Prima si nasce e poi si rinasce. - Parrocchia San Pio X alla Balduina
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Prima si nasce e poi si rinasce. - Parrocchia San Pio X alla Balduina
“ARRIVANO I NOSTRI ” Distribuzione gratuita Bollettino periodico dei giovani da 8 a 98 anni S . P i o X - Balduina www.sanpiodecimo.it Numero 42 OTTOBRE 2011 Anno VI° In questo numero: QUEL DONO CHE VIENE DA DIO CRISTIANA PER SCELTA RINASCERE OGNI DOMENICA SI RINASCE PER LA PACE QUANDO SI VIENE ALLA LUCE IL NONNO E IL NIPOTE RINASCITA DI GIUSY VERSACE NASCE IL NUOVO SUDAN IL PRIMO VAGITO IO NON HO ABORTITO OGNI VITA CHE NASCE Prima si nasce e poi si rinasce. e ancora: I NOSTRI GIOVANI DI SAN PIO X ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ IL PAPA IN GERMANIA UNA PREGHIERA PER GLI SPOSI ARRIVANO I NOSTRI Autorizzazione del Tribunale n°89 del 6 marzo 2008 DIRETTORE RESPONSABILE Giulia Bondolfi TERZA PAGINA don Paolo Tammi DIRETTORE EDITORIALE Marco Di Tillo COLLABORATORI: Lùcia e Miriam Aiello, Bianca Maria Alfieri, Renato Ammannati, Alessandra e Marco Angeli, Isabella Badalì, Paola Baroni, Giancarlo e Fabrizio Bianconi, Pier Luigi Blasi, Michele Bovi, Leonardo Cancelli, Alessandra Chianese, Monica Chiantore, Cesare Catarinozzi, Laura, Giuseppe e Rosa Del Coiro, Gabriella Ambrosio De Luca, Andrea e Bruno Di Tillo, Anna Garibaldi, Massimo Gatti, Paola Giorgetti, Pietro Gregori, Giampiero Guadagni, Luigi Guidi, Lucio, Rosella e Silvia Laurita Longo, Lydia Longobardi, Giuliana Lilli, don Nico Lugli, don Roberto Maccioni, Maria Pia Maglia, Luciano e Luigi Milani, Cristian Molella, Alfonso Molinaro, Sandro Morici, Agnese Ortone, Vittorio Paletta, Alfredo Palieri, Gregorio Paparatti, Camilla Paris, Giorgia Pergolini, Maria Rossi, Eugenia Rugolo, Alessandro e Maria Lucia Saraceni, Elena Scurpa, Francesco Tani, Stefano Valariano, Gabriele, Roberto e Valerio Vecchione, Celina e Giuseppe Zingale. I numeri arretrati li trovate online sul sito della parrocchia www.sanpiodecimo.it OFFERTE Per mantenere in vita il nostro giornale lasciate un’offerta libera in una busta nella nostra casella di posta della segreteria parrocchiale. COLLABORATORI E NEGOZI Chi vuole inviare articoli, disegni, suggerimenti e tutti i negozianti che vogliono ricevere qualche copia del giornale da distribuire gratis ai loro clienti sono pregati di inviare mail: arrivanoinostri@ fastwebnet.it (oppure lasciare una busta presso la segreteria parrocchiale) STAMPATO PRESSO LA TIPOGRAFIA MEDAGLIE D’ORO DI VIA APPIANO 36 LA CHIESA È VIVA ! (DAL RECENTE VIAGGIO DEL PAPA IN GERMANIA) Sandro Morici Rileggendo i resoconti della recente visita di Benedetto XVI in Germania, dovremmo veramente essere orgogliosi di appartenere a questa Chiesa cattolica, cosi´presente, cosi´attenta ed aperta al dialogo, così amorosa verso l’umanità. Un Papa che all’insegna del motto: “Dove c’è Dio, là c’è futuro”, in soli 4 giorni affronta 18 incontri, parla al Bundestag, celebra grandi Messe, come quella allo stadio olimpico di Berlino, incontra i rappresentanti della Chiesa evangelica tedesca (per “pensare, parlare, ascoltare la parola di Dio e pregare insieme”), oltre che la comunità ebraica, i rappresentanti delle chiese ortodosse e delle comunità mussulmane, che anticipa la visita parlando alla televisione pubblica Adr del rapporto uomo-Dio così: “Possiamo intuire qualcosa della grandezza di Dio nella grandezza del cosmo. Possiamo utilizzare il mondo attraverso la tecnica, perché esso è costruito in maniera razionale. Nella grande razionalità del mondo possiamo intuire lo spirito creatore dal quale esso proviene, e nella bellezza della creazione possiamo intuire qualcosa della bellezza, della grandezza e anche della bontà di Dio. Nella Parola delle Sacre Scritture possiamo sentire parole di vita eterna che non vengono semplicemente da uomini, ma che vengono da Lui, e in esse sentiamo la sua voce. E infine, vediamo quasi Dio anche nell’incontro con le persone che sono state toccate da Lui. Non penso soltanto ai grandi: da Paolo a Francesco d’Assisi fino a Madre Teresa; ma penso alle tante persone semplici delle quali nessuno parla. Eppure, quando le incontriamo, da loro promana qualcosa di bontà, sincerità, gioia e noi sappiamo che lì c’è Dio e che Egli tocca anche noi. Perciò, in questi giorni vogliamo impegnarci per tornare a vedere Dio, per tornare noi stessi ad essere persone dalle quali entri nel mondo una luce della speranza, che è luce che viene da Dio e che ci aiuta a vivere.” Sono queste parole di estrema semplicità e chiarezza. Ma il Papa nel Suo viaggio ha ovviamente toccato argomenti complessi ed ha usato toni dottrinari adeguati a seconda degli interlocutori con cui dialogava. È sicuramente difficile trarne qui una sintesi di poche righe. Pertanto cercheremo di riportare alcune frasi che ci sembrano particolarmente significative. Nel discorso al Parlamento federale, che tratta il tema de “Le fonti del diritto e l’esempio di Re Salamone” ci piace sottolineare queste essenziali definizioni di cosa deve essere importante per un politico: “Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo lavoro come politico non deve essere il successo e tanto meno il profitto materiale. La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace”... ”Servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia è e rimane il compito fondamentale del politico”. Parlando poi ”dell’ecologia dell’uomo”, egli afferma: “L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana”. Di seguito, facendo riferimento alla concezione positivista dell’essere uomini (“oggi quasi generalmente adottata”), Benedetto XVI chiede: “È veramente privo di senso riflettere se la ragione oggettiva che si manifesta nella natura non presupponga una Ragione creativa, un Creator Spiritus?”. La Sua risposta è decisa e illuminante: “A questo punto dovrebbe venirci in aiuto il patrimonio culturale dell’Europa. Sulla base della convinzione circa l’esistenza di un Dio creatore sono state sviluppate l’idea dei diritti umani, l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la conoscenza dell’inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli uomini per il loro agire. Queste conoscenze della ragione costituiscono la nostra memoria culturale. Ignorarla o considerarla come mero passato sarebbe un’amputazione della nostra cultura nel suo insieme e la priverebbe della sua interezza”. Coerentemente l’indicazione conclusiva rivolta ai parlamentari è questa: “Che cosa sarebbe se a noi, legislatori di oggi, venisse concesso di avanzare una richiesta? Che cosa chiederemmo? Penso che anche oggi, in ultima analisi, non potremmo desiderare altro che un cuore docile – la capacità di distinguere il bene dal male e di stabilire così un vero diritto, di servire la giustizia e la pace”. L’incontro con i cattolici impegnati ha avuto come titolo: “Difendete la causa della vostra fede e della Chiesa”. Il Papa ha tracciato un quadro delle difficolta´presenti al giorno d’oggi per cui “esiste un bisogno di cambiamento. Ogni cristiano e la comunità dei credenti nel suo insieme sono chiamati ad una continua conversione”, perché la Chiesa deve sempre di nuovo verificare la sua fedeltà alla missione apostolica ricevuta dal “Signore” e “per questo deve sempre di nuovo aprirsi alle preoccupazioni del mondo”. Ma “per corrispondere al suo vero compito la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi da questa secolarizzazione e diventare nuovamente aperta a Dio”. Da un’analisi delle esigenze attuali scaturisce quindi il messaggio finale che è anche un evidente invito alla speranza: “Essere aperti alle vicende del mondo significa quindi per la Chiesa distaccata dal mondo testimoniare, secondo il Vangelo, con parole ed opere qui ed oggi la signoria dell’amore di Dio. E questo compito, inoltre, rimanda al di là del mondo presente: la vita presente, infatti, include il legame con la vita eterna. Viviamo come singoli e come comunità della Chiesa la semplicità di un grande amore che, nel mondo, è insieme la cosa più facile e più difficile, perché esige nulla di più e nulla di meno che il donare se stessi”. -2- QUEL DONO DI VIVERE CHE VIENE SOLO DA DIO don Paolo Tammi Sorrido sempre – e non con poca divertita ironia – quando qualche ragazzo si illumina e mi parla di reincarnazione. “Io credo nella reincarnazione non in Dio”. Alla faccia! La prima cosa che penso è: viva la coerenza! Ha capito almeno che, se uno si reincarna, non ha bisogno di credere in Dio. Che bisogno avrebbe infatti l’uomo di affidarsi a Dio se poi la sua anima, appesantita da un gravoso karman, cercasse un altro corpo nel quale sostare per un’altra cinquantina d’anni minimo? Che bisogno avrebbe del perdono e della misericordia di Dio se non c’è scampo per quello che hai fatto e puoi diventare una capra o un sacerdote per decine e decine di volte, perché non ti sei comportato secondo i comandamenti del dharma, cioè della verità eterna? Poi – dopo tutte queste domande di alto bordo – ritorna la mia peccaminosa (questa si) malizia e mi dico: non sa nè cos’è la reincarnazione nè chi é Dio! Nascere è bello ma si nasce una volta sola. Persino una canzonetta che ho trovato su Youtube (e che si intitola “Si vive una volta sola”) dice: “Se si vive una volta sola vivo col cuore in gola, posso cambiare questa storia qua”. In poche parole, se nasco non nasco per me stesso, ma perché il mio passaggio in questa vita (che finisce) lasci un minimo di segno. Posso cambiare questa storia qua! Posso cambiare me stesso, anzitutto, posso lavorarci su, posso fare – lo dicevo l’altro giorno ai ragazzi delle medie – quel che fa il vasaio col vaso. Gli dà forma, lo modella, lo fa girare nelle sue mani esperte. Questo posso farlo! Nessuno viene al mondo condannato a rimanere così com’è. E se uno pensa questo, è in preda a grossa crisi e forse andrebbe un po’ rimesso in piedi. Certo, tanto per rimanere in ambito cantereccio, Ornella Vanoni – parecchio tempo fa – era una tantino scossa quando cantava: “È uno di quei giorni in cui ripenso a tutta la mia vita, bilancio che non ho quadrato mai!”. Erano altri tempi ma anche allora il demone del pessimismo si infiltrava un po’ da tutte le parti. “Si nasce e si rinasce” è uno stupendo tema caro al cristianesimo. Che sul rinascere del suo fondatore, Gesù il Cristo, fonda tutta la sua fede e la sua storia. Non è un rinascere da canzonetta, nemmeno è un rinascere che l’uomo gestisca da solo. È un rinascere che ha un suo ricordo, direi quasi una nostalgia. È quel che eravamo! Eravamo così, faccia a faccia con Dio, passeggiando con lui nel giardino celeste. Poi è successo qualcosa, si è rotto un patto. Era un patto a senso unico, d’accordo, era piuttosto un’obbedienza. Ma a un Dio che aveva offerto tutto questo si poteva anche obbedire! Ora siamo orientati a tornarci, perché Dio ha cancellato tutto. Ha dimenticato l’offesa, ha fatto suo il dolore dell’uomo che non ce la faceva più a viverne le conseguenze. E grazie a Gesù il Cristo noi possiamo tornare dove eravamo. Rinascere non come prima, rinascere per essere – corpo ed anima – davanti a Dio, anzi con Dio, per non morire più. È qualcosa di impensabile, nel senso letterale che si fa fatica a pensarlo. È anche qualcosa di non pensato, cioè di non detto. Quando si muore si fa sempre il panegirico del morto e sembra che l’unica cosa che rimanga di lui sia la memoria di quel che ha fatto e detto. Con la non indifferente considerazione che non tutti se lo ricorderanno come un santo o una santa. E che magari, se se lo rivedessero davanti, potrebbero non essere contenti. E così, anche noi preti “gli amor, le cortesie, le audaci imprese” cantiamo e ci dimentichiamo di dire che l’impresa più grande la farà quel Dio che ci restituirà la vita. Una vita diversa, una vita risorta, un qualcosa - appunto – di impensabile ma di assolutamente credibile. Tutto questo comincia qui. La vita è adesso, canta Claudio Baglioni. E aggiunge “In qualunque sera ti troverai, non ti buttare via!”. Proprio come fa Dio, che non ti butta via. Si buttano via i fiori che ricoprono la bara, ma nemmeno quel corpo che c’è dentro è buttato via. Infatti è stato creato a immagine di Dio e anche se si disfa, quell’impronta rimane. Se Dio non mi butta via, come posso buttarmi via da solo? Rinasco adesso! Nunc coepi! Now I begin! Così amava dire – tra gli altri – san Josemaria Escrivà de Balaguer. È il grido dell’anima, che per quanto possa essere stata o fedele o incerta nell’amare il Signore, ha voglia di ricominciare continuamente davanti a Lui. Questo è nascere e rinascere. Nascere non per caso, vivere non per caso, rinascere ogni giorno, e non per caso. Ma per quel dono di vivere, e vivere meglio che si può, che può venire solo da Dio. -3- Blog e mail di don Paolo Tammi donpaolotammi.blogspot.com [email protected] “AFRICA EXPRESS” SUD SUDAN: È NATO UN NUOVO STATO! Il 9 luglio 2011 quella che era solo la parte meridionale della più grande, ma anche una tra le più povere nazioni africane, il Sudan, è diventata ufficialmente la 55° nazione del continente nero, entrando contemporaneamente a far parte delle Nazioni Unite, come 193° stato membro. Quel giorno questa giovane nazione ha finalmente raggiunto l’obiettivo per il quale, per almeno 5 decenni, la sua gente ha combattuto, talvolta anche in maniera cruenta, subendo stragi e genocidi, che hanno causato oltre 3 milioni di morti e deportazioni ed emigrazioni di circa 5 milioni di persone. È possibile ricostruire le prime vicende di questo territorio solo tramite le fonti orali, secondo le quali alcune popolazioni nilotiche entrarono nel Sud Sudan da nord a partire dal X secolo, mentre altre popolazioni non nilotiche fecero il loro ingresso da sud, andando a costituire le regioni più estese e occupandone la maggior parte del territorio. Le difficoltà di comunicazione con il nord del Sudan, già islamizzato per l’influenza dei popoli del nord africa e del medio oriente, favorirono il consolidarsi di tradizioni che non si richiamavano a questa religione. Contatti veri e propri con il nord si verificarono solo dal XIX secolo, quando gli egiziani si impadronirono del Sudan e costituirono nella parte meridionale la regione di Equatoria. Dopo un periodo di instabilità, nel 1899 l’esercito anglo egiziano si impadronì definitivamente di tutto il Sudan e nel 1924 l’Inghilterra decise di amministrare il nord e il sud come due colonie separate, vista la profonda diversità etnico-religiosa. Verso la fine del protettorato britannico i governanti del nord convinsero però la potenza coloniale a unificare i due territori. Nel 1956 il Sudan conquistò dunque l’indipendenza come un’entità indivisa nella quale il nord islamico tendeva a essere nettamente privilegiato rispetto al sud cristiano. Da quel momento ebbe inizio la prima guerra civile esplosa in seguito alle rivendicazioni del sud che, escluso dal potere, era consapevole però di avere maggiori riserve petrolifere e un più facile accesso alle risorse idriche del Nilo. Al termine del conflitto, nel 1972, l’accordo di pace di Addis Abeba garantì al sud una sorta di autonomia, ma le tensioni non diminuirono e si riacutizzarono nel 1983 quando il presidente Nimeiry dichiarò di voler trasformare il Sudan in uno stato islamico. Tutte le forze cristiane del sud reagirono coalizzandosi per formare l’Esercito di Liberazione del Sudan e dare inizio alla seconda guerra civile durata circa 21 anni, e che ha causato almeno 2 milioni di morti. Solo il 9 gennaio 2005 fu firmato l’accordo di pace a Nairobi in base al quale il Sud Sudan avrebbe avuto 6 anni di autonomia e subito dopo sarebbe seguito un referendum sull’indipendenza. Nel dicembre 2009 fu stabilita la data del 9 gennaio 2011 per la consultazione, per la quale era richiesto il 50% +1 dei sì ed una partecipazione del 60% degli aventi diritto. I giorni tra il 9 e il 15 gennaio 2011 hanno rappresentato l’occasione per una partecipazione collettiva senza eguali che si è attestata al 97,58% e, fatto più unico che raro nella storia africana, il tutto si è svolto con relativa tranquillità e regolarità. Il 7 febbraio sono stati proclamati i risultati ufficiali che hanno visto i sì raggiungere quasi il 99% delle preferenze. Il 9 luglio 2011 è infine nato ufficialmente lo stato del Sud Sudan e la città di Juba ne è diventata la capitale. In contemporanea si sarebbe dovuto tenere anche il referendum nella regione dell’Abyei, chiamata a scegliere tra l’annessione al Sud Sudan e uno statuto di autonomia all’interno del Sudan ma tale consultazione è stata sospesa a causa delle tensioni nell’area e al momento non è stata ancora fissata una nuova data. Fin dal 2005, però, nessuno avrebbe scommesso sul fatto NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL CONTINENTE NERO a cura di Lucio Laurita Longo che questa regione del Sudan avrebbe ottenuto, sostanzialmente senza grandi spargimenti di sangue, la sua definitiva indipendenza e ciò anche in considerazione del fatto che il presidente sudanese, Omar el Bashir, è universalmente noto come un dittatore durissimo e sanguinario. Non a caso a suo carico pende un mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte dell’Aia per “crimini contro l’umanità” commessi in un’altra martoriata regione del paese, il Darfur. Il futuro cammino della neonata Repubblica del Sud Sudan non è certamente semplice visto che essa rimane una delle aree più sottosviluppate del mondo, dove la quasi totalità della gente vive con un reddito inferiore ad 1 $. al giorno, e deve trovare il proprio sostentamento da terreni per lo più desertici o da foreste tropicali. Esso è un paese fragile, con povertà endemica, tra gli ultimi posti nella graduatoria dei paesi per indice di sviluppo umano. Le malattie infettive, Aids in primis, fortissima malnutrizione e scarsissima accessibilità ai servizi sanitari contribuiscono a determinare livelli molto alti di mortalità, in particolare per donne e bambini. La mortalità materna nel Sud Sudan è stimata essere la peggiore del mondo: almeno una donna su 10 muore a seguito della gravidanza o del parto. Il Presidente Salva Kiir Mayardit, famoso più che altro per il vezzo di partecipare alle più importanti cerimonie pubbliche e agli incontri ufficiali con un cappellaccio da cow boy in testa, seppur eletto con il sospetto di brogli e intimidazione, gode ancora di una certa popolarità tra la sua gente, se non altro per aver fatto arrivare il proprio paese indenne nella fase di transizione verso l’indipendenza. Egli, però, ora è chiamato a risolvere tutta una serie di questioni, rimaste in sospeso con il Sudan, tra cui la determinazione degli esatti confini, lo status di alcune regioni che reclamano l’autonomia e, sopratutto, la spartizione degli enormi proventi petroliferi con il governo di Karthoum e con il suo dittatore, el Bashir. Non va, infatti, dimenticato che nel Sud Sudan si trova oltre l’80% dei giacimenti petroliferi del paese, mentre la maggior parte degli impianti di raffinazione si trova nel nord che ha anche uno sbocco in mare, a Port Said, nel Mar Rosso. Ciò rende, di fatto, sotto questo aspetto, la neonata nazione totalmente dipendente dal Sudan. Il tutto aggravato dalla quasi assoluta assenza di rete stradale nel sud (in questa zona vi sono solo 60 km di strade asfaltate su un territorio doppio rispetto all’Italia!) e dalla totale mancanza di impianti per la produzione di energia elettrica. Fino al 9 luglio 2011 nord e sud avevano un accordo in base al quale i proventi petroliferi venivano pariteticamente divisi tra loro ma, dal giorno della indipendenza del Sud Sudan, questo accordo è scaduto e, a tutt’oggi, nulla è stato deciso. Altro motivo di tensione tra le due aree, che potrebbe determinare un ritorno all’uso delle armi, riguarda anche il controllo di alcune zone sul confine comune, tra le quali il Sud Kordofan e le Montagne di Nuba, che si è scoperto essere ricche di oro, rame, acqua e nuovi giacimenti petroliferi ancora non sfruttati. Una immensa fonte di profitti per i quali nessuna delle due parti, in caso di mancato accordo, esiterebbe a fare nuovamente ricorso alle armi. Per quanto riguarda la situazione umanitaria e i diritti dell’uomo il Sud Sudan, anche in conseguenza delle due guerre civili che l’hanno martoriata per quasi 50 anni può sicuramente dirsi tra le più gravi e compromesse del continente africano e nonostante gli sforzi della comunità internazionale che continua ad inviare missioni di pace e di assistenza sanitaria ed economica la situazione non accenna a migliorare se non in termini minimi. Solo una decisa e seria volontà di pace tra le due nazioni, e principalmente accordi economici corretti e duraturi, magari accompagnati da un ricambio generazionale della classe dirigente che abbia veramente a cuore il bene della gente, potrà ridare speranza di un futuro migliore a questo paese. -4- OCCHIO ALLE LETTURE PER RAGAZZI Alessandra Angeli Qualche giorno fa mi sono soffermata su un libro che mio figlio tredicenne stava leggendo: maghi, demoni, cimiteri e roba del genere. L'impatto negativo è stato poi ampliato quando ho letto nomi legati alla Sacra Bibbia come Gerusalemme, Nataniele, Salomone, consacrazioni a non so bene che cosa…. "Me l'ha prestato un compagno" mi ha risposto il ragazzo quando gli ho chiesto da dove uscisse. "È molto divertente perché questo demone fa un sacco di battute e di scherzi". Era già al terzo volume della saga, ormai aveva letto abbastanza. "Ok, finiscilo pure però ascoltami. Stai attento perché non è un libro sano. Tutti questi riferimenti biblici dove vanno a parare? Perché mischiare il sacro con storie di demonietti, seppur presentati in veste goliardica? Entrare in simpatia con questi strani personaggi ed il mondo della magia non è prudente, la stessa Bibbia ce ne mette in guardia (Re 21,6). Ora sembra una lettura innocua, ma qualcuno potrebbe rimanerne affascinato, andando oltre. Con Internet è un attimo. Oppure questa simpatia per ora marginale, in un momento di difficoltà della vita, potrebbe indirizzare verso persone o situazioni negative e pericolose. Leggi con spirito critico. Ma l'autore che aveva in testa per tirar fuori questi contenuti? Secondo te, che ispirazioni interiori avrà seguito, tendenti alla luce o alle tenebre? Possibile che non abbia trovato argomenti migliori, volendo scrivere storie per ragazzi? Pensaci e dillo anche al tuo amico". Ma dove sono finiti i Salgari, i Verne, i Dumas e tanti altri? Ora va tanto questo magico fantasy, condito di maghi, fate e demonietti, nonché vampiri: tutti presentati come dei gran simpaticoni! Chi ci pensa a controllare la narrativa per ragazzi! Dai per scontato che siano libri adatti, con contenuti adeguati, invece diventa necessario capire di cosa parlano e che messaggi lasciano. Anche voi ragazzi, occhio! Ricordatevi che il male non si mostra in tutto il suo orrore perché tutti fuggirebbero terrorizzati. Cerca di fare amicizia sotto mentite spoglie, insinuandosi poco a poco nella vita di ciascuno. A buon intenditor poche parole…. QUANDO SI VIENE ALLA LUCE, ANCHE IL TERRAZZO LO AVVERTE Sandro Morici Siccome a noi sta molto a cuore il tema della vita, con le sue variopinte fasi evolutive (dalla culla alla poltrona), vogliamo riprenderlo con le solite sfumature autobiografiche, ma anche con visione allargata, rivolgendo lo sguardo alla meravigliosa natura che ci circonda, ai fenomeni e ai processi determinanti il suo sviluppo e la sua dinamicità, tutti scaturiti all’inizio del tempo da un primo battito creativo che rispondeva all’appello di Dio. Le prime pagine della Bibbia infatti e i primi versetti del libro della Genesi ci descrivono questo momento con tocchi magistrali: la creazione di cielo, terra e acque, di luce e tenebre, di germogli e di frutti, di esseri viventi di specie diverse, dell’uomo e della donna. La vita che ancora oggi esplode in ogni angolo di mondo, malgrado malvagi tentativi di manipolazione fisica (macro e microscopica) e talvolta psicologica, ha del sensazionale, se si pensa al superamento delle proibitive condizioni ambientali, territoriali, socio-economiche in zone come quelle del Corno d’Africa, nelle pianure alluvionali del centro dell’India, sui picchi delle Ande e via dicendo. E la lotta alla sopravvivenza non risparmia neppure alcune specie animali: classici sono i cortometraggi sulle tartarughe comuni, appena fuoriuscite dal guscio delle loro uova, che in una corsa disperata debbono raggiungere il mare per evitare di finire tra gli artigli o le fauci di predatori spietati. Chi di noi non ha avuto esperienze riguardanti la venuta al mondo di una qualsiasi creatura? Quante volte sul terrazzo di casa abbiamo assistito allo sbocciare di un fiore di hibiscus dalla sera alla mattina o allo spuntare di una minuscola gemma sul ramo di un rampicante? Chi non ricorda le colorite lezioni di scienze naturali sul tema della riproduzione? E qui vorrei portare ad esempio la felice vicenda della “contessa” Mara e del mio caro amico Vincenzo. Nel momento in cui la sua stupenda lupa, di nome Mara appunto, aveva deciso di mettere al mondo una cucciolata di lupacchiotti, lui l’ha presa con sé, l’ha assistita con incomparabile delicatezza per un’intera notte e, nelle vesti di improvvisato ostetrico, ha partecipato alla nascita di cinque batuffoli pelosi, battezzati immediatamente come “i miei pucci” e poi chiamati singolarmente con il nome dei suoi migliori amici. Li ha svezzati ed ha tenuto nella sua famiglia due di loro per oltre dodici anni, facendo da tutore e dedicando loro cure amorevoli fino alla fine. Personalmente invece mi e´capitato di essere presente al parto di un vitellino in una calda serata di luglio di alcuni anni fa. Stavamo passeggiando tra le stradine di Burgusio, un paesino dell’Alto Adige situato a 1000 metri di altitudine, allorche´siamo stati attratti da una certa agitazione all’interno di una stalla piena di mucche. Il veterinario ci ha fatto un segno e dopo una buona mezz’ora abbiamo potuto accarezzare il neonato già ritto sulle sue esili zampe. Quando poi pensiamo al genere umano, dobbiamo convenire che la nascita di un figlio o di un familiare rimane impressa per sempre nella memoria. Chi sperimenta la maternità vive sicuramente sensazioni ed emozioni intense. Per l’uomo è ovviamente diverso. Per me, mentre stavo dietro la porta della sala parto attendendo con un forte senso di ansia di diventare padre per la prima volta, è stato un momento di gioia immensa appena ho sentito chiaramente il vagito del nuovo esserino che in modo deciso affermava al mondo: “Ci sono anch’io!”. L’ostetrica ha aperto la porta -... sapeva che io stavo lì incollato col fiato sospeso e l’espessione pallida e attonita – e mi ha gridato in faccia: “Complimenti, e´una femminuccia!”. Il miracolo del dono della vita era compiuto: era aprile e sul terrazzo di casa primule ed anemoni sbocciavano allegri in piccoli vasi. Quel miracolo si sarebbe ripetuto, con analoghe sensazioni liberatorie, con la venuta alla luce della seconda figlia. Era luglio inoltrato e alla calda luce dei lumi del terrazzo due piccoli gechi, mentre andavano a caccia di insetti notturni, mi guardavano per felicitarsi. Qualche anno dopo, alla nascita della terza figlia, in piena notte e con i corridoi deserti, il medico di guardia capi´che ero ormai un papà “maturo” e mi permise di entrare in sala parto e di baciare subito mamma e neonata. Per la gioia straripante non mi trattenni dall’abbracciare anche il bravo specialista e un paio di infermiere lì presenti. Era maggio e sul terrazzo di casa in quei giorni era un tripudio di colori e di profumi. In età più avanzata il coinvolgimento emotivo mi raggiungeva fin dentro le vene, ma in modo diverso: la nascita del primo - e, ahimè, ancora unico - nipotino faceva sorgere nuove passioni, contribuendo enormemente a rinsaldare affetti familiari e legami intergenerazionali. Era dicembre e faceva freddo ma in un angolo del terrazzo un timido uccellino veniva a piu´riprese a beccare il suo miglio, lanciando segnali di augurio. Senza alcun dubbio la novità di una nuova vita crea focolare, dà speranza, impegna su nuovi fronti di responsabilità, stimola in rinnovati giochi di squadra. E comunque in quel momento, secondo l’antica legge di natura, la specie, sia essa umana che animale o vegetale, si arricchisce evolutivamente. Nascere è dunque un magnificare la sacralità e la dignità della vita. Purtroppo le societa´attuali vanno orientandosi verso posizioni di relativismo etico che potrebbero sconvolgere i complessi equilibri naturali della vita nel pianeta. È nostro compito difenderli nel senso più profondo e nei loro valori ontologici. A noi cristiani, educati ed impegnati ad essere nel mondo e non del mondo, è sufficiente ripetere a voce alta una semplice esortazione, assolutamente attuale, contenuta nella lettera enciclica Evangelium Vitae del beato Giovanni Paolo II, emessa nel lontano 1995: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana. Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità. -5- MI HAI TESSUTO NEL SENO DI MIA MADRE Luigi Guidi “Sei Tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre.” (Sal. 139,13) Ancor prima di lasciare, tra i dolori del parto, il seno materno e venire alla luce, noi siamo creati dalla Luce vera e messi in questo mondo per meritare di tornare un giorno e per sempre alla Luce dalla quale veniamo. Per ciascuno di noi c'è stato un glorioso momento, interamente opera di Dio, in cui siamo stati tratti dal nulla e abbiamo cominciato ad esistere. Dio, nella Sua infinita carità e sapienza, ha pensato da sempre ciascuno di noi e, per mezzo del Verbo eterno del Padre (cfr. Gv. 1, 1-3), ci ha voluto donare la vita. Esiste dunque un legame sovrannaturale che vincola l'anima a Dio, suo Padre e creatore, in qualche modo analogo (ma non uguale) a quello che c'è tra genitori e figli. Le differenze tra Dio e noi sono sostanziali: "Dio è infallibile. "Dio è un Padre infinitamente buono e il migliore Padre possibile. "La volontà di Dio nei nostri confronti è necessariamente e infallibilmente una volontà di bene. Così come per lungo tempo il bambino neonato o comunque piccolo non è consapevole del proprio rapporto con la madre e il padre, e perciò è totalmente abbandonato nelle loro braccia, allo stesso modo in questo tempo l'anima riposa in Dio senza esserne cosciente. È di vitale importanza, per la sua salute psichica, che il bambino nelle varie fasi evolutive si senta amato dai propri genitori. Ancor più è importante che l'anima, chiamata a scegliere liberamente se amare Dio o no, acquisti progressivamente consapevolezza del proprio rapporto con Dio e che si senta amata da Dio, che si renda conto del rapporto sovrannaturale Padre-figlio che la unisce a Dio, così come nell'ordine della natura il bambino "appartiene" ai suoi genitori. Se si comprende bene l'esistenza e la natura di tale rapporto sovrannaturale, diventa molto più facile amare Dio che non amarlo. Non c'è - credo - un motivo specifico per cui i figli di solito amano i propri genitori. Un figlio ama la madre e il padre per il semplice fatto che quelle persone sono sua madre e suo padre. Analogamente, e a maggior ragione, noi dovremmo trovare naturale amare Dio per il fatto puro e semplice che Dio è nostro Padre. È ovvio che questo non è l'unico motivo, ma a mio parere è il più importante. Forse in questa correlazione figlio-genitore e anima-Dio si può intravedere se non l'unica ragione profonda, una delle ragioni profonde per cui Dio considera un delitto grande non amare o addirittura gettare il disonore sui propri genitori: "Onora il padre e la madre." Amare i genitori conduce in modo misterioso nel cuore della fede, all'amore dell'anima per Dio, per quella analogia già menzionata. Più volte Gesù ha detto a chiare note che dobbiamo concepire Dio come nostro Padre. Ci ha insegnato a rivolgerci a Dio, nella preghiera, chiamandolo "Padre nostro" (e nella parola “nostro” c'è il mistero che siamo tutti fratelli). Con un'iperbole, ha detto "…non chiamate nessuno vostro padre sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli". Egli stesso si è rivolto al Padre chiamandolo "Abbà", "Papà". Ci ha lasciato la parabola del figliol prodigo, la cui figura centrale e indimenticabile è appunto il padre, Dio. Gesù ci insegna dunque che la vera relazione tra Dio e l'anima è quella che intercorre tra un Padre infinitamente buono e la propria creatura infinitamente amata: in una parola, è una relazione d'amore. Vediamo allora in che modo Dio ci ama: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?" (Is. 49,15). "…pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi?" (Gc. 4,5). Un amore viscerale, dunque, addirittura geloso che nasce dalle "profondità" di Dio e che pretende da noi un amore altrettanto esclusivo: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la tua mente" (Mt. 22,37) è la sintesi del Primo Comandamento. L'Amore di Dio per noi ha come fine la nostra felicità eterna, e dal momento che tutta l'umanità è stata coinvolta nelle conseguenze del peccato originale, a causa del quale ciascuno di noi è per natura incline al male, la nostra felicità eterna si pone in termini di salvezza (dalla possibilità della dannazione eterna). Questo Amore è possibile vederlo lungo l'arco dell'Antico Testamento come instancabile azione di Dio nell'educare e seguire il Suo popolo, e trova la massima espressione visibile in Gesù crocifisso, un Amore che è totale sacrificio di sé per la persona amata (tutti noi). Scrutando in se stesso, nella propria vita e nella propria fede ciascuno di noi deve saper vedere l'instancabile azione di Dio e del suo Amore di Padre. Bisogna chiedersi chi è Dio per noi. Bisogna essere convinti, sulla base del proprio vissuto esistenziale e di fede, che Dio ci segue in ogni momento della nostra esistenza con Amore instancabile ed esclusivo, e si occupa e preoccupa per noi proprio "…come se fossimo l'unica persona al mondo" (cito da una frase della Venerabile Madre Speranza di Gesù in relazione, appunto, al modo in cui Dio ci ama). L'amore che noi dobbiamo avere per Dio si concretizza nell'evitamento di ogni forma di peccato, motivato dal fatto che il peccato è inviso a Dio, e nell'esercizio delle virtù cristiane, innanzitutto la carità, cosa possibile solo dopo aver messo in croce i nostri vizi, le nostre passioni, in una parola dopo aver messo in croce noi stessi. È questo che rende capaci di amare noi stessi e il prossimo, unico modo che abbiamo per amare Dio. Nel nostro tempo, con il fiorire di dottrine e prassi strampalate è facile illudersi di fare la volontà di Dio o addirittura amarlo seguendo in realtà vie che sono buone scorciatoie verso la morte dell'anima. Nessuno troverà mai Dio in virtù dei propri sforzi, per quanto erculei e titanici possano essere, è sempre Dio che si manifesta per primo e si lascia trovare da ciascuno di noi. Tutto ciò che noi possiamo e dobbiamo fare è rispondere liberamente e generosamente alla Sua chiamata. Per questo motivo amare Dio, e riconoscere la Sua paternità su di noi, significa credere alla Sacra Scrittura, osservare i Comandamenti (cfr. Mc. 10,1719; Gv. 14,21), obbedire ai pronunciamenti dogmatici della Chiesa come istituzione voluta da Gesù (cfr. Mt. 16,18-19), riconoscersi peccatori (cfr. Gv. 16,711; 1Gv. 1, 8-10). E, beninteso, volersi correggere. -6- LA RINASCITA DI GIUSY VERSACE NASCERE Maria Rossi Cesare Catarinozzi “Nascere per caso, Nascere donna, Nascere povera, Nascere ebrea : è troppo in una sola vita” (Edith Bruck) Beh, devo riconoscere che non è una lirica particolarmente ottimista. È una poesia, però, che ho fatto spesso commentare ai miei studenti e vi assicuro che - negli anni - alcuni svolgimenti sono stati veramente belli; i primi quattro versi indicano infatti alcune realtà spesso causa di profonda infelicità e, per chi ha vissuto i campi di concentramento come l’Autrice (nella foto, ndr), di grande dramma. Non sono nata ebrea, non sono nata povera, sono una primogenita molto desiderata da due giovani sposi (28 anni lui e 25 lei) dopo un primo aborto spontaneo e, soprattutto, non ho mai considerato l’essere donna una diminuzione. Anzi! Ma sono nata a Roma, negli Anni Cinquanta e, quindi, riconosco che è facile da dire. Voglio parlare però oggi di un nuovo modo di “nascere”, un modo per noi tutti – di famiglia cattolica, nati a Roma e in Italia e battezzati da piccoli – quanto meno un po’ diverso, “curioso” e molto bello. Il nascere di coloro che scelgono il Cattolicesimo e Gesù da adulti. Il nascere dei catecumeni. Li ho scoperti a livello personale, avendoli solo “studiati” come molti di noi, (ricordate quando la Domenica dopo Pasqua era la Domenica in Albis e non della Misericordia? Quando i catecumeni deponevano la veste bianca); li ho scoperti veramente, dicevo, quando un mio ex alunno a cui voglio molto bene, finito il liceo, al primo anno di università mi chiese di fargli da madrina. Gli avevo insegnato Italiano e Latino al liceo, scriveva benissimo (ma poi, ahimé, ha scelto Ingegneria) e, quando mi ha cercato per dirmi la sua scelta, mi sono commossa. È stata un’esperienza nuova e molto bella quella di accompagnare un giovane a ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, quelli che ci fanno entrare nella comunità. Ed allora, con lui, ho scoperto che a Roma, nella nostra Diocesi, sono tanti quelli che ogni anno si convertono al Cristianesimo. In un tempo in cui i big di spettacolo e televisione scelgono il Buddismo, sette varie o altre religioni… un ragazzo iscritto a Ingegneria e sua sorella hanno scelto di diventare cristiani e per farlo hanno camminato per due anni. Niente male! E pensare che anche Richard Gere (per me, un mito) è diventato buddista! Adesso sto vivendo un’altra esperienza altrettanto importante. Don Paolo mi ha affidato l’anno scorso una signora giapponese, poco più grande di me che, nella notte di Pasqua del 2012, riceverà i Sacramenti ed entrerà nella Chiesa cattolica. A San Pio X; nella nostra parrocchia. Sono stata molto in crisi, quando me lo ha chiesto: non mi sentivo all’altezza e ancora oggi mi domando se riesco veramente a trasmettere la bellezza e l’amore di Gesù a Junko. È ovvio che, prima di scrivere di lei, glielo ho chiesto e lei si è fidata. Junko si “fida” di me, di don Paolo, della nostra parrocchia, della Chiesa, di Gesù. Il cammino che stiamo facendo arricchisce me molto più di lei, perché - confrontarsi con una donna adulta, che ha girato il mondo, che ha la sua cultura e le sue esperienze - stimola e arricchisce prima di tutto me. Non ne parlerei, ma lei mi ha autorizzato a farlo. Lei, che mi ha detto che la realtà che l’ha affascinata di più del Cristianesimo è stato l’Amore che Padre, Figlio e Spirito hanno per l’uomo; il sentirsi una figlia amata e desiderata, unica e speciale… Spero che veniate in tanti la notte di Pasqua a far festa a, e con, Junko che diventa cristiana per scelta! Noi che siamo cresciuti in questa realtà, noi che diamo per scontate tante cose, noi che, giudicando e criticando alcuni uomini di chiesa, non riusciamo ad andare oltre, a pensare a Dio-Amore, a quel Dio che è Ciò che colpisce ancora e che porta ragazzi e ragazze, uomini e donne a “nascere” al cristianesimo ancora oggi. Auguri Junko! La notte dell’8 aprile “nascerai” nuovamente, con i tuoi anni, con tua figlia accanto, con la tua vita. Nascerai come un bambino piccolo ma molto più ricca di esperienza: questo è il miracolo della conversione. -7- Giusy è una ragazza bellissima, indipendente e in carriera. Sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, mentre lei è al volante, nel 2005, si abbatte un acquazzone: in un incidente ella perde gli arti inferiori. Ma Giusy ha una tempra eccezionale, illuminata dalla Fede, che la aiuta a vincere la paura e la rabbia. La Fede è per Giusy un'amica, è certa che per ognuno di noi esista un disegno divino, che noi non possiamo cambiare. Possiamo però scegliere come affrontare ciò che ci capita, accettando la vita. Non è stato facile per lei riprendere a camminare: ha dovuto fare i conti con il dolore fisico, oltre quello dell'animo. Ma ce l'ha fatta. Ha ripreso il suo lavoro nella moda ed è divenuta campionessa di atletica leggera, un Pistorius al femminile; parteciperà alle Paralimpiadi di Londra nel 2012. È la prima donna in Italia a correre senza due gambe. È fidanzata da tre anni con un uomo anche lui amputato ad una gamba, che gli ha trasmesso l'amore per la corsa, mentre lei aveva un po' paura di indossare quelle "lingue" di carbonio apparentemente così instabili. Giusy riconosce l'importanza della famiglia e degli affetti, che le hanno dato la forza di reagire. Oggi è presidente dell'associazione "Disabili No Limits", che mira a procurare protesi anche a coloro che non possono permettersele. In Italia ci sono 250.000 disabili agli arti inferiori e ogni anno questa cifra cresce. Il 90% dei disabili, tuttavia, non gode di una copertura da parte del Sistema Sanitario Nazionale, valida per ottenere una protesi, che consenta la completa riabilitazione ed il reinserimento sociale. Chi ha subito un incidente sul posto di lavoro riceve gratuitamente ciò che gli occorre dall'INAIL. Non è così per gli invalidi civili, che ricevono protesi di gran lunga migliorabili. "Disabili No limits", grazie alle donazioni, fornisce protesi valide anche a chi non può permettersele ([email protected]). Giusy è diventata anche volontaria dell'UNITALSI ed aiuta i malati che si recano a Lourdes. Sono amico virtuale di Giusy e la ringrazio per essermi stat vicina, con la sua sensibilità, in occasione della scomparsa di mio padre. Spesso il Signore può farci attraversare nella vita prove molto difficili, ma ricche di senso. CONSIDERAZIONI DI UN NONNO SULLA VITA CHE NASCE Francesco Tani Da due anni sono nonno e faccio il nonno. Questa esperienza e la passata esperienza della paternità che, pur se in modo diverso ma sempre con forte intensità, hanno dato una nuova caratterizzazione alla mia esistenza, mi hanno portato ad alcune considerazioni. La nascita è un evento sconvolgente e lo è per molti motivi. La prima cosa che sconvolge è la meraviglia, direi il miracolo della vita. Lo stupore che ti coglie di fronte a questo evento, di fronte a questo piccolo essere che esiste, si muove, urla, ha fame, vuole la tua attenzione ed il tuo affetto. Viene da te ma è altro da te. E devi subito essere capace di considerarlo e rispettarlo come altro da te se vuoi che cresca come se stesso, come creatura unica di Dio che, con la tua collaborazione, ti ha fatto questo dono: non lo devi mai considerare come "cosa tua". Il secondo motivo che sconvolge è, specie per il primo figlio, un drastico cambiamento nella vita della famiglia. Se vuoi rispettare anche le esigenze di questo nuovo venuto, di questa persona che hai voluto, che ti è stata donata e che hai accolto devi rivedere anche le tue esigenze. I suoi orari e le sue necessità hanno spesso preminenza rispetto ai tuoi e comunque con i tuoi vanno conciliati, la vita non è più a due e va riorganizzata. Resta però importante e necessario trovare gli spazi ed i tempi anche per la coppia, per rafforzare, consolidare, reindirizzare, approfondire e ulteriormente migliorare il rapporto, a seguito di questo stupendo evento che dalla coppia ha origine. In un mondo in cui i genitori sono spesso entrambi impegnati con il lavoro, cambia anche la vita dei nonni. Chiamati a fare la loro parte perché va bene anche il nido purché non sia in dosi massicce. È infatti importantissimo, per la crescita umana e psicologica, il tempo vissuto nell'ambito familiare, in casa, con qualcuno disponibile a "giocare" con lui. Giocare, infatti, vuol dire imparare a conoscere le cose, le parole, il mondo che ci circonda; e va fatto insieme a qualcuno che guida non invasivamente, ma con presenza, con affetto, fornendo stimoli. Un terzo motivo che sconvolge e che, però, ripaga in modo incomparabile l'impegno e le rinunce, è il fatto che questa nuova vita apre a una nuova modalità di amare. Il piccolo, anche piccolissimo, è capace di capire, di "sentire", se lo ami ed esprime di rimando il suo amore e la sua fiducia fino anche all'abbandonarsi. La delicatezza e l'intensità di questo amore e dell'amore che ti chiede aiutano a capire anche l'amore che il Padre ha per noi ed a capire come rispondere al Suo amore. È un amore senza remore, senza sovrastrutture, senza retroterra intellettuali e culturali: amore puro, totale. Un'altra cosa che sconvolge è il compito di "educare" questa nuova vita che ti è affidata. Io sono convinto che i primi anni di vita siano fondamentali per la formazione di una persona, soprattutto per quanto riguarda il carattere, la psicologia, il senso di sé ed alcune abilità. Di errori se ne possono fare tanti, ma credo che se si riesce a tenere sempre presenti alcuni punti fondamentali e cercare sempre di conformarsi ad essi, si può fare qualcosa di buono. Educare viene dal latino "e ducere", "tirar fuori": cioè capire le qualità, le abilità del piccolo e farle crescere e maturare. Rispettarlo è fondamentale anche quando è piccolo, perché è una persona e come tale va considerata: rispettiamolo come rispettiamo un adulto. Essere fermi sui valori, essere coerenti, saper mantenere i si ed i no, che devono esserci anche se non troppi, è un altro elemento da avere sempre in mente, insieme ad un comportamento che sia consono a quanto proponiamo. E sempre, anche nelle correzioni, non facciamo mancare sensibilità ed affetto, perché all'amore si risponde con l'amore. La osservazione di questo primo nipote, infine, mi ha portato anche ad una considerazione su me stesso. Vedo in lui una continua applicazione ad apprendere, una grande curiosità nelle cose, la ricerca di nuove abilità che vengono esercitate fino alla loro acquisizione, la appropriazione e l'uso di parole e concetti, la capacità di capire e proporre lo scherzo e la risata, la gioia anche nelle piccole cose, le domande "cosa è questo" ed ora anche "perché?" E mi sono detto: se vuoi rimanere vivo prendi esempio da lui: non smettere di cercare, non fermarti a quello che hai acquisito, anche nel rapporto con Dio, sii curioso delle cose, domandati perché, migliora le tue capacità e le tue abilità. Ed anche se alcune cose non sei più in grado di farle lavora su quelle che puoi ancora fare. Prendi esempio da lui ed anche da lui continua ad imparare. La semplicità, la lealtà, la curiosità, la disponibilità ed il modo di amare di un piccolo fanno capire appieno perché Gesù ha detto "sinite parvulos venire ad me". -8- IL PRIMO VAGITO Giancarlo Bianconi Udita sull’autobus: “Il primo vagito del neonato altro non è che il primo passo verso la tomba.”. Questa battuta, quasi un inappellabile verdetto, debbo confessare mi ha fatto, come si suol dire, gelare il sangue nelle vene. Non mi era mai capitato, infatti, di trovarmi di fronte ad una visione così disperata e raggelante della vita, e, in particolare poi, proprio con esplicito riferimento a uno dei momenti più struggenti della nostra esistenza: quello dell’inizio di una nuova vita. “Ma come - riflettevo tra me e me - quello che è (o, meglio, dovrebbe essere per tutti, come forse erroneamente ritenevo sino a un attimo prima) uno dei giorni più belli della nostra esistenza - se non addirittura il più bello - senti tu, invece, come da parte di alcuni viene sentito”. Certo - sono stato costretto a riconoscere con me stesso - non può disconoscersi che, volendo spaccare il pelo in quattro come si dice, in fondo-in fondo quello sconosciuto non aveva poi tutti i torti: il primo vagito, infatti, non è altro che l’inizio di un cammino che, presto o tardi (“meglio tardi, tanto non c’è nessuna fretta” diceva un vecchio e simpaticissimo parroco), avrà una fine e, quindi, è anch’esso incontrovertibilmente interpretabile in questo modo. Ma che tristezza, santo cielo! Ad ogni modo, forse per via della giornata atmosfericamente uggiosa, con una pioggerellina che cadeva fastidiosissima, tale cioè da non predisporre l’animo a serene congetture, l’immediata mia reazione emotiva all’udire una tale asserzione è stata quella di un grande fastidio. Ma subito dopo mi sono rammaricato di questa mia ingenerosa sensazione. E allora mi è venuto spontaneo domandarmi quale potesse essere l’origine di una così irrimediabilmente negativa visione della vita. E ho azzardato subito una spiegazione, forse un po’ troppo precipitosa, ma quasi certamente non molto lontana dalla realtà: quella persona - ho pensato - deve aver avuto una vita non propriamente serena, tanto per usare un’espressione eufemistica, anzi... anche piuttosto travagliata azzarderei. Chissà quali e quanto amare e disperanti esperienze hanno irrimediabilmente segnato la sua esistenza in modo così assoluto tanto da farle insorgere una siffatta negativa visione della vita. Povero lui! Povero lui anche perché è certamente una persona di poca o punta fede. In situazioni del genere, infatti, la fede è l’unico rifugio da cui ricevere conforto e calore, e la preghiera la sicura risorsa da cui attingere tutte le forze necessarie per superare ogni difficoltà. Non si può immaginare (“’ntendere non lo può chi non la pruova” direbbe Dante) quanto grande può essere la consolazione che si riceve dalla preghiera sin dal momento in cui ci si abbandona fiduciosi. Quasi si nasce a nuova vita e tutto appare meno tenebroso e meno irrimediabile, e... quasi sicuramente lo è. RINASCO OGNI DOMENICA Marco Di Tillo Rinasco ogni domenica, quando mi alzo dalla panca di legno su cui sono seduto e mi dirigo lentamente verso l'altare. Quando arrivo lì, chino la testa, il sacerdote porge l'ostia consacrata, mi guarda e dice "Corpus Christi". Io chiudo per un momento gli occhi, rispondo "Amen", poi apro la bocca e, finalmente, Gesù entra dentro di me. Magia. Gioia. Un fiume di purezza e di energia. E' come prendere centomila Vov. Ve lo ricordate il Vov? Quel superalcoolico che andava di moda anni fa a base di uova, zucchero e Marsala ? Lo chiamavano anche "bombardino" in gergo, proprio per la sua forza esplosiva. Be', altro che Vov, Gesù! Ecco, rinascere ogni domenica non è male per niente. Okay, mio padre va a messa tutte le mattine da anni. E pure il mio amico Giancarlo Rossi e tanti altri ancora. Lo so. Loro vanno meglio, loro forse rinascono tutti i giorni. Beati loro. Però a me la rinascita settimanale piace, mi fa bene. Durante la settimana faccio in tempo a vivere tutti i gradini up and down della scala umana, ovvero i problemi sul lavoro, a casa, con i figli, con i parenti e poi, naturalmente, ci sono la fretta, il traffico, le file alla posta, le file in banca, le file al supermercato, il motorino che si è rotto e ti lascia per strada, la scuola da pagare, la luce da pagare, il gas da pagare, le carte che si accumulano sulla scrivania, gli amici che abitano dalla parte opposta della città e che non riesci mai a vedere, i pensieri, i bestemmiatori che ti gridano accanto, il padre coi baffi che alla cresima del figlio masticava sempre gomma americana, non guardava mai l’altare per tutta la durata della cerimonia e scattava foto al suo “bambino” nonostante il divieto a farlo ripetutamente imposto da don Paolo, le brutte facce che ci sono in giro in questa città e che mettono sempre più paura (avete visto quanti omicidi quest'anno?). Insomma up and down, su e giù, la normale vita di un uomo in una grande metropoli, niente di più, niente di meno. Si, va bene, la sera, prima di chiudere gli occhi, c'è per fortuna il momento della preghiera, del pensiero per tutte le persone care e pure per quelle meno care. Ma come farei senza il mio Vov della Domenica? Ogni domenica, in particolare, ringrazio Dio di avermi riportato a lui, di avermi aiutato a ritrovare la strada. Gli chiedo di perdonarmi perché sbaglio un sacco, perché a volte sono distratto da cose superficiali, perché a volte mi allontano dalla giusta rotta, perché non ascolto i consigli degli altri. Lui è lì, è sempre lì. Mi concede il grande onore di offrirmi il corpo di suo figlio, per purificarmi, per aiutarmi, per salvarmi e per avvicinarmi sempre di più alla vita eterna al suo fianco, se me lo meriterò alla fine. Chi lo farebbe? Chi è così Abramo da sacrificare il proprio figlio ? Noi siamo spesso presi da pensieri molto terreni che ci sembrano tanto importanti. Ma il pensiero di Gesù che entra dentro di noi è semplice, eppure, per molti, così poco importante. Mi fa venire in mente un famoso romanzo di fantascienza di Ray Bradbury, "Cronache marziane", in cui i terresti arrivano finalmente su Marte con un'astronave e vanno a bussare alla porta di una signora marziana che sta preparando una frittata e non ha tempo per loro. "Siete terrestri? Ah, si va bene. Scusatemi un momento ma c’ho le uova sul fuoco", risponde la simpatica marziana, lasciando gli astronauti di sasso. Ho visto che il concetto è stato rovesciato in un recente film italiano del regista Gianni Pacinotti, "L'ultimo terrestre", con gli alieni che arrivano sulla terra e a nessuno importa, la notizia viene passata solo sul tg3, verso la fine della trasmissione. Eppure si tratta, in entrambi i casi, di un fatto eccezionale: i terrestri su Marte e gli alieni sulla terra. Ma a nessuno importa. Tutti sono troppo presi dalle proprie importantissime faccende quotidiane per potersi semplicemente stupire. Così è per Dio, e per suo figlio Gesù. Fatti eccezionali che molti "lontani" non riescono neppure a cogliere, presi come sono dalle loro fondamentali cose da fare. -9- LE STIMMATE DI SAN FRANCESCO Cesare Catarinozzi Correva l'anno 1224. S. Francesco d'Assisi, due anni prima di morire, voleva trascorrere nel silenzio e nella solitudine quaranta giorni di digiuno in onore dell'arcangelo S. Michele. Era, del resto, abitudine del Santo d'Assisi ritirarsi, come Gesù, in luoghi solitari per attendere alla meditazione ed all'unione intima con il Signore nella preghiera. Sapeva, infatti, che ogni apostolato era sterile se non sostenuto da una crescita spirituale della propria vita interiore. La Verna era uno di questi e certamente era quello che il Santo prediligeva. Già all'epoca di Francesco era un monte selvaggio. Esso era proprietà del conte Orlando da Chiusi di Casentino, il quale, nutrendo una grande venerazione per Francesco, volle donarglielo. Qui i frati del Poverello vi costruirono una piccola capanna. In quel luogo Francesco era intento a meditare, per divina ispirazione, sulla Passione di Gesù quando avvenne l'evento prodigioso. Pregava così: "O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti prego che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell'anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione, la seconda si è ch'io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori". La sua preghiera non rimase inascoltata. Fu fatto degno, infatti, di ricevere sul proprio corpo segni visibili della Passione di Cristo. Fu Gesù stesso, nella sua apparizione, a chiarire a Francesco il senso di tale prodigio: "Sai tu… quello ch'io t'ho fatto? Io t'ho donato le Stimmate che sono i segnali della mia passione". A proposito ancora dei segni della Passione, il primo biografo del Santo, l'abruzzese Tommaso da Celano, nella sua "Vita Prima di S. Francesco d'Assisi", sosteneva che "era meraviglioso scorgere al centro delle mani e dei piedi (del Poverello d'Assisi), non i fori dei chiodi, ma i chiodi medesimi formati di carne dal color del ferro e il costato imporporato dal sangue. E quelle stimmate di martirio non incutevano timore a nessuno, bensì conferivano decoro e ornamento, come pietruzze nere in un pavimento candido". Nonostante le ampie descrizioni e resoconti ed il fatto che vi fossero numerosi testimoni oculari delle stigmate, non può tacersi la circostanza he la bolla di canonizzazione di S. Francesco del 19 luglio 1228 "Mira circa nos", risalente ad appena due anni dopo la morte del Santo, non ne faccia alcun cenno. Non mancarono in verità, già da parte di alcuni contemporanei, contestazioni ed opposizioni, ritenendo quei segni impressi nelle carni del Patrono d'Italia frutto di una frode. Lo stesso Gregorio IX, prima di procedere alla canonizzazione di Francesco, pare nutrisse dei dubbi riguardo a quel fatto prodigioso. La Chiesa, comunque, dopo maturo giudizio, con ben nove bolle pontificie, susseguitesi tra il 1237 ed il 1291, difese la realtà delle stigmate di Francesco, senza peraltro esprimere un'interpretazione definitiva del fenomeno, la cui genesi è soprannaturale e deriva dall'Amore. Non a caso un dottore della Chiesa, S. Francesco di Sales, nel suo "Trattato dell'amor di Dio" del 1616, metteva in relazione le stigmate del Santo d'Assisi con l'amore di compassione verso il Cristo crocifisso, affermando che quest'ultimo trasformò l'anima del Poverello in un "secondo crocifisso". S. Giovanni della Croce aggiungeva che le stigmate sono la manifestazione, la conseguenza della ferita d'amore e che per renderle visibili occorresse un intervento soprannaturale. La Chiesa riconobbe la straordinarietà del fenomeno verificatosi nel 1224, inteso quale segno privilegiato concesso da Cristo al suo umile servo di Assisi, anche da un punto di vista liturgico, inserendo la ricorrenza nel calendario. Papa Benedetto XI, infatti, concesse all'Ordine Francescano ed all'intero Orbe cattolico di celebrarne annualmente il ricordo il 17 settembre. OGNI VITA CHE NASCE CI DICE CHE… Celina Mastrandrea “Ogni bimbo che nasce ci dice che Dio non è ancora stanco degli uomini!” L’ho letto su un bigliettino augurale tanti anni fa e non l’ho mai più dimenticato, anzi… Da quel giorno quando contemplo lo sguardo “indefinito” ma profondo di un bimbo appena nato mi commuovo. Mi piace infatti perdermi nel pensiero che l’ultima “realtà” che quegli occhi hanno ammirato prima dell’avventura in questo mondo è stata la gloria di Dio! E forse per questo sono sempre belli e ci attirano gli occhi dei piccoli calamitandoci, è questo il “segreto” del loro fascino?! Questo ci dice la loro innocenza, mitezza e abbandono… Hanno ancora impressa la purezza, la bellezza, l’amore del Creatore che da sempre ha pensato ogni creatura con tenerezza, curandone ogni sfumatura e particolare unico e irripetibile! Già, perché ogni vita che nasce è pensata da Dio così: unica e irripetibile! E questo ci dà la certezza che la vita è sacra, che ogni nascita è un evento che scrive nuove parole nel libro della Vita! E proprio sull’ “evento nascita” vorrei soffermarmi dal punto di vista pedagogico, forse per “deformazione” professionale! Ho trovato molto interessante che la Pedagogia abbia recentemente prestato nuova attenzione a questo evento, la nascita appunto, ai nostri giorni a volte spettacolarizzata in nome di una pseudo educazione sessuale, dopo essere stata considerata in passato tabù e non momento fondante del nostro esistere. Mi ha incuriosita e appassionato molto il testo: “Concepire la nascita. L’esperienza generativa in prospettiva pedagogica”, scritto da Elisabetta Musi, docente di Pedagogia sociale e di Pedagogia della differenza di genere, presso l’Università Cattolica, impegnata nella formazione di insegnanti, educatori, genitori e che ha svolto attività di ricerca di pedagogia prenatale e neonatale. Il libro presenta una riflessione sulla nascita in chiave pedagogica, ma risulta fruibile anche ai “non addetti ai lavori”. Generalmente l’evento nascita è oggetto di attenzione e studio da parte di psicologici, antropologici, sociologici, sanitari, che si occupano dell’esperienza generativa nella particolarità del loro ambito professionale. Ed è interessante e forse, non so, anche inedito, scoprire come l’Autrice delinea i fondamenti di una pedagogia della nascita. Risulta evidente e subito chiaro qual è l’obiettivo: la dovuta attenzione pedagogica e una rinnovata sensibilità educativa al “venire al mondo”, mostrando come i futuri genitori, e tutti coloro che gravitano attorno alla nascita di una nuova creatura, quindi anche chi si occupa di politiche sociali e sanitarie, è necessario che si disponga a sostenere l’esperienza della genitura ben prima che il figlio sia venuto alla luce. In una prima parte vengono proposti i concetti con cui cogliere le potenzialità formative di una riflessione sul nascere. Successivamente l’attenzione è rivolta alla gestazione e al divenire della relazione genitori-figlio, considerando i sentimenti che scandiscono l’accoglienza di una nuova creatura e che recepiscono dalla sacralità della nascita stimoli preziosi per una rinnovata e feconda vitalità familiare. Approfondimenti specifici sono dedicati alla “sapienza” del corpo materno, alla presenza del padre in tutta l’esperienza generativa, alle trasformazioni via via più radicali e dirompenti che attraverso l’attesa, il travaglio, il parto e l’allattamento guidano i genitori ad incontrare il “bambino reale” e ad accogliere quel processo di separazione che li porterà progressivamente a consegnare il proprio figlio al mondo. Che mistero! Che miracolo! Ho trovato molto suggestiva la modalità coinvolgente e a tratti “poetica” con cui l’Autrice affronta questo argomento evidenziando come la nascita da condizione di finitezza prelude ad apertura, rende compartecipi di universalità e responsabili nei confronti della vita dell’intera umanità. Nella nascita comincia la natura relazionale del “nuovo” essere e si accresce quella degli adulti intorno. Nascere è il primo atto di continue e nuove nascite e rinascite! Nascita è “incarnazione” della differenza e alterità! Origine dell’intersoggettività! E’ riconoscere il valore del corpo della donna da cui ogni vita ha origine e viene alla luce. Nascere è dunque un rinnovato patto con la Natura, è ritorno alle origini di un principio etico universale, troppo spesso oggi dimenticato. Ma la nascita è anche e soprattutto alto compito educativo perché aprirsi alla vita e preparare alla generatività è compito essenziale della formazione all’età adulta. C’è poi la dimensione della corresponsabilità parentale e sociale per cui sostenere la nascita è impegno etico e politico. E ancora tra le pagine di questo testo si guarda alla bellezza del nascere come apertura alla speranza: nascere è rigenerare un patto di autenticità con la Vita, testimoniare una differenza dialogante, rinnovare il rapporto con le generazioni ascendenti che genera un diverso approccio con la stessa morte. Così rinasciamo con ogni figlio biologico o spirituale che Dio ci dona per dirci ancora e davvero che Lui, il Creatore, non è stanco di noi! - 10 - UN BIMBO PRONTO A NASCERE DOMANDA Tratto dal sito: “piccolimartiri.blogspot.com” Celina Mastrandrea Un bimbo pronto a nascere domanda a Dio: “Dicono che sarò inviato sulla terra, com’é che starò laggiù, così piccolo e indifeso?” E Dio risponde: “Fra tanti Angeli io ne ho scelto uno molto speciale per te” E il bimbo domanda ancora: “Qui in Cielo io non faccio niente, soltanto rido e canto e questo mi basta per essere felice, sarò felice là?” “Il tuo Angelo Custode canterà e sorriderà per te”, rispose Dio. “Ogni giorno, ogni momento, sentirai l’Amore del tuo Angelo e sarai felice” “Come riuscirò a comprendere la loro lingua quando parleranno con me? Io non conosco il loro linguaggio” domanda ancora il bimbo. Dio sorride: “Con molta pazienza ed affetto, il tuo Angelo t’insegnerà a parlare”. “E che farò quando vorro parlarTi?” “Il tuo Angelo, giunterá le tue mani e t’insegnerà a pregare.” “Ho sentito che nella terra ci sono persone cattive. Chi mi proteggerà?” “Il tuo Angelo ti difenderà anche quando questo significherà rischiare la propria vita”. Il bimbo insiste: “Ma io sarò sempre triste perché non potrò piú vederti!” “Il tuo Angelo, ti parlerà di me, t’insegnerà il modo per venire a Me, ed Io starò sempre dentro di te”. Per un momento c’era pace in Cielo, ma si cominciavano a sentire delle voci dalla terra. Il bimbo tutto affrettato chiede sottovoce: “Oh! mio Dio! Se dovessi partire adesso, dimmi almeno il nome del mio Angelo!” E Dio risponde: “Chiamerai il tuo Angelo Mamma”. VIVERE, VIVERE, VIVERE ! Giuseppe Del Coiro Da molti anni collaboro con il Segretariato Sociale per la Vita Onlus associazione che opera in campo sociale, sanitario e culturale e si propone di “difendere e promuovere il diritto alla vita e il valore intangibile della persona umana dal momento del suo concepimento e per tutto l’arco della sua esistenza fino alla morte naturale”. Da quando è nata l’associazione, nel 1985, fino ad oggi più di dodici mila donne si sono rivolte al Segretariato e sono state sostenute con varie forme di aiuto. Molte storie potremmo raccontare, fatte di gioia e di lacrime, di buio e di speranza... di una felicità difficile da spiegare quando, superata la prova, si incrocia per la prima volta lo sguardo con la propria creatura… Eccone una: Ho una bimba di 9 anni, è bellissima Ho una bimba di 9 anni, è bellissima, forte e solare e mi vuole tantissimo bene; studia violoncello e ha un suono vibrante e pieno di vita. Quante volte penso: se avessi preso quella decisione sbagliata?... Il giorno che ho saputo di essere incinta è stato come un fulmine a ciel sereno! In quel periodo stavo studiando all’estero e dedicavo tutta la mia vita alla musica. La mia ispirazione più grande era quella di diventare una musicista affermata, di suonare in un’orchestra di livello internazionale. In quel periodo stavo studiando con il maestro più valido nel campo. Per me non esisteva nulla di più importante che la musica. Il primo pensiero che mi è passato per la mente è stato: non è il momento... non ho spazio... il rapporto col mio compagno non è ancora consolidato... Chiamo lui e mi dice: non ho soldi per mantenere un figlio... [non è vero]... i miei non saranno d’accordo e poi non ci CREDERANNO che è mio... Mi sono bastati pochi minuti per capire che tipo di persona avevo davanti... mi dice di interrompere la gravidanza e che dopo non avrebbe avuto più tempo di occuparsi di me, perché essendo anche lui musicista doveva studiare e io gli stavo creando troppi problemi... Prendo la decisione di abortire. In attesa dell’intervento ho pensato di rifugiarmi da mia madre. Non ho detto niente a nessuno, speravo di nascondere questo fatto, e dopo come nulla fosse successo continuare la mia vita e rincorrere i miei sogni. Mia mamma, che non sapeva perché ero tornata, era molto infastidita e non vedeva l’ora che me ne andassi, perché disturbavo la sua quiete. Dopo aver fissato la data dell’aborto, non ho più dormito tranquilla. Ogni notte sognavo le tombe e vedevo i morti: non potevo accettare l’idea di dover UCCIDERE il mio proprio figlio!!! Ero combattuta anche dall’idea di continuare la gravidanza da sola e con una madre nemica,... per di più non avevo un guadagno fisso: con quel poco che guadagnavo potevo a malapena sopravvivere... non vedevo via d’uscita. E intanto cominciavo ad avere i fastidi per la gravidanza. Avevo la nausea e mi sentivo debole. Ma già dal primo giorno quando ho saputo che ero incinta mi comportavo come avessi una cosa molto preziosa e delicata dentro di me e quindi camminavo con attenzione, andavo più lenta, prendevo le vitamine... dentro di me nascondevo una convinzione: sentivo in fondo in fondo che essere madre è la vera missione di una donna e che se siamo qui è per questo! Ma la convenzione sociale, tutta la mia situazione non mi consentivano di avere un figlio, non vedevo nessuna via d’uscita... poi il mio sogno da rincorrere, come potevo fare questo sacrificio.... Sentivo pure l’umiliazione davanti alla gente: essere una ragazza madre! Così passo giorni d’inferno: alle volte speravo di morire insieme col mio bimbo... mancavano 2 giorni soltanto. Un giorno mi chiama una cara amica, fino all’ultimo neanche a lei ho detto nulla. Siccome stava arrivando “il momento”, gliel’ho detto. Lei ha cercato a tutti i costi di convincermi a non fare l’aborto e io la insultavo dicendole che era una falsa, un “Fariseo”, che siccome non era lei che doveva sopportare tutto questo era facile fare la santarella! Lei con tanto tanto amore da vera amica nel giro di mezz’ora ha trovato l’Associazione Segretariato Sociale per la Vita, e mi prega di chiamare. Chiamo e siccome l’aborto era previsto per la mattina dopo Patrizia mi riceve il giorno stesso. Era gennaio, e il freddo mi era entrato nel cuore. Vado da Patrizia, una donna energica e rassicurante. Credevo che un feto di 2 mesi non era ancora un essere umano, e Patrizia mi mostrava le foto di un feto di 2 mesi ... era un bambino piccino piccino, altro che se non era un essere umano!!! E parlando mi ha fatto capire che in fondo non avevo mai voluto fare l’interruzione della gravidanza; che prima di tutto ero preoccupata di come affrontare LA GENTE! e poi del lato pratico: quello economico e la gestione per la crescita del mio bambino. Patrizia mi ascoltava e mi ha incoraggiato e sopratutto mi ha aiutato a sentire la voce del mio cuore, quella voce che mi grida: COME PUOI PENSARE DI AMARE ANCORA, SE UCCIDI TUO FIGLIO? MA C’È QUALCOSA CHE VALE DI PIÙ DELLA VITA DI TUO FIGLIO??? Ecco non c’era nulla che vale più di questo, e con questa convinzione la mattina dopo all’ospedale ho mancato l’appuntamento. Non è stato tutto facile perchè ho dovuto affrontare mille difficoltà. ma credo profondamente che noi tutti siamo qui per imparare ad Amare e ho accettato di imparare. Ho capito tante cose e sono cresciuta pure io, insieme a mia figlia. Per prima cosa ho imparato il coraggio: il coraggio di vivere la mia vita, come sento io di volerla vivere e non secondo il giudizio delle persone; che se sei sincera nel cuore e fai le cose secondo della legge del cuore, alla fine la vittoria sarà tua! e poi la Fede. Quella fede che sai che non sei mai sola in questo mondo, che Dio ti ama e ti ama veramente tantissimo, basta che lo credi, perché nessuno al mondo è più fedele di Lui, in qualsiasi religione tu creda. L’universo è al tuo comando, se credi che Lui ti aiuta, ti aiuterà; se ami sarai amata. Il tuo ambiente è solo lo specchio del tuo animo: fai riflettere l’Amore nella tua vita. - 11 - SEGRETARIATO SOCIALE PER LA VITA ONLUS VIA GIUSEPPE FERRARI 1 00195 ROMA (RM) . Telefono: 06 37517501 Cell. 3351038849 NOSTRI GIOVANI DI SAN PIO X ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ MADRID- 15-22 AGOSTO Esta es la joventud del Papa... Federica, Flavia, Valeria, Alfonso, Monica, Elena, Michela, Valeria, Alessia, Matteo, Ruggiero, Guglielmo, Francesco e don Giovanni... Così noi ragazzi di San Pio X insieme agli oltre 2 milioni di persone di cui 150mila italiani intonavamo in giro per le città di Madrid dal 15 al 22 agosto durante la Giornata Mondiale della Gioventù dal tema “Saldi nella Fede e radicati in Cristo”. La GMG la si respira nell’aria, la si sente, la si vive. Per noi che abbiamo partecipato a questa grande esperienza di fede è difficile esprimere a parole quello che abbiamo provato e vissuto. Quando torni a casa però ricominciando la tua solita vita ti senti cambiato.. sei pronto ad affrontare la tua vita quotidiana sapendo con maggiore forza che Gesù ti sostiene sempre anche nelle difficoltà. Ti rendi conto che la chiesa è viva e giovane e che c’è una speranza in questo mondo che tutti ci vogliono far credere stia andando ormai a rotoli. Questa speranza siamo noi giovani che rimaniamo in piedi nelle difficoltà saldi e radicati in Cristo, come durante la tempesta che ci ha colpito durante la veglia a Cuatro Vientos. Noi giovani che facciamo esperienza di Cristo abbiamo molto da dire. Le testimonianze di alcuni dei ragazzi della nostra parrocchia che hanno partecipato a questa bellissima esperienza ne sono l’esempio. In Lui abbiamo trovato qualcosa in cui credere e vivere felicemente, insieme sotto la stessa Sua luce e sotto la Sua croce ci ritroviamo e ne troviamo ristoro. LE TESTIMONIANZE La GMG... quando penso a questa parola ed al significato del suo termine avverto ancora un brivido. Il mio cuore si dilata, si riscalda. E ripensando a tutti i milioni di giovani che come me hanno vissuto quest’esperienza, sento una grande pace interiore. Mi sento tutto a un tratto avvolta e protetta dall’allegria di quei giorni, dalle risate, dalla carità, dalla gioia dall’entusiasmo. Dalla sicurezza della fede. Si, perché è proprio questa la forza della GMG. Partecipare a una GMG significa guardare le proprio radici con occhi più luminosi e con una convinzione maggiore. Perché ci accorgiamo che queste radici sono indistruttibili. Quando la gente ci biasima e ci critica per il nostro credo, non dobbiamo farci molto caso. Non dobbiamo lasciarci condizionare, perché voglio proprio vedere quelle stesse persone poter criticare due milioni di giovani che urlano, piangono, gridano, sorridono, vivono, per lo stesso motivo. Un motivo che sentiamo valido, che sentiamo come la chiave per aprire la strada in cui poter seminare, in cui poter essere “matite nelle mani di Dio”, in cui poter dare il meglio di noi. Ho raccolto tanto coraggio e ho riportato a casa qualcosa di incredibile. L’emozione che ho provato quando ho visto, la notte della veglia, che sotto il diluvio, con il vento e i fulmini la gente rimaneva ancorata a terra, non è facile da esprimere. Le parole non bastano, bisogna vivere e percepire le esperienze per capirle fino in fondo, per farle proprie. Gmg è musica, è amore, è pace, è forza,grinta,gioia...ma è anche molto altro. Il momento che mai mi scorderò di quei giorni è la preghiera con i Brasiliani. Eravamo lì, insieme a ragazzi che abitano a migliaia di kilometri di distanza da noi, che parlano una lingua diversa, che hanno modi diversi di vivere. Ed eravamo lì a dire le stesse parole, tenendoci per mano. Un altro momento indimenticabile lo abbiamo vissuto durante la messa della mattina dopo la veglia. Al momento della pace siamo andati in giro a stringere la mano a gente di ogni nazionalità! Saltellando, sorridendo, ridendo, impazzendo di gioia! Noi “abbiamo dato la pace al mondo”. Così ha detto una nostra amica. Quando ho realizzato, ho provato un’emozione indescrivibile. Ho pensato a quante volte ci perdiamo in cose inutili, quante volte mettiamo avanti l’orgoglio, ci arrabbiamo, proviamo rancore, invidia, gelosia. E ho pensato a quanto è più bello stringere la mano a qualcuno durante il cammino. Ringrazio il Signore per avermi fatto vivere quest’esperienza che mi ha avvicinato di più a Lui, che mi ha fatto tornare più forte, più coraggiosa. Insomma, più felice! Monica Chiantore La GMG è una esperienza indimenticabile e unica, bisogna provarla per capire di cosa si tratta fino in fondo! Molti magari pensano che sia solo una perdita di tempo ma non è così... si imparano numerose cose sulla cultura delle altre persone che vengono da tutte le parti del mondo. La GMG è un incontro che accomuna milioni e milioni di persone unite per lo stesso motivo:la devozione, la fede, l’amore per il papa. Quando mi trovavo a Madrid, ammetto che per tutte le difficoltà in cui ci siamo imbattuti, per un momento ho pensato “ma chi me lo ha fatto fare” ma subito dopo mi sono ricreduta perchè ad ogni ostacolo si presentava un premio. Per esempio durante la veglia in cui uno pensava che peggio di così non poteva andare a causa della pioggia, il caldo, lo scarso cibo, è proprio in quel momento che ho capito di quanto potessi essere stata fortunata ad essere li... di fronte a tutto queste difficoltà la gente si è alzata sotto la pioggia e tutti insieme hanno iniziato ad acclamare e cantare “Esta es la joventud del papa”! Una scena difficile da dimenticare, un emozione davvero forte che raramente ho provato! È una esperienza che almeno una volta nella vita va provata perché ti fa crescere, migliorare, fare amicizia, conoscere culture e lingue diverse e ti aiuta a capire l’importanza delle cose che hai e soprattutto ti accresce nella fede. Se mi dovesse ricapitare l’occasione la prenderei al balzo perché grazie alla GMG ho capito l’unione del mondo!!! - 12 - Valeria Betti Quante volte mi capita di ripensarci alla JMJ e di canticchiare il motivetto "Alegria de star aqui alegria el saber que eres tu o Jesus mi salvadooor"... chiudo gli occhi e ci ripenso... mi ritrovo in mezzo a quelle strade di Madrid stracolme di gente... mi viene in mente il primo giorno in cui camminando in mezzo alla folla festosa vidi la vera felicità negli occhi di tutte le persone che avevo vicino. Non sapevo bene cosa aspettarmi da questa esperienza, mi chiedevo cosa avremmo fatto e in che modo la mia fede sarebbe cambiata. Non riuscivo a darmi una risposta precisa, ma sapevo che in me sarebbe successo qualcosa. Bè ora l'ho capito, sono tornata a casa diversa e mi chiedo come avrei fatto ad affrontare la mia quotidianità se non avessi vissuto questo cammino. Vedere così tante persone unite sotto la stessa luce sotto la Sua croce, innamorati di Cristo che ogni giorno manifestavano la propria fede con gioia, i sorrisi e gli sguardi di felicità scambiati con il mondo intero erano la principale fonte di energia che ci permetteva di interagire in maniera decisa con Dio. Nell'aria si avvertiva qualcosa di meraviglioso! Spesso ripenso alle metro piene di giovani pellegrini che cantavano ad una voce : "è l'Emmanuel l'Emmanuel l'Emmanueeeel" oppure a quando immersi nella folla cantavamo e sbandieravamo sentendoci tutti parte della "juventud del papa", ripenso ai "free hugs" e ai "free smiling for jmj" che ci scambiavamo con gente proveniente da tutte le nazionalità, bastava quel piccolo gesto per sentirsi pieni di gioia perché come ha detto Giovanni Paolo II "la fede si rafforza donandola". Vivere sette giorni in questa realtà è stato a dir poco straordinario... Poi riapro gli occhi e mi rendo conto di essere tornata alla mia vita normale, ma con una marcia in più, la forza che ti da la JMJ è davvero bella, è difficile da spiegare a parole, bisogna provarla, bisogna viverla. Flavia Gatti La GMG comporta anche difficoltà non indifferenti. A partire dai dormitori: alla "Fiera" di Madrid le ragazze italiane, principalmente romane, dormivano in moltissime nello stesso dormitorio. Questo prevedeva poco spazio disponibile per ciascuna e file immense per docce e bagni! (Per non parlare delle docce rigorosamente gelide!!!). Altra notevole difficoltà erano i pasti perché nei fastfood e nei ristoranti convenzionati con la GMG c'erano moltissimi fedeli e si venivano a creare file interminabili. Più di una volta a noi è capitato di pranzare alle 5 del pomeriggio o di cenare alle 11! Non si pensi, però, che siano difficoltà insormontabili perché è proprio in quelle situazioni che si sente maggiormente il sostegno di Dio e si capisce quanto sia importante essere un gruppo e affrontare insieme gli ostacoli. Questo ci rende "firmes en la fe". Alessia Foschi Ciò che ho vissuto a Madrid? Una grande e profonda esperienza di fede e di vita. Da quando sono tornata non c'è un giorno in cui non penso alla JMJ '11… mi ha caricato di tanta energia e forza... e mi ha fatto vedere con nuovi occhi la mia vita. Ho davvero sperimentato di persona che non sono una dei pochi qui in Balduina, a Roma, in Italia che ha fede in Cristo. Che non sono l'unica a pensare e sentire che "se c'è una formica nera, su una roccia nera, in una notte oscura, Lui la vede e la ama" (come ci ha detto il Vescovo Bruno Forte, di cui mi sono rimaste impresse le sue frasi, la sua personalità, e il suo modo di comunicare con i giovani). Se andrò alla prossima GMG? Sicuramente SI! Dopo Madrid sono più consapevole della stanchezza fisica che proverò, ma ritengo che essa sia solo un piccolo particolare che viene superata e cancellata dalla GIOIA che si sente quando tutti i giovani (e non) sono uniti insieme. Quando tanti ragazzi di tante nazioni uniti per mano formano un grande "girotondo intorno al mondo" e urlano UNIDAD!!; quando nonostante la pioggia e le intemperie siamo rimasti lì; quando durante la messa di Papa Benedetto XVI a Cuatro Vientos al momento della consacrazione (con quasi 2 milioni di persone!) è calato un silenzio commovente … Valeria Demofonti - 13 - non è caduta, perché era fondata sulla roccia." (Matteo 7-25) Siamo tornati a Roma fortificati da questa esperienza di fede, sicuramente le condizioni avverse non ci hanno aiutato, ma nulla ci ha spaventato. Come ha detto il Papa durante la messa di chiusura siamo pronti a testimoniare la nostra fede anche nella nostra realtà quotidiana senza farci intimorire da un ambiente nel quale si pretende di escludere Dio e nel quale il potere, il possedere o il piacere sono spesso i principali criteri sui quali si regge l'esistenza. Alfonso Molinaro La Giornata Mondiale della Gioventù ti lascia un ricordo fortissimo, ti dona la forza per guardare il futuro con speranza sapendo che non sei solo ad affrontare le sfide quotidiane e i mali che il mondo di oggi ci presenta. È stata una GMG molto dura. Abbiamo dormito a terra in una fiera con migliaia di persone, abbiamo fatto file interminabili per poi pranzare il tardo pomeriggio e faceva davvero tanto caldo... ma la fatica e la stanchezza vengono meno quando ti affidi e ti trovi radicato in Cristo. Come recita una preghiera Taizè cantata durante la catechesi dell'arcivescovo di Chieti Bruno Forte “Nada te turbe, nada te espante, quien a Dios tiene, solo Dio Basta” - “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, se hai Dio, solo Dio basta”. Abbiamo trovato un Spagna dilaniata dalla secolarizzazione. A differenza di altre GMG non siamo stati accolti molto bene. C'erano tante persone che ci salutavano o che per rinfrescarci dal caldo ci tiravano l'acqua dai balconi... non sapete che ristoro... ma ci siamo trovati anche con le proteste e provocazioni degli Indignados, persone che si reputano laiche ma sono i primi ad essere intolleranti verso la chiesa. Di fronte agli insulti e alle provocazioni i pellegrini non rispondevano ma facendosi un segno della croce e pregando per loro spiazzavano chi protestava... Anche a noi hanno insultato: gestacci dalle macchine o parolacce quando stavamo accampati a terra per mangiare... e ci siamo rivisti in Matteo 5,11 “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. Come non mai abbiamo cantato e urlato con gioia la nostra fede per le strade e le metro di Madrid cantando l'Emmanuel, Resta qui con noi e tanti altri canti e una volta che un gruppo inizia a pregare e cantare, l'inno di lode si espande a tutti i pellegrini che stanno intorno a te e si mettono a pregare e cantare unendosi con spirito di lode e gioia verso Dio. Il vedere tante bandiere e tante persone così diverse ma che alla fine hanno il tuo stesso credo ti dà tanta forza. Il momento clou come ogni GMG è stata la veglia insieme al Papa. La sera ci siamo trovati di fronte ad una tempesta di acqua e grandine che ci ha bagnato tutti i sacchi a pelo e i materassini che erano pronti per la notte... ma nulla ci ha spaventato... mentre i giornalisti scappavano per evitare la tempesta noi pellegrini tutti bagnati fradici abbiamo continuato a gridare la nostra fede anche durante il nubifragio... davvero ci siamo sentiti fondati sulla roccia e neppure la tempesta ci ha potuto sradicare "La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa Tu vivi nel tuo mondo. Vai a messa la domenica, frequenti il catechismo, preghi la mattina, la sera… e poi un giorno ti viene proposto di andare alla giornata mondiale della gioventù a Madrid e là ti accorgi di non essere solo, ma che anzi ci sono altri due milioni di giovani lì, uniti non dalla lingua o dalla nazionalità, ma dal tuo credo, dalla fede in Dio. Vedere tutta quella gente, alcune persone provenienti da paesi di cui neanche conoscevo l'esistenza, e sentirmi comunque come a casa. Mentre aspettavamo che arrivasse il nostro turno per pranzare ci siamo “imbattuti” in un gruppo di brasiliani. Ci siamo messi a ballare, a cantare, prima in italiano e poi in portoghese; abbiamo pregato recitando l’Ave Maria ognuno nella propria lingua. E in quel momento c’era qualcosa di speciale: mi sembrava di stare a Roma con i miei amici, a ridere e a scherzare; nonostante non li avessi mai visti prima, avevamo un sacco di cose in comune. È la fede, il vedere la vita allo stesso modo, l’affidare a Dio le nostra paure, il trovare risposte nella Provvidenza, la voglia di ascoltare il papa e di far sapere al mondo che ci siamo, cose in cui magari ci sentiamo incompresi dai nostri compagni e che invece ritroviamo in persone che abitano a migliaia di chilometri di distanza da noi. Quel pomeriggio mi sono divertita veramente tanto e chissà forse ci siamo anche assicurati un posto dove alloggiare alla prossima GMG... - 14 - a Rio de Janeiro! Elena Levati PREGHIERA ALLA MADONNA PER GLI SPOSI Miriam Aiello Letta in Chiesa il giorno del matrimonio del figlio Filippo S.Pietro in Montorio 18 giugno 2011 O Maria, madre dolcissima, ti affidiamo questi figli che stanno per intraprendere il loro cammino insieme Regina della pace, accompagna la loro vita Madre del Buon Consiglio, vigila sulle loro scelte Porta del cielo, guida i loro passi attraverso i sentieri della fede Santa Maria dell’equilibrio, dona loro la sapienza del cuore, affinché possano gustare la gioia delle piccole cose quotidiane e possano meravigliarsi di fronte alle grandi cose che l’Onnipotente ha fatto per loro. Illumina e benedici la loro strada con la luce della verità e il sollievo della speranza e fa’ che la Parola di Dio ascoltata oggi sia guida e conforto nel loro cammino Custodisci in loro la capacità di perdonare insieme all’umiltà di chiedere perdono Sostieni il loro amore perché sia generoso e governa il loro cuore perché sia aperto e disponibile verso gli altri Fa’ che siano pieni di grazia e sappiano rendere grazie per tutti i doni che hanno ricevuto e per tutti quelli che riceveranno ogni giorno della loro vita. Amen QUEL PICCOLO PUNTO Alessandra Angeli Un segno di punteggiatura, solo un piccolo punto in fondo ad una frase. Questa è la considerazione del concepimento della vita umana rispetto il ben più importante atto sessuale che lo determina; un effetto secondario, collaterale, da rimuovere subito se fosse d'intralcio. Credo che il numero di aborti nel mondo abbia raggiunto cifre da capogiro, coinvolgendo anche ragazzine di giovane età. Questa cultura del sesso, proposto come fonte di stratosferico piacere, come diritto irrinunciabile, nonché obiettivo primario per una vita sana, sta mietendo molte vittime. Figli non nati e genitori macerati dentro per tutta il resto della loro vita. Ecco a cosa porta il baratto tra un temporaneo piacere fisico e l'immensità dell'esistenza umana! Assurda di questi tempi l'idea di dominare i propri istinti in nome di un bene molto più grande! E che dire del sacrificio umano in nome della carriera, del momento sbagliato, del partner che non è quello giusto, o che fa pressioni per liberarsi “dell'inconveniente”. E la Cina, dove è lo Stato ad importi non più di un figlio, e se nasce femmina….. Certo, restare schiacciati dal peso della violenza altrui è cosa diversa: sicuramente difficile uscirne senza ricorrere a quel Padre che provvede dall'alto. L'unione di un uomo e di una donna mette in moto un meccanismo tale da generare la vita, che è sacra a prescindere da qualsiasi credo religioso. Quale abbrutimento delle coscienze, quale superficialità, quale disperazione può portare a svalutarla in questa maniera! E l’anima? Qualcuno ha mai realizzato che a parte il corpo “si uccide” un’anima? Che fine fa? Come non provare paura nell’interferire in qualcosa di immensamente più grande di noi, qualcosa che ha connotati di eterna soprannaturalità? Qualcuno ha mai letto dell'esperienza di Gloria Polo? Una testimonianza che ha dell’assurdo, ma in nulla contraria agli insegnamenti della Bibbia, da recepirsi nell'ottica che nulla è impossibile a Dio. Leggete cosa dice riguardo agli aborti: sigilli posti a protezione dell'umanità vengono infranti ad ogni immolazione di un’anima innocente. Anche non volendo darle credito, come non immaginare l'esultanza e la forza che acquisiscono le forze del male ad ogni sacrificio perpetrato! Ogni volta che lo rileggo rabbrividisco. Quest’umanità incosciente ed inconsapevole si sta consegnando nelle mani del demonio, aborto dopo aborto: ed il mondo intorno a noi ce ne dà ogni giorno conferma. La lotta non finisce mai: bisogna scuotere le coscienze degli adulti e proteggere i giovani ignari. Chi può con azioni, chi può con la preghiera. Il movimento “Voglio vivere” (associazione per la difesa dei valori cristiani) si adopera per questo. Ora è alle prese con una petizione al presidente del parlamento europeo: pare che una risoluzione voglia imporre una statuizione più ampia del diritto all’aborto a livello comunitario. Questo mondo e quello che aspetta i nostri figli mi fa paura: se non avessi lo scudo della fede ammetto che sarei terrorizzata. Solo la consapevolezza della protezione celeste mi da forza e serenità; la presenza forte della Madonna negli ultimi anni, è una conferma e al contempo una consolazione rispetto la gravità dei nostri tempi. Preghiamo affinché ciascuno di noi riesca a farsi operatore di vita e di pace, in maniera da richiudere le falle che ogni giorno i nostri fratelli provocano incoscientemente. Che la Misericordia di Dio non abbandoni mai questa umanità allo sbando! SI RINASCE PER LA PACE Alfredo Palieri Non si rinasce rientrando nel seno materno, come pensava Nicodemo. Si rinasce ogni volta che mettiamo in pratica quello che ci suggerisce il Signore, nelle cose piccole come nelle grandi. Parlando con la gente, facendo lavori semplici, mettendoci a disposizione del prossimo, svolgendo con ordine i programmi che abbiamo. Il cervello è un gran dono di Dio che però dobbiamo abituare a funzionare bene. La Storia ci è testimone di come si può fare. Sere fa, ad esempio, ho trovato in televisione un bel documentario sulla crisi Cuba-Stati Uniti del 1962. In quell'occasione, con estenuante lavoro e spirito di pace, fu superata la crisi e risolti i problemi che avrebbero potuto portare il mondo intero sull’orlo di una nuova guerra mondiale. Questo avvenne nel rapporto tra due nazioni, ma è possibile spostare l'esempio al rapporto tra due persone. Ho ancora un cartoncino che anni fa ci inviò per Natale mia cugina Pina, brava madre che ha superato - 15 - tante prove nella sua vita. Il cartoncino recita: “La pace? Non la faccio io solo o tu solo. Ma la facciamo tutti e due insieme !” Ebbene, ogni azione indirizzata alla pace è un nascere di nuovo. Così anche nella scienza. La terra è piatta, si diceva. Ma, sotto al piatto, non ci possono essere uomini. Cadrebbero giù. Già, ma come? Ma perché? E chi lo sa? Eppure si pensava così. Perfino il grande Keplero riuscì sì ad intuire che i pianeti si muovono attorno al sole in orbite ellittiche. Eppure anche lui non conosceva ancora cosa fosse la forza di attrazione tra sole e pianeti. Ci volle la mela che cadde sulla testa di Newton per farla scoprite quella benedetta forza d'attrazione terrestre. Dall’800 in poi il progresso scientifico si è manifestato con un crescendo esponenziale. Se per secoli si era andati avanti con la carrozza, oggi ti alzi la mattina e ti accorgi che dalla sera prima si sono fatte nuove scoperte. Tutto ciò rispecchia in pieno quello che avviene per una nascita. Per mesi e mesi la situazione è pressoché stazionaria ma poi con rapidità crescente, ecco, è nato! INCONTRO TRA I COLLABORATORI E GLI AMICI DI ARRIVANO I NOSTRI NOTIZIE PARROCCHIALI GIOVEDÌ 3 NOVEMBRE ORE 19,30 PARROCCHIA S. PIO X VIA FRIGGERI Tutti i nostri collaboratori, il gruppo giovani e gli amici del nostro giornale sono invitati ad intervenire a questa importante riunione in cui, alla presenza anche del nostro parroco Don Paolo, si parlerà di vari temi, tra cui la necessità di una nuova organizzazione interna della redazione per garantire un futuro migliore e funzionale alla pubblicazione stessa. CATECHESI COMUNIONE Martedì, ore 17 CATECHESI CRESIMA Martedì, ore 18,15 DOPOSCUOLA “AMICI DI SIMONA” Giorni Feriali 16,30-18,30 GRUPPO GIOVANI ADULTI Giovedì, ore 21 CRESIMA PER ADULTI Giovedì, ore 21 MINISTRI STRAORDINARI PER LA COMUNIONE: Vito Comple, Claudia Campeggiani, Carlo De Giovanni, Eugenia Rugolo, Luciana Massa. A seguire, per chi lo desidera, è prevista una pizza presso 55 CRESIME A S. PIO X l’adiacente trattoria “Il Chiodo Fisso”. Chi vuole partecipare alla riunione e/o alla cena può prenotarsi via mail oppure telefonare Sabato 24 settembre scorso, alle ore 16, direttamente a Marco al 3384981124. si è svolta la tradizionale cerimonia della Cresima, nella nostra parrocchia di S. Pio X. La celebrazione è stata presieduta dal Vescovo ausiliare, monsignor Il tema del prossimo numero è: Benedetto Tuzia. La nostra chiesa era gremita di familiari, amici e parenti, non tutti composti e silenziosi in verità. Don Paolo si è dovuChi ce l’ha, chi non ce l’ha. Che cosa vuol dire restare to molto prodigare per far mantenere la necessaria concentrazione ai presenti. giovani dentro? Perché in giro ci sono tanti Hanno ricevuto il sacramento della cregiovani-vecchi e tanti vecchi giovani? sima 55 ragazzi. A loro tutti gli auguri La gioventù del cuore e dello spirito regalata da Dio. della nostra redazione, con la speranza che la maggior parte di loro resti il più a Tempo per inviare gli articoli: lungo possibile con Gesù dentro al cuore. entro il 15 NOVEMBRE LA GIOVENTÙ DEL CUORE [email protected] OTTOBRE, IL MESE DEL ROSARIO Il mese di ottobre è dedicato al Santo Rosario ed è ricco di avvenimenti mariani. Il giorno 7 ottobre si festeggiava la Madonna del Rosario. La prima domenica di ottobre si recita la Supplica alla Vergine del Santo Rosario di Pompei. Il giorno 13 ottobre è stato l'anniversario dell'ultima apparizione della Madonna di Fatima in cui avvenne il Miracolo del sole. “Il mese di ottobre è dedicato al santo Rosario, singolare preghiera contemplativa con la quale, guidati dalla celeste Madre del Signore, fissiamo lo sguardo sul volto del Redentore, per essere conformati al suo mistero di gioia, di luce, di dolore e di gloria. Questa antica preghiera sta conoscendo una provvidenziale rifioritura, grazie anche all’esempio e all’insegnamento dell’amato Papa Giovanni Paolo II.” Questo ci ricordava Papa Benedetto XVI nell’Angelus del 2 ottobre 2005. Ed è questo che ci conviene mettere in pratica! Questa pia pratica è stata da sempre molto raccomandata dai Pontefici e dai Santi. S. Alfonso Maria de’ Liguori faceva dipendere la salvezza della sua anima da questa pratica. S. Pio da Pietrelcina recitava incessantemente il rosario. Si trattava di un rosario vivente e continuato. Cosi anche Papa Giovanni Paolo II, il cui motto “Totus tuus” venne estrapolato dal Pontefice dal “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” di San Luigi Maria Grignion: “Tuus totus ego sum, et omnia mea tua sunt” (“Sono tutto tuo, e tutto ciò che possiedo appartiene a te”). Alla recita di questa preghiera sono legate promesse solenni, indulgenze benedizioni e benefici. - 16 - RACCOLTA DI OGGETTI PER LA BANCARELLA MISSIONARIA DELL’8 DICEMBRE È un’iniziativa molto importante per la nostra missione in Africa. Potete portare oggetti belli e soprattutto puliti che si possano vendere. Il ricavato sarà pane per molti bambini. Gli oggetti si possono portare in segreteria parrocchiale. Grazie! ERRATA CORRIGE L’ultimo numero di Giugno 2011 portava erroneamente il numero 40, mentre invece si trattava del nostro numero 41. Chiediamo scusa.