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COMUNE DI CAPALBIO
PROVINCIA DI GROSSETO
PIANO STRUTTURALE
art. 53 LR n. 1 del 3 gennaio 2005
RELAZIONE SULLE ATTIVITA’ DI VALUTAZIONE
RAPPORTO AMBIENTALE
Integrato e modificato
a seguito dell’accoglimento di osservazioni
Giugno 2008
Modifiche evidenziate in carattere Abadi MT
Condensed Extra Bold
INDICE:
1. LA VALUTAZIONE
1.1 VALIDITA’ DELLE ATTIVITA’ DI VALUTAZIONE
1.2 RIFERIMENTI NORMATIVI SULLA VALUTAZIONE
1.3 L’ATTIVITÀ VALUTATIVA NEL PIANO STRUTTURALE
1.4 I CONTENUTI DELL’ATTIVITÀ VALUTATIVA NEL PIANO
STRUTTURALE DEL COMUNE DI CAPALBIO
2. PARTE GENERALE
2.1 LA VALUTAZIONE DI LEGITTIMITA’ E SOSTENIBILITA’
2.2 LA VALUTAZIONE DI COERENZA DEL PS
3. PARTE SPECIFICA
VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ DELLE PREVISIONI DEL
PRGC VIGENTE NON ATTUATE
2
1. LA VALUTAZIONE
La valutazione del PS del Comune di Capalbio è svolta in riferimento alla LRT 1/2005, alla
Direttiva 42/2001 CE, al regolamento regionale di cui all’art. 11 della stessa LRT; dovendosi
tuttavia considerare che il Piano è stato formato prima dell’entrata in vigore della LRT e del
Regolamento attuativo (n. 4/R del 9 febbraio 2007), pertanto seguiva, per il suo apparato valutativo,
le disposizioni dell’art. 32 della LRT 5/1995 e i contenuti della DGR 1541/1998, come illustrato
nella Circolare regionale di cui alla Delibera GR n. 289 del 21.02.2005 (punto 12 Precisazioni in
ordine alla valutazione degli effetti ambientali che deve essere effettuata in riferimento agli
strumenti e agli atti non ancora adottati al momento dell’entrata in vigore della Lr 1/2005).
La valutazione del PS è di tipo strategico, così come definita dalle Istruzioni Tecniche per la
valutazione (DGR 1541/1998).
Le funzioni prevalenti di tale attività sono la verifica della conoscenza fondativi del piano, l’analisi
di coerenza del piano, la formulazione di norme metodologiche, criteri e parametri di riferimento
per le scelte di pianificazione e di norme di indirizzo per successive fasi di valutazione, di
mitigazione degli effetti.
Infine, ai sensi delle salvaguardie operanti dal 24 aprile 2007 dell’art 36 della Disciplina del Piano
di Indirizzo territoriale adottato dal Consiglio regionale con atto deliberativo n. 45 del 4 aprile 2007,
e in particolare da quanto ivi disposto al primo comma, la presente valutazione contiene una
specifica attività riferita alle previsioni del vigente strumento urbanistico generale comunale non
attuate.
1.1 VALIDITA’ DELLE ATTIVITA’ DI VALUTAZIONE
Il presente documento riferisce delle attività di valutazione del Piano strutturale del Comune di
Capalbio, con riferimento alla direttiva europea 42/2001 e all’articolo 3 comma 3 della legge
regionale toscana n. 1 del 3 gennaio 2005 che dispone che “tutte le azioni di trasformazione sono
soggette a procedure di valutazione degli effetti ambientali previsti dalla legge”.
Le attività di valutazione sono state svolte tenendo in considerazione il regolamento regionale
precedentemente citato, e la circolare regionale n. 289 del 21.02.2005 contenente “Indicazioni per la
prima applicazione delle disposizioni della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1 (norme per il
governo del territorio) in ordine ai procedimenti comunali”, che al punto 12) recita:
“pur in assenza del regolamento di cui all’articolo 11 della L.R.T. 1/05, anche alla luce della
direttiva 2001/42 CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi
sull’ambiente, tutti gli strumenti e gli atti…devono essere corredati della valutazione degli effetti
ambientali già oggetto, peraltro, dell’art. 32 della L.R.T. 5/95 ed altresì della D.G.R.T. 14
dicembre 1998, n. 1541.”
La presente valutazione è pertanto in linea con i dettami generali delle succitate disposizioni
secondo le quali la sostenibilità ambientale è un fattore fondamentale della pianificazione
contemporanea, e in considerazione di ciò è opportuno considerare la valutazione ambientale un
metodo della pianificazione che non prescinde dal livello di operatività del piano che si va
formando.
Per quanto sopra detto, la valutazione relativa al Piano Strutturale deve accertare che gli obiettivi e
le strategie in esso contenuti risultino
3
- non dannosi per le risorse territoriali;
- non distruttivi del paesaggio;
- non penalizzanti per l’ambiente;
- eventualmente portatori di opere di mitigazione
Pertanto la valutazione tiene conto dell’esplicitazione dello stato delle risorse e della valutazione
degli obiettivi al fine di non diminuire i valori o i caratteri di efficienza delle risorse medesime.
1.2 RIFERIMENTI NORMATIVI SULLA VALUTAZIONE
1.2.1 La direttiva europea
La direttiva 2001/42/CE sottopone a valutazione i piani e i programmi che possono avere effetti
significativi sull’ambiente
Articolo 1 Obiettivi
La presente direttiva ha l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione
dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto
dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo
sviluppo sostenibile, assicurando che, ai sensi della presente direttiva, venga effettuata
la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti
significativi sull’ambiente.
La procedura di valutazione ambientale si applica per tutti i piani e i programmi «che sono elaborati
per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei
rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della
destinazione dei suoli» (art. 3).
Per questi piani e programmi 1 devono essere «individuati, descritti e valutati gli effetti significativi
che l’attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli
alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma» (art. 5).
Il Rapporto Ambientale è il documento che descrive l’intero processo valutativo. Esso accompagna
la proposta di piano nel quale sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che
l’attuazione del piano potrebbe avere sull'ambiente. Le indicazioni circa i contenuti e le finalità del
Rapporto Ambientale sono fissati nell’art. 5, commi 1, 2 e 3.
a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del
rapporto con altri pertinenti piani o programmi;
b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza
l’attuazione del piano o del programma;
c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente
interessate;
d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi
compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale,
quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;
e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o
degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la
sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione
ambientale;
1
La Direttiva fa riferimento a piani e programmi senza darne una definizione rigorosa; ciò è da attribuire al
fatto che all’interno degli Stati membri i due termini sono utilizzati in modo concettualmente simile.
4
f)
g)
h)
i)
j)
possibili effetti significativi sull’ambiente (detti effetti devono comprendere
quelli primari e secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine,
permanenti e temporanei, positivi e negativi), compresi aspetti quali la biodiversità,
la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori
climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e
archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori;
misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile
gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del piano o
del programma;
sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di
come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad
esempio carenze tecniche o mancanza di know-how) nella raccolta delle
informazioni richieste;
descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio dell’attuazione del
piano o del programma;
sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.
1.2.2 La valutazione nella legge regionale toscana n. 5/1995
La legge regionale 5/95 (oggi abrogata con LRT 1/2005) prevedeva, all’art. 32, la Valutazione degli
effetti ambientali
Articolo 32 - Valutazione degli effetti ambientali
1. Gli atti di pianificazione territoriale del Comune, di cui al presente capo,
contengono, anche sulla base del quadro conoscitivo del P.T.C., di cui all'articolo
16, quarto comma, la valutazione degli effetti ambientali attraverso:
a)
la individuazione delle aree e dei beni di rilevanza ambientale;
b)
l'analisi dello stato delle risorse soggette a modificazione;
c)
l'indicazione delle finalità degli interventi previsti e dei motivi delle scelte
rispetto ad altre alternative;
d)
la descrizione delle azioni previste e dei loro prevedibili impatti
sull'ambiente;
e)
la individuazione dei livelli di criticità delle aree e delle risorse interessate;
f)
l'indicazione delle misure idonee ad evitare, ridurre o compensare gli effetti
negativi sull'ambiente, individuando la disponibilità delle risorse economiche da
impiegare;
g)
l'accertamento del rispetto delle norme igienico-sanitarie.
2. Le analisi di cui al primo comma, lett. a), b), c), d), e) si avvalgono del sistema
informativo di cui all'articolo 4 e lo implementano. L'accertamento di cui al primo
comma, lett. g), è effettuato, limitatamente alle previsioni di insediamenti industriali
e di attività produttive in genere, avvalendosi del parere preventivo delle strutture
competenti per i controlli ambientali.
3. Le valutazioni degli effetti ambientali riguardano in particolare i seguenti fattori e
le loro interrelazioni: il suolo, l'acqua, l'aria, le condizioni microclimatiche, il
patrimonio culturale, la fauna e la flora, gli insediamenti, i fattori socio-economici.
4. La legge regionale, e le istruzioni tecniche di cui all'articolo 13 stabiliscono norme
specifiche per garantire l'applicazione delle disposizioni del presente articolo.
5. …..
Lo scopo della valutazione è di dimostrare che le scelte di piano sono coerenti con il principio
informatore della legge 1/05 (già della L.5/95) e cioè l’orientamento del governo del territorio a
5
favore dello sviluppo sostenibile, e deve essere applicata nei riguardi di tutte le azioni di
trasformazione soggette a valutazione.
1.2.3 Le Istruzioni tecniche regionali per la valutazione
Le Istruzioni tecniche per la valutazione 2, emanate con DGR n. 1541 del 14.12.98, costituiscono il
quadro di riferimento per definire le procedure valutative.
Le attività valutative previste si articolano in due tipi di valutazione:
valutazione strategica
che consiste nella raccolta ed elaborazione di elementi conoscitivi e nella formulazione di
norme metodologiche, criteri e parametri di riferimento per le scelte di pianificazione e
programmazione territoriale e di indirizzo per successive fasi di valutazione;
valutazione operativa
intesa quale procedura a contenuto tecnico-scientifico avente lo scopo di fare esprimere un
giudizio sulla ammissibilità dell’azione di trasformazione in esame in relazione alle finalità
della legge e ai contenuti degli strumenti urbanistici di riferimento.
Secondo le Istruzioni tecniche, le valutazioni strategiche si applicano alle azioni di trasformazione
individuate nelle loro prestazioni e connotazioni generali, quando lo strumento di pianificazione
che le preveda rimandi ad altro strumento la loro ulteriore definizione urbanistica.
2
Istruzioni tecniche per la valutazione degli atti di programmazione e di pianificazione territoriale di
competenza degli Enti Locali ai sensi della LR 16 gennaio 1995 n. 5.
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Campo di applicazione della valutazione strategica
attività di competenza del piano territoriale di coordinamento (PTC)
individuazione, all’interno del quadro conoscitivo, del grado di vulnerabilità e riproducibilità delle risorse essenziali del territorio
e delle relative condizioni d’uso ai fini delle valutazioni degli effetti ambientali richieste dall’art. 32 (art. 16, comma quarto,
lettera a);
definizione di criteri e parametri per le valutazioni di compatibilità tra le varie forme e modalità di utilizzazione delle risorse
essenziali del territorio (art. 16, terzo comma),
attività di competenza del piano strutturale (PS):
definizione delle condizioni di compatibilità per il riuso o la riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti
prima di accedere a nuovi utilizzi di suolo;
definizione degli elementi per la valutazione degli effetti ambientali di cui all’art. 32 (art. 24, secondo comma, lettera d);
definizione di criteri per la valutazione dei piani e programmi di competenza comunale, previsti dalla legge, aventi effetti
sull’uso e la tutela delle risorse del territorio (art. 24, quarto comma);
determinazione dei limiti compatibili di sfruttamento ed uso delle risorse essenziali ai fini della definizione delle dimensioni
massime ammissibili degli insediamenti e delle funzioni in ciascuna “unità territoriale organica elementare" (UTOE) ai sensi
dell’art. 24, comma terzo, lettera c).
Il PTC attraverso il quadro conoscitivo deve
•
individuare le risorse e le modalità di analisi, evidenziando:
lo stato qualitativo e quantitativo (indicatori di stato);
le pressioni su di esse esercitate dalle attività antropiche (indicatori di pressione);
le politiche di tutela e valorizzazione (indicatori di risposta);
•
individuare, sulla base delle analisi tematiche sviluppate:
classi di vulnerabilità riferite ad ambiti definiti distinti in:
aree in condizioni di fragilità (suscettibili di ulteriori classificazioni in base al livello di criticità della risorsa),
aree stabili (con potenziale di sviluppo);
le condizioni da porre come limite della capacità di carico del territorio e/o della risorsa;
le condizioni da soddisfare attraverso la programmazione di interventi.
•
dare indicazioni sulla raccolta e trattamento delle informazioni da utilizzare nella valutazione di compatibilità
•
individuare l’ambito degli effetti.
Il PS dovrà individuare le condizioni di compatibilità delle ipotesi di trasformazione rispetto alle risorse essenziali del territorio,
attraverso:
Analisi dello stato delle risorse insediative ed infrastrutturali esistenti che permetterà di definire, a fronte dei vari segmenti di
fabbisogno espresso per le diverse funzioni – residenza, servizi, industria, terziario ecc. –, l’offerta che si potrà rendere
disponibile attraverso il riuso e la riorganizzazione di dette risorse, nonché gli obiettivi prestazionali del piano e di relativi criteri
di valutazione.
Individuazione delle risorse del territorio soggette a modificazione che dovranno essere prese in considerazione nella
valutazione e modalità per l’analisi del relativo stato di fatto.
Per ogni sistema o sub-sistema ambientale, insediativo, infrastrutturale, di servizio o funzionale, oppure per ogni UTOE, il PS
dovrà indicare le risorse che dovranno essere prese in considerazione nella valutazione degli effetti, specificando i livelli di
criticità delle risorse soggette a modificazione e delle aree.
Definizione degli obiettivi prestazionali e dei criteri e indicatori per la valutazione degli effetti.
Per ogni sistema, o sub-sistema ambientale, insediativo, infrastrutturale, di servizio e funzionale, o per ogni UTOE si dovranno
descrivere dettagliatamente gli obiettivi che si vogliono perseguire.
Individuazione dell’ambito degli effetti,
Analisi e descrizione dello stato delle risorse essenziali del territorio e delle invarianti strutturali.
La valutazione strategica è quindi attribuita essenzialmente al PTC e al PS, per i quali le Istruzioni
tecniche forniscono specifiche indicazioni per le procedure valutative.
Il PTC deve fornire i criteri e i parametri per le valutazioni di compatibilità che dovranno essere
utilizzati dalla Provincia e dai Comuni per assicurare la compatibilità delle azioni di trasformazione
rispetto alle risorse essenziali.
Il PS deve contenere una serie di valutazioni di tipo strategico tendenti a individuare le condizioni
di compatibilità delle ipotesi di trasformazione rispetto alle risorse essenziali del territorio.
Pertanto sono questi due strumenti che devono fornire sia i quadri conoscitivi e gli obiettivi
prestazionali, sia i metodi e i criteri per la valutazione, che saranno applicati, con maggior dettaglio,
agli strumenti operativi, alle valutazioni delle azioni di trasformazione contenute nella parte
gestionale urbanistica e nei piani di settore comunali.
Per le Istruzioni tecniche, le valutazioni operative non prendono in considerazione un atto di
pianificazione territoriale nel suo insieme ma si applicano alle singole azioni di trasformazione
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(art. 5, comma terzo). Esse hanno come esito l’eliminazione o la mitigazione degli effetti ambientali
negativi. Queste valutazioni si applicano ad azioni non assoggettate ad ulteriore elaborazione
urbanistica di dettaglio, indipendentemente dal piano o programma dal quale siano previste.
Le valutazioni operative previste dalla LR 5/95, indispensabili per la legittimità dell’atto, sono le
seguenti:
- la valutazione, qualora sia dimostrata la necessità di nuovi impegni di suolo, delle dotazioni di
infrastrutture e servizi da garantire per i nuovi insediamenti e gli interventi di sostituzione dei
tessuti insediativi (art. 5, comma quinto),
- la valutazioni degli effetti ambientali (art. 32), integrata, per quanto riguarda il programma
integrato di intervento, dalle ulteriori valutazioni indicate all’art. 29, comma quarto.
1.2.4 La valutazione nella Legge regionale toscana 1/2005
Secondo la legge 1/2005, ai fini dell’effettuazione della valutazione integrata, forma oggetto di
specifica considerazione l’intensità degli effetti collegati al piano, rispetto agli obiettivi dello
sviluppo sostenibile, definiti dal titolo I, capo I, della stessa legge.
Gli obiettivi cui fa riferimento la legge regionale sono:
a) la conservazione, la valorizzazione e la gestione delle risorse territoriali ed ambientali,
promovendo, al contempo, la valorizzazione delle potenzialità e delle tendenze locali allo sviluppo;
b) lo sviluppo di un sistema di città equilibrato e policentrico, promovendo altresì la massima
integrazione tra i diversi territori della Regione;
c) lo sviluppo delle potenzialità (della montagna, della fascia costiera e) delle aree agricole nel
rispetto delle esigenze di tutela ambientale ad esse peculiari;
d) l’efficacia dei sistemi dei servizi pubblici e lo sviluppo delle prestazioni da essi derivanti;
e) la maggiore sicurezza possibile delle persone e dei beni rispetto ai fattori di rischio connessi
all’utilizzazione del territorio;
f) una qualità insediativa ed edilizia sostenibile che garantisca:
1) la riduzione dei consumi energetici;
2) la salvaguardia dell’ambiente naturale;
3) la sanità ed il benessere dei fruitori;
4) l’eliminazione delle barriere architettoniche;
5) l’organizzazione degli spazi che salvaguardino il diritto all’autodeterminazione delle
scelte.
La legge regionale 1/2005 definisce le risorse essenziali del territorio (art. 3):
a) aria, acqua, suolo e ecosistemi della fauna e della flora;
b) città e sistemi degli insediamenti;
c) paesaggio e documenti della cultura;
d) sistemi infrastrutturali e tecnologici.
La Valutazione integrata del Piano Strutturale Comunale, secondo la legge 1/2005, ha la finalità di
verificare la conformità delle scelte di Piano agli obiettivi generali della pianificazione ed agli
obiettivi di sostenibilità dello sviluppo del territorio, definiti dai piani generali e di settore e dalle
disposizioni di livello comunitario, nazionale, regionale e provinciale, permettendo di evidenziare i
potenziali impatti negativi delle scelte operate e le misure idonee per impedirli, ridurli o
compensarli.
8
1.2.5 La valutazione nel Regolamento attuativo dell’art. 11della Legge regionale toscana 1/2005
DPGR n.4R del 9 febbraio 2007 (BURT n. 2 del 14.2.2007)
La valutazione integrata, definita dalla LR 1/2005 e disciplinata dal regolamento, comprende la
valutazione ambientale degli strumenti della pianificazione territoriale di competenza comunale e
provinciale e degli atti di governo del territorio di competenza dei comuni e le relative forme di
consultazione in attuazione di quanto disposto dalla direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e
del Consiglio del 27 giugno 2001, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e
programmi sull’ambiente.
La valutazione integrata è il processo che evidenzia, nel corso della formazione degli strumenti
della pianificazione territoriale e degli atti di governo del territorio, le coerenze interne ed esterne
dei suddetti strumenti e la valutazione degli effetti attesi che ne derivano sul piano ambientale,
territoriale, economico, sociale e sulla salute umana considerati nel loro complesso.
Il processo di valutazione integrata comprende: a) la partecipazione di soggetti esterni
all’amministrazione procedente e la messa a disposizione delle informazioni relative alla
valutazione stessa; b) il monitoraggio degli effetti attraverso l’utilizzo di indicatori predeterminati;
c) la valutazione ambientale di cui alla dir. 2001/42/ CE ove prevista. Il processo di valutazione
ambientale costituisce, per i piani o i programmi rientranti nel suo ambito di applicazione, parte
integrante del procedimento ordinario di approvazione. Il processo di valutazione integrata si svolge
attraverso fasi, o può essere svolta in un’unica fase o in più fasi in relazione alla complessità del
provvedimento oggetto di valutazione, motivandone la scelta nella relazione di sintesi. La relazione
di sintesi è il documento che descrive tutte le fasi del processo di valutazione svolte in
corrispondenza con l’attività di elaborazione degli strumenti della pianificazione territoriale o degli
atti di governo del territorio e comprende: a) i risultati delle valutazioni territoriali, ambientali,
sociali ed economiche e sulla salute umana, la verifica di fattibilità e di coerenza interna e esterna;
b) la motivazione delle scelte fra soluzioni diverse o alternative, ove sussistenti; c) la definizione del
sistema di monitoraggio finalizzato alla gestione dello strumento della pianificazione territoriale o
dell’atto di governo del territorio e alla valutazione del processo di attuazione e di realizzazione
delle azioni programmate; d) il rapporto ambientale contenente le informazioni di cui all’allegato 1
della dir. 2001/42/CE.
La partecipazione è parte essenziale della valutazione e i suoi risultati devono essere presi in
considerazione prima che il soggetto competente assuma le proprie determinazioni.
1.2.6 La valutazione nel nuovo Piano di Indirizzo Territoriale regionale
L’efficacia e la messa in opera del PIT sono affidate alla coerenza dei livelli di governo territoriale
e degli strumenti di pianificazione.
La Regione cura la realizzazione dell’agenda strategica per lo sviluppo sostenibile del territorio
toscano come definita nel Documento di Piano in modo che piani, programmi e linee di azione che
investono il territorio o utilizzano comunque le sue risorse siano congruenti al perseguimento dei
metaobiettivi e degli obiettivi correlati di cui si compone l’agenda statutaria del PIT e
corrispondano alla valorizzazione di quelle capacità territoriali e funzionali della società toscana che
gli stessi sistemi funzionali contemplano.
La valutazione integrata e il monitoraggio degli effetti degli strumenti e degli atti di governo del
territorio sono considerati “attività a presidio dell’efficacia” del PIT “e delle sue agende” statutaria
e strategica. “Nell'espletamento delle attività di valutazione integrata e di monitoraggio, le
Amministrazioni interessate si avvalgono delle fonti analitiche e documentarie relative alla
contabilità e al bilancio ambientali, che le stesse ritengano metodologicamente più consone alla
rilevazione dell'efficacia e della coerenza delle determinazioni e delle applicazioni dei rispettivi
strumenti di pianificazione territoriale ed atti di governo del territorio. Inoltre le stesse
Amministrazioni verificano la coerenza interna di tali strumenti e atti rispetto all'agenda statutaria
e strategica” (art. 38 della Disciplina del PIT).
9
Ad una specifica attività di valutazione, il PIT affida un ruolo di messa in opera delle sue
salvaguardie: si tratta della valutazione delle quote del piano regolatore generale comunale non
attuate, da assoggettare a valutazione.
Il primo comma dell’art. 36 della Disciplina del PIT dispone infatti come segue: “Le previsioni dei
vigenti Piani regolatori generali e Programmi di fabbricazione riguardanti aree di espansione
edilizia soggette a piano attuativo, per le quali non sia stata stipulata la relativa convenzione
ovvero non sia stata avviata una specifica procedura esproriativa al momento ella entrata in vigore
del presente Pit, sono attuabili esclusivamente alle seguenti condizioni: a) a seguito di esito
favorevole della relativa valutazione integrata nel procedimento di formazione del Piano
strutturale, per i Comuni che tale piano non abbiano ancora adottato; b) a seguito di deliberazione
comunale che -per i Comuni che hanno approvato ovvero solo adottato il Piano strutturale –
verifichi e accerti la coerenza delle previsioni in parola ai principi, agli obiettivi e alle prescrizioni
del Piano strutturale, vigente o adottato, nonché alle direttive e alle prescrizioni del presente Piano
di indirizzo territoriale.”
Disposto che si trova anche nell’art. 6 del Regolamento regionale 3R emanato in attuazione del
Titolo V della LR 1/2005.
Recita detto articolo 6 come segue: “Il piano strutturale contiene il resoconto dello stato di
attuazione dello strumento urbanistico vigente, e sottopone le relative previsioni insediative non
attuate a valutazione integrata, nel rispetto delle disposizioni dell’articolo 11 della l.r. 1/2005, e
del relativo regolamento di attuazione.. .omissis… Qualora dalla valutazione integrata …omissis…
emergano, relativamente ad uno o più contenuti del piano strutturale, elementi di contrasto o di
incoerenza, il piano strutturale stabilisce le conseguenti misure di salvaguardia, valide fino
all’adeguamento del regolamento urbanistico”
1.3 L’ATTIVITÀ VALUTATIVA NEL PIANO STRUTTURALE
La valutazione nel corso del processo di formazione del piano:
• assume, attraverso il quadro conoscitivo, lo stato e le tendenze evolutive dei sistemi naturali
e antropici;
• assume gli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale, di tutela e valorizzazione
paesaggistica e di protezione ambientale stabiliti dalla normativa comunitaria, nazionale e
regionale e dalla pianificazione degli altri Enti istituzionalmente competenti, nonché gli
obiettivi che l’Amministrazione Comunale intende perseguire con il piano;
• valuta gli effetti dei provvedimenti di tutela e degli interventi significativi di trasformazione
del territorio previsti dal Piano;
• identifica le misure idonee ad impedire o ridurre gli eventuali effetti negativi ovvero quelle
idonee a mitigare o compensare gli impatti delle scelte di Piano;
• formula le valutazioni in ordine alla sostenibilità ambientale e territoriale dei contenuti del
PS, con l’eventuale indicazione delle prescrizioni, cui può essere condizionata l’attuazione
di singole previsioni; delle misure e delle azioni funzionali al raggiungimento delle
condizioni di sostenibilità indicate, tra cui la contestuale realizzazione di interventi di
mitigazione e compensazione;
• definisce gli indicatori, necessari al fine di predisporre un progetto di monitoraggio degli
effetti del PS.
Si può ricordare che, volendo tener conto dei compiti attribuiti dalla valutazione dalle già ricordate
e precedenti normative regionali (LR 5/95 e soprattutto dalle Istruzioni tecniche (D.G.R. 1541/98) e
dal Manuale per l’applicazione della valutazione pubblicato dalla Regione nel dicembre 1999), cui
si può comunque far riferimento in assenza del regolamento regionale che dia vigenza alle
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disposizioni della legge 1/2005, le attività valutative entro il PS dovrebbero comunque considerare
l’esistenza nel piano di quanto segue:
1) le informazioni necessarie al soddisfacimento dell’obiettivo generale dello sviluppo sostenibile
2) gli elementi per la valutazione
3) il carico massimo ammissibile (LR 5/1995 art. 24 comma 3 lett c) - oggi LR 1/2005 art. 53
4) i criteri per la valutazione dei piani e dei programmi di settore di competenza comunale
In altri termini, nei suoi diversi elaborati, il Piano strutturale deve contenere:
1- la conoscenza delle risorse territoriali sia naturali che essenziali e la individuazione del loro stato
e delle criticità
2- la definizione degli elementi per la valutazione degli effetti
3- la definizione delle condizioni di compatibilità per il riuso o la riorganizzazione degli
insediamenti e le infrastrutture esistenti prima di accedere a nuovi consumi di suolo
4 - la definizione dell’ambito al quale devono essere rapportate le varie trasformazioni previste e la
definizione di condizioni di compatibilità per tali
5 - la definizione di criteri per la valutazione dei piani e programmi di settore comunali, aventi
effetti sull’uso e sulla tutela delle risorse
6 - la determinazione dei limiti compatibili di sfruttamento delle risorse essenziali ai fini del
dimensionamento previsto per le unità territoriali organiche elementari
7 - la definizione di criteri per l’attività di monitoraggio
1.4
I CONTENUTI DELL’ATTIVITÀ VALUTATIVA NEL PIANO
STRUTTURALE DEL COMUNE DI CAPALBIO
In riferimento a quanto fin qui illustrato, sulla base dei documenti di piano e della successiva
schematizzazione delle azioni/obiettivi principali, la valutazione è stata articolata in due parti, una
generale e una specifica.
Nella parte generale viene sviluppata la valutazione complessiva del PS, sostanzialmente tramite
analisi di coerenza e la verifica della presenza dei contenuti di sostenibilità del piano.
In questa parte il piano viene “spacchettato”, e ogni sua componente è soggetta ad analisi di
coerenza esterna e di coerenza interna tramite domande.
La valutazione di legittimità consente di verificare la completezza degli elaborati e la rispondenza
dei medesimi agli obblighi ad essi assegnati dalla legge 1/2005 o da atti di altri enti
istituzionalmente competenti nel governo del territorio, per le loro specifiche competenze da
rispettare nella formazione del piano.
Nella parte specifica viene sviluppata la verifica di compatibilità delle previsioni del PRGC ancora
non attuate rispetto ai nuovi contenuti della pianificazione strutturale comunale.
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2. PARTE GENERALE
2.1 LA VALUTAZIONE DI LEGITTIMITA’ E DI SOSTENIBILITA’
Verifica di legittimità: contenuti del piano richiesti per legge
La Lrt 1/2005 detta all’art. 53 i contenuti specifici del Piano strutturale, che sono:
Articolo 53 - Piano strutturale
1.
Lo statuto del territorio di cui all’articolo 5, contenuto nel piano strutturale, in relazione al territorio
comunale, individua e definisce:
a)
le risorse che costituiscono la struttura identitaria del territorio comunale definita attraverso l’individuazione
dei sistemi e dei sub-sistemi territoriali e funzionali;
b)
le invarianti strutturali di cui all’articolo 4;
c)
i principi del governo del territorio;
d)
i criteri per l’utilizzazione delle risorse essenziali nonché i relativi livelli minimi prestazionali e di qualità con
riferimento a ciascuno dei sistemi territoriali e funzionali di cui alla lettera a);
e)
la disciplina della valorizzazione del paesaggio, nonché le disposizioni di dettaglio per la tutela dell’ambiente,
dei beni paesaggistici e dei beni culturali in attuazione del piano di indirizzo territoriale e del piano territoriale di
coordinamento ai sensi degli articoli 33 e 34;
f)
la rappresentazione delle aree e gli immobili dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi dell’articolo 32,
comma 2.
2.
Il piano strutturale delinea la strategia dello sviluppo territoriale comunale mediante l’indicazione e la
definizione:
a)
degli obiettivi e degli indirizzi per la programmazione del governo del territorio;
b)
delle unità territoriali organiche elementari che assicurano un’equilibrata distribuzione delle dotazioni
necessarie alla qualità dello sviluppo territoriale;
c)
delle dimensioni massime sostenibili degli insediamenti nonché delle infrastrutture e dei servizi necessari per
le unità territoriali organiche elementari, sistemi e sub-sistemi nel rispetto del piano di indirizzo territoriale e del
regolamento regionale, nonché sulla base degli standard di cui al decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444 (Limiti
inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli
insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi
da osservare ai fini della formazione di nuovi strumenti urbanistici e della revisione di quelli esistenti, ai sensi
dell’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765) e sulla base e nel rispetto delle quantità complessive minime fissate
dall’articolo 41 sexies della legge 17 agosto 1942 n. 1150 (Legge urbanistica) come da ultimo modificato dalla legge
24 marzo 1989, n. 122
d)
delle aree di cui all’articolo 48, comma 4, lettera c) e all’articolo 51, comma 3, lettera b) con efficacia
immediata;
e)
2;
delle prescrizioni per gli atti di cui all’articolo 52, comma 2 e degli atti comunali di cui all’articolo 10, comma
f)
dei criteri di individuazione delle aree connotate da condizioni di degrado;
g)
della disciplina della valutazione integrata ai sensi dell’articolo 14;
h)
delle misure di salvaguardia, di durata non superiore a tre anni, da rispettare sino all’approvazione o
all’adeguamento del regolamento urbanistico.
3.
Il piano strutturale contiene inoltre:
a)
il quadro conoscitivo idoneo a individuare, valorizzare o recuperare le identità locali integrandosi, a tale
scopo con quello delle risorse individuate dal piano territoriale di coordinamento;
b)
la ricognizione delle prescrizioni del piano territoriale di coordinamento e del piano di indirizzo territoriale;
c)
i criteri per l’adeguamento alle direttive di urbanistica commerciale di cui all’articolo 48, comma 4, lettera e).
12
4.
Le prescrizioni di cui al comma 2, lettera e) definiscono e individuano:
a)
le quantità, con riferimento alle unità territoriali organiche elementari, sistemi e sub-sistemi, da rispettare con
il regolamento urbanistico, nonché i relativi livelli prestazionali da garantire nella progressiva attuazione della
strategia di sviluppo territoriale;
b)
gli interventi da realizzare mediante i piani complessi di cui all’articolo 56;
c)
i criteri e la disciplina per la progettazione degli assetti territoriali.
In sostanza il Piano strutturale è tripartito.
Le tre componenti fondamentali sono il Quadro conoscitivo, lo Statuto, la Strategia.
Tale articolazione è immediatamente rintracciabile nel Piano strutturale di Capalbio:
- il quadro conoscitivo consiste in relazioni e tavole
- lo statuto è contenuto nella Disciplina al Titolo II e graficizzato nelle tavole STA.01 e STA.02
- la strategia è contenuta nella Disciplina al Titolo III e graficizzata nelle tavole STRA1 e STRA2
Il Piano strutturale di Capalbio non individua interventi da realizzare mediante i piani complessi
dell’art. 56 della Lr 1/2005 come definito alla lettera b) del comma 4 dell’art 53 della medesima
legge.
I criteri e la disciplina per la progettazione degli assetti territoriali sono desumibili dalle condizioni
statutarie per sistemi e sottosistemi territoriali e funzionali (Disciplina Titolo II), dai limiti di
attuazione definite per le Utoe (Disciplina Titolo III), dai criteri e indirizzi per la parte gestionale
(Disciplina Titolo IV).
Verifica della presenza dei contenuti di sostenibilità del piano
I contenuti imprescindibili enucleabili dalla LR1/2005 perché lo strumento di pianificazione possa
legittimarsi quale piano volto allo sviluppo sostenibile diventano i parametri di sostenibilità del
piano medesimo.
Tali contenuti sono rintracciabili nelle disposizioni generali valide per tutti gli strumenti di
pianificazione territoriale e in quelli specifici dettati per il piano strutturale.
Le disposizioni generali sono contenute nei primi quarantasette articoli della legge, dedicati a
capisaldi del processo di pianificazione, comuni a tutti i livelli:
- princìpi che vanno dal governo del territorio alle invarianti strutturali e alle risorse, allo
statuto del territorio, componenti ugualmente presenti in ogni attività di governo,
- competenze istituzionali, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e
adeguatezza,
- distinzione fra strumenti e atti, con la completa scomparsa del Prgc, e l’introduzione di due
livelli di attività delle amministrazioni, distinguendo pianificazione territoriale strutturale
strategica (piano di indirizzo territoriale regionale, piano territoriale provinciale di
coordinamento, piano strutturale comunale) e disciplina urbanistico edilizia finalizzata alla
gestione ordinaria (regolamento urbanistico, regolamento edilizio, ma anche progetti
pubblici e privati –piani attuativi, programmi integrati di intervento, programmi complessi,
programmi di opere pubbliche),
- un comportamento procedurale comune imperniato su valutazione e partecipazione, intese e
composizione dei conflitti,
- la fondamentale inclusione della valutazione nel processo di pianificazione,
- le strutture e le attrezzature (collaborazione tecnica, sistema informativo),
- le disposizioni generali per il patrimonio naturale e culturale, il patrimonio insediativo, il
territorio rurale, che quasi richiamano contenuti di strumento più che definizioni legislative.
13
Gli articoli della LR 1/2005 dai quali si evincono i contenuti generali che danno al piano la
sostenibilità nei termini impostati dalla presente valutazione sono gli articoli da 1 a 6.
L’articolo 1 assegna al governo del territorio capacità di promozione dello sviluppo sostenibile,
prescrivendo che le attività pubbliche e private che incidano sul territorio e l’utilizzazione delle
risorse territoriali ed ambientali avvengano garantendo la salvaguardia e il mantenimento dei beni
comuni, l’uguaglianza di diritti all’uso e al godimento dei beni comuni, pur nel rispetto delle
esigenze legate alla migliore qualità della vita delle generazioni presenti e future.
A tali fini i Comuni, le Province e la Regione, perseguono, nell’esercizio delle funzioni ad essi
attribuite dalla legge:
a)
la conservazione, la valorizzazione e la gestione delle risorse territoriali ed ambientali,
promuovendo, al contempo, la valorizzazione delle potenzialità e delle tendenze locali allo
sviluppo;
b)
lo sviluppo di un sistema di città equilibrato e policentrico , promuovendo altresì la
massima integrazione tra i diversi territori della Regione;
c)
lo sviluppo delle potenzialità della montagna, della fascia costiera e delle aree agricole nel
rispetto delle esigenze di tutela ambientale ad esse peculiari;
d)
l’efficacia dei sistemi dei servizi pubblici e lo sviluppo delle prestazioni da essi derivanti;
e)
la maggiore sicurezza possibile delle persone e dei beni rispetto ai fattori di rischio connessi
all’utilizzazione del territorio;
f)
la qualità insediativa ed edilizia sostenibile che garantisca: la riduzione dei consumi
energetici; la salvaguardia dell’ambiente naturale; la sanità ed il benessere dei fruitori;
l’eliminazione delle barriere architettoniche; l’organizzazione degli spazi che salvaguardino il
diritto all’autodeterminazione delle scelte.
Il conseguimento delle finalità dello sviluppo sostenibile è perseguito da tali Enti tramite gli
strumenti della pianificazione e gli atti di governo (art.2)
Le risorse essenziali del territorio sono considerate beni comuni (art.3) dei quali occorre garantire la
tutela. Tali risorse sono: aria, acqua, suolo e ecosistemi della fauna e della flora; città e sistemi degli
insediamenti;paesaggio e documenti materiali della cultura; sistemi infrastrutturali e tecnologici.
Le condizioni d’uso delle risorse sono fissate dall’art. 3 ai commi 3,4,5:
3.
Nessuna delle risorse essenziali del territorio di cui al comma 2 può essere ridotta in modo significativo e
irreversibile in riferimento agli equilibri degli ecosistemi di cui è componente. Le azioni di trasformazione del territorio
sono soggette a procedure preventive di valutazione degli effetti ambientali previste dalla legge. Le azioni di
trasformazione del territorio devono essere valutate e analizzate in base a un bilancio complessivo degli effetti su tutte
le risorse essenziali del territorio.
4.
Fermo restando quanto disposto dal comma 3, nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali sono
consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e
delle infrastrutture esistenti. Essi devono in ogni caso concorrere alla riqualificazione dei sistemi insediativi e degli
assetti territoriali nel loro insieme, nonché alla prevenzione e al recupero del degrado ambientale e funzionale.
5.
I nuovi insediamenti e gli interventi di sostituzione dei tessuti insediativi sono consentiti solo se esistano o
siano contestualmente realizzate le infrastrutture che consentono la tutela delle risorse essenziali del territorio. In tal
senso sono comunque da garantire l’accesso ai servizi di interesse pubblico e le relative prestazioni. In particolare,
devono essere assicurati i servizi inerenti:
a)
all’approvvigionamento idrico e alla depurazione delle acque;
b)
alla difesa del suolo, tale da tutelare le aree interessate da rischi di esondazione o di frana;
14
c)
alla gestione dei rifiuti solidi;
d)
alla disponibilità dell’energia;
e)
ai sistemi di mobilità;
f)
al sistema del verde urbano.
Gli articoli 4, 5 e 6 sono dedicati alle invarianti strutturali e allo statuto, componenti degli strumenti
di pianificazione dei tre livelli istituzionali di governo del territorio.
Lo statuto è definito dall’art 5 della LR 1/2005 come la componente del piano che assume e
ricomprende le invarianti strutturali si cui all’art 4, quali elementi cardine dell’identità dei luoghi,
consentendo in tal modo l’individuazione dei percorsi di democrazia partecipata delle regole di
insediamento e di trasformazione nel territorio interessato la cui tutela garantisce nei processi
evolutivi stabiliti dal piano lo sviluppo sostenibile
Le invarianti strutturali sono definite dall’art 4 della LR 1/2005 come le risorse, i beni, le regole
relative all’uso individuati nello statuto, nonché i livelli di qualità e le relative prestazioni minime
da sottoporre a tutela al fine di garantire lo sviluppo sostenibile del territorio
Si definisce prestazione derivante dalla risorsa essenziale il beneficio ricavabile dalla risorsa stessa,
nel rispetto dei princìpi dello sviluppo sostenibile
Ai sensi dell’art.6 della LR 1/2005 l’individuazione nello statuto delle invarianti strutturali
costituisce accertamento delle caratteristiche intrinseche e connaturali dei beni immobili in esse
ricompreso.
Le conseguenti limitazioni alle facoltà di godimento dei beni immobili contenute nello statuto non
danno luogo ad indennizzo.
Le invarianti sono risorse, beni, regole prestazioni da sottoporre a tutela (art. 4). I limiti nell’uso di
tali beni non danno luogo ad indennizzi (art. 6).
Ai sensi dell’art 53 della LR 1/2005 lo statuto del piano strutturale individua e definisce quali
componenti fondamentali per la sua validità ed efficacia:
- le risorse che definiscono la struttura identitaria del territorio comunale definita attraverso
l’individuazione dei sistemi e dei subsistemi territoriali e funzionali
- le invarianti strutturali
- i princìpi di governo del territorio
- i criteri per l’utilizzo delle risorse essenziali nonché i relativi livelli minimi prestazionali e di
qualità con riferimento a ciascuno dei sistemi e subsistemi territoriali e funzionali
- la disciplina della valorizzazione del paesaggio nonché le disposizioni di dettaglio per la tutela
dell’ambiente, dei beni paesaggistici e dei beni culturali in attuazione del Pit e del Ptc
- le aree e gli immobili dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi dell’art 32 comma 1
Dunque, la legittimità e la sostenibilità del Piano vengono dimostrate, attraverso la presente
attività di valutazione, laddove si trovino nel piano medesimo:
- la conoscenza delle risorse finalizzata al loro corretto uso,
- le condizioni per l’uso delle risorse
- i limiti ai fini della tutela delle invarianti,
- lo statuto quale “carta” del territorio della comunità locale.
Le presenti attività di valutazione individuano nel Piano strutturale di Capalbio caratteri di
15
legittimità, di sostenibilità e di efficienza ambientale:
• nel soddisfacimento di obiettivi di conoscenza ambientale, raggiunti tramite gli elaborati del
Quadro conoscitivo;
• nel soddisfacimento di obiettivi di tutela ambientale, trasformati in condizioni d’uso delle
risorse fissati nello Statuto della Disciplina e nella cartografia relativa;
• nella definizione di obiettivi ambientali per la trasformazione e negli indirizzi per la gestione
di cui alla Disciplina;
• nel coordinamento dei contenuti del Piano con altre azioni dell’Amministrazione, fra le quali
rilevante è l’ottenimento della certificazione ambientale EMAS per l’intero territorio
comunale programmata entro il 2008.
La verifica di cui al presente capitolo si articola in modo tale da sottolineare i criteri di
valutazione e il loro avveramento nei documenti di piano.
I criteri sono formulati come domande. Le risposte, che sono esito dell’attività di valutazione,
sono riportate di seguito alle domande, con altro carattere per la loro riconoscibilità
1 la conoscenza delle risorse territoriali, che fornisce le informazioni necessarie al soddisfacimento
dell’obiettivo generale dello sviluppo sostenibile, coincide con il quadro conoscitivo del piano?
Sì, il quadro conoscitivo è articolato in temi che consentono di apprezzare i diversi
caratteri del territorio e lo stato delle risorse. Tali temi sono restituiti in elaborati cartografici
e in relazioni. Le elaborazioni del quadro conoscitivo sono predisposte da diverse
competenze disciplinari per le sezioni specifiche (agronomo, naturalista, geologo) e
dall’ufficio di piano per quelle generali (vincoli, attuazione del PRGC, analisi del sistema
insediativo)
Si riporta l’elenco degli elaborati del quadro conoscitivo del Piano:
RELAZIONI
- Relazione Generale
1) il governo del territorio piano strutturale comunale
2) gli strumenti della pianificazione territoriale della Regione e della Provincia
3) i piani di settore della Regione e della Provincia
4) ricognizione dei vincoli e fasce di rispetto
5) piano regolatore generale vigente, varianti al P.R.G. e stato di attuazione del P.R.G.
6) Standard urbanistici D.M. 1444/1968
7) Relazione storica
8) Analisi demografica
9) Analisi del complesso delle attività economiche e produttive
10) Caratteri del paesaggio urbano e rurale documentazione fotografica
11) La Vegetazione
12) Relazione Agricolo – Ambientale: inquadramento economico del territorio rurale –
analisi della risorsa idrica – caratterizzazione economico agraria
- L’ambiente di Capalbio
- Analisi del Sistema Insediativo
CARTOGRAFIA
16
QUADRO CONOSCITIVO GENERALE
QC.01 Carta delle ricognizioni delle azioni strategiche del PTC
QC.02 Carta delle ricognizioni sul territorio e paesaggio del PTC
QC.03 Carta dello stato di attuazione del PRG
QC.04 Carta dello stato attuazione del PRG nei centri abitati
QC.05 Carta dei vincoli in materia di beni culturali e ambientali- D.lgs 42/2004
QC.06 Carta del vincolo idrogeologico e delle aree percorse da fuoco L.r.t 39/2000
QC.07 Carta delle fasce di rispetto e di tutela
QC.08 Carta di analisi morfologica del territorio: altimetria descrittiva
QC.09 Carta di analisi morfologica del territorio: assolamento
QC.10 Carta di analisi morfologica del territorio: acclività
QC.11 Carta delle memorie storiche
QC.12 Carta degli appoderamenti della riforma agraria e delle grandi aziende
QC.13 Carta delle attività turistico-ricettive e ricreative
QC.14 Carta del substrato infrastrutturale a supporto
QC.15 Carta dell’uso del suolo
QC.16 Carta della vocazionalità alle colture legnose agrarie
QC.17 Carta delle aree vocate a colture ad alto reddito
QC.18 Carta delle superfici boscate
QC.19 Carta dello sviluppo economico-agrario
QC.20 Carta pedologica
QC.21 Carta delle Aree Protette
QC.22 Carta delle reti ecologiche
QUADRO CONOSCITIVO: COMPONENTE GEOLOGICA
Relazione Geologica
QC.G.01 Carta geologica
QC.G.01.SZ Carta geologica – Sezioni geologiche
QC.G.02 Carta litotecnica
QC.G.03 Carta geomorfologia
QC.G.04 Carta idrogeologica e della permeabilità
QC.G.05 Carta idrologica
QC.G.06 Carta del rischio idraulico, ex DCRT 230/94
QC.G.07 Carta della vulnerabilità della falda
QC.G.08 Carta della pericolosità idraulica
QC.G.09 Carta della pericolosità geologica
2 il piano contiene la definizione degli elementi per la valutazione degli effetti?
Sì.
Si intende per insieme di elementi per la valutazione degli effetti nel piano sia l’indicazione
dell’obbligo di valutazione per alcune opere e interventi (art. 5 della Disciplina) sia l’elenco
degli indicatori che serviranno anche per il monitoraggio, momento deputato per l’appunto
alla valutazione degli effetti (art. 5 della Disciplina), sia i contenuti degli articoli 6 e 8 della
Disciplina dedicati a Bilancio Ambientale Locale e a Criteri per il dimensionamento e le
destinazioni d’uso.
Dovranno essere utilizzati per la valutazione degli effetti in fase operativa del piano,
assegnata al regolamento urbanistico, ai progetti pubblici e privati e ai piani di settore
17
comunale anche i Criteri per la valutazione dei piani e programmi comunali di settore
nonché di interventi pubblici e privati di attuazione (art. 7 della Disciplina) e i contenuti del
Titolo IV della Disciplina dedicato alle DISPOSIZIONI INTEGRATIVE di cui si riportano di
seguito i titoli degli articoli.
Difatti, gli effetti del Piano strutturale non sono dirette e immediate azioni ma per lo più le
regole e gli interventi definiti dagli atti di governo.
Il rispetto dei criteri dettati per gli atti di governo dal Piano strutturale sarà parte dell’analisi
di coerenza e dell’attività di valutazione assegnata a tali atti e nel contempo rappresenterà
valutazione degli effetti del piano strutturale medesimo.
Disciplina Titolo IV Disposizioni integrative
Capo I Criteri gestionali
Art. 41
Criterio di continuità della gestione urbanistica
Art. 42
Criterio di compatibilità
Capo II Regole di gestione e indirizzi
Art. 43
Indirizzi programmatici per l’attuazione del piano –
perequazione
Art. 44
Regole generali per gli interventi di saturazione, completamento e di
sostituzione
Art. 45
Regole generali per gli interventi di trasformazione
Art. 46
Programma di sostenibilità
Art.47
Disposizioni generali per la qualità degli insediamenti, per le attrezzature, i
servizi, gli impianti e gli spazi pubblici e di uso comune, per il sistema della
mobilità e accessibilità, e per il verde
Art. 48
Disposizioni generali per la compatibilità ambientale degli interventi edilizi
3 il piano contiene la definizione delle condizioni di compatibilità d’uso delle risorse, che
comprende anche gli indirizzi per il riuso o la riorganizzazione degli insediamenti e le infrastrutture
esistenti prima di accedere a nuovi consumi di suolo?
Sì.
Il Capo III del Titolo II della Disciplina detta condizioni per l’uso delle risorse. Se ne
riportano i titoli degli articoli.
Titolo II - Capo III – Condizioni per l’uso delle risorse
Art. 24
Criteri per l’utilizzazione delle risorse del territorio
Aria, Acqua, Suolo e soprassuolo: sistemazioni del suolo agrario, aree boscate, aree con
vegetazione assimilabile a quella forestale, modificazioni del suolo, caratterizzazione
economico-agraria, Aree vocate all’ortoflorovivaismo, Sistema insediativo, Sistema
infrastrutturale, Sistemi tecnologici
Art. 25
Disciplina per la tutela e per la valorizzazione del paesaggio
Art. 26
Disposizioni per la tutela dell’ambiente Aree a pericolosità geologica, aree a
pericolosità idraulica e vulnerabilità idrogeologica, Aree dunali e costiere, Acque per la
balneazione, Ecosistemi naturali
18
4 il piano definisce l’ambito al quale devono essere rapportate le varie trasformazioni previste e la
definizione di condizioni di compatibilità?
Sì.
E’ l’Unità territoriale organica elementare come definito dall’art. 6 della Disciplina, che si
riporta:
Art. 6
Bilancio Ambientale Locale
1. Al fine di orientare il processo di gestione urbanistica coerentemente a quanto
contenuto nel presente Piano, è definito il Bilancio Ambientale Locale (BAL) quale
specifico strumento per la gestione delle risorse ambientali.
2. Mediante l’applicazione del BAL si potranno verificare le dotazioni di risorse, e
individuare i consumi delle stesse e proporre le azioni che ne consentono un
contenimento a vantaggio di un miglioramento della qualità ambientale.
3. L’unità territoriale sulla quale è applicato il BAL è l’Utoe.
4. Nella Relazione sulle attività di valutazione sono contenute schede per Utoe contenenti
descrizione delle azioni di trasformazione, stato delle risorse e interventi di
miglioramento delle loro prestazioni, stato delle conoscenze, criticità e valori delle
risorse.
5. Ogni scheda è il BAL dell’Utoe.
6. Il Regolamento Urbanistico, gli atti di settore comunali, i progetti pubblici e privati
dovranno approfondire e precisare il BAL ogni volta che saranno maturate le condizioni
per rendere operativa un’azione di trasformazione, verificando contestualmente
l’efficacia delle azioni di mitigazione che si rendessero necessarie.
5 il piano contiene la definizione di criteri per la valutazione dei piani e programmi di settore
comunali, aventi effetti sull’uso e sulla tutela delle risorse?
Sì.
I Criteri per la valutazione dei piani e programmi comunali di settore nonché di interventi
pubblici e privati di attuazione sono contenuti nell’art. 7 della Disciplina
6 il piano contiene la determinazione dei limiti compatibili di sfruttamento delle risorse essenziali ai
fini del dimensionamento previsto per le unità territoriali organiche elementari (carico massimo
ammissibile)?
Il Piano contiene la definizione di limiti per lo sfruttamento delle risorse come segue:
- ai fini della tutela dell’ambiente e del paesaggio il Piano introduce come limite la
individuazione del sottosistema funzionale dell’ambiente e del paesaggio, ove sono
indicate aree e beni a cui sono attribuiti valori naturalistici, paesaggistici, storico
documentali, derivanti da leggi o da altri strumenti di pianificazione o dallo statuto
del piano medesimo. Il concetto di limite sta nell’attribuzione a tali beni del rango di
invariante e nella relativa apposizione di condizioni d’uso contenute nella Disciplina
(artt. 20,21,22,23)
- ai fini della tutela delle risorse naturali il Piano contiene specifiche conoscenze per
le componenti geologiche idrogeologiche e idrauliche e relativa disciplina. Tali
condizioni sono considerate limiti allo sfruttamento delle diverse risorse
- ai fini dello svolgimento della valutazione degli effetti e del monitoraggio il Piano
fissa indicatori di stato e indicatori di pressione delle risorse. Tali indicatori rendono
possibile la misurazione qualitativa o quantitativa delle risorse e quindi sono da
considerarsi limiti allo sfruttamento delle risorse medesime
19
-
la strategia fissata per l’intero territorio comunale e per le singole Utoe ha tenuto
conto di tali limiti, ossia delle generali condizioni di sostenibilità dello sviluppo,
contenendo il dimensionamento, assegnando priorità al recupero piuttosto che al
consumo di suolo, eliminando previsioni non attuate di Prgc che risultavano di alta
pressione sulle risorse, attribuendo alle aziende agricole in via assoluta il ruolo di
attori nell’uso del territorio rurale considerato risorsa agro-ambientale e
paesaggistica, ammettendo il nuovo consumo di suolo entro interventi di crescita
dei centri abitati, anche ai fini della caratterizzazione di ogni centro, vietando le
lottizzazioni di tipo urbano in territorio rurale e nelle limitate addizioni di centri
minori, e in generale vietando l’edificazione sparsa e diffusa diversa dal modello
insediativo consolidato tipico dei diversi luoghi così come rilevato nel quadro
conoscitivo del piano medesimo.
7 il piano contiene la definizione di criteri per l’attività di monitoraggio?
Sì.
Si leggano i commi 3 e 4 dell’art 2 sotto riportati:
3.Il Piano Strutturale ha durata a tempo indeterminato, ma è riferito a una previsione
temporale di attuazione ventennale, durante il quale sarà sottoposto ad attività di
monitoraggio.
4.Tali attività saranno svolte dall’Ufficio competente che ne informerà la Giunta e il
Consiglio comunale, tramite relazioni biennali a partire dalla data di vigenza del Piano
Strutturale.
Inoltre, si veda l’art. 5 - Attività di valutazione e monitoraggio della Disciplina e nell’art. 6
ove sono dati indicatori per i sistemi definiti nell’art 5
Si riportano i commi 5 e 6 dell’art 5 della Disciplina:
5.Per le attività di monitoraggio, e in riferimento a quanto stabilito dall’art. 55 comma 7
della Lr. 1/2005 alla scadenza di ogni quinquennio dall’approvazione del Regolamento
Urbanistico, il Comune redige una relazione sul monitoraggio degli effetti territoriali,
ambientali, sociali, e economici e della salute umana.
6.Sulla base dell’insieme delle conoscenze acquisite nelle ricerche specifiche e
specialistiche, attivate nell’ambito dell’elaborazione del Piano Strutturale, il monitoraggio si
attua tenendo in considerazione i sistemi di risorse e gli indicatori ad essi connessi, qui di
seguito specificati, e che costituiscono anche la base del Bilancio Ambientale Locale di cui
all’art. 6 della presente Disciplina:
- il sistema ambientale, con l’obiettivo di mantenere la biodiversità, considerata come
dato fondamentale, attraverso le rilevazioni sull’uso del suolo, delle caratteristiche
faunistiche e floristiche, delle aree considerate a rischio ambientale;
- lo stato della risorsa acqua, che determina l’uso della risorsa idrica per fini civili,
agricoli ed industriali e indica la necessità di adeguamento delle reti dell’acquedotto,
di quelle fognarie, dei sistemi depurativi; rileva la presenza dei pozzi, soprattutto
quelli a carattere idropotabile e definisce il mantenimento della permeabilità nonché il
mantenimento qualitativo e quantitativo del sistema ambiente;
- lo stato della risorsa aria, che tiene conto della rilevazione delle diverse fonti di
inquinamento sia chimico sia fisico;
- il sistema energia, che adotta modelli previsionali per descrivere i consumi energetici
(elettrici o relativi a combustibili organici) in riferimento alle specifiche soluzioni
tecnologiche, in primo luogo per gli edifici pubblici;
- il sistema dei rifiuti, che considera le quantità dei rifiuti prodotti, normali e pericolosi,
nelle diverse UTOE, anche con una esatta individuazione spaziale delle maggiori
produzioni, finalizzata al potenziamento della raccolta differenziata.
20
8 il Quadro conoscitivo contiene:
-
esplorazioni sullo stato della pianificazione di altri Enti istituzionalmente competenti, sì da
ricavarne le componenti da recepire nello statuto e/o nella strategia?
Sì. Si trovano fra le attività di conoscenza. Si vedano la Relazione generale e le Tavole
QC.01 e QC.02 e STRA.1
- la ricognizione dello stato di attuazione dei propri strumenti urbanistici ?
Sì. Si trovano fra le attività di conoscenza. Si vedano la Relazione generale e le Tavole
QC.03 e QC.04
-
esplorazioni specifiche di carattere multidisciplinare, che costituiscono base per la sostenibilità
ambientale, paesaggistica, territoriale, sociale ed economica delle scelte di Piano?
Sì. Si trovano fra le attività di conoscenza. Si vedano la Relazione generale, la relazione
sull’ambiente, L’analisi del sistema insediativo, il Dossier sul paesaggio, le Tavole da
QC.08 e QC.22, la Relazione di incidenza
-
elaborati di sintesi e lettura interpretativa del territorio?
No. L’interpretazione della conoscenza, svolta sì da ricavarne la sintesi dotata di efficacia
ambientale e paesaggistica è lo Statuto, di cui la Disciplina contiene norme
comportamentali e le tavole restituiscono l’articolazione in sistemi e sottosistemi territoriali,
inoltre rispettando in ciò il dettato di legge. Si vedano gli articoli 10 e 11 della Disciplina
(Sistemi territoriali dell’Ultima Maremma, dell’Etruria che diventa Toscana Sottosistemi
territoriali dei rilievi boscati, della riforma agraria, della valle interna, della costa) gli articoli
da 13 a 22 della Disciplina (Sistemi e sottosistemi funzionali) e le tavole STA.01 Carta dei
sistemi, dei sottosistemi territoriali e delle invarianti strutturali STA.02 Carta del
sottosistema funzionale dell’ambiente e del paesaggio.
9 le informazioni contenute nel quadro conoscitivo :
- sono alla base della definizione dei limiti e delle condizioni d’uso delle risorse?
Sì. Le condizioni d’uso delle risorse sono dettate dalla Disciplina a partire dalla
ricognizione del loro stato. Fra elaborati descrittivi e grafici del quadro conoscitivo e
elaborati dello statuto a cui corrispondono i limiti e le condizioni fissate dal capo III Titolo II
della Disciplina vi è una diretta rispondenza, che si rileva anche nell’articolazione in
sistemi e sottosistemi territoriali, per ognuno dei quali nei relativi articoli 10 e 11 della
disciplina sono descritti e definiti, come risultanti dal quadro conoscitivo e come fissati
dallo statuto: Morfologia Geologia e substrato litologico Idrografia Uso del Suolo
Caratterizzazione agronomica Popolazione Attività economiche Valori ambientali Caratteri
strutturali identificativi del paesaggio Caratteri strutturali ordinari del paesaggio
Corrispondenza con unità di paesaggio del PTC Obiettivi statutari Indirizzi strategici
- hanno permesso di redigere lo Statuto del piano, di affidare compiti di regolamentazione agli atti
di governo del territorio?
Sì. Per lo Statuto si veda quanto già detto nei precedenti punti.
In generale si legga quanto riportato in estratto dall’art. 1 della Disciplina come segue:
Il Piano Strutturale, in conformità a quanto disposto dagli artt. 52 e 53 della L.R.T. n. 1 del
3.1.2005, costituisce lo strumento di pianificazione dell’intero territorio comunale e, come
tale:
21
- individua le risorse costituenti la identità del territorio comunale;
- definisce le norme statutarie, i principi, le strategie e gli obiettivi della politica
urbanistica del Comune di Capalbio, in coerenza con gli strumenti di pianificazione
degli altri Enti istituzionalmente competenti sul territorio;
- stabilisce i criteri, i limiti e le regole da seguire per i programmi, per i piani, ivi
compresi quelli di settore, per le attività e per gli interventi pubblici e privati, attinenti
all’assetto ed uso del territorio;
- definisce le misure di salvaguardia da rispettare sino all’approvazione del
Regolamento Urbanistico.
Per la regolamentazione operativa affidata agli atti di governo si legga quanto estratto e
riportato di seguito dall’art 2 della Disciplina (commi 1 e 2):
1.Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 53 della L.R.T. 1/2005 il Piano Strutturale:
• ha valore di indirizzo o prescrittivo per gli atti di governo del territorio quali: il
Regolamento Urbanistico (art. 55), i Piani Complessi di Intervento (art. 56), i Piani
Attuativi (art. 65), nonché i Piani ed i Programmi di Settore, gli Accordi di Programma o
altri atti della programmazione negoziata comunque denominati;
• ha efficacia precettiva immediata per la salvaguardia e le azioni integrate dirette alla
tutela ed alla valorizzazione delle risorse essenziali, nonché per le localizzazioni sul
territorio degli interventi di competenza regionale, provinciale o di altri Enti
istituzionalmente competenti per legge;
• ha carattere precettivo immediato per le misure di salvaguardia.
2.Il Piano Strutturale contiene:
•
prescrizioni;
•
salvaguardie;
•
vincoli;
•
indirizzi.
-
-
-
-
Sono “prescrizioni” tutte le disposizioni espressamente previste per gli atti di
governo del territorio, nonché le localizzazioni sul territorio degli interventi derivanti
da leggi, Piani e Programmi di Settore di Enti istituzionalmente competenti la cui
efficacia immediata e prevalente sia dettata dalla legge.
Sono “salvaguardie” le norme che stabiliscono, fino all’approvazione del
Regolamento Urbanistico, i limiti per l’eventuale attuazione di interventi prevista da
previsioni vigenti, e che, comunque, vietano interventi che contrastino con il Piano
Strutturale.
Sono “vincoli” quelli derivanti da leggi nazionali e regionali in materia urbanistica,
paesaggistica, ambientale, geologica, idraulica, come rappresentati negli elaborati
del Quadro conoscitivo del presente Piano, riferiti alla vincolistica.
Sono “indirizzi” per la gestione urbanistica e per i progetti pubblici e privati le
disposizioni contenute nel Titolo IV della presente Disciplina.
10 ci sono relazioni esplicite (e se sì in quali elaborati) con piani e programmi di natura generale e/
settoriale, e di livello diverso riferiti a diversi enti?
Sì.
Il Piano strutturale recepisce dal Piano territoriale di coordinamento della Provincia di
Grosseto le condizioni in esso contenute, con specifico riguardo alle Unità di paesaggio,
alle Aree di rilevante pregio ambientale, ai criteri dell’evoluzione insediativa, alle
disposizioni per il territorio rurale, alla difesa del suolo, alla tutela dei beni storici,
all’ammissibilità degli interventi nella fascia costiera secondo l’articolazione in fasce
territoriali (SA1 SA2 SA3 SA4 Schede del PTC).
22
Il Piano strutturale applica le salvaguardie dell’art. 36 primo comma del Piano di Indirizzo
territoriale della Regione Toscana tramite la sezione specifica della presente attività di
valutazione riferita alla valutazione delle previsioni di Piano regolatore generale comunale
vigente non attuate.
Il Piano strutturale contiene un dossier sul paesaggio e individua un sottosistema
dell’ambiente e del paesaggio che contengono la ricognizione de beni tutelati in base al
D.lg.vo 42/2004 in materia di beni culturali e di paesaggio, le aree di rilevante pregio
ambientale definite dal Piano territoriale di coordinamento provinciale, aree di rilevante
valore paesaggistico individuate dal piano strutturale medesimo al fine di contribuire, per la
propria competenza, alla filiera degli strumenti di pianificazione con valore paesistico
promossa dal piano di indirizzo territoriale regionale, anche in attuazione dell’intesa siglata
fra Regione Toscana e Ministero dei Beni culturali e del Paesaggio per l’applicazione del
Codice nazionale sul paesaggio.
Il Piano strutturale tutela il patrimonio collinare e il patrimonio costiero, invarianti del Piano
di indirizzo territoriale regionale, tramite condizioni specifiche quali il divieto delle
lottizzazioni urbane in collina, l’ammissibilità solo di interventi di recupero nel centro storico
collinare di Capalbio capoluogo, il divieto di edificazione nelle pendici collinari, la limitata
crescita dei centri minori collinari escludendo forme di lottizzazione urbana, la soglia di
superficie minima degli alloggi al fine di contenere il fenomeno della residenzialità
stagionale, il divieto di accessibilità veicolare e la limitazione dell’accessibilità pedonale
nell’ecosistema dunale, la tutela delle dune.
Il Piano strutturale rispetta i limiti imposti dal Piano dell’Autorità di bacino ai fini della difesa
del suolo.
11 ci sono relazioni esplicite (e se sì in quali elaborati) con piani e programmi di natura settoriale,
complementari, per lo stesso ambito territoriale o più limitato (porzione fisica o tematica) di altri
Enti o dello stesso Ente?
Sì, per le aree di pregio paesistico come rilevato nel precedente punto, per quanto
riguarda i rapporti fra Ps e Ptc provinciale; e per le aree a pericolosità idraulica e
geologica per quanto riguarda i rapporti fra Ps e Piano dell’autorità di bacino. Si trovano
sia nelle tavole di Quadro conoscitivo che nelle relazioni relative, che nello Statuto (tavole
e Disciplina).
2.2 LA VALUTAZIONE DI COERENZA DEL PS
Alcune note sul concetto di “coerenza” nella pianificazione territoriale.
La coerenza è intesa come sistema di relazioni logiche.
Si può affermare che maggiori sono le coerenze - maggiori sono le garanzie di successo - maggiori
saranno le probabilità di efficacia.
Essa aumenta anche le capacità di responsabilizzazione dei diversi attori coinvolti.
Il concetto di coerenza nelle analisi sociali, economiche, ambientali e in generali territoriale è
ambiguo e malamente definito a causa della molteplicità di interessi coinvolti, anche contradditori
e conflittuali, del trascorrere del tempo e delle condizioni di incertezza che non permettono di
predire con sicurezza i risultati che si vogliono raggiungere.
In generale, nella pianificazione, il termine evoca la possibilità di trovare e descrivere una logica
nelle azioni, la consistenza delle decisioni agli obiettivi, l’assenza di contraddizioni, e, a volte,
23
anche la stabilità (minimizzazione dei cambiamenti) nel tempo. Ma è evidente che più complesso è
il piano, più soggetto a cambiamenti l’ambiente, più aperta è la società, più ampia la gamma di
obiettivi che il piano vuole perseguire, più difficile trovare la coerenza tra le politiche e le azioni
che costruiscono il piano.
In una prospettiva valutativa il termine coerenza ha senso se si combina obiettivi definiti in modo
non ambiguo; ma anche quando ciò si presenta, il modo con cui viene realizzato il programma può
non essere giudicato coerente, perché ci può essere conflitto tra gli interessati in merito alla visione
del mondo, all’interpretazione dei fatti, alla propensione al rischio, o perché manca evidenza nella
via migliore per raggiungere i risultati.
La domanda di coerenza è propria del piano (non è dato come piano un corso d’azioni
deliberatamente contraddittorio e “incoerente), ma una semplicistica visione della coerenza, non
sostenuta da una qualche forma forte di evidenza, mina la credibilità del piano.
Nel piano strutturale, che per sua natura combina prospettive e visioni con azioni di vario tipo
tramite un sistema di obiettivi prestabilito proiettato nel medio e lungo periodo, il rischio di
incoerenza è più forte che nei piani operativi; dal che la generale attenzione che in questi piani è
portata alla valutazione della loro coerenza, tanto interna, rivolta cioè alla consistenza logica e
sostanziale tra azioni e obiettivi, che esterna, cioè la relazione tra il piano e il sistema della
pianificazione in cui è inserito.
La valutazione della coerenza per il piano strutturale pone due questioni principali:
- la definizione di coerenza, ovvero quando un piano, politica o azione può dirsi coerente e
quando invece è incoerente,
- quale tipo di coerenza prendere in considerazione.
Il primo aspetto considera il fatto che, per ragioni teoriche e pratiche molto consistenti, è
impossibile trovare o perseguire in un piano l’assoluta coerenza, ma che ci si deve accontentare di
una coerenza approssimata.
In questa prospettiva, occorre distinguere tra la incoerenza non necessaria e l’incoerenza non
intenzionale (Piccioto, R,, Policy Coherence and Development Evaluation. Concepts, Issues and
Possible Approaches, OECD, 2004).
La incoerenza non necessaria consiste nel formarsi di decisioni che sono inefficienti dal punto di
vista del piano, in circostanze dove si possono dimostrare fattibili risultati efficienti; è quindi una
questione di incompetenza. Un problema di questo tipo può essere valutato con analisi rigorose in
grado di mettere in luce i contenuti che sottendono gli enunciati, le relazioni causali, così via.
L’incoerenza non intenzionale può presentarsi a causa di fattori fuori dal controllo del pianificatore
e in questi casi la mancanza di coerenza può essere voluta e addirittura necessaria per raggiungere
risultati accettabili (per esempio, quando occorre superare conflitti tra diversi obiettivi).
In altre parole, l’incoerenza tra gli elementi del piano strutturale può derivare tanto da ignoranza,
incompetenza e azioni deliberate volte a perseguire risultati diversi da quelli enunciati, che da una
esplicita decisione del pianificatore che perseguendo l’incoerenza ritiene di raggiungere risultati
migliori.
La valutazione di coerenza del PS richiede di mettere in luce ambedue le situazioni prospettate per
aumentare i livelli di trasparenza e di responsabilizzazione espressi dal piano.
Il secondo aspetto riguarda invece la dimensione su cui sviluppare l’analisi di coerenza.
Si definiscono i seguenti tipi di coerenza:
Coerenza esterna verticale:
verifica l’esistenza di relazioni :
24
-
-
tra piani e programmi di livello diverso, di natura generale, riferiti ad ambiti territoriali
diversi e più ampi. Permette di misurare il grado di coordinamento tra politiche
gerarchicamente organizzate se non altro per la diversità di scala coinvolta, comunali,
provinciali e regionali;
tra piani e programmi di medesimo livello, di natura generale, di ambiti territoriali diversi,
ma di altri Enti di pari rango
Coerenza esterna orizzontale:
verifica l’esistenza di relazioni tra piani e programmi per lo steso ambito territoriale o più limitato
(porzione fisica o tematica) di altri Enti o dello stesso Ente. Verifica quindi la compatibilità con
piani e programmi di natura settoriale, permette di misurare il grado di coordinamento tra politiche
settoriali e dunque complementari e di pari livello.
Coerenza interna verticale:
tra le componenti strutturali del piano (derivanti dal quadro conoscitivo e dal rapporto ambientale) e
gli obiettivi strategici del piano (politiche); tra gli obiettivi strategici del piano e gli strumenti
approntati dal piano per il raggiungimento degli obiettivi (azioni, indirizzi, vincoli, condizioni).
Coerenza interna orizzontale:
ha anche funzione di eliminare ridondanze oltre che le contraddizioni, verifica tra obiettivi specifici
e strumenti approntati dal piano per il loro raggiungimento rispetto a un medesimo obiettivo
strategico generale.
In fase di monitoraggio questo tipo di analisi permette di valutare la coerenza tra obiettivi / azioni /
risultati effettivamente raggiunti.
In sintesi si individuano:
1. coerenza tra obiettivi e azioni propri del piano (coerenza interna del PS)
2. coerenza tra i contenuti del PS e i contenuti del RUC (coerenza interna verticale del livello
comunale di governo territoriale)
3. coerenza del PS con altri piani e programmi dell’Amministrazione comunale (coerenza
interna orizzontale del livello comunale di amministrazione)
4. coerenza tra il PS e i piani di altri Enti istituzionalmente competenti (coerenza esterna
verticale)
5. coerenza per PS con piani e i programmi di amministrazioni di pari livello (coerenza
esterna orizzontale)
Ai fini della valutazione del Piano Strutturale del Comune di Capalbio è stata effettuata:
• la valutazione di coerenza esterna del PS con PIT e PTCP
• la valutazione di coerenza interna del PS
2.2.2 LA VALUTAZIONE DELLA COERENZA ESTERNA DEL PS
La presente valutazione di coerenza del Piano strutturale di Capalbio ha un carattere prettamente
sperimentale ed un obiettivo di natura cooperativa: mettere in rilievo il grado di connessione
esistente con gli strumenti di pianificazione territoriale degli altri Enti istituzionalmente competenti
definiti dalla LR 1/2005.
25
Per questo gli strumenti presi in considerazione sono il Piano di indirizzo territoriale della Regione
Toscana adottato con D.C.R. n. 45 del 4 aprile 2007, e il Piano territoriale di coordinamento della
Provincia di Grosseto, vigente.
Gli atti considerati sono il Piano di Indirizzo Territoriale (PIT)
ndella regione Toscana approvato con DCR 72/2007 e il Piano
Territoriale di Coordinamente (PTC) della Provincia di Grosseto,
vigente.
Per questo tipo di valutazione, il diverso stato di formalizzazione dei piani non è un limite di
particolare peso, perché la coerenza assolve a un duplice significato: di verifica a valle delle
connessioni che esistono in un indirizzo testuale già formalizzato in una relazione scritta con
l’obiettivo di rispettarne il senso; di anticipazione a monte delle connessioni che si possono
intravedere in un indirizzo testuale (politico, pianificatorio e strumentale) reso pubblico seppur
ancora in formazione, con l’obiettivo di carpirne anticipatamente il senso prospettico.
L’aspetto procedurale della coerenza è rilevante: non può essere affidata ad una semplice
descrizione, ma va costruita e dimostrata attraverso un procedimento comparativo fissato in tavole
di sintesi che riportano la fonte primaria dei documenti utilizzati, le parole chiave o i concetti che
entrano in gioco nella valutazione ed infine il significato “stretto” che ad essi è associato, rilevabile
dalla stessa fonte.
Per tali motivi la coerenza è espressa tramite una scala di valori che in genere ha quattro livelli:
coerenza Forte: quando esiste un nesso stretto, robusto e resistente tra temi guida e loro significato
coerenza Debole: quando esiste un nesso lasco e fiacco tra temi guida e loro significato
coerenza Nulla, quando non esiste nessun nesso tra temi guida e loro significato, o meglio un tema e
il suo significato è indifferente
coerenza Divergente, quando il nesso, indipendentemente dall’intensità, è in contrasto con un tema
guida e il suo significato.
A valle della selezione dei temi guida e del loro significato, e dopo la scelta della scala dei valori
con la quale operare la comparazione, è possibili costruire le matrici comparative.
Nel caso della valutazione del Piano strutturale di Capalbio, il testo di riferimento è stata la
Disciplina e, in maniera specifica, lo Statuto e la Strategia ivi contenuti. I temi guida e il loro
significato che il piano affida a loro sono riportati nella Tavola 1.
I documenti da comparare sono stati:
-
-
tabella 1 - la tabella della strategia comunale di governo territoriale, contenuta nell’art. 27 della
Disciplina del Piano strutturale di Capalbio;
tabella 1 bis temi guida del Piano strutturale di Capalbio;
tabelle 2 e 3 - il Documento di piano del Piano di indirizzo territoriale dal quale sono stati
estrapolati i «metaobiettivi», cioè quelli che sono considerati i “discrimini essenziali” del
governo del territorio in Toscana. Che è come dire: le sue scelte “imprescindibili”», riportati in
sintesi nella Tavola 2; nonché i «sistemi funzionali», con i quali il Pit «sintonizza il
perseguimento dei propri metaobiettivi e dunque il proprio specifico disegno territoriale»;
tabella 4 - le Norme del Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Grosseto, dal
quale sono stati estratti le finalità e i contenuti generali (art.2 Norme PTC),le norme statutarie
secondo la loro definizione contenuta nell’art. 3 e nell’art. 5 delle Norme, che è data per ogni
risorsa territoriale nel proseguo delle Norme medesime.
26
Il lavoro è concluso con il confronto fra strategia di governo territoriale comunale del Piano
strutturale e sistemi funzionali del Pit, tramite 3 matrici (contrassegnate dalle lettere A, B e C)
riportanti i nessi di coerenza tra gli obiettivi statutari del Piano strutturale di Capalbio e quelli del
Pit regionale e del Ptc provinciale.
Per tali elaborazioni è stato utilizzato il Pit regionale adottato con DCR 45/2007.
Il presente capitolo si chiude, comunque, anche con la comparazione di coerenza fra il Ps di
Capalbio e il Pit regionale vigente, sì da rispettare il disposto del comma 6 dell’art. 1 della DCR
12/2000.
Il PIT adottato dal Consiglio Regionale toscano con atto deliberativo n. 45/2007
Il PIT approvato con DCR 72/2007
Il nuovo Pit regionale è inteso non come mero aggiornamento del Pit vigente, ma come atto che
vuole vuole contribuire a una stagione innovativa nelle politiche pubbliche della Regione Toscana,
un Piano che assume una forte e specifica “dinamicità” sulla base di un solido e durevole spessore
“strutturale”, nel senso che al Piano conferisce la norma della legge 1/2005. Un piano strutturale e
dinamico sia come “postulato”, sia come “strumento”, sia come “obiettivo” di governo
Seguendo il Documento di Piano dal quale sono estratte le affermazioni virgolettate, notiamo che il
nuovo Pit assume un concetto di territorio quale bene pubblico, ambiente della produzione locale di
ricchezza e della sua funzionalità collettiva. In sintesi: “Il territorio toscano è l’insieme delle
propensioni soggettive, dei funzionamenti collettivi, e delle tante e multiverse “capacità” individuali
e sociali che esso contiene ed esprime”. Pertanto il governo del territorio è pubblico, e “il governo
pubblico del territorio è agire politico e amministrativo, che investe e permea di sé l’insieme del
“far politiche” regionali e locali, e che si avvale, allo scopo, di uno strumentario molteplice ma
integrato” e ancora “il governo del territorio è una sfera essenziale dell’azione politica locale e
regionale, che attraversa e integra il pubblico amministrare. Nel quale è il piano pubblico che
alimenta e orienta la progettualità sia privata che pubblica allo scopo della propria stessa messa in
opera” . Infine “il governo del territorio come mutuo riconoscimento e come reciproca coerenza tra
politiche settoriali e regolazione territoriale. Nel governo del territorio, cioè, occorre correlare il
dinamismo dell’iniziativa economica privata (necessaria alla redditività e alla solidità del lavoro e
dell’impresa e dunque alla sostenibilità finanziaria del sistema), la funzionalità sociale (conseguente
ad un sistema di welfare inclusivo e necessario alla capacità integrativa della comunità regionale) e
la funzionalità ambientale (necessaria alla conservazione attiva del patrimonio dei beni naturali
essenziali, e dei valori paesaggistici e storico-artistici della collettività)”.
Il nuovo Pit supera la divisione in quattro Toscane del Pit del gennaio 2000 vigente, e indica
una visione integrata: la moderna Toscana rurale e la Toscana urbana. Territorio rurale urbanizzato
storicamente e policentrismo urbano sono caratteri fondativi dei quali il Pit individua capisaldi
(invarianti strutturali) e obiettivi statutari:
Primo metaobiettivo: Integrare e qualificare la Toscana come “città policentrica”- 1° obiettivo
conseguente: potenziare l’accoglienza della “città toscana” mediante moderne e dinamiche modalità
dell’offerta di residenza urbana; 2° obiettivo conseguente: dotare la “città toscana” della capacità di
offrire accoglienza organizzata e di qualità per l’alta formazione e la ricerca ; 3° obiettivo
conseguente: sviluppare la mobilità intra e inter-regionale; 4° obiettivo conseguente: sostenere la
creatività come qualità della e nella “città toscana”; 5° obiettivo conseguente: attivare la “città
toscana” come modalità di governance integrata su scala regionale
Secondo metaobiettivo - Sviluppare e consolidare la presenza “industriale” in Toscana
Terzo metaobiettivo - Conservare il valore del patrimonio territoriale della Toscana: 1° obiettivo
conseguente: tutelare il valore del patrimonio “collinare” della Toscana; 2° obiettivo conseguente:
tutelare il valore del patrimonio costiero della Toscana
La strategia del Pit segue un filo rosso, quello del contrasto alla rendita.
27
Con il Pit la Regione costruisce la propria agenda strategica attorno ad una serie di “sistemi
funzionali” con i quali pone in sintonia sia il perseguimento dei propri metaobiettivi e dunque il
proprio specifico disegno territoriale sia la costruzione di quest’ultimo con le opzioni
programmatiche generali della Regione
Mediante i sistemi funzionali del Pit, i singoli piani strutturali, a livello municipale e provinciale,
potranno definire, in funzione dei propri obiettivi programmatici e in coerenza a quelli che
compongono la più generale agenda programmatica regionale, con quali finalità e modalità il
governo del territorio dovrà adempiere la propria missione. A questo scopo, i sistemi funzionali,
a) definiscono un insieme di azioni strategiche che integrano il Pit e il portato dei suoi
metaobiettivi, nella programmazione regionale, individuandone le relazioni e i
collegamenti con le scelte del Prs e con quelle, successive, delle programmazioni
settoriali, e costituiscono la trama propositiva, programmatica, progettuale e valutatoria
tanto delle opzioni operative del governo regionale del territorio quanto di quelle dei
governi locali, ponendoli nelle condizioni di valutarne la coerenza rispetto agli indirizzi
regionali
b) fanno da “ponte” fra la lettura territoriale delle scelte di fondo dello sviluppo regionale,
riassunta nell’indicazione dei metaobiettivi, e la progettualità che deriva dalle scelte di
legislatura indicate dai Progetti integrati del Prs. Si viene così a determinare un
“incrocio” fra governo del territorio e direzione della programmazione strategica dello
sviluppo. Incrocio che costituisce il terreno sul quale costruire il processo di valutazione
integrata
I sistemi funzionali sono:
La Toscana dell’attrattività e dell’accoglienza. “Attrazione e accoglienza sono insieme, ed in
maniera complementare, due concetti che si rifanno direttamente all’obiettivo del Prs di “aprire” la
Toscana verso il mondo” dove “Attrarre significa avere specificità, risorse e qualità che hanno un
valore riconoscibile nel resto del mondo”.
La Toscana delle reti, che “ una regione che sviluppa le funzioni avanzate, che cerca di radicarle
nei diversi territori e di diffonderle nei diversi settori”
La Toscana della qualità e della conoscenza, dove la qualità è il carattere fondamentale, “quasi
costituente, del modo di essere della Toscana. E’ nello stesso tempo la principale opportunità ma
anche il principale vincolo al tipo di ruolo che la regione vuol giocare nel contesto globale, sia
nell’area economico-competitiva sia, in maniera più estesa, nelle aree non strettamente economiche.
La qualità è una opportunità in quanto consente alla regione di sfruttare l’immenso patrimonio di
risorse umane, ambientali e tecnologiche che la caratterizzano e che sono adeguate alla
valorizzazione di nicchia, alla personalizzazione della risposta e alla produzione su misura in
piccola scala e non solo alle attività legate alla standardizzazione dei processi e alla produzione di
volumi elevati e di gamme ampie.”
La Toscana della coesione sociale e territoriale, un quadro ove si tratta di perseguire ”uno
sviluppo che deve essere in grado di responsabilizzare i gruppi dirigenti locali, di valorizzare le
risorse specifiche e di innalzare le capacità del sistema locale: fra le quali deve essere considerata
anche la capacità di attrazione di soggetti innovativi esterni (che spesso, oltre a interventi diretti per
lo sviluppo, sono importanti per rompere lo status quo degli equilibri di potere locali non sempre
favorevoli al dinamismo)”.
Il Pit vuole contribuire al rafforzamento di questo processo di coesione sia perseguendo una
conservazione - appunto - “attiva” del patrimonio territoriale e del suo valore, sia una conseguente e
generalizzata attività di pianificazione territoriale ad ogni livello di governo tale da favorire
innovazione e attrattività di nuove figure imprenditoriali, sia, e ancor di più, una collaborazione
istituzionale per integrare l’intervento pubblico a favore dello sviluppo locale e regionale. La
28
collaborazione istituzionale può essere infatti l’elemento che relaziona gli obiettivi locali con gli
obiettivi regionali e che, di conseguenza, integra gli strumenti di intervento non in una visione di
tipo compensativo ma piuttosto in una visione proattiva per uno sviluppo qualificato.”
Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Grosseto
Il PTC rappresenta, secondo l’art. 16 della L.R. 5/95, legge in vigenza della quale si è formato e
approvato il PTC della Provincia di Grosseto, (la Provincia di Grosseto è dotata di un P.T.C.
vigente, approvato il 7 aprile 1999) lo strumento di programmazione con il quale la Provincia
esercita, nel governo del territorio, un ruolo di coordinamento programmatico e di raccordo tra le
politiche territoriali della Regione e la pianificazione urbanistica comunale.
Gli indirizzi e le prescrizioni del PTC costituiscono pertanto il riferimento principale per la
formazione e l’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali (art. 16 L.R. 5/95, salvo quanto
previsto dall’articolo 11 quarto comma L.R. 5/95).
Gli indirizzi hanno valore orientativo per la pianificazione comunale, al fine di favorire il
conseguimento degli obiettivi espressi dal P.T.C.P.
Le strategie costituiscono il riferimento specifico per l’accertamento di compatibilità tra P.T.C.P. e
Piano Strutturale e sono conseguenti al livello di definizione delle conoscenze delle risorse
essenziali del territorio.
Vincolante per le finalità di tutela ambientale e paesaggistica risultano le condizioni statutarie
espresse dalle Norme del PTC.
Il P.T.C. della Provincia di Grosseto si articola in due parti:
A) una data dalle norme dello Statuto e del Codice finalizzate alla tutela delle risorse naturali ed
essenziali del territorio. La rappresentazione dell’intero territorio provinciale in Unità di Paesaggio
vi è direttamente correlata;
B) una data dalle azioni strategiche, correlate alla definizione delle Città, specificatamente
caratterizzate dal PTC ma non puntualmente riferibili a confini amministrativi.
Le politiche territoriali del PTC sono:
• Equilibrio dello sviluppo tra costa ed entroterra;
• Sviluppo diffuso su tutto il territorio provinciale;
• Valorizzazione delle risorse ambientali.
Articolate per risorse, le Norme del PTC delineano due principali sistemi:
- il Sistema Ambientale, per il quale sono date regole ed azioni ai fini della conservazione
delle relazioni fra la qualità delle risorse naturali e il diffuso valore paesistico del territorio;
- il Sistema Insediativo, ove si riconoscono obiettivi di riequilibrio, per contrastare i degradi
socioeconomici causati dall’abbandono delle aree interne, e per abbassare la pressione e i
carichi urbanistici sulla costa,
Sistemi e Unità di Paesaggio coprono l’intero territorio comunale.
Capalbio è interessato dalle seguenti Unità di paesaggio:
CP3.2 La Valle del Medio Albegna - Collina coltivata, con boschi - Ampio comprensorio
collinare con diffusa presenza agricola che si riferisce al bacino dell’alta valle del Fiora e
dell’Albegna e all’Agro di Manciano, Murci e Poggioferro;
R11.1 Le Colline di Orbetello- Rilievi costieri boscati- Insieme di colline di natura calcarea, salvo
Le Forane (conglomerati oligocenici) e Caplbiaccio (presenza di travertino). Diffusa presenza di
fenomeni carsici e numerosi insediamenti archeologici.
R11.2 Le Colline del Tiburzi - Collina boscata - Esteso sistema di rilievi quasi interamente
ricoperti di boschi e macchie con specie mediterranee. Paesaggio caratterizzato dalla quercia. Valori
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naturalistici diffusi. L’antico centro di Capalbio, arroccato tra i boschi alla sommità del pendio entro
una cerchia di mura quattrocentesche, ha un eccezionale valore paesistico, sia per la percezione dal
fondovalle che per la qualità del tessuto e delle emergenze storiche
CP4: Territorio di bassa collina, in parte pianeggiante, che raccorda la piana di Capalbio con le
colline interne. Permangono tratti boscati con specie mediterranee. Tra le colture emerge l’oliveto.
Resti di ville romane e ruderi medievali. I pochi nuclei sorgono a mezzacosta e sono uniti da una
rete discontinua di percorsi di crinale e controcrinale
Pi.4 - Territorio pianeggiante con sensibili ondulazioni. Suolo fertile con elevata potenzialità
agricola. Paesaggio rurale, con trama insediativa a reticolo. Tracce della centuriazione e ruderi di
ville di epoca sillana nella parte settentrionale. Percorsi rettilinei e di modeste dimensioni: tracciati
dell’Aurelia (2 corsie) e della ferrovia distanziati e divergenti; strada pedecollinare e rete di
penetrazione sviluppata. Sistema insediativo prevalentemente a base di nuclei di modesta
consistenza, concentrati nella fascia tra Aurelia e ferrovia (centri dell’ex Ente Maremma)
C4.1 - La Tagliata: Costa bassa scarsamente antropizzata. Torri costiere presso la Tagliata e a
Macchiatonda. Altrove, edifici rurali senza pregio, impianti di acquacoltura, edifici balneari precari.
Percorsi sterrati e tracciato ferroviario come margine a monte.
C4.2 - Il Lago di Burano: Area litoranea umida con lago in fase di ritrazione (Riserva Naturale
dello Stato), residuo di una più ampia palude bonificata tra l’’800 e il ‘900. Formazione olocenica
recente con abbondanza di sabbie ferrifere. Equilibrio idraulico storicamente problematico Tombolo
con macchia mediterranea (Junipherus macrocarpo, Junipherus phoenicea, Olea oleaster, Myrtus
communis, Pistacia lentiscus, Quercus ilex etc.) e radure a vegetazione erbacea (Carex
chaetophylla, Trifolium cherleri, Romulea columnae, Tillaea muscosa etc.). Nelle basse acque del
lago e nei chiari circostanti caratteristiche formazioni vegetali (Ruppietum phragmitetum,
Scirpatum maritimi, Claudietum merisci etc.) e abbondante fauna ittica. Lungo le sponde, specie
poco comuni di mammiferi e avifauna migratoria (cormorano, airone bianco maggiore, fenicottero).
Resti di civiltà villanoviana. Al centro della sponda lacustre, presso l’emissario, la Torre di
Buranaccio, risalente allo Stato dei Presidî, è l’unica presenza insediativa storica. L’unica strada e la
ferrovia accostate delimitano l’area dall’entroterra parallelamente alla linea di costa.
C4.3 - Le Dune del Chiarone: Costa agricola, paesaggio di bonifica. Area pianeggiante protetta
dal sistema dunale. Spiaggia sabbiosa, accessibile solo mediante un sentiero e attraverso uno
stabilimento balneare, unica presenza insediativa sul litorale. Fascia retrostante originariamente
paludosa, oggi intensamente coltivata. Paesaggio contraddistinto dai segni della bonifica (presenza
di idrovore) e caratterizzato in particolar modo dalla maglia rigorosamente ortogonale dei canali.
L’unica strada e la ferrovia accostate delimitano l’area dall’entroterra parallelamente alla linea di
costa.
Ai fini del coordinamento delle azioni strategiche, invece, sono individuate sette “Città” (termine
metaforico):
– La “Città” della Città
– La Città sul Golfo del Ferro
– La Città d’Acqua e Pietra
– La Città del Tufo
– La Città intorno alla Vetta
– La Città sotto i Boschi
– La Città dei Poderi
Ciascuna “Città” costituisce un’ "entità territoriale" espressione di tutti i Comuni che ne fanno
parte. L’insieme delle porzioni di Comuni di ciascuna “Città” è deputato ad azioni autonome e di
coordinamento reciproco anche con i Comuni limitrofi di altre "Città" per la gestione di particolari
attività e servizi.
30
TABELLA 1 – Comune di Capalbio – Piano strutturale Disciplina art. 27
AMBITI
AMBITI TEMATICI
STRATEGICI
D’INTERVENTO
GENERALI
1. sviluppo dei 1.1 servizi
servizi e funzionalità del territorio
OBIETTIVI
STRATEGICI
AZIONI E LUOGHI
1.1.1 aumento dei Miglioramento
delle
servizi
infrastrutture di base a
Capalbio
capoluogo:
interramento linee Telecom
ed
Enel,
rifacimento acque-dotto e
fognature,
fornitura GPL alle abitazioni,
ripri-stino
antica
pavimentazione.
Miglioramento infrastrutture
di base a Capalbio Scalo e
nelle frazioni minori
Aumento della dotazione dei
servizi qualificando i centri
abitati:
- aumento dei servizi agli
anziani: residenza per anziani
a Borgo Carige
- aumento della dotazione
scolastica:
biennio scuola superiore a
Capalbio Scalo
asilo nido a Borgo Carige
- Bimbangolo a Borgo Carige
- sala della Musica a Borgo
Carige
1.1.2 integrazione - Centro Culturale Ex
di servizi
Comune- Capoluogo
(Biblioteca, sala conferenze,
sede Filarmonica e Comitato
Contrade)
Potenziamento offerta
sportivo-ricreativa presso gli
impianti esistenti
Potenziamento area
protezione civile
-realizzazione nuova sede
Ass. “La Racchetta”
Polo Sanitario a Borgo Carige
Nuova sede Polizia Stradale
Edilizia sociale come quota di
ogni intervento
Peep
Utilizzo di aree pubbliche
comunali o in corso di
acquisizione – Selva Nera –
Borgo Carige - Capalbio
Scalo - PEEP in località
Torba da acquisire
31
1.2 miglioramento
1.2.1 possibilità di
dell’accessibilità e degli accesso a basso
scambi informativi
costo
e
alta
efficienza
con
riduzione
di
mobilità
1.2.2 ispessimento
delle
relazioni
sociali orientate a
far crescere il
capitale cognitivo
locale
2. sviluppo
2.1 filiera turistica
2.1.1
sostenere,
dell’imprenditorial
articolare
e
ità e
specializzare
la
qualificazione dell’
filiera turistica per
economia
la
dilatazione
temporale
della
stagione turistica
sviluppando forme
di turismo legate
alle
risorse
paesaggistiche,
naturalistiche,
storiche,
rurali,
enogastronomiche,
culturali – nel capoluogo – turisti
ci.
2.1.2 qualificare e
potenziare
la
ricettività,
riorganizzando
strutture e spazi a
servizio
nel
contesto
2.1.3
sviluppare
politiche settoriali,
dal
sostegno
all’artigianato alla
creazione di nuove
categorie tematiche
per la ricettività
all’aumento
dell’integrazione
fra offerte nei
diversi contesti
2.1.4
combinare
valorizzazione del
territorio e capacità
di attrazione di
nuove
imprenditorialità
2.1.5
combinare
azioni
di
eliminazione dei
degradi
e
realizzazioni
di
servizi alle attività
esistenti
Banda
larga
sull’intero
territorio comunale
Miglioramento infrastrutture
di base sull’intero territorio
Luoghi di socializzazione,
recupero o creazione di
“centralità” negli interventi
negli abitati
Dimensionamento
differenziato delle strutture
turistiche per accogliere i
diversi tipi di turismo: lungo
la Aurelia per intercettare gite
(unità
pullmann),
nell’entroterra di pianura e di
pedecollina agriturismo e
turismo rurale, Sulle colline
alberghi rurali, legati alla
natura e al paesaggio, di
ridotte dimensioni, a Scalo
albergo
e
servizi
di
convegnistica, nel centro
storico nicchia alberghiera di
qualità, verso il mare e serviti
dal corridoio infrastrutturale
offerte per utenti giovani
quali
villaggi
turistici,
campeggi, ostelli
Campo da golf: “agrigolf”
(inserimento
di
attività
golfistiche in contesto rurale)
2.2 la filiera agricola: 2.2.1 sostenere la Piccole
attività
di
produzione integrata
produzione tipica trasformazione e vendita
32
2.3 la filiera delle
attività manifatturiere
e produttive
locale,
l’agricoltura
guidata
e
l’agricoltura biologica
2.2.2 proteggere il
paesaggio agrario
come
risorsa
ambientale
2.2.3 promuovere
l’industria
delle
trasformazioni dei
prodotti
agroalimentari articolandone
le
differenti
soglie
dimensionali
e
relative
localizzazioni
2.2.4 integrare la
produzione
agricola e l’offerta
turistica
2.2.5 Creazione di
un marchio di
qualità CAPALBIO
2.2.6
Costituire
almeno un puntovendita / vetrina
dei
prodotti
CAPALBIO
2.2.7 Creazione di
“percorsi
dei
sapori”
2.2.8 Favorire la
zootecnia
2.2.9 promuovere
forme consortili di
produzione
e
gestione
diretta di prodotti agricoli e
loro derivati in loco
Medie
attività
di
trasformazione e vendita
prodotti agricoli in Borgo
Carige,
Capalbio
Scalo,
Torba
differenziati
per
categorie
di
prodotti,
“vetrine” (commercio di
qualità e collegato alle
aziende produttrici) in centro
storico, punto vendita centrale in Capalbio Scalo e
Borgo Carige.
2.3.1
riqualificazione
ambientale
e
organizzativa delle
aree industriali e
artigianali
2.3.2
miglioramento
dell’accessibilità
2.3.3
sviluppo
produttivo
di
piccole o medie
imprese sparse su
tutto il territorio,
secondo
un
modello
insediativo
di
integrazione
nel
contesto e sua
vitalizzazione
2.3.4 integrazione
Borgo Carige: insediamento
di nuove attività artigianali e
industriali legate alla filiera
agroalimentare,
ulteriori
attività
commerciali
direttamente
collegate
a
quelle
esistenti
(commercializzazione
dell’olio
con
centro
degustazione e punto vendita
)
PIP Borgo Carige
strade dei sapori su tutto il
territorio comunale con capisaldi nelle aziende
centralina ortofrutta Borgo
Carige, di dimensioni medie,
promuovendone la gestione
come
cooperativa
di
produttori
centri di servizio e per attività
di supporto all’agricoltura
(fabbri, riparazioni, etc)
mattatoio
a
Grosseto,
adesione alla filiera provinciale
33
con le attività
commerciali
2.3.56 diffusione
dell’artigianato di
servizio
3.
qualificazione
del territorio
2.4 la filiera del
commercio
2.5.1
Vetrine dei prodotti tipici in
ristrutturazione
centro storico
delle
singole
attività
e
del
contesto urbano
2.5.2
specializzazione
delle attività legate
ai caratteri e ai
prodotti tipici
3.1 diffusione della
qualità degli
insediamenti tramite
articolazione delle
funzioni
3.1.1
Rivalutare
l’identità storica,
culturale
ed
architettonica del
Borgo medioevale,
recuperare centri
storici
rurali,
nuclei
e
case
sparse
e
loro
vitalizzazione
funzionale
3.1.2
accrescimento
della
qualità
urbana
tramite
funzioni
integrative e di
servizio
alla
residenza diffuse
(artigianato,
commercio, etc)
3.1.3. allontanare e
non
permettere
attività inquinanti e
incompatibili nel
tessuto residenziale
destinando
i
contenitori che si
liberano ad attività
compatibili
al
contesto
3.1.4. Promuovere
e sostenere la
pratica sportiva e
ricreativa
al
servizio
della
comunità locale
3.1.5 riportare la
residenza
nel
centro storico
3.1.6 recupero e
valorizzazione del
patrimonio
pubblico
3.1.7 aumentare la
caratterizzazione
Recupero del Borgo Antico
verso la residenza ed i
servizi commerciali
Consolidare il tessuto urbano
esistente nel capoluogo
attraverso il recupero ed il
completamento
Torba: recupero di due
strutture
produttive
di
rilevanti
dimensioni
(Eurocom ed ex Caseificio)
anche
ai
fini
della
qualificazione
di
nuova
struttura urbana e ai fini della
creazione di offerta turisticoricettiva legata al mare e alla
presenza infrastrutturale alla
facile accessibilità
come
definito per la filiera turistica
Borgo Carige: Rivalutare il
ruolo centrale della frazione
come luogo della residenza e
dei servizi, del commercio,
della
produzione
e
dell’artigianato
Capalbio scalo: valorizzare il
ruolo di città nuova
Pescia fiorentina: mantenere
l’identità del Borgo Rurale
Chiarone:
potenziare
l’identità del borgo turistico
Vallerana - Torre Palazzi –
Giardino- Selvanera
Mantenimento dell’identità di
piccolo Borgo Rurale
limitato sviluppo del tessuto
urbano per la residenza e i
servizi
34
3.2 aumento dei livelli
di qualità territoriale
dei centri abitati
attraverso
inserimento
di
funzioni
differenziate
e
specifiche
Casalenuovo – Montalzato
mantenimento del ruolo
turistico del borgo
potenziamento e
riqualificazione dei servizi
turistici e ricettivi
3.2.1 conoscenza
sistematica
e
continua
dei
contenuti di qualità
del territorio
3.2.2 efficienza del
sistema
della
mobilità e del
trasporto
con
attenzione
al
trasporto pubblico
e collettivo
3.2.3 creazione di
un
sistema
qualificato
e
articolato del verde
3.2.4 innalzamento
degli standard di
qualità
del
paesaggio urbano
3.2.5 tutela delle
risorse fisiche e
delle identità locali
3.2.6
rafforzamento dei
collegamenti
fra
costa e collina e di
quelli
entro
l’ambito collinare
3.2.7
riduzione
degli
impatti
insediativi
e
promozione
e
sostegno
di
politiche
insediative ecologiche
3.2.8 utilizzo di
tecniche costruttive
e materiali per la
ecoc compatibilità
degli edifici
3.2.9 percorribilità
pedonale
della
costa in senso
longitudinale
e
aumento
dell’accessibilità
pubblica al mare
3.2.10 sentieristica,
percorsi trekking,
ippovie
quali
componenti
del
territorio
Miglioramento
della
segnaletica e creazione di
itinerari di collegamento fra
le diverse presenze aziendali
sul territorio, integrazione fra
strade dei sapori, ippovie,
sentieri trekking, percorsi
ciclabili su tutto il territorio
Nuovo accesso pubblico al
mare Loc. Torba
35
3.3 valorizzazione
diffusa del territorio
4. Politiche
culturali,
formazione,
politiche sociali
4.1 formazione
3.3.1 costruzione
di
sistemi
di
compatibilità tra
usi
e
risorse
essenziali
3.3.2
diffusione
degli interventi di
uso corretto del
territorio
3.3.3
valorizzazione
delle
politiche
abitative
3.3.4 recupero del
patrimonio
immobiliare
destinato a seconde
case
3.3.5
valorizzazione
delle
attività
venatorie
4.1.1 promozione
delle politiche per
la
formazione
permanente
con
particolare
attenzione
alla
formazione
dei
lavori
e
dei
mestieri
4.1.2
attenzione
alle problematiche
sociali,
valorizzazione
e
promozione delle
festività locali, del
volontariato, eventi
legati
al
mantenimento di
mestieri e saperi
locali
4.1.3 promuovere
la
progettualità
diffusa e la base
amatoriale, offrire
occasioni per la
selezione e la
promozione
di
risorse artistiche
locali
4.1.4 Favorire la
formazione
e
l’aggiornamento di
chi
opera
nel
settore agricolo
4.1.5
riqualificazione
delle
attività
commerciali
esistenti mediante
aggiornamento
professionale
entro il 2008 certificazione
ambientale
EMAS
per
l’intero territorio comunale
introduzione di quote di
edilizia sociale come servizio
territoriale negli interventi di
creazione di nuova residenza
Nelle zone di interesse
venatorio ammissibilità di
installazione
di
capanni
caccia e rifugi con vincolo di
destinazione nel rispetto
dell’ambiente e del paesaggio
Collaborazione con università
per il settore agroalimentare
Centro di formazione/borgo
della conoscenza
Festa annuale dell’agricoltura
degustazioni
organizzate
durante i fine settimana ed
eventi
culturali
36
4.2 sviluppo della
comunicazione e
coinvolgimento fra
attività
4.3 definizione e
promozione di
un’identità culturale
5 Gestione
efficiente degli
strumenti del
governo del
territorio
5.1 certezza e
trasparenza
5.2 efficienza
4.2.1 realizzazione
di
rete
organizzativa
pubblica e privata
di comunicazione e
collaborazione con
realtà
di
altre
località e Paesi per
attività affini
4.2.2 divulgazione
(tramite opuscoli,
riunioni, sportello
verde
ecc)
di
eventuali
finanziamenti per
il sostegno alle
attività produttive
4.2.3
coinvolgimento
delle
attività
esistenti mediante
iniziative volte al
maggiore sviluppo
delle
attività
produttive
4.3.1 progettazione
culturale, capacità
comunicativa
e
promozionale,
qualità
dell’accoglienza
4.3.2 ampliamento
dell’offerta
culturale,
qualificazione
delle
attività
espositive,
potenziamento
della convegnistica
5.1.1 costruire un
sistema chiaro e
coerente di regole
di decisione
5.1.2 garantire una
chiara
e
sistematica
informazione dei
contenuti
della
pianificazione
collaborazione
con
la
Fondazione Qualivita e altri
enti e soggetti
gemellaggio con una cittadina
del Nord Europa
creazione di una carta dei
sapori
Convenzioni fra produttori e
ristoratori per l’utilizzo dei
prodotti locali
Diffusione
di
chioschi
informazione
presso
le
aziende
5.2.1 assicurare la
tempestività delle
decisioni tramite la
flessibilità
degli
strumenti
37
TABELLA 1 BIS- Comune di Capalbio, Piano strutturale - Temi guida
.. Disciplina
Titolo II
Statuto
Disciplina
Titolo III
Strategia
Definizioni
e Obiettivi
Temi guida
Significato
Assicurare
la
conservazione
e
l’arricchimento
delle
risorse territoriali, in modo
da affidarle integre e
valorizzate
alle
generazioni future
Le politiche di tutela per i
Sistemi Territoriali si
associano a strategie di
promozione ambientale,
paesaggistica,
turistica,
agricola, culturale laddove
queste concorrano alla
corretta
valorizzazione
delle risorse
Rafforzare le identità
culturali e ambientali dei
luoghi
tramite
il
rafforzamento
e
lo
sviluppo delle attività
economiche e dei servizi
il territorio come variabile indipendente dotata di qualità diffusa, che nel
suo insieme rappresenta la risorsa affidata alla tutela e al godimento della
comunità locale
uso delle risorse secondo criteri di equità distributiva, di risparmio, di
trasformazione controllata e tale da non comportarne distruzione, danno o
riduzioni significative e irreversibili
promozione di uno sviluppo socioeconomico sostenibile, fondato sulle
risorse endogene del territorio (trinomio turismo-agricoltura-cultura) con
promozione delle filiere alimentari con lavorazioni integrate
modelli di sviluppo socioeconomici integrati e complementari, basati
sulle risorse naturali, ambientali e paesaggistiche, e quindi non distruttive
Il piano strutturale identifica nell’insieme delle componenti diffuse e
specifiche di paesaggio, di quelle lineari dei percorsi e di quelle puntuali
del patrimonio storico e artistico, oltre che nelle funzioni connesse con
l’agricoltura, una rete funzionale tesa a favorire le relazioni, le sinergie, i
flussi di interdipendenza, ai fini dello sviluppo del turismo strettamente
dipendente dalle specificità e dalle identità del territorio
Le attività commerciali dovranno vitalizzare i centri abitati, garantendo la
compatibilità con le funzioni residenziali, promuovendo una rete
integrata con le produzioni tipiche del territorio e con le aziende agricole,
e rappresentando occasione per riqualificare l’immagine e il decoro degli
abitati
Valorizzare
naturalistici
gli
ambiti
Consolidare i caratteri del
paesaggio
insediativo
rurale
garantendone il mantenimento e l’uso a fini didattici, ricreativi, turistici,
secondo una rete che valorizza i corridoi ecologici e le eccellenze
paesaggistiche er garantire la continuità ecologica e paesaggistica
Il Piano intende contrastare la frammentazione degli areali di presenza e
degli ecosistemi, che diminuisce la prestazione naturalistica e ambientale
del territorio A tal fine il Piano individua un sottosistema dove sono
collegati corridoi ecologici, rete ecologica e aree per l’avifauna,
l’ecosistema di stagno costiero e l’ecosistema umido, dunale e
retrodunale, le eccellenze costituite dal Lago di Burano e dagli altri Siti
di Interesse regionale che riguardano beni boscati, dunali, umidi, la
pianura di bonifica tipicizzata da un folto reticolo di canali e scoli che, in
contatto con i fossi principali presenti sul territorio, costituiscono la rete
naturalistica del territorio comunale, mettendo in contatto le differenti
emergenze, il patrimonio collinare, ricco di laghetti carsici. La presenza
di un’importante risorsa per la formazione del sistema idrico locale, quale
il calcare cavernoso, genera anche il sistema affiorante dei laghetti
fondamentali per la ricchezza della biodiversità. Il Fosso del Chiarone nel
quale si versano una numerosa serie di fossi e canali, ancora in gran parte
ben vegetati, creano un importante reticolo per il trasporto e movimento
delle specie selvatiche vegetali e animali nel territorio
incentivandone gli usi economicamente produttivi assegnando alle
aziende agricole il ruolo di presidio territoriale, e nel contempo rendendo
obbligatorie le azioni di difesa, di rafforzamento e permanenza degli
elementi paesaggistico-ambientali
38
Promuovere la qualità
dell’abitare e la salute dei
cittadini
Il Piano strutturale assegna alla filiera agricola un valore socioambientale; orientando la multifunzionalità dell’agricoltura e lo sviluppo
dell’agricoltura integrata, intende rafforzare i circuiti locali di produzione
e consumo, e favorire la complementarietà fra zone urbane e rurali
La crescita residenziale deve sempre accompagnarsi a una adeguata
dotazione di servizi e di verde che incrementino la qualità urbana, le
possibilità di socializzazione e di aggregazione, la piacevolezza e il
benessere, la sicurezza e la percezione della centralità e del valore degli
spazi pubblici
Obbligo di quote di edilizia sociale come servizio territoriale negli
interventi di creazione di nuova residenza
Tutelare il paesaggio
I beni culturali ed i documenti materiali della cultura, uniti al diffuso
valore paesistico del territorio, assolvono ad un ruolo fondamentale per il
mantenimento della memoria collettiva
Il Piano assegna, pertanto, al paesaggio funzioni di interesse generale, sul
piano culturale, ecologico, ambientale e sociale; gli attribuisce capacità,
quale risorsa favorevole, all’attività economica, e rango specifico, quale
componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale
Per quanto sopra, al paesaggio è dato anche un compito quale indicatore
complesso per la definizione e la valutazione delle politiche territoriali in
termini di sostenibilità ambientale.
Ai fini di quanto sopra, oltre alla ricognizione dei beni culturali e dei beni
soggetti a vincolo paesaggistico operanti per legge o per atti di altri Enti
istituzionalmente competenti, il presente Piano assegna valore
paesaggistico a beni naturalistici definendoli invarianti strutturali, e
individua ulteriori beni di rilevante valore paesaggistico, ai quali assegna
ruolo di invariante strutturale, così da limitarne l’uso, ai sensi e per gli
effetti dell’art. 6 della Lr 1/2005.
Salvaguardare l’ambiente
Il Piano detta disposizioni volte a perseguire la tutela dell’integrità fisica
e dell’identità del territorio in ragione delle condizioni, in atto o
potenziali, di fragilità ambientale o di limitazione delle risorse stesse.
TABELLA 2 – Regione Toscana, Piano di indirizzo territoriale 2005-2010, Metaobiettivi del
piano
Doc. Piano
2 - La nozione di
territorio alla base
del Pit
Obiettivi
conseguenti
Mantenere la titolarità
pubblica del governo
del territori
Governare il territorio
è azione pubblica
il governo pubblico
del territorio è agire
politico
e
amministrativo,
che
investe e permea di sé
l’insieme del “far
politiche” regionali e
locali
Significato
Il territorio toscano è l’insieme delle propensioni soggettive, dei
funzionamenti collettivi, e delle tante e multiverse “capacità” individuali e
sociali che esso contiene ed esprime. Per tutto questo il territorio è
l’integrazione esistenziale e funzionale di almeno due “sostanze”. La prima.
Il nostro territorio è il patrimonio ambientale, paesaggistico, economico e
culturale della società toscana. Ma è anche un “veicolo” essenziale con cui
la nostra comunità regionale partecipa alla comunità universale dell’umanità
e si integra nei suoi destini. La seconda. E’ un fattore costitutivo del capitale
sociale di cui dispone l’insieme di antichi, nuovi e potenziali cittadini della
nostra realtà geografica. Perciò, quale che sia la titolarità dei suoli e dei beni
immobili che vi insistono, il territorio – nelle sue componenti fisiche così
come in quelle culturali e funzionali – è comunque e pregiudizialmente il
nostro patrimonio pubblico: che pubblicamente e a fini pubblici va
custodito, manutenuto e messo in valore.
39
6.1.2
La
prima
componente:
l’universo urbano
3°
obiettivo
conseguente
Mantenimento delle
capacità dell’universo
urbano come un
ambito reticolare che
si effonde nello spazio
regionale pur
mantenendo specifiche
caratterizzazioni di
luoghi, di passati, di
presenti
sviluppare la mobilità
intra e inter-regionale
6.1.3
La seconda
componente:
l’universo rurale
6.3.3
Conservare il
valore del
patrimonio
territoriale della
Toscana
tutelare il valore del
patrimonio “collinare”
della Toscana
3.2
tutelare il valore del
patrimonio costiero
della Toscana
Per “universo urbano” della Toscana intendiamo quella densissima rete di
città e centri abitati che, con diverso spessore, consistenza, grammatica
costruttiva, sintassi e forma, marcano e contraddistinguono lo spazio
regionale fino a disegnare un sistema organizzativo di natura policentrica di
ineguagliabile valore storico, culturale ed economico nel contesto non solo
europeo.
Sistema policentrico di città e centri abitati che si innesta e “diluisce”, fino a
generare relazioni strutturanti e funzionali, in un territorio rurale anch’esso
prodotto di un secolare processo di cognitiva umanizzazione.
Si tratta di “rimettere in moto” la “città” regionale e stimolarne le
opportunità rendendo agevole il muoversi tra i suoi centri e le sue attività
secondo parametri di efficacia e di sostenibilità - sul piano ambientale,
economico e organizzativo - così da rendere pienamente agibili per persone,
merci e informazioni l’accesso e l’attraversamento della Toscana e l’insieme
delle sue connessioni col resto d’Italia, d’Europa e del mondo
quella varietà di campagne, dalla storia economica e sociale diversa ma
anch’esse accomunate - tra territori collinari e territori di pianura - da un
denso grado di “elaborazione” umana sul piano tecnico e paesaggistico.
Campagne variamente “costruite” o variamente “rade” a seconda degli
ambiti provinciali in cui ci muoviamo, ma strettamente connesse alle
dinamiche dello sviluppo urbano.
Il patrimonio “collinare” è uno dei fattori salienti della qualità del territorio
toscano. la Regione ritiene che l’urbanizzazione e la edificazione nelle aree
siano da ammettere e progettare solo e in quanto lo si faccia in coerenza con
i dettami della Convenzione europea sul paesaggio e solo nel rispetto della
normativa nazionale e regionale che vi danno applicazione.
Urbanizzazione ed edificazione nelle campagne debbano aver luogo solo
come ipotesi pianificatoria e progettuale tanto eccezionale quanto eccellente.
Cioè secondo disegni strategici che contemplino la valorizzazione del
patrimonio paesaggistico in funzione di chiari e durevoli visioni
imprenditoriali e comunque di accertabili, programmate e radicate ipotesi di
innovazione economica e sociale di scala ampia e non contingente.
come per il patrimonio “collinare” e rurale della Toscana, anche per le coste
la Regione ritiene necessario interrompere il proliferare di attività
meramente orientate alla valorizzazione immobiliare e alla conseguente
speculazione di breve periodo.
40
TABELLA 3 – Regione Toscana, Piano di indirizzo territoriale 2005-2010, Sistemi funzionali
Doc.
Piano
Sistemi
funzionali
Significato
Paragrafo
7.2.1
La Toscana
dell’attrattività e
dell’accoglienza
Paragrafo
7.2.2
La Toscana delle reti
Paragrafo
7.2.3
La Toscana della qualità
e della conoscenza
Paragrafo
7.2.4
La Toscana della
coesione sociale e
territoriale
All’interno di questo sistema funzionale assume una significativa importanza considerare
nello specifico il capitale naturale legato al territorio, alle aree naturali, al paesaggio
rurale: “aprire” la Toscana verso il mondo
Attrarre significa avere specificità, risorse e qualità che hanno un valore riconoscibile nel
resto del mondo, cioè visibili nell’area della cultura, dell’ambiente, del paesaggio, della
società e della politica e, più in generale, delle diverse aree dell’agire umano, non solo a
fini economici e produttivi
Accogliere significa riconoscere le differenze, cercare di comprenderle e sviluppare un
atteggiamento positivo di interscambio e di apertura. Significa essere disposti a fare i
conti con le “novità” e aumentare le sedi e le occasioni di vero confronto, escludendo nel
contempo, come fenomeni di uno stesso difetto di approccio, eccessi di subalternità o di
superiorità che non facilitano il confronto culturale.
pensare ad un sistema di “nodi” in cui spiccano delle qualità, delle competenze e delle
eccellenze e, nello stesso tempo, ai legami attivabili fra queste capacità per incrementare
il valore aggiunto dei singoli “nodi”.
La Toscana delle reti è una regione che sviluppa le funzioni avanzate, che cerca di
radicarle nei diversi territori e di diffonderle nei diversi settori,
L’area più tradizionale dove si applica il concetto di rete è ovviamente quello delle
infrastrutture sia relative alla mobilità. Ma il concetto di rete ha oggi un’applicazione
ancora più ampia e significativa. Non solo infrastrutture ma anche reti di soggetti e di
territori che si integrano e puntano al proprio rafforzamento “interno” non tanto o non
solo attraverso strategie di crescita e di sviluppo “dentro le mura” ma piuttosto attraverso
strategie di costruzione e di partecipazione a “reti esterne”.
La qualità è il carattere fondamentale, quasi costituente, del modo di essere della
Toscana. La qualità è una opportunità.
in Toscana non si può che puntare ad una alta qualità del vivere nelle diverse specificità:
nella vita quotidiana dei servizi, nei contesti urbanistici delle città e delle campagne, nel
lavoro e nello studio: insomma una qualità che deve essere diffusa e percepibile in ogni
contesto del vivere e che deve rappresentare l’immagine della regione nel mondo. Una
qualità che sarà elemento costitutivo del modo di produrre (chi vive bene sa produrre
bene), che sarà elemento attrattivo di risorse umane qualificate, di flussi turistici e di
iniziative imprenditoriali ma che nello stesso tempo sarà un elemento costitutivo del
modo di vivere di chi abita, studia e lavora in Toscana.
puntare ad un nuovo dinamismo facendo leva quindi sulle componenti più avanzate e
innovative del sistema regionale.
Rispetto all’obiettivo di innovazione complessiva della regione, le singole realtà locali e i
soggetti individuali e collettivi sono chiamati ad un più forte tasso di responsabilizzazione
e devono sentirsi nella condizione di poter rispondere non solo a ciò che la regione può
fare per loro ma piuttosto a ciò che loro possono fare per ilraggiungimento degli obiettivi
regionali.La coesione territoriale deve essere sempre meno una politica di tipo
compensativo e assistenziale e sempre di più una politica per la realizzazione di uno
sviluppo locale autonomo e autodiretto (sviluppo che deve essere in grado di
responsabilizzare i gruppi dirigenti locali, di valorizzare le risorse specifiche e di
innalzare le capacità del sistema locale)
41
TABELLA 4 - Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Grosseto
Temi guida
Significato
Tutela delle
risorse naturali
Aria
Acqua Suolo
Valorizzazione
degli
ecosistemi
naturali
Territorio come
capitale sociale
diffuso
La qualità dell’aria
come fattore di
riconoscibilità del
territorio
costituisce fattore primario di caratterizzazione dell’identità territoriale e deve
essere difesa e migliorata con ogni mezzo disponibile
Lo sfruttamento a fini energetici delle correnti d’aria, purché effettuato
nel rispetto dei caratteri ambientali, è considerato auspicabile e
compatibile con il modello di sviluppo locale.
Salvaguardia
dell’acqua e del
suolo
Ruolo fondamentale
dell’acqua
come
risorsa pregiudiziale
ai fini della qualità
della vita degli
abitanti del territorio
provinciale
Nella tutela dell’acqua si attribuisce un interesse primario a fattori di
vulnerabilità quali il depauperamento di sorgenti e falde, gli inquinamenti, le
diminuzioni di capacità di ricarico e di portata. La massima attenzione sarà
riservata alle aree che presentano nel contempo caratteri di pregio ambientale
ed alta vulnerabilità
Nella tutela del suolo si attribuisce un interesse primario a fattori di
vulnerabilità quali il rischio di esondazione e la permeabilità. La massima
attenzione sarà riservata alle aree che presentano nel contempo caratteri di
pregio ambientale ed alta vulnerabilità rispetto a questi fattori. I litorali
sabbiosi e il loro immediato entroterra, in quanto supporto di valori
ambientali e naturali insostituibili, sono oggetto di azioni di conservazione
degli equilibri geoidrogeologici, morfologici, vegetazionali, e di ripristino di
assetti degradati in ordine a fenomeni di evoluzione della linea di costa, di
alterazione del sistema dunale, di degradazione della risorsa idrica locale
Tutti
gli
ecosistemi floro
faunistici
sono
ritenuti
risorsa
naturale
di
primaria
importanza
Ai fini della conservazione dei caratteri identificativi del territorio
provinciale si considera indispensabile assicurare la sostanziale integrità di
tutti gli ecosistemi esistenti.
Ai fini dell’equilibrio e della vitalità degli ecosistemi, ad alcune zone non
antropizzate viene attribuito un ruolo strategico in funzione di “corridoio
biologico” fra le diverse componenti naturali. In quest’ottica si attribuisce un
ruolo prioritario alle fasce costiere inedificate, seppur parzialmente
antropizzate, in quanto residui sufficientemente integri di transizione fra
ecosistema marino e terraferma
Si riconoscono come caratteri distintivi di questo territorio: l’ampia
disponibilità di spazi “incontaminati”; la molteplice interrelazione fra terre e
acque; l’abbondanza della copertura vegetale; la varietà e ricchezza degli
ecosistemi florofaunistici; la presenza vitale delle memorie storiche diffuse
nel paesaggio; la prevalenza di un rapporto significante fra insediamento e
sito naturale; un modello di uso delle risorse fondato su un’elevata mobilità;
una struttura insediativa policentrica ad elevata complementarità; uno stile di
vita qualificato da una pluralità di opzioni individuali; la vocazione a
sperimentare assetti e modelli innovativi
L’identità
complessiva
del
territorio che deriva
dalla
connessione
dei
caratteri
distintivi
sopradescritti
costituisce la prima
invariante
da
tutelare, mantenere,
rafforzare
e
riprodurre
costantemente
al
variare dei processi
di sviluppo
All’intera estensione
del
territorio
provinciale
si
riconosce
una
qualità diffusa che
costituisce risorsa di
primario interesse e
pertanto si configura
invariante
da
rispettare in ogni
trasformazione
ammessa; mentre i
caratteri
distintivi
delle
diverse
componenti locali
sono
considerati
invarianti specifiche
comunque
da
tutelare.
Ai fini delle valutazioni inerenti il mantenimento dell’identità territoriale e
dei caratteri locali, si assume come riferimento primario il concetto di
“evolutività ben temperata”, intesa come capacità di crescere e trasformarsi
pur mantenendo inalterati il peso, il senso e il valore delle qualità costitutive
nonché delle relazioni strutturanti. L’ammissibilità delle trasformazioni dovrà
pertanto essere valutata in funzione del mantenimento e della valorizzazione
delle invarianti generali e locali
42
il
P.T.C.
assume
un’accezione
estensiva
del
concetto
di
paesaggio
Al
territorio
rurale
viene
riconosciuto il
ruolo
di
principale
fattore
dell’identità
provinciale
grossetana, in
termini
di
storia, cultura,
struttura
territoriale ed
economica,
qualità
paesistica
e
attrattiva
turistica.
Si
individua
come aspetto
caratteristico
della storia e
dell’identità del
sistema
insediativo
provinciale un
modello
policentrico
concentrato a
basso consumo
di suolo.
Il ruolo del
turismo
l’identità
del
territorio
provinciale
corrisponde
ai
caratteri del suo
paesaggio, il quale
riflette
la
molteplicità delle
identità paesistiche
locali.
Ai fini della definizione di tali identità locali si individuano tre livelli di
articolazione del territorio:
– Ambiti di Paesaggio (A.d.P., corrispondenti alle categorie orografiche e
geologiche)
– Sistemi di Paesaggio (S.d.P., corrispondenti alle caratteristiche di ordine
oro-idrografico, geologico e morfogenetico)
– Unità di Paesaggio (U.d.P., corrispondenti alle caratteristiche del
soprassuolo, comprese quelle antropiche).
Nel
territorio
provinciale
si
attribuisce un valore
di risorsa strategica
ad alcune porzioni
che
presentano
carattere
di
emergenza
I
beni
storicoculturali
sono
ritenuti elementi di
arricchimento dell’
offerta territoriale
il P.T.C. individua due distinti contesti di emergenze paesistiche, cui
corrispondono distinti regimi normativi: Aree di Rilevante Pregio Ambientale
(A.R.P.A.), e aree a gestione speciale comprendenti parchi, riserve naturali e
biotopi
ai fini della percezione dei caratteri emergenti del paesaggio risulta essenziale
il mantenimento di alcuni rapporti visuali, che dovranno essere
specificamente salvaguardati
Ai beni territoriali di interesse storico-culturale viene riconosciuto un ruolo
insostituibile come fattori di caratterizzazione e fondamenti della memoria
collettiva. . In quanto tali non possono essere ordinariamente gestiti secondo i
criteri di evolutività ben temperata.
Gli interventi di trasformazione del territorio non devono menomare la
leggibilità delle tracce storiche e degli elementi di permanenza
La
manutenzione
del territorio rurale,
la
conservazione
degli assetti esistenti
e il perseguimento
di quelli auspicabili,
costituiscono
una
finalità intrinseca a
prescindere
dalla
produzione agricola
Gli interventi sul territorio rurale legati al presidio agricolo del suolo e allo
sviluppo e valorizzazione della qualità ambientale diffusa si definiscono come
ordinari. Altri tipi di intervento, che abbiano effetti sul territorio rurale, ne
impongano trasformazioni e ne incidano in termini di sfruttamento delle
risorse, si definiscono speciali e si caratterizzano per il fine di interesse
collettivo.
Si
ritiene
indispensabile che la
gestione
del
territorio contrasti le
tendenze
all’abbandono
dell’entroterra e alla
pressione
sulla
costa, in modo da
mantenere gli assetti
attuali,
se
non
perseguire effetti di
riequilibrio dei pesi
insediativi,
fatta
salva la specificità
dei luoghi
Lo
sviluppo
produttivo
nel
territorio grossetano,
nell’ambito
degli
obiettivi economicosociali legati al
mondo rurale, si
basa sulla politica di
infrastrutturazione
del territorio a fini
Al fine di garantire uno sviluppo coerente con i caratteri identificativi dello
sviluppo insediativo, il Ptc contiene un modello di riequilibrio territoriale
basato sulla rete infrastrutturale costituita dall’asse longitudinale costiero e
dagli assi trasversali, assegnando a questi ultimi stesso ruolo rispetto al primo.
Si riconosce come carattere significativo di tutti i centri del territorio
provinciale la rispondenza a uno specifico principio insediativo che lega il
costruito al sito e alle sue caratteristiche oro-idrografiche e paesistiche. Si
assume come carattere distintivo dell’identità territoriale la netta distinzione e
la separatezza fra centri urbani e territorio aperto
I centri storici sono considerati risorsa primaria ai fini dell’identità culturale e
del benessere attuale e futuro della popolazione provinciale. Pertanto ne
devono essere conservati integralmente i caratteri costitutivi di interesse
generale. Tali caratteri sono individuati essenzialmente nella forma e nella
qualità prossemica dello spazio collettivo.
Si individuano nella rete dei parchi, delle riserve e delle aree protette di
interesse locale e nelle attrezzature e servizi integrati per la fruizione dei
parchi, delle emergenze storico-naturalistiche e storico-archeologiche, le
componenti fondamentali dell’offerta turistica grossetana. Fra gli interventi
funzionali a tale modello di sviluppo produttivo si individuano anche le
realizzazioni di sentieristica, percorsi naturalistici e didattici, ippovie
43
La mobilità
turistici,
connettendo azioni
di tutela ambientali
e
strategie
di
rilancio economico
alle
infrastrutture
per la mobilità si
richiede anche di
offrire
una
percezione
significativa
e
qualificante
del
territorio
Per quanto concerne le infrastrutture per la mobilità, si attribuisce priorità al
sistema dei collegamenti trasversali tra costa ed entroterra –con particolare
riferimento alle arterie di collegamento con il resto della regione– rispetto al
Corridoio Tirrenico, ove si devono contemperare le esigenze trasportistiche di
livello nazionale e internazionale con gli effettivi interessi del territorio
provinciale
MATRICE A - Obiettivi del PS e Metaobiettivi del PIT
Metaobiettivi PIT
Obiettivi
del PS
Capalbio
Assicurare la
conservazione
e
l’arricchimento
delle
risorse
territoriali, in
modo
da
affidarle
integre
e
valorizzate alle
generazioni
future
Le politiche di
tutela per i
Sistemi
Territoriali si
associano
a
strategie
di
promozione
ambientale,
paesaggistica,
turistica,
agricola,
culturale
laddove queste
concorrano
alla
corretta
valorizzazione
delle risorse
Rafforzare le
identità
culturali e
ambientali dei
luoghi tramite
il
potenziare
accoglienza
della “città
toscana”
con
moderne e
dinamiche
modalità
dell’offerta
di
residenza
urbana
dotare la
“città
toscana”
della
capacità di
offrire
accoglienza
organizzata
e di qualità
per l’alta
formazione
e la ricerca
debole
debole
debole
debole
sostenere
la
creatività
come
qualità
della e
nella
“città
toscana”
attivare la
“città
toscana”
come
modalità di
governance
integrata su
scala
regionale
Sviluppare e
consolidare
la presenza
“industriale”
in Toscana
forte
debole
forte
debole
forte
debole
debole
forte
forte
sviluppare
la
mobilità
intra e
interregionale
tutelare il
valore del
patrimonio
“collinare”
della
Toscana
tutelare il
valore del
patrimonio
costiero
della
Toscana
debole
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
44
rafforzamento
e lo sviluppo
delle attività
economiche e
dei servizi
Valorizzare gli
ambiti
naturalistici
Consolidare i
caratteri del
paesaggio
insediativo
rurale
Promuovere la
qualità
dell’abitare e
la salute dei
cittadini
Tutelare il
paesaggio
Salvaguardare
l’ambiente
nullo
nullo
nullo
nullo
nullo
nullo
forte
forte
nullo
nullo
nullo
nullo
nullo
nullo
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
nullo
forte
forte
nullo
forte
forte
nullo
forte
nullo
forte
forte
nullo
nullo
forte
nullo
forte
nullo
forte
forte
45
MATRICE B – Obiettivi del PS e Sistemi funzionali del PIT
Sistemi funzionali PIT
Obiettivi del
La Toscana
La Toscana delle
La Toscana della
PS
dell’attrattività
reti
qualità
Capalbio
e dell’accoglienza
e della conoscenza
Assicurare
la
conservazione
e
l’arricchimento delle
risorse territoriali, in
modo da affidarle
integre e valorizzate
alle
generazioni
future
Le politiche di tutela
per
i
Sistemi
Territoriali
si
associano a strategie
di
promozione
ambientale,
paesaggistica,
turistica,
agricola,
culturale
laddove
queste
concorrano
alla
corretta
valorizzazione delle
risorse
Rafforzare le identità
culturali e ambientali
dei luoghi tramite il
rafforzamento e lo
sviluppo delle attività
economiche e dei
servizi
Valorizzare gli
ambiti naturalistici
Consolidare i
caratteri del
paesaggio insediativo
rurale
Promuovere la
qualità dell’abitare e
la salute dei cittadini
Tutelare il paesaggio
Salvaguardare
l’ambiente
forte
debole
forte
La Toscana della
coesione sociale e
territoriale
forte
forte
debole
forte
forte
forte
debole
forte
forte
debole
debole
forte
forte
debole
debole
forte
forte
forte
forte
forte
forte
debole
debole
debole
debole
forte
forte
forte
forte
46
MATRICE C– Obiettivi del PS e Statuto e obiettivi del PTCP
Statuto e obiettivi del PTCP
Obiettivi
del PS
Capalbio
Assicurare la
conservazione
e
l’arricchimento
delle
risorse
territoriali, in
modo
da
affidarle
integre
e
valorizzate alle
generazioni
future
Le politiche di
tutela per i
Sistemi
Territoriali si
associano
a
strategie
di
promozione
ambientale,
paesaggistica,
turistica,
agricola,
culturale
laddove queste
concorrano
alla
corretta
valorizzazione
delle risorse
Rafforzare le
identità
culturali e
ambientali dei
luoghi tramite
il
rafforzamento
e lo sviluppo
delle attività
economiche e
dei servizi
Valorizzare gli
ambiti
naturalistici
Consolidare i
caratteri del
paesaggio
insediativo
rurale
Promuovere la
qualità
dell’abitare e
la salute dei
cittadini
Tutela
delle
risorse
naturali
Aria
Acqua
Suolo
Valorizzazione
degli
ecosistemi
naturali
Territorio
come
capitale
sociale
diffuso
il P.T.C.
assume
un’accezione
estensiva del
concetto di
paesaggio
Al territorio
rurale viene
riconosciuto
il ruolo di
principale
fattore
dell’identità
provinciale
grossetana
caratteristico
della storia e
dell’identità
del sistema
insediativo
provinciale
un modello
policentrico
concentrato
a basso
consumo di
suolo
Il ruolo
del
turismo
La
mobilità
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
debole
debole
debole
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
debole
forte
forte
forte
forte
debole
forte
forte
forte
forte
debole
forte
debole
47
Tutelare il
paesaggio
Salvaguardare
l‘ambiente
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
debole
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
forte
LA CONFORMITA’ AL PIT VIGENTE
Il Piano di Indirizzo Territoriale PIT vigente è stato formato ai senti della L.R. 5/95 nella quale è
definito come “l’atto di programmazione con il quale la Regione, in conformità con il piano
regionale di sviluppo stabilisce gli orientamenti per l’identificazione dei sistemi territoriali,
indirizza a fini di coordinamento la programmazione e la pianificazione degli enti locali, e definisce
gli obiettivi operativi della propria politica territoriale” (art. 6).
Il PIT contiene (art.6 comma 2 L.R. 5/95):
a)
prescrizioni di carattere generale sull’uso e la tutela delle risorse essenziali del
territorio. Mediante:
-la individuazione dei sistemi territoriali in base ai caratteri ambientali, con particolare
riferimento ai bacini idrografici, economici, sociali e culturali, definendo i criteri di
utilizzazione delle risorse essenziali, la dotazione infrastrutturale e dei servizi;
- la distribuzione delle funzioni e l'organizzazione del sistema di mobilità nel territorio
regionale diretti ad integrare le condizioni di vita, di lavoro e di mobilità dei cittadini con
l'organizzazione sul territorio delle attrezzature e dei servizi garantendone accessibilità e
fruibilità;
- la identificazione dei sistemi urbani, rurali e montani e le condizioni per rafforzare gli
effetti di complementarietà e di integrazione tra le varie parti di essi, al fine di migliorarne la
funzionalità complessiva nel rispetto delle qualità ambientali;
- la individuazione delle azioni per la salvaguardia delle risorse essenziali , la difesa del
suolo, la prevenzione e la difesa dall'inquinamento e la prevenzione delle calamità naturali,
con particolare riferimento ai bacini idrografici;
b)
prescrizioni concernenti ambiti territoriali in funzione della localizzazione di
specifiche
infrastrutture
e
opere
di
interesse
regionale
– (aeroporti; porti; interporti; autostrade e itinerari stradali d'interesse regionale; ferrovie e
impianti ferroviari d'interesse regionale; sedi universitarie; sedi ospedaliere; parchi
regionali; impianti tecnologici di interesse regionale; altri interventi sul territorio di interesse
unitario, riconosciuti come tali dalla legge; aree industriali ed aree ecologicamente
attrezzate;altri interventi di unitario, riconosciuti come tali per legge)
c)
prescrizioni localizzative indicate da piani regionali di settore;
prescrizioni in ordine alla pianificazione urbanistico territoriale con specifica
d)
considerazione dei valori paesistici ai sensi della L.431/85;
e)
il termine entro il quale la Provincia è tenuta ad adeguare il PTC;
f)
il termine entro il quale le previsioni degli strumenti urbanistici comunali debbono
adeguarsi alle prescrizioni del PIT nel caso in cui il PTC non si adegui alle prescrizioni del
PIT nei termini stabiliti da quest’ultimo (art. 11 comma 4 della L.R. 5/95).
48
Il PIT vigente è stato approvato con atto del Consiglio Regionale n. 12 del 25.01.2000 ed
è divenuto efficace dalla data di pubblicazione sul BURT n. 32 del 08.03.2000.
Il Pit contiene direttive e prescrizioni generali relative alle diverse tipologie di risorse
(città e insediamenti urbani, territorio rurale, rete delle infrastrutture per la mobilità), e
prescrizioni specifiche relative alle “Quattro Toscane” identificate dallo stesso PIT (art. 5)
quali “Sistemi territoriali di Programma”.
Direttive e prescrizioni generali possono essere sintetizzate come segue:
-Le invarianti strutturali riferite a Città e insediamenti urbani sono: per la città antica la
ricerca della continuità del rapporto tra la cultura della città e collettività dei cittadini, da
realizzare attraverso la tutela dei modelli insediativi edilizi, evitandotrasformazioni e
comportamenti estranei alla cultura locale; la riqualificazione degli standard abitativi,nella
salvaguardia dei tessuti e dei paesaggi urbani; la riappropriazione degli spazi di relazione,
quali percorsi pedonali e giardini storici.
-Per gli insediamenti prevalentemente residenziali le invarianti sono la ricerca della
qualità ambientale e funzionale e della adeguata dotazione di servizi.
-Per gli insediamenti prevalentemente produttivi la tendenza al miglioramento del
rendimento aziendale attraverso una adeguata dotazione di infrastrutture e servizi
collettivi, una migliore utilizzazione delle risorse energetiche, l’insediamento di attività di
servizio alle attività produttive.
-Le invarianti strutturali riferite al territorio aperto sono la salvaguardia, la riproducibilità
e la compensazione (sostituibilità) delle risorse naturali; la conservazione attiva, di tutela
della memoria collettiva e di testimonianza culturale degli elementi che costituiscono il
paesaggio, attraverso l’individuazione di “modelli di riferimento” insediativi e della
struttura del paesaggio rurale, l’incentivazione delle attività agricole produttive in simbiosi
con i caratteri di tutela paesaggistico ambientale del territorio.
-Le invarianti strutturali riferite alla rete delle infrastrutture devono tendere alla ricerca di
adeguati livelli di servizio e di integrazione tra le diverse tipologie di trasporti.
Rispetto alle “Quattro toscane” il territorio del Comune di Capalbio è collocato
nell’ambito della Toscana della Costa e dell’Arcipelago.
Fermo restando il principio fondamentale della valutazione preventiva degli effetti
territoriali ed ambientali indotti dalle trasformazioni territoriali, il PIT stabilisce, per la
Toscana della Costa e dell’Arcipelago, i seguenti obiettivi strategici di carattere generale
(estratto dell’Art.54 del P.I.T.):
Art. 54 - Obiettivi generali del sistema territoriale di programma. La Toscana della costa e
dell'arcipelago
1. Sulla base del quadro conoscitivo di cui al Titolo I ed agli obiettivi generali di cui al
Titolo III, il PIT assume oltre al rigoroso rispetto dei principi di cui all'art.5 della legge
regionale, i seguenti obiettivi strategici relativi all'intero sistema territoriale di programma
di cui alla presente sezione, e nel rispetto del principio fondamentale della valutazione
preventiva degli effetti territoriali ed ambientali indotti dalle trasformazioni territoriali
a) il consolidamento e lo sviluppo dell'assetto produttivo costiero, ai fini del
mantenimento dell'occupazione attraverso una politica territoriale che assicuri la
promozione ed il miglioramento della competitività dei sistemi di impresa, assicurandone
la piena compatibilità con le peculiarità ambientali del sistema territoriale;
49
b) il riequilibrio della pressione turistica sulle aree costiere favorendo insediamenti
turistico - residenziali e le attrezzature di interesse generale nelle aree collinari, ponendo
attenzione alla tutela del paesaggio e dell'ambiente, nonché promuovendo il turismo rurale
e l'agriturismo favorendo la riutilizzazione del patrimonio edilizio esistente;
c) la previsione di strutture che favoriscano l'estensione della stagione turistica
specialmente nell'arcipelago attraverso la promozione delle attività turistiche
naturalistiche e la realizzazione delle relative attrezzature e servizi al fine di razionalizzare
le presenze turistiche eccessivamente concentrate;
d) la definizione del corridoio tirrenico quale itinerario plurimodale europeo rispetto al
quale il PIT individua le seguenti prestazioni principali che divengono invarianti
strutturali del PIT:
- il collegamento nord sud anche ai fini di alleggerire la direttrice della dorsale
appenninica, per il servizio al traffico merci e passeggeri di attraversamento e di origine e
destinazione nel principale nodo infrastrutturale costituito dal Porto di Livorno
dall'aeroporto di Pisa e dall'interporto di Guasticce;
- il collegamento nord - sud tra gli insediamenti costieri e tra i principali poli attrattori di
traffico;
- il collegamento nord - sud in funzione di itinerari turistici di attestamento sulla costa
razionalizzandone gli accessi ed attestando gli itinerari interni est - ovest della principale
rete infrastrutturale, delle direttrici primarie di interesse regionale nonché della rete a
servizio dei sistemi territoriali locali così come definite al Capo I del presente titolo.
e) la salvaguardia, nella definizione del potenziamento del collegamento nord - sud, degli
ambiti territoriali necessarie alla realizzazione del corridoio infrastrutturale. Le province
della Toscana della Costa e della Toscana interna provvedono ad individuare nei propri
Piani territoriali di coordinamento tali ambiti da tutelare attraverso eventuali
provvedimenti di salvaguardia;
f) potenziamento e la qualificazione del principale nodo di trasporto di livello
internazionale, nazionale e regionale rappresentato dal Porto di Livorno, … omissis;
g) il potenziamento della rete infrastrutturale a servizio del Porto di Piombino, lo sviluppo
delle aree retroportuali ed il miglioramento dell'accessibilità per il Porto di Carrara e la
risoluzione dell'accesso al porto di Viareggio;
h) il completamento della rete dei porti e degli approdi turistici …omissis;
i) la definizione del piano di utilizzazione del demanio marittimo ai fini turistico
ricreativi, che indirizzi la riqualificazione delle attrezzature e dei servizi esistenti nella
costa centrale e settentrionale e, nella costa meridionale, la tutela dell'ambiente e del
paesaggio nei tratti di costa alta, lo sviluppo delle attività turistico ricreative in quegli
ambiti ove le condizioni ambientali lo consentono, in sinergia con le azioni di
valorizzazione degli insediamenti collinari evitando concentrazioni esclusivamente
turistiche sulla costa;
l) la regimazione della rete fluviale nelle zone interne di maggior declivio in modo da
salvaguardare gli insediamenti sui litorali, la tutela inoltre delle aree dunali, delle spiagge
e delle aree boscate;
m) la difesa della linea di costa e la riduzione dei fenomeni dell'erosione costiera, del
degrado delle aree pinetate e della ingressione del cuneo salino secondo gli indirizzi
50
contenuti nella D.C.R. n. 47 del 1990, la riqualificazione delle aree costiere a forte
erosione mediante interventi di difesa a basso impatto ambientale;
n) la definizione delle reciproche interrelazioni tra il Parco naturale dell'Arcipelago e gli
ambiti territoriali nei quali far interagire il complesso delle risorse territoriali nel rapporto
con le attività turistiche e le attività produttive agricole;
o) la definizione della rete dei siti e dei percorsi di interesse minerario, mineralogico e di
archeologia mineraria della Toscana meridionale e della costa e dell'arcipelago;
p) la salvaguardia degli ecosistemi marini da fenomeni di eutrofizzazione e, più in
generale, da fenomeni di degrado che possono compromettere le attività turistiche e la
vivibilità delle aree stesse.
La disciplina relativa alle misure di salvaguarda si ritrova al titolo VII, consistente in:
Misure di salvaguardia per la difesa dai fenomeni alluvionali (Capo I artt.
o
74, 75, 76, 77, 78, 79);
o
Misure di salvaguardia relative alla difesa del suolo (Capo II , art. 80);
o
Salvaguardie dei beni paesistici ed ambientali (Capo III, art. 81);
o
Salvaguardie delle risorse della fascia costiera (Capo III, art. 82).
Le norme di salvaguardia per la difesa dai fenomeni alluvionali riassumono i contenuti
della DCTR 230/94 che viene quindi superata dai contenuti del PIT. Tali norme sono in
parte rivolte direttamente ai singoli interventi di trasformazione ed in parte agli strumenti
urbanistici, ed operano fino all’adeguamento dei Piani Strutturali che potranno
confermarle o superarle specificandone meglio i contenuti.
Gli strumenti urbanistici e le relative varianti dovranno inoltre applicare le salvaguardie
stabilite dagli atti emanati ai sensi del D.L. 180/98 (D.C.R.T. 1212/99).
Le misure di salvaguardia da applicare direttamente ai singoli interventi di trasformazione
si riferiscono agli ambiti A1, A2, B relativi ai corsi d’acqua individuati nell’elenco
allegato al PIT.
Gli articoli 78 e 79 del PIT dettano poi disposizioni generali ed immediatamente cogenti
sui singoli interventi di trasformazione edilizia ed urbanistica (già previsti dalla D.C.R.T.
230/94).
In particolare stabiliscono che:
o
tutti gli interventi edificatori, in tutto il territorio regionale, devono
garantire il 25% di superficie permeabile;
i parcheggi pubblici e privati devono essere realizzati con modalità
o
costruttive che consentano l’infiltrazione e la ritenzione anche temporanea delle
acque;
o
le acque piovane non devono essere convogliate di norma in fognatura.
Le misure di salvaguardia per la difesa del suolo (Capo II art. 80) si applicano
esclusivamente alla formazione dei nuovi strumenti urbanistici e loro varianti e
stabiliscono la metodologia per l’individuazione delle classi di percolosità in funzione del
rischio idraulico estendendo a questo campo l’applicazione della DCRT 94/85.
Le norme di salvaguardia dei beni paesistici ed ambientali sono esclusivamente rivolte a
disciplinare le eventuali modifiche alla disciplina urbanistica vigente, che viene pertanto
fatta salva. Non sono quindi rivolte ai singoli interventi edilizi. Come tutte le altre norme
di salvaguardia queste operano fino all’approvazione del Piano Strutturale.
L’ambito di applicazione di tali norme è rappresentato:
1.dalle aree protette di tipo “b, c, d” della D.C.R.T. 296/88;
2. dalle aree corrispondenti alle categorie di beni ambientali di cui alla L.431/85;
51
3. dalle ville, giardini e parchi che si distinguono per la loro non comune bellezza di cui al
punto b, art. 139, del D. Lgls. 490/99.
A seguito dell’individuazione e perimetrazione, da parte della Regione, delle aree facenti
parte del progetto Bioitaly, le misure di salvaguardia sopra citate, non saranno più
applicate alle aree b, c, d del “sistema regionale delle aree protette” e verranno invece
applicate ai siti di interesse naturalistico individuati . Tali perimetri sono stati approvati
con deliberazione del C.R.T. n. 6 del 21.1.2004 (pubblicata sul B.U.R.T. n. 8 del
25.2.2004), la quale appunto individuati i SIR, Siti di interesse Regionale, come da L.R.
n°56 del 06.04.00 (norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e
seminaturali, della flora e della fauna).
E’ quindi su tali ambiti territoriali che si applicheranno le norme di salvaguardia di cui
all’art. 81 del PIT che, comunque, continueranno ad applicarsi comunque alle categorie di
beni di cui alla L. 431/85, ai beni di cui al punto b, art. 139 del D. Lgls. 490/99, e alle aree
protette b, c, d della DCRT 296/88 non facenti parte degli ambiti Bioitaly.
Per quanto riguarda il territorio del comune di Capalbio i SIR presenti sono i seguenti:
o SIR 129 - Boschi delle Colline di Capalbio (Codice Natura 2000:
IT51a0029)
o SIR 130 – Lago Acquato, Lago di San Floriano (Codice Natura 2000:
IT51a0030)
o SIR 131 – Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0031)
o SIR 132 - Duna Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0032)
o SIR 133 (ZPS) - Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0033)
o SIR 134 – Isolotti grossetani dell’Arcipelago Toscano (Codice Natura
2000: IT51a0034)
Integrazioni e specificazioni del quadro conoscitivo del PS sulla base del Quadro
conoscitivo del PIT e in relazione alle prescrizioni e agli indirizzi contenuti nel PIT
Il PS, nella formazione del Quadro conoscitivo, ha tenuto conto di quello del PIT e di
quello del PTC, contenendo le integrazioni di dettaglio come richiesto dall’atto regionale.
In particolare:
-
-
-
-
sono state individuate le risorse naturali e il loro stato negli elaborati del Quadro
conoscitivo elencati nella Disciplina del PS,
in materia di difesa del suolo e dai fenomeni alluvionali sono state organizzate e
dettagliate le conoscenze richieste dalla D.C.R. 94/85 integrate dagli aspetti
idraulici previsti dalla ex D.C.R. 230/94 e richiamate dal PIT, che sono contenute
nelle indagini geologiche di supporto al piano, e normate dallo Statuto contenuto
nella Disciplina che detta condizioni d’uso delle risorse acqua e suolo,
le informazioni necessarie per individuare la consistenza e la localizzazione delle
superfici boschive come richiesto dal PIT sono contenute nel quadro conoscitivo e
disciplinate dallo Statuto;
sono stati delineati gli elementi per la valutazione degli effetti ambientali come
descritto nella presente nella Relazione sulle attività di valutazione che fa parte
integrante del PS, e indirizzi sono dati anche nella Disciplina,
sono state date disposizioni in merito alla risorsa idrica e alla vulnerabilità degli
acquiferi (Disciplina)
52
Conformità del quadro conoscitivo del Piano Strutturale ai criteri stabiliti nei commi
1,2 e 3 dell’art.1 del PIT
Al fine di perseguire uno sviluppo sostenibile del territorio comunale il Quadro
conoscitivo del Piano strutturale è stato costruito attraverso successive integrazioni, in
funzione del raggiungimento delle finalità della L.R. 5/95, degli atti di programmazione
regionale nonché degli indirizzi generali e degli obiettivi assunti dal Consiglio Comunale
con l’atto di avvio del procedimento di formazione del Piano Strutturale e la sua
integrazione per l’allineamento alla LR 1/2005.
L’insieme degli obiettivi strutturali e strategici da perseguire ha costituito il riferimento
per definire il Quadro conoscitivo dal quale sono scaturiti gli specifici obiettivi di
dettaglio e le disposizioni assunte dal piano, come meglio sistematizzate nell’art. 27 della
Disciplina.
Il Piano strutturale, data la stretta relazione fra obiettivi, Quadro conoscitivo e disposizioni
statutarie, può essere variato e integrato a seguito di un aggiornamento o di una verifica
del Quadro conoscitivo.
Individuazione delle invarianti strutturali secondo i criteri stabiliti all’art. 14 e con le
specificazioni di cui agli artt. 15,16 e 17 del PIT
Il Piano strutturale contiene l’individuazione delle in varianti secondo la definizione della
LR 1/2005. La Disciplina all’art. 23 definisce le seguenti invarianti strutturali:
-
per la risorsa acqua e la risorsa ecosistemi flora e fauna:
Lago Acquato
Lago di San Floriano
Lago di Burano
Lago Radicata
Rilevante valore naturalistico -paesaggistico
Rilevante valore naturalistico -paesaggistico
Rilevante valore naturalistico –paesaggistico
Rilevante valore naturalistico
–paesaggistico
Laghetto Marruchetone
Rilevante
valore
naturalistico –paesaggistico
-
per la risorsa suolo:
Aree boscate
Aree retrodunali
Spiaggie e dune
-
Rilevante valore naturalistico -paesaggistico
Rilevante valore naturalistico -paesaggistico
Rilevante valore naturalistico -paesaggistico
per la risorsa ecosistemi naturali:
i corridoi ecologici
le aree per l’avifauna
I SIR
o SIR 129 - Boschi delle Colline di Capalbio (Codice Natura 2000: IT51a0029)
o SIR 130 – Lago Acquato, Lago di San Floriano (Codice Natura 2000:
53
o
o
o
o
-
IT51a0030)
SIR 131 – Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0031)
SIR 132 - Duna Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0032)
SIR 133 (ZPS) - Lago di Burano (Codice Natura 2000: IT51a0033)
SIR 134 – Isolotti grossetani dell’Arcipelago Toscano (Codice Natura 2000:
IT51a0034)
per la risorsa Città e sistemi degli insediamenti:
il centro antico di Capalbio che comprende il centro storico di Capalbio e le
sue pendici collinari
la maglia insediativa poderale della riforma agraria
i beni puntuali di valore storico architettonico tra cui il Giardino
dei Tarocchi
-
per la risorsa Paesaggio e beni culturali:
Le ARPA del PTC:
codice
Arpa
S49
P47
P42
S40
N43
P46
NP48
nome Arpa
Ager Cosanus
Capalbiaccio
Monte Alto di Capalbio
Colline della Marsiliana
Lago Acquato
La Capita
Tombolo di Capalbio e Lago di Burano
valore Arpa
Storico-Archeologico
Paesaggistico
Paesaggistico
Storico-Archeologico
Naturalistico
Paesaggistico
Naturalistico-Paesaggistico
S49 Ager Cosanus, nel lembo occidentale a confine con il Comune di
Orbetello, nella porzione della Unità di Paesaggio R11.1, di valore storicoarcheologico
NP48 Tombolo di Capalbio e Lago di Burano, al centro della fascia costiera,
nell’Unità di Paesaggio C4.2, di valore naturalistico e paesaggistico
P47 Capalbiaccio, all’estremità occidentale del territorio comunale, nell’Unità
di Paesaggio R11.1, di valore paesaggistico
P42 Monte Alto di Capalbio, nell’area centrale del territorio comunale,
nell’Unità di Paesaggio R11.2, di valore paesaggistico
N43 Lago Acquato, nella parte centro-nord-orientale del territorio comunale,
nella Unità di Paesaggio R11.2, di valore naturalistico
P46 La Capita, nell’estremità nord orientale del territorio comunale, nella
Unità di Paesaggio R11.2, di valore paesaggistico
S40 Colline di Marsiliana, porzione, nell’estremità nord del territorio
comunale, nella porzione dell’Unità di Paesaggio R11.2, di valore storicoarcheologico
Beni Culturali vincolati D.lgs 42/2004 (Parte III Titolo I)
D.LGS 42/2004 - PARTE III - TITOLO I - ART. 136
54
Dichiarati con Decreto Ministeriale
D.LGS 42/2004 - PARTE III - TITOLO I - ART. 142
Ex Lege lettere a - m
Le aree di rilevante valore paesaggistico individuate dal presente Piano:
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
Monte Nebbiello
Poggio Capalbiaccio
Poggio Forane
Poggio Casaglia e
Poggio Pontone
Poggio Monteti e
Capalbio centro storico
Poggio Canetello
Poggio Verruzzo
S.Antonino
Leccetina - Pozzarellina
Poggio Lungo,
Grottaccia e Sant'Antonio
Poggi Alti e Capita
Poggio Vaccaio,
Poggio Casacchia e
Poggio Capraio
Poggio Pelato
Poggetti
-
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore storico-paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore storico-paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
per la risorsa Sistemi infrastrutturali e tecnologici:
la strada dell’Origlio
Rilevante valore paesaggistico
la strada litoranea
la strada da Capalbio a
Pescia Fiorentina
Rilevante valore paesaggistico
Rilevante valore paesaggistico
Conformità e specificazioni degli obiettivi e degli indirizzi sulla base di quanto
contenuto al Titolo III del PIT
Rispetto al Titolo III del PIT che contiene gli obiettivi generali ed operativi relativi alle
città e agli insediamenti urbani (art 11 PIT) , gli obiettivi generali ed operativi relativi al
territorio rurale (art. 12 PIT), gli obiettivi generali ed operativi relativi alla rete delle
infrastrutture per la mobilità e per l’energia (art. 13 PIT), il PS contiene condizioni per
l’uso delle risorse così come definite dalla LR 1/20005.
Conformità alle prescrizioni del PIT di cui al Titolo V e al Titolo VI
55
I contenuti del PS (Disciplina Titolo II) per le risorse città e insediamenti produttivi,
territorio rurale, sistemi infrastrutturali e tecnologici sono coerenti anche nei confronti di
quanto stabilito al Titolo V Capo I del PIT (Sezione I Le città e gli insediamenti urbani,
Sezione II Il territorio rurale, Sezione III La rete delle infrastrutture per la mobilità PIT).
In generale, si evidenzia la ricerca di coerenza fra articolazione del territorio in ambiti
programmatici operata dai tre atti di pianificazione territoriale PIT, PTC e PS, ossia la
coerenza fra l’individuazione dei sistemi territoriali di programma o meglio la finalità per
la quale si individuano i sistemi territoriali (art. 5 del PIT che identifica i sistemi
territoriali di programma ai fini delle strategie generali per il perseguimento dello sviluppo
sostenibile e orienta province e comuni a identificare a loro volta sistemi territoriali),
l’individuazione dei sistemi e unità di paesaggio del PTC e l’individuazione degli ambiti
di riferimento per le politiche territoriali del PS (sistemi e sottosistemi territoriali e
funzionali, Utoe).
2.2.2 LA VALUTAZIONE DELLA COERENZA INTERNA DEL PS
La valutazione di coerenza interna ha lo scopo di esprimere un giudizio sui contenuti del
piano in termini di obiettivi prestabiliti, effetti attesi e conseguenze prevedibili. Più
specificatamente, questa valutazione vuole valutare la logica che sottende la definizione
degli obiettivi e il contributo delle varie azioni indicate dal PS sugli impatti che il
pianificatore vuole influenzare.
Ciò significa identificare i meccanismi sui quali è costruito il PS e comprendere la logica
delle azioni proposte secondo una struttura analitica di questo tipo:
A) IL SISTEMA DI DECISIONE ASSOCIATO AL PS (Sistema della decisione)
B) IL MECCANISMO PREVISTO PER CAMBIARE LA SITUAZIONE (Sistema
degli effetti)
RISULTATI delle azioni
ovvero i loro risultati
diretti e immediati
EFFETTI attesi
IMPATTI
previsti/auspicati
ovvero le
conseguenze nei
comportamenti
degli attori e
sulle risorse
ovvero i
cambiamenti di
lungo
periodo/strategici
della realtà
In conseguenza, la valutazione della struttura logica del PS ha il compito di identificare
questi sistemi così come sono stati assunti o fatti propri dal pianificatore e di verificare la
loro consistenza di coerenza.
Analisi valutativa della coerenza logica interna del PS
56
Utilizzando il metodo speditivo delle domande e delle risposte, gli schemi collegati alle
due attività valutative esposte fin qui sono i seguenti.
In sostanza, la valutazione di coerenza del PS di Capalbio intende dare risposta a una serie
di domande le più importanti delle quali sono:
vi è collegamento tra le condizioni statutarie del piano / gli obiettivi strategici del piano /
le azioni e gli strumenti approntati dal piano per raggiungere gli obiettivi rispettando le
condizioni?
Sì.
Le condizioni dello Statuto per il corretto uso delle risorse sono articolate per
risorse territoriali e sono valide per l’intero territorio comunale (Titolo II della
Disciplina).
I sistemi e i sottosistemi territoriali sono individuati correlando gli esiti del quadro
conoscitivo, le individuazioni delle unità di paesaggio del PTC, gli obiettivi statuari
e gli obiettivi strategici (si vedano gli articoli per ogni sottosistema territoriale).
La disciplina per le Utoe (artt. da 28 a 40 della disciplina) contiene espliciti limti e
prescrizioni per rispettare le condizioni statutarie. Anche ove non richiamate,
come già detto, le condizioni statutarie prevalgono, e sono valide sull’intero
territorio comunale.
Le scelte strategiche e le azioni approntate dal Piano sono funzionali al rispetto
delle condizioni di tutela dello statuto. Si richiamano in sintesi:
divieto delle lottizzazioni urbane in collina, divieto delle espansioni urbanistico
edilizie nei centri collinari, condizioni alla compatibilità degli interventi in fascia
costiera soggetti alla salvaguardia delle dune e delle zone umide, crescita dei
centri abitati in funzione della separazione fra città e territorio rurale,
valorizzazione delle attività agricole in territorio rurale, mantenimento della maglia
poderale insediativa,.
vi è convergenza tra obiettivi specifici e obiettivo generale di riferimento nello statuto e
nella strategia?
Sì. Si veda la tabella contenuta nell’art. 27 della Disciplina.
l’organizzazione in sistemi e sottosistemi territoriali, sistemi e sottosistemi funzionali,
utoe è funzionale al raggiungimento degli obiettivi statutari e di quelli strategici?
Determina riferimento per gli atti di governo? Determina riferimento per la valutazione?
Sì.
Si leggano le definizioni negli artt. 6, 10, 11, 28 della Disciplina.
57
Infine, per la valutazione di coerenza, la valutazione degli effetti, il monitoraggio, si
riportano schede relative al dimensionamento di ogni Utoe.
UTOE 1 della valle interna
Dimensionamento P.S.
Fabbisogno idrico
COMPATIBILE
COMPATIBILE A
CONDIZIONE
fabbisogno
Compatibile a
condizione da PRGC
scheda 7
RESIDENZIALE Nuova edificazione 4 alloggi,
dimensione minima 60 mq
(alloggi, mq
dimensione massima 150 mq.
sul)
(superficie utile lorda)
fabbisogno idrico procapite
250 lit./ab.xg.
4x2.5=10 ab
x
250lt/ab/g
= 2500 lt/g
2.5 ab. (nucleo medio
familiare) per alloggio
+
20x2.5=50
ab x
250lt/ab/g=
12500 lt/g
Recupero 20 alloggi (una sola
unità abitativa da edifici esistenti,
purchè il fabbricato sia almeno 60
mq e comunque per non più di 150
mq qualunque sia la superficie
esistente se di più)
-----------------------------------Recupero in ambito
urbano 2 alloggi
TURISTICO
(posti letto)
--
Agriturismo
Non quantificabile
Attività
integrative
ricettive
100 posti letto
2 X 250 lt/ab/g = 500
lt/ab/g
Fabbisogno idrico 150
lt/persona/giorno
150 x100=
1500
Attività
agricole
COMM_ARTIG.
INDUSTR. (S.c.
mq)
SERVIZI
Struttura polifunzionale a fini
ricreativi, sociali, collettivi
Sul 150 mq nuova edificazione o
recupero ex scuola
UTOE 2 di Capalbiaccio
Dimensionamento P.S.
Fabbisogno idrico
COMPATIBILE
COMPATIBILE A
fabbisogno
58
CONDIZIONE
RESIDENZIALE -(alloggi, mq
sul)
TURISTICO
(posti letto)
---
Fabbisogno idrico 150
lt/persona/giorno
30 posti letto tramite recupero
patrimonio edilizio
Attività
agricole
-attività integrative:
Artigianali fino a 600 mq
Commerciali fino a 400 mq
Di servizio fino a 400 mq
COMM_ARTIG. -INDUSTR.
(mq)
SERVIZI
--
ATTIVITÀ
FAUNISTICO
VENATORIE
Capanno max superficie mq 300
UTOE 3 del centro storico e del Monte Alto di Capalbio
Dimensionamento P.S.
Fabbisogno idrico
COMPATIBILE
COMPATIBILE A
CONDIZIONE
fabbisogno
Compatibili a condizione:
Scheda 14 completamento
Schede da 44 a 47 saturazione
nel centro storico
RESIDENZIALE Nuova edificazione 60 alloggi,
(alloggi, mq
dimensione minima 60 mq
sul)
dimensione massima 150 mq.
(superficie utile lorda)
60 alloggi
x2.5
ab/all=150
ab x 250
lt/ab/g
= 37500
lt/g
fabbisogno idrico
procapite 250 lit./ab.xg.
2.5 ab. (nucleo medio
familiare) per alloggio
40 alloggi
x
2.5
ab/all= 100
ab
x
250
lt/ab/g=
25.000
lit./g.
Recupero in ambito rurale
40 alloggi (una sola unità abitativa da
edifici esistenti, purchè il fabbricato
sia almeno 60 mq e comunque per non
più di 150 mq qualunque sia la
superficie esistente se di più)
Recupero in ambito urbano
20 alloggi
TURISTICO
90 posti letto tramite recupero
20 alloggi
x 2.5
ab/all = 50
ab x 250
lt/ab/g=
12500 lt/g
Fabbisogno idrico 150
Scheda 3
90 x
59
(posti letto)
Agriturismo 30 posti letto in camera o
40 posti letto in unità indipendenti
lt/persona/giorno
Compatibile a condizione
3.000 mc turistico ricettivo
150=13500
+
30 (40) x
150 =
4500 (6000)
100 posti letto Attività integrative
ricettive
+
100 x 150=
15000
Attività
agricole
Attività
integrative
Artigianali fino a 400 mq
Commerciali fino a 400 mq
Di servizio fino a 400 mq
COMM_ARTIG.
INDUSTR. (S.c.
mq)
SERVIZI
Centro culturale
Potenziamento polo scolastico
Potenziamento caserma carabinieri
Mantenimento distretto sociosanitario
ATTIVITÀ
FAUNISTICO
VENATORIE
Capanno max superficie mq 300
Compatibile: Scheda 15
ampliamento volumetrico
caserma dei carabinieri
UTOE 4 del Lago Acquato
Dimensionamento P.S.
Fabbisogno idrico
COMPATIBILE
COMPATIBILE A
CONDIZIONE
fabbisogno
RESIDENZIALE
(alloggi, mq
sul)
Fabbisogno idrico 150
lt/persona/giorno
TURISTICO
(posti letto)
30 (40)
x 150 =
4500
(6000)
Agriturismo 30 posti letto in camera o
40 posti letto in unità indipendenti
+
100 x
150=
15000
100 posti letto Attività integrative
ricettive
Attività
agricole
Attività
integrative
Artigianali fino a 200 mq
Commerciali fino a 400 mq
Di servizio fino a 300 mq
COMM_ARTIG.
INDUSTR. (S.c.
mq)
ATTIVITA’ Capanno max superficie mq
FAUNISTICO 300
VENATORIE
UTOE 5 di Borgo Carige e dei centri rurali minori
Dimensionamento P.S.
Fabbisogno idrico
COMPATIBILE
fabbisogno idrico procapite
250 lit./ab.xg.
2.5 ab. (nucleo medio
familiare) per alloggio
COMPATIBILE A
CONDIZIONE
fabbisogno
60
RESIDENZIALE Borgo Carige
(alloggi, mq
Nuova edificazione 10.000 mq
sul)
sul
pari a 100 alloggi
PEEP 30 alloggi
100 x2.5=250 ab
x 250 =62.500
30 x2.5= 75 ab x
250lt/ab/g= 18750
Compatibile scheda 17
mc. 5.500 residenziale
scheda 18 compatibile a
condizione
Recupero 10 alloggi (una sola
unità abitativa da edifici esistenti, 10 x2.5= 25 ab x
purchè il fabbricato sia almeno 60 250lt/ab/g= 6250
mq e comunque per non più di 150
mq qualunque sia la superficie
esistente se di più)
Recupero in ambito
rurale 30 alloggi
30 x2.5= 75 ab x
250lt/ab/g= 18750
Nei centri rurali ampliamenti fino
a 2000 mq sul totali
si assegnano 35 mq/ab
pertanto 2000:35=57 ab
28,5 x250/lt/ab/g=
14285
Pescia Fiorentina nuova
edificazione 14 alloggi
14 x2.5= 35
x250/lt/ab/g= 8750
Selva Nera nuova edificazione 4
alloggi
Peep 6 alloggi
10x2.5=25x250/lt/ab/giorno=
6.250
Chiarone nuova edificazione 6
alloggi
6x2.5ab/alloggio=15ab
x250/lt/ab/g=3.750
Riqualificazione dei
centri rurali 50
alloggi
50 x 2.5 = 125 x
250 lt/ab/g = 31250
TURISTICO
(posti
letto)
Fabbisogno idrico
150
lt/persona/giorno
Scheda 19
Compatibile
turistico
ricettivo 600 mc
ampliamento
esistente
Scheda 23
Torricella
Compatibile
turistico
ricettivo 3.000
mc
Scheda 24
Compatibile
turistico
ricettivo 2.000
mc
TURISTICO
(posti
letto)
TURISTICO
(posti
letto)
150 posti letto
150x150= 22500
Chiarone 120 posti
letto
150x120= 18000
Non quantificabile Agriturismo
Golf 18 buche
5000 mc club house
150 posti letto
150x150= 22500
61
Attività
agricole
Attività
integrative
Artigianali fino a 600 mq
Commerciali fino a 800 mq
Di servizio fino a 1.000 mq
COMM_ARTIG. Borgo Carige 22.000 mq nuova
INDUSTR. (S.c. edificazione
mq)
SERVIZI
Scheda 20
Compatibile a condizione
Scheda 21
Compatibile a condizione
Scheda 22
Compatibile a condizione
Area della protezione civile, asilo
nido, residenza anziani, centralina
ortofrutta, potenziamento area
sportiva, peep ed edilizia
residenziale sociale
UTOE 6 di Capalbio Scalo e la Torba
Dimensionamento P.S.
Fabbisogno idrico
fabbisogno idrico procapite
250 lit./ab.xg.
RESIDENZIALE
(alloggi, mq sul)
COMPATIBILE
COMPATIBILE A
CONDIZIONE
Compatibile a condizione
Pescia F.na Scheda 31
fabbisogno
2.5 ab. (nucleo medio
familiare) per alloggio
177.5 x250/lt/ab/g= 44.375
35 mq/ab = 100 mc / ab
Recupero in ambito
urbano 20 alloggi
Nuova edificazione
7.000 mq pari a 100
alloggi
IN AMBITO
EXTRAURBANO
TRAMITE
RISTRUTURAZIONE
DI ESISTENTE
TURISTICO
(posti
letto)
100 x2.5=250 ab
x 250 lt/ab/g
=62.500
recupero in ambito
rurale 20 alloggi
20 x250/lt/ab/g=
5000
Giardino nuova edificazione 6
alloggi
6x2.5ab/alloggio=15ab
x250/lt/ab/g=3.750
TURISTICO
TURISTICO
(posti
letto)
20 x 2.5= 50 x
250= 12500
Fabbisogno idrico
150
lt/persona/giorno
100 posti letto
100x150= 15000
Capalbio scalo
Nuova edificazione o
recupero 180 posti letto
180 x 150= 27000
Torba solo recupero 180
posti letto
180 x 150= 27000
62
Non quantificabile Agriturismo
Attività agricole
Attività
integrative
Artigianali fino a 1.000 mq
Commerciali fino a 1.000 mq
Di servizio fino a 1.000 mq
Scheda 30 produttivo
compatibile
COMM_ARTIG.
INDUSTR. (S.c.
mq)
SERVIZI
Scheda 29 attrezzature per
l’equitazione
Compatibile
Capalbio scalo potenziamento
servizi esistenti, riqualificazione
piazza, rilocalizzazione del mercato,
biennio scuola superiore
Alla Torba nuovi servizi tramite
recupero
Scheda 49 aviosuperficie
UTOE 7 della costa occidentale
Dimensionamento P.S.
TURISTICO
Fabbisogno idrico
Due stabilimenti balneari da
compatibilità condizionata vedi schede
35 e 38
COMPATIBILE
COMPATIBILE A
CONDIZIONE
Compatibili a condizione
Scheda 35
Da spiaggia attrezzata a
stabilimento condizione di
arretrarsi dalla duna
fabbisogno
Scheda 38
residenziale Recupero aggregato esistente sotto
ferrovia non più di una unità abitativa
per fabbricato esistente
SERVIZI
Nuovo accesso al mare su tracciato
esistente
Compatibili a condizione
Scheda 32 area per la sosta
Scheda 33 area per la sosta
Scheda 34 Area sosta camper
Ampliamento parcheggio
esistente (scheda 36)
Scheda 37 area sosta
Scheda 39 sosta piccoli natanti
Sosta piccoli natanti vedi scheda 39
UTOE 8 della costa centrale
Dimensionamento P.S.
Fabbisogno idrico
COMPATIBILE
COMPATIBILE A
CONDIZIONE
fabbisogno
TURISTICO
SERVIZI
63
ATTIVITÀ
AGRICOLE
UTOE 9 della costa orientale
Dimensionamento P.S.
TURISTICO
Un nuovo stabilimento balneare vedi
scheda 41
SERVIZI
Due aree per la sosta
Vedi scheda 43
Fabbisogno idrico
COMPATIBILE
COMPATIBILE A
CONDIZIONE
Riqualificazione campeggio
esistente compatibilità
condizionata allo spostamento
dalla duna vedi scheda 42
fabbisogno
Spiaggia attrezzata scheda 41
Compatibili a condizione
Ampliamento strada accesso al
mare scheda 40
Parcheggio scheda 43
3. PARTE SPECIFICA
VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ DELLE PREVISIONI
DEL PRGC VIGENTE NON ATTUATE
Il Comune di Capalbio si propone, col proprio piano strutturale e con questa specifica
parte delle attività di valutazione, di rispettare la salvaguardia dell’art 36 della Disciplina
del Pit adottato con DCR 45/2007 e i contenuti dell’art. 6 del regolamento 3/R attuativo
del titolo V della LR1/2005, per la parte in essi riferita alla valutazione delle quote
residue non attuate dei PRGC vigenti.
Una importante norma del nuovo PIT attiene alla coerenza delle scelte sul territorio nella
continuità dell’azione di governo comunale impegnata a passare dall‘urbanistica al
governo del territorio.
Si è registrata la presenza nei piani strutturali di quote edificatorie provenienti dalla
conferma di previsioni non attuate del piano regolatore generale comunale vigente; e
soprattutto se ne sono visti gli effetti quando ne è cominciata la realizzazione.
Si è potuto comprendere come la conoscenza fondativa, le condizioni statutarie, le
politiche di tutela ambientale e paesaggistica coordinate con le politiche territoriali ed
economiche nel piano, la valutazione sono le vere innovazioni del governo del territorio.
Si è anche compreso che i cosiddetti “trascinamenti di piano” ossia la conferma del PRGC
non attuato come una parte autonoma rispetto alla formazione del piano strutturale dava
luogo a interventi che, definiti con regole diverse da quelle del nuovo processo di
pianificazione, producevano effetti addirittura non attesi.
Si è ritenuto, pertanto, di assoggettare a specifica attività di valutazione tutte le previsioni
di PRGC non attuate, predisponendo specifiche salvaguardie (Titolo IV Capo III
Disciplina del PS) e utilizzando strumenti di semplice comunicazione quali:
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la perimetrazione delle previsioni su base cartografica aggiornata, la stessa sulla quale
sono disegnati il quadro conoscitivo e il progetto del piano strutturale, (che ha
permesso di sovrapporre l’intervento a tutte le perimetrazioni e le individuazioni sia
conoscitive che progettuali del piano medesimo),
la valutazione di compatibilità dell’intervento rispetto ai parametri fondativi del piano
strutturale (risorse territoriali, invarianti strutturali), sui quali misurare la pressione
dell’intervento medesimo (bassa, media, alta), come si evidenziavano sia dalla
sovrapposizione testè citata sia dalla lettura delle condizioni e dei limiti all’uso delle
risorse contenute nella Disciplina.
Come sono stati scelti gli indicatori:
Gli indicatori di compatibilità sono:
- le risorse essenziali definite dalla Lr 1/2005 e oggetto della Disciplina che ne fissa
condizioni e limiti d’uso nel suo Statuto (Titolo II). Essi sono: aria – emissioni
atmosferiche, acustiche, elettromagnetiche; acqua, suolo -soprassuolo, idrologia,
idraulica; flora; fauna; paesaggio; sistema insediativi rurale; sistema insediativi
urbano; sistema infrastrutturale e tecnologico
- le invarianti strutturali: qualità dell’aria, qualità delle acque superficiali e sotterranee,
elementi identitari del paesaggio, aree sensibili soggette a pericolosità idraulica;
identità del territorio e criteri evolutivi (art 18 Norme Ptc); Unità e sistemi di
paesaggio (art. 19 Norme PTC); emergenze paesaggistiche e ambientali (art. 20
Norme PTC); beni territoriali di interesse storico-culturale (art. 21 Norme pTC).
Quali sono i valori assegnati agli indicatori e qual’è la scala per la misurazione (altamedia-bassa) della pressione sugli indicatori:
Il PIT regionale, il PTC provinciale e il PS comunale assegnano specifici valori (come si
è visto dall’analisi di coerenza esterna) alla qualità del paesaggio inteso come esito delle
relazioni fra componenti naturalistiche, componenti insediative storicamente consolidate e
capacità percettive.
Il PS, nel perseguire la tutela di tali valori e promuovere lo sviluppo territoriale rispettoso
dei medesimi, ha stabilito strategie che, nell’assumere le condizioni statutarie,
determinano:
- la crescita del centro storico di Capalbio capoluogo solo tramite recupero e limitati
interventi di edificazione, di saturazione e completamento del capoluogo comuale;
- la crescita degli altri centri abitati tramite regole insediative di rafforzamento delle
specifiche identità e di precisazione dei margini urbani;
- il divieto delle lottizzazioni di tipo urbano in territorio rurale;
- lo sviluppo delle attività agricole e di quelle connesse e integrative, contrastando la
polverizzazione fondiaria;
- la salvaguardia della maglia poderale di pianura dell’appoderamento “storico”;
- la tutela della rete naturalistica costituta dai corridoi ecologico e dalle aree di rilevante
pregio ambientale e dai SIR;
- la difesa del paesaggio tramite l’individuazione di aree di particolare valore
paesaggistico soggette, in generale, ad inedificabilità.
Risulta pertanto che le previsioni che pregiudicano tali scelte di PS hanno incidenza alta e
non sono compatibili perché contrastano sulle scelte del Piano, che sono esito del rispetto
dello Statuto.
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In atri termini le previsioni che pregiudicano la possibilità di trasmettere alle generazioni
future i valori di cui godono quelle presenti (base dello sviluppo sostenibile) hanno
incidenza alta.
Sono di questo genere le previsioni di lottizzazioni di espansione nel capoluogo che ne
minano la panoramicità e la relazione fra l’abitato e la collina, e analogamente le
espansioni dei centri collinari minori che consumano suolo secondo la logica della
lottizzazione urbana, come anche la previsione di campo da golf che interessa ampie
superfici boscate e SIR, come le previsioni che perimetrano vaste aree di intervento in
territorio rurale.
Le previsioni che, invece, convergono verso obiettivi del Piano ma le cui regole nel
vigente PRGC indirizzano verso la trasformazione territoriale non rispettosa delle nuove
regole fissate dal Piano strutturale medesimo, hanno incidenza media e dunque sono
compatibile a condizione. Il regolamento urbanistico potrà normare gli interventi
risolvendo la condizione assegnata, che può essere un abbassamento della capacità
edificatori, piuttosto che il miglior inserimento nel contesto.
Risultano compatibili le previsioni che dimostrano di rispettare le condizioni statutarie e
convergono verso gli obiettivi strategici, anche se il Piano, nelle norme finali della
Disciplina, chiede che aggiungano qualità progettuali e realizzative secondo alcuni criteri
ivi fissati.
Per meglio illustrare il procedimento di valutazione, questa sezione contiene una relazione
descrittiva sia degli ambiti oggetto delle previsioni sia degli effetti delle medesime.
Per ogni previsione valutata si è redatta una scheda.
Ogni scheda contiene i dati relativi alla previsione del PRGC, la localizzazione dell’area
oggetto di intervento sull’estratto fotografico aereo (che permette di comprenderne
l’inserimento territoriale, ambientale e paesaggistico meglio delle abituali cartografie
tecniche), viste dell’area tramite fotografie, l’attribuzione della qualità di pressione (alta,
bassa, media) dell’intervento previsto su ogni risorsa e invariante (definite e disciplinate
dal piano strutturale), il giudizio di compatibilità che ha tre coniugazioni possibili:
compatibile, compatibile a condizione, non compatibile.
Il giudizio di intervento compatibile rende possibile la sua attuazione con le regole del
PRGC vigente; quello di compatibilità condizionata rende possibile l’inserimento
dell’intervento nel Regolamento Urbanistico con nuove regole che risolvano le condizioni
(specificate nel giudizio sulla scheda), e infine quello di non compatibilità rende possibile
lo stralcio definitivo (ossia la sua non attuazione e la sua non riproposizione nel
Regolamento urbanistico).
Alla presente Relazione si allegano le schede di valutazione di compatibilità in formato
A3, e tavole ove sono indicate le loro localizzazioni, in estratto dalla carta tecnica
regionale, in formato A3.
Di seguito si illustrano il metodo e gli esiti della specifica attività di valutazione di cui al
presente capitolo.
Considerazioni generali
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Come affermato in sede comunitaria e nella stessa L.R.T. n° 1/2005, la pianificazione
ambientale e paesaggistica non deve essere condotta in maniera settoriale e, quindi, con
sostanziale e quasi esclusivo riferimento alla flora, alla fauna, al suolo, all’acqua, ai fattori
climatici, ecc., ma deve essere effettuata in maniera integrata, in modo tale da costituire il
frutto di una complessa, quanto compiuta, analisi di tutti i fattori, aspetti e pianificazioni
che, a vario modo, possono produrre effetti sulla singola “risorsa essenziale”, ivi comprese
quindi le “trasformazioni territoriali”.
Ne consegue, pertanto, che l’azione ambientale non deve essere intesa come mera attività
di tutela, bensì come azione diretta a considerare tutti gli effetti delle valutazioni che
vengono condotte sui vari settori (quali quello agricolo, forestale, delle acque, dell’aria,
della pesca, energetico, industriale, artigianale, commerciale, turistico, dei trasporti, dei
rifiuti) ivi compresi quelli della “pianificazione territoriale e dell’uso dei suoli”.
Per raggiungere detto risultato è necessario, in via preliminare, esaminare lo stato della
pianificazione prevista dal vigente P.R.G., individuando le eventuali cause e le ragioni che
ad oggi non ne hanno permesso l’attuazione, valutando soprattutto la sostenibilità di tali
azioni e, quindi, gli effetti che tali previsioni, ove confermate, verrebbero a determinare
su tutte le risorse essenziali che concorrono a costituire “Capalbio” - inteso come
“Complesso Territoriale Ambientale Paesaggistico” da salvaguardare e preservare.
La valutazione integrata ed interdipendente che ne consegue, costituisce, pertanto, il
fondamento logico delle scelte degli atti di governo del territorio e, quindi, della
formazione del presente strumento di pianificazione territoriale e del successivo
regolamento urbanistico.
Il risultato di tale analisi è illustrato nelle schede distinte con nn° 1 – 49 allegate alla
presente relazione, nelle quali sono evidenziate le ragioni di compatibilità o di
incoerenza e conseguente incompatibilità totale o parziale che impongono l’annullamento
ovvero la modificazione di alcune previsioni, in quanto contrastanti con gli obiettivi e le
finalità che il presente Piano Strutturale intende perseguire, nel rispetto dei principi e dei
criteri statuiti nella legislazione regionale e negli atti di pianificazione degli altri Enti
istituzionalmente competenti in materia di governo del territorio.
1) “CAPALBIO”
Capalbio capoluogo costituisce il “Centro Storico” del territorio comunale, individuato
non soltanto dall’agglomerato urbano, ma dal complesso delle risorse boschive, culturali
ed ambientali che lo circondano e che, con esso, sono intrinsecamente correlate in una
sorta di complementarietà naturale inscindibile.
L’analisi del “centro antico” evidenzia, in particolare, il ruolo che esso riveste all’interno
del complesso territoriale comunale ed a livello di immagine e di conoscenza.
“Capalbio” non è identificato e conosciuto soltanto per l’agglomerato storico del “centro
antico” che pure si staglia, nella sua architettonica bellezza, alla vista di quanti transitano
lungo l’asse viario della S.S. Aurelia, ma soprattutto per la maestosità dell’impianto
boschivo e delle colture che lo circondano, e che ne valorizzano la struttura, esaltandone
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i valori architettonici, paesaggistici ed ambientali, le funzioni e le tradizioni tipicamente
toscane.
Non mancano, tuttavia, elementi di criticità, rappresentati soprattutto dall’aggressione
degli spazi aperti, immediatamente adiacenti e/o marginali al vecchio nucleo storico,
perpetrata mediante la costruzione di edifici di scarsa qualità architettonica e che
appaiono incompatibili con i caratteri morfologici, ambientali e culturali del luogo,
deturpandone l’immagine e l’apprezzamento del complesso paesaggistico - ambientale.
E’, quindi, necessario eseguire, ove possibile, un’azione di ripulitura, di demolizione, di
recupero di alcuni spazi, e di alleggerimento della densità edilizia esistente, in modo da
ridare maggior respiro al vecchio centro antico ed al suo tessuto urbano.
Le previsioni di ulteriori edificazioni di espansione, previste dal vigente P.R.G., sono
state, pertanto, oggetto di attenta valutazione in rapporto alla incidenza che ciascun
intervento, ove attuato, verrebbe a realizzare sulle risorse essenziali e sulle invarianti
strutturali, come individuate dal quadro conoscitivo e dallo statuto del P.S., ed il giudizio
conclusivo è stato, per la quasi totalità, di sostanziale incompatibilità.
La responsabilità e la trasparenza delle scelte, nonchè la sostenibilità e la concretezza
delle azioni che ne conseguono, sono il segno tangibile della coerenza della pianificazione
territoriale che l’Amministrazione intende perseguire e realizzare, prestando particolare
attenzione al linguaggio dei luoghi, migliorandone il godimento e la percezione visiva,
rifiutando ogni condizionamento dettato da interessi socio - economici che, pur
astrattamente apprezzabili, mal si conciliano con gli obiettivi che si intendono realizzare.
In particolare l’analisi della compatibilità delle previsioni inattuate è stata effettuata sulla
base di indicatori ambientali, scelti per analizzare in maniera integrata i diversi aspetti
della sostenibilità. Oltre ad evidenziare i potenziali effetti sulle diverse componenti
ambientali tradizionali quali il consumo di suolo, le acque, il sottosuolo, l’aria, il rumore,
il benessere sociale, l’energia, ecc., essi sono stati riferiti anche ai criteri generali di
sostenibilità definiti dalla Provincia di Grosseto e dalla Regione Toscana, in modo da
ricercare e garantire quel giusto equilibrio tra esigenze contrapposte che costituisce
l’essenza stessa della corretta pianificazione.
Indicatori, pertanto, da intendersi più come strumenti di comunicazione sociale e politica
del piano e delle scelte operate, piuttosto che come mezzi di presunta “ottimizzazione”
tecnologica e scientifica della pianificazione.
Il supporto analitico, come tutte le schematizzazioni, potrà apparire discutibile o in
qualche modo non completo: esso, tuttavia, rappresenta, per la sua semplicità e
concretezza, un valido strumento di verifica perché pone in evidenza la incidenza che i
programmati interventi, ad oggi rimasti inattuati, determinerebbero sulle risorse essenziali
e le invarianti statutarie; tutti, invero, possono apprezzarne le risultanze conclusive, in
rapporto agli “indicatori di pressione” costituenti il parametro oggettivo applicato
indistintamente a tutte le previsioni edificatorie: le conclusioni potranno anche non essere
condivise, ma hanno quanto meno il pregio della concretezza, della obiettività e della
coerenza.
Proteggere il paesaggio e le risorse presenti, è compito estremamente arduo: ma la ricerca
dell’equilibrio tra mantenimento dei caratteri statutari, da una parte, e godimento e
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sviluppo delle azioni e funzioni, dall’altra, costituisce la causa e ad un tempo l’essenza di
tale azione e delle conseguenti conclusioni, così come confermato dal PTC e dal PIT.
Rinviando alle risultanze tecniche delle schede di valutazione riguardanti i singoli
interventi, passiamo qui di seguito ad esaminare le previsioni di zona, come classificate
dal P.R.G. nell’ambito di Capalbio, e a darne motivazione alla luce anche dei principi e
dei criteri sopra enunciati.
ZONE C di espansione.
La previsione contenuta nell’art. 43 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 zona C1 – localizza
un intervento residenziale di circa 5.400 mc. su una porzione di territorio di mq. 8.768,
facente parte del “Sistema Territoriale dei Rilievi Boscati” – Utoe del Centro Storico e di
Poggio Monteti - caratterizzata dalla esistenza di un oliveto di particolare pregio, la cui
tipicità, unita all’insieme delle risorse presenti, costituisce la identità sostanziale della
paesaggio di Capalbio, come documentato dal rilievo fotografico contenuto nella scheda
di valutazione n.16.
L’impatto ambientale e naturalistico è evidente, compromettendo la continuità tra bosco
ed area olivetata che costituisce una delle principali caratteristiche del territorio di
Capalbio, ed inciderebbe fortemente sui possibili flussi della fauna e della flora.
La previsione contenuta nell’art. 44 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 zona C2 –
sottozona C2b – localizza un intervento residenziale di circa 6.900 mc., su una porzione
di territorio di mq. 13.044, ed un altro intervento residenziale di circa 4.560 mc. su altra
porzione di terreno di mq. 5.126, facenti parte sempre del “Sistema Territoriale dei Rilievi
Boscati” – Utoe del Centro Storico e di Poggio Monteti – completamente libere da
edificazioni, come provato dai rilievi fotografici contenuti nelle schede di valutazione
nn. 9 e 12. In particolare l’intervento residenziale in esame, costituisce un notevole
incremento di consumo di risorse naturali con evidente impatto naturalistico ambientale e
sul paesaggio tipico di Capalbio, ricadendo in parte (circa 3.500 mq. all’interno del SIR
IT51A0029.
La edificazione di tali aree verrebbe, pertanto, ad incidere in maniera irreversibile sul
valore statutario del paesaggio, sulla naturalità dell’area e sulla visione complessiva del
Centro di Capalbio, contribuendo ad alterare lo stato naturale delle risorse circostanti al
Centro Storico, mortificandone la visione e diluendo in maniera irrazionale e disordinata
l’insediamento urbano.
La priorità della tutela ambientale e dei valori paesaggistici, ne legittima pienamente la
esclusione dalle previsioni edificatorie future, risultando incompatibile con le condizioni
dello Statuto e gli obiettivi specifici che l’Amministrazione intende realizzare a
salvaguardia delle ricchezze presenti che costituiscono patrimonio irrinunciabile delle
generazioni anche future.
ZONE B di completamento.
La previsione edificatoria statuita nell’art. 41 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 zona B3 –
localizza due interventi residenziali, con indice di fabbricabilità pari a 3mc/mq, su
porzioni di terreno poste ai margini dell’attuale insediamento abitativo di recente
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edificazione, facenti parte del “Sistema Territoriale dei Rilievi Boscati” – Utoe del Centro
Storico e di Poggio Monteti - cosi come individuati dai rilievi fotografici riportati nelle
scheda di valutazione n.14.
Tale previsione presenta aspetti di criticità per l’alta incidenza dell’indice di fabbricabilità
fondiario rispetto alla limitatezza della superficie insediativa ed al particolare pregio del
contesto paesaggistico in cui gli interventi si verrebbero ad inserire.
Tali criticità potrebbero essere fortemente mitigate, riducendo l’indice di fabbricabilità e
limitando l’elevazione delle edificazioni (così come evidenziato nella scheda di
valutazione n.14) , per cui l’ammissibilità dei predetti interventi potrà trovare soluzione
in sede di regolamento urbanistico, mediante una contenuta definizione dei parametri
insediativi.
Le previsioni insediative statuite sempre nell’art. 41 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999
zona B4 – localizza un intervento residenziale, con indice di fabbricabilità pari a 3mc/mq,
su porzioni di terreno prospiciente un’ampia fascia inedificata, caratterizzata dalla
presenza di olivi di particolare pregio costituenti fattori di identificazione statutaria da
tutelare unitamente al complesso territoriale e boschivo che contorna il nucleo storico di
Capalbio (scheda n. 13).
Il consumo di suolo e l’alto indice di fabbricabilità contrastano con i criteri evolutivi, di
cui all’art. 18 del P.T.C., e con le emergenze paesaggistiche e con i valori storico –
culturali, di cui agli artt. 20 e 21 del P.T.C., e con l’obiettivo del mantenimento di alcuni
rapporti visuali di insieme dell’intero patrimonio paesaggistico.
Il soddisfacimento delle esigenze di residenza stabile deve essere perseguito, secondo la
strategia perseguita dal P.S., attraverso il recupero del patrimonio edilizio già esistente e la
riqualificazione di volumi degradati la cui attuale utilizzazione è chiaramente
incompatibile con la tipicità dell’insediamento storico e con i caratteri del paesaggio
circostante.
L’esigenza di nuove abitazioni e di piccoli servizi alla residenza, potrà, infatti, trovare
soddisfacimento con il recupero ed il mutamento di destinazione di alcune volumetrie ed
aree esistenti, destinate ad attività artigianale e/o industriale, in quanto non coerenti con il
tessuto prevalentemente residenziale del centro urbano.
Nell’ambito del centro storico il piano di recupero di cui alla delibera consiliare n. 67 del
30.11.1999 ha previsto tre interventi di demolizione, ricostruzione e nuova edificazione,
compresi in zona B7 rispettivamente per mc. 280 (scheda n. 45), mc 330 (scheda n. 46) e
mc. 425 (scheda n. 47), con destinazione residenziale.
Tali interventi sono stati valutati compatibili a condizione che rispettino la disciplina
specifica per gli ambiti di valore storico paesaggistico, che sarà definita dalla normativa
del centro storico riservata al regolamento urbanistico, che dovrà comunque essere
adeguata alle più recenti disposizioni e strategie del P.S..
L’area destinata dal Piano di recupero del Centro Storico compresa nella zona PP-Pi della
superficie di mq. 22.674, destinata a parcheggi pubblici e privati, presenta una notevole
incidenza sul valore statutario del paesaggio ed un notevole consumo di suolo,
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compromettendo la visuale ed il rapporto tra sito naturale ed insediamento, con evidente
impatto ambientale e naturalistico.
Pertanto, l’intervento non è compatibile con tali valori identitari (scheda n. 48)
ZONA D - a destinazione industriale, commerciale, direzionale e turistica.
Le previsioni previste nell’art. 57 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 zona D – sottozona
D8 - prevede la realizzazione di strutture turistiche – “per attrezzature ricettive
alberghiere di completamento” (HC) con volumetria in ampliamento fino ad un massimo
di mc. 3.000= con rapporto di copertura pari al 30%, e con obbligo di destinare il 20% del
lotto a parco o giardino.
L’incremento di volume dell’albergo Valle del Buttero è subordinato al vincolo di
destinazione alberghiera della struttura esistente, nonché all’utilizzo della volumetria
disponibile per realizzare una sala convegni e per attività culturali con almeno 200 posti a
sedere.
L’intervento (scheda n.10) presenta aspetti di criticità per effetto della pressione che
verrebbe a realizzarsi sulla attuale viabilità, e per la incompatibilità conseguente alla
vicinanza alla zona produttiva, artigianale e commerciale limitrofa.
La utilizzazione turistica appare compatibile con l’obiettivo strategico dell’UTOE, per cui
il giudizio di incompatibilità parziale potrà risolversi positivamente procedendo, in sede di
regolamento urbanistico, a dare una attenta definizione all’assetto viario ed ai parametri di
completamento alberghiero, nonchè al recupero dell’area e della volumetria della limitrofa
zona produttiva, mutandone la destinazione a residenziale, con contenimento dell’indice
di fabbricabilità fondiaria.
2) “TORBA”
Il P.R.G. del 1999 prevedeva per l’edilizia residenziale modesti interventi sull’esistente,
diretti a riqualificare tale funzione, in considerazione del degrado che si è venuto a
realizzare negli anni.
La località non ha ancora conseguito una sua specifica connotazione e ciò è dovuto anche
alle incertezze della pianificazione infrastrutturale che hanno impedito, e tuttora
impediscono, ogni ipotesi di definizione delle funzioni di tale fascia territoriale, di per sé
delicata, stante la sua chiusura tra la ferrovia e la SS. Aurelia.
Le esperienze insediative degli ultimi anni hanno dimostrato la pericolosità di alcuni
insediamenti industriali, per cui è necessario non permettere attività inquinanti e
comunque incompatibili con il tessuto residenziale, recuperando le aree ad attività
compatibili con il contesto e con l’ambiente limitrofo.
E’ necessario progettare una nuova struttura urbana, individuando aree da destinare
all’offerta turistica, correlata alla fruizione del mare, ed aventi agevole accessibilità, in
modo da dare una precisa caratterizzazione alle funzioni integrative e di servizio alla
comunità locale, secondo gli obiettivi strategici indicati per detta fascia territoriale.
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Con gli artt. 52 e 55 delle N.T.A. erano state individuate due aree rispettivamente
classificate come zona D - sottozona D3, per insediamenti artigianali, e zona D sottozona D7, per un insediamento turistico ricettivo; entrambe comprese nell’attuale
Sistema territoriale della Riforma Agraria – Utoe di Capalbio Scalo e della Torba.
Tali interventi appaiono, allo stato, inattuabili stante l’impegno di dette fasce territoriali
dal tracciato del corridoio tirrenico, anche se non ancora definito nella sua esatta
collocazione.
La impossibilità di confermare tali previsioni risulta, pertanto, in primo luogo dalla
definitiva localizzazione della arteria autostradale o delle opere di ammodernamento
dell’attuale SS. Aurelia, ed in secondo luogo dalla loro incidenza sul valore statutario del
paesaggio, ed in particolare sulla visione della piana di bonifica, così come evidenziato
nelle schede di valutazione nn. 1 e 2.
Nella zona F7 di P.R.G. è compresa un’area di circa 4.472 mq. sulla quale era stato
previsto l’ampliamento del parcheggio esistente, portando così la capienza complessiva a
400 posto auto; sempre nell’ambito delle aree comprese nella fascia costiera, è delimitata
altra area di 12.400 mq. sulla quale era prevista la realizzazione di un nuovo parcheggio
per complessivi 400 posti auto.
Tali interventi, ricadenti nell’ambito della UTOE 7 della Costa occidentale, sono stati
giudicati compatibili a condizione che vengano effettuati con pavimentazione del tipo
permeabile e che le zone ombreggiate siano realizzate con materiali ecocompatibili.
(scheda nn. 32 e 33)
Sempre nell’ambito delle aree della fascia costiera è prevista un’altra area, di circa 10.431
mq. destinata a sosta per caravan e roulotte. Anche detto intervento è stato valutato
compatibile a condizione, rimettendo al regolamento urbanistico una compiuta
determinazione della effettiva superficie strettamente necessaria per assicurare tale
servizio alla viabilità (scheda n. 34)
In località Torba, nella disciplina di intervento interessanti le aree della fascia costiera, è
prevista la utilizzazione come spiagge attrezzate di una superficie territoriale di 5.353 mq.
compresa nella UTOE 7 della costa occidentale.
La valutazione ne condiziona la compatibilità rimettendo al regolamento urbanistico la
determinazione della disciplina da rispettare per la realizzazione di nuove attrezzature per
la balneazione secondo i criteri stabiliti nel P.S. per l’Utoe di riferimento. (scheda n. 35)
3) “MACCHIA TONDA”
In Località Macchia Tonda il vigente P:R.G. ha previsto alcuni interventi in aree comprese
nell’UTOE 7 della costa occidentale e precisamente:
a) in area di 2.997 mq. classificata zona F7, l’ampliamento del parcheggio esistente in
modo da assicurare complessivamente una capienza di 150 posti auto (scheda n. 36);
b) in area di 4.433 mq. classificata zona F7, la realizzazione di un nuovo parcheggio
esistente per complessivi 150 posti auto (scheda n. 37);
c) su una porzione di arenile di 2.889 mq. una spiaggia attrezzata per posa di ombrelloni;
d) Su altra porzione di arenile di 2.607 mq. un’area di sosta per piccoli natanti;
e) L’ampliamento della strada di accesso al mare, soprattutto per ragioni di sicurezza.
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Tutti detti interventi sono stati ritenuti compatibile alle seguenti condizioni:
- gli interventi sub a) e b) a condizione che vengano effettuati con pavimentazione
del tipo permeabile e che le zone ombreggiate siano realizzate con materiali
ecocompatibili. (scheda nn. 36 e 37)
- l’intervento sub c) sia disciplinato dal regolamento urbanistico al quale è rimessa
la determinazione delle modalità da rispettare per la realizzazione di nuove
attrezzature per la balneazione, secondo i criteri stabiliti nel P.S. per l’Utoe di
riferimento (scheda n. 38);
- l’intervento sub d) sia normato dal regolamento urbanistico secondo quanto
stabilito dalla disciplina del P.S. per l’UTOE di riferimento: la realizzazione del
corridoio natanti previsto dal P.U.A. è condizionata dalla fattibilità dell’area
destinata a sosta natanti (scheda n. 39)
- l’ampliamento della strada di accesso al mare deve essere realizzato con materiali
che mantengano inalterato il contesto del paesaggio, con limitazione della
polverosità e a condizione che sia garantito il ruscellamento delle acque
meteoriche. (scheda n. 40).
4) “GIARDINO”
La variante generale al Prg., adottata nel 1995, prevede in località Giardino, su una vasta
porzione di territorio di circa 15.703 mq., la realizzazione di un complesso residenziale
per circa 11.350 mc. (schede nn. 3 e 4)
Tale previsione è stata modificata dalla Regione Toscana in sede di approvazione della
variante, per cui la destinazione dell’area è stata variata da zona C1 – C2 a zona E1 - E2.
Il Tar della Toscana, a seguito di ricorso proposto dalla società proprietaria, ha annullato
la determinazione della Regione limitatamente alla predetta modificazione, facendo,
conseguentemente, rivivere la preesistente previsione C1 – C2 per l’area in questione che
è inserita attualmente del Sistema della Riforma Agraria – UTOE di Capalbio Scalo e
della Torba.
5) “MONTE NEBBIELLO”
L’art. 74 delle N.T.A. del P.R.G. del 1999 prevede la realizzazione di un parco e di un
campo da golf a 18 buche, su una notevole superficie classificata come zona F. sottozona
F1.5 - Golf e Parco di Nebbiello, attualmente facente parte del sistema dei rilievi
boscati –Utoe di Poggio Capalbiaccio.
Sull’area destinata a Parco di Monte Nebbiello non è stato previsto alcun intervento, ma
l’esclusivo obbligo di mantenerla nel suo stato naturale, con piccoli chioschi in legno
lungo i percorsi pedonali.
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Inoltre è stata prevista la realizzazione di una ricettività alberghiera e di servizi per il golf,
per una volumetria complessiva 15.000 mc., parcheggi vari, nonché tutte le opere
necessarie per rendere compiuto e funzionale il campo da golf a 18 buche.
La valutazione di compatibilità di tali interventi ha evidenziato una pesante incidenza sia
sulle risorse essenziali, che sulle invarianti strutturali (scheda n.5), per cui tale previsione,
pur rientrando nell’ambito delle strategie di governo del territorio, richiede una diversa
localizzazione, in rapporto alle condizioni di ammissibilità statuite dal Piano Strutturale,
dal PTC e dal PIT.
In sede di Regolamento Urbanistico si dovrà, pertanto, procedere ad una attenta
valutazione della localizzazione, escludendo quella attualmente prevista dal PRGC
vigente, nel rispetto dei corridoi biologici, delle invarianti (boschi e fauna), e previa
verifica della disponibilità della necessaria risorsa idrica in termini soprattutto quantitativi.
6) “VALLERANA”
Le N.T.A. del P.R.G. del 1999 prevedono per tale località tre interventi rimasti
incompiuti.
Il primo, volto alla possibile edificazione di volumi destinati alla residenza e relativi
servizi, su un’area di circa 2.718 mq. (ex scuola), classificata dall’art. 41 come zona B
sottozona B3 (sostituzione edilizia e di completamento), con indice di fabbricabilità di
3mc/mq., con rapporto di copertura pari al 40% e con divieto di edificazione sulla fascia
di terreno occupata dall’acquedotto comunale.
Il notevole indice di fabbricabilità previsto per detta area (attualmente facente parte del
Sistema della Valle Interna – Utoe della Valle Interna -) incide considerevolmente sulle
risorse essenziali con particolare riferimento al paesaggio, per cui considerato il numero
dei residenti (8 persone) e le scarsissime esigenze abitative, detta previsione residenziale
di saturazione è stata valutata “compatibile a condizione”, che nel regolamento urbanistico
sia adeguatamente ridotto l’indice di edificabilità, in modo da abbattere l’incidenza delle
programmate edificazioni sulla visione paesaggistica ed insediativa di insieme (scheda n.
7)
Il secondo intervento è previsto dall’art. 58 delle N.T.A. ed è finalizzato alla realizzazione
di una struttura alberghiera di complessivi 3.500 mc. oltre a 300 mc. per servizi ed
attrezzature per impianti sportivi, su una superificie di terreno di mq. 35.373 mq., facente
parte della zona D - sottozona D9 – Turistica per attrezzature ricettive alberghiere di
progetto (HP), attualmente compresa nel Sistema della Valle Interna – Utoe della Valle
Interna.
La valutazione di compatibilità ha evidenziato un alto livello di pressione sulle risorse,
quali il suolo e l’acqua e sul valore statutario del paesaggio.
La mancanza di ogni caratterizzazione dell’intervento e dell’offerta turistica, unita
all’eccessivo impegno di suolo ed all’alta incidenza sul paesaggio e sull’ambiente,
rendono “incompatibile” tale previsione (scheda n. 6) che appare avulsa da un organico
74
disegno evolutivo degli insediamenti e delle funzioni ricettive nell’ambito del territorio
comunale.
Il terzo intervento, rimasto inattuato, è statuito nell’art. 51 delle N.T.A. che prevede la
realizzazione di volumi da destinare ad attività produttive artigianali ed industriali, su
un’area di complessivi 7.421 mq., compresa nella zona D -sottozona D2, attualmente
compresa nel Sistema della Valle Interna – Utoe della Valle Interna, con rapporto di
copertura pari al 40%.
La valutazione di compatibilità ha evidenziato un notevole livello di pressione sulle
risorse essenziali presenti con particolare riferimento al paesaggio ed ai caratteri di
identità del territorio, ed un netto contrasto con gli obiettivi strategici dell’UTOE e con i
criteri evolutivi individuati dal P.T.C., per cui il relativo giudizio negativo ne impedisce la
conferma.(scheda n. 8)
7) “PESCIA FIORENTINA”
La previsione contenuta nell’art. 43 delle N.T.A. del P.R.G. del 1995 zona C1 –
sottozona C1 – di espansione residenziale con concessione convenzionata, localizza un
intervento di circa 8.830 mc., su una porzione di territorio di mq. 7.186, facente parte del
“Sistema Territoriale della Riforma Agraria” – Utoe di Borgo Carige e dei Centri rurali
minori – sostanzialmente libera da edificazioni, come provato dai rilievi fotografici
contenuti nella scheda di valutazione n° 11.
La edificazione di tale area verrebbe, pertanto, ad incidere in maniera illogica ed
irreversibile sul valore statutario del paesaggio e sulla visione del centro rurale,
contribuendo ad alterare lo stato naturale delle risorse ed a mortificarne la percezione
visiva.
L’alterazione delle identità e delle caratterizzazioni funzionali del centro rurale, rende,
pertanto, incompatibile tale previsione anche in considerazione della insussistenza di
esigenze abitative stabili, come dimostrato dalla modestissima presenza di abitanti
residenti (n. 32), e dalla mancata richiesta di realizzazione dell’intervento nel periodo di
vigenza del P.R.G..
8) “BORGO CARIGE”
L’obiettivo principale perseguito dal P.R.G. del 1999 in tema di edilizia residenziale, era
quello di offrire alla popolazione residente una disponibilità di aree, tale da poter
soddisfare le esigenze abitative nel successivo decennio, tenendo conto delle tendenze
preferenziali manifestate dagli stessi abitanti.
Conseguentemente i nuovi possibili interventi di edilizia residenziale sono stati
prevalentemente localizzati negli ambiti dei tre centri urbani di Capalbio capoluogo,
Capalbio Scalo e Borgo Carige, cioè nelle parti di territorio oggetto di sviluppo più
recente, già dotate delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria.
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Le localizzazioni rimaste inattuate nell’ambito del perimetro urbano di Capalbio
capoluogo, come provato dalle valutazioni di compatibilità oggi effettuate in rapporto agli
obiettivi strategici perseguiti, alle risorse presenti ed alle invarianti statutarie, non sono
risultate ammissibili, per cui appare coerente considerare i centri urbani di Capalbio Scalo
e di Borgo Carige come i luoghi dove la crescita dell’insediamento urbano deve trovare il
suo giusto equilibrio, assicurando la organicità e la pluralità delle funzioni necessarie a
soddisfare le esigenze di vita e di sviluppo socio – economico della intera collettività
capalbiese.
Le previsioni del P.R.G. del 1999, per quanto attiene Borgo Carige, non hanno dato il
risultato sperato, soprattutto per le incertezze di pianificazione che hanno caratterizzato le
localizzazioni delle varie funzioni, nell’ambito della perimetrazione territoriale assunta a
base dello sviluppo insediativo urbano.
L’esame unitario della cartografia rappresentativa di Borgo Carige, infatti, evidenzia
questa incertezza, essendo chiara la distribuzione disarticolata delle aree destinate ad
attività produttive, con conseguente svilimento delle potenzialità di sviluppo organico e
razionale dell’insediamento urbano.
E’, pertanto, necessario, dare compiuta definizione al tessuto insediativo dando unitarietà
alle destinazioni delle aree, sia pubbliche che private, utilizzabili ai fini sociali, culturali,
ricreativi, produttivi residenziali, ricettivi e di servizio,
ricucendo e sviluppando il
disegno urbanistico mediante la realizzazione di un progetto unitario che dovrà,
comunque, tener conto del sistema di strade e della pluralità di funzioni già esistenti.
Il tutto dovrà trovare una compiuta e definitiva risposta nel regolamento urbanistico.
Pertanto, la valutazione di compatibilità è stato condotta in coerenza con i sopra precisati
obiettivi strategici ed ha portato ai risultati evidenziati nelle schede nn. 17 - 22)
Per quanto attiene in particolare la previsione di cui all’art. 48 delle N.T.A., riguardante
l’area compresa nella zona C – sottozona C4 per edilizia economica e popolare, di cui al
PEEP approvato, la verifica di compatibilità non ha evidenziato particolari elementi di
criticità, per cui la destinazione trova piena conferma. (scheda n. 17)
Uguali conclusioni sono state raggiunte in merito alla previsione di cui all’art. 57 delle
N.T.A., disciplinante, in zona D – sottozona D8, un intervento di completamento per
attività turistica – alberghiera di circa 600 mc. (HC), risultato compatibile in rapporto ai
parametri di valutazione della pressione sulle risorse essenziali e sulle invarianti statutarie.
(scheda n. 19)
Per quanto attiene la previsione di cui all’art. 58 delle N.T.A., riguardante un’ampia
fascia di terreno compresa nella zona D – sottozona D9 – turistica per attrezzature
ricettive alberghiere di progetto (HP), e parco attrezzato per lo sport, attualmente
compresa nel Sistema della Riforma Agraria – Utoe di Borgo Carige e dei Centri rurali
minori, essa risulta adiacente alla zona edificata per residenza stabile, per cui, fermo
restando l’esito positivo della verifica di compatibilità rispetto alle risorse essenziali
presenti ed alla tutela delle invarianti strutturali, se ne condiziona l’utilizzo ad una diversa
destinazione da definirsi nell’ambito del regolamento urbanistico, in coerenza con i criteri
evolutivi specifici dell’insediamento di Borgo Carige per il quale il P.S. persegue una
identità ed uno sviluppo insediativo ad elevata
complementarietà tra le funzioni
76
residenziale, commerciale nonché turistico ricettivo (scheda n. 18). L’insediamento,
comunque, deve mantenere le opportune distanze dal fosso della Carige.
Il P.R.G. prevede infine tre zone destinate ad attività produttive e precisamente:
- all’art. 50 sono disciplinati alcuni interventi su un’area di circa 7.327 mq. adiacente
alla sede della cantina sociale di Capalbio, classificata come zona D – sottozona D1
“per interventi produttivi esistenti e di completamento”, sulla quale però sono
consentiti interventi fino alla nuova edificazione, su lotti minimi di mq. 1.500,
edificabili al 40%, per impianti artigianali ed industriali di ogni tipo e dimensione,
depositi e magazzini per la vendita all’ingrosso ed al dettaglio, nonché depositi
permanenti all’aperto di materiali e macchinari (scheda n. 20);
- all’art. 52 sono disciplinati interventi fino alla nuova edificazione, su un’area di circa
23.802 mq. completamente libera da insediamenti esistenti, classificata come zona D –
sottozona D3 “produttiva di espansione con strumento urbanistico attuativo,” di
iniziativa pubblica o privata (piani di lottizzazione) su lotti minimi di mq. 1.500,
edificabili al 40%, per l’esercizio di attività produttive secondarie, depositi e
magazzini per la vendita all’ingrosso (scheda n. 21);
- agli artt. 51-52 sonoancora previsti e disciplinati interventi fino alla nuova
edificazione, su un’area di circa 74.580 mq. (scheda n. 22), completamente libera da
insediamenti esistenti, così classificata:
zona D sottozona D2 “produttiva di espansione con concessione convenzionata”,
mediante interventi diretti, convenzionati su lotti minimi di mq. 1.500, edificabili al
40%, per attività artigianali ed industriali di ogni tipo e dimensione, senza limiti
minimi di superficie, con rapporto di fabbricabilità pari al 40%;
zona D sottozona D3 “produttiva di espansione con strumento urbanistico
attuativo (piano particolareggiato di iniziativa pubblica o piani di lottizzazione
convenzionati)” interventi da attuarsi su lotti minimi di mq. 1.500, edificabili al 40%,
per attività produttive secondarie quali depositi, magazzini per la vendita all’ingrosso
La valutazione di compatibilità di detti interventi rimasti inattuati, ha evidenziato
l’eccessiva pressione sulle risorse essenziali quali il suolo, l’insediamento urbano ed il
sistema infrastrutturale (schede n. 20, 21 e 22), per cui il giudizio di compatibilità
condizionata rimette al regolamento urbanistico lo studio di una revisione delle funzioni e
delle quantità cui destinare tali aree.
Il semplice esame cartografico ed unitario di tali previsioni, disciplinate dai precisati artt.
50, 51 e 52 delle N.T.A. evidenzia, infatti, la frammentarietà della pianificazione
produttiva, che oltre ad impegnare una notevole quantità di suolo, rende irrazionale il
disegno urbanistico compromettendo, la coerenza dell’assetto urbano. L’impegno in aree
diverse per edificazioni aventi identiche destinazioni compromette lo sviluppo e la
coerenza delle funzioni che si intendono realizzare, duplicando gli oneri di urbanizzazione
e le infrastrutture necessarie per assicurare il traffico di mezzi e di veicoli industriali e
commerciali.
Ne consegue, pertanto, la necessità di procedere, in sede di regolamento urbanistico ad
una revisione delle quantità, ad una compiuta disciplina della qualità del progetto di
trasformazione delle aree produttive, artigianali, commerciali, industriali e direzionali e
relativi parcheggi e servizi, ed una attenta loro localizzazione, possibilmente nell’ambito
di territorio che il P.R.G. ha classificato come zona D2 e D3 (scheda 22), la cui ampiezza
77
è di per sè garanzia per una edificazione non eccessivamente elevata ed adeguatamente
schermata da piantagioni autoctone, da siepi e da spazi liberi a verde.
Fra le condizioni da rispettare nel Regolamento urbanistico per determinare funzioni e
quantità del nuovo insediamento produttivo sono prescrittive:
- destinazioni che diano a Borgo Carige il ruolo di centro della pianura agricola,
consolidando il rango che ne ha visto l’origine al momento della Riforma agraria e
seguendo le indicazioni del PIT regionale per la “moderna Toscana rurale” e del
PTC per l’evoluzione insediativa;
- quantità e dimensioni rispettose delle scelte e delle condizioni del PTC provinciale
circa l’evoluzione degli insediamenti produttivi (art. 31 Norme PTC), ricordando
che detto PTC localizza in Albinia (Comune di Orbetello) la realizzazione di
grandi edifici produttivi (oltre 2.00 mq di superficie coperta) e che pertanto a
Borgo Carige la nuova area dovrà mantenere il limite al di sotto dei 2.00 mq di
superficie coperta per gli edifici produttivi.
Nell’area D1, il regolamento urbanistico potrà eventualmente confermarne l’utilizzo
produttivo di mero completamento, ove ne sussistano i concreti presupposti, vietando ogni
utilizzo a deposito all’aperto di materiali e macchinari, in quanto assolutamente
incompatibile con i valori ambientali e con la visione dell’insediamento urbano, mentre
per la restante area attualmente di proprietà regionale, compresa nella sottozona D3
(scheda 21), il Comune, previa acquisizione della titolarità dell’area stessa, potrà
modificarne le funzioni, per spazi e servizi anche di interesse generale, utilizzando il
dimensionamento per integrare lo sviluppo artigianale produttivo nell’ambito a sud.
9) “TORRICELLA”
L’art. 57 delle N.T.A. prevede la possibilità di realizzare nell’area di 7.777 mq. limitrofa
all’ippodromo, classificata come zona D – sottozona D8, interventi di completamento
(HC) per attrezzature turistiche alberghiere.
L’area ricade nell’UTOE di Borgo Carige e dei centri minori.
La valutazione di compatibilità di tale intervento, ad oggi rimasto inattuato, si è conclusa
positivamente, dato il carattere di riuso e completamento dell’edificazione esistente, per
cui potrà trovare conferma senza alcuna limitazione sostanziale. (scheda n. 23).
10 ) “CHIARONE”
Il P.R.G. del 1999 ha localizzato al Chiarone un’area di espansione residenziale che
avrebbe dovuto avere la funzione di recuperare il piccolo centro urbano, incentivandone la
residenza stabile.
L’art. 43 delle N.T.A., dunque, disciplina tale intervento localizzandolo in un ambito di
circa 19.427 mq. compreso nella zona C sottozona C1 di “espansione residenziale con
concessione diretta convenzionata”, con possibilità edificatoria pari a 1mc/mq., con
rapporto di copertura del 30%.
78
La valutazione di compatibilità ha reso evidenti notevoli elementi di criticità sussistendo
una eccessiva pressione sulle risorse essenziali quali il paesaggio, il sistema insediativo
rurale ed infrastrutturale, nonché sulle invarianti strutturali, contrastando altresì con gli
obiettivi strategici dei sistemi funzionali.
Peraltro, l’obiettivo che, con tale previsione, si era inteso perseguire, non è stato in alcun
modo raggiunto, dal momento che i privati non hanno ritenuto di cogliere, nel periodo di
vigenza di tale previsione, la opportunità loro offerta.
La popolazione residente in detta frazione rurale è costituita da appena 26 unità, per cui il
pensare ad incentivarne l’insediamento residenziale con previsioni edificatorie, che non
trovano alcun riscontro nei reali dati demografici, esula dai criteri di concretezza e di
coerenza posti a base della pianificazione territoriale in atto.
Tale previsione, pertanto non è compatibile (scheda n° 27).
L’art. 58 delle N.T.A. prevede un intervento in località Dogana del Chiarone in un’area di
mq. 4.561, posta lungo l’Aurelia, in prossimità alla Dogana del Chiarone, classificata
come zona D – sottozona D9 per la realizzazione di un volume di 2000 mc. per struttura
ricettiva.
La valutazione di compatibilità non ha evidenziato elementi di criticità, dato il limitato
consumo di suolo e la possibilità di utilizzare un’area già compromessa
dall’antropizzazione, per cui il relativo giudizio positivo ne permette la integrale
conferma. (scheda n. 24).
L’art. 58 prevede, sempre in località Dogana del Chiarone, la realizzazione di un volume
di 300 mc. per servizi ed attrezzature per impianti sportivi, che, tenuto conto del
notevolissimo impegno di terreno pari a mq. 22.303 e della conseguente incidenza che tale
destinazione verrebbe a realizzare sulle risorse essenziali (suolo, acqua, paesaggio,
sistema infrastrutturale) e sulle invarianti strutturali (elementi identitari del paesaggio,
identità del territorio provinciale e dei relativi criteri evolutivi – art. 18 PTC, unità e
sistemi del paesaggio – art. 19 PTC, beni territoriali di interesse storico-culturale – art. 21
PTC) ne rendono incompatibile la conferma (scheda n. 25).
L’art. 54 delle N.T.A. prevede un intervento su un’area posta lungo la SS Aurelia
compresa nella zona D sottozona D4, denominata “zona produttiva per attività direzionali
e commerciali” mediante interventi diretti, senza limiti minimi di superficie, con rapporto
di fabbricabilità pari al 35%; per attività direzionale, commerciale, punti vendita, depositi
e magazzini, ad esclusione di depositi permanenti all’aperto di materiali e macchinari di
qualsiasi genere.
La valutazione di compatibilità ha evidenziato l’eccessiva pressione sulle risorse
essenziali quali il sistema insediativo rurale e il sistema infrastrutturale e tecnologico,
contrastando altresì con gli obiettivi strategici dei sistemi funzionali, dal momento che il
Piano non ammette la dispersione in territorio rurale di destinazioni commerciali e
direzionali alle quali invece assegna capacità di qualificazione degli abitati; per cui il
relativo giudizio negativo ne impedisce la conferma (scheda n. 26)
Per quanto attiene gli interventi previsti dal P.R.G. lungo la fascia costiera, ed in
particolare quelli stabiliti nell’art. 79 della N.T.A. per la zona F3 (centro turistico
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balneare) e nel Piano di Utilizzo degli Arenili (parcheggio di supporto al centro turistico
balneare zona F3, e spiaggia attrezzata), le cui aree sono oggi comprese nella UTOE 9
della costa orientale (schede nn. 41, 42 e 43), la valutazione si è conclusa con un giudizio
di compatibilità condizionata, per cui è rimesso al Regolamento Urbanistico la
determinazione della disciplina per adeguare le previsioni in esame alle condizioni
statutarie (ambiente e paesaggio), già contenute negli strumenti urbanistici generali del
Comune, formati ai sensi della L.R. 5/1995.
In particolare, per l’intervento sul campeggio esistente (scheda 42) la condizione è quella
dello spostamento in area retrodunale; mentre per gli altri interventi il regolamento
urbanistico dovrà dettagliatamente dimostrare la non dannosità degli effetti
sull’ecosistema costiero.
11) “ORIGLIO”
L’art. 58 delle N.T.A. prevede la realizzazione in un’ampia fascia di terreno compresa
nella zona D – sottozona D9 – denominata “turistica per attrezzature ricettive alberghiere
di progetto (HP)”, di una struttura ricettiva di mc. 7.500, di cui il 15% utilizzabile per
struttura ricettiva extra alberghiera, fermo restando l’obbligo di destinare il 50% dell’area
ad attrezzature sportive ed a parco attrezzato; inoltre dovrà essere effettuato il
collegamento con il centro di equitazione dell’Ovile tramite sottopassaggio o
soprapassaggio pedonale sulla strada degli Origli.
L’intervento determinerebbe un eccessiva pressione sulle risorse essenziali presenti,
comportando un notevole impegno di suolo e di acqua, un alterazione della visione del
paesaggio nonché delle invarianti strutturali, contrastando con le identità del territorio
provinciale e dei relativi criteri evolutivi e con le unità ed i sistemi di paesaggio del
P.T.C., così come evidenziato nella scheda n. 28)
La rilevata incompatibilità trova causa anche nella frammentarietà delle localizzazioni
turistico-ricettive che comportano non solo un notevole impegno di suolo e di
infrastrutture di servizio, ma oneri di urbanizzazione e di conseguente modificazione
irreversibile di fasce territoriali che interrompono la unitarietà della visione del paesaggio
assunto come valore identitario per eccellenza da tutelare e valorizzare.
12) “CAPALBIO SCALO”
Gli unici interventi rimasti inattuati a Capalbio Scalo attengono ad un’area di mq. 22674
compresa nella zona D – sottozona D3, destinata dall’art. 52 delle N.T.A. a insediamenti
produttivi artigianali, ed un’area compresa in zona F 3.1. di mq. 46.330, destinata ad avio
superficie.
Per la prima, la (scheda n. 30) valutazione di compatibilità non ha dato sostanziale esito
negativo, per cui si ritiene che in sede di regolamento urbanistico il disegno urbano debba
essere riqualificato e riconsiderato per un compiuto equilibrio delle funzioni che devono
necessariamente essere integrate in modo da assicurare servizi alla residenza ed alle
produzioni, unitamente ad un centro direzionale che costituisca punto di aggregazione
delle funzioni stesse.
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L’aviosuperficie merita di essere confermata, non sussistendo motivi di criticità, per cui la
valutazione è risultata compatibile (scheda n. 49), fermo restando che deve trattarsi di una
pista libera per l’atterraggio senza costruzione di hangar o simili.
CONCLUSIONI
Le verifiche di compatibilità delle previsioni inattuate del vigente P.R.G. sono l’occasione
per una valutazione complessiva dell’insediamento esistente, e ad un tempo costituiscono
il presupposto per una riprogettazione dell’intero territorio comunale, in cui l’integrazione
tra il tessuto consolidato ed il nuovo rappresenta l’obiettivo sostanziale e ad un tempo la
prova tangibile della coerenza della pianificazione generale alle strategie perseguite.
In tale ottica l’attuazione degli indirizzi e delle scelte di pianificazione assumono valenza
strategica, perché non basta gestire in maniera conforme, ma, soprattutto, è necessario
attuare il Piano in coerenza con i presupposti dichiarati.
Da qui l’esigenza di rendere corresponsabile della programmata attuazione l’intera
collettività, poiché anche la “realizzazione” costituisce processo di piano, perché
molteplici possono essere i possibili risultati progettuali.
Gli interventi dichiarati compatibili e, quindi, fatti salvi dal P.S., come anche quelli
ammissibili a condizione, devono concorrere, nella fase di realizzazione, a rendere
compiuto il disegno urbanistico e la sua complessa composizione, mediante realizzazioni
architettonicamente qualificate in modo da garantire, nella concretezza della pluralità delle
funzioni, il raggiungimento di quel livello di benessere e sviluppo sociale che trova nel
corretto uso delle risorse naturale ed essenziali il suo presupposto fondamentale.
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