le finalità del Rapporto Ambientale sono fissati nell’art. 5, commi 1, 2 e 3. a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con altri pertinenti piani o programmi; b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del piano o del programma; c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE; e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; 1 La Direttiva fa riferimento a piani e programmi senza darne una definizione rigorosa; ciò è da attribuire al fatto che all’interno degli Stati membri i due termini sono utilizzati in modo concettualmente simile. 4 f) g) h) i) j) possibili effetti significativi sull’ambiente (detti effetti devono comprendere quelli primari e secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi), compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori; misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del piano o del programma; sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste; descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio dell’attuazione del piano o del programma; sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti. 1.2.2 La valutazione nella legge regionale toscana n. 5/1995 La legge regionale 5/95 (oggi abrogata con LRT 1/2005) prevedeva, all’art. 32, la Valutazione degli effetti ambientali Articolo 32 - Valutazione degli effetti ambientali 1. Gli atti di pianificazione territoriale del Comune, di cui al presente capo, contengono, anche sulla base del quadro conoscitivo del P.T.C., di cui all'articolo 16, quarto comma, la valutazione degli effetti ambientali attraverso: a) la individuazione delle aree e dei beni di rilevanza ambientale; b) l'analisi dello stato delle risorse soggette a modificazione; c) l'indicazione delle finalità degli interventi previsti e dei motivi delle scelte rispetto ad altre alternative; d) la descrizione delle azioni previste e dei loro prevedibili impatti sull'ambiente; e) la individuazione dei livelli di criticità delle aree e delle risorse interessate; f) l'indicazione delle misure idonee ad evitare, ridurre o compensare gli effetti negativi sull'ambiente, individuando la disponibilità delle risorse economiche da impiegare; g) l'accertamento del rispetto delle norme igienico-sanitarie. 2. Le analisi di cui al primo comma, lett. a), b), c), d), e) si avvalgono del sistema informativo di cui all'articolo 4 e lo implementano. L'accertamento di cui al primo comma, lett. g), è effettuato, limitatamente alle previsioni di insediamenti industriali e di attività produttive in genere, avvalendosi del parere preventivo delle strutture competenti per i controlli ambientali. 3. Le valutazioni degli effetti ambientali riguardano in particolare i seguenti fattori e le loro interrelazioni: il suolo, l'acqua, l'aria, le condizioni microclimatiche, il patrimonio culturale, la fauna e la flora, gli insediamenti, i fattori socio-economici. 4. La legge regionale, e le istruzioni tecniche di cui all'articolo 13 stabiliscono norme specifiche per garantire l'applicazione delle disposizioni del presente articolo. 5. ….. Lo scopo della valutazione è di dimostrare che le scelte di piano sono coerenti con il principio informatore della legge 1/05 (già della L.5/95) e cioè l’orientamento del governo del territorio a 5 favore dello sviluppo sostenibile, e deve essere applicata nei riguardi di tutte le azioni di trasformazione soggette a valutazione. 1.2.3 Le Istruzioni tecniche regionali per la valutazione Le Istruzioni tecniche per la valutazione 2, emanate con DGR n. 1541 del 14.12.98, costituiscono il quadro di riferimento per definire le procedure valutative. Le attività valutative previste si articolano in due tipi di valutazione: valutazione strategica che consiste nella raccolta ed elaborazione di elementi conoscitivi e nella formulazione di norme metodologiche, criteri e parametri di riferimento per le scelte di pianificazione e programmazione territoriale e di indirizzo per successive fasi di valutazione; valutazione operativa intesa quale procedura a contenuto tecnico-scientifico avente lo scopo di fare esprimere un giudizio sulla ammissibilità dell’azione di trasformazione in esame in relazione alle finalità della legge e ai contenuti degli strumenti urbanistici di riferimento. Secondo le Istruzioni tecniche, le valutazioni strategiche si applicano alle azioni di trasformazione individuate nelle loro prestazioni e connotazioni generali, quando lo strumento di pianificazione che le preveda rimandi ad altro strumento la loro ulteriore definizione urbanistica. 2 Istruzioni tecniche per la valutazione degli atti di programmazione e di pianificazione territoriale di competenza degli Enti Locali ai sensi della LR 16 gennaio 1995 n. 5. 6 Campo di applicazione della valutazione strategica attività di competenza del piano territoriale di coordinamento (PTC) individuazione, all’interno del quadro conoscitivo, del grado di vulnerabilità e riproducibilità delle risorse essenziali del territorio e delle relative condizioni d’uso ai fini delle valutazioni degli effetti ambientali richieste dall’art. 32 (art. 16, comma quarto, lettera a); definizione di criteri e parametri per le valutazioni di compatibilità tra le varie forme e modalità di utilizzazione delle risorse essenziali del territorio (art. 16, terzo comma), attività di competenza del piano strutturale (PS): definizione delle condizioni di compatibilità per il riuso o la riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti prima di accedere a nuovi utilizzi di suolo; definizione degli elementi per la valutazione degli effetti ambientali di cui all’art. 32 (art. 24, secondo comma, lettera d); definizione di criteri per la valutazione dei piani e programmi di competenza comunale, previsti dalla legge, aventi effetti sull’uso e la tutela delle risorse del territorio (art. 24, quarto comma); determinazione dei limiti compatibili di sfruttamento ed uso delle risorse essenziali ai fini della definizione delle dimensioni massime ammissibili degli insediamenti e delle funzioni in ciascuna “unità territoriale organica elementare" (UTOE) ai sensi dell’art. 24, comma terzo, lettera c). Il PTC attraverso il quadro conoscitivo deve • individuare le risorse e le modalità di analisi, evidenziando: lo stato qualitativo e quantitativo (indicatori di stato); le pressioni su di esse esercitate dalle attività antropiche (indicatori di pressione); le politiche di tutela e valorizzazione (indicatori di risposta); • individuare, sulla base delle analisi tematiche sviluppate: classi di vulnerabilità riferite ad ambiti definiti distinti in: aree in condizioni di fragilità (suscettibili di ulteriori classificazioni in base al livello di criticità della risorsa), aree stabili (con potenziale di sviluppo); le condizioni da porre come limite della capacità di carico del territorio e/o della risorsa; le condizioni da soddisfare attraverso la programmazione di interventi. • dare indicazioni sulla raccolta e trattamento delle informazioni da utilizzare nella valutazione di compatibilità • individuare l’ambito degli effetti. Il PS dovrà individuare le condizioni di compatibilità delle ipotesi di trasformazione rispetto alle risorse essenziali del territorio, attraverso: Analisi dello stato delle risorse insediative ed infrastrutturali esistenti che permetterà di definire, a fronte dei vari segmenti di fabbisogno espresso per le diverse funzioni – residenza, servizi, industria, terziario ecc. –, l’offerta che si potrà rendere disponibile attraverso il riuso e la riorganizzazione di dette risorse, nonché gli obiettivi prestazionali del piano e di relativi criteri di valutazione. Individuazione delle risorse del territorio soggette a modificazione che dovranno essere prese in considerazione nella valutazione e modalità per l’analisi del relativo stato di fatto. Per ogni sistema o sub-sistema ambientale, insediativo, infrastrutturale, di servizio o funzionale, oppure per ogni UTOE, il PS dovrà indicare le risorse che dovranno essere prese in considerazione nella valutazione degli effetti, specificando i livelli di criticità delle risorse soggette a modificazione e delle aree. Definizione degli obiettivi prestazionali e dei criteri e indicatori per la valutazione degli effetti. Per ogni sistema, o sub-sistema ambientale, insediativo, infrastrutturale, di servizio e funzionale, o per ogni UTOE si dovranno descrivere dettagliatamente gli obiettivi che si vogliono perseguire. Individuazione dell’ambito degli effetti, Analisi e descrizione dello stato delle risorse essenziali del territorio e delle invarianti strutturali. La valutazione strategica è quindi attribuita essenzialmente al PTC e al PS, per i quali le Istruzioni tecniche forniscono specifiche indicazioni per le procedure valutative. Il PTC deve fornire i criteri e i parametri per le valutazioni di compatibilità che dovranno essere utilizzati dalla Provincia e dai Comuni per assicurare la compatibilità delle azioni di trasformazione rispetto alle risorse essenziali. Il PS deve contenere una serie di valutazioni di tipo strategico tendenti a individuare le condizioni di compatibilità delle ipotesi di trasformazione rispetto alle risorse essenziali del territorio. Pertanto sono questi due strumenti che devono fornire sia i quadri conoscitivi e gli obiettivi prestazionali, sia i metodi e i criteri per la valutazione, che saranno applicati, con maggior dettaglio, agli strumenti operativi, alle valutazioni delle azioni di trasformazione contenute nella parte gestionale urbanistica e nei piani di settore comunali. Per le Istruzioni tecniche, le valutazioni operative non prendono in considerazione un atto di pianificazione territoriale nel suo insieme ma si applicano alle singole azioni di trasformazione 7 (art. 5, comma terzo). Esse hanno come esito l’eliminazione o la mitigazione degli effetti ambientali negativi. Queste valutazioni si applicano ad azioni non assoggettate ad ulteriore elaborazione urbanistica di dettaglio, indipendentemente dal piano o programma dal quale siano previste. Le valutazioni operative previste dalla LR 5/95, indispensabili per la legittimità dell’atto, sono le seguenti: - la valutazione, qualora sia dimostrata la necessità di nuovi impegni di suolo, delle dotazioni di infrastrutture e servizi da garantire per i nuovi insediamenti e gli interventi di sostituzione dei tessuti insediativi (art. 5, comma quinto), - la valutazioni degli effetti ambientali (art. 32), integrata, per quanto riguarda il programma integrato di intervento, dalle ulteriori valutazioni indicate all’art. 29, comma quarto. 1.2.4 La valutazione nella Legge regionale toscana 1/2005 Secondo la legge 1/2005, ai fini dell’effettuazione della valutazione integrata, forma oggetto di specifica considerazione l’intensità degli effetti collegati al piano, rispetto agli obiettivi dello sviluppo sostenibile, definiti dal titolo I, capo I, della stessa legge. Gli obiettivi cui fa riferimento la legge regionale sono: a) la conservazione, la valorizzazione e la gestione delle risorse territoriali ed ambientali, promovendo, al contempo, la valorizzazione delle potenzialità e delle tendenze locali allo sviluppo; b) lo sviluppo di un sistema di città equilibrato e policentrico, promovendo altresì la massima integrazione tra i diversi territori della Regione; c) lo sviluppo delle potenzialità (della montagna, della fascia costiera e) delle aree agricole nel rispetto delle esigenze di tutela ambientale ad esse peculiari; d) l’efficacia dei sistemi dei servizi pubblici e lo sviluppo delle prestazioni da essi derivanti; e) la maggiore sicurezza possibile delle persone e dei beni rispetto ai fattori di rischio connessi all’utilizzazione del territorio; f) una qualità insediativa ed edilizia sostenibile che garantisca: 1) la riduzione dei consumi energetici; 2) la salvaguardia dell’ambiente naturale; 3) la sanità ed il benessere dei fruitori; 4) l’eliminazione delle barriere architettoniche; 5) l’organizzazione degli spazi che salvaguardino il diritto all’autodeterminazione delle scelte. La legge regionale 1/2005 definisce le risorse essenziali del territorio (art. 3): a) aria, acqua, suolo e ecosistemi della fauna e della flora; b) città e sistemi degli insediamenti; c) paesaggio e documenti della cultura; d) sistemi infrastrutturali e tecnologici. La Valutazione integrata del Piano Strutturale Comunale, secondo la legge 1/2005, ha la finalità di verificare la conformità delle scelte di Piano agli obiettivi generali della pianificazione ed agli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo del territorio, definiti dai piani generali e di settore e dalle disposizioni di livello comunitario, nazionale, regionale e provinciale, permettendo di evidenziare i potenziali impatti negativi delle scelte operate e le misure idonee per impedirli, ridurli o compensarli. 8 1.2.5 La valutazione nel Regolamento attuativo dell’art. 11della Legge regionale toscana 1/2005 DPGR n.4R del 9 febbraio 2007 (BURT n. 2 del 14.2.2007) La valutazione integrata, definita dalla LR 1/2005 e disciplinata dal regolamento, comprende la valutazione ambientale degli strumenti della pianificazione territoriale di competenza comunale e provinciale e degli atti di governo del territorio di competenza dei comuni e le relative forme di consultazione in attuazione di quanto disposto dalla direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente. La valutazione integrata è il processo che evidenzia, nel corso della formazione degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti di governo del territorio, le coerenze interne ed esterne dei suddetti strumenti e la valutazione degli effetti attesi che ne derivano sul piano ambientale, territoriale, economico, sociale e sulla salute umana considerati nel loro complesso. Il processo di valutazione integrata comprende: a) la partecipazione di soggetti esterni all’amministrazione procedente e la messa a disposizione delle informazioni relative alla valutazione stessa; b) il monitoraggio degli effetti attraverso l’utilizzo di indicatori predeterminati; c) la valutazione ambientale di cui alla dir. 2001/42/ CE ove prevista. Il processo di valutazione ambientale costituisce, per i piani o i programmi rientranti nel suo ambito di applicazione, parte integrante del procedimento ordinario di approvazione. Il processo di valutazione integrata si svolge attraverso fasi, o può essere svolta in un’unica fase o in più fasi in relazione alla complessità del provvedimento oggetto di valutazione, motivandone la scelta nella relazione di sintesi. La relazione di sintesi è il documento che descrive tutte le fasi del processo di valutazione svolte in corrispondenza con l’attività di elaborazione degli strumenti della pianificazione territoriale o degli atti di governo del territorio e comprende: a) i risultati delle valutazioni territoriali, ambientali, sociali ed economiche e sulla salute umana, la verifica di fattibilità e di coerenza interna e esterna; b) la motivazione delle scelte fra soluzioni diverse o alternative, ove sussistenti; c) la definizione del sistema di monitoraggio finalizzato alla gestione dello strumento della pianificazione territoriale o dell’atto di governo del territorio e alla valutazione del processo di attuazione e di realizzazione delle azioni programmate; d) il rapporto ambientale contenente le informazioni di cui all’allegato 1 della dir. 2001/42/CE. La partecipazione è parte essenziale della valutazione e i suoi risultati devono essere presi in considerazione prima che il soggetto competente assuma le proprie determinazioni. 1.2.6 La valutazione nel nuovo Piano di Indirizzo Territoriale regionale L’efficacia e la messa in opera del PIT sono affidate alla coerenza dei livelli di governo territoriale e degli strumenti di pianificazione. La Regione cura la realizzazione dell’agenda strategica per lo sviluppo sostenibile del territorio toscano come definita nel Documento di Piano in modo che piani, programmi e linee di azione che investono il territorio o utilizzano comunque le sue risorse siano congruenti al perseguimento dei metaobiettivi e degli obiettivi correlati di cui si compone l’agenda statutaria del PIT e corrispondano alla valorizzazione di quelle capacità territoriali e funzionali della società toscana che gli stessi sistemi funzionali contemplano. La valutazione integrata e il monitoraggio degli effetti degli strumenti e degli atti di governo del territorio sono considerati “attività a presidio dell’efficacia” del PIT “e delle sue agende” statutaria e strategica. “Nell'espletamento delle attività di valutazione integrata e di monitoraggio, le Amministrazioni interessate si avvalgono delle fonti analitiche e documentarie relative alla contabilità e al bilancio ambientali, che le stesse ritengano metodologicamente più consone alla rilevazione dell'efficacia e della coerenza delle determinazioni e delle applicazioni dei rispettivi strumenti di pianificazione territoriale ed atti di governo del territorio. Inoltre le stesse Amministrazioni verificano la coerenza interna di tali strumenti e atti rispetto all'agenda statutaria e strategica” (art. 38 della Disciplina del PIT). 9 Ad una specifica attività di valutazione, il PIT affida un ruolo di messa in opera delle sue salvaguardie: si tratta della valutazione delle quote del piano regolatore generale comunale non attuate, da assoggettare a valutazione. Il primo comma dell’art. 36 della Disciplina del PIT dispone infatti come segue: “Le previsioni dei vigenti Piani regolatori generali e Programmi di fabbricazione riguardanti aree di espansione edilizia soggette a piano attuativo, per le quali non sia stata stipulata la relativa convenzione ovvero non sia stata avviata una specifica procedura esproriativa al momento ella entrata in vigore del presente Pit, sono attuabili esclusivamente alle seguenti condizioni: a) a seguito di esito favorevole della relativa valutazione integrata nel procedimento di formazione del Piano strutturale, per i Comuni che tale piano non abbiano ancora adottato; b) a seguito di deliberazione comunale che -per i Comuni che hanno approvato ovvero solo adottato il Piano strutturale – verifichi e accerti la coerenza delle previsioni in parola ai principi, agli obiettivi e alle prescrizioni del Piano strutturale, vigente o adottato, nonché alle direttive e alle prescrizioni del presente Piano di indirizzo territoriale.” Disposto che si trova anche nell’art. 6 del Regolamento regionale 3R emanato in attuazione del Titolo V della LR 1/2005. Recita detto articolo 6 come segue: “Il piano strutturale contiene il resoconto dello stato di attuazione dello strumento urbanistico vigente, e sottopone le relative previsioni insediative non attuate a valutazione integrata, nel rispetto delle disposizioni dell’articolo 11 della l.r. 1/2005, e del relativo regolamento di attuazione.. .omissis… Qualora dalla valutazione integrata …omissis… emergano, relativamente ad uno o più contenuti del piano strutturale, elementi di contrasto o di incoerenza, il piano strutturale stabilisce le conseguenti misure di salvaguardia, valide fino all’adeguamento del regolamento urbanistico” 1.3 L’ATTIVITÀ VALUTATIVA NEL PIANO STRUTTURALE La valutazione nel corso del processo di formazione del piano: • assume, attraverso il quadro conoscitivo, lo stato e le tendenze evolutive dei sistemi naturali e antropici; • assume gli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale, di tutela e valorizzazione paesaggistica e di protezione ambientale stabiliti dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale e dalla pianificazione degli altri Enti istituzionalmente competenti, nonché gli obiettivi che l’Amministrazione Comunale intende perseguire con il piano; • valuta gli effetti dei provvedimenti di tutela e degli interventi significativi di trasformazione del territorio previsti dal Piano; • identifica le misure idonee ad impedire o ridurre gli eventuali effetti negativi ovvero quelle idonee a mitigare o compensare gli impatti delle scelte di Piano; • formula le valutazioni in ordine alla sostenibilità ambientale e territoriale dei contenuti del PS, con l’eventuale indicazione delle prescrizioni, cui può essere condizionata l’attuazione di singole previsioni; delle misure e delle azioni funzionali al raggiungimento delle condizioni di sostenibilità indicate, tra cui la contestuale realizzazione di interventi di mitigazione e compensazione; • definisce gli indicatori, necessari al fine di predisporre un progetto di monitoraggio degli effetti del PS. Si può ricordare che, volendo tener conto dei compiti attribuiti dalla valutazione dalle già ricordate e precedenti normative regionali (LR 5/95 e soprattutto dalle Istruzioni tecniche (D.G.R. 1541/98) e dal Manuale per l’applicazione della valutazione pubblicato dalla Regione nel dicembre 1999), cui si può comunque far riferimento in assenza del regolamento regionale che dia vigenza alle 10 disposizioni della legge 1/2005, le attività valutative entro il PS dovrebbero comunque considerare l’esistenza nel piano di quanto segue: 1) le informazioni necessarie al soddisfacimento dell’obiettivo generale dello sviluppo sostenibile 2) gli elementi per la valutazione 3) il carico massimo ammissibile (LR 5/1995 art. 24 comma 3 lett c) - oggi LR 1/2005 art. 53 4) i criteri per la valutazione dei piani e dei programmi di settore di competenza comunale In altri termini, nei suoi diversi elaborati, il Piano strutturale deve contenere: 1- la conoscenza delle risorse territoriali sia naturali che essenziali e la individuazione del loro stato e delle criticità 2- la definizione degli elementi per la valutazione degli effetti 3- la definizione delle condizioni di compatibilità per il riuso o la riorganizzazione degli insediamenti e le infrastrutture esistenti prima di accedere a nuovi consumi di suolo 4 - la definizione dell’ambito al quale devono essere rapportate le varie trasformazioni previste e la definizione di condizioni di compatibilità per tali 5 - la definizione di criteri per la valutazione dei piani e programmi di settore comunali, aventi effetti sull’uso e sulla tutela delle risorse 6 - la determinazione dei limiti compatibili di sfruttamento delle risorse essenziali ai fini del dimensionamento previsto per le unità territoriali organiche elementari 7 - la definizione di criteri per l’attività di monitoraggio 1.4 I CONTENUTI DELL’ATTIVITÀ VALUTATIVA NEL PIANO STRUTTURALE DEL COMUNE DI CAPALBIO In riferimento a quanto fin qui illustrato, sulla base dei documenti di piano e della successiva schematizzazione delle azioni/obiettivi principali, la valutazione è stata articolata in due parti, una generale e una specifica. Nella parte generale viene sviluppata la valutazione complessiva del PS, sostanzialmente tramite analisi di coerenza e la verifica della presenza dei contenuti di sostenibilità del piano. In questa parte il piano viene “spacchettato”, e ogni sua componente è soggetta ad analisi di coerenza esterna e di coerenza interna tramite domande. La valutazione di legittimità consente di verificare la completezza degli elaborati e la rispondenza dei medesimi agli obblighi ad essi assegnati dalla legge 1/2005 o da atti di altri enti istituzionalmente competenti nel governo del territorio, per le loro specifiche competenze da rispettare nella formazione del piano. Nella parte specifica viene sviluppata la verifica di compatibilità delle previsioni del PRGC ancora non attuate rispetto ai nuovi contenuti della pianificazione strutturale comunale. 11 2. PARTE GENERALE 2.1 LA VALUTAZIONE DI LEGITTIMITA’ E DI SOSTENIBILITA’ Verifica di legittimità: contenuti del piano richiesti per legge La Lrt 1/2005 detta all’art. 53 i contenuti specifici del Piano strutturale, che sono: Articolo 53 - Piano strutturale 1. Lo statuto del territorio di cui all’articolo 5, contenuto nel piano strutturale, in relazione al territorio comunale, individua e definisce: a) le risorse che costituiscono la struttura identitaria del territorio comunale definita attraverso l’individuazione dei sistemi e dei sub-sistemi territoriali e funzionali; b) le invarianti strutturali di cui all’articolo 4; c) i principi del governo del territorio; d) i criteri per l’utilizzazione delle risorse essenziali nonché i relativi livelli minimi prestazionali e di qualità con riferimento a ciascuno dei sistemi territoriali e funzionali di cui alla lettera a); e) la disciplina della valorizzazione del paesaggio, nonché le disposizioni di dettaglio per la tutela dell’ambiente, dei beni paesaggistici e dei beni culturali in attuazione del piano di indirizzo territoriale e del piano territoriale di coordinamento ai sensi degli articoli 33 e 34; f) la rappresentazione delle aree e gli immobili dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi dell’articolo 32, comma 2. 2. Il piano strutturale delinea la strategia dello sviluppo territoriale comunale mediante l’indicazione e la definizione: a) degli obiettivi e degli indirizzi per la programmazione del governo del territorio; b) delle unità territoriali organiche elementari che assicurano un’equilibrata distribuzione delle dotazioni necessarie alla qualità dello sviluppo territoriale; c) delle dimensioni massime sostenibili degli insediamenti nonché delle infrastrutture e dei servizi necessari per le unità territoriali organiche elementari, sistemi e sub-sistemi nel rispetto del piano di indirizzo territoriale e del regolamento regionale, nonché sulla base degli standard di cui al decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444 (Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione di nuovi strumenti urbanistici e della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765) e sulla base e nel rispetto delle quantità complessive minime fissate dall’articolo 41 sexies della legge 17 agosto 1942 n. 1150 (Legge urbanistica) come da ultimo modificato dalla legge 24 marzo 1989, n. 122 d) delle aree di cui all’articolo 48, comma 4, lettera c) e all’articolo 51, comma 3, lettera b) con efficacia immediata; e) 2; delle prescrizioni per gli atti di cui all’articolo 52, comma 2 e degli atti comunali di cui all’articolo 10, comma f) dei criteri di individuazione delle aree connotate da condizioni di degrado; g) della disciplina della valutazione integrata ai sensi dell’articolo 14; h) delle misure di salvaguardia, di durata non superiore a tre anni, da rispettare sino all’approvazione o all’adeguamento del regolamento urbanistico. 3. Il piano strutturale contiene inoltre: a) il quadro conoscitivo idoneo a individuare, valorizzare o recuperare le identità locali integrandosi, a tale scopo con quello delle risorse individuate dal piano territoriale di coordinamento; b) la ricognizione delle prescrizioni del piano territoriale di coordinamento e del piano di indirizzo territoriale; c) i criteri per l’adeguamento alle direttive di urbanistica commerciale di cui all’articolo 48, comma 4, lettera e). 12 4. Le prescrizioni di cui al comma 2, lettera e) definiscono e individuano: a) le quantità, con riferimento alle unità territoriali organiche elementari, sistemi e sub-sistemi, da rispettare con il regolamento urbanistico, nonché i relativi livelli prestazionali da garantire nella progressiva attuazione della strategia di sviluppo territoriale; b) gli interventi da realizzare mediante i piani complessi di cui all’articolo 56; c) i criteri e la disciplina per la progettazione degli assetti territoriali. In sostanza il Piano strutturale è tripartito. Le tre componenti fondamentali sono il Quadro conoscitivo, lo Statuto, la Strategia. Tale articolazione è immediatamente rintracciabile nel Piano strutturale di Capalbio: - il quadro conoscitivo consiste in relazioni e tavole - lo statuto è contenuto nella Disciplina al Titolo II e graficizzato nelle tavole STA.01 e STA.02 - la strategia è contenuta nella Disciplina al Titolo III e graficizzata nelle tavole STRA1 e STRA2 Il Piano strutturale di Capalbio non individua interventi da realizzare mediante i piani complessi dell’art. 56 della Lr 1/2005 come definito alla lettera b) del comma 4 dell’art 53 della medesima legge. I criteri e la disciplina per la progettazione degli assetti territoriali sono desumibili dalle condizioni statutarie per sistemi e sottosistemi territoriali e funzionali (Disciplina Titolo II), dai limiti di attuazione definite per le Utoe (Disciplina Titolo III), dai criteri e indirizzi per la parte gestionale (Disciplina Titolo IV). Verifica della presenza dei contenuti di sostenibilità del piano I contenuti imprescindibili enucleabili dalla LR1/2005 perché lo strumento di pianificazione possa legittimarsi quale piano volto allo sviluppo sostenibile diventano i parametri di sostenibilità del piano medesimo. Tali contenuti sono rintracciabili nelle disposizioni generali valide per tutti gli strumenti di pianificazione territoriale e in quelli specifici dettati per il piano strutturale. Le disposizioni generali sono contenute nei primi quarantasette articoli della legge, dedicati a capisaldi del processo di pianificazione, comuni a tutti i livelli: - princìpi che vanno dal governo del territorio alle invarianti strutturali e alle risorse, allo statuto del territorio, componenti ugualmente presenti in ogni attività di governo, - competenze istituzionali, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, - distinzione fra strumenti e atti, con la completa scomparsa del Prgc, e l’introduzione di due livelli di attività delle amministrazioni, distinguendo pianificazione territoriale strutturale strategica (piano di indirizzo territoriale regionale, piano territoriale provinciale di coordinamento, piano strutturale comunale) e disciplina urbanistico edilizia finalizzata alla gestione ordinaria (regolamento urbanistico, regolamento edilizio, ma anche progetti pubblici e privati –piani attuativi, programmi integrati di intervento, programmi complessi, programmi di opere pubbliche), - un comportamento procedurale comune imperniato su valutazione e partecipazione, intese e composizione dei conflitti, - la fondamentale inclusione della valutazione nel processo di pianificazione, - le strutture e le attrezzature (collaborazione tecnica, sistema informativo), - le disposizioni generali per il patrimonio naturale e culturale, il patrimonio insediativo, il territorio rurale, che quasi richiamano contenuti di strumento più che definizioni legislative. 13 Gli articoli della LR 1/2005 dai quali si evincono i contenuti generali che danno al piano la sostenibilità nei termini impostati dalla presente valutazione sono gli articoli da 1 a 6. L’articolo 1 assegna al governo del territorio capacità di promozione dello sviluppo sostenibile, prescrivendo che le attività pubbliche e private che incidano sul territorio e l’utilizzazione delle risorse territoriali ed ambientali avvengano garantendo la salvaguardia e il mantenimento dei beni comuni, l’uguaglianza di diritti all’uso e al godimento dei beni comuni, pur nel rispetto delle esigenze legate alla migliore qualità della vita delle generazioni presenti e future. A tali fini i Comuni, le Province e la Regione, perseguono, nell’esercizio delle funzioni ad essi attribuite dalla legge: a) la conservazione, la valorizzazione e la gestione delle risorse territoriali ed ambientali, promuovendo, al contempo, la valorizzazione delle potenzialità e delle tendenze locali allo sviluppo; b) lo sviluppo di un sistema di città equilibrato e policentrico , promuovendo altresì la massima integrazione tra i diversi territori della Regione; c) lo sviluppo delle potenzialità della montagna, della fascia costiera e delle aree agricole nel rispetto delle esigenze di tutela ambientale ad esse peculiari; d) l’efficacia dei sistemi dei servizi pubblici e lo sviluppo delle prestazioni da essi derivanti; e) la maggiore sicurezza possibile delle persone e dei beni rispetto ai fattori di rischio connessi all’utilizzazione del territorio; f) la qualità insediativa ed edilizia sostenibile che garantisca: la riduzione dei consumi energetici; la salvaguardia dell’ambiente naturale; la sanità ed il benessere dei fruitori; l’eliminazione delle barriere architettoniche; l’organizzazione degli spazi che salvaguardino il diritto all’autodeterminazione delle scelte. Il conseguimento delle finalità dello sviluppo sostenibile è perseguito da tali Enti tramite gli strumenti della pianificazione e gli atti di governo (art.2) Le risorse essenziali del territorio sono considerate beni comuni (art.3) dei quali occorre garantire la tutela. Tali risorse sono: aria, acqua, suolo e ecosistemi della fauna e della flora; città e sistemi degli insediamenti;paesaggio e documenti materiali della cultura; sistemi infrastrutturali e tecnologici. Le condizioni d’uso delle risorse sono fissate dall’art. 3 ai commi 3,4,5: 3. Nessuna delle risorse essenziali del territorio di cui al comma 2 può essere ridotta in modo significativo e irreversibile in riferimento agli equilibri degli ecosistemi di cui è componente. Le azioni di trasformazione del territorio sono soggette a procedure preventive di valutazione degli effetti ambientali previste dalla legge. Le azioni di trasformazione del territorio devono essere valutate e analizzate in base a un bilancio complessivo degli effetti su tutte le risorse essenziali del territorio. 4. Fermo restando quanto disposto dal comma 3, nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali sono consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti. Essi devono in ogni caso concorrere alla riqualificazione dei sistemi insediativi e degli assetti territoriali nel loro insieme, nonché alla prevenzione e al recupero del degrado ambientale e funzionale. 5. I nuovi insediamenti e gli interventi di sostituzione dei tessuti insediativi sono consentiti solo se esistano o siano contestualmente realizzate le infrastrutture che consentono la tutela delle risorse essenziali del territorio. In tal senso sono comunque da garantire l’accesso ai servizi di interesse pubblico e le relative prestazioni. In particolare, devono essere assicurati i servizi inerenti: a) all’approvvigionamento idrico e alla depurazione delle acque; b) alla difesa del suolo, tale da tutelare le aree interessate da rischi di esondazione o di frana; 14 c) alla gestione dei rifiuti solidi; d) alla disponibilità dell’energia; e) ai sistemi di mobilità; f) al sistema del verde urbano. Gli articoli 4, 5 e 6 sono dedicati alle invarianti strutturali e allo statuto, componenti degli strumenti di pianificazione dei tre livelli istituzionali di governo del territorio. Lo statuto è definito dall’art 5 della LR 1/2005 come la componente del piano che assume e ricomprende le invarianti strutturali si cui all’art 4, quali elementi cardine dell’identità dei luoghi, consentendo in tal modo l’individuazione dei percorsi di democrazia partecipata delle regole di insediamento e di trasformazione nel territorio interessato la cui tutela garantisce nei processi evolutivi stabiliti dal piano lo sviluppo sostenibile Le invarianti strutturali sono definite dall’art 4 della LR 1/2005 come le risorse, i beni, le regole relative all’uso individuati nello statuto, nonché i livelli di qualità e le relative prestazioni minime da sottoporre a tutela al fine di garantire lo sviluppo sostenibile del territorio Si definisce prestazione derivante dalla risorsa essenziale il beneficio ricavabile dalla risorsa stessa, nel rispetto dei princìpi dello sviluppo sostenibile Ai sensi dell’art.6 della LR 1/2005 l’individuazione nello statuto delle invarianti strutturali costituisce accertamento delle caratteristiche intrinseche e connaturali dei beni immobili in esse ricompreso. Le conseguenti limitazioni alle facoltà di godimento dei beni immobili contenute nello statuto non danno luogo ad indennizzo. Le invarianti sono risorse, beni, regole prestazioni da sottoporre a tutela (art. 4). I limiti nell’uso di tali beni non danno luogo ad indennizzi (art. 6). Ai sensi dell’art 53 della LR 1/2005 lo statuto del piano strutturale individua e definisce quali componenti fondamentali per la sua validità ed efficacia: - le risorse che definiscono la struttura identitaria del territorio comunale definita attraverso l’individuazione dei sistemi e dei subsistemi territoriali e funzionali - le invarianti strutturali - i princìpi di governo del territorio - i criteri per l’utilizzo delle risorse essenziali nonché i relativi livelli minimi prestazionali e di qualità con riferimento a ciascuno dei sistemi e subsistemi territoriali e funzionali - la disciplina della valorizzazione del paesaggio nonché le disposizioni di dettaglio per la tutela dell’ambiente, dei beni paesaggistici e dei beni culturali in attuazione del Pit e del Ptc - le aree e gli immobili dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi dell’art 32 comma 1 Dunque, la legittimità e la sostenibilità del Piano vengono dimostrate, attraverso la presente attività di valutazione, laddove si trovino nel piano medesimo: - la conoscenza delle risorse finalizzata al loro corretto uso, - le condizioni per l’uso delle risorse - i limiti ai fini della tutela delle invarianti, - lo statuto quale “carta” del territorio della comunità locale. Le presenti attività di valutazione individuano nel Piano strutturale di Capalbio caratteri di 15 legittimità, di sostenibilità e di efficienza ambientale: • nel soddisfacimento di obiettivi di conoscenza ambientale, raggiunti tramite gli elaborati del Quadro conoscitivo; • nel soddisfacimento di obiettivi di tutela ambientale, trasformati in condizioni d’uso delle risorse fissati nello Statuto della Disciplina e nella cartografia relativa; • nella definizione di obiettivi ambientali per la trasformazione e negli indirizzi per la gestione di cui alla Disciplina; • nel coordinamento dei contenuti del Piano con altre azioni dell’Amministrazione, fra le quali rilevante è l’ottenimento della certificazione ambientale EMAS per l’intero territorio comunale programmata entro il 2008. La verifica di cui al presente capitolo si articola in modo tale da sottolineare i criteri di valutazione e il loro avveramento nei documenti di piano. I criteri sono formulati come domande. Le risposte, che sono esito dell’attività di valutazione, sono riportate di seguito alle domande, con altro carattere per la loro riconoscibilità 1 la conoscenza delle risorse territoriali, che fornisce le informazioni necessarie al soddisfacimento dell’obiettivo generale dello sviluppo sostenibile, coincide con il quadro conoscitivo del piano? Sì, il quadro conoscitivo è articolato in temi che consentono di apprezzare i diversi caratteri del territorio e lo stato delle risorse. Tali temi sono restituiti in elaborati cartografici e in relazioni. Le elaborazioni del quadro conoscitivo sono predisposte da diverse competenze disciplinari per le sezioni specifiche (agronomo, naturalista, geologo) e dall’ufficio di piano per quelle generali (vincoli, attuazione del PRGC, analisi del sistema insediativo) Si riporta l’elenco degli elaborati del quadro conoscitivo del Piano: RELAZIONI - Relazione Generale 1) il governo del territorio piano strutturale comunale 2) gli strumenti della pianificazione territoriale della Regione e della Provincia 3) i piani di settore della Regione e della Provincia 4) ricognizione dei vincoli e fasce di rispetto 5) piano regolatore generale vigente, varianti al P.R.G. e stato di attuazione del P.R.G. 6) Standard urbanistici D.M. 1444/1968 7) Relazione storica 8) Analisi demografica 9) Analisi del complesso delle attività economiche e produttive 10) Caratteri del paesaggio urbano e rurale documentazione fotografica 11) La Vegetazione 12) Relazione Agricolo – Ambientale: inquadramento economico del territorio rurale – analisi della risorsa idrica – caratterizzazione economico agraria - L’ambiente di Capalbio - Analisi del Sistema Insediativo CARTOGRAFIA 16 QUADRO CONOSCITIVO GENERALE QC.01 Carta delle ricognizioni delle azioni strategiche del PTC QC.02 Carta delle ricognizioni sul territorio e paesaggio del PTC QC.03 Carta dello stato di attuazione del PRG QC.04 Carta dello stato attuazione del PRG nei centri abitati QC.05 Carta dei vincoli in materia di beni culturali e ambientali- D.lgs 42/2004 QC.06 Carta del vincolo idrogeologico e delle aree percorse da fuoco L.r.t 39/2000 QC.07 Carta delle fasce di rispetto e di tutela QC.08 Carta di analisi morfologica del territorio: altimetria descrittiva QC.09 Carta di analisi morfologica del territorio: assolamento QC.10 Carta di analisi morfologica del territorio: acclività QC.11 Carta delle memorie storiche QC.12 Carta degli appoderamenti della riforma agraria e delle grandi aziende QC.13 Carta delle attività turistico-ricettive e ricreative QC.14 Carta del substrato infrastrutturale a supporto QC.15 Carta dell’uso del suolo QC.16 Carta della vocazionalità alle colture legnose agrarie QC.17 Carta delle aree vocate a colture ad alto reddito QC.18 Carta delle superfici boscate QC.19 Carta dello sviluppo economico-agrario QC.20 Carta pedologica QC.21 Carta delle Aree Protette QC.22 Carta delle reti ecologiche QUADRO CONOSCITIVO: COMPONENTE GEOLOGICA Relazione Geologica QC.G.01 Carta geologica QC.G.01.SZ Carta geologica – Sezioni geologiche QC.G.02 Carta litotecnica QC.G.03 Carta geomorfologia QC.G.04 Carta idrogeologica e della permeabilità QC.G.05 Carta idrologica QC.G.06 Carta del rischio idraulico, ex DCRT 230/94 QC.G.07 Carta della vulnerabilità della falda QC.G.08 Carta della pericolosità idraulica QC.G.09 Carta della pericolosità geologica 2 il piano contiene la definizione degli elementi per la valutazione degli effetti? Sì. Si intende per insieme di elementi per la valutazione degli effetti nel piano sia l’indicazione dell’obbligo di valutazione per alcune opere e interventi (art. 5 della Disciplina) sia l’elenco degli indicatori che serviranno anche per il monitoraggio, momento deputato per l’appunto alla valutazione degli effetti (art. 5 della Disciplina), sia i contenuti degli articoli 6 e 8 della Disciplina dedicati a Bilancio Ambientale Locale e a Criteri per il dimensionamento e le destinazioni d’uso. Dovranno essere utilizzati per la valutazione degli effetti in fase operativa del piano, assegnata al regolamento urbanistico, ai progetti pubblici e privati e ai piani di settore 17 comunale anche i Criteri per la valutazione dei piani e programmi comunali di settore nonché di interventi pubblici e privati di attuazione (art. 7 della Disciplina) e i contenuti del Titolo IV della Disciplina dedicato alle DISPOSIZIONI INTEGRATIVE di cui si riportano di seguito i titoli degli articoli. Difatti, gli effetti del Piano strutturale non sono dirette e immediate azioni ma per lo più le regole e gli interventi definiti dagli atti di governo. Il rispetto dei criteri dettati per gli atti di governo dal Piano strutturale sarà parte dell’analisi di coerenza e dell’attività di valutazione assegnata a tali atti e nel contempo rappresenterà valutazione degli effetti del piano strutturale medesimo. Disciplina Titolo IV Disposizioni integrative Capo I Criteri gestionali Art. 41 Criterio di continuità della gestione urbanistica Art. 42 Criterio di compatibilità Capo II Regole di gestione e indirizzi Art. 43 Indirizzi programmatici per l’attuazione del piano – perequazione Art. 44 Regole generali per gli interventi di saturazione, completamento e di sostituzione Art. 45 Regole generali per gli interventi di trasformazione Art. 46 Programma di sostenibilità Art.47 Disposizioni generali per la qualità degli insediamenti, per le attrezzature, i servizi, gli impianti e gli spazi pubblici e di uso comune, per il sistema della mobilità e accessibilità, e per il verde Art. 48 Disposizioni generali per la compatibilità ambientale degli interventi edilizi 3 il piano contiene la definizione delle condizioni di compatibilità d’uso delle risorse, che comprende anche gli indirizzi per il riuso o la riorganizzazione degli insediamenti e le infrastrutture esistenti prima di accedere a nuovi consumi di suolo? Sì. Il Capo III del Titolo II della Disciplina detta condizioni per l’uso delle risorse. Se ne riportano i titoli degli articoli. Titolo II - Capo III – Condizioni per l’uso delle risorse Art. 24 Criteri per l’utilizzazione delle risorse del territorio Aria, Acqua, Suolo e soprassuolo: sistemazioni del suolo agrario, aree boscate, aree con vegetazione assimilabile a quella forestale, modificazioni del suolo, caratterizzazione economico-agraria, Aree vocate all’ortoflorovivaismo, Sistema insediativo, Sistema infrastrutturale, Sistemi tecnologici Art. 25 Disciplina per la tutela e per la valorizzazione del paesaggio Art. 26 Disposizioni per la tutela dell’ambiente Aree a pericolosità geologica, aree a pericolosità idraulica e vulnerabilità idrogeologica, Aree dunali e costiere, Acque per la balneazione, Ecosistemi naturali 18 4 il piano definisce l’ambito al quale devono essere rapportate le varie trasformazioni previste e la definizione di condizioni di compatibilità? Sì. E’ l’Unità territoriale organica elementare come definito dall’art. 6 della Disciplina, che si riporta: Art. 6 Bilancio Ambientale Locale 1. Al fine di orientare il processo di gestione urbanistica coerentemente a quanto contenuto nel presente Piano, è definito il Bilancio Ambientale Locale (BAL) quale specifico strumento per la gestione delle risorse ambientali. 2. Mediante l’applicazione del BAL si potranno verificare le dotazioni di risorse, e individuare i consumi delle stesse e proporre le azioni che ne consentono un contenimento a vantaggio di un miglioramento della qualità ambientale. 3. L’unità territoriale sulla quale è applicato il BAL è l’Utoe. 4. Nella Relazione sulle attività di valutazione sono contenute schede per Utoe contenenti descrizione delle azioni di trasformazione, stato delle risorse e interventi di miglioramento delle loro prestazioni, stato delle conoscenze, criticità e valori delle risorse. 5. Ogni scheda è il BAL dell’Utoe. 6. Il Regolamento Urbanistico, gli atti di settore comunali, i progetti pubblici e privati dovranno approfondire e precisare il BAL ogni volta che saranno maturate le condizioni per rendere operativa un’azione di trasformazione, verificando contestualmente l’efficacia delle azioni di mitigazione che si rendessero necessarie. 5 il piano contiene la definizione di criteri per la valutazione dei piani e programmi di settore comunali, aventi effetti sull’uso e sulla tutela delle risorse? Sì. I Criteri per la valutazione dei piani e programmi comunali di settore nonché di interventi pubblici e privati di attuazione sono contenuti nell’art. 7 della Disciplina 6 il piano contiene la determinazione dei limiti compatibili di sfruttamento delle risorse essenziali ai fini del dimensionamento previsto per le unità territoriali organiche elementari (carico massimo ammissibile)? Il Piano contiene la definizione di limiti per lo sfruttamento delle risorse come segue: - ai fini della tutela dell’ambiente e del paesaggio il Piano introduce come limite la individuazione del sottosistema funzionale dell’ambiente e del paesaggio, ove sono indicate aree e beni a cui sono attribuiti valori naturalistici, paesaggistici, storico documentali, derivanti da leggi o da altri strumenti di pianificazione o dallo statuto del piano medesimo. Il concetto di limite sta nell’attribuzione a tali beni del rango di invariante e nella relativa apposizione di condizioni d’uso contenute nella Disciplina (artt. 20,21,22,23) - ai fini della tutela delle risorse naturali il Piano contiene specifiche conoscenze per le componenti geologiche idrogeologiche e idrauliche e relativa disciplina. Tali condizioni sono considerate limiti allo sfruttamento delle diverse risorse - ai fini dello svolgimento della valutazione degli effetti e del monitoraggio il Piano fissa indicatori di stato e indicatori di pressione delle risorse. Tali indicatori rendono possibile la misurazione qualitativa o quantitativa delle risorse e quindi sono da considerarsi limiti allo sfruttamento delle risorse medesime 19 - la strategia fissata per l’intero territorio comunale e per le singole Utoe ha tenuto conto di tali limiti, ossia delle generali condizioni di sostenibilità dello sviluppo, contenendo il dimensionamento, assegnando priorità al recupero piuttosto che al consumo di suolo, eliminando previsioni non attuate di Prgc che risultavano di alta pressione sulle risorse, attribuendo alle aziende agricole in via assoluta il ruolo di attori nell’uso del territorio rurale considerato risorsa agro-ambientale e paesaggistica, ammettendo il nuovo consumo di suolo entro interventi di crescita dei centri abitati, anche ai fini della caratterizzazione di ogni centro, vietando le lottizzazioni di tipo urbano in territorio rurale e nelle limitate addizioni di centri minori, e in generale vietando l’edificazione sparsa e diffusa diversa dal modello insediativo consolidato tipico dei diversi luoghi così come rilevato nel quadro conoscitivo del piano medesimo. 7 il piano contiene la definizione di criteri per l’attività di monitoraggio? Sì. Si leggano i commi 3 e 4 dell’art 2 sotto riportati: 3.Il Piano Strutturale ha durata a tempo indeterminato, ma è riferito a una previsione temporale di attuazione ventennale, durante il quale sarà sottoposto ad attività di monitoraggio. 4.Tali attività saranno svolte dall’Ufficio competente che ne informerà la Giunta e il Consiglio comunale, tramite relazioni biennali a partire dalla data di vigenza del Piano Strutturale. Inoltre, si veda l’art. 5 - Attività di valutazione e monitoraggio della Disciplina e nell’art. 6 ove sono dati indicatori per i sistemi definiti nell’art 5 Si riportano i commi 5 e 6 dell’art 5 della Disciplina: 5.Per le attività di monitoraggio, e in riferimento a quanto stabilito dall’art. 55 comma 7 della Lr. 1/2005 alla scadenza di ogni quinquennio dall’approvazione del Regolamento Urbanistico, il Comune redige una relazione sul monitoraggio degli effetti territoriali, ambientali, sociali, e economici e della salute umana. 6.Sulla base dell’insieme delle conoscenze acquisite nelle ricerche specifiche e specialistiche, attivate nell’ambito dell’elaborazione del Piano Strutturale, il monitoraggio si attua tenendo in considerazione i sistemi di risorse e gli indicatori ad essi connessi, qui di seguito specificati, e che costituiscono anche la base del Bilancio Ambientale Locale di cui all’art. 6 della presente Disciplina: - il sistema ambientale, con l’obiettivo di mantenere la biodiversità, considerata come dato fondamentale, attraverso le rilevazioni sull’uso del suolo, delle caratteristiche faunistiche e floristiche, delle aree considerate a rischio ambientale; - lo stato della risorsa acqua, che determina l’uso della risorsa idrica per fini civili, agricoli ed industriali e indica la necessità di adeguamento delle reti dell’acquedotto, di quelle fognarie, dei sistemi depurativi; rileva la presenza dei pozzi, soprattutto quelli a carattere idropotabile e definisce il mantenimento della permeabilità nonché il mantenimento qualitativo e quantitativo del sistema ambiente; - lo stato della risorsa aria, che tiene conto della rilevazione delle diverse fonti di inquinamento sia chimico sia fisico; - il sistema energia, che adotta modelli previsionali per descrivere i consumi energetici (elettrici o relativi a combustibili organici) in riferimento alle specifiche soluzioni tecnologiche, in primo luogo per gli edifici pubblici; - il sistema dei rifiuti, che considera le quantità dei rifiuti prodotti, normali e pericolosi, nelle diverse UTOE, anche con una esatta individuazione spaziale delle maggiori produzioni, finalizzata al potenziamento della raccolta differenziata. 20 8 il Quadro conoscitivo contiene: - esplorazioni sullo stato della pianificazione di altri Enti istituzionalmente competenti, sì da ricavarne le componenti da recepire nello statuto e/o nella strategia? Sì. Si trovano fra le attività di conoscenza. Si vedano la Relazione generale e le Tavole QC.01 e QC.02 e STRA.1 - la ricognizione dello stato di attuazione dei propri strumenti urbanistici ? Sì. Si trovano fra le attività di conoscenza. Si vedano la Relazione generale e le Tavole QC.03 e QC.04 - esplorazioni specifiche di carattere multidisciplinare, che costituiscono base per la sostenibilità ambientale, paesaggistica, territoriale, sociale ed economica delle scelte di Piano? Sì. Si trovano fra le attività di conoscenza. Si vedano la Relazione generale, la relazione sull’ambiente, L’analisi del sistema insediativo, il Dossier sul paesaggio, le Tavole da QC.08 e QC.22, la Relazione di incidenza - elaborati di sintesi e lettura interpretativa del territorio? No. L’interpretazione della conoscenza, svolta sì da ricavarne la sintesi dotata di efficacia ambientale e paesaggistica è lo Statuto, di cui la Disciplina contiene norme comportamentali e le tavole restituiscono l’articolazione in sistemi e sottosistemi territoriali, inoltre rispettando in ciò il dettato di legge. Si vedano gli articoli 10 e 11 della Disciplina (Sistemi territoriali dell’Ultima Maremma, dell’Etruria che diventa Toscana Sottosistemi territoriali dei rilievi boscati, della riforma agraria, della valle interna, della costa) gli articoli da 13 a 22 della Disciplina (Sistemi e sottosistemi funzionali) e le tavole STA.01 Carta dei sistemi, dei sottosistemi territoriali e delle invarianti strutturali STA.02 Carta del sottosistema funzionale dell’ambiente e del paesaggio. 9 le informazioni contenute nel quadro conoscitivo : - sono alla base della definizione dei limiti e delle condizioni d’uso delle risorse? Sì. Le condizioni d’uso delle risorse sono dettate dalla Disciplina a partire dalla ricognizione del loro stato. Fra elaborati descrittivi e grafici del quadro conoscitivo e elaborati dello statuto a cui corrispondono i limiti e le condizioni fissate dal capo III Titolo II della Disciplina vi è una diretta rispondenza, che si rileva anche nell’articolazione in sistemi e sottosistemi territoriali, per ognuno dei quali nei relativi articoli 10 e 11 della disciplina sono descritti e definiti, come risultanti dal quadro conoscitivo e come fissati dallo statuto: Morfologia Geologia e substrato litologico Idrografia Uso del Suolo Caratterizzazione agronomica Popolazione Attività economiche Valori ambientali Caratteri strutturali identificativi del paesaggio Caratteri strutturali ordinari del paesaggio Corrispondenza con unità di paesaggio del PTC Obiettivi statutari Indirizzi strategici - hanno permesso di redigere lo Statuto del piano, di affidare compiti di regolamentazione agli atti di governo del territorio? Sì. Per lo Statuto si veda quanto già detto nei precedenti punti. In generale si legga quanto riportato in estratto dall’art. 1 della Disciplina come segue: Il Piano Strutturale, in conformità a quanto disposto dagli artt. 52 e 53 della L.R.T. n. 1 del 3.1.2005, costituisce lo strumento di pianificazione dell’intero territorio comunale e, come tale: 21 - individua le risorse costituenti la identità del territorio comunale; - definisce le norme statutarie, i principi, le strategie e gli obiettivi della politica urbanistica del Comune di Capalbio, in coerenza con gli strumenti di pianificazione degli altri Enti istituzionalmente competenti sul territorio; - stabilisce i criteri, i limiti e le regole da seguire per i programmi, per i piani, ivi compresi quelli di settore, per le attività e per gli interventi pubblici e privati, attinenti all’assetto ed uso del territorio; - definisce le misure di salvaguardia da rispettare sino all’approvazione del Regolamento Urbanistico. Per la regolamentazione operativa affidata agli atti di governo si legga quanto estratto e riportato di seguito dall’art 2 della Disciplina (commi 1 e 2): 1.Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 53 della L.R.T. 1/2005 il Piano Strutturale: • ha valore di indirizzo o prescrittivo per gli atti di governo del territorio quali: il Regolamento Urbanistico (art. 55), i Piani Complessi di Intervento (art. 56), i Piani Attuativi (art. 65), nonché i Piani ed i Programmi di Settore, gli Accordi di Programma o altri atti della programmazione negoziata comunque denominati; • ha efficacia precettiva immediata per la salvaguardia e le azioni integrate dirette alla tutela ed alla valorizzazione delle risorse essenziali, nonché per le localizzazioni sul territorio degli interventi di competenza regionale, provinciale o di altri Enti istituzionalmente competenti per legge; • ha carattere precettivo immediato per le misure di salvaguardia. 2.Il Piano Strutturale contiene: • prescrizioni; • salvaguardie; • vincoli; • indirizzi. - - - - Sono “prescrizioni” tutte le disposizioni espressamente previste per gli atti di governo del territorio, nonché le localizzazioni sul territorio degli interventi derivanti da leggi, Piani e Programmi di Settore di Enti istituzionalmente competenti la cui efficacia immediata e prevalente sia dettata dalla legge. Sono “salvaguardie” le norme che stabiliscono, fino all’approvazione del Regolamento Urbanistico, i limiti per l’eventuale attuazione di interventi prevista da previsioni vigenti, e che, comunque, vietano interventi che contrastino con il Piano Strutturale. Sono “vincoli” quelli derivanti da leggi nazionali e regionali in materia urbanistica, paesaggistica, ambientale, geologica, idraulica, come rappresentati negli elaborati del Quadro conoscitivo del presente Piano, riferiti alla vincolistica. Sono “indirizzi” per la gestione urbanistica e per i progetti pubblici e privati le disposizioni contenute nel Titolo IV della presente Disciplina. 10 ci sono relazioni esplicite (e se sì in quali elaborati) con piani e programmi di natura generale e/ settoriale, e di livello diverso riferiti a diversi enti? Sì. Il Piano strutturale recepisce dal Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Grosseto le condizioni in esso contenute, con specifico riguardo alle Unità di paesaggio, alle Aree di rilevante pregio ambientale, ai criteri dell’evoluzione insediativa, alle disposizioni per il territorio rurale, alla difesa del suolo, alla tutela dei beni storici, all’ammissibilità degli interventi nella fascia costiera secondo l’articolazione in fasce territoriali (SA1 SA2 SA3 SA4 Schede del PTC). 22 Il Piano strutturale applica le salvaguardie dell’art. 36 primo comma del Piano di Indirizzo territoriale della Regione Toscana tramite la sezione specifica della presente attività di valutazione riferita alla valutazione delle previsioni di Piano regolatore generale comunale vigente non attuate. Il Piano strutturale contiene un dossier sul paesaggio e individua un sottosistema dell’ambiente e del paesaggio che contengono la ricognizione de beni tutelati in base al D.lg.vo 42/2004 in materia di beni culturali e di paesaggio, le aree di rilevante pregio ambientale definite dal Piano territoriale di coordinamento provinciale, aree di rilevante valore paesaggistico individuate dal piano strutturale medesimo al fine di contribuire, per la propria competenza, alla filiera degli strumenti di pianificazione con valore paesistico promossa dal piano di indirizzo territoriale regionale, anche in attuazione dell’intesa siglata fra Regione Toscana e Ministero dei Beni culturali e del Paesaggio per l’applicazione del Codice nazionale sul paesaggio. Il Piano strutturale tutela il patrimonio collinare e il patrimonio costiero, invarianti del Piano di indirizzo territoriale regionale, tramite condizioni specifiche quali il divieto delle lottizzazioni urbane in collina, l’ammissibilità solo di interventi di recupero nel centro storico collinare di Capalbio capoluogo, il divieto di edificazione nelle pendici collinari, la limitata crescita dei centri minori collinari escludendo forme di lottizzazione urbana, la soglia di superficie minima degli alloggi al fine di contenere il fenomeno della residenzialità stagionale, il divieto di accessibilità veicolare e la limitazione dell’accessibilità pedonale nell’ecosistema dunale, la tutela delle dune. Il Piano strutturale rispetta i limiti imposti dal Piano dell’Autorità di bacino ai fini della difesa del suolo. 11 ci sono relazioni esplicite (e se sì in quali elaborati) con piani e programmi di natura settoriale, complementari, per lo stesso ambito territoriale o più limitato (porzione fisica o tematica) di altri Enti o dello stesso Ente? Sì, per le aree di pregio paesistico come rilevato nel precedente punto, per quanto riguarda i rapporti fra Ps e Ptc provinciale; e per le aree a pericolosità idraulica e geologica per quanto riguarda i rapporti fra Ps e Piano dell’autorità di bacino. Si trovano sia nelle tavole di Quadro conoscitivo che nelle relazioni relative, che nello Statuto (tavole e Disciplina). 2.2 LA VALUTAZIONE DI COERENZA DEL PS Alcune note sul concetto di “coerenza” nella pianificazione territoriale. La coerenza è intesa come sistema di relazioni logiche. Si può affermare che maggiori sono le coerenze - maggiori sono le garanzie di successo - maggiori saranno le probabilità di efficacia. Essa aumenta anche le capacità di responsabilizzazione dei diversi attori coinvolti. Il concetto di coerenza nelle analisi sociali, economiche, ambientali e in generali territoriale è ambiguo e malamente definito a causa della molteplicità di interessi coinvolti, anche contradditori e conflittuali, del trascorrere del tempo e delle condizioni di incertezza che non permettono di predire con sicurezza i risultati che si vogliono raggiungere. In generale, nella pianificazione, il termine evoca la possibilità di trovare e descrivere una logica nelle azioni, la consistenza delle decisioni agli obiettivi, l’assenza di contraddizioni, e, a volte, 23 anche la stabilità (minimizzazione dei cambiamenti) nel tempo. Ma è evidente che più complesso è il piano, più soggetto a cambiamenti l’ambiente, più aperta è la società, più ampia la gamma di obiettivi che il piano vuole perseguire, più difficile trovare la coerenza tra le politiche e le azioni che costruiscono il piano. In una prospettiva valutativa il termine coerenza ha senso se si combina obiettivi definiti in modo non ambiguo; ma anche quando ciò si presenta, il modo con cui viene realizzato il programma può non essere giudicato coerente, perché ci può essere conflitto tra gli interessati in merito alla visione del mondo, all’interpretazione dei fatti, alla propensione al rischio, o perché manca evidenza nella via migliore per raggiungere i risultati. La domanda di coerenza è propria del piano (non è dato come piano un corso d’azioni deliberatamente contraddittorio e “incoerente), ma una semplicistica visione della coerenza, non sostenuta da una qualche forma forte di evidenza, mina la credibilità del piano. Nel piano strutturale, che per sua natura combina prospettive e visioni con azioni di vario tipo tramite un sistema di obiettivi prestabilito proiettato nel medio e lungo periodo, il rischio di incoerenza è più forte che nei piani operativi; dal che la generale attenzione che in questi piani è portata alla valutazione della loro coerenza, tanto interna, rivolta cioè alla consistenza logica e sostanziale tra azioni e obiettivi, che esterna, cioè la relazione tra il piano e il sistema della pianificazione in cui è inserito. La valutazione della coerenza per il piano strutturale pone due questioni principali: - la definizione di coerenza, ovvero quando un piano, politica o azione può dirsi coerente e quando invece è incoerente, - quale tipo di coerenza prendere in considerazione. Il primo aspetto considera il fatto che, per ragioni teoriche e pratiche molto consistenti, è impossibile trovare o perseguire in un piano l’assoluta coerenza, ma che ci si deve accontentare di una coerenza approssimata. In questa prospettiva, occorre distinguere tra la incoerenza non necessaria e l’incoerenza non intenzionale (Piccioto, R,, Policy Coherence and Development Evaluation. Concepts, Issues and Possible Approaches, OECD, 2004). La incoerenza non necessaria consiste nel formarsi di decisioni che sono inefficienti dal punto di vista del piano, in circostanze dove si possono dimostrare fattibili risultati efficienti; è quindi una questione di incompetenza. Un problema di questo tipo può essere valutato con analisi rigorose in grado di mettere in luce i contenuti che sottendono gli enunciati, le relazioni causali, così via. L’incoerenza non intenzionale può presentarsi a causa di fattori fuori dal controllo del pianificatore e in questi casi la mancanza di coerenza può essere voluta e addirittura necessaria per raggiungere risultati accettabili (per esempio, quando occorre superare conflitti tra diversi obiettivi). In altre parole, l’incoerenza tra gli elementi del piano strutturale può derivare tanto da ignoranza, incompetenza e azioni deliberate volte a perseguire risultati diversi da quelli enunciati, che da una esplicita decisione del pianificatore che perseguendo l’incoerenza ritiene di raggiungere risultati migliori. La valutazione di coerenza del PS richiede di mettere in luce ambedue le situazioni prospettate per aumentare i livelli di trasparenza e di responsabilizzazione espressi dal piano. Il secondo aspetto riguarda invece la dimensione su cui sviluppare l’analisi di coerenza. Si definiscono i seguenti tipi di coerenza: Coerenza esterna verticale: verifica l’esistenza di relazioni : 24 - - tra piani e programmi di livello diverso, di natura generale, riferiti ad ambiti territoriali diversi e più ampi. Permette di misurare il grado di coordinamento tra politiche gerarchicamente organizzate se non altro per la diversità di scala coinvolta, comunali, provinciali e regionali; tra piani e programmi di medesimo livello, di natura generale, di ambiti territoriali diversi, ma di altri Enti di pari rango Coerenza esterna orizzontale: verifica l’esistenza di relazioni tra piani e programmi per lo steso ambito territoriale o più limitato (porzione fisica o tematica) di altri Enti o dello stesso Ente. Verifica quindi la compatibilità con piani e programmi di natura settoriale, permette di misurare il grado di coordinamento tra politiche settoriali e dunque complementari e di pari livello. Coerenza interna verticale: tra le componenti strutturali del piano (derivanti dal quadro conoscitivo e dal rapporto ambientale) e gli obiettivi strategici del piano (politiche); tra gli obiettivi strategici del piano e gli strumenti approntati dal piano per il raggiungimento degli obiettivi (azioni, indirizzi, vincoli, condizioni). Coerenza interna orizzontale: ha anche funzione di eliminare ridondanze oltre che le contraddizioni, verifica tra obiettivi specifici e strumenti approntati dal piano per il loro raggiungimento rispetto a un medesimo obiettivo strategico generale. In fase di monitoraggio questo tipo di analisi permette di valutare la coerenza tra obiettivi / azioni / risultati effettivamente raggiunti. In sintesi si individuano: 1. coerenza tra obiettivi e azioni propri del piano (coerenza interna del PS) 2. coerenza tra i contenuti del PS e i contenuti del RUC (coerenza interna verticale del livello comunale di governo territoriale) 3. coerenza del PS con altri piani e programmi dell’Amministrazione comunale (coerenza interna orizzontale del livello comunale di amministrazione) 4. coerenza tra il PS e i piani di altri Enti istituzionalmente competenti (coerenza esterna verticale) 5. coerenza per PS con piani e i programmi di amministrazioni di pari livello (coerenza esterna orizzontale) Ai fini della valutazione del Piano Strutturale del Comune di Capalbio è stata effettuata: • la valutazione di coerenza esterna del PS con PIT e PTCP • la valutazione di coerenza interna del PS 2.2.2 LA VALUTAZIONE DELLA COERENZA ESTERNA DEL PS La presente valutazione di coerenza del Piano strutturale di Capalbio ha un carattere prettamente sperimentale ed un obiettivo di natura cooperativa: mettere in rilievo il grado di connessione esistente con gli strumenti di pianificazione territoriale degli altri Enti istituzionalmente competenti definiti dalla LR 1/2005. 25 Per questo gli strumenti presi in considerazione sono il Piano di indirizzo territoriale della Regione Toscana adottato con D.C.R. n. 45 del 4 aprile 2007, e il Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Grosseto, vigente. Gli atti considerati sono il Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) ndella regione Toscana approvato con DCR 72/2007 e il Piano Territoriale di Coordinamente (PTC) della Provincia di Grosseto, vigente. Per questo tipo di valutazione, il diverso stato di formalizzazione dei piani non è un limite di particolare peso, perché la coerenza assolve a un duplice significato: di verifica a valle delle connessioni che esistono in un indirizzo testuale già formalizzato in una relazione scritta con l’obiettivo di rispettarne il senso; di anticipazione a monte delle connessioni che si possono intravedere in un indirizzo testuale (politico, pianificatorio e strumentale) reso pubblico seppur ancora in formazione, con l’obiettivo di carpirne anticipatamente il senso prospettico. L’aspetto procedurale della coerenza è rilevante: non può essere affidata ad una semplice descrizione, ma va costruita e dimostrata attraverso un procedimento comparativo fissato in tavole di sintesi che riportano la fonte primaria dei documenti utilizzati, le parole chiave o i concetti che entrano in gioco nella valutazione ed infine il significato “stretto” che ad essi è associato, rilevabile dalla stessa fonte. Per tali motivi la coerenza è espressa tramite una scala di valori che in genere ha quattro livelli: coerenza Forte: quando esiste un nesso stretto, robusto e resistente tra temi guida e loro significato coerenza Debole: quando esiste un nesso lasco e fiacco tra temi guida e loro significato coerenza Nulla, quando non esiste nessun nesso tra temi guida e loro significato, o meglio un tema e il suo significato è indifferente coerenza Divergente, quando il nesso, indipendentemente dall’intensità, è in contrasto con un tema guida e il suo significato. A valle della selezione dei temi guida e del loro significato, e dopo la scelta della scala dei valori con la quale operare la comparazione, è possibili costruire le matrici comparative. Nel caso della valutazione del Piano strutturale di Capalbio, il testo di riferimento è stata la Disciplina e, in maniera specifica, lo Statuto e la Strategia ivi contenuti. I temi guida e il loro significato che il piano affida a loro sono riportati nella Tavola 1. I documenti da comparare sono stati: - - tabella 1 - la tabella della strategia comunale di governo territoriale, contenuta nell’art. 27 della Disciplina del Piano strutturale di Capalbio; tabella 1 bis temi guida del Piano strutturale di Capalbio; tabelle 2 e 3 - il Documento di piano del Piano di indirizzo territoriale dal quale sono stati estrapolati i «metaobiettivi», cioè quelli che sono considerati i “discrimini essenziali” del governo del territorio in Toscana. Che è come dire: le sue scelte “imprescindibili”», riportati in sintesi nella Tavola 2; nonché i «sistemi funzionali», con i quali il Pit «sintonizza il perseguimento dei propri metaobiettivi e dunque il proprio specifico disegno territoriale»; tabella 4 - le Norme del Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Grosseto, dal quale sono stati estratti le finalità e i contenuti generali (art.2 Norme PTC),le norme statutarie secondo la loro definizione contenuta nell’art. 3 e nell’art. 5 delle Norme, che è data per ogni risorsa territoriale nel proseguo delle Norme medesime. 26 Il lavoro è concluso con il confronto fra strategia di governo territoriale comunale del Piano strutturale e sistemi funzionali del Pit, tramite 3 matrici (contrassegnate dalle lettere A, B e C) riportanti i nessi di coerenza tra gli obiettivi statutari del Piano strutturale di Capalbio e quelli del Pit regionale e del Ptc provinciale. Per tali elaborazioni è stato utilizzato il Pit regionale adottato con DCR 45/2007. Il presente capitolo si chiude, comunque, anche con la comparazione di coerenza fra il Ps di Capalbio e il Pit regionale vigente, sì da rispettare il disposto del comma 6 dell’art. 1 della DCR 12/2000. Il PIT adottato dal Consiglio Regionale toscano con atto deliberativo n. 45/2007 Il PIT approvato con DCR 72/2007 Il nuovo Pit regionale è inteso non come mero aggiornamento del Pit vigente, ma come atto che vuole vuole contribuire a una stagione innovativa nelle politiche pubbliche della Regione Toscana, un Piano che assume una forte e specifica “dinamicità” sulla base di un solido e durevole spessore “strutturale”, nel senso che al Piano conferisce la norma della legge 1/2005. Un piano strutturale e dinamico sia come “postulato”, sia come “strumento”, sia come “obiettivo” di governo Seguendo il Documento di Piano dal quale sono estratte le affermazioni virgolettate, notiamo che il nuovo Pit assume un concetto di territorio quale bene pubblico, ambiente della produzione locale di ricchezza e della sua funzionalità collettiva. In sintesi: “Il territorio toscano è l’insieme delle propensioni soggettive, dei funzionamenti collettivi, e delle tante e multiverse “capacità” individuali e sociali che esso contiene ed esprime”. Pertanto il governo del territorio è pubblico, e “il governo pubblico del territorio è agire politico e amministrativo, che investe e permea di sé l’insieme del “far politiche” regionali e locali, e che si avvale, allo scopo, di uno strumentario molteplice ma integrato” e ancora “il governo del territorio è una sfera essenziale dell’azione politica locale e regionale, che attraversa e integra il pubblico amministrare. Nel quale è il piano pubblico che alimenta e orienta la progettualità sia privata che pubblica allo scopo della propria stessa messa in opera” . Infine “il governo del territorio come mutuo riconoscimento e come reciproca coerenza tra politiche settoriali e regolazione territoriale. Nel governo del territorio, cioè, occorre correlare il dinamismo dell’iniziativa economica privata (necessaria alla redditività e alla solidità del lavoro e dell’impresa e dunque alla sostenibilità finanziaria del sistema), la funzionalità sociale (conseguente ad un sistema di welfare inclusivo e necessario alla capacità integrativa della comunità regionale) e la funzionalità ambientale (necessaria alla conservazione attiva del patrimonio dei beni naturali essenziali, e dei valori paesaggistici e storico-artistici della collettività)”. Il nuovo Pit supera la divisione in quattro Toscane del Pit del gennaio 2000 vigente, e indica una visione integrata: la moderna Toscana rurale e la Toscana urbana. Territorio rurale urbanizzato storicamente e policentrismo urbano sono caratteri fondativi dei quali il Pit individua capisaldi (invarianti strutturali) e obiettivi statutari: Primo metaobiettivo: Integrare e qualificare la Toscana come “città policentrica”- 1° obiettivo conseguente: potenziare l’accoglienza della “città toscana” mediante moderne e dinamiche modalità dell’offerta di residenza urbana; 2° obiettivo conseguente: dotare la “città toscana” della capacità di offrire accoglienza organizzata e di qualità per l’alta formazione e la ricerca ; 3° obiettivo conseguente: sviluppare la mobilità intra e inter-regionale; 4° obiettivo conseguente: sostenere la creatività come qualità della e nella “città toscana”; 5° obiettivo conseguente: attivare la “città toscana” come modalità di governance integrata su scala regionale Secondo metaobiettivo - Sviluppare e consolidare la presenza “industriale” in Toscana Terzo metaobiettivo - Conservare il valore del patrimonio territoriale della Toscana: 1° obiettivo conseguente: tutelare il valore del patrimonio “collinare” della Toscana; 2° obiettivo conseguente: tutelare il valore del patrimonio costiero della Toscana La strategia del Pit segue un filo rosso, quello del contrasto alla rendita. 27 Con il Pit la Regione costruisce la propria agenda strategica attorno ad una serie di “sistemi funzionali” con i quali pone in sintonia sia il perseguimento dei propri metaobiettivi e dunque il proprio specifico disegno territoriale sia la costruzione di quest’ultimo con le opzioni programmatiche generali della Regione Mediante i sistemi funzionali del Pit, i singoli piani strutturali, a livello municipale e provinciale, potranno definire, in funzione dei propri obiettivi programmatici e in coerenza a quelli che compongono la più generale agenda programmatica regionale, con quali finalità e modalità il governo del territorio dovrà adempiere la propria missione. A questo scopo, i sistemi funzionali, a) definiscono un insieme di azioni strategiche che integrano il Pit e il portato dei suoi metaobiettivi, nella programmazione regionale, individuandone le relazioni e i collegamenti con le scelte del Prs e con quelle, successive, delle programmazioni settoriali, e costituiscono la trama propositiva, programmatica, progettuale e valutatoria tanto delle opzioni operative del governo regionale del territorio quanto di quelle dei governi locali, ponendoli nelle condizioni di valutarne la coerenza rispetto agli indirizzi regionali b) fanno da “ponte” fra la lettura territoriale delle scelte di fondo dello sviluppo regionale, riassunta nell’indicazione dei metaobiettivi, e la progettualità che deriva dalle scelte di legislatura indicate dai Progetti integrati del Prs. Si viene così a determinare un “incrocio” fra governo del territorio e direzione della programmazione strategica dello sviluppo. Incrocio che costituisce il terreno sul quale costruire il processo di valutazione integrata I sistemi funzionali sono: La Toscana dell’attrattività e dell’accoglienza. “Attrazione e accoglienza sono insieme, ed in maniera complementare, due concetti che si rifanno direttamente all’obiettivo del Prs di “aprire” la Toscana verso il mondo” dove “Attrarre significa avere specificità, risorse e qualità che hanno un valore riconoscibile nel resto del mondo”. La Toscana delle reti, che “ una regione che sviluppa le funzioni avanzate, che cerca di radicarle nei diversi territori e di diffonderle nei diversi settori” La Toscana della qualità e della conoscenza, dove la qualità è il carattere fondamentale, “quasi costituente, del modo di essere della Toscana. E’ nello stesso tempo la principale opportunità ma anche il principale vincolo al tipo di ruolo che la regione vuol giocare nel contesto globale, sia nell’area economico-competitiva sia, in maniera più estesa, nelle aree non strettamente economiche. La qualità è una opportunità in quanto consente alla regione di sfruttare l’immenso patrimonio di risorse umane, ambientali e tecnologiche che la caratterizzano e che sono adeguate alla valorizzazione di nicchia, alla personalizzazione della risposta e alla produzione su misura in piccola scala e non solo alle attività legate alla standardizzazione dei processi e alla produzione di volumi elevati e di gamme ampie.” La Toscana della coesione sociale e territoriale, un quadro ove si tratta di perseguire ”uno sviluppo che deve essere in grado di responsabilizzare i gruppi dirigenti locali, di valorizzare le risorse specifiche e di innalzare le capacità del sistema locale: fra le quali deve essere considerata anche la capacità di attrazione di soggetti innovativi esterni (che spesso, oltre a interventi diretti per lo sviluppo, sono importanti per rompere lo status quo degli equilibri di potere locali non sempre favorevoli al dinamismo)”. Il Pit vuole contribuire al rafforzamento di questo processo di coesione sia perseguendo una conservazione - appunto - “attiva” del patrimonio territoriale e del suo valore, sia una conseguente e generalizzata attività di pianificazione territoriale ad ogni livello di governo tale da favorire innovazione e attrattività di nuove figure imprenditoriali, sia, e ancor di più, una collaborazione istituzionale per integrare l’intervento pubblico a favore dello sviluppo locale e regionale. La 28 collaborazione istituzionale può essere infatti l’elemento che relaziona gli obiettivi locali con gli obiettivi regionali e che, di conseguenza, integra gli strumenti di intervento non in una visione di tipo compensativo ma piuttosto in una visione proattiva per uno sviluppo qualificato.” Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Grosseto Il PTC rappresenta, secondo l’art. 16 della L.R. 5/95, legge in vigenza della quale si è formato e approvato il PTC della Provincia di Grosseto, (la Provincia di Grosseto è dotata di un P.T.C. vigente, approvato il 7 aprile 1999) lo strumento di programmazione con il quale la Provincia esercita, nel governo del territorio, un ruolo di coordinamento programmatico e di raccordo tra le politiche territoriali della Regione e la pianificazione urbanistica comunale. Gli indirizzi e le prescrizioni del PTC costituiscono pertanto il riferimento principale per la formazione e l’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali (art. 16 L.R. 5/95, salvo quanto previsto dall’articolo 11 quarto comma L.R. 5/95). Gli indirizzi hanno valore orientativo per la pianificazione comunale, al fine di favorire il conseguimento degli obiettivi espressi dal P.T.C.P. Le strategie costituiscono il riferimento specifico per l’accertamento di compatibilità tra P.T.C.P. e Piano Strutturale e sono conseguenti al livello di definizione delle conoscenze delle risorse essenziali del territorio. Vincolante per le finalità di tutela ambientale e paesaggistica risultano le condizioni statutarie espresse dalle Norme del PTC. Il P.T.C. della Provincia di Grosseto si articola in due parti: A) una data dalle norme dello Statuto e del Codice finalizzate alla tutela delle risorse naturali ed essenziali del territorio. La rappresentazione dell’intero territorio provinciale in Unità di Paesaggio vi è direttamente correlata; B) una data dalle azioni strategiche, correlate alla definizione delle Città, specificatamente caratterizzate dal PTC ma non puntualmente riferibili a confini amministrativi. Le politiche territoriali del PTC sono: • Equilibrio dello sviluppo tra costa ed entroterra; • Sviluppo diffuso su tutto il territorio provinciale; • Valorizzazione delle risorse ambientali. Articolate per risorse, le Norme del PTC delineano due principali sistemi: - il Sistema Ambientale, per il quale sono date regole ed azioni ai fini della conservazione delle relazioni fra la qualità delle risorse naturali e il diffuso valore paesistico del territorio; - il Sistema Insediativo, ove si riconoscono obiettivi di riequilibrio, per contrastare i degradi socioeconomici causati dall’abbandono delle aree interne, e per abbassare la pressione e i carichi urbanistici sulla costa, Sistemi e Unità di Paesaggio coprono l’intero territorio comunale. Capalbio è interessato dalle seguenti Unità di paesaggio: CP3.2 La Valle del Medio Albegna - Collina coltivata, con boschi - Ampio comprensorio collinare con diffusa presenza agricola che si riferisce al bacino dell’alta valle del Fiora e dell’Albegna e all’Agro di Manciano, Murci e Poggioferro; R11.1 Le Colline di Orbetello- Rilievi costieri boscati- Insieme di colline di natura calcarea, salvo Le Forane (conglomerati oligocenici) e Caplbiaccio (presenza di travertino). Diffusa presenza di fenomeni carsici e numerosi insediamenti archeologici. R11.2 Le Colline del Tiburzi - Collina boscata - Esteso sistema di rilievi quasi interamente ricoperti di boschi e macchie con specie mediterranee. Paesaggio caratterizzato dalla quercia. Valori 29 naturalistici diffusi. L’antico centro di Capalbio, arroccato tra i boschi alla sommità del pendio entro una cerchia di mura quattrocentesche, ha un eccezionale valore paesistico, sia per la percezione dal fondovalle che per la qualità del tessuto e delle emergenze storiche CP4: Territorio di bassa collina, in parte pianeggiante, che raccorda la piana di Capalbio con le colline interne. Permangono tratti boscati con specie mediterranee. Tra le colture emerge l’oliveto. Resti di ville romane e ruderi medievali. I pochi nuclei sorgono a mezzacosta e sono uniti da una rete discontinua di percorsi di crinale e controcrinale Pi.4 - Territorio pianeggiante con sensibili ondulazioni. Suolo fertile con elevata potenzialità agricola. Paesaggio rurale, con trama insediativa a reticolo. Tracce della centuriazione e ruderi di ville di epoca sillana nella parte settentrionale. Percorsi rettilinei e di modeste dimensioni: tracciati dell’Aurelia (2 corsie) e della ferrovia distanziati e divergenti; strada pedecollinare e rete di penetrazione sviluppata. Sistema insediativo prevalentemente a base di nuclei di modesta consistenza, concentrati nella fascia tra Aurelia e ferrovia (centri dell’ex Ente Maremma) C4.1 - La Tagliata: Costa bassa scarsamente antropizzata. Torri costiere presso la Tagliata e a Macchiatonda. Altrove, edifici rurali senza pregio, impianti di acquacoltura, edifici balneari precari. Percorsi sterrati e tracciato ferroviario come margine a monte. C4.2 - Il Lago di Burano: Area litoranea umida con lago in fase di ritrazione (Riserva Naturale dello Stato), residuo di una più ampia palude bonificata tra l’’800 e il ‘900. Formazione olocenica recente con abbondanza di sabbie ferrifere. Equilibrio idraulico storicamente problematico Tombolo con macchia mediterranea (Junipherus macrocarpo, Junipherus phoenicea, Olea oleaster, Myrtus communis, Pistacia lentiscus, Quercus ilex etc.) e radure a vegetazione erbacea (Carex chaetophylla, Trifolium cherleri, Romulea columnae, Tillaea muscosa etc.). Nelle basse acque del lago e nei chiari circostanti caratteristiche formazioni vegetali (Ruppietum phragmitetum, Scirpatum maritimi, Claudietum merisci etc.) e abbondante fauna ittica. Lungo le sponde, specie poco comuni di mammiferi e avifauna migratoria (cormorano, airone bianco maggiore, fenicottero). Resti di civiltà villanoviana. Al centro della sponda lacustre, presso l’emissario, la Torre di Buranaccio, risalente allo Stato dei Presidî, è l’unica presenza insediativa storica. L’unica strada e la ferrovia accostate delimitano l’area dall’entroterra parallelamente alla linea di costa. C4.3 - Le Dune del Chiarone: Costa agricola, paesaggio di bonifica. Area pianeggiante protetta dal sistema dunale. Spiaggia sabbiosa, accessibile solo mediante un sentiero e attraverso uno stabilimento balneare, unica presenza insediativa sul litorale. Fascia retrostante originariamente paludosa, oggi intensamente coltivata. Paesaggio contraddistinto dai segni della bonifica (presenza di idrovore) e caratterizzato in particolar modo dalla maglia rigorosamente ortogonale dei canali. L’unica strada e la ferrovia accostate delimitano l’area dall’entroterra parallelamente alla linea di costa. Ai fini del coordinamento delle azioni strategiche, invece, sono individuate sette “Città” (termine metaforico): – La “Città” della Città – La Città sul Golfo del Ferro – La Città d’Acqua e Pietra – La Città del Tufo – La Città intorno alla Vetta – La Città sotto i Boschi – La Città dei Poderi Ciascuna “Città” costituisce un’ "entità territoriale" espressione di tutti i Comuni che ne fanno parte. L’insieme delle porzioni di Comuni di ciascuna “Città” è deputato ad azioni autonome e di coordinamento reciproco anche con i Comuni limitrofi di altre "Città" per la gestione di particolari attività e servizi. 30 TABELLA 1 – Comune di Capalbio – Piano strutturale Disciplina art. 27 AMBITI AMBITI TEMATICI STRATEGICI D’INTERVENTO GENERALI 1. sviluppo dei 1.1 servizi servizi e funzionalità del territorio OBIETTIVI STRATEGICI AZIONI E LUOGHI 1.1.1 aumento dei Miglioramento delle servizi infrastrutture di base a Capalbio capoluogo: interramento linee Telecom ed Enel, rifacimento acque-dotto e fognature, fornitura GPL alle abitazioni, ripri-stino antica pavimentazione. Miglioramento infrastrutture di base a Capalbio Scalo e nelle frazioni minori Aumento della dotazione dei servizi qualificando i centri abitati: - aumento dei servizi agli anziani: residenza per anziani a Borgo Carige - aumento della dotazione scolastica: biennio scuola superiore a Capalbio Scalo asilo nido a Borgo Carige - Bimbangolo a Borgo Carige - sala della Musica a Borgo Carige 1.1.2 integrazione - Centro Culturale Ex di servizi Comune- Capoluogo (Biblioteca, sala conferenze, sede Filarmonica e Comitato Contrade) Potenziamento offerta sportivo-ricreativa presso gli impianti esistenti Potenziamento area protezione civile -realizzazione nuova sede Ass. “La Racchetta” Polo Sanitario a Borgo Carige Nuova sede Polizia Stradale Edilizia sociale come quota di ogni intervento Peep Utilizzo di aree pubbliche comunali o in corso di acquisizione – Selva Nera – Borgo Carige - Capalbio Scalo - PEEP in località Torba da acquisire 31 1.2 miglioramento 1.2.1 possibilità di dell’accessibilità e degli accesso a basso scambi informativi costo e alta efficienza con riduzione di mobilità 1.2.2 ispessimento delle relazioni sociali orientate a far crescere il capitale cognitivo locale 2. sviluppo 2.1 filiera turistica 2.1.1 sostenere, dell’imprenditorial articolare e ità e specializzare la qualificazione dell’ filiera turistica per economia la dilatazione temporale della stagione turistica sviluppando forme di turismo legate alle risorse paesaggistiche, naturalistiche, storiche, rurali, enogastronomiche, culturali – nel capoluogo – turisti ci. 2.1.2 qualificare e potenziare la ricettività, riorganizzando strutture e spazi a servizio nel contesto 2.1.3 sviluppare politiche settoriali, dal sostegno all’artigianato alla creazione di nuove categorie tematiche per la ricettività all’aumento dell’integrazione fra offerte nei diversi contesti 2.1.4 combinare valorizzazione del territorio e capacità di attrazione di nuove imprenditorialità 2.1.5 combinare azioni di eliminazione dei degradi e realizzazioni di servizi alle attività esistenti Banda larga sull’intero territorio comunale Miglioramento infrastrutture di base sull’intero territorio Luoghi di socializzazione, recupero o creazione di “centralità” negli interventi negli abitati Dimensionamento differenziato delle strutture turistiche per accogliere i diversi tipi di turismo: lungo la Aurelia per intercettare gite (unità pullmann), nell’entroterra di pianura e di pedecollina agriturismo e turismo rurale, Sulle colline alberghi rurali, legati alla natura e al paesaggio, di ridotte dimensioni, a Scalo albergo e servizi di convegnistica, nel centro storico nicchia alberghiera di qualità, verso il mare e serviti dal corridoio infrastrutturale offerte per utenti giovani quali villaggi turistici, campeggi, ostelli Campo da golf: “agrigolf” (inserimento di attività golfistiche in contesto rurale) 2.2 la filiera agricola: 2.2.1 sostenere la Piccole attività di produzione integrata produzione tipica trasformazione e vendita 32 2.3 la filiera delle attività manifatturiere e produttive locale, l’agricoltura guidata e l’agricoltura biologica 2.2.2 proteggere il paesaggio agrario come risorsa ambientale 2.2.3 promuovere l’industria delle trasformazioni dei prodotti agroalimentari articolandone le differenti soglie dimensionali e relative localizzazioni 2.2.4 integrare la produzione agricola e l’offerta turistica 2.2.5 Creazione di un marchio di qualità CAPALBIO 2.2.6 Costituire almeno un puntovendita / vetrina dei prodotti CAPALBIO 2.2.7 Creazione di “percorsi dei sapori” 2.2.8 Favorire la zootecnia 2.2.9 promuovere forme consortili di produzione e gestione diretta di prodotti agricoli e loro derivati in loco Medie attività di trasformazione e vendita prodotti agricoli in Borgo Carige, Capalbio Scalo, Torba differenziati per categorie di prodotti, “vetrine” (commercio di qualità e collegato alle aziende produttrici) in centro storico, punto vendita centrale in Capalbio Scalo e Borgo Carige. 2.3.1 riqualificazione ambientale e organizzativa delle aree industriali e artigianali 2.3.2 miglioramento dell’accessibilità 2.3.3 sviluppo produttivo di piccole o medie imprese sparse su tutto il territorio, secondo un modello insediativo di integrazione nel contesto e sua vitalizzazione 2.3.4 integrazione Borgo Carige: insediamento di nuove attività artigianali e industriali legate alla filiera agroalimentare, ulteriori attività commerciali direttamente collegate a quelle esistenti (commercializzazione dell’olio con centro degustazione e punto vendita ) PIP Borgo Carige strade dei sapori su tutto il territorio comunale con capisaldi nelle aziende centralina ortofrutta Borgo Carige, di dimensioni medie, promuovendone la gestione come cooperativa di produttori centri di servizio e per attività di supporto all’agricoltura (fabbri, riparazioni, etc) mattatoio a Grosseto, adesione alla filiera provinciale 33 con le attività commerciali 2.3.56 diffusione dell’artigianato di servizio 3. qualificazione del territorio 2.4 la filiera del commercio 2.5.1 Vetrine dei prodotti tipici in ristrutturazione centro storico delle singole attività e del contesto urbano 2.5.2 specializzazione delle attività legate ai caratteri e ai prodotti tipici 3.1 diffusione della qualità degli insediamenti tramite articolazione delle funzioni 3.1.1 Rivalutare l’identità storica, culturale ed architettonica del Borgo medioevale, recuperare centri storici rurali, nuclei e case sparse e loro vitalizzazione funzionale 3.1.2 accrescimento della qualità urbana tramite funzioni integrative e di servizio alla residenza diffuse (artigianato, commercio, etc) 3.1.3. allontanare e non permettere attività inquinanti e incompatibili nel tessuto residenziale destinando i contenitori che si liberano ad attività compatibili al contesto 3.1.4. Promuovere e sostenere la pratica sportiva e ricreativa al servizio della comunità locale 3.1.5 riportare la residenza nel centro storico 3.1.6 recupero e valorizzazione del patrimonio pubblico 3.1.7 aumentare la caratterizzazione Recupero del Borgo Antico verso la residenza ed i servizi commerciali Consolidare il tessuto urbano esistente nel capoluogo attraverso il recupero ed il completamento Torba: recupero di due strutture produttive di rilevanti dimensioni (Eurocom ed ex Caseificio) anche ai fini della qualificazione di nuova struttura urbana e ai fini della creazione di offerta turisticoricettiva legata al mare e alla presenza infrastrutturale alla facile accessibilità come definito per la filiera turistica Borgo Carige: Rivalutare il ruolo centrale della frazione come luogo della residenza e dei servizi, del commercio, della produzione e dell’artigianato Capalbio scalo: valorizzare il ruolo di città nuova Pescia fiorentina: mantenere l’identità del Borgo Rurale Chiarone: potenziare l’identità del borgo turistico Vallerana - Torre Palazzi – Giardino- Selvanera Mantenimento dell’identità di piccolo Borgo Rurale limitato sviluppo del tessuto urbano per la residenza e i servizi 34 3.2 aumento dei livelli di qualità territoriale dei centri abitati attraverso inserimento di funzioni differenziate e specifiche Casalenuovo – Montalzato mantenimento del ruolo turistico del borgo potenziamento e riqualificazione dei servizi turistici e ricettivi 3.2.1 conoscenza sistematica e continua dei contenuti di qualità del territorio 3.2.2 efficienza del sistema della mobilità e del trasporto con attenzione al trasporto pubblico e collettivo 3.2.3 creazione di un sistema qualificato e articolato del verde 3.2.4 innalzamento degli standard di qualità del paesaggio urbano 3.2.5 tutela delle risorse fisiche e delle identità locali 3.2.6 rafforzamento dei collegamenti fra costa e collina e di quelli entro l’ambito collinare 3.2.7 riduzione degli impatti insediativi e promozione e sostegno di politiche insediative ecologiche 3.2.8 utilizzo di tecniche costruttive e materiali per la ecoc compatibilità degli edifici 3.2.9 percorribilità pedonale della costa in senso longitudinale e aumento dell’accessibilità pubblica al mare 3.2.10 sentieristica, percorsi trekking, ippovie quali componenti del territorio Miglioramento della segnaletica e creazione di itinerari di collegamento fra le diverse presenze aziendali sul territorio, integrazione fra strade dei sapori, ippovie, sentieri trekking, percorsi ciclabili su tutto il territorio Nuovo accesso pubblico al mare Loc. Torba 35 3.3 valorizzazione diffusa del territorio 4. Politiche culturali, formazione, politiche sociali 4.1 formazione 3.3.1 costruzione di sistemi di compatibilità tra usi e risorse essenziali 3.3.2 diffusione degli interventi di uso corretto del territorio 3.3.3 valorizzazione delle politiche abitative 3.3.4 recupero del patrimonio immobiliare destinato a seconde case 3.3.5 valorizzazione delle attività venatorie 4.1.1 promozione delle politiche per la formazione permanente con particolare attenzione alla formazione dei lavori e dei mestieri 4.1.2 attenzione alle problematiche sociali, valorizzazione e promozione delle festività locali, del volontariato, eventi legati al mantenimento di mestieri e saperi locali 4.1.3 promuovere la progettualità diffusa e la base amatoriale, offrire occasioni per la selezione e la promozione di risorse artistiche locali 4.1.4 Favorire la formazione e l’aggiornamento di chi opera nel settore agricolo 4.1.5 riqualificazione delle attività commerciali esistenti mediante aggiornamento professionale entro il 2008 certificazione ambientale EMAS per l’intero territorio comunale introduzione di quote di edilizia sociale come servizio territoriale negli interventi di creazione di nuova residenza Nelle zone di interesse venatorio ammissibilità di installazione di capanni caccia e rifugi con vincolo di destinazione nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio Collaborazione con università per il settore agroalimentare Centro di formazione/borgo della conoscenza Festa annuale dell’agricoltura degustazioni organizzate durante i fine settimana ed eventi culturali 36 4.2 sviluppo della comunicazione e coinvolgimento fra attività 4.3 definizione e promozione di un’identità culturale 5 Gestione efficiente degli strumenti del governo del territorio 5.1 certezza e trasparenza 5.2 efficienza 4.2.1 realizzazione di rete organizzativa pubblica e privata di comunicazione e collaborazione con realtà di altre località e Paesi per attività affini 4.2.2 divulgazione (tramite opuscoli, riunioni, sportello verde ecc) di eventuali finanziamenti per il sostegno alle attività produttive 4.2.3 coinvolgimento delle attività esistenti mediante iniziative volte al maggiore sviluppo delle attività produttive 4.3.1 progettazione culturale, capacità comunicativa e promozionale, qualità dell’accoglienza 4.3.2 ampliamento dell’offerta culturale, qualificazione delle attività espositive, potenziamento della convegnistica 5.1.1 costruire un sistema chiaro e coerente di regole di decisione 5.1.2 garantire una chiara e sistematica informazione dei contenuti della pianificazione collaborazione con la Fondazione Qualivita e altri enti e soggetti gemellaggio con una cittadina del Nord Europa creazione di una carta dei sapori Convenzioni fra produttori e ristoratori per l’utilizzo dei prodotti locali Diffusione di chioschi informazione presso le aziende 5.2.1 assicurare la tempestività delle decisioni tramite la flessibilità degli strumenti 37 TABELLA 1 BIS- Comune di Capalbio, Piano strutturale - Temi guida .. Disciplina Titolo II Statuto Disciplina Titolo III Strategia Definizioni e Obiettivi Temi guida Significato Assicurare la conservazione e l’arricchimento delle risorse territoriali, in modo da affidarle integre e valorizzate alle generazioni future Le politiche di tutela per i Sistemi Territoriali si associano a strategie di promozione ambientale, paesaggistica, turistica, agricola, culturale laddove queste concorrano alla corretta valorizzazione delle risorse Rafforzare le identità culturali e ambientali dei luoghi tramite il rafforzamento e lo sviluppo delle attività economiche e dei servizi il territorio come variabile indipendente dotata di qualità diffusa, che nel suo insieme rappresenta la risorsa affidata alla tutela e al godimento della comunità locale uso delle risorse secondo criteri di equità distributiva, di risparmio, di trasformazione controllata e tale da non comportarne distruzione, danno o riduzioni significative e irreversibili promozione di uno sviluppo socioeconomico sostenibile, fondato sulle risorse endogene del territorio (trinomio turismo-agricoltura-cultura) con promozione delle filiere alimentari con lavorazioni integrate modelli di sviluppo socioeconomici integrati e complementari, basati sulle risorse naturali, ambientali e paesaggistiche, e quindi non distruttive Il piano strutturale identifica nell’insieme delle componenti diffuse e specifiche di paesaggio, di quelle lineari dei percorsi e di quelle puntuali del patrimonio storico e artistico, oltre che nelle funzioni connesse con l’agricoltura, una rete funzionale tesa a favorire le relazioni, le sinergie, i flussi di interdipendenza, ai fini dello sviluppo del turismo strettamente dipendente dalle specificità e dalle identità del territorio Le attività commerciali dovranno vitalizzare i centri abitati, garantendo la compatibilità con le funzioni residenziali, promuovendo una rete integrata con le produzioni tipiche del territorio e con le aziende agricole, e rappresentando occasione per riqualificare l’immagine e il decoro degli abitati Valorizzare naturalistici gli ambiti Consolidare i caratteri del paesaggio insediativo rurale garantendone il mantenimento e l’uso a fini didattici, ricreativi, turistici, secondo una rete che valorizza i corridoi ecologici e le eccellenze paesaggistiche er garantire la continuità ecologica e paesaggistica Il Piano intende contrastare la frammentazione degli areali di presenza e degli ecosistemi, che diminuisce la prestazione naturalistica e ambientale del territorio A tal fine il Piano individua un sottosistema dove sono collegati corridoi ecologici, rete ecologica e aree per l’avifauna, l’ecosistema di stagno costiero e l’ecosistema umido, dunale e retrodunale, le eccellenze costituite dal Lago di Burano e dagli altri Siti di Interesse regionale che riguardano beni boscati, dunali, umidi, la pianura di bonifica tipicizzata da un folto reticolo di canali e scoli che, in contatto con i fossi principali presenti sul territorio, costituiscono la rete naturalistica del territorio comunale, mettendo in contatto le differenti emergenze, il patrimonio collinare, ricco di laghetti carsici. La presenza di un’importante risorsa per la formazione del sistema idrico locale, quale il calcare cavernoso, genera anche il sistema affiorante dei laghetti fondamentali per la ricchezza della biodiversità. Il Fosso del Chiarone nel quale si versano una numerosa serie di fossi e canali, ancora in gran parte ben vegetati, creano un importante reticolo per il trasporto e movimento delle specie selvatiche vegetali e animali nel territorio incentivandone gli usi economicamente produttivi assegnando alle aziende agricole il ruolo di presidio territoriale, e nel contempo rendendo obbligatorie le azioni di difesa, di rafforzamento e permanenza degli elementi paesaggistico-ambientali 38 Promuovere la qualità dell’abitare e la salute dei cittadini Il Piano strutturale assegna alla filiera agricola un valore socioambientale; orientando la multifunzionalità dell’agricoltura e lo sviluppo dell’agricoltura integrata, intende rafforzare i circuiti locali di produzione e consumo, e favorire la complementarietà fra zone urbane e rurali La crescita residenziale deve sempre accompagnarsi a una adeguata dotazione di servizi e di verde che incrementino la qualità urbana, le possibilità di socializzazione e di aggregazione, la piacevolezza e il benessere, la sicurezza e la percezione della centralità e del valore degli spazi pubblici Obbligo di quote di edilizia sociale come servizio territoriale negli interventi di creazione di nuova residenza Tutelare il paesaggio I beni culturali ed i documenti materiali della cultura, uniti al diffuso valore paesistico del territorio, assolvono ad un ruolo fondamentale per il mantenimento della memoria collettiva Il Piano assegna, pertanto, al paesaggio funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale; gli attribuisce capacità, quale risorsa favorevole, all’attività economica, e rango specifico, quale componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale Per quanto sopra, al paesaggio è dato anche un compito quale indicatore complesso per la definizione e la valutazione delle politiche territoriali in termini di sostenibilità ambientale. Ai fini di quanto sopra, oltre alla ricognizione dei beni culturali e dei beni soggetti a vincolo paesaggistico operanti per legge o per atti di altri Enti istituzionalmente competenti, il presente Piano assegna valore paesaggistico a beni naturalistici definendoli invarianti strutturali, e individua ulteriori beni di rilevante valore paesaggistico, ai quali assegna ruolo di invariante strutturale, così da limitarne l’uso, ai sensi e per gli effetti dell’art. 6 della Lr 1/2005. Salvaguardare l’ambiente Il Piano detta disposizioni volte a perseguire la tutela dell’integrità fisica e dell’identità del territorio in ragione delle condizioni, in atto o potenziali, di fragilità ambientale o di limitazione delle risorse stesse. TABELLA 2 – Regione Toscana, Piano di indirizzo territoriale 2005-2010, Metaobiettivi del piano Doc. Piano 2 - La nozione di territorio alla base del Pit Obiettivi conseguenti Mantenere la titolarità pubblica del governo del territori Governare il territorio è azione pubblica il governo pubblico del territorio è agire politico e amministrativo, che investe e permea di sé l’insieme del “far politiche” regionali e locali Significato Il territorio toscano è l’insieme delle propensioni soggettive, dei funzionamenti collettivi, e delle tante e multiverse “capacità” individuali e sociali che esso contiene ed esprime. Per tutto questo il territorio è l’integrazione esistenziale e funzionale di almeno due “sostanze”. La prima. Il nostro territorio è il patrimonio ambientale, paesaggistico, economico e culturale della società toscana. Ma è anche un “veicolo” essenziale con cui la nostra comunità regionale partecipa alla comunità universale dell’umanità e si integra nei suoi destini. La seconda. E’ un fattore costitutivo del capitale sociale di cui dispone l’insieme di antichi, nuovi e potenziali cittadini della nostra realtà geografica. Perciò, quale che sia la titolarità dei suoli e dei beni immobili che vi insistono, il territorio – nelle sue componenti fisiche così come in quelle culturali e funzionali – è comunque e pregiudizialmente il nostro patrimonio pubblico: che pubblicamente e a fini pubblici va custodito, manutenuto e messo in valore. 39 6.1.2 La prima componente: l’universo urbano 3° obiettivo conseguente Mantenimento delle capacità dell’universo urbano come un ambito reticolare che si effonde nello spazio regionale pur mantenendo specifiche caratterizzazioni di luoghi, di passati, di presenti sviluppare la mobilità intra e inter-regionale 6.1.3 La seconda componente: l’universo rurale 6.3.3 Conservare il valore del patrimonio territoriale della Toscana tutelare il valore del patrimonio “collinare” della Toscana 3.2 tutelare il valore del patrimonio costiero della Toscana Per “universo urbano” della Toscana intendiamo quella densissima rete di città e centri abitati che, con diverso spessore, consistenza, grammatica costruttiva, sintassi e forma, marcano e contraddistinguono lo spazio regionale fino a disegnare un sistema organizzativo di natura policentrica di ineguagliabile valore storico, culturale ed economico nel contesto non solo europeo. Sistema policentrico di città e centri abitati che si innesta e “diluisce”, fino a generare relazioni strutturanti e funzionali, in un territorio rurale anch’esso prodotto di un secolare processo di cognitiva umanizzazione. Si tratta di “rimettere in moto” la “città” regionale e stimolarne le opportunità rendendo agevole il muoversi tra i suoi centri e le sue attività secondo parametri di efficacia e di sostenibilità - sul piano ambientale, economico e organizzativo - così da rendere pienamente agibili per persone, merci e informazioni l’accesso e l’attraversamento della Toscana e l’insieme delle sue connessioni col resto d’Italia, d’Europa e del mondo quella varietà di campagne, dalla storia economica e sociale diversa ma anch’esse accomunate - tra territori collinari e territori di pianura - da un denso grado di “elaborazione” umana sul piano tecnico e paesaggistico. Campagne variamente “costruite” o variamente “rade” a seconda degli ambiti provinciali in cui ci muoviamo, ma strettamente connesse alle dinamiche dello sviluppo urbano. Il patrimonio “collinare” è uno dei fattori salienti della qualità del territorio toscano. la Regione ritiene che l’urbanizzazione e la edificazione nelle aree siano da ammettere e progettare solo e in quanto lo si faccia in coerenza con i dettami della Convenzione europea sul paesaggio e solo nel rispetto della normativa nazionale e regionale che vi danno applicazione. Urbanizzazione ed edificazione nelle campagne debbano aver luogo solo come ipotesi pianificatoria e progettuale tanto eccezionale quanto eccellente. Cioè secondo disegni strategici che contemplino la valorizzazione del patrimonio paesaggistico in funzione di chiari e durevoli visioni imprenditoriali e comunque di accertabili, programmate e radicate ipotesi di innovazione economica e sociale di scala ampia e non contingente. come per il patrimonio “collinare” e rurale della Toscana, anche per le coste la Regione ritiene necessario interrompere il proliferare di attività meramente orientate alla valorizzazione immobiliare e alla conseguente speculazione di breve periodo. 40 TABELLA 3 – Regione Toscana, Piano di indirizzo territoriale 2005-2010, Sistemi funzionali Doc. Piano Sistemi funzionali Significato Paragrafo 7.2.1 La Toscana dell’attrattività e dell’accoglienza Paragrafo 7.2.2 La Toscana delle reti Paragrafo 7.2.3 La Toscana della qualità e della conoscenza Paragrafo 7.2.4 La Toscana della coesione sociale e territoriale All’interno di questo sistema funzionale assume una significativa importanza considerare nello specifico il capitale naturale legato al territorio, alle aree naturali, al paesaggio rurale: “aprire” la Toscana verso il mondo Attrarre significa avere specificità, risorse e qualità che hanno un valore riconoscibile nel resto del mondo, cioè visibili nell’area della cultura, dell’ambiente, del paesaggio, della società e della politica e, più in generale, delle diverse aree dell’agire umano, non solo a fini economici e produttivi Accogliere significa riconoscere le differenze, cercare di comprenderle e sviluppare un atteggiamento positivo di interscambio e di apertura. Significa essere disposti a fare i conti con le “novità” e aumentare le sedi e le occasioni di vero confronto, escludendo nel contempo, come fenomeni di uno stesso difetto di approccio, eccessi di subalternità o di superiorità che non facilitano il confronto culturale. pensare ad un sistema di “nodi” in cui spiccano delle qualità, delle competenze e delle eccellenze e, nello stesso tempo, ai legami attivabili fra queste capacità per incrementare il valore aggiunto dei singoli “nodi”. La Toscana delle reti è una regione che sviluppa le funzioni avanzate, che cerca di radicarle nei diversi territori e di diffonderle nei diversi settori, L’area più tradizionale dove si applica il concetto di rete è ovviamente quello delle infrastrutture sia relative alla mobilità. Ma il concetto di rete ha oggi un’applicazione ancora più ampia e significativa. Non solo infrastrutture ma anche reti di soggetti e di territori che si integrano e puntano al proprio rafforzamento “interno” non tanto o non solo attraverso strategie di crescita e di sviluppo “dentro le mura” ma piuttosto attraverso strategie di costruzione e di partecipazione a “reti esterne”. La qualità è il carattere fondamentale, quasi costituente, del modo di essere della Toscana. La qualità è una opportunità. in Toscana non si può che puntare ad una alta qualità del vivere nelle diverse specificità: nella vita quotidiana dei servizi, nei contesti urbanistici delle città e delle campagne, nel lavoro e nello studio: insomma una qualità che deve essere diffusa e percepibile in ogni contesto del vivere e che deve rappresentare l’immagine della regione nel mondo. Una qualità che sarà elemento costitutivo del modo di produrre (chi vive bene sa produrre bene), che sarà elemento attrattivo di risorse umane qualificate, di flussi turistici e di iniziative imprenditoriali ma che nello stesso tempo sarà un elemento costitutivo del modo di vivere di chi abita, studia e lavora in Toscana. puntare ad un nuovo dinamismo facendo leva quindi sulle componenti più avanzate e innovative del sistema regionale. Rispetto all’obiettivo di innovazione complessiva della regione, le singole realtà locali e i soggetti individuali e collettivi sono chiamati ad un più forte tasso di responsabilizzazione e devono sentirsi nella condizione di poter rispondere non solo a ciò che la regione può fare per loro ma piuttosto a ciò che loro possono fare per ilraggiungimento degli obiettivi regionali.La coesione territoriale deve essere sempre meno una politica di tipo compensativo e assistenziale e sempre di più una politica per la realizzazione di uno sviluppo locale autonomo e autodiretto (sviluppo che deve essere in grado di responsabilizzare i gruppi dirigenti locali, di valorizzare le risorse specifiche e di innalzare le capacità del sistema locale) 41 TABELLA 4 - Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Grosseto Temi guida Significato Tutela delle risorse naturali Aria Acqua Suolo Valorizzazione degli ecosistemi naturali Territorio come capitale sociale diffuso La qualità dell’aria come fattore di riconoscibilità del territorio costituisce fattore primario di caratterizzazione dell’identità territoriale e deve essere difesa e migliorata con ogni mezzo disponibile Lo sfruttamento a fini energetici delle correnti d’aria, purché effettuato nel rispetto dei caratteri ambientali, è considerato auspicabile e compatibile con il modello di sviluppo locale. Salvaguardia dell’acqua e del suolo Ruolo fondamentale dell’acqua come risorsa pregiudiziale ai fini della qualità della vita degli abitanti del territorio provinciale Nella tutela dell’acqua si attribuisce un interesse primario a fattori di vulnerabilità quali il depauperamento di sorgenti e falde, gli inquinamenti, le diminuzioni di capacità di ricarico e di portata. La massima attenzione sarà riservata alle aree che presentano nel contempo caratteri di pregio ambientale ed alta vulnerabilità Nella tutela del suolo si attribuisce un interesse primario a fattori di vulnerabilità quali il rischio di esondazione e la permeabilità. La massima attenzione sarà riservata alle aree che presentano nel contempo caratteri di pregio ambientale ed alta vulnerabilità rispetto a questi fattori. I litorali sabbiosi e il loro immediato entroterra, in quanto supporto di valori ambientali e naturali insostituibili, sono oggetto di azioni di conservazione degli equilibri geoidrogeologici, morfologici, vegetazionali, e di ripristino di assetti degradati in ordine a fenomeni di evoluzione della linea di costa, di alterazione del sistema dunale, di degradazione della risorsa idrica locale Tutti gli ecosistemi floro faunistici sono ritenuti risorsa naturale di primaria importanza Ai fini della conservazione dei caratteri identificativi del territorio provinciale si considera indispensabile assicurare la sostanziale integrità di tutti gli ecosistemi esistenti. Ai fini dell’equilibrio e della vitalità degli ecosistemi, ad alcune zone non antropizzate viene attribuito un ruolo strategico in funzione di “corridoio biologico” fra le diverse componenti naturali. In quest’ottica si attribuisce un ruolo prioritario alle fasce costiere inedificate, seppur parzialmente antropizzate, in quanto residui sufficientemente integri di transizione fra ecosistema marino e terraferma Si riconoscono come caratteri distintivi di questo territorio: l’ampia disponibilità di spazi “incontaminati”; la molteplice interrelazione fra terre e acque; l’abbondanza della copertura vegetale; la varietà e ricchezza degli ecosistemi florofaunistici; la presenza vitale delle memorie storiche diffuse nel paesaggio; la prevalenza di un rapporto significante fra insediamento e sito naturale; un modello di uso delle risorse fondato su un’elevata mobilità; una struttura insediativa policentrica ad elevata complementarità; uno stile di vita qualificato da una pluralità di opzioni individuali; la vocazione a sperimentare assetti e modelli innovativi L’identità complessiva del territorio che deriva dalla connessione dei caratteri distintivi sopradescritti costituisce la prima invariante da tutelare, mantenere, rafforzare e riprodurre costantemente al variare dei processi di sviluppo All’intera estensione del territorio provinciale si riconosce una qualità diffusa che costituisce risorsa di primario interesse e pertanto si configura invariante da rispettare in ogni trasformazione ammessa; mentre i caratteri distintivi delle diverse componenti locali sono considerati invarianti specifiche comunque da tutelare. Ai fini delle valutazioni inerenti il mantenimento dell’identità territoriale e dei caratteri locali, si assume come riferimento primario il concetto di “evolutività ben temperata”, intesa come capacità di crescere e trasformarsi pur mantenendo inalterati il peso, il senso e il valore delle qualità costitutive nonché delle relazioni strutturanti. L’ammissibilità delle trasformazioni dovrà pertanto essere valutata in funzione del mantenimento e della valorizzazione delle invarianti generali e locali 42 il P.T.C. assume un’accezione estensiva del concetto di paesaggio Al territorio rurale viene riconosciuto il ruolo di principale fattore dell’identità provinciale grossetana, in termini di storia, cultura, struttura territoriale ed economica, qualità paesistica e attrattiva turistica. Si individua come aspetto caratteristico della storia e dell’identità del sistema insediativo provinciale un modello policentrico concentrato a basso consumo di suolo. Il ruolo del turismo l’identità del territorio provinciale corrisponde ai caratteri del suo paesaggio, il quale riflette la molteplicità delle identità paesistiche locali. Ai fini della definizione di tali identità locali si individuano tre livelli di articolazione del territorio: – Ambiti di Paesaggio (A.d.P., corrispondenti alle categorie orografiche e geologiche) – Sistemi di Paesaggio (S.d.P., corrispondenti alle caratteristiche di ordine oro-idrografico, geologico e morfogenetico) – Unità di Paesaggio (U.d.P., corrispondenti alle caratteristiche del soprassuolo, comprese quelle antropiche). Nel territorio provinciale si attribuisce un valore di risorsa strategica ad alcune porzioni che presentano carattere di emergenza I beni storicoculturali sono ritenuti elementi di arricchimento dell’ offerta territoriale il P.T.C. individua due distinti contesti di emergenze paesistiche, cui corrispondono distinti regimi normativi: Aree di Rilevante Pregio Ambientale (A.R.P.A.), e aree a gestione speciale comprendenti parchi, riserve naturali e biotopi ai fini della percezione dei caratteri emergenti del paesaggio risulta essenziale il mantenimento di alcuni rapporti visuali, che dovranno essere specificamente salvaguardati Ai beni territoriali di interesse storico-culturale viene riconosciuto un ruolo insostituibile come fattori di caratterizzazione e fondamenti della memoria collettiva. . In quanto tali non possono essere ordinariamente gestiti secondo i criteri di evolutività ben temperata. Gli interventi di trasformazione del territorio non devono menomare la leggibilità delle tracce storiche e degli elementi di permanenza La manutenzione del territorio rurale, la conservazione degli assetti esistenti e il perseguimento di quelli auspicabili, costituiscono una finalità intrinseca a prescindere dalla produzione agricola Gli interventi sul territorio rurale legati al presidio agricolo del suolo e allo sviluppo e valorizzazione della qualità ambientale diffusa si definiscono come ordinari. Altri tipi di intervento, che abbiano effetti sul territorio rurale, ne impongano trasformazioni e ne incidano in termini di sfruttamento delle risorse, si definiscono speciali e si caratterizzano per il fine di interesse collettivo. Si ritiene indispensabile che la gestione del territorio contrasti le tendenze all’abbandono dell’entroterra e alla pressione sulla costa, in modo da mantenere gli assetti attuali, se non perseguire effetti di riequilibrio dei pesi insediativi, fatta salva la specificità dei luoghi Lo sviluppo produttivo nel territorio grossetano, nell’ambito degli obiettivi economicosociali legati al mondo rurale, si basa sulla politica di infrastrutturazione del territorio a fini Al fine di garantire uno sviluppo coerente con i caratteri identificativi dello sviluppo insediativo, il Ptc contiene un modello di riequilibrio territoriale basato sulla rete infrastrutturale costituita dall’asse longitudinale costiero e dagli assi trasversali, assegnando a questi ultimi stesso ruolo rispetto al primo. Si riconosce come carattere significativo di tutti i centri del territorio provinciale la rispondenza a uno specifico principio insediativo che lega il costruito al sito e alle sue caratteristiche oro-idrografiche e paesistiche. Si assume come carattere distintivo dell’identità territoriale la netta distinzione e la separatezza fra centri urbani e territorio aperto I centri storici sono considerati risorsa primaria ai fini dell’identità culturale e del benessere attuale e futuro della popolazione provinciale. Pertanto ne devono essere conservati integralmente i caratteri costitutivi di interesse generale. Tali caratteri sono individuati essenzialmente nella forma e nella qualità prossemica dello spazio collettivo. Si individuano nella rete dei parchi, delle riserve e delle aree protette di interesse locale e nelle attrezzature e servizi integrati per la fruizione dei parchi, delle emergenze storico-naturalistiche e storico-archeologiche, le componenti fondamentali dell’offerta turistica grossetana. Fra gli interventi funzionali a tale modello di sviluppo produttivo si individuano anche le realizzazioni di sentieristica, percorsi naturalistici e didattici, ippovie 43 La mobilità turistici, connettendo azioni di tutela ambientali e strategie di rilancio economico alle infrastrutture per la mobilità si richiede anche di offrire una percezione significativa e qualificante del territorio Per quanto concerne le infrastrutture per la mobilità, si attribuisce priorità al sistema dei collegamenti trasversali tra costa ed entroterra –con particolare riferimento alle arterie di collegamento con il resto della regione– rispetto al Corridoio Tirrenico, ove si devono contemperare le esigenze trasportistiche di livello nazionale e internazionale con gli effettivi interessi del territorio provinciale MATRICE A - Obiettivi del PS e Metaobiettivi del PIT Metaobiettivi PIT Obiettivi del PS Capalbio Assicurare la conservazione e l’arricchimento delle risorse territoriali, in modo da affidarle integre e valorizzate alle generazioni future Le politiche di tutela per i Sistemi Territoriali si associano a strategie di promozione ambientale, paesaggistica, turistica, agricola, culturale laddove queste concorrano alla corretta valorizzazione delle risorse Rafforzare le identità culturali e ambientali dei luoghi tramite il potenziare accoglienza della “città toscana” con moderne e dinamiche modalità dell’offerta di residenza urbana dotare la “città toscana” della capacità di offrire accoglienza organizzata e di qualità per l’alta formazione e la ricerca debole debole debole debole sostenere la creatività come qualità della e nella “città toscana” attivare la “città toscana” come modalità di governance integrata su scala regionale Sviluppare e consolidare la presenza “industriale” in Toscana forte debole forte debole forte debole debole forte forte sviluppare la mobilità intra e interregionale tutelare il valore del patrimonio “collinare” della Toscana tutelare il valore del patrimonio costiero della Toscana debole forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte 44 rafforzamento e lo sviluppo delle attività economiche e dei servizi Valorizzare gli ambiti naturalistici Consolidare i caratteri del paesaggio insediativo rurale Promuovere la qualità dell’abitare e la salute dei cittadini Tutelare il paesaggio Salvaguardare l’ambiente nullo nullo nullo nullo nullo nullo forte forte nullo nullo nullo nullo nullo nullo forte forte forte forte forte forte forte nullo forte forte nullo forte forte nullo forte nullo forte forte nullo nullo forte nullo forte nullo forte forte 45 MATRICE B – Obiettivi del PS e Sistemi funzionali del PIT Sistemi funzionali PIT Obiettivi del La Toscana La Toscana delle La Toscana della PS dell’attrattività reti qualità Capalbio e dell’accoglienza e della conoscenza Assicurare la conservazione e l’arricchimento delle risorse territoriali, in modo da affidarle integre e valorizzate alle generazioni future Le politiche di tutela per i Sistemi Territoriali si associano a strategie di promozione ambientale, paesaggistica, turistica, agricola, culturale laddove queste concorrano alla corretta valorizzazione delle risorse Rafforzare le identità culturali e ambientali dei luoghi tramite il rafforzamento e lo sviluppo delle attività economiche e dei servizi Valorizzare gli ambiti naturalistici Consolidare i caratteri del paesaggio insediativo rurale Promuovere la qualità dell’abitare e la salute dei cittadini Tutelare il paesaggio Salvaguardare l’ambiente forte debole forte La Toscana della coesione sociale e territoriale forte forte debole forte forte forte debole forte forte debole debole forte forte debole debole forte forte forte forte forte forte debole debole debole debole forte forte forte forte 46 MATRICE C– Obiettivi del PS e Statuto e obiettivi del PTCP Statuto e obiettivi del PTCP Obiettivi del PS Capalbio Assicurare la conservazione e l’arricchimento delle risorse territoriali, in modo da affidarle integre e valorizzate alle generazioni future Le politiche di tutela per i Sistemi Territoriali si associano a strategie di promozione ambientale, paesaggistica, turistica, agricola, culturale laddove queste concorrano alla corretta valorizzazione delle risorse Rafforzare le identità culturali e ambientali dei luoghi tramite il rafforzamento e lo sviluppo delle attività economiche e dei servizi Valorizzare gli ambiti naturalistici Consolidare i caratteri del paesaggio insediativo rurale Promuovere la qualità dell’abitare e la salute dei cittadini Tutela delle risorse naturali Aria Acqua Suolo Valorizzazione degli ecosistemi naturali Territorio come capitale sociale diffuso il P.T.C. assume un’accezione estensiva del concetto di paesaggio Al territorio rurale viene riconosciuto il ruolo di principale fattore dell’identità provinciale grossetana caratteristico della storia e dell’identità del sistema insediativo provinciale un modello policentrico concentrato a basso consumo di suolo Il ruolo del turismo La mobilità forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte debole debole debole forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte forte debole forte forte forte forte debole forte forte forte forte debole forte debole 47 Tutelare il paesaggio Salvaguardare l‘ambiente forte forte forte forte forte forte forte debole forte forte forte forte forte forte forte forte LA CONFORMITA’ AL PIT VIGENTE Il Piano di Indirizzo Territoriale PIT vigente è stato formato ai senti della L.R. 5/95 nella quale è definito come “l’atto di programmazione con il quale la Regione, in conformità con il piano regionale di sviluppo stabilisce gli orientamenti per l’identificazione dei sistemi territoriali, indirizza a fini di coordinamento la programmazione e la pianificazione degli enti locali, e definisce gli obiettivi operativi della propria politica territoriale” (art. 6). Il PIT contiene (art.6 comma 2 L.R. 5/95): a) prescrizioni di carattere generale sull’uso e la tutela delle risorse essenziali del territorio. Mediante: -la individuazione dei sistemi territoriali in base ai caratteri ambientali, con particolare riferimento ai bacini idrografici, economici, sociali e culturali, definendo i criteri di utilizzazione delle risorse essenziali, la dotazione infrastrutturale e dei servizi; - la distribuzione delle funzioni e l'organizzazione del sistema di mobilità nel territorio regionale diretti ad integrare le condizioni di vita, di lavoro e di mobilità dei cittadini con l'organizzazione sul territorio delle attrezzature e dei servizi garantendone accessibilità e fruibilità; - la identificazione dei sistemi urbani, rurali e montani e le condizioni per rafforzare gli effetti di complementarietà e di integrazione tra le varie parti di essi, al fine di migliorarne la funzionalità complessiva nel rispetto delle qualità ambientali; - la individuazione delle azioni per la salvaguardia delle risorse essenziali , la difesa del suolo, la prevenzione e la difesa dall'inquinamento e la prevenzione delle calamità naturali, con particolare riferimento ai bacini idrografici; b) prescrizioni concernenti ambiti territoriali in funzione della localizzazione di specifiche infrastrutture e opere di interesse regionale – (aeroporti; porti; interporti; autostrade e itinerari stradali d'interesse regionale; ferrovie e impianti ferroviari d'interesse regionale; sedi universitarie; sedi ospedaliere; parchi regionali; impianti tecnologici di interesse regionale; altri interventi sul territorio di interesse unitario, riconosciuti come tali dalla legge; aree industriali ed aree ecologicamente attrezzate;altri interventi di unitario, riconosciuti come tali per legge) c) prescrizioni localizzative indicate da piani regionali di settore; prescrizioni in ordine alla pianificazione urbanistico territoriale con specifica d) considerazione dei valori paesistici ai sensi della L.431/85; e) il termine entro il quale la Provincia è tenuta ad adeguare il PTC; f) il termine entro il quale le previsioni degli strumenti urbanistici comunali debbono adeguarsi alle prescrizioni del PIT nel caso in cui il PTC non si adegui alle prescrizioni del PIT nei termini stabiliti da quest’ultimo (art. 11 comma 4 della L.R. 5/95). 48 Il PIT vigente è stato approvato con atto del Consiglio Regionale n. 12 del 25.01.2000 ed è divenuto efficace dalla data di pubblicazione sul BURT n. 32 del 08.03.2000. Il Pit contiene direttive e prescrizioni generali relative alle diverse tipologie di risorse (città e insediamenti urbani, territorio rurale, rete delle infrastrutture per la mobilità), e prescrizioni specifiche relative alle “Quattro Toscane” identificate dallo stesso PIT (art. 5) quali “Sistemi territoriali di Programma”. Direttive e prescrizioni generali possono essere sintetizzate come segue: -Le invarianti strutturali riferite a Città e insediamenti urbani sono: per la città antica la ricerca della continuità del rapporto tra la cultura della città e collettività dei cittadini, da realizzare attraverso la tutela dei modelli insediativi edilizi, evitandotrasformazioni e comportamenti estranei alla cultura locale; la riqualificazione degli standard abitativi,nella salvaguardia dei tessuti e dei paesaggi urbani; la riappropriazione degli spazi di relazione, quali percorsi pedonali e giardini storici. -Per gli insediamenti prevalentemente residenziali le invarianti sono la ricerca della qualità ambientale e funzionale e della adeguata dotazione di servizi. -Per gli insediamenti prevalentemente produttivi la tendenza al miglioramento del rendimento aziendale attraverso una adeguata dotazione di infrastrutture e servizi collettivi, una migliore utilizzazione delle risorse energetiche, l’insediamento di attività di servizio alle attività produttive. -Le invarianti strutturali riferite al territorio aperto sono la salvaguardia, la riproducibilità e la compensazione (sostituibilità) delle risorse naturali; la conservazione attiva, di tutela della memoria collettiva e di testimonianza culturale degli elementi che costituiscono il paesaggio, attraverso l’individuazione di “modelli di riferimento” insediativi e della struttura del paesaggio rurale, l’incentivazione delle attività agricole produttive in simbiosi con i caratteri di tutela paesaggistico ambientale del territorio. -Le invarianti strutturali riferite alla rete delle infrastrutture devono tendere alla ricerca di adeguati livelli di servizio e di integrazione tra le diverse tipologie di trasporti. Rispetto alle “Quattro toscane” il territorio del Comune di Capalbio è collocato nell’ambito della Toscana della Costa e dell’Arcipelago. Fermo restando il principio fondamentale della valutazione preventiva degli effetti territoriali ed ambientali indotti dalle trasformazioni territoriali, il PIT stabilisce, per la Toscana della Costa e dell’Arcipelago, i seguenti obiettivi strategici di carattere generale (estratto dell’Art.54 del P.I.T.): Art. 54 - Obiettivi generali del sistema territoriale di programma. La Toscana della costa e dell'arcipelago 1. Sulla base del quadro conoscitivo di cui al Titolo I ed agli obiettivi generali di cui al Titolo III, il PIT assume oltre al rigoroso rispetto dei principi di cui all'art.5 della legge regionale, i seguenti obiettivi strategici relativi all'intero sistema territoriale di programma di cui alla presente sezione, e nel rispetto del principio fondamentale della valutazione preventiva degli effetti territoriali ed ambientali indotti dalle trasformazioni territoriali a) il consolidamento e lo sviluppo dell'assetto produttivo costiero, ai fini del mantenimento dell'occupazione attraverso una politica territoriale che assicuri la promozione ed il miglioramento della competitività dei sistemi di impresa, assicurandone la piena compatibilità con le peculiarità ambientali del sistema territoriale; 49 b) il riequilibrio della pressione turistica sulle aree costiere favorendo insediamenti turistico - residenziali e le attrezzature di interesse generale nelle aree collinari, ponendo attenzione alla tutela del paesaggio e dell'ambiente, nonché promuovendo il turismo rurale e l'agriturismo favorendo la riutilizzazione del patrimonio edilizio esistente; c) la previsione di strutture che favoriscano l'estensione della stagione turistica specialmente nell'arcipelago attraverso la promozione delle attività turistiche naturalistiche e la realizzazione delle relative attrezzature e servizi al fine di razionalizzare le presenze turistiche eccessivamente concentrate; d) la definizione del corridoio tirrenico quale itinerario plurimodale europeo rispetto al quale il PIT individua le seguenti prestazioni principali che divengono invarianti strutturali del PIT: - il collegamento nord sud anche ai fini di alleggerire la direttrice della dorsale appenninica, per il servizio al traffico merci e passeggeri di attraversamento e di origine e destinazione nel principale nodo infrastrutturale costituito dal Porto di Livorno dall'aeroporto di Pisa e dall'interporto di Guasticce; - il collegamento nord - sud tra gli insediamenti costieri e tra i principali poli attrattori di traffico; - il collegamento nord - sud in funzione di itinerari turistici di attestamento sulla costa razionalizzandone gli accessi ed attestando gli itinerari interni est - ovest della principale rete infrastrutturale, delle direttrici primarie di interesse regionale nonché della rete a servizio dei sistemi territoriali locali così come definite al Capo I del presente titolo. e) la salvaguardia, nella definizione del potenziamento del collegamento nord - sud, degli ambiti territoriali necessarie alla realizzazione del corridoio infrastrutturale. Le province della Toscana della Costa e della Toscana interna provvedono ad individuare nei propri Piani territoriali di coordinamento tali ambiti da tutelare attraverso eventuali provvedimenti di salvaguardia; f) potenziamento e la qualificazione del principale nodo di trasporto di livello internazionale, nazionale e regionale rappresentato dal Porto di Livorno, … omissis; g) il potenziamento della rete infrastrutturale a servizio del Porto di Piombino, lo sviluppo delle aree retroportuali ed il miglioramento dell'accessibilità per il Porto di Carrara e la risoluzione dell'accesso al porto di Viareggio; h) il completamento della rete dei porti e degli approdi turistici …omissis; i) la definizione del piano di utilizzazione del demanio marittimo ai fini turistico ricreativi, che indirizzi la riqualificazione delle attrezzature e dei servizi esistenti nella costa centrale e settentrionale e, nella costa meridionale, la tutela dell'ambiente e del paesaggio nei tratti di costa alta, lo sviluppo delle attività turistico ricreative in quegli ambiti ove le condizioni ambientali lo consentono, in sinergia con le azioni di valorizzazione degli insediamenti collinari evitando concentrazioni esclusivamente turistiche sulla costa; l) la regimazione della rete fluviale nelle zone interne di maggior declivio in modo da salvaguardare gli insediamenti sui litorali, la tutela inoltre delle aree dunali, delle spiagge e delle aree boscate; m) la difesa della linea di costa e la riduzione dei fenomeni dell'erosione costiera, del degrado delle aree pinetate e della ingressione del cuneo salino secondo gli indirizzi 50 contenuti nella D.C.R. n. 47 del 1990, la riqualificazione delle aree costiere a forte erosione mediante interventi di difesa a basso impatto ambientale; n) la definizione delle reciproche interrelazioni tra il Parco naturale dell'Arcipelago e gli ambiti territoriali nei quali far interagire il complesso delle risorse territoriali nel rapporto con le attività turistiche e le attività produttive agricole; o) la definizione della rete dei siti e dei percorsi di interesse minerario, mineralogico e di archeologia mineraria della Toscana meridionale e della costa e dell'arcipelago; p) la salvaguardia degli ecosistemi marini da fenomeni di eutrofizzazione e, più in generale, da fenomeni di degrado che possono compromettere le attività turistiche e la vivibilità delle aree stesse. La disciplina relativa alle misure di salvaguarda si ritrova al titolo VII, consistente in: Misure di salvaguardia per la difesa dai fenomeni alluvionali (Capo I artt. o 74, 75, 76, 77, 78, 79); o Misure di salvaguardia relative alla difesa del suolo (Capo II , art. 80); o Salvaguardie dei beni paesistici ed ambientali (Capo III, art. 81); o Salvaguardie delle risorse della fascia costiera (Capo III, art. 82). Le norme di salvaguardia per la difesa dai fenomeni alluvionali riassumono i contenuti della DCTR 230/94 che viene quindi superata dai contenuti del PIT. Tali norme sono in parte rivolte direttamente ai singoli interventi di trasformazione ed in parte agli strumenti urbanistici, ed operano fino all’adeguamento dei Piani Strutturali che potranno confermarle o superarle specificandone meglio i contenuti. Gli strumenti urbanistici e le relative varianti dovranno inoltre applicare le salvaguardie stabilite dagli atti emanati ai sensi del D.L. 180/98 (D.C.R.T. 1212/99). Le misure di salvaguardia da applicare direttamente ai singoli interventi di trasformazione si riferiscono agli ambiti A1, A2, B relativi ai corsi d’acqua individuati nell’elenco allegato al PIT. Gli articoli 78 e 79 del PIT dettano poi disposizioni generali ed immediatamente cogenti sui singoli interventi di trasformazione edilizia ed urbanistica (già previsti dalla D.C.R.T. 230/94). In particolare stabiliscono che: o tutti gli interventi edificatori, in tutto il territorio regionale, devono garantire il 25% di superficie permeabile; i parcheggi pubblici e privati devono essere realizzati con modalità o costruttive che consentano l’infiltrazione e la ritenzione anche temporanea delle acque; o le acque piovane non devono essere convogliate di norma in fognatura. Le misure di salvaguardia per la difesa del suolo (Capo II art. 80) si applicano esclusivamente alla formazione dei nuovi strumenti urbanistici e loro varianti e stabiliscono la metodologia per l’individuazione delle classi di percolosità in funzione del rischio idraulico estendendo a questo campo l’applicazione della DCRT 94/85. Le norme di salvaguardia dei beni paesistici ed ambientali sono esclusivamente rivolte a disciplinare le eventuali modifiche alla disciplina urbanistica vigente, che viene pertanto fatta salva. Non sono quindi rivolte ai singoli interventi edilizi. Come tutte le altre norme di salvaguardia queste operano fino all’approvazione del Piano Strutturale. L’ambito di applicazione di tali norme è rappresentato: 1.dalle aree protette di tipo “b, c, d” della D.C.R.T. 296/88; 2. dalle aree corrispondenti alle categorie di beni ambientali di cui alla L.431/85; 51 3. dalle ville, giardini e parchi che si distinguono per la loro non comune bellezza di cui al punto b, art. 139, del D. Lgls. 490/99. A seguito dell’individuazione e perimetrazione, da parte della Regione, delle aree facenti parte del progetto Bioitaly, le misure di salvaguardia sopra citate, non saranno più applicate alle aree b, c, d del “sistema regionale delle aree protette” e verranno invece applicate ai siti di interesse naturalistico individuati . Tali perimetri sono stati approvati con deliberazione del C.R.T. n. 6 del 21.1.2004 (pubblicata sul B.U.R.T. n. 8 del 25.2.2004), la quale appunto individuati i SIR, Siti di interesse Regionale, come da L.R. n°56 del 06.04.00 (norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna). E’ quindi su tali ambiti territoriali che si applicheranno le norme di salvaguardia di cui all’art. 81 del PIT che, comunque, continueranno ad applicarsi comunque alle categorie di beni di cui alla L. 431/85, ai beni di cui al punto b, art. 139 del D. Lgls. 490/99, e alle aree protette b, c, d della DCRT 296/88 non facenti parte degli ambiti Bioitaly. Per quanto riguarda il territorio del comune di Capalbio i SIR presenti sono i seguenti: o SIR 129 - Boschi delle Colline di Capalbio (Codice Natura 2000: IT51a0029) o SIR 130 – Lago Acquato, Lago di San Floriano (Codice Natura 2000: IT51a0030) o SIR 131 – Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0031) o SIR 132 - Duna Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0032) o SIR 133 (ZPS) - Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0033) o SIR 134 – Isolotti grossetani dell’Arcipelago Toscano (Codice Natura 2000: IT51a0034) Integrazioni e specificazioni del quadro conoscitivo del PS sulla base del Quadro conoscitivo del PIT e in relazione alle prescrizioni e agli indirizzi contenuti nel PIT Il PS, nella formazione del Quadro conoscitivo, ha tenuto conto di quello del PIT e di quello del PTC, contenendo le integrazioni di dettaglio come richiesto dall’atto regionale. In particolare: - - - - sono state individuate le risorse naturali e il loro stato negli elaborati del Quadro conoscitivo elencati nella Disciplina del PS, in materia di difesa del suolo e dai fenomeni alluvionali sono state organizzate e dettagliate le conoscenze richieste dalla D.C.R. 94/85 integrate dagli aspetti idraulici previsti dalla ex D.C.R. 230/94 e richiamate dal PIT, che sono contenute nelle indagini geologiche di supporto al piano, e normate dallo Statuto contenuto nella Disciplina che detta condizioni d’uso delle risorse acqua e suolo, le informazioni necessarie per individuare la consistenza e la localizzazione delle superfici boschive come richiesto dal PIT sono contenute nel quadro conoscitivo e disciplinate dallo Statuto; sono stati delineati gli elementi per la valutazione degli effetti ambientali come descritto nella presente nella Relazione sulle attività di valutazione che fa parte integrante del PS, e indirizzi sono dati anche nella Disciplina, sono state date disposizioni in merito alla risorsa idrica e alla vulnerabilità degli acquiferi (Disciplina) 52 Conformità del quadro conoscitivo del Piano Strutturale ai criteri stabiliti nei commi 1,2 e 3 dell’art.1 del PIT Al fine di perseguire uno sviluppo sostenibile del territorio comunale il Quadro conoscitivo del Piano strutturale è stato costruito attraverso successive integrazioni, in funzione del raggiungimento delle finalità della L.R. 5/95, degli atti di programmazione regionale nonché degli indirizzi generali e degli obiettivi assunti dal Consiglio Comunale con l’atto di avvio del procedimento di formazione del Piano Strutturale e la sua integrazione per l’allineamento alla LR 1/2005. L’insieme degli obiettivi strutturali e strategici da perseguire ha costituito il riferimento per definire il Quadro conoscitivo dal quale sono scaturiti gli specifici obiettivi di dettaglio e le disposizioni assunte dal piano, come meglio sistematizzate nell’art. 27 della Disciplina. Il Piano strutturale, data la stretta relazione fra obiettivi, Quadro conoscitivo e disposizioni statutarie, può essere variato e integrato a seguito di un aggiornamento o di una verifica del Quadro conoscitivo. Individuazione delle invarianti strutturali secondo i criteri stabiliti all’art. 14 e con le specificazioni di cui agli artt. 15,16 e 17 del PIT Il Piano strutturale contiene l’individuazione delle in varianti secondo la definizione della LR 1/2005. La Disciplina all’art. 23 definisce le seguenti invarianti strutturali: - per la risorsa acqua e la risorsa ecosistemi flora e fauna: Lago Acquato Lago di San Floriano Lago di Burano Lago Radicata Rilevante valore naturalistico -paesaggistico Rilevante valore naturalistico -paesaggistico Rilevante valore naturalistico –paesaggistico Rilevante valore naturalistico –paesaggistico Laghetto Marruchetone Rilevante valore naturalistico –paesaggistico - per la risorsa suolo: Aree boscate Aree retrodunali Spiaggie e dune - Rilevante valore naturalistico -paesaggistico Rilevante valore naturalistico -paesaggistico Rilevante valore naturalistico -paesaggistico per la risorsa ecosistemi naturali: i corridoi ecologici le aree per l’avifauna I SIR o SIR 129 - Boschi delle Colline di Capalbio (Codice Natura 2000: IT51a0029) o SIR 130 – Lago Acquato, Lago di San Floriano (Codice Natura 2000: 53 o o o o - IT51a0030) SIR 131 – Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0031) SIR 132 - Duna Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0032) SIR 133 (ZPS) - Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0033) SIR 134 – Isolotti grossetani dell’Arcipelago Toscano (Codice Natura 2000: IT51a0034) per la risorsa Città e sistemi degli insediamenti: il centro antico di Capalbio che comprende il centro storico di Capalbio e le sue pendici collinari la maglia insediativa poderale della riforma agraria i beni puntuali di valore storico architettonico tra cui il Giardino dei Tarocchi - per la risorsa Paesaggio e beni culturali: Le ARPA del PTC: codice Arpa S49 P47 P42 S40 N43 P46 NP48 nome Arpa Ager Cosanus Capalbiaccio Monte Alto di Capalbio Colline della Marsiliana Lago Acquato La Capita Tombolo di Capalbio e Lago di Burano valore Arpa Storico-Archeologico Paesaggistico Paesaggistico Storico-Archeologico Naturalistico Paesaggistico Naturalistico-Paesaggistico S49 Ager Cosanus, nel lembo occidentale a confine con il Comune di Orbetello, nella porzione della Unità di Paesaggio R11.1, di valore storicoarcheologico NP48 Tombolo di Capalbio e Lago di Burano, al centro della fascia costiera, nell’Unità di Paesaggio C4.2, di valore naturalistico e paesaggistico P47 Capalbiaccio, all’estremità occidentale del territorio comunale, nell’Unità di Paesaggio R11.1, di valore paesaggistico P42 Monte Alto di Capalbio, nell’area centrale del territorio comunale, nell’Unità di Paesaggio R11.2, di valore paesaggistico N43 Lago Acquato, nella parte centro-nord-orientale del territorio comunale, nella Unità di Paesaggio R11.2, di valore naturalistico P46 La Capita, nell’estremità nord orientale del territorio comunale, nella Unità di Paesaggio R11.2, di valore paesaggistico S40 Colline di Marsiliana, porzione, nell’estremità nord del territorio comunale, nella porzione dell’Unità di Paesaggio R11.2, di valore storicoarcheologico Beni Culturali vincolati D.lgs 42/2004 (Parte III Titolo I) D.LGS 42/2004 - PARTE III - TITOLO I - ART. 136 54 Dichiarati con Decreto Ministeriale D.LGS 42/2004 - PARTE III - TITOLO I - ART. 142 Ex Lege lettere a - m Le aree di rilevante valore paesaggistico individuate dal presente Piano: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 Monte Nebbiello Poggio Capalbiaccio Poggio Forane Poggio Casaglia e Poggio Pontone Poggio Monteti e Capalbio centro storico Poggio Canetello Poggio Verruzzo S.Antonino Leccetina - Pozzarellina Poggio Lungo, Grottaccia e Sant'Antonio Poggi Alti e Capita Poggio Vaccaio, Poggio Casacchia e Poggio Capraio Poggio Pelato Poggetti - Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore storico-paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore storico-paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore paesaggistico per la risorsa Sistemi infrastrutturali e tecnologici: la strada dell’Origlio Rilevante valore paesaggistico la strada litoranea la strada da Capalbio a Pescia Fiorentina Rilevante valore paesaggistico Rilevante valore paesaggistico Conformità e specificazioni degli obiettivi e degli indirizzi sulla base di quanto contenuto al Titolo III del PIT Rispetto al Titolo III del PIT che contiene gli obiettivi generali ed operativi relativi alle città e agli insediamenti urbani (art 11 PIT) , gli obiettivi generali ed operativi relativi al territorio rurale (art. 12 PIT), gli obiettivi generali ed operativi relativi alla rete delle infrastrutture per la mobilità e per l’energia (art. 13 PIT), il PS contiene condizioni per l’uso delle risorse così come definite dalla LR 1/20005. Conformità alle prescrizioni del PIT di cui al Titolo V e al Titolo VI 55 I contenuti del PS (Disciplina Titolo II) per le risorse città e insediamenti produttivi, territorio rurale, sistemi infrastrutturali e tecnologici sono coerenti anche nei confronti di quanto stabilito al Titolo V Capo I del PIT (Sezione I Le città e gli insediamenti urbani, Sezione II Il territorio rurale, Sezione III La rete delle infrastrutture per la mobilità PIT). In generale, si evidenzia la ricerca di coerenza fra articolazione del territorio in ambiti programmatici operata dai tre atti di pianificazione territoriale PIT, PTC e PS, ossia la coerenza fra l’individuazione dei sistemi territoriali di programma o meglio la finalità per la quale si individuano i sistemi territoriali (art. 5 del PIT che identifica i sistemi territoriali di programma ai fini delle strategie generali per il perseguimento dello sviluppo sostenibile e orienta province e comuni a identificare a loro volta sistemi territoriali), l’individuazione dei sistemi e unità di paesaggio del PTC e l’individuazione degli ambiti di riferimento per le politiche territoriali del PS (sistemi e sottosistemi territoriali e funzionali, Utoe). 2.2.2 LA VALUTAZIONE DELLA COERENZA INTERNA DEL PS La valutazione di coerenza interna ha lo scopo di esprimere un giudizio sui contenuti del piano in termini di obiettivi prestabiliti, effetti attesi e conseguenze prevedibili. Più specificatamente, questa valutazione vuole valutare la logica che sottende la definizione degli obiettivi e il contributo delle varie azioni indicate dal PS sugli impatti che il pianificatore vuole influenzare. Ciò significa identificare i meccanismi sui quali è costruito il PS e comprendere la logica delle azioni proposte secondo una struttura analitica di questo tipo: A) IL SISTEMA DI DECISIONE ASSOCIATO AL PS (Sistema della decisione) B) IL MECCANISMO PREVISTO PER CAMBIARE LA SITUAZIONE (Sistema degli effetti) RISULTATI delle azioni ovvero i loro risultati diretti e immediati EFFETTI attesi IMPATTI previsti/auspicati ovvero le conseguenze nei comportamenti degli attori e sulle risorse ovvero i cambiamenti di lungo periodo/strategici della realtà In conseguenza, la valutazione della struttura logica del PS ha il compito di identificare questi sistemi così come sono stati assunti o fatti propri dal pianificatore e di verificare la loro consistenza di coerenza. Analisi valutativa della coerenza logica interna del PS 56 Utilizzando il metodo speditivo delle domande e delle risposte, gli schemi collegati alle due attività valutative esposte fin qui sono i seguenti. In sostanza, la valutazione di coerenza del PS di Capalbio intende dare risposta a una serie di domande le più importanti delle quali sono: vi è collegamento tra le condizioni statutarie del piano / gli obiettivi strategici del piano / le azioni e gli strumenti approntati dal piano per raggiungere gli obiettivi rispettando le condizioni? Sì. Le condizioni dello Statuto per il corretto uso delle risorse sono articolate per risorse territoriali e sono valide per l’intero territorio comunale (Titolo II della Disciplina). I sistemi e i sottosistemi territoriali sono individuati correlando gli esiti del quadro conoscitivo, le individuazioni delle unità di paesaggio del PTC, gli obiettivi statuari e gli obiettivi strategici (si vedano gli articoli per ogni sottosistema territoriale). La disciplina per le Utoe (artt. da 28 a 40 della disciplina) contiene espliciti limti e prescrizioni per rispettare le condizioni statutarie. Anche ove non richiamate, come già detto, le condizioni statutarie prevalgono, e sono valide sull’intero territorio comunale. Le scelte strategiche e le azioni approntate dal Piano sono funzionali al rispetto delle condizioni di tutela dello statuto. Si richiamano in sintesi: divieto delle lottizzazioni urbane in collina, divieto delle espansioni urbanistico edilizie nei centri collinari, condizioni alla compatibilità degli interventi in fascia costiera soggetti alla salvaguardia delle dune e delle zone umide, crescita dei centri abitati in funzione della separazione fra città e territorio rurale, valorizzazione delle attività agricole in territorio rurale, mantenimento della maglia poderale insediativa,. vi è convergenza tra obiettivi specifici e obiettivo generale di riferimento nello statuto e nella strategia? Sì. Si veda la tabella contenuta nell’art. 27 della Disciplina. l’organizzazione in sistemi e sottosistemi territoriali, sistemi e sottosistemi funzionali, utoe è funzionale al raggiungimento degli obiettivi statutari e di quelli strategici? Determina riferimento per gli atti di governo? Determina riferimento per la valutazione? Sì. Si leggano le definizioni negli artt. 6, 10, 11, 28 della Disciplina. 57 Infine, per la valutazione di coerenza, la valutazione degli effetti, il monitoraggio, si riportano schede relative al dimensionamento di ogni Utoe. UTOE 1 della valle interna Dimensionamento P.S. Fabbisogno idrico COMPATIBILE COMPATIBILE A CONDIZIONE fabbisogno Compatibile a condizione da PRGC scheda 7 RESIDENZIALE Nuova edificazione 4 alloggi, dimensione minima 60 mq (alloggi, mq dimensione massima 150 mq. sul) (superficie utile lorda) fabbisogno idrico procapite 250 lit./ab.xg. 4x2.5=10 ab x 250lt/ab/g = 2500 lt/g 2.5 ab. (nucleo medio familiare) per alloggio + 20x2.5=50 ab x 250lt/ab/g= 12500 lt/g Recupero 20 alloggi (una sola unità abitativa da edifici esistenti, purchè il fabbricato sia almeno 60 mq e comunque per non più di 150 mq qualunque sia la superficie esistente se di più) -----------------------------------Recupero in ambito urbano 2 alloggi TURISTICO (posti letto) -- Agriturismo Non quantificabile Attività integrative ricettive 100 posti letto 2 X 250 lt/ab/g = 500 lt/ab/g Fabbisogno idrico 150 lt/persona/giorno 150 x100= 1500 Attività agricole COMM_ARTIG. INDUSTR. (S.c. mq) SERVIZI Struttura polifunzionale a fini ricreativi, sociali, collettivi Sul 150 mq nuova edificazione o recupero ex scuola UTOE 2 di Capalbiaccio Dimensionamento P.S. Fabbisogno idrico COMPATIBILE COMPATIBILE A fabbisogno 58 CONDIZIONE RESIDENZIALE -(alloggi, mq sul) TURISTICO (posti letto) --- Fabbisogno idrico 150 lt/persona/giorno 30 posti letto tramite recupero patrimonio edilizio Attività agricole -attività integrative: Artigianali fino a 600 mq Commerciali fino a 400 mq Di servizio fino a 400 mq COMM_ARTIG. -INDUSTR. (mq) SERVIZI -- ATTIVITÀ FAUNISTICO VENATORIE Capanno max superficie mq 300 UTOE 3 del centro storico e del Monte Alto di Capalbio Dimensionamento P.S. Fabbisogno idrico COMPATIBILE COMPATIBILE A CONDIZIONE fabbisogno Compatibili a condizione: Scheda 14 completamento Schede da 44 a 47 saturazione nel centro storico RESIDENZIALE Nuova edificazione 60 alloggi, (alloggi, mq dimensione minima 60 mq sul) dimensione massima 150 mq. (superficie utile lorda) 60 alloggi x2.5 ab/all=150 ab x 250 lt/ab/g = 37500 lt/g fabbisogno idrico procapite 250 lit./ab.xg. 2.5 ab. (nucleo medio familiare) per alloggio 40 alloggi x 2.5 ab/all= 100 ab x 250 lt/ab/g= 25.000 lit./g. Recupero in ambito rurale 40 alloggi (una sola unità abitativa da edifici esistenti, purchè il fabbricato sia almeno 60 mq e comunque per non più di 150 mq qualunque sia la superficie esistente se di più) Recupero in ambito urbano 20 alloggi TURISTICO 90 posti letto tramite recupero 20 alloggi x 2.5 ab/all = 50 ab x 250 lt/ab/g= 12500 lt/g Fabbisogno idrico 150 Scheda 3 90 x 59 (posti letto) Agriturismo 30 posti letto in camera o 40 posti letto in unità indipendenti lt/persona/giorno Compatibile a condizione 3.000 mc turistico ricettivo 150=13500 + 30 (40) x 150 = 4500 (6000) 100 posti letto Attività integrative ricettive + 100 x 150= 15000 Attività agricole Attività integrative Artigianali fino a 400 mq Commerciali fino a 400 mq Di servizio fino a 400 mq COMM_ARTIG. INDUSTR. (S.c. mq) SERVIZI Centro culturale Potenziamento polo scolastico Potenziamento caserma carabinieri Mantenimento distretto sociosanitario ATTIVITÀ FAUNISTICO VENATORIE Capanno max superficie mq 300 Compatibile: Scheda 15 ampliamento volumetrico caserma dei carabinieri UTOE 4 del Lago Acquato Dimensionamento P.S. Fabbisogno idrico COMPATIBILE COMPATIBILE A CONDIZIONE fabbisogno RESIDENZIALE (alloggi, mq sul) Fabbisogno idrico 150 lt/persona/giorno TURISTICO (posti letto) 30 (40) x 150 = 4500 (6000) Agriturismo 30 posti letto in camera o 40 posti letto in unità indipendenti + 100 x 150= 15000 100 posti letto Attività integrative ricettive Attività agricole Attività integrative Artigianali fino a 200 mq Commerciali fino a 400 mq Di servizio fino a 300 mq COMM_ARTIG. INDUSTR. (S.c. mq) ATTIVITA’ Capanno max superficie mq FAUNISTICO 300 VENATORIE UTOE 5 di Borgo Carige e dei centri rurali minori Dimensionamento P.S. Fabbisogno idrico COMPATIBILE fabbisogno idrico procapite 250 lit./ab.xg. 2.5 ab. (nucleo medio familiare) per alloggio COMPATIBILE A CONDIZIONE fabbisogno 60 RESIDENZIALE Borgo Carige (alloggi, mq Nuova edificazione 10.000 mq sul) sul pari a 100 alloggi PEEP 30 alloggi 100 x2.5=250 ab x 250 =62.500 30 x2.5= 75 ab x 250lt/ab/g= 18750 Compatibile scheda 17 mc. 5.500 residenziale scheda 18 compatibile a condizione Recupero 10 alloggi (una sola unità abitativa da edifici esistenti, 10 x2.5= 25 ab x purchè il fabbricato sia almeno 60 250lt/ab/g= 6250 mq e comunque per non più di 150 mq qualunque sia la superficie esistente se di più) Recupero in ambito rurale 30 alloggi 30 x2.5= 75 ab x 250lt/ab/g= 18750 Nei centri rurali ampliamenti fino a 2000 mq sul totali si assegnano 35 mq/ab pertanto 2000:35=57 ab 28,5 x250/lt/ab/g= 14285 Pescia Fiorentina nuova edificazione 14 alloggi 14 x2.5= 35 x250/lt/ab/g= 8750 Selva Nera nuova edificazione 4 alloggi Peep 6 alloggi 10x2.5=25x250/lt/ab/giorno= 6.250 Chiarone nuova edificazione 6 alloggi 6x2.5ab/alloggio=15ab x250/lt/ab/g=3.750 Riqualificazione dei centri rurali 50 alloggi 50 x 2.5 = 125 x 250 lt/ab/g = 31250 TURISTICO (posti letto) Fabbisogno idrico 150 lt/persona/giorno Scheda 19 Compatibile turistico ricettivo 600 mc ampliamento esistente Scheda 23 Torricella Compatibile turistico ricettivo 3.000 mc Scheda 24 Compatibile turistico ricettivo 2.000 mc TURISTICO (posti letto) TURISTICO (posti letto) 150 posti letto 150x150= 22500 Chiarone 120 posti letto 150x120= 18000 Non quantificabile Agriturismo Golf 18 buche 5000 mc club house 150 posti letto 150x150= 22500 61 Attività agricole Attività integrative Artigianali fino a 600 mq Commerciali fino a 800 mq Di servizio fino a 1.000 mq COMM_ARTIG. Borgo Carige 22.000 mq nuova INDUSTR. (S.c. edificazione mq) SERVIZI Scheda 20 Compatibile a condizione Scheda 21 Compatibile a condizione Scheda 22 Compatibile a condizione Area della protezione civile, asilo nido, residenza anziani, centralina ortofrutta, potenziamento area sportiva, peep ed edilizia residenziale sociale UTOE 6 di Capalbio Scalo e la Torba Dimensionamento P.S. Fabbisogno idrico fabbisogno idrico procapite 250 lit./ab.xg. RESIDENZIALE (alloggi, mq sul) COMPATIBILE COMPATIBILE A CONDIZIONE Compatibile a condizione Pescia F.na Scheda 31 fabbisogno 2.5 ab. (nucleo medio familiare) per alloggio 177.5 x250/lt/ab/g= 44.375 35 mq/ab = 100 mc / ab Recupero in ambito urbano 20 alloggi Nuova edificazione 7.000 mq pari a 100 alloggi IN AMBITO EXTRAURBANO TRAMITE RISTRUTURAZIONE DI ESISTENTE TURISTICO (posti letto) 100 x2.5=250 ab x 250 lt/ab/g =62.500 recupero in ambito rurale 20 alloggi 20 x250/lt/ab/g= 5000 Giardino nuova edificazione 6 alloggi 6x2.5ab/alloggio=15ab x250/lt/ab/g=3.750 TURISTICO TURISTICO (posti letto) 20 x 2.5= 50 x 250= 12500 Fabbisogno idrico 150 lt/persona/giorno 100 posti letto 100x150= 15000 Capalbio scalo Nuova edificazione o recupero 180 posti letto 180 x 150= 27000 Torba solo recupero 180 posti letto 180 x 150= 27000 62 Non quantificabile Agriturismo Attività agricole Attività integrative Artigianali fino a 1.000 mq Commerciali fino a 1.000 mq Di servizio fino a 1.000 mq Scheda 30 produttivo compatibile COMM_ARTIG. INDUSTR. (S.c. mq) SERVIZI Scheda 29 attrezzature per l’equitazione Compatibile Capalbio scalo potenziamento servizi esistenti, riqualificazione piazza, rilocalizzazione del mercato, biennio scuola superiore Alla Torba nuovi servizi tramite recupero Scheda 49 aviosuperficie UTOE 7 della costa occidentale Dimensionamento P.S. TURISTICO Fabbisogno idrico Due stabilimenti balneari da compatibilità condizionata vedi schede 35 e 38 COMPATIBILE COMPATIBILE A CONDIZIONE Compatibili a condizione Scheda 35 Da spiaggia attrezzata a stabilimento condizione di arretrarsi dalla duna fabbisogno Scheda 38 residenziale Recupero aggregato esistente sotto ferrovia non più di una unità abitativa per fabbricato esistente SERVIZI Nuovo accesso al mare su tracciato esistente Compatibili a condizione Scheda 32 area per la sosta Scheda 33 area per la sosta Scheda 34 Area sosta camper Ampliamento parcheggio esistente (scheda 36) Scheda 37 area sosta Scheda 39 sosta piccoli natanti Sosta piccoli natanti vedi scheda 39 UTOE 8 della costa centrale Dimensionamento P.S. Fabbisogno idrico COMPATIBILE COMPATIBILE A CONDIZIONE fabbisogno TURISTICO SERVIZI 63 ATTIVITÀ AGRICOLE UTOE 9 della costa orientale Dimensionamento P.S. TURISTICO Un nuovo stabilimento balneare vedi scheda 41 SERVIZI Due aree per la sosta Vedi scheda 43 Fabbisogno idrico COMPATIBILE COMPATIBILE A CONDIZIONE Riqualificazione campeggio esistente compatibilità condizionata allo spostamento dalla duna vedi scheda 42 fabbisogno Spiaggia attrezzata scheda 41 Compatibili a condizione Ampliamento strada accesso al mare scheda 40 Parcheggio scheda 43 3. PARTE SPECIFICA VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ DELLE PREVISIONI DEL PRGC VIGENTE NON ATTUATE Il Comune di Capalbio si propone, col proprio piano strutturale e con questa specifica parte delle attività di valutazione, di rispettare la salvaguardia dell’art 36 della Disciplina del Pit adottato con DCR 45/2007 e i contenuti dell’art. 6 del regolamento 3/R attuativo del titolo V della LR1/2005, per la parte in essi riferita alla valutazione delle quote residue non attuate dei PRGC vigenti. Una importante norma del nuovo PIT attiene alla coerenza delle scelte sul territorio nella continuità dell’azione di governo comunale impegnata a passare dall‘urbanistica al governo del territorio. Si è registrata la presenza nei piani strutturali di quote edificatorie provenienti dalla conferma di previsioni non attuate del piano regolatore generale comunale vigente; e soprattutto se ne sono visti gli effetti quando ne è cominciata la realizzazione. Si è potuto comprendere come la conoscenza fondativa, le condizioni statutarie, le politiche di tutela ambientale e paesaggistica coordinate con le politiche territoriali ed economiche nel piano, la valutazione sono le vere innovazioni del governo del territorio. Si è anche compreso che i cosiddetti “trascinamenti di piano” ossia la conferma del PRGC non attuato come una parte autonoma rispetto alla formazione del piano strutturale dava luogo a interventi che, definiti con regole diverse da quelle del nuovo processo di pianificazione, producevano effetti addirittura non attesi. Si è ritenuto, pertanto, di assoggettare a specifica attività di valutazione tutte le previsioni di PRGC non attuate, predisponendo specifiche salvaguardie (Titolo IV Capo III Disciplina del PS) e utilizzando strumenti di semplice comunicazione quali: 64 - - la perimetrazione delle previsioni su base cartografica aggiornata, la stessa sulla quale sono disegnati il quadro conoscitivo e il progetto del piano strutturale, (che ha permesso di sovrapporre l’intervento a tutte le perimetrazioni e le individuazioni sia conoscitive che progettuali del piano medesimo), la valutazione di compatibilità dell’intervento rispetto ai parametri fondativi del piano strutturale (risorse territoriali, invarianti strutturali), sui quali misurare la pressione dell’intervento medesimo (bassa, media, alta), come si evidenziavano sia dalla sovrapposizione testè citata sia dalla lettura delle condizioni e dei limiti all’uso delle risorse contenute nella Disciplina. Come sono stati scelti gli indicatori: Gli indicatori di compatibilità sono: - le risorse essenziali definite dalla Lr 1/2005 e oggetto della Disciplina che ne fissa condizioni e limiti d’uso nel suo Statuto (Titolo II). Essi sono: aria – emissioni atmosferiche, acustiche, elettromagnetiche; acqua, suolo -soprassuolo, idrologia, idraulica; flora; fauna; paesaggio; sistema insediativi rurale; sistema insediativi urbano; sistema infrastrutturale e tecnologico - le invarianti strutturali: qualità dell’aria, qualità delle acque superficiali e sotterranee, elementi identitari del paesaggio, aree sensibili soggette a pericolosità idraulica; identità del territorio e criteri evolutivi (art 18 Norme Ptc); Unità e sistemi di paesaggio (art. 19 Norme PTC); emergenze paesaggistiche e ambientali (art. 20 Norme PTC); beni territoriali di interesse storico-culturale (art. 21 Norme pTC). Quali sono i valori assegnati agli indicatori e qual’è la scala per la misurazione (altamedia-bassa) della pressione sugli indicatori: Il PIT regionale, il PTC provinciale e il PS comunale assegnano specifici valori (come si è visto dall’analisi di coerenza esterna) alla qualità del paesaggio inteso come esito delle relazioni fra componenti naturalistiche, componenti insediative storicamente consolidate e capacità percettive. Il PS, nel perseguire la tutela di tali valori e promuovere lo sviluppo territoriale rispettoso dei medesimi, ha stabilito strategie che, nell’assumere le condizioni statutarie, determinano: - la crescita del centro storico di Capalbio capoluogo solo tramite recupero e limitati interventi di edificazione, di saturazione e completamento del capoluogo comuale; - la crescita degli altri centri abitati tramite regole insediative di rafforzamento delle specifiche identità e di precisazione dei margini urbani; - il divieto delle lottizzazioni di tipo urbano in territorio rurale; - lo sviluppo delle attività agricole e di quelle connesse e integrative, contrastando la polverizzazione fondiaria; - la salvaguardia della maglia poderale di pianura dell’appoderamento “storico”; - la tutela della rete naturalistica costituta dai corridoi ecologico e dalle aree di rilevante pregio ambientale e dai SIR; - la difesa del paesaggio tramite l’individuazione di aree di particolare valore paesaggistico soggette, in generale, ad inedificabilità. Risulta pertanto che le previsioni che pregiudicano tali scelte di PS hanno incidenza alta e non sono compatibili perché contrastano sulle scelte del Piano, che sono esito del rispetto dello Statuto. 65 In atri termini le previsioni che pregiudicano la possibilità di trasmettere alle generazioni future i valori di cui godono quelle presenti (base dello sviluppo sostenibile) hanno incidenza alta. Sono di questo genere le previsioni di lottizzazioni di espansione nel capoluogo che ne minano la panoramicità e la relazione fra l’abitato e la collina, e analogamente le espansioni dei centri collinari minori che consumano suolo secondo la logica della lottizzazione urbana, come anche la previsione di campo da golf che interessa ampie superfici boscate e SIR, come le previsioni che perimetrano vaste aree di intervento in territorio rurale. Le previsioni che, invece, convergono verso obiettivi del Piano ma le cui regole nel vigente PRGC indirizzano verso la trasformazione territoriale non rispettosa delle nuove regole fissate dal Piano strutturale medesimo, hanno incidenza media e dunque sono compatibile a condizione. Il regolamento urbanistico potrà normare gli interventi risolvendo la condizione assegnata, che può essere un abbassamento della capacità edificatori, piuttosto che il miglior inserimento nel contesto. Risultano compatibili le previsioni che dimostrano di rispettare le condizioni statutarie e convergono verso gli obiettivi strategici, anche se il Piano, nelle norme finali della Disciplina, chiede che aggiungano qualità progettuali e realizzative secondo alcuni criteri ivi fissati. Per meglio illustrare il procedimento di valutazione, questa sezione contiene una relazione descrittiva sia degli ambiti oggetto delle previsioni sia degli effetti delle medesime. Per ogni previsione valutata si è redatta una scheda. Ogni scheda contiene i dati relativi alla previsione del PRGC, la localizzazione dell’area oggetto di intervento sull’estratto fotografico aereo (che permette di comprenderne l’inserimento territoriale, ambientale e paesaggistico meglio delle abituali cartografie tecniche), viste dell’area tramite fotografie, l’attribuzione della qualità di pressione (alta, bassa, media) dell’intervento previsto su ogni risorsa e invariante (definite e disciplinate dal piano strutturale), il giudizio di compatibilità che ha tre coniugazioni possibili: compatibile, compatibile a condizione, non compatibile. Il giudizio di intervento compatibile rende possibile la sua attuazione con le regole del PRGC vigente; quello di compatibilità condizionata rende possibile l’inserimento dell’intervento nel Regolamento Urbanistico con nuove regole che risolvano le condizioni (specificate nel giudizio sulla scheda), e infine quello di non compatibilità rende possibile lo stralcio definitivo (ossia la sua non attuazione e la sua non riproposizione nel Regolamento urbanistico). Alla presente Relazione si allegano le schede di valutazione di compatibilità in formato A3, e tavole ove sono indicate le loro localizzazioni, in estratto dalla carta tecnica regionale, in formato A3. Di seguito si illustrano il metodo e gli esiti della specifica attività di valutazione di cui al presente capitolo. Considerazioni generali 66 Come affermato in sede comunitaria e nella stessa L.R.T. n° 1/2005, la pianificazione ambientale e paesaggistica non deve essere condotta in maniera settoriale e, quindi, con sostanziale e quasi esclusivo riferimento alla flora, alla fauna, al suolo, all’acqua, ai fattori climatici, ecc., ma deve essere effettuata in maniera integrata, in modo tale da costituire il frutto di una complessa, quanto compiuta, analisi di tutti i fattori, aspetti e pianificazioni che, a vario modo, possono produrre effetti sulla singola “risorsa essenziale”, ivi comprese quindi le “trasformazioni territoriali”. Ne consegue, pertanto, che l’azione ambientale non deve essere intesa come mera attività di tutela, bensì come azione diretta a considerare tutti gli effetti delle valutazioni che vengono condotte sui vari settori (quali quello agricolo, forestale, delle acque, dell’aria, della pesca, energetico, industriale, artigianale, commerciale, turistico, dei trasporti, dei rifiuti) ivi compresi quelli della “pianificazione territoriale e dell’uso dei suoli”. Per raggiungere detto risultato è necessario, in via preliminare, esaminare lo stato della pianificazione prevista dal vigente P.R.G., individuando le eventuali cause e le ragioni che ad oggi non ne hanno permesso l’attuazione, valutando soprattutto la sostenibilità di tali azioni e, quindi, gli effetti che tali previsioni, ove confermate, verrebbero a determinare su tutte le risorse essenziali che concorrono a costituire “Capalbio” - inteso come “Complesso Territoriale Ambientale Paesaggistico” da salvaguardare e preservare. La valutazione integrata ed interdipendente che ne consegue, costituisce, pertanto, il fondamento logico delle scelte degli atti di governo del territorio e, quindi, della formazione del presente strumento di pianificazione territoriale e del successivo regolamento urbanistico. Il risultato di tale analisi è illustrato nelle schede distinte con nn° 1 – 49 allegate alla presente relazione, nelle quali sono evidenziate le ragioni di compatibilità o di incoerenza e conseguente incompatibilità totale o parziale che impongono l’annullamento ovvero la modificazione di alcune previsioni, in quanto contrastanti con gli obiettivi e le finalità che il presente Piano Strutturale intende perseguire, nel rispetto dei principi e dei criteri statuiti nella legislazione regionale e negli atti di pianificazione degli altri Enti istituzionalmente competenti in materia di governo del territorio. 1) “CAPALBIO” Capalbio capoluogo costituisce il “Centro Storico” del territorio comunale, individuato non soltanto dall’agglomerato urbano, ma dal complesso delle risorse boschive, culturali ed ambientali che lo circondano e che, con esso, sono intrinsecamente correlate in una sorta di complementarietà naturale inscindibile. L’analisi del “centro antico” evidenzia, in particolare, il ruolo che esso riveste all’interno del complesso territoriale comunale ed a livello di immagine e di conoscenza. “Capalbio” non è identificato e conosciuto soltanto per l’agglomerato storico del “centro antico” che pure si staglia, nella sua architettonica bellezza, alla vista di quanti transitano lungo l’asse viario della S.S. Aurelia, ma soprattutto per la maestosità dell’impianto boschivo e delle colture che lo circondano, e che ne valorizzano la struttura, esaltandone 67 i valori architettonici, paesaggistici ed ambientali, le funzioni e le tradizioni tipicamente toscane. Non mancano, tuttavia, elementi di criticità, rappresentati soprattutto dall’aggressione degli spazi aperti, immediatamente adiacenti e/o marginali al vecchio nucleo storico, perpetrata mediante la costruzione di edifici di scarsa qualità architettonica e che appaiono incompatibili con i caratteri morfologici, ambientali e culturali del luogo, deturpandone l’immagine e l’apprezzamento del complesso paesaggistico - ambientale. E’, quindi, necessario eseguire, ove possibile, un’azione di ripulitura, di demolizione, di recupero di alcuni spazi, e di alleggerimento della densità edilizia esistente, in modo da ridare maggior respiro al vecchio centro antico ed al suo tessuto urbano. Le previsioni di ulteriori edificazioni di espansione, previste dal vigente P.R.G., sono state, pertanto, oggetto di attenta valutazione in rapporto alla incidenza che ciascun intervento, ove attuato, verrebbe a realizzare sulle risorse essenziali e sulle invarianti strutturali, come individuate dal quadro conoscitivo e dallo statuto del P.S., ed il giudizio conclusivo è stato, per la quasi totalità, di sostanziale incompatibilità. La responsabilità e la trasparenza delle scelte, nonchè la sostenibilità e la concretezza delle azioni che ne conseguono, sono il segno tangibile della coerenza della pianificazione territoriale che l’Amministrazione intende perseguire e realizzare, prestando particolare attenzione al linguaggio dei luoghi, migliorandone il godimento e la percezione visiva, rifiutando ogni condizionamento dettato da interessi socio - economici che, pur astrattamente apprezzabili, mal si conciliano con gli obiettivi che si intendono realizzare. In particolare l’analisi della compatibilità delle previsioni inattuate è stata effettuata sulla base di indicatori ambientali, scelti per analizzare in maniera integrata i diversi aspetti della sostenibilità. Oltre ad evidenziare i potenziali effetti sulle diverse componenti ambientali tradizionali quali il consumo di suolo, le acque, il sottosuolo, l’aria, il rumore, il benessere sociale, l’energia, ecc., essi sono stati riferiti anche ai criteri generali di sostenibilità definiti dalla Provincia di Grosseto e dalla Regione Toscana, in modo da ricercare e garantire quel giusto equilibrio tra esigenze contrapposte che costituisce l’essenza stessa della corretta pianificazione. Indicatori, pertanto, da intendersi più come strumenti di comunicazione sociale e politica del piano e delle scelte operate, piuttosto che come mezzi di presunta “ottimizzazione” tecnologica e scientifica della pianificazione. Il supporto analitico, come tutte le schematizzazioni, potrà apparire discutibile o in qualche modo non completo: esso, tuttavia, rappresenta, per la sua semplicità e concretezza, un valido strumento di verifica perché pone in evidenza la incidenza che i programmati interventi, ad oggi rimasti inattuati, determinerebbero sulle risorse essenziali e le invarianti statutarie; tutti, invero, possono apprezzarne le risultanze conclusive, in rapporto agli “indicatori di pressione” costituenti il parametro oggettivo applicato indistintamente a tutte le previsioni edificatorie: le conclusioni potranno anche non essere condivise, ma hanno quanto meno il pregio della concretezza, della obiettività e della coerenza. Proteggere il paesaggio e le risorse presenti, è compito estremamente arduo: ma la ricerca dell’equilibrio tra mantenimento dei caratteri statutari, da una parte, e godimento e 68 sviluppo delle azioni e funzioni, dall’altra, costituisce la causa e ad un tempo l’essenza di tale azione e delle conseguenti conclusioni, così come confermato dal PTC e dal PIT. Rinviando alle risultanze tecniche delle schede di valutazione riguardanti i singoli interventi, passiamo qui di seguito ad esaminare le previsioni di zona, come classificate dal P.R.G. nell’ambito di Capalbio, e a darne motivazione alla luce anche dei principi e dei criteri sopra enunciati. ZONE C di espansione. La previsione contenuta nell’art. 43 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 zona C1 – localizza un intervento residenziale di circa 5.400 mc. su una porzione di territorio di mq. 8.768, facente parte del “Sistema Territoriale dei Rilievi Boscati” – Utoe del Centro Storico e di Poggio Monteti - caratterizzata dalla esistenza di un oliveto di particolare pregio, la cui tipicità, unita all’insieme delle risorse presenti, costituisce la identità sostanziale della paesaggio di Capalbio, come documentato dal rilievo fotografico contenuto nella scheda di valutazione n.16. L’impatto ambientale e naturalistico è evidente, compromettendo la continuità tra bosco ed area olivetata che costituisce una delle principali caratteristiche del territorio di Capalbio, ed inciderebbe fortemente sui possibili flussi della fauna e della flora. La previsione contenuta nell’art. 44 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 zona C2 – sottozona C2b – localizza un intervento residenziale di circa 6.900 mc., su una porzione di territorio di mq. 13.044, ed un altro intervento residenziale di circa 4.560 mc. su altra porzione di terreno di mq. 5.126, facenti parte sempre del “Sistema Territoriale dei Rilievi Boscati” – Utoe del Centro Storico e di Poggio Monteti – completamente libere da edificazioni, come provato dai rilievi fotografici contenuti nelle schede di valutazione nn. 9 e 12. In particolare l’intervento residenziale in esame, costituisce un notevole incremento di consumo di risorse naturali con evidente impatto naturalistico ambientale e sul paesaggio tipico di Capalbio, ricadendo in parte (circa 3.500 mq. all’interno del SIR IT51A0029. La edificazione di tali aree verrebbe, pertanto, ad incidere in maniera irreversibile sul valore statutario del paesaggio, sulla naturalità dell’area e sulla visione complessiva del Centro di Capalbio, contribuendo ad alterare lo stato naturale delle risorse circostanti al Centro Storico, mortificandone la visione e diluendo in maniera irrazionale e disordinata l’insediamento urbano. La priorità della tutela ambientale e dei valori paesaggistici, ne legittima pienamente la esclusione dalle previsioni edificatorie future, risultando incompatibile con le condizioni dello Statuto e gli obiettivi specifici che l’Amministrazione intende realizzare a salvaguardia delle ricchezze presenti che costituiscono patrimonio irrinunciabile delle generazioni anche future. ZONE B di completamento. La previsione edificatoria statuita nell’art. 41 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 zona B3 – localizza due interventi residenziali, con indice di fabbricabilità pari a 3mc/mq, su porzioni di terreno poste ai margini dell’attuale insediamento abitativo di recente 69 edificazione, facenti parte del “Sistema Territoriale dei Rilievi Boscati” – Utoe del Centro Storico e di Poggio Monteti - cosi come individuati dai rilievi fotografici riportati nelle scheda di valutazione n.14. Tale previsione presenta aspetti di criticità per l’alta incidenza dell’indice di fabbricabilità fondiario rispetto alla limitatezza della superficie insediativa ed al particolare pregio del contesto paesaggistico in cui gli interventi si verrebbero ad inserire. Tali criticità potrebbero essere fortemente mitigate, riducendo l’indice di fabbricabilità e limitando l’elevazione delle edificazioni (così come evidenziato nella scheda di valutazione n.14) , per cui l’ammissibilità dei predetti interventi potrà trovare soluzione in sede di regolamento urbanistico, mediante una contenuta definizione dei parametri insediativi. Le previsioni insediative statuite sempre nell’art. 41 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 zona B4 – localizza un intervento residenziale, con indice di fabbricabilità pari a 3mc/mq, su porzioni di terreno prospiciente un’ampia fascia inedificata, caratterizzata dalla presenza di olivi di particolare pregio costituenti fattori di identificazione statutaria da tutelare unitamente al complesso territoriale e boschivo che contorna il nucleo storico di Capalbio (scheda n. 13). Il consumo di suolo e l’alto indice di fabbricabilità contrastano con i criteri evolutivi, di cui all’art. 18 del P.T.C., e con le emergenze paesaggistiche e con i valori storico – culturali, di cui agli artt. 20 e 21 del P.T.C., e con l’obiettivo del mantenimento di alcuni rapporti visuali di insieme dell’intero patrimonio paesaggistico. Il soddisfacimento delle esigenze di residenza stabile deve essere perseguito, secondo la strategia perseguita dal P.S., attraverso il recupero del patrimonio edilizio già esistente e la riqualificazione di volumi degradati la cui attuale utilizzazione è chiaramente incompatibile con la tipicità dell’insediamento storico e con i caratteri del paesaggio circostante. L’esigenza di nuove abitazioni e di piccoli servizi alla residenza, potrà, infatti, trovare soddisfacimento con il recupero ed il mutamento di destinazione di alcune volumetrie ed aree esistenti, destinate ad attività artigianale e/o industriale, in quanto non coerenti con il tessuto prevalentemente residenziale del centro urbano. Nell’ambito del centro storico il piano di recupero di cui alla delibera consiliare n. 67 del 30.11.1999 ha previsto tre interventi di demolizione, ricostruzione e nuova edificazione, compresi in zona B7 rispettivamente per mc. 280 (scheda n. 45), mc 330 (scheda n. 46) e mc. 425 (scheda n. 47), con destinazione residenziale. Tali interventi sono stati valutati compatibili a condizione che rispettino la disciplina specifica per gli ambiti di valore storico paesaggistico, che sarà definita dalla normativa del centro storico riservata al regolamento urbanistico, che dovrà comunque essere adeguata alle più recenti disposizioni e strategie del P.S.. L’area destinata dal Piano di recupero del Centro Storico compresa nella zona PP-Pi della superficie di mq. 22.674, destinata a parcheggi pubblici e privati, presenta una notevole incidenza sul valore statutario del paesaggio ed un notevole consumo di suolo, 70 compromettendo la visuale ed il rapporto tra sito naturale ed insediamento, con evidente impatto ambientale e naturalistico. Pertanto, l’intervento non è compatibile con tali valori identitari (scheda n. 48) ZONA D - a destinazione industriale, commerciale, direzionale e turistica. Le previsioni previste nell’art. 57 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 zona D – sottozona D8 - prevede la realizzazione di strutture turistiche – “per attrezzature ricettive alberghiere di completamento” (HC) con volumetria in ampliamento fino ad un massimo di mc. 3.000= con rapporto di copertura pari al 30%, e con obbligo di destinare il 20% del lotto a parco o giardino. L’incremento di volume dell’albergo Valle del Buttero è subordinato al vincolo di destinazione alberghiera della struttura esistente, nonché all’utilizzo della volumetria disponibile per realizzare una sala convegni e per attività culturali con almeno 200 posti a sedere. L’intervento (scheda n.10) presenta aspetti di criticità per effetto della pressione che verrebbe a realizzarsi sulla attuale viabilità, e per la incompatibilità conseguente alla vicinanza alla zona produttiva, artigianale e commerciale limitrofa. La utilizzazione turistica appare compatibile con l’obiettivo strategico dell’UTOE, per cui il giudizio di incompatibilità parziale potrà risolversi positivamente procedendo, in sede di regolamento urbanistico, a dare una attenta definizione all’assetto viario ed ai parametri di completamento alberghiero, nonchè al recupero dell’area e della volumetria della limitrofa zona produttiva, mutandone la destinazione a residenziale, con contenimento dell’indice di fabbricabilità fondiaria. 2) “TORBA” Il P.R.G. del 1999 prevedeva per l’edilizia residenziale modesti interventi sull’esistente, diretti a riqualificare tale funzione, in considerazione del degrado che si è venuto a realizzare negli anni. La località non ha ancora conseguito una sua specifica connotazione e ciò è dovuto anche alle incertezze della pianificazione infrastrutturale che hanno impedito, e tuttora impediscono, ogni ipotesi di definizione delle funzioni di tale fascia territoriale, di per sé delicata, stante la sua chiusura tra la ferrovia e la SS. Aurelia. Le esperienze insediative degli ultimi anni hanno dimostrato la pericolosità di alcuni insediamenti industriali, per cui è necessario non permettere attività inquinanti e comunque incompatibili con il tessuto residenziale, recuperando le aree ad attività compatibili con il contesto e con l’ambiente limitrofo. E’ necessario progettare una nuova struttura urbana, individuando aree da destinare all’offerta turistica, correlata alla fruizione del mare, ed aventi agevole accessibilità, in modo da dare una precisa caratterizzazione alle funzioni integrative e di servizio alla comunità locale, secondo gli obiettivi strategici indicati per detta fascia territoriale. 71 Con gli artt. 52 e 55 delle N.T.A. erano state individuate due aree rispettivamente classificate come zona D - sottozona D3, per insediamenti artigianali, e zona D sottozona D7, per un insediamento turistico ricettivo; entrambe comprese nell’attuale Sistema territoriale della Riforma Agraria – Utoe di Capalbio Scalo e della Torba. Tali interventi appaiono, allo stato, inattuabili stante l’impegno di dette fasce territoriali dal tracciato del corridoio tirrenico, anche se non ancora definito nella sua esatta collocazione. La impossibilità di confermare tali previsioni risulta, pertanto, in primo luogo dalla definitiva localizzazione della arteria autostradale o delle opere di ammodernamento dell’attuale SS. Aurelia, ed in secondo luogo dalla loro incidenza sul valore statutario del paesaggio, ed in particolare sulla visione della piana di bonifica, così come evidenziato nelle schede di valutazione nn. 1 e 2. Nella zona F7 di P.R.G. è compresa un’area di circa 4.472 mq. sulla quale era stato previsto l’ampliamento del parcheggio esistente, portando così la capienza complessiva a 400 posto auto; sempre nell’ambito delle aree comprese nella fascia costiera, è delimitata altra area di 12.400 mq. sulla quale era prevista la realizzazione di un nuovo parcheggio per complessivi 400 posti auto. Tali interventi, ricadenti nell’ambito della UTOE 7 della Costa occidentale, sono stati giudicati compatibili a condizione che vengano effettuati con pavimentazione del tipo permeabile e che le zone ombreggiate siano realizzate con materiali ecocompatibili. (scheda nn. 32 e 33) Sempre nell’ambito delle aree della fascia costiera è prevista un’altra area, di circa 10.431 mq. destinata a sosta per caravan e roulotte. Anche detto intervento è stato valutato compatibile a condizione, rimettendo al regolamento urbanistico una compiuta determinazione della effettiva superficie strettamente necessaria per assicurare tale servizio alla viabilità (scheda n. 34) In località Torba, nella disciplina di intervento interessanti le aree della fascia costiera, è prevista la utilizzazione come spiagge attrezzate di una superficie territoriale di 5.353 mq. compresa nella UTOE 7 della costa occidentale. La valutazione ne condiziona la compatibilità rimettendo al regolamento urbanistico la determinazione della disciplina da rispettare per la realizzazione di nuove attrezzature per la balneazione secondo i criteri stabiliti nel P.S. per l’Utoe di riferimento. (scheda n. 35) 3) “MACCHIA TONDA” In Località Macchia Tonda il vigente P:R.G. ha previsto alcuni interventi in aree comprese nell’UTOE 7 della costa occidentale e precisamente: a) in area di 2.997 mq. classificata zona F7, l’ampliamento del parcheggio esistente in modo da assicurare complessivamente una capienza di 150 posti auto (scheda n. 36); b) in area di 4.433 mq. classificata zona F7, la realizzazione di un nuovo parcheggio esistente per complessivi 150 posti auto (scheda n. 37); c) su una porzione di arenile di 2.889 mq. una spiaggia attrezzata per posa di ombrelloni; d) Su altra porzione di arenile di 2.607 mq. un’area di sosta per piccoli natanti; e) L’ampliamento della strada di accesso al mare, soprattutto per ragioni di sicurezza. 72 Tutti detti interventi sono stati ritenuti compatibile alle seguenti condizioni: - gli interventi sub a) e b) a condizione che vengano effettuati con pavimentazione del tipo permeabile e che le zone ombreggiate siano realizzate con materiali ecocompatibili. (scheda nn. 36 e 37) - l’intervento sub c) sia disciplinato dal regolamento urbanistico al quale è rimessa la determinazione delle modalità da rispettare per la realizzazione di nuove attrezzature per la balneazione, secondo i criteri stabiliti nel P.S. per l’Utoe di riferimento (scheda n. 38); - l’intervento sub d) sia normato dal regolamento urbanistico secondo quanto stabilito dalla disciplina del P.S. per l’UTOE di riferimento: la realizzazione del corridoio natanti previsto dal P.U.A. è condizionata dalla fattibilità dell’area destinata a sosta natanti (scheda n. 39) - l’ampliamento della strada di accesso al mare deve essere realizzato con materiali che mantengano inalterato il contesto del paesaggio, con limitazione della polverosità e a condizione che sia garantito il ruscellamento delle acque meteoriche. (scheda n. 40). 4) “GIARDINO” La variante generale al Prg., adottata nel 1995, prevede in località Giardino, su una vasta porzione di territorio di circa 15.703 mq., la realizzazione di un complesso residenziale per circa 11.350 mc. (schede nn. 3 e 4) Tale previsione è stata modificata dalla Regione Toscana in sede di approvazione della variante, per cui la destinazione dell’area è stata variata da zona C1 – C2 a zona E1 - E2. Il Tar della Toscana, a seguito di ricorso proposto dalla società proprietaria, ha annullato la determinazione della Regione limitatamente alla predetta modificazione, facendo, conseguentemente, rivivere la preesistente previsione C1 – C2 per l’area in questione che è inserita attualmente del Sistema della Riforma Agraria – UTOE di Capalbio Scalo e della Torba. 5) “MONTE NEBBIELLO” L’art. 74 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 prevede la realizzazione di un parco e di un campo da golf a 18 buche, su una notevole superficie classificata come zona F. sottozona F1.5 - Golf e Parco di Nebbiello, attualmente facente parte del sistema dei rilievi boscati –Utoe di Poggio Capalbiaccio. Sull’area destinata a Parco di Monte Nebbiello non è stato previsto alcun intervento, ma l’esclusivo obbligo di mantenerla nel suo stato naturale, con piccoli chioschi in legno lungo i percorsi pedonali. 73 Inoltre è stata prevista la realizzazione di una ricettività alberghiera e di servizi per il golf, per una volumetria complessiva 15.000 mc., parcheggi vari, nonché tutte le opere necessarie per rendere compiuto e funzionale il campo da golf a 18 buche. La valutazione di compatibilità di tali interventi ha evidenziato una pesante incidenza sia sulle risorse essenziali, che sulle invarianti strutturali (scheda n.5), per cui tale previsione, pur rientrando nell’ambito delle strategie di governo del territorio, richiede una diversa localizzazione, in rapporto alle condizioni di ammissibilità statuite dal Piano Strutturale, dal PTC e dal PIT. In sede di Regolamento Urbanistico si dovrà, pertanto, procedere ad una attenta valutazione della localizzazione, escludendo quella attualmente prevista dal PRGC vigente, nel rispetto dei corridoi biologici, delle invarianti (boschi e fauna), e previa verifica della disponibilità della necessaria risorsa idrica in termini soprattutto quantitativi. 6) “VALLERANA” Le N.T.A. del P.R.G. del 1999 prevedono per tale località tre interventi rimasti incompiuti. Il primo, volto alla possibile edificazione di volumi destinati alla residenza e relativi servizi, su un’area di circa 2.718 mq. (ex scuola), classificata dall’art. 41 come zona B sottozona B3 (sostituzione edilizia e di completamento), con indice di fabbricabilità di 3mc/mq., con rapporto di copertura pari al 40% e con divieto di edificazione sulla fascia di terreno occupata dall’acquedotto comunale. Il notevole indice di fabbricabilità previsto per detta area (attualmente facente parte del Sistema della Valle Interna – Utoe della Valle Interna -) incide considerevolmente sulle risorse essenziali con particolare riferimento al paesaggio, per cui considerato il numero dei residenti (8 persone) e le scarsissime esigenze abitative, detta previsione residenziale di saturazione è stata valutata “compatibile a condizione”, che nel regolamento urbanistico sia adeguatamente ridotto l’indice di edificabilità, in modo da abbattere l’incidenza delle programmate edificazioni sulla visione paesaggistica ed insediativa di insieme (scheda n. 7) Il secondo intervento è previsto dall’art. 58 delle N.T.A. ed è finalizzato alla realizzazione di una struttura alberghiera di complessivi 3.500 mc. oltre a 300 mc. per servizi ed attrezzature per impianti sportivi, su una superificie di terreno di mq. 35.373 mq., facente parte della zona D - sottozona D9 – Turistica per attrezzature ricettive alberghiere di progetto (HP), attualmente compresa nel Sistema della Valle Interna – Utoe della Valle Interna. La valutazione di compatibilità ha evidenziato un alto livello di pressione sulle risorse, quali il suolo e l’acqua e sul valore statutario del paesaggio. La mancanza di ogni caratterizzazione dell’intervento e dell’offerta turistica, unita all’eccessivo impegno di suolo ed all’alta incidenza sul paesaggio e sull’ambiente, rendono “incompatibile” tale previsione (scheda n. 6) che appare avulsa da un organico 74 disegno evolutivo degli insediamenti e delle funzioni ricettive nell’ambito del territorio comunale. Il terzo intervento, rimasto inattuato, è statuito nell’art. 51 delle N.T.A. che prevede la realizzazione di volumi da destinare ad attività produttive artigianali ed industriali, su un’area di complessivi 7.421 mq., compresa nella zona D -sottozona D2, attualmente compresa nel Sistema della Valle Interna – Utoe della Valle Interna, con rapporto di copertura pari al 40%. La valutazione di compatibilità ha evidenziato un notevole livello di pressione sulle risorse essenziali presenti con particolare riferimento al paesaggio ed ai caratteri di identità del territorio, ed un netto contrasto con gli obiettivi strategici dell’UTOE e con i criteri evolutivi individuati dal P.T.C., per cui il relativo giudizio negativo ne impedisce la conferma.(scheda n. 8) 7) “PESCIA FIORENTINA” La previsione contenuta nell’art. 43 delle N.T.A. del P.R.G. del 1995 zona C1 – sottozona C1 – di espansione residenziale con concessione convenzionata, localizza un intervento di circa 8.830 mc., su una porzione di territorio di mq. 7.186, facente parte del “Sistema Territoriale della Riforma Agraria” – Utoe di Borgo Carige e dei Centri rurali minori – sostanzialmente libera da edificazioni, come provato dai rilievi fotografici contenuti nella scheda di valutazione n° 11. La edificazione di tale area verrebbe, pertanto, ad incidere in maniera illogica ed irreversibile sul valore statutario del paesaggio e sulla visione del centro rurale, contribuendo ad alterare lo stato naturale delle risorse ed a mortificarne la percezione visiva. L’alterazione delle identità e delle caratterizzazioni funzionali del centro rurale, rende, pertanto, incompatibile tale previsione anche in considerazione della insussistenza di esigenze abitative stabili, come dimostrato dalla modestissima presenza di abitanti residenti (n. 32), e dalla mancata richiesta di realizzazione dell’intervento nel periodo di vigenza del P.R.G.. 8) “BORGO CARIGE” L’obiettivo principale perseguito dal P.R.G. del 1999 in tema di edilizia residenziale, era quello di offrire alla popolazione residente una disponibilità di aree, tale da poter soddisfare le esigenze abitative nel successivo decennio, tenendo conto delle tendenze preferenziali manifestate dagli stessi abitanti. Conseguentemente i nuovi possibili interventi di edilizia residenziale sono stati prevalentemente localizzati negli ambiti dei tre centri urbani di Capalbio capoluogo, Capalbio Scalo e Borgo Carige, cioè nelle parti di territorio oggetto di sviluppo più recente, già dotate delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. 75 Le localizzazioni rimaste inattuate nell’ambito del perimetro urbano di Capalbio capoluogo, come provato dalle valutazioni di compatibilità oggi effettuate in rapporto agli obiettivi strategici perseguiti, alle risorse presenti ed alle invarianti statutarie, non sono risultate ammissibili, per cui appare coerente considerare i centri urbani di Capalbio Scalo e di Borgo Carige come i luoghi dove la crescita dell’insediamento urbano deve trovare il suo giusto equilibrio, assicurando la organicità e la pluralità delle funzioni necessarie a soddisfare le esigenze di vita e di sviluppo socio – economico della intera collettività capalbiese. Le previsioni del P.R.G. del 1999, per quanto attiene Borgo Carige, non hanno dato il risultato sperato, soprattutto per le incertezze di pianificazione che hanno caratterizzato le localizzazioni delle varie funzioni, nell’ambito della perimetrazione territoriale assunta a base dello sviluppo insediativo urbano. L’esame unitario della cartografia rappresentativa di Borgo Carige, infatti, evidenzia questa incertezza, essendo chiara la distribuzione disarticolata delle aree destinate ad attività produttive, con conseguente svilimento delle potenzialità di sviluppo organico e razionale dell’insediamento urbano. E’, pertanto, necessario, dare compiuta definizione al tessuto insediativo dando unitarietà alle destinazioni delle aree, sia pubbliche che private, utilizzabili ai fini sociali, culturali, ricreativi, produttivi residenziali, ricettivi e di servizio, ricucendo e sviluppando il disegno urbanistico mediante la realizzazione di un progetto unitario che dovrà, comunque, tener conto del sistema di strade e della pluralità di funzioni già esistenti. Il tutto dovrà trovare una compiuta e definitiva risposta nel regolamento urbanistico. Pertanto, la valutazione di compatibilità è stato condotta in coerenza con i sopra precisati obiettivi strategici ed ha portato ai risultati evidenziati nelle schede nn. 17 - 22) Per quanto attiene in particolare la previsione di cui all’art. 48 delle N.T.A., riguardante l’area compresa nella zona C – sottozona C4 per edilizia economica e popolare, di cui al PEEP approvato, la verifica di compatibilità non ha evidenziato particolari elementi di criticità, per cui la destinazione trova piena conferma. (scheda n. 17) Uguali conclusioni sono state raggiunte in merito alla previsione di cui all’art. 57 delle N.T.A., disciplinante, in zona D – sottozona D8, un intervento di completamento per attività turistica – alberghiera di circa 600 mc. (HC), risultato compatibile in rapporto ai parametri di valutazione della pressione sulle risorse essenziali e sulle invarianti statutarie. (scheda n. 19) Per quanto attiene la previsione di cui all’art. 58 delle N.T.A., riguardante un’ampia fascia di terreno compresa nella zona D – sottozona D9 – turistica per attrezzature ricettive alberghiere di progetto (HP), e parco attrezzato per lo sport, attualmente compresa nel Sistema della Riforma Agraria – Utoe di Borgo Carige e dei Centri rurali minori, essa risulta adiacente alla zona edificata per residenza stabile, per cui, fermo restando l’esito positivo della verifica di compatibilità rispetto alle risorse essenziali presenti ed alla tutela delle invarianti strutturali, se ne condiziona l’utilizzo ad una diversa destinazione da definirsi nell’ambito del regolamento urbanistico, in coerenza con i criteri evolutivi specifici dell’insediamento di Borgo Carige per il quale il P.S. persegue una identità ed uno sviluppo insediativo ad elevata complementarietà tra le funzioni 76 residenziale, commerciale nonché turistico ricettivo (scheda n. 18). L’insediamento, comunque, deve mantenere le opportune distanze dal fosso della Carige. Il P.R.G. prevede infine tre zone destinate ad attività produttive e precisamente: - all’art. 50 sono disciplinati alcuni interventi su un’area di circa 7.327 mq. adiacente alla sede della cantina sociale di Capalbio, classificata come zona D – sottozona D1 “per interventi produttivi esistenti e di completamento”, sulla quale però sono consentiti interventi fino alla nuova edificazione, su lotti minimi di mq. 1.500, edificabili al 40%, per impianti artigianali ed industriali di ogni tipo e dimensione, depositi e magazzini per la vendita all’ingrosso ed al dettaglio, nonché depositi permanenti all’aperto di materiali e macchinari (scheda n. 20); - all’art. 52 sono disciplinati interventi fino alla nuova edificazione, su un’area di circa 23.802 mq. completamente libera da insediamenti esistenti, classificata come zona D – sottozona D3 “produttiva di espansione con strumento urbanistico attuativo,” di iniziativa pubblica o privata (piani di lottizzazione) su lotti minimi di mq. 1.500, edificabili al 40%, per l’esercizio di attività produttive secondarie, depositi e magazzini per la vendita all’ingrosso (scheda n. 21); - agli artt. 51-52 sonoancora previsti e disciplinati interventi fino alla nuova edificazione, su un’area di circa 74.580 mq. (scheda n. 22), completamente libera da insediamenti esistenti, così classificata: zona D sottozona D2 “produttiva di espansione con concessione convenzionata”, mediante interventi diretti, convenzionati su lotti minimi di mq. 1.500, edificabili al 40%, per attività artigianali ed industriali di ogni tipo e dimensione, senza limiti minimi di superficie, con rapporto di fabbricabilità pari al 40%; zona D sottozona D3 “produttiva di espansione con strumento urbanistico attuativo (piano particolareggiato di iniziativa pubblica o piani di lottizzazione convenzionati)” interventi da attuarsi su lotti minimi di mq. 1.500, edificabili al 40%, per attività produttive secondarie quali depositi, magazzini per la vendita all’ingrosso La valutazione di compatibilità di detti interventi rimasti inattuati, ha evidenziato l’eccessiva pressione sulle risorse essenziali quali il suolo, l’insediamento urbano ed il sistema infrastrutturale (schede n. 20, 21 e 22), per cui il giudizio di compatibilità condizionata rimette al regolamento urbanistico lo studio di una revisione delle funzioni e delle quantità cui destinare tali aree. Il semplice esame cartografico ed unitario di tali previsioni, disciplinate dai precisati artt. 50, 51 e 52 delle N.T.A. evidenzia, infatti, la frammentarietà della pianificazione produttiva, che oltre ad impegnare una notevole quantità di suolo, rende irrazionale il disegno urbanistico compromettendo, la coerenza dell’assetto urbano. L’impegno in aree diverse per edificazioni aventi identiche destinazioni compromette lo sviluppo e la coerenza delle funzioni che si intendono realizzare, duplicando gli oneri di urbanizzazione e le infrastrutture necessarie per assicurare il traffico di mezzi e di veicoli industriali e commerciali. Ne consegue, pertanto, la necessità di procedere, in sede di regolamento urbanistico ad una revisione delle quantità, ad una compiuta disciplina della qualità del progetto di trasformazione delle aree produttive, artigianali, commerciali, industriali e direzionali e relativi parcheggi e servizi, ed una attenta loro localizzazione, possibilmente nell’ambito di territorio che il P.R.G. ha classificato come zona D2 e D3 (scheda 22), la cui ampiezza 77 è di per sè garanzia per una edificazione non eccessivamente elevata ed adeguatamente schermata da piantagioni autoctone, da siepi e da spazi liberi a verde. Fra le condizioni da rispettare nel Regolamento urbanistico per determinare funzioni e quantità del nuovo insediamento produttivo sono prescrittive: - destinazioni che diano a Borgo Carige il ruolo di centro della pianura agricola, consolidando il rango che ne ha visto l’origine al momento della Riforma agraria e seguendo le indicazioni del PIT regionale per la “moderna Toscana rurale” e del PTC per l’evoluzione insediativa; - quantità e dimensioni rispettose delle scelte e delle condizioni del PTC provinciale circa l’evoluzione degli insediamenti produttivi (art. 31 Norme PTC), ricordando che detto PTC localizza in Albinia (Comune di Orbetello) la realizzazione di grandi edifici produttivi (oltre 2.00 mq di superficie coperta) e che pertanto a Borgo Carige la nuova area dovrà mantenere il limite al di sotto dei 2.00 mq di superficie coperta per gli edifici produttivi. Nell’area D1, il regolamento urbanistico potrà eventualmente confermarne l’utilizzo produttivo di mero completamento, ove ne sussistano i concreti presupposti, vietando ogni utilizzo a deposito all’aperto di materiali e macchinari, in quanto assolutamente incompatibile con i valori ambientali e con la visione dell’insediamento urbano, mentre per la restante area attualmente di proprietà regionale, compresa nella sottozona D3 (scheda 21), il Comune, previa acquisizione della titolarità dell’area stessa, potrà modificarne le funzioni, per spazi e servizi anche di interesse generale, utilizzando il dimensionamento per integrare lo sviluppo artigianale produttivo nell’ambito a sud. 9) “TORRICELLA” L’art. 57 delle N.T.A. prevede la possibilità di realizzare nell’area di 7.777 mq. limitrofa all’ippodromo, classificata come zona D – sottozona D8, interventi di completamento (HC) per attrezzature turistiche alberghiere. L’area ricade nell’UTOE di Borgo Carige e dei centri minori. La valutazione di compatibilità di tale intervento, ad oggi rimasto inattuato, si è conclusa positivamente, dato il carattere di riuso e completamento dell’edificazione esistente, per cui potrà trovare conferma senza alcuna limitazione sostanziale. (scheda n. 23). 10 ) “CHIARONE” Il P.R.G. del 1999 ha localizzato al Chiarone un’area di espansione residenziale che avrebbe dovuto avere la funzione di recuperare il piccolo centro urbano, incentivandone la residenza stabile. L’art. 43 delle N.T.A., dunque, disciplina tale intervento localizzandolo in un ambito di circa 19.427 mq. compreso nella zona C sottozona C1 di “espansione residenziale con concessione diretta convenzionata”, con possibilità edificatoria pari a 1mc/mq., con rapporto di copertura del 30%. 78 La valutazione di compatibilità ha reso evidenti notevoli elementi di criticità sussistendo una eccessiva pressione sulle risorse essenziali quali il paesaggio, il sistema insediativo rurale ed infrastrutturale, nonché sulle invarianti strutturali, contrastando altresì con gli obiettivi strategici dei sistemi funzionali. Peraltro, l’obiettivo che, con tale previsione, si era inteso perseguire, non è stato in alcun modo raggiunto, dal momento che i privati non hanno ritenuto di cogliere, nel periodo di vigenza di tale previsione, la opportunità loro offerta. La popolazione residente in detta frazione rurale è costituita da appena 26 unità, per cui il pensare ad incentivarne l’insediamento residenziale con previsioni edificatorie, che non trovano alcun riscontro nei reali dati demografici, esula dai criteri di concretezza e di coerenza posti a base della pianificazione territoriale in atto. Tale previsione, pertanto non è compatibile (scheda n° 27). L’art. 58 delle N.T.A. prevede un intervento in località Dogana del Chiarone in un’area di mq. 4.561, posta lungo l’Aurelia, in prossimità alla Dogana del Chiarone, classificata come zona D – sottozona D9 per la realizzazione di un volume di 2000 mc. per struttura ricettiva. La valutazione di compatibilità non ha evidenziato elementi di criticità, dato il limitato consumo di suolo e la possibilità di utilizzare un’area già compromessa dall’antropizzazione, per cui il relativo giudizio positivo ne permette la integrale conferma. (scheda n. 24). L’art. 58 prevede, sempre in località Dogana del Chiarone, la realizzazione di un volume di 300 mc. per servizi ed attrezzature per impianti sportivi, che, tenuto conto del notevolissimo impegno di terreno pari a mq. 22.303 e della conseguente incidenza che tale destinazione verrebbe a realizzare sulle risorse essenziali (suolo, acqua, paesaggio, sistema infrastrutturale) e sulle invarianti strutturali (elementi identitari del paesaggio, identità del territorio provinciale e dei relativi criteri evolutivi – art. 18 PTC, unità e sistemi del paesaggio – art. 19 PTC, beni territoriali di interesse storico-culturale – art. 21 PTC) ne rendono incompatibile la conferma (scheda n. 25). L’art. 54 delle N.T.A. prevede un intervento su un’area posta lungo la SS Aurelia compresa nella zona D sottozona D4, denominata “zona produttiva per attività direzionali e commerciali” mediante interventi diretti, senza limiti minimi di superficie, con rapporto di fabbricabilità pari al 35%; per attività direzionale, commerciale, punti vendita, depositi e magazzini, ad esclusione di depositi permanenti all’aperto di materiali e macchinari di qualsiasi genere. La valutazione di compatibilità ha evidenziato l’eccessiva pressione sulle risorse essenziali quali il sistema insediativo rurale e il sistema infrastrutturale e tecnologico, contrastando altresì con gli obiettivi strategici dei sistemi funzionali, dal momento che il Piano non ammette la dispersione in territorio rurale di destinazioni commerciali e direzionali alle quali invece assegna capacità di qualificazione degli abitati; per cui il relativo giudizio negativo ne impedisce la conferma (scheda n. 26) Per quanto attiene gli interventi previsti dal P.R.G. lungo la fascia costiera, ed in particolare quelli stabiliti nell’art. 79 della N.T.A. per la zona F3 (centro turistico 79 balneare) e nel Piano di Utilizzo degli Arenili (parcheggio di supporto al centro turistico balneare zona F3, e spiaggia attrezzata), le cui aree sono oggi comprese nella UTOE 9 della costa orientale (schede nn. 41, 42 e 43), la valutazione si è conclusa con un giudizio di compatibilità condizionata, per cui è rimesso al Regolamento Urbanistico la determinazione della disciplina per adeguare le previsioni in esame alle condizioni statutarie (ambiente e paesaggio), già contenute negli strumenti urbanistici generali del Comune, formati ai sensi della L.R. 5/1995. In particolare, per l’intervento sul campeggio esistente (scheda 42) la condizione è quella dello spostamento in area retrodunale; mentre per gli altri interventi il regolamento urbanistico dovrà dettagliatamente dimostrare la non dannosità degli effetti sull’ecosistema costiero. 11) “ORIGLIO” L’art. 58 delle N.T.A. prevede la realizzazione in un’ampia fascia di terreno compresa nella zona D – sottozona D9 – denominata “turistica per attrezzature ricettive alberghiere di progetto (HP)”, di una struttura ricettiva di mc. 7.500, di cui il 15% utilizzabile per struttura ricettiva extra alberghiera, fermo restando l’obbligo di destinare il 50% dell’area ad attrezzature sportive ed a parco attrezzato; inoltre dovrà essere effettuato il collegamento con il centro di equitazione dell’Ovile tramite sottopassaggio o soprapassaggio pedonale sulla strada degli Origli. L’intervento determinerebbe un eccessiva pressione sulle risorse essenziali presenti, comportando un notevole impegno di suolo e di acqua, un alterazione della visione del paesaggio nonché delle invarianti strutturali, contrastando con le identità del territorio provinciale e dei relativi criteri evolutivi e con le unità ed i sistemi di paesaggio del P.T.C., così come evidenziato nella scheda n. 28) La rilevata incompatibilità trova causa anche nella frammentarietà delle localizzazioni turistico-ricettive che comportano non solo un notevole impegno di suolo e di infrastrutture di servizio, ma oneri di urbanizzazione e di conseguente modificazione irreversibile di fasce territoriali che interrompono la unitarietà della visione del paesaggio assunto come valore identitario per eccellenza da tutelare e valorizzare. 12) “CAPALBIO SCALO” Gli unici interventi rimasti inattuati a Capalbio Scalo attengono ad un’area di mq. 22674 compresa nella zona D – sottozona D3, destinata dall’art. 52 delle N.T.A. a insediamenti produttivi artigianali, ed un’area compresa in zona F 3.1. di mq. 46.330, destinata ad avio superficie. Per la prima, la (scheda n. 30) valutazione di compatibilità non ha dato sostanziale esito negativo, per cui si ritiene che in sede di regolamento urbanistico il disegno urbano debba essere riqualificato e riconsiderato per un compiuto equilibrio delle funzioni che devono necessariamente essere integrate in modo da assicurare servizi alla residenza ed alle produzioni, unitamente ad un centro direzionale che costituisca punto di aggregazione delle funzioni stesse. 80 L’aviosuperficie merita di essere confermata, non sussistendo motivi di criticità, per cui la valutazione è risultata compatibile (scheda n. 49), fermo restando che deve trattarsi di una pista libera per l’atterraggio senza costruzione di hangar o simili. CONCLUSIONI Le verifiche di compatibilità delle previsioni inattuate del vigente P.R.G. sono l’occasione per una valutazione complessiva dell’insediamento esistente, e ad un tempo costituiscono il presupposto per una riprogettazione dell’intero territorio comunale, in cui l’integrazione tra il tessuto consolidato ed il nuovo rappresenta l’obiettivo sostanziale e ad un tempo la prova tangibile della coerenza della pianificazione generale alle strategie perseguite. In tale ottica l’attuazione degli indirizzi e delle scelte di pianificazione assumono valenza strategica, perché non basta gestire in maniera conforme, ma, soprattutto, è necessario attuare il Piano in coerenza con i presupposti dichiarati. Da qui l’esigenza di rendere corresponsabile della programmata attuazione l’intera collettività, poiché anche la “realizzazione” costituisce processo di piano, perché molteplici possono essere i possibili risultati progettuali. Gli interventi dichiarati compatibili e, quindi, fatti salvi dal P.S., come anche quelli ammissibili a condizione, devono concorrere, nella fase di realizzazione, a rendere compiuto il disegno urbanistico e la sua complessa composizione, mediante realizzazioni architettonicamente qualificate in modo da garantire, nella concretezza della pluralità delle funzioni, il raggiungimento di quel livello di benessere e sviluppo sociale che trova nel corretto uso delle risorse naturale ed essenziali il suo presupposto fondamentale. 81