Prima si nasce e poi si rinasce. - Parrocchia San Pio X alla Balduina

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Prima si nasce e poi si rinasce. - Parrocchia San Pio X alla Balduina
“ARRIVANO
I NOSTRI ”
Distribuzione gratuita
Bollettino periodico dei
giovani da 8 a 98 anni
S . P i o X - Balduina
www.sanpiodecimo.it
Numero 42
OTTOBRE 2011
Anno VI°
In questo numero:
QUEL DONO CHE VIENE DA DIO
CRISTIANA PER SCELTA
RINASCERE OGNI DOMENICA
SI RINASCE PER LA PACE
QUANDO SI VIENE ALLA LUCE
IL NONNO E IL NIPOTE
RINASCITA DI GIUSY VERSACE
NASCE IL NUOVO SUDAN
IL PRIMO VAGITO
IO NON HO ABORTITO
OGNI VITA CHE NASCE
Prima si
nasce e poi
si rinasce.
e ancora:
I NOSTRI GIOVANI DI
SAN PIO X ALLA
GIORNATA MONDIALE
DELLA GIOVENTÙ
IL PAPA IN GERMANIA
UNA PREGHIERA PER
GLI SPOSI
ARRIVANO I NOSTRI
Autorizzazione del Tribunale n°89
del 6 marzo 2008
DIRETTORE RESPONSABILE
Giulia Bondolfi
TERZA PAGINA
don Paolo Tammi
DIRETTORE EDITORIALE
Marco Di Tillo
COLLABORATORI:
Lùcia e Miriam Aiello, Bianca
Maria Alfieri, Renato Ammannati,
Alessandra e Marco Angeli,
Isabella Badalì, Paola Baroni,
Giancarlo e Fabrizio Bianconi,
Pier Luigi Blasi, Michele Bovi,
Leonardo Cancelli, Alessandra
Chianese, Monica Chiantore,
Cesare Catarinozzi, Laura,
Giuseppe e Rosa Del Coiro,
Gabriella Ambrosio De Luca,
Andrea e Bruno Di Tillo, Anna
Garibaldi, Massimo Gatti, Paola
Giorgetti, Pietro Gregori,
Giampiero Guadagni, Luigi Guidi,
Lucio, Rosella e Silvia Laurita
Longo, Lydia Longobardi,
Giuliana Lilli, don Nico Lugli, don
Roberto Maccioni, Maria Pia
Maglia, Luciano e Luigi Milani,
Cristian Molella, Alfonso
Molinaro, Sandro Morici, Agnese
Ortone, Vittorio Paletta, Alfredo
Palieri, Gregorio Paparatti,
Camilla Paris, Giorgia Pergolini,
Maria Rossi, Eugenia Rugolo,
Alessandro e Maria Lucia
Saraceni, Elena Scurpa,
Francesco Tani, Stefano
Valariano, Gabriele, Roberto e
Valerio Vecchione, Celina e
Giuseppe Zingale.
I numeri arretrati li trovate
online sul sito della parrocchia
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MEDAGLIE D’ORO DI VIA APPIANO 36
LA CHIESA È VIVA !
(DAL RECENTE VIAGGIO DEL PAPA IN GERMANIA)
Sandro Morici
Rileggendo i resoconti della recente visita di Benedetto XVI in
Germania, dovremmo veramente essere orgogliosi di appartenere a
questa Chiesa cattolica, cosi´presente, cosi´attenta ed aperta al dialogo, così amorosa verso l’umanità. Un Papa che all’insegna del motto:
“Dove c’è Dio, là c’è futuro”, in soli 4 giorni affronta 18 incontri, parla
al Bundestag, celebra grandi Messe, come quella allo stadio olimpico
di Berlino, incontra i rappresentanti della Chiesa evangelica tedesca (per “pensare,
parlare, ascoltare la parola di Dio e pregare insieme”), oltre che la comunità ebraica, i
rappresentanti delle chiese ortodosse e delle comunità mussulmane, che anticipa la
visita parlando alla televisione pubblica Adr del rapporto uomo-Dio così: “Possiamo intuire qualcosa della grandezza di Dio nella grandezza del cosmo. Possiamo utilizzare il
mondo attraverso la tecnica, perché esso è costruito in maniera razionale. Nella grande
razionalità del mondo possiamo intuire lo spirito creatore dal quale esso proviene, e nella
bellezza della creazione possiamo intuire qualcosa della bellezza, della grandezza e
anche della bontà di Dio. Nella Parola delle Sacre Scritture possiamo sentire parole di
vita eterna che non vengono semplicemente da uomini, ma che vengono da Lui,
e in esse sentiamo la sua voce. E infine, vediamo quasi Dio anche nell’incontro con le
persone che sono state toccate da Lui. Non penso soltanto ai grandi: da Paolo a
Francesco d’Assisi fino a Madre Teresa; ma penso alle tante persone semplici delle quali
nessuno parla. Eppure, quando le incontriamo, da loro promana qualcosa di bontà,
sincerità, gioia e noi sappiamo che lì c’è Dio e che Egli tocca anche noi. Perciò, in
questi giorni vogliamo impegnarci per tornare a vedere Dio, per tornare noi stessi ad
essere persone dalle quali entri nel mondo una luce della speranza, che è luce che viene
da Dio e che ci aiuta a vivere.” Sono queste parole di estrema semplicità e chiarezza.
Ma il Papa nel Suo viaggio ha ovviamente toccato argomenti complessi ed ha usato toni
dottrinari adeguati a seconda degli interlocutori con cui dialogava. È sicuramente difficile trarne qui una sintesi di poche righe. Pertanto cercheremo di riportare alcune frasi che
ci sembrano particolarmente significative.
Nel discorso al Parlamento federale, che tratta il tema de “Le fonti del diritto e l’esempio
di Re Salamone” ci piace sottolineare queste essenziali definizioni di cosa deve essere
importante per un politico: “Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo lavoro
come politico non deve essere il successo e tanto meno il profitto materiale. La politica
deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace”...
”Servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia è e rimane il compito fondamentale del politico”. Parlando poi ”dell’ecologia dell’uomo”, egli afferma: “L’uomo non crea
se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando
egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e che
non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana”.
Di seguito, facendo riferimento alla concezione positivista dell’essere uomini (“oggi quasi
generalmente adottata”), Benedetto XVI chiede: “È veramente privo di senso riflettere
se la ragione oggettiva che si manifesta nella natura non presupponga una Ragione
creativa, un Creator Spiritus?”. La Sua risposta è decisa e illuminante: “A questo punto
dovrebbe venirci in aiuto il patrimonio culturale dell’Europa. Sulla base della convinzione circa l’esistenza di un Dio creatore sono state sviluppate l’idea dei diritti umani, l’idea
dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la conoscenza dell’inviolabilità della
dignità umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli
uomini per il loro agire. Queste conoscenze della ragione costituiscono la nostra memoria culturale. Ignorarla o considerarla come mero passato sarebbe un’amputazione della
nostra cultura nel suo insieme e la priverebbe della sua interezza”.
Coerentemente l’indicazione conclusiva rivolta ai parlamentari è questa: “Che cosa
sarebbe se a noi, legislatori di oggi, venisse concesso di avanzare una richiesta? Che
cosa chiederemmo? Penso che anche oggi, in ultima analisi, non potremmo desiderare
altro che un cuore docile – la capacità di distinguere il bene dal male e di stabilire così
un vero diritto, di servire la giustizia e la pace”.
L’incontro con i cattolici impegnati ha avuto come titolo: “Difendete la causa della vostra
fede e della Chiesa”. Il Papa ha tracciato un quadro delle difficolta´presenti al giorno
d’oggi per cui “esiste un bisogno di cambiamento. Ogni cristiano e la comunità dei
credenti nel suo insieme sono chiamati ad una continua conversione”, perché la Chiesa
deve sempre di nuovo verificare la sua fedeltà alla missione apostolica ricevuta dal
“Signore” e “per questo deve sempre di nuovo aprirsi alle preoccupazioni del mondo”.
Ma “per corrispondere al suo vero compito la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo
sforzo di distaccarsi da questa secolarizzazione e diventare nuovamente aperta a Dio”.
Da un’analisi delle esigenze attuali scaturisce quindi il messaggio finale che è anche un
evidente invito alla speranza: “Essere aperti alle vicende del mondo significa quindi per
la Chiesa distaccata dal mondo testimoniare, secondo il Vangelo, con parole ed opere qui
ed oggi la signoria dell’amore di Dio. E questo compito, inoltre, rimanda al di là del
mondo presente: la vita presente, infatti, include il legame con la vita eterna. Viviamo
come singoli e come comunità della Chiesa la semplicità di un grande amore che, nel
mondo, è insieme la cosa più facile e più difficile, perché esige nulla di più e nulla di
meno che il donare se stessi”.
-2-
QUEL DONO DI VIVERE
CHE VIENE SOLO DA DIO
don Paolo Tammi
Sorrido sempre – e non con poca divertita
ironia – quando qualche ragazzo si illumina
e mi parla di reincarnazione. “Io credo nella
reincarnazione non in Dio”. Alla faccia!
La prima cosa che penso è: viva la coerenza!
Ha capito almeno che, se uno si reincarna,
non ha bisogno di credere in Dio. Che
bisogno avrebbe infatti l’uomo di affidarsi a
Dio se poi la sua anima, appesantita da un
gravoso karman, cercasse un altro corpo nel
quale sostare per un’altra cinquantina d’anni
minimo? Che bisogno avrebbe del perdono e
della misericordia di Dio se non c’è scampo
per quello che hai fatto e puoi diventare una
capra o un sacerdote per decine e decine di
volte, perché non ti sei comportato secondo
i comandamenti del dharma, cioè della
verità eterna?
Poi – dopo tutte queste domande di alto
bordo – ritorna la mia peccaminosa (questa
si) malizia e mi dico: non sa nè cos’è la
reincarnazione nè chi é Dio!
Nascere è bello ma si nasce una volta sola.
Persino una canzonetta che ho trovato su
Youtube (e che si intitola “Si vive una volta
sola”) dice: “Se si vive una volta sola vivo col
cuore in gola, posso cambiare questa storia
qua”. In poche parole, se nasco non nasco
per me stesso, ma perché il mio passaggio in
questa vita (che finisce) lasci un minimo di
segno.
Posso cambiare questa storia qua! Posso
cambiare me stesso, anzitutto, posso lavorarci su, posso fare – lo dicevo l’altro giorno
ai ragazzi delle medie – quel che fa il vasaio
col vaso. Gli dà forma, lo modella, lo fa
girare nelle sue mani esperte.
Questo posso farlo! Nessuno viene al mondo
condannato a rimanere così com’è. E se uno
pensa questo, è in preda a grossa crisi e
forse andrebbe un po’ rimesso in piedi.
Certo, tanto per rimanere in ambito cantereccio, Ornella Vanoni – parecchio tempo fa –
era una tantino scossa quando cantava:
“È uno di quei giorni in cui ripenso a tutta la
mia vita, bilancio che non ho quadrato mai!”.
Erano altri tempi ma anche allora il demone
del pessimismo si infiltrava un po’ da tutte
le parti.
“Si nasce e si rinasce” è uno stupendo tema
caro al cristianesimo. Che sul rinascere del
suo fondatore, Gesù il Cristo, fonda tutta la
sua fede e la sua storia. Non è un rinascere
da canzonetta, nemmeno è un rinascere che
l’uomo gestisca da solo. È un rinascere che
ha un suo ricordo, direi quasi una nostalgia.
È quel che eravamo! Eravamo così, faccia a
faccia con Dio, passeggiando con lui nel
giardino celeste. Poi è successo qualcosa, si
è rotto un patto. Era un patto a senso unico,
d’accordo, era piuttosto un’obbedienza. Ma a
un Dio che aveva offerto tutto questo si
poteva anche obbedire! Ora siamo orientati
a tornarci, perché Dio ha cancellato tutto.
Ha dimenticato l’offesa, ha fatto suo il
dolore dell’uomo che non ce la faceva più a
viverne le conseguenze. E grazie a Gesù il
Cristo noi possiamo tornare dove eravamo.
Rinascere non come prima, rinascere per
essere – corpo ed anima – davanti a Dio, anzi
con Dio, per non morire più.
È qualcosa di impensabile, nel senso letterale che si fa fatica a pensarlo. È anche qualcosa di non pensato, cioè di non detto. Quando
si muore si fa sempre il panegirico del morto
e sembra che l’unica cosa che rimanga di lui
sia la memoria di quel che ha fatto e detto.
Con la non indifferente considerazione che
non tutti se lo ricorderanno come un santo
o una santa. E che magari, se se lo rivedessero davanti, potrebbero non essere contenti. E così, anche noi preti “gli amor, le cortesie, le audaci imprese” cantiamo e ci dimentichiamo di dire che l’impresa più grande
la farà quel Dio che ci restituirà la vita. Una
vita diversa, una vita risorta, un qualcosa
- appunto – di impensabile ma di assolutamente credibile.
Tutto questo comincia qui. La vita è adesso,
canta Claudio Baglioni. E aggiunge “In qualunque sera ti troverai, non ti buttare via!”.
Proprio come fa Dio, che non ti butta via.
Si buttano via i fiori che ricoprono la bara,
ma nemmeno quel corpo che c’è dentro è
buttato via. Infatti è stato creato a immagine di Dio e anche se si disfa, quell’impronta
rimane.
Se Dio non mi butta via, come posso buttarmi via da solo? Rinasco adesso! Nunc coepi!
Now I begin! Così amava dire – tra gli altri –
san Josemaria Escrivà de Balaguer. È il grido
dell’anima, che per quanto possa essere
stata o fedele o incerta nell’amare il Signore,
ha voglia di ricominciare continuamente
davanti a Lui.
Questo è nascere e rinascere. Nascere non
per caso, vivere non per caso, rinascere ogni
giorno, e non per caso. Ma per quel dono di
vivere, e vivere meglio che si può, che può
venire solo da Dio.
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Blog e mail di don Paolo Tammi
donpaolotammi.blogspot.com
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“AFRICA EXPRESS”
SUD SUDAN:
È NATO UN NUOVO STATO!
Il 9 luglio 2011 quella che era solo la parte meridionale della
più grande, ma anche una tra le più povere nazioni africane, il Sudan, è diventata ufficialmente la 55° nazione del
continente nero, entrando contemporaneamente a far parte
delle Nazioni Unite, come 193° stato membro.
Quel giorno questa giovane nazione ha finalmente raggiunto l’obiettivo per il quale, per almeno 5 decenni, la sua gente
ha combattuto, talvolta anche in maniera cruenta, subendo
stragi e genocidi, che hanno causato oltre 3 milioni di morti
e deportazioni ed emigrazioni di circa 5 milioni di persone.
È possibile ricostruire le prime vicende di questo territorio
solo tramite le fonti orali, secondo le quali alcune popolazioni nilotiche entrarono nel Sud Sudan da nord a partire dal X
secolo, mentre altre popolazioni non nilotiche fecero il loro
ingresso da sud, andando a costituire le regioni più estese e
occupandone la maggior parte del territorio.
Le difficoltà di comunicazione con il nord del Sudan, già
islamizzato per l’influenza dei popoli del nord africa e del
medio oriente, favorirono il consolidarsi di tradizioni che non
si richiamavano a questa religione. Contatti veri e propri
con il nord si verificarono solo dal XIX secolo, quando gli
egiziani si impadronirono del Sudan e costituirono nella
parte meridionale la regione di Equatoria.
Dopo un periodo di instabilità, nel 1899 l’esercito anglo
egiziano si impadronì definitivamente di tutto il Sudan e nel
1924 l’Inghilterra decise di amministrare il nord e il sud
come due colonie separate, vista la profonda diversità
etnico-religiosa. Verso la fine del protettorato britannico i
governanti del nord convinsero però la potenza coloniale a
unificare i due territori.
Nel 1956 il Sudan conquistò dunque l’indipendenza come
un’entità indivisa nella quale il nord islamico tendeva a
essere nettamente privilegiato rispetto al sud cristiano. Da
quel momento ebbe inizio la prima guerra civile esplosa in
seguito alle rivendicazioni del sud che, escluso dal potere,
era consapevole però di avere maggiori riserve petrolifere e
un più facile accesso alle risorse idriche del Nilo.
Al termine del conflitto, nel 1972, l’accordo di pace di Addis
Abeba garantì al sud una sorta di autonomia, ma le tensioni non diminuirono e si riacutizzarono nel 1983 quando il
presidente Nimeiry dichiarò di voler trasformare il Sudan in
uno stato islamico. Tutte le forze cristiane del sud reagirono
coalizzandosi per formare l’Esercito di Liberazione del Sudan
e dare inizio alla seconda guerra civile durata circa 21 anni,
e che ha causato almeno 2 milioni di morti.
Solo il 9 gennaio 2005 fu firmato l’accordo di pace a Nairobi
in base al quale il Sud Sudan avrebbe avuto 6 anni di
autonomia e subito dopo sarebbe seguito un referendum
sull’indipendenza.
Nel dicembre 2009 fu stabilita la data del 9 gennaio 2011
per la consultazione, per la quale era richiesto il 50% +1 dei
sì ed una partecipazione del 60% degli aventi diritto.
I giorni tra il 9 e il 15 gennaio 2011 hanno rappresentato
l’occasione per una partecipazione collettiva senza eguali
che si è attestata al 97,58% e, fatto più unico che raro nella
storia africana, il tutto si è svolto con relativa tranquillità e
regolarità.
Il 7 febbraio sono stati proclamati i risultati ufficiali che
hanno visto i sì raggiungere quasi il 99% delle preferenze.
Il 9 luglio 2011 è infine nato ufficialmente lo stato del Sud
Sudan e la città di Juba ne è diventata la capitale.
In contemporanea si sarebbe dovuto tenere anche il referendum nella regione dell’Abyei, chiamata a scegliere tra
l’annessione al Sud Sudan e uno statuto di autonomia all’interno del Sudan ma tale consultazione è stata sospesa a
causa delle tensioni nell’area e al momento non è stata
ancora fissata una nuova data.
Fin dal 2005, però, nessuno avrebbe scommesso sul fatto
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL
CONTINENTE NERO
a cura di Lucio Laurita Longo
che questa regione del Sudan avrebbe ottenuto, sostanzialmente senza grandi spargimenti di sangue, la sua definitiva
indipendenza e ciò anche in considerazione del fatto che il
presidente sudanese, Omar el Bashir, è universalmente noto
come un dittatore durissimo e sanguinario. Non a caso a suo
carico pende un mandato di cattura internazionale emesso
dalla Corte dell’Aia per “crimini contro l’umanità” commessi
in un’altra martoriata regione del paese, il Darfur.
Il futuro cammino della neonata Repubblica del Sud Sudan
non è certamente semplice visto che essa rimane una delle
aree più sottosviluppate del mondo, dove la quasi totalità
della gente vive con un reddito inferiore ad 1 $. al giorno, e
deve trovare il proprio sostentamento da terreni per lo più
desertici o da foreste tropicali.
Esso è un paese fragile, con povertà endemica, tra gli
ultimi posti nella graduatoria dei paesi per indice di sviluppo umano. Le malattie infettive, Aids in primis, fortissima
malnutrizione e scarsissima accessibilità ai servizi sanitari
contribuiscono a determinare livelli molto alti di mortalità, in
particolare per donne e bambini. La mortalità materna nel
Sud Sudan è stimata essere la peggiore del mondo: almeno
una donna su 10 muore a seguito della gravidanza o del
parto.
Il Presidente Salva Kiir Mayardit, famoso più che altro per il
vezzo di partecipare alle più importanti cerimonie pubbliche
e agli incontri ufficiali con un cappellaccio da cow boy in
testa, seppur eletto con il sospetto di brogli e intimidazione,
gode ancora di una certa popolarità tra la sua gente, se non
altro per aver fatto arrivare il proprio paese indenne nella
fase di transizione verso l’indipendenza.
Egli, però, ora è chiamato a risolvere tutta una serie di
questioni, rimaste in sospeso con il Sudan, tra cui la determinazione degli esatti confini, lo status di alcune regioni
che reclamano l’autonomia e, sopratutto, la spartizione degli
enormi proventi petroliferi con il governo di Karthoum e con
il suo dittatore, el Bashir.
Non va, infatti, dimenticato che nel Sud Sudan si trova
oltre l’80% dei giacimenti petroliferi del paese, mentre la
maggior parte degli impianti di raffinazione si trova nel nord
che ha anche uno sbocco in mare, a Port Said, nel Mar
Rosso. Ciò rende, di fatto, sotto questo aspetto, la neonata
nazione totalmente dipendente dal Sudan.
Il tutto aggravato dalla quasi assoluta assenza di rete
stradale nel sud (in questa zona vi sono solo 60 km di
strade asfaltate su un territorio doppio rispetto all’Italia!)
e dalla totale mancanza di impianti per la produzione di
energia elettrica.
Fino al 9 luglio 2011 nord e sud avevano un accordo in base
al quale i proventi petroliferi venivano pariteticamente
divisi tra loro ma, dal giorno della indipendenza del Sud
Sudan, questo accordo è scaduto e, a tutt’oggi, nulla è stato
deciso. Altro motivo di tensione tra le due aree, che potrebbe determinare un ritorno all’uso delle armi, riguarda anche
il controllo di alcune zone sul confine comune, tra le quali
il Sud Kordofan e le Montagne di Nuba, che si è scoperto
essere ricche di oro, rame, acqua e nuovi giacimenti petroliferi ancora non sfruttati.
Una immensa fonte di profitti per i quali nessuna delle due
parti, in caso di mancato accordo, esiterebbe a fare nuovamente ricorso alle armi.
Per quanto riguarda la situazione umanitaria e i diritti
dell’uomo il Sud Sudan, anche in conseguenza delle due
guerre civili che l’hanno martoriata per quasi 50 anni può
sicuramente dirsi tra le più gravi e compromesse del continente africano e nonostante gli sforzi della comunità internazionale che continua ad inviare missioni di pace e di assistenza sanitaria ed economica la situazione non accenna a
migliorare se non in termini minimi.
Solo una decisa e seria volontà di pace tra le due nazioni, e
principalmente accordi economici corretti e duraturi, magari accompagnati da un ricambio generazionale della classe
dirigente che abbia veramente a cuore il bene della gente,
potrà ridare speranza di un futuro migliore a questo paese.
-4-
OCCHIO ALLE LETTURE
PER RAGAZZI
Alessandra Angeli
Qualche giorno fa mi sono soffermata su un libro che mio
figlio tredicenne stava leggendo: maghi, demoni, cimiteri e
roba del genere.
L'impatto negativo è stato poi
ampliato quando ho letto
nomi legati alla Sacra Bibbia
come Gerusalemme, Nataniele,
Salomone, consacrazioni a non
so bene che cosa….
"Me l'ha prestato un compagno" mi ha risposto il ragazzo
quando gli ho chiesto da dove
uscisse. "È molto divertente
perché questo demone fa un
sacco di battute e di scherzi".
Era già al terzo volume della
saga, ormai aveva letto abbastanza. "Ok, finiscilo pure
però ascoltami. Stai attento
perché non è un libro sano.
Tutti questi riferimenti biblici
dove vanno a parare? Perché
mischiare il sacro con storie di
demonietti, seppur presentati
in veste goliardica? Entrare in
simpatia con questi strani
personaggi ed il mondo della
magia non è prudente, la
stessa Bibbia ce ne mette in
guardia (Re 21,6). Ora sembra
una lettura innocua, ma qualcuno potrebbe rimanerne affascinato, andando oltre. Con
Internet è un attimo. Oppure
questa simpatia per ora marginale, in un momento di difficoltà della vita, potrebbe indirizzare verso persone o situazioni
negative e pericolose. Leggi
con spirito critico. Ma l'autore
che aveva in testa per tirar
fuori questi contenuti? Secondo
te, che ispirazioni interiori avrà
seguito, tendenti alla luce o
alle tenebre? Possibile che non
abbia trovato argomenti migliori, volendo scrivere storie per
ragazzi? Pensaci e dillo anche al
tuo amico". Ma dove sono finiti
i Salgari, i Verne, i Dumas
e tanti altri? Ora va tanto
questo magico fantasy, condito
di maghi, fate e demonietti,
nonché vampiri: tutti presentati come dei gran simpaticoni!
Chi ci pensa a controllare la
narrativa per ragazzi! Dai per
scontato che siano libri adatti,
con contenuti adeguati, invece
diventa necessario capire di
cosa parlano e che messaggi
lasciano.
Anche voi ragazzi, occhio!
Ricordatevi che il male non si
mostra in tutto il suo orrore
perché tutti fuggirebbero terrorizzati. Cerca di fare amicizia
sotto mentite spoglie, insinuandosi poco a poco nella vita di
ciascuno. A buon intenditor
poche parole….
QUANDO SI VIENE ALLA LUCE,
ANCHE IL TERRAZZO LO AVVERTE
Sandro Morici
Siccome a noi sta molto a cuore il tema della vita, con
le sue variopinte fasi evolutive (dalla culla alla poltrona), vogliamo riprenderlo con le solite sfumature
autobiografiche, ma anche con visione allargata, rivolgendo lo sguardo alla meravigliosa natura che ci circonda, ai fenomeni e ai processi determinanti il suo
sviluppo e la sua dinamicità, tutti scaturiti all’inizio del tempo da un primo battito
creativo che rispondeva all’appello di Dio.
Le prime pagine della Bibbia infatti e i primi versetti del libro della Genesi ci descrivono questo momento con tocchi magistrali: la creazione di cielo, terra e acque, di
luce e tenebre, di germogli e di frutti, di esseri viventi di specie diverse, dell’uomo e
della donna.
La vita che ancora oggi esplode in ogni angolo di mondo, malgrado malvagi tentativi di manipolazione fisica (macro e microscopica) e talvolta psicologica, ha del
sensazionale, se si pensa al superamento delle proibitive condizioni ambientali,
territoriali, socio-economiche in zone come quelle del Corno d’Africa, nelle pianure
alluvionali del centro dell’India, sui picchi delle Ande e via dicendo.
E la lotta alla sopravvivenza non risparmia neppure alcune specie animali: classici
sono i cortometraggi sulle tartarughe comuni, appena fuoriuscite dal guscio delle
loro uova, che in una corsa disperata debbono raggiungere il mare per evitare di finire tra gli artigli o le fauci di predatori spietati.
Chi di noi non ha avuto esperienze riguardanti la venuta al mondo di una qualsiasi
creatura? Quante volte sul terrazzo di casa abbiamo assistito allo sbocciare di un
fiore di hibiscus dalla sera alla mattina o allo spuntare di una minuscola gemma sul
ramo di un rampicante? Chi non ricorda le colorite lezioni di scienze naturali sul
tema della riproduzione?
E qui vorrei portare ad esempio la felice vicenda della “contessa” Mara e del mio caro
amico Vincenzo. Nel momento in cui la sua stupenda lupa, di nome Mara appunto,
aveva deciso di mettere al mondo una cucciolata di lupacchiotti, lui l’ha presa con
sé, l’ha assistita con incomparabile delicatezza per un’intera notte e, nelle vesti di
improvvisato ostetrico, ha partecipato alla nascita di cinque batuffoli pelosi, battezzati immediatamente come “i miei pucci” e poi chiamati singolarmente con il nome
dei suoi migliori amici. Li ha svezzati ed ha tenuto nella sua famiglia due di loro per
oltre dodici anni, facendo da tutore e dedicando loro cure amorevoli fino alla fine.
Personalmente invece mi e´capitato di essere presente al parto di un vitellino in una
calda serata di luglio di alcuni anni fa. Stavamo passeggiando tra le stradine di
Burgusio, un paesino dell’Alto Adige situato a 1000 metri di altitudine, allorche´siamo stati attratti da una certa agitazione all’interno di una stalla piena di
mucche. Il veterinario ci ha fatto un segno e dopo una buona mezz’ora abbiamo
potuto accarezzare il neonato già ritto sulle sue esili zampe. Quando poi pensiamo
al genere umano, dobbiamo convenire che la nascita di un figlio o di un familiare
rimane impressa per sempre nella memoria. Chi sperimenta la maternità vive
sicuramente sensazioni ed emozioni intense. Per l’uomo è ovviamente diverso. Per
me, mentre stavo dietro la porta della sala parto attendendo con un forte senso di
ansia di diventare padre per la prima volta, è stato un momento di gioia immensa
appena ho sentito chiaramente il vagito del nuovo esserino che in modo deciso
affermava al mondo: “Ci sono anch’io!”. L’ostetrica ha aperto la porta -... sapeva che
io stavo lì incollato col fiato sospeso e l’espessione pallida e attonita – e mi ha
gridato in faccia: “Complimenti, e´una femminuccia!”. Il miracolo del dono della vita
era compiuto: era aprile e sul terrazzo di casa primule ed anemoni sbocciavano
allegri in piccoli vasi. Quel miracolo si sarebbe ripetuto, con analoghe sensazioni
liberatorie, con la venuta alla luce della seconda figlia. Era luglio inoltrato e alla
calda luce dei lumi del terrazzo due piccoli gechi, mentre andavano a caccia di insetti notturni, mi guardavano per felicitarsi. Qualche anno dopo, alla nascita della terza
figlia, in piena notte e con i corridoi deserti, il medico di guardia capi´che ero ormai
un papà “maturo” e mi permise di entrare in sala parto e di baciare subito mamma
e neonata. Per la gioia straripante non mi trattenni dall’abbracciare anche il bravo
specialista e un paio di infermiere lì presenti. Era maggio e sul terrazzo di casa in
quei giorni era un tripudio di colori e di profumi.
In età più avanzata il coinvolgimento emotivo mi raggiungeva fin dentro le vene, ma
in modo diverso: la nascita del primo - e, ahimè, ancora unico - nipotino faceva
sorgere nuove passioni, contribuendo enormemente a rinsaldare affetti familiari e
legami intergenerazionali. Era dicembre e faceva freddo ma in un angolo del
terrazzo un timido uccellino veniva a piu´riprese a beccare il suo miglio, lanciando
segnali di augurio.
Senza alcun dubbio la novità di una nuova vita crea focolare, dà speranza, impegna
su nuovi fronti di responsabilità, stimola in rinnovati giochi di squadra. E comunque
in quel momento, secondo l’antica legge di natura, la specie, sia essa umana che
animale o vegetale, si arricchisce evolutivamente.
Nascere è dunque un magnificare la sacralità e la dignità della vita. Purtroppo le
societa´attuali vanno orientandosi verso posizioni di relativismo etico che potrebbero sconvolgere i complessi equilibri naturali della vita nel pianeta. È nostro compito
difenderli nel senso più profondo e nei loro valori ontologici. A noi cristiani, educati
ed impegnati ad essere nel mondo e non del mondo, è sufficiente ripetere a voce alta
una semplice esortazione, assolutamente attuale, contenuta nella lettera enciclica
Evangelium Vitae del beato Giovanni Paolo II, emessa nel lontano 1995: “Rispetta,
difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana. Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità.
-5-
MI HAI TESSUTO
NEL SENO
DI MIA MADRE
Luigi Guidi
“Sei Tu che hai creato
le mie viscere e mi hai
tessuto nel seno
di mia madre.”
(Sal. 139,13)
Ancor prima di lasciare, tra i dolori del parto, il seno
materno e venire alla luce, noi siamo creati dalla
Luce vera e messi in questo mondo per meritare
di tornare un giorno e per sempre alla Luce dalla
quale veniamo. Per ciascuno di noi c'è stato un
glorioso momento, interamente opera di Dio, in cui
siamo stati tratti dal nulla e abbiamo cominciato ad
esistere. Dio, nella Sua infinita carità e sapienza, ha
pensato da sempre ciascuno di noi e, per mezzo del
Verbo eterno del Padre (cfr. Gv. 1, 1-3), ci ha voluto
donare la vita. Esiste dunque un legame sovrannaturale che vincola l'anima a Dio, suo Padre e creatore,
in qualche modo analogo (ma non uguale) a quello
che c'è tra genitori e figli. Le differenze tra Dio e noi
sono sostanziali:
"Dio è infallibile.
"Dio è un Padre infinitamente buono e il migliore
Padre possibile.
"La volontà di Dio nei nostri confronti è necessariamente e infallibilmente una volontà di bene.
Così come per lungo tempo il bambino neonato o
comunque piccolo non è consapevole del proprio
rapporto con la madre e il padre, e perciò è totalmente abbandonato nelle loro braccia, allo stesso modo
in questo tempo l'anima riposa in Dio senza esserne
cosciente. È di vitale importanza, per la sua salute
psichica, che il bambino nelle varie fasi evolutive
si senta amato dai propri genitori. Ancor più è importante che l'anima, chiamata a scegliere liberamente
se amare Dio o no, acquisti progressivamente consapevolezza del proprio rapporto con Dio e che si
senta amata da Dio, che si renda conto del rapporto
sovrannaturale Padre-figlio che la unisce a Dio,
così come nell'ordine della natura il bambino "appartiene" ai suoi genitori. Se si comprende bene l'esistenza e la natura di tale rapporto sovrannaturale,
diventa molto più facile amare Dio che non amarlo.
Non c'è - credo - un motivo specifico per cui i figli di
solito amano i propri genitori. Un figlio ama la madre
e il padre per il semplice fatto che quelle persone
sono sua madre e suo padre. Analogamente, e a
maggior ragione, noi dovremmo trovare naturale
amare Dio per il fatto puro e semplice che Dio è
nostro Padre. È ovvio che questo non è l'unico
motivo, ma a mio parere è il più importante. Forse in
questa correlazione figlio-genitore e anima-Dio si
può intravedere se non l'unica ragione profonda, una
delle ragioni profonde per cui Dio considera un
delitto grande non amare o addirittura gettare il
disonore sui propri genitori: "Onora il padre e la
madre." Amare i genitori conduce in modo misterioso nel cuore della fede, all'amore dell'anima per Dio,
per quella analogia già menzionata.
Più volte Gesù ha detto a chiare note che dobbiamo
concepire Dio come nostro Padre. Ci ha insegnato a
rivolgerci a Dio, nella preghiera, chiamandolo "Padre
nostro" (e nella parola “nostro” c'è il mistero che
siamo tutti fratelli). Con un'iperbole, ha detto "…non
chiamate nessuno vostro padre sulla terra, perché
uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli". Egli
stesso si è rivolto al Padre chiamandolo "Abbà",
"Papà". Ci ha lasciato la parabola del figliol prodigo,
la cui figura centrale e indimenticabile è appunto il
padre, Dio. Gesù ci insegna dunque che la vera
relazione tra Dio e l'anima è quella che intercorre tra
un Padre infinitamente buono e la propria creatura
infinitamente amata: in una parola, è una relazione
d'amore. Vediamo allora in che modo Dio ci ama:
"Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?" (Is. 49,15).
"…pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla
gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in
noi?" (Gc. 4,5).
Un amore viscerale, dunque, addirittura geloso che
nasce dalle "profondità" di Dio e che pretende da noi
un amore altrettanto esclusivo: "Amerai il Signore
Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta
la tua mente" (Mt. 22,37) è la sintesi del Primo
Comandamento. L'Amore di Dio per noi ha come fine
la nostra felicità eterna, e dal momento che tutta
l'umanità è stata coinvolta nelle conseguenze del
peccato originale, a causa del quale ciascuno di noi è
per natura incline al male, la nostra felicità eterna si
pone in termini di salvezza (dalla possibilità della
dannazione eterna). Questo Amore è possibile vederlo lungo l'arco dell'Antico Testamento come instancabile azione di Dio nell'educare e seguire il Suo
popolo, e trova la massima espressione visibile in
Gesù crocifisso, un Amore che è totale sacrificio di sé
per la persona amata (tutti noi).
Scrutando in se stesso, nella propria vita e nella
propria fede ciascuno di noi deve saper vedere
l'instancabile azione di Dio e del suo Amore di Padre.
Bisogna chiedersi chi è Dio per noi. Bisogna essere
convinti, sulla base del proprio vissuto esistenziale e
di fede, che Dio ci segue in ogni momento della
nostra esistenza con Amore instancabile ed esclusivo, e si occupa e preoccupa per noi proprio "…come
se fossimo l'unica persona al mondo" (cito da una
frase della Venerabile Madre Speranza di Gesù in
relazione, appunto, al modo in cui Dio ci ama).
L'amore che noi dobbiamo avere per Dio si concretizza nell'evitamento di ogni forma di peccato, motivato dal fatto che il peccato è inviso a Dio, e nell'esercizio delle virtù cristiane, innanzitutto la carità,
cosa possibile solo dopo aver messo in croce i nostri
vizi, le nostre passioni, in una parola dopo aver
messo in croce noi stessi.
È questo che rende capaci di amare noi stessi e il
prossimo, unico modo che abbiamo per amare Dio.
Nel nostro tempo, con il fiorire di dottrine e prassi
strampalate è facile illudersi di fare la volontà di Dio
o addirittura amarlo seguendo in realtà vie che sono
buone scorciatoie verso la morte dell'anima.
Nessuno troverà mai Dio in virtù dei propri sforzi,
per quanto erculei e titanici possano essere, è
sempre Dio che si manifesta per primo e si lascia
trovare da ciascuno di noi. Tutto ciò che noi possiamo e dobbiamo fare è rispondere liberamente e
generosamente alla Sua chiamata.
Per questo motivo amare Dio, e riconoscere la Sua
paternità su di noi, significa credere alla Sacra
Scrittura, osservare i Comandamenti (cfr. Mc. 10,1719; Gv. 14,21), obbedire ai pronunciamenti dogmatici della Chiesa come istituzione voluta da Gesù (cfr.
Mt. 16,18-19), riconoscersi peccatori (cfr. Gv. 16,711; 1Gv. 1, 8-10). E, beninteso, volersi correggere.
-6-
LA RINASCITA DI
GIUSY VERSACE
NASCERE
Maria Rossi
Cesare Catarinozzi
“Nascere per caso, Nascere donna,
Nascere povera, Nascere ebrea :
è troppo in una sola vita”
(Edith Bruck)
Beh, devo riconoscere che non è una lirica
particolarmente ottimista.
È una poesia, però, che ho fatto spesso
commentare ai miei studenti e vi assicuro
che - negli anni - alcuni svolgimenti sono
stati veramente belli; i primi quattro versi indicano infatti alcune
realtà spesso causa di profonda infelicità e, per chi ha vissuto i
campi di concentramento come l’Autrice (nella foto, ndr), di grande dramma.
Non sono nata ebrea, non sono nata povera, sono una primogenita molto desiderata da due giovani sposi (28 anni lui e 25 lei)
dopo un primo aborto spontaneo e, soprattutto, non ho mai
considerato l’essere donna una diminuzione. Anzi! Ma sono nata
a Roma, negli Anni Cinquanta e, quindi, riconosco che è facile
da dire.
Voglio parlare però oggi di un nuovo modo di “nascere”, un modo
per noi tutti – di famiglia cattolica, nati a Roma e in Italia e
battezzati da piccoli – quanto meno un po’ diverso, “curioso” e
molto bello. Il nascere di coloro che scelgono il Cattolicesimo e
Gesù da adulti. Il nascere dei catecumeni.
Li ho scoperti a livello personale, avendoli solo “studiati” come
molti di noi, (ricordate quando la Domenica dopo Pasqua era la
Domenica in Albis e non della Misericordia? Quando i catecumeni
deponevano la veste bianca); li ho scoperti veramente, dicevo,
quando un mio ex alunno a cui voglio molto bene, finito il liceo,
al primo anno di università mi chiese di fargli da madrina.
Gli avevo insegnato Italiano e Latino al liceo, scriveva benissimo
(ma poi, ahimé, ha scelto Ingegneria) e, quando mi ha cercato
per dirmi la sua scelta, mi sono commossa. È stata un’esperienza
nuova e molto bella quella di accompagnare un giovane a ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, quelli che ci fanno
entrare nella comunità.
Ed allora, con lui, ho scoperto che a Roma, nella nostra Diocesi,
sono tanti quelli che ogni anno si convertono al Cristianesimo.
In un tempo in cui i big di spettacolo e televisione scelgono il
Buddismo, sette varie o altre religioni… un ragazzo iscritto a
Ingegneria e sua sorella hanno scelto di diventare cristiani e per
farlo hanno camminato per due anni. Niente male! E pensare che
anche Richard Gere (per me, un mito) è diventato buddista!
Adesso sto vivendo un’altra esperienza altrettanto importante.
Don Paolo mi ha affidato l’anno scorso una signora giapponese,
poco più grande di me che, nella notte di Pasqua del 2012,
riceverà i Sacramenti ed entrerà nella Chiesa cattolica.
A San Pio X; nella nostra parrocchia. Sono stata molto in crisi,
quando me lo ha chiesto: non mi sentivo all’altezza e ancora oggi
mi domando se riesco veramente a trasmettere la bellezza e
l’amore di Gesù a Junko. È ovvio che, prima di scrivere di lei,
glielo ho chiesto e lei si è fidata. Junko si “fida” di me, di don
Paolo, della nostra parrocchia, della Chiesa, di Gesù. Il cammino
che stiamo facendo arricchisce me molto più di lei, perché
- confrontarsi con una donna adulta, che ha girato il mondo, che
ha la sua cultura e le sue esperienze - stimola e arricchisce prima
di tutto me. Non ne parlerei, ma lei mi ha autorizzato a farlo. Lei,
che mi ha detto che la realtà che l’ha affascinata di più del
Cristianesimo è stato l’Amore che Padre, Figlio e Spirito hanno
per l’uomo; il sentirsi una figlia amata e desiderata, unica e speciale… Spero che veniate in tanti la notte di Pasqua a far festa a,
e con, Junko che diventa cristiana per scelta!
Noi che siamo cresciuti in questa realtà, noi che diamo per
scontate tante cose, noi che, giudicando e criticando alcuni
uomini di chiesa, non riusciamo ad andare oltre, a pensare a
Dio-Amore, a quel Dio che è Ciò che colpisce ancora e che porta
ragazzi e ragazze, uomini e donne a “nascere” al cristianesimo
ancora oggi. Auguri Junko! La notte dell’8 aprile “nascerai”
nuovamente, con i tuoi anni, con tua figlia accanto, con la tua
vita. Nascerai come un bambino piccolo ma molto più ricca di
esperienza: questo è il miracolo della conversione.
-7-
Giusy è una ragazza bellissima, indipendente e in carriera. Sull'autostrada
Salerno-Reggio Calabria, mentre lei è al
volante, nel 2005, si abbatte un acquazzone: in un incidente ella perde gli arti
inferiori. Ma Giusy ha una tempra eccezionale, illuminata dalla Fede, che la
aiuta a vincere la paura e la rabbia.
La Fede è per Giusy un'amica, è certa
che per ognuno di noi esista un disegno
divino, che noi non possiamo cambiare.
Possiamo però scegliere come affrontare ciò che ci capita, accettando la vita.
Non è stato facile per lei riprendere a
camminare: ha dovuto fare i conti con il
dolore fisico, oltre quello dell'animo. Ma
ce l'ha fatta.
Ha ripreso il suo lavoro nella moda ed è
divenuta campionessa di atletica leggera, un Pistorius al femminile; parteciperà alle Paralimpiadi di Londra nel 2012.
È la prima donna in Italia a correre
senza due gambe.
È fidanzata da tre anni con un uomo
anche lui amputato ad una gamba, che
gli ha trasmesso l'amore per la corsa,
mentre lei aveva un po' paura di indossare quelle "lingue" di carbonio apparentemente così instabili.
Giusy riconosce l'importanza della famiglia e degli affetti, che le hanno dato la
forza di reagire.
Oggi è presidente dell'associazione
"Disabili No Limits", che mira a procurare protesi anche a coloro che non possono permettersele.
In Italia ci sono 250.000 disabili agli arti
inferiori e ogni anno questa cifra cresce.
Il 90% dei disabili, tuttavia, non gode di
una copertura da parte del Sistema
Sanitario Nazionale, valida per ottenere
una protesi, che consenta la completa
riabilitazione ed il reinserimento sociale. Chi ha subito un incidente sul posto
di lavoro riceve gratuitamente ciò che
gli occorre dall'INAIL.
Non è così per gli invalidi civili, che
ricevono protesi di gran lunga migliorabili. "Disabili No limits", grazie alle
donazioni, fornisce protesi valide anche
a chi non può permettersele ([email protected]). Giusy è diventata
anche volontaria dell'UNITALSI ed aiuta
i malati che si recano a Lourdes.
Sono amico virtuale di Giusy e la ringrazio per essermi stat vicina, con la sua
sensibilità, in occasione della scomparsa
di mio padre.
Spesso il Signore può farci attraversare
nella vita prove molto difficili, ma ricche
di senso.
CONSIDERAZIONI
DI UN NONNO
SULLA VITA
CHE NASCE
Francesco Tani
Da due anni sono nonno e
faccio il nonno.
Questa esperienza e la passata esperienza della paternità che, pur se in modo
diverso ma sempre con
forte intensità, hanno dato
una nuova caratterizzazione alla mia esistenza, mi
hanno portato ad alcune considerazioni.
La nascita è un evento sconvolgente e lo è per molti motivi.
La prima cosa che sconvolge è la meraviglia, direi il miracolo della
vita. Lo stupore che ti coglie di fronte a questo evento, di fronte a
questo piccolo essere che esiste, si muove, urla, ha fame, vuole la
tua attenzione ed il tuo affetto. Viene da te ma è altro da te. E devi
subito essere capace di considerarlo e rispettarlo come altro da te
se vuoi che cresca come se stesso, come creatura unica di Dio che,
con la tua collaborazione, ti ha fatto questo dono: non lo devi mai
considerare come "cosa tua".
Il secondo motivo che sconvolge è, specie per il primo figlio, un
drastico cambiamento nella vita della famiglia. Se vuoi rispettare
anche le esigenze di questo nuovo venuto, di questa persona che
hai voluto, che ti è stata donata e che hai accolto devi rivedere
anche le tue esigenze. I suoi orari e le sue necessità hanno
spesso preminenza rispetto ai tuoi e comunque con i tuoi vanno
conciliati, la vita non è più a due e va riorganizzata. Resta però
importante e necessario trovare gli spazi ed i tempi anche per la
coppia, per rafforzare, consolidare, reindirizzare, approfondire e
ulteriormente migliorare il rapporto, a seguito di questo stupendo
evento che dalla coppia ha origine. In un mondo in cui i genitori
sono spesso entrambi impegnati con il lavoro, cambia anche la vita
dei nonni. Chiamati a fare la loro parte perché va bene anche il
nido purché non sia in dosi massicce. È infatti importantissimo, per
la crescita umana e psicologica, il tempo vissuto nell'ambito familiare, in casa, con qualcuno disponibile a "giocare" con lui. Giocare,
infatti, vuol dire imparare a conoscere le cose, le parole, il mondo
che ci circonda; e va fatto insieme a qualcuno che guida non
invasivamente, ma con presenza, con affetto, fornendo stimoli.
Un terzo motivo che sconvolge e che, però, ripaga in modo incomparabile l'impegno e le rinunce, è il fatto che questa nuova vita
apre a una nuova modalità di amare. Il piccolo, anche piccolissimo,
è capace di capire, di "sentire", se lo ami ed esprime di rimando il
suo amore e la sua fiducia fino anche all'abbandonarsi. La delicatezza e l'intensità di questo amore e dell'amore che ti chiede
aiutano a capire anche l'amore che il Padre ha per noi ed a capire
come rispondere al Suo amore. È un amore senza remore, senza
sovrastrutture, senza retroterra intellettuali e culturali: amore
puro, totale.
Un'altra cosa che sconvolge è il compito di "educare" questa nuova
vita che ti è affidata. Io sono convinto che i primi anni di vita siano
fondamentali per la formazione di una persona, soprattutto per
quanto riguarda il carattere, la psicologia, il senso di sé ed alcune
abilità. Di errori se ne possono fare tanti, ma credo che se si riesce a tenere sempre presenti alcuni punti fondamentali e cercare
sempre di conformarsi ad essi, si può fare qualcosa di buono.
Educare viene dal latino "e ducere", "tirar fuori": cioè capire le
qualità, le abilità del piccolo e farle crescere e maturare.
Rispettarlo è fondamentale anche quando è piccolo, perché è una
persona e come tale va considerata: rispettiamolo come rispettiamo un adulto. Essere fermi sui valori, essere coerenti, saper
mantenere i si ed i no, che devono esserci anche se non troppi, è
un altro elemento da avere sempre in mente, insieme ad un
comportamento che sia consono a quanto proponiamo.
E sempre, anche nelle correzioni, non facciamo mancare sensibilità ed affetto, perché all'amore si risponde con l'amore.
La osservazione di questo primo nipote, infine, mi ha portato anche
ad una considerazione su me stesso. Vedo in lui una continua
applicazione ad apprendere, una grande curiosità nelle cose, la
ricerca di nuove abilità che vengono esercitate fino alla loro acquisizione, la appropriazione e l'uso di parole e concetti, la capacità di
capire e proporre lo scherzo e la risata, la gioia anche nelle piccole cose, le domande "cosa è questo" ed ora anche "perché?"
E mi sono detto: se vuoi rimanere vivo prendi esempio da lui: non
smettere di cercare, non fermarti a quello che hai acquisito, anche
nel rapporto con Dio, sii curioso delle cose, domandati perché,
migliora le tue capacità e le tue abilità.
Ed anche se alcune cose non sei più in grado di farle lavora su
quelle che puoi ancora fare. Prendi esempio da lui ed anche da lui
continua ad imparare.
La semplicità, la lealtà, la curiosità, la disponibilità ed il modo di
amare di un piccolo fanno capire appieno perché Gesù ha detto
"sinite parvulos venire ad me".
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IL PRIMO VAGITO
Giancarlo Bianconi
Udita sull’autobus: “Il primo vagito del neonato altro
non è che il primo passo verso la tomba.”.
Questa battuta, quasi un inappellabile verdetto,
debbo confessare mi ha fatto, come si suol dire, gelare il
sangue nelle vene. Non mi era mai capitato, infatti, di
trovarmi di fronte ad una visione così disperata e raggelante della vita, e, in particolare poi, proprio con esplicito
riferimento a uno dei momenti più struggenti della nostra
esistenza: quello dell’inizio di una nuova vita.
“Ma come - riflettevo tra me e me - quello che è (o,
meglio, dovrebbe essere per tutti, come forse erroneamente ritenevo sino a un attimo prima) uno dei giorni più
belli della nostra esistenza - se non addirittura il più bello
- senti tu, invece, come da parte di alcuni viene sentito”.
Certo - sono stato costretto a riconoscere con me
stesso - non può disconoscersi che, volendo spaccare il
pelo in quattro come si dice, in fondo-in fondo quello sconosciuto non aveva poi tutti i torti: il primo vagito, infatti,
non è altro che l’inizio di un cammino che, presto o tardi
(“meglio tardi, tanto non c’è nessuna fretta” diceva un
vecchio e simpaticissimo parroco), avrà una fine e, quindi, è anch’esso incontrovertibilmente interpretabile in
questo modo.
Ma che tristezza, santo cielo! Ad ogni modo, forse
per via della giornata atmosfericamente uggiosa, con una
pioggerellina che cadeva fastidiosissima, tale cioè da non
predisporre l’animo a serene congetture, l’immediata mia
reazione emotiva all’udire una tale asserzione è stata
quella di un grande fastidio.
Ma subito dopo mi sono rammaricato di questa mia
ingenerosa sensazione. E allora mi è venuto spontaneo
domandarmi quale potesse essere l’origine di una così irrimediabilmente negativa visione della vita.
E ho azzardato subito una spiegazione, forse un po’
troppo precipitosa, ma quasi certamente non molto lontana dalla realtà: quella persona - ho pensato - deve aver
avuto una vita non propriamente serena, tanto per usare
un’espressione eufemistica, anzi... anche piuttosto travagliata azzarderei. Chissà quali e quanto amare e disperanti esperienze hanno irrimediabilmente segnato la sua
esistenza in modo così assoluto tanto da farle insorgere
una siffatta negativa visione della vita.
Povero lui! Povero lui anche perché è certamente
una persona di poca o punta fede. In situazioni del
genere, infatti, la fede è l’unico rifugio da cui ricevere conforto e calore, e la preghiera la sicura risorsa da cui attingere tutte le forze necessarie per superare ogni difficoltà.
Non si può immaginare (“’ntendere non lo può chi
non la pruova” direbbe Dante) quanto grande può essere
la consolazione che si riceve dalla preghiera sin dal
momento in cui ci si abbandona fiduciosi. Quasi si nasce
a nuova vita e tutto appare meno tenebroso e meno
irrimediabile, e... quasi sicuramente lo è.
RINASCO OGNI
DOMENICA
Marco Di Tillo
Rinasco ogni domenica,
quando mi alzo dalla
panca di legno su cui
sono
seduto
e
mi
dirigo lentamente verso
l'altare. Quando arrivo lì,
chino la testa, il sacerdote porge l'ostia consacrata, mi guarda e dice
"Corpus Christi".
Io chiudo per un momento gli occhi, rispondo
"Amen", poi apro la bocca e, finalmente, Gesù entra
dentro di me. Magia. Gioia. Un fiume di purezza e di
energia. E' come prendere centomila Vov. Ve lo ricordate il Vov? Quel superalcoolico che andava di moda
anni fa a base di uova, zucchero e Marsala ? Lo chiamavano anche "bombardino" in gergo, proprio per la
sua forza esplosiva. Be', altro che Vov, Gesù!
Ecco, rinascere ogni domenica non è male per niente.
Okay, mio padre va a messa tutte le mattine da anni.
E pure il mio amico Giancarlo Rossi e tanti altri ancora. Lo so. Loro vanno meglio, loro forse rinascono
tutti i giorni. Beati loro. Però a me la rinascita settimanale piace, mi fa bene. Durante la settimana faccio
in tempo a vivere tutti i gradini up and down della
scala umana, ovvero i problemi sul lavoro, a casa, con
i figli, con i parenti e poi, naturalmente, ci sono la
fretta, il traffico, le file alla posta, le file in banca, le
file al supermercato, il motorino che si è rotto e ti
lascia per strada, la scuola da pagare, la luce da pagare, il gas da pagare, le carte che si accumulano sulla
scrivania, gli amici che abitano dalla parte opposta
della città e che non riesci mai a vedere, i pensieri, i
bestemmiatori che ti gridano accanto, il padre coi
baffi che alla cresima del figlio masticava sempre
gomma americana, non guardava mai l’altare per
tutta la durata della cerimonia e scattava foto al suo
“bambino” nonostante il divieto a farlo ripetutamente imposto da don Paolo, le brutte facce che ci sono in
giro in questa città e che mettono sempre più paura
(avete visto quanti omicidi quest'anno?).
Insomma up and down, su e giù, la normale vita di un
uomo in una grande metropoli, niente di più, niente di
meno. Si, va bene, la sera, prima di chiudere gli occhi,
c'è per fortuna il momento della preghiera, del
pensiero per tutte le persone care e pure per quelle
meno care. Ma come farei senza il mio Vov della
Domenica?
Ogni domenica, in particolare, ringrazio Dio di avermi
riportato a lui, di avermi aiutato a ritrovare la strada.
Gli chiedo di perdonarmi perché sbaglio un sacco,
perché a volte sono distratto da cose superficiali,
perché a volte mi allontano dalla giusta rotta, perché
non ascolto i consigli degli altri. Lui è lì, è sempre lì.
Mi concede il grande onore di offrirmi il corpo di suo
figlio, per purificarmi, per aiutarmi, per salvarmi e per
avvicinarmi sempre di più alla vita eterna al suo
fianco, se me lo meriterò alla fine.
Chi lo farebbe? Chi è così Abramo da sacrificare il
proprio figlio ? Noi siamo spesso presi da pensieri
molto terreni che ci sembrano tanto importanti. Ma il
pensiero di Gesù che entra dentro di noi è semplice,
eppure, per molti, così poco importante. Mi fa venire
in mente un famoso romanzo di fantascienza di Ray
Bradbury, "Cronache marziane", in cui i terresti arrivano finalmente su Marte con un'astronave e vanno a
bussare alla porta di una signora marziana che sta
preparando una frittata e non ha tempo per loro.
"Siete terrestri? Ah, si va bene. Scusatemi un momento ma c’ho le uova sul fuoco", risponde la simpatica
marziana, lasciando gli astronauti di sasso.
Ho visto che il concetto è stato rovesciato in un recente film italiano del regista Gianni Pacinotti, "L'ultimo
terrestre", con gli alieni che arrivano sulla terra e a
nessuno importa, la notizia viene passata solo sul tg3,
verso la fine della trasmissione. Eppure si tratta, in
entrambi i casi, di un fatto eccezionale: i terrestri su
Marte e gli alieni sulla terra. Ma a nessuno importa.
Tutti sono troppo presi dalle proprie importantissime
faccende quotidiane per potersi semplicemente stupire. Così è per Dio, e per suo figlio Gesù. Fatti eccezionali che molti "lontani" non riescono neppure a
cogliere, presi come sono dalle loro fondamentali
cose da fare.
-9-
LE STIMMATE DI SAN FRANCESCO
Cesare Catarinozzi
Correva l'anno 1224. S. Francesco d'Assisi, due anni prima
di morire, voleva trascorrere nel silenzio e nella solitudine
quaranta giorni di digiuno in onore dell'arcangelo
S. Michele. Era, del resto, abitudine del Santo d'Assisi
ritirarsi, come Gesù, in luoghi solitari per attendere alla
meditazione ed all'unione intima con il Signore nella
preghiera. Sapeva, infatti, che ogni apostolato era sterile se
non sostenuto da una crescita spirituale della propria vita
interiore. La Verna era uno di questi e certamente era
quello che il Santo prediligeva. Già all'epoca di Francesco
era un monte selvaggio. Esso era proprietà del conte
Orlando da Chiusi di Casentino, il quale, nutrendo una
grande venerazione per Francesco, volle donarglielo. Qui i
frati del Poverello vi costruirono una piccola capanna. In
quel luogo Francesco era intento a meditare, per divina
ispirazione, sulla Passione di Gesù quando avvenne l'evento
prodigioso. Pregava così: "O Signore mio Gesù Cristo, due
grazie ti prego che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la
prima, che in vita mia io senta nell'anima e nel corpo mio,
quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione, la seconda si
è ch'io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello
eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a
sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori". La
sua preghiera non rimase inascoltata. Fu fatto degno, infatti, di ricevere sul proprio corpo segni visibili della Passione
di Cristo. Fu Gesù stesso, nella sua apparizione, a chiarire
a Francesco il senso di tale prodigio: "Sai tu… quello ch'io
t'ho fatto? Io t'ho donato le Stimmate che sono i segnali
della mia passione". A proposito ancora dei segni della
Passione, il primo biografo del Santo, l'abruzzese Tommaso
da Celano, nella sua "Vita Prima di S. Francesco d'Assisi",
sosteneva che "era meraviglioso scorgere al centro delle
mani e dei piedi (del Poverello d'Assisi), non i fori dei
chiodi, ma i chiodi medesimi formati di carne dal color del
ferro e il costato imporporato dal sangue. E quelle stimmate di martirio non incutevano timore a nessuno, bensì
conferivano decoro e ornamento, come pietruzze nere in un
pavimento candido". Nonostante le ampie descrizioni e
resoconti ed il fatto che vi fossero numerosi testimoni oculari delle stigmate, non può tacersi la circostanza he la bolla
di canonizzazione di S. Francesco del 19 luglio 1228 "Mira
circa nos", risalente ad appena due anni dopo la morte del
Santo, non ne faccia alcun cenno. Non mancarono in
verità, già da parte di alcuni contemporanei, contestazioni
ed opposizioni, ritenendo quei segni impressi nelle carni del
Patrono d'Italia frutto di una frode. Lo stesso Gregorio IX,
prima di procedere alla canonizzazione di Francesco, pare
nutrisse dei dubbi riguardo a quel fatto prodigioso. La
Chiesa, comunque, dopo maturo giudizio, con ben nove
bolle pontificie, susseguitesi tra il 1237 ed il 1291, difese la
realtà delle stigmate di Francesco, senza peraltro esprimere un'interpretazione definitiva del fenomeno, la cui genesi
è soprannaturale e deriva dall'Amore. Non a caso un dottore della Chiesa, S. Francesco di Sales, nel suo "Trattato
dell'amor di Dio" del 1616, metteva in relazione le stigmate del Santo d'Assisi con l'amore di compassione verso il
Cristo crocifisso, affermando che quest'ultimo trasformò
l'anima del Poverello in un "secondo crocifisso". S. Giovanni
della Croce aggiungeva che le stigmate sono la manifestazione, la conseguenza della ferita d'amore e che per
renderle visibili occorresse un intervento soprannaturale.
La Chiesa riconobbe la straordinarietà del fenomeno verificatosi nel 1224, inteso quale segno privilegiato concesso da
Cristo al suo umile servo di Assisi, anche da un punto di
vista liturgico, inserendo la ricorrenza nel calendario. Papa
Benedetto XI, infatti, concesse all'Ordine Francescano
ed all'intero Orbe cattolico di celebrarne annualmente il
ricordo il 17 settembre.
OGNI VITA CHE NASCE
CI DICE CHE…
Celina Mastrandrea
“Ogni bimbo che nasce ci dice che
Dio non è ancora stanco degli
uomini!” L’ho letto su un bigliettino augurale tanti anni fa e non
l’ho mai più dimenticato, anzi…
Da quel giorno quando contemplo
lo sguardo “indefinito” ma profondo di un bimbo appena nato mi commuovo. Mi piace
infatti perdermi nel pensiero che l’ultima “realtà” che
quegli occhi hanno ammirato prima dell’avventura in
questo mondo è stata la gloria di Dio!
E forse per questo sono sempre belli e ci attirano gli
occhi dei piccoli calamitandoci, è questo il “segreto”
del loro fascino?! Questo ci dice la loro innocenza,
mitezza e abbandono… Hanno ancora impressa la
purezza, la bellezza, l’amore del Creatore che da
sempre ha pensato ogni creatura con tenerezza,
curandone ogni sfumatura e particolare unico e
irripetibile! Già, perché ogni vita che nasce è pensata
da Dio così: unica e irripetibile! E questo ci dà la
certezza che la vita è sacra, che ogni nascita è un
evento che scrive nuove parole nel libro della Vita!
E proprio sull’ “evento nascita” vorrei soffermarmi
dal punto di vista pedagogico, forse per “deformazione” professionale! Ho trovato molto interessante che
la Pedagogia abbia recentemente prestato nuova
attenzione a questo evento, la nascita appunto, ai
nostri giorni a volte spettacolarizzata in nome di una
pseudo educazione sessuale, dopo essere stata considerata in passato tabù e non momento fondante del
nostro esistere. Mi ha incuriosita e appassionato
molto il testo: “Concepire la nascita. L’esperienza
generativa in prospettiva pedagogica”, scritto da
Elisabetta Musi, docente di Pedagogia sociale e di
Pedagogia della differenza di genere, presso
l’Università Cattolica, impegnata nella formazione di
insegnanti, educatori, genitori e che ha svolto attività di ricerca di pedagogia prenatale e neonatale.
Il libro presenta una riflessione sulla nascita in chiave pedagogica, ma risulta fruibile anche ai “non
addetti ai lavori”. Generalmente l’evento nascita è
oggetto di attenzione e studio da parte di psicologici,
antropologici, sociologici, sanitari, che si occupano
dell’esperienza generativa nella particolarità del loro
ambito professionale. Ed è interessante e forse, non
so, anche inedito, scoprire come l’Autrice delinea i
fondamenti di una pedagogia della nascita.
Risulta evidente e subito chiaro qual è l’obiettivo: la
dovuta attenzione pedagogica e una rinnovata sensibilità educativa al “venire al mondo”, mostrando
come i futuri genitori, e tutti coloro che gravitano
attorno alla nascita di una nuova creatura, quindi
anche chi si occupa di politiche sociali e sanitarie, è
necessario che si disponga a sostenere l’esperienza
della genitura ben prima che il figlio sia venuto alla
luce.
In una prima parte vengono proposti i concetti con
cui cogliere le potenzialità formative di una riflessione sul nascere. Successivamente l’attenzione è
rivolta alla gestazione e al divenire della relazione
genitori-figlio, considerando i sentimenti che scandiscono l’accoglienza di una nuova creatura e che
recepiscono dalla sacralità della nascita stimoli
preziosi per una rinnovata e feconda vitalità familiare. Approfondimenti specifici sono dedicati alla
“sapienza” del corpo materno, alla presenza del
padre in tutta l’esperienza generativa, alle trasformazioni via via più radicali e dirompenti che attraverso l’attesa, il travaglio, il parto e l’allattamento
guidano i genitori ad incontrare il “bambino reale” e
ad accogliere quel processo di separazione che li
porterà progressivamente a consegnare il proprio
figlio al mondo. Che mistero! Che miracolo!
Ho trovato molto suggestiva la modalità coinvolgente e a tratti “poetica” con cui l’Autrice affronta
questo argomento evidenziando come la nascita da
condizione di finitezza prelude ad apertura, rende
compartecipi di universalità e responsabili nei
confronti della vita dell’intera umanità. Nella nascita
comincia la natura relazionale del “nuovo” essere e si
accresce quella degli adulti intorno. Nascere è il
primo atto di continue e nuove nascite e rinascite!
Nascita è “incarnazione” della differenza e alterità!
Origine dell’intersoggettività! E’ riconoscere il valore
del corpo della donna da cui ogni vita ha origine e
viene alla luce.
Nascere è dunque un rinnovato patto con la Natura,
è ritorno alle origini di un principio etico universale,
troppo spesso oggi dimenticato. Ma la nascita è
anche e soprattutto alto compito educativo perché
aprirsi alla vita e preparare alla generatività è
compito essenziale della formazione all’età adulta.
C’è poi la dimensione della corresponsabilità parentale e sociale per cui sostenere la nascita è impegno
etico e politico.
E ancora tra le pagine di questo testo si guarda alla
bellezza del nascere come apertura alla speranza:
nascere è rigenerare un patto di autenticità con
la Vita, testimoniare una differenza dialogante,
rinnovare il rapporto con le generazioni ascendenti
che genera un diverso approccio con la stessa morte.
Così rinasciamo con ogni figlio biologico o spirituale
che Dio ci dona per dirci ancora e davvero che Lui, il
Creatore, non è stanco di noi!
- 10 -
UN BIMBO PRONTO A NASCERE DOMANDA
Tratto dal sito: “piccolimartiri.blogspot.com”
Celina Mastrandrea
Un bimbo pronto a nascere domanda a Dio: “Dicono che
sarò inviato sulla terra, com’é che starò laggiù, così
piccolo e indifeso?”
E Dio risponde: “Fra tanti Angeli io ne ho scelto uno
molto speciale per te”
E il bimbo domanda ancora: “Qui in Cielo io non faccio
niente, soltanto rido e canto e questo mi basta per
essere felice, sarò felice là?”
“Il tuo Angelo Custode canterà e sorriderà per te”,
rispose Dio. “Ogni giorno, ogni momento, sentirai
l’Amore del tuo Angelo e sarai felice”
“Come riuscirò a comprendere la loro lingua quando
parleranno con me? Io non conosco il loro linguaggio”
domanda ancora il bimbo.
Dio sorride: “Con molta pazienza ed affetto, il tuo
Angelo t’insegnerà a parlare”.
“E che farò quando vorro parlarTi?”
“Il tuo Angelo, giunterá le tue mani e t’insegnerà a
pregare.”
“Ho sentito che nella terra ci sono persone cattive. Chi
mi proteggerà?”
“Il tuo Angelo ti difenderà anche quando questo significherà rischiare la propria vita”.
Il bimbo insiste: “Ma io sarò sempre triste perché non
potrò piú vederti!”
“Il tuo Angelo, ti parlerà di me, t’insegnerà il modo per
venire a Me, ed Io starò sempre dentro di te”.
Per un momento c’era pace in Cielo, ma si cominciavano
a sentire delle voci dalla terra.
Il bimbo tutto affrettato chiede sottovoce:
“Oh! mio Dio! Se dovessi partire adesso, dimmi almeno
il nome del mio Angelo!”
E Dio risponde: “Chiamerai il tuo Angelo Mamma”.
VIVERE,
VIVERE,
VIVERE !
Giuseppe Del Coiro
Da molti anni collaboro con il Segretariato
Sociale per la Vita Onlus
associazione che opera
in campo sociale, sanitario e culturale e si propone di “difendere e promuovere il diritto alla vita e
il valore intangibile della persona umana dal momento del suo concepimento e per tutto l’arco della sua
esistenza fino alla morte naturale”. Da quando è nata
l’associazione, nel 1985, fino ad oggi più di dodici
mila donne si sono rivolte al Segretariato e sono
state sostenute con varie forme di aiuto. Molte storie
potremmo raccontare, fatte di gioia e di lacrime,
di buio e di speranza... di una felicità difficile da
spiegare quando, superata la prova, si incrocia per la
prima volta lo sguardo con la propria creatura…
Eccone una:
Ho una bimba di 9 anni, è bellissima
Ho una bimba di 9 anni, è bellissima, forte e solare
e mi vuole tantissimo bene; studia violoncello e ha un
suono vibrante e pieno di vita. Quante volte penso: se
avessi preso quella decisione sbagliata?... Il giorno
che ho saputo di essere incinta è stato come un
fulmine a ciel sereno! In quel periodo stavo studiando all’estero e dedicavo tutta la mia vita alla musica.
La mia ispirazione più grande era quella di diventare
una musicista affermata, di suonare in un’orchestra
di livello internazionale. In quel periodo stavo studiando con il maestro più valido nel campo. Per me
non esisteva nulla di più importante che la musica.
Il primo pensiero che mi è passato per la mente è
stato: non è il momento... non ho spazio... il rapporto col mio compagno non è ancora consolidato...
Chiamo lui e mi dice: non ho soldi per mantenere un
figlio... [non è vero]... i miei non saranno d’accordo e
poi non ci CREDERANNO che è mio...
Mi sono bastati pochi minuti per capire che tipo di
persona avevo davanti... mi dice di interrompere la
gravidanza e che dopo non avrebbe avuto più tempo
di occuparsi di me, perché essendo anche lui musicista doveva studiare e io gli stavo creando troppi
problemi...
Prendo la decisione di abortire. In attesa dell’intervento ho pensato di rifugiarmi da mia madre. Non ho
detto niente a nessuno, speravo di nascondere
questo fatto, e dopo come nulla fosse successo
continuare la mia vita e rincorrere i miei sogni. Mia
mamma, che non sapeva perché ero tornata, era
molto infastidita e non vedeva l’ora che me ne
andassi, perché disturbavo la sua quiete. Dopo aver
fissato la data dell’aborto, non ho più dormito
tranquilla. Ogni notte sognavo le tombe e vedevo i
morti: non potevo accettare l’idea di dover UCCIDERE
il mio proprio figlio!!!
Ero combattuta anche dall’idea di continuare la
gravidanza da sola e con una madre nemica,... per di
più non avevo un guadagno fisso: con quel poco che
guadagnavo potevo a malapena sopravvivere... non
vedevo via d’uscita.
E intanto cominciavo ad avere i fastidi per la gravidanza. Avevo la nausea e mi sentivo debole. Ma già
dal primo giorno quando ho saputo che ero incinta mi
comportavo come avessi una cosa molto preziosa e
delicata dentro di me e quindi camminavo con
attenzione, andavo più lenta, prendevo le vitamine...
dentro di me nascondevo una convinzione: sentivo in
fondo in fondo che essere madre è la vera missione
di una donna e che se siamo qui è per questo!
Ma la convenzione sociale, tutta la mia situazione
non mi consentivano di avere un figlio, non vedevo
nessuna via d’uscita... poi il mio sogno da rincorrere,
come potevo fare questo sacrificio.... Sentivo pure
l’umiliazione davanti alla gente: essere una ragazza
madre! Così passo giorni d’inferno: alle volte speravo
di morire insieme col mio bimbo... mancavano 2
giorni soltanto. Un giorno mi chiama una cara amica,
fino all’ultimo neanche a lei ho detto nulla. Siccome
stava arrivando “il momento”, gliel’ho detto. Lei ha
cercato a tutti i costi di convincermi a non fare
l’aborto e io la insultavo dicendole che era una falsa,
un “Fariseo”, che siccome non era lei che doveva
sopportare tutto questo era facile fare la santarella!
Lei con tanto tanto amore da vera amica nel giro di
mezz’ora ha trovato l’Associazione Segretariato
Sociale per la Vita, e mi prega di chiamare. Chiamo e
siccome l’aborto era previsto per la mattina dopo
Patrizia mi riceve il giorno stesso.
Era gennaio, e il freddo mi era entrato nel cuore.
Vado da Patrizia, una donna energica e rassicurante.
Credevo che un feto di 2 mesi non era ancora un
essere umano, e Patrizia mi mostrava le foto di un
feto di 2 mesi ... era un bambino piccino piccino, altro
che se non era un essere umano!!! E parlando mi ha
fatto capire che in fondo non avevo mai voluto fare
l’interruzione della gravidanza; che prima di tutto ero
preoccupata di come affrontare LA GENTE! e poi del
lato pratico: quello economico e la gestione per la
crescita del mio bambino. Patrizia mi ascoltava e mi
ha incoraggiato e sopratutto mi ha aiutato a sentire
la voce del mio cuore, quella voce che mi grida: COME
PUOI PENSARE DI AMARE ANCORA, SE UCCIDI TUO
FIGLIO? MA C’È QUALCOSA CHE VALE DI PIÙ DELLA
VITA DI TUO FIGLIO???
Ecco non c’era nulla che vale più di questo, e con
questa convinzione la mattina dopo all’ospedale ho
mancato l’appuntamento. Non è stato tutto facile
perchè ho dovuto affrontare mille difficoltà. ma credo
profondamente che noi tutti siamo qui per imparare
ad Amare e ho accettato di imparare. Ho capito tante
cose e sono cresciuta pure io, insieme a mia figlia.
Per prima cosa ho imparato il coraggio: il coraggio
di vivere la mia vita, come sento io di volerla vivere e
non secondo il giudizio delle persone; che se sei
sincera nel cuore e fai le cose secondo della legge del
cuore, alla fine la vittoria sarà tua! e poi la Fede.
Quella fede che sai che non sei mai sola in questo
mondo, che Dio ti ama e ti ama veramente tantissimo, basta che lo credi, perché nessuno al mondo è
più fedele di Lui, in qualsiasi religione tu creda.
L’universo è al tuo comando, se credi che Lui ti
aiuta, ti aiuterà; se ami sarai amata. Il tuo ambiente
è solo lo specchio del tuo animo: fai riflettere l’Amore
nella tua vita.
- 11 -
SEGRETARIATO SOCIALE
PER LA VITA ONLUS
VIA GIUSEPPE FERRARI 1
00195 ROMA (RM)
.
Telefono: 06 37517501
Cell. 3351038849
NOSTRI GIOVANI DI SAN PIO X
ALLA GIORNATA MONDIALE
DELLA GIOVENTÙ
MADRID- 15-22 AGOSTO
Esta es la joventud del Papa...
Federica, Flavia, Valeria, Alfonso, Monica, Elena,
Michela,
Valeria,
Alessia,
Matteo,
Ruggiero,
Guglielmo, Francesco e don Giovanni...
Così noi ragazzi di San Pio X insieme agli oltre 2
milioni di persone di cui 150mila italiani intonavamo
in giro per le città di Madrid dal 15 al 22 agosto
durante la Giornata Mondiale della Gioventù dal tema
“Saldi nella Fede e radicati in Cristo”.
La GMG la si respira nell’aria, la si sente, la si vive.
Per noi che abbiamo partecipato a questa grande
esperienza di fede è difficile esprimere a parole quello che abbiamo provato e vissuto. Quando torni a
casa però ricominciando la tua solita vita ti senti
cambiato.. sei pronto ad affrontare la tua vita quotidiana sapendo con maggiore forza che Gesù ti sostiene sempre anche nelle difficoltà. Ti rendi conto che la
chiesa è viva e giovane e che c’è una speranza in
questo mondo che tutti ci vogliono far credere stia
andando ormai a rotoli. Questa speranza siamo noi
giovani che rimaniamo in piedi nelle difficoltà saldi e
radicati in Cristo, come durante la tempesta che ci ha
colpito durante la veglia a Cuatro Vientos. Noi giovani che facciamo esperienza di Cristo abbiamo molto
da dire. Le testimonianze di alcuni dei ragazzi della
nostra parrocchia che hanno partecipato a questa
bellissima esperienza ne sono l’esempio. In Lui
abbiamo trovato qualcosa in cui credere e vivere
felicemente, insieme sotto la stessa Sua luce e sotto
la Sua croce ci ritroviamo e ne troviamo ristoro.
LE TESTIMONIANZE
La GMG... quando penso a questa parola ed al significato del suo termine avverto ancora un brivido.
Il mio cuore si dilata, si riscalda. E ripensando a tutti
i milioni di giovani che come me hanno vissuto
quest’esperienza, sento una grande pace interiore. Mi
sento tutto a un tratto avvolta e protetta dall’allegria
di quei giorni, dalle risate, dalla carità, dalla gioia
dall’entusiasmo. Dalla sicurezza della fede.
Si, perché è proprio questa la forza della GMG.
Partecipare a una GMG significa guardare le proprio
radici con occhi più luminosi e con una convinzione
maggiore. Perché ci accorgiamo che queste radici
sono indistruttibili. Quando la gente ci biasima e ci
critica per il nostro credo, non dobbiamo farci molto
caso. Non dobbiamo lasciarci condizionare, perché
voglio proprio vedere quelle stesse persone poter
criticare due milioni di giovani che urlano, piangono,
gridano, sorridono, vivono, per lo stesso motivo. Un
motivo che sentiamo valido, che sentiamo come la
chiave per aprire la strada in cui poter seminare, in
cui poter essere “matite nelle mani di Dio”, in cui
poter dare il meglio di noi. Ho raccolto tanto coraggio
e ho riportato a casa qualcosa di incredibile.
L’emozione che ho provato quando ho visto, la notte
della veglia, che sotto il diluvio, con il vento e i fulmini la gente rimaneva ancorata a terra, non è facile da
esprimere. Le parole non bastano, bisogna vivere e
percepire le esperienze per capirle fino in fondo, per
farle proprie. Gmg è musica, è amore, è pace, è
forza,grinta,gioia...ma è anche molto altro.
Il momento che mai mi scorderò di quei giorni è la
preghiera con i Brasiliani. Eravamo lì, insieme a
ragazzi che abitano a migliaia di kilometri di distanza
da noi, che parlano una lingua diversa, che hanno
modi diversi di vivere. Ed eravamo lì a dire le stesse
parole, tenendoci per mano. Un altro momento indimenticabile lo abbiamo vissuto durante la messa
della mattina dopo la veglia. Al momento della pace
siamo andati in giro a stringere la mano a gente di
ogni nazionalità! Saltellando, sorridendo, ridendo,
impazzendo di gioia! Noi “abbiamo dato la pace al
mondo”. Così ha detto una nostra amica. Quando ho
realizzato, ho provato un’emozione indescrivibile. Ho
pensato a quante volte ci perdiamo in cose inutili,
quante volte mettiamo avanti l’orgoglio, ci arrabbiamo, proviamo rancore, invidia, gelosia. E ho pensato
a quanto è più bello stringere la mano a qualcuno
durante il cammino. Ringrazio il Signore per avermi
fatto vivere quest’esperienza che mi ha avvicinato
di più a Lui, che mi ha fatto tornare più forte, più
coraggiosa. Insomma, più felice!
Monica Chiantore
La GMG è una esperienza indimenticabile e unica,
bisogna provarla per capire di cosa si tratta fino in
fondo! Molti magari pensano che sia solo una perdita
di tempo ma non è così... si imparano numerose cose
sulla cultura delle altre persone che vengono da tutte
le parti del mondo. La GMG è un incontro che accomuna milioni e milioni di persone unite per lo stesso
motivo:la devozione, la fede, l’amore per il papa.
Quando mi trovavo a Madrid, ammetto che per tutte
le difficoltà in cui ci siamo imbattuti, per un momento ho pensato “ma chi me lo ha fatto fare” ma subito
dopo mi sono ricreduta perchè ad ogni ostacolo si
presentava un premio. Per esempio durante la veglia
in cui uno pensava che peggio di così non poteva
andare a causa della pioggia, il caldo, lo scarso cibo,
è proprio in quel momento che ho capito di quanto
potessi essere stata fortunata ad essere li... di fronte
a tutto queste difficoltà la gente si è alzata sotto la
pioggia e tutti insieme hanno iniziato ad acclamare e
cantare “Esta es la joventud del papa”! Una scena difficile da dimenticare, un emozione davvero forte che
raramente ho provato! È una esperienza che almeno
una volta nella vita va provata perché ti fa crescere,
migliorare, fare amicizia, conoscere culture e lingue
diverse e ti aiuta a capire l’importanza delle cose che
hai e soprattutto ti accresce nella fede. Se mi dovesse ricapitare l’occasione la prenderei al balzo perché
grazie alla GMG ho capito l’unione del mondo!!!
- 12 -
Valeria Betti
Quante volte mi capita di ripensarci alla JMJ e di
canticchiare il motivetto "Alegria de star aqui alegria
el saber que eres tu o Jesus mi salvadooor"... chiudo
gli occhi e ci ripenso... mi ritrovo in mezzo a quelle
strade di Madrid stracolme di gente... mi viene in
mente il primo giorno in cui camminando in mezzo
alla folla festosa vidi la vera felicità negli occhi di
tutte le persone che avevo vicino. Non sapevo bene
cosa aspettarmi da questa esperienza, mi chiedevo
cosa avremmo fatto e in che modo la mia fede sarebbe cambiata. Non riuscivo a darmi una risposta
precisa, ma sapevo che in me sarebbe successo
qualcosa. Bè ora l'ho capito, sono tornata a casa
diversa e mi chiedo come avrei fatto ad affrontare
la mia quotidianità se non avessi vissuto questo
cammino. Vedere così tante persone unite sotto la
stessa luce sotto la Sua croce, innamorati di Cristo
che ogni giorno manifestavano la propria fede con
gioia, i sorrisi e gli sguardi di felicità scambiati con il
mondo intero erano la principale fonte di energia che
ci permetteva di interagire in maniera decisa con Dio.
Nell'aria si avvertiva qualcosa di meraviglioso!
Spesso ripenso alle metro piene di giovani pellegrini
che cantavano ad una voce : "è l'Emmanuel l'Emmanuel l'Emmanueeeel" oppure a quando immersi nella
folla cantavamo e sbandieravamo sentendoci tutti
parte della "juventud del papa", ripenso ai "free
hugs" e ai "free smiling for jmj" che ci scambiavamo
con gente proveniente da tutte le nazionalità,
bastava quel piccolo gesto per sentirsi pieni di gioia
perché come ha detto Giovanni Paolo II "la fede si
rafforza donandola". Vivere sette giorni in questa
realtà è stato a dir poco straordinario... Poi riapro gli
occhi e mi rendo conto di essere tornata alla mia vita
normale, ma con una marcia in più, la forza che ti
da la JMJ è davvero bella, è difficile da spiegare a
parole, bisogna provarla, bisogna viverla.
Flavia Gatti
La GMG comporta anche difficoltà non indifferenti. A
partire dai dormitori: alla "Fiera" di Madrid le ragazze italiane, principalmente romane, dormivano in
moltissime nello stesso dormitorio. Questo prevedeva poco spazio disponibile per ciascuna e file immense per docce e bagni! (Per non parlare delle docce
rigorosamente gelide!!!).
Altra notevole difficoltà erano i pasti perché nei fastfood e nei ristoranti convenzionati con la GMG
c'erano moltissimi fedeli e si venivano a creare file
interminabili. Più di una volta a noi è capitato di
pranzare alle 5 del pomeriggio o di cenare alle 11!
Non si pensi, però, che siano difficoltà insormontabili perché è proprio in quelle situazioni che si sente
maggiormente il sostegno di Dio e si capisce quanto
sia importante essere un gruppo e affrontare insieme
gli ostacoli. Questo ci rende "firmes en la fe".
Alessia Foschi
Ciò che ho vissuto a Madrid? Una grande e profonda
esperienza di fede e di vita. Da quando sono tornata
non c'è un giorno in cui non penso alla JMJ '11… mi
ha caricato di tanta energia e forza... e mi ha fatto
vedere con nuovi occhi la mia vita. Ho davvero sperimentato di persona che non sono una dei pochi qui in
Balduina, a Roma, in Italia che ha fede in Cristo. Che
non sono l'unica a pensare e sentire che "se c'è una
formica nera, su una roccia nera, in una notte oscura, Lui la vede e la ama" (come ci ha detto il Vescovo
Bruno Forte, di cui mi sono rimaste impresse le sue
frasi, la sua personalità, e il suo modo di comunicare
con i giovani).
Se andrò alla prossima GMG? Sicuramente SI! Dopo
Madrid sono più consapevole della stanchezza fisica
che proverò, ma ritengo che essa sia solo un piccolo
particolare che viene superata e cancellata dalla
GIOIA che si sente quando tutti i giovani (e non)
sono uniti insieme. Quando tanti ragazzi di tante
nazioni uniti per mano formano un grande "girotondo intorno al mondo" e urlano UNIDAD!!; quando
nonostante la pioggia e le intemperie siamo rimasti
lì; quando durante la messa di Papa Benedetto XVI a
Cuatro Vientos al momento della consacrazione (con
quasi 2 milioni di persone!) è calato un silenzio commovente …
Valeria Demofonti
- 13 -
non è caduta, perché era fondata sulla roccia."
(Matteo 7-25) Siamo tornati a Roma fortificati da
questa esperienza di fede, sicuramente le condizioni
avverse non ci hanno aiutato, ma nulla ci ha spaventato. Come ha detto il Papa durante la messa di
chiusura siamo pronti a testimoniare la nostra fede
anche nella nostra realtà quotidiana senza farci
intimorire da un ambiente nel quale si pretende di
escludere Dio e nel quale il potere, il possedere o il
piacere sono spesso i principali criteri sui quali si
regge l'esistenza.
Alfonso Molinaro
La Giornata Mondiale della Gioventù ti lascia un
ricordo fortissimo, ti dona la forza per guardare il
futuro con speranza sapendo che non sei solo ad
affrontare le sfide quotidiane e i mali che il mondo di
oggi ci presenta. È stata una GMG molto dura.
Abbiamo dormito a terra in una fiera con migliaia di
persone, abbiamo fatto file interminabili per poi
pranzare il tardo pomeriggio e faceva davvero tanto
caldo... ma la fatica e la stanchezza vengono meno
quando ti affidi e ti trovi radicato in Cristo. Come
recita una preghiera Taizè cantata durante la catechesi dell'arcivescovo di Chieti Bruno Forte “Nada te
turbe, nada te espante, quien a Dios tiene, solo Dio
Basta” - “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, se hai Dio,
solo Dio basta”. Abbiamo trovato un Spagna dilaniata dalla secolarizzazione. A differenza di altre GMG
non siamo stati accolti molto bene. C'erano tante
persone che ci salutavano o che per rinfrescarci dal
caldo ci tiravano l'acqua dai balconi... non sapete che
ristoro... ma ci siamo trovati anche con le proteste e
provocazioni degli Indignados, persone che si
reputano laiche ma sono i primi ad essere intolleranti verso la chiesa. Di fronte agli insulti e alle provocazioni i pellegrini non rispondevano ma facendosi un
segno della croce e pregando per loro spiazzavano
chi protestava... Anche a noi hanno insultato: gestacci dalle macchine o parolacce quando stavamo
accampati a terra per mangiare... e ci siamo rivisti in
Matteo 5,11 “Beati voi quando vi insulteranno, vi
perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di
male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed
esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei
cieli”. Come non mai abbiamo cantato e urlato con
gioia la nostra fede per le strade e le metro di Madrid
cantando l'Emmanuel, Resta qui con noi e tanti altri
canti e una volta che un gruppo inizia a pregare e
cantare, l'inno di lode si espande a tutti i pellegrini
che stanno intorno a te e si mettono a pregare e
cantare unendosi con spirito di lode e gioia verso Dio.
Il vedere tante bandiere e tante persone così diverse
ma che alla fine hanno il tuo stesso credo ti dà tanta
forza. Il momento clou come ogni GMG è stata la
veglia insieme al Papa. La sera ci siamo trovati di
fronte ad una tempesta di acqua e grandine che ci ha
bagnato tutti i sacchi a pelo e i materassini che erano
pronti per la notte... ma nulla ci ha spaventato...
mentre i giornalisti scappavano per evitare la tempesta noi pellegrini tutti bagnati fradici abbiamo
continuato a gridare la nostra fede anche durante il
nubifragio... davvero ci siamo sentiti fondati sulla
roccia e neppure la tempesta ci ha potuto sradicare
"La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti
hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa
Tu vivi nel tuo mondo. Vai a messa la domenica,
frequenti il catechismo, preghi la mattina, la sera… e
poi un giorno ti viene proposto di andare alla giornata mondiale della gioventù a Madrid e là ti accorgi di
non essere solo, ma che anzi ci sono altri due milioni
di giovani lì, uniti non dalla lingua o dalla nazionalità, ma dal tuo credo, dalla fede in Dio. Vedere tutta
quella gente, alcune persone provenienti da paesi di
cui neanche conoscevo l'esistenza, e sentirmi
comunque come a casa. Mentre aspettavamo che
arrivasse il nostro turno per pranzare ci siamo
“imbattuti” in un gruppo di brasiliani. Ci siamo messi
a ballare, a cantare, prima in italiano e poi in
portoghese; abbiamo pregato recitando l’Ave Maria
ognuno nella propria lingua. E in quel momento c’era
qualcosa di speciale: mi sembrava di stare a Roma
con i miei amici, a ridere e a scherzare; nonostante
non li avessi mai visti prima, avevamo un sacco di
cose in comune. È la fede, il vedere la vita allo stesso modo, l’affidare a Dio le nostra paure, il trovare
risposte nella Provvidenza, la voglia di ascoltare il
papa e di far sapere al mondo che ci siamo, cose in
cui magari ci sentiamo incompresi dai nostri compagni e che invece ritroviamo in persone che abitano
a migliaia di chilometri di distanza da noi. Quel
pomeriggio mi sono divertita veramente tanto e
chissà forse ci siamo anche assicurati un posto dove
alloggiare alla prossima GMG...
- 14 -
a Rio de Janeiro!
Elena Levati
PREGHIERA ALLA
MADONNA
PER GLI SPOSI
Miriam Aiello
Letta in Chiesa il
giorno del matrimonio
del figlio Filippo
S.Pietro in Montorio
18 giugno 2011
O Maria, madre dolcissima,
ti affidiamo questi figli che
stanno per intraprendere
il loro cammino insieme
Regina della pace,
accompagna la loro vita
Madre del Buon Consiglio,
vigila sulle loro scelte
Porta del cielo,
guida i loro passi attraverso
i sentieri della fede
Santa Maria dell’equilibrio,
dona loro la sapienza del cuore,
affinché possano gustare la gioia
delle piccole cose quotidiane e
possano meravigliarsi di fronte
alle grandi cose che
l’Onnipotente ha fatto per loro.
Illumina e benedici la loro
strada con la luce della verità e
il sollievo della speranza e fa’
che la Parola di Dio ascoltata
oggi sia guida e conforto
nel loro cammino
Custodisci in loro la capacità
di perdonare insieme all’umiltà
di chiedere perdono
Sostieni il loro amore perché sia
generoso e governa il loro cuore
perché sia aperto e disponibile
verso gli altri
Fa’ che siano pieni di grazia e
sappiano rendere grazie per
tutti i doni che hanno ricevuto e
per tutti quelli che riceveranno
ogni giorno della loro vita.
Amen
QUEL PICCOLO PUNTO
Alessandra Angeli
Un segno di punteggiatura, solo un piccolo punto in fondo ad una frase.
Questa è la considerazione del concepimento della vita umana rispetto il ben più
importante atto sessuale che lo determina; un effetto secondario, collaterale, da
rimuovere subito se fosse d'intralcio. Credo che il numero di aborti nel mondo abbia
raggiunto cifre da capogiro, coinvolgendo anche ragazzine di giovane età. Questa
cultura del sesso, proposto come fonte di stratosferico piacere, come diritto irrinunciabile, nonché obiettivo primario per una vita sana, sta mietendo molte vittime. Figli
non nati e genitori macerati dentro per tutta il resto della loro vita. Ecco a cosa porta
il baratto tra un temporaneo piacere fisico e l'immensità dell'esistenza umana!
Assurda di questi tempi l'idea di dominare i propri istinti in nome di un bene molto
più grande!
E che dire del sacrificio umano in nome della carriera, del momento sbagliato, del
partner che non è quello giusto, o che fa pressioni per liberarsi “dell'inconveniente”.
E la Cina, dove è lo Stato ad importi non più di un figlio, e se nasce femmina…..
Certo, restare schiacciati dal peso della violenza altrui è cosa diversa: sicuramente
difficile uscirne senza ricorrere a quel Padre che provvede dall'alto.
L'unione di un uomo e di una donna mette in moto un meccanismo tale da generare la vita, che è sacra a prescindere da qualsiasi credo religioso. Quale abbrutimento delle coscienze, quale superficialità, quale disperazione può portare a svalutarla
in questa maniera!
E l’anima? Qualcuno ha mai realizzato che a parte il corpo “si uccide” un’anima? Che
fine fa? Come non provare paura nell’interferire in qualcosa di immensamente più
grande di noi, qualcosa che ha connotati di eterna soprannaturalità? Qualcuno ha
mai letto dell'esperienza di Gloria Polo? Una testimonianza che ha dell’assurdo, ma
in nulla contraria agli insegnamenti della Bibbia, da recepirsi nell'ottica che nulla è
impossibile a Dio. Leggete cosa dice riguardo agli aborti: sigilli posti a protezione
dell'umanità vengono infranti ad ogni immolazione di un’anima innocente. Anche non
volendo darle credito, come non immaginare l'esultanza e la forza che acquisiscono
le forze del male ad ogni sacrificio perpetrato! Ogni volta che lo rileggo rabbrividisco. Quest’umanità incosciente ed inconsapevole si sta consegnando nelle mani
del demonio, aborto dopo aborto: ed il mondo intorno a noi ce ne dà ogni giorno
conferma.
La lotta non finisce mai: bisogna scuotere le coscienze degli adulti e proteggere i
giovani ignari. Chi può con azioni, chi può con la preghiera. Il movimento “Voglio
vivere” (associazione per la difesa dei valori cristiani) si adopera per questo. Ora è
alle prese con una petizione al presidente del parlamento europeo: pare che una
risoluzione voglia imporre una statuizione più ampia del diritto all’aborto a livello
comunitario.
Questo mondo e quello che aspetta i nostri figli mi fa paura: se non avessi lo scudo
della fede ammetto che sarei terrorizzata. Solo la consapevolezza della protezione
celeste mi da forza e serenità; la presenza forte della Madonna negli ultimi anni, è
una conferma e al contempo una consolazione rispetto la gravità dei nostri tempi.
Preghiamo affinché ciascuno di noi riesca a farsi operatore di vita e di pace, in maniera da richiudere le falle che ogni giorno i nostri fratelli provocano incoscientemente.
Che la Misericordia di Dio non abbandoni mai questa umanità allo sbando!
SI RINASCE PER LA PACE
Alfredo Palieri
Non si rinasce rientrando nel seno materno,
come pensava Nicodemo. Si rinasce ogni volta
che mettiamo in pratica quello che ci suggerisce il Signore, nelle cose piccole come nelle
grandi. Parlando con la gente, facendo lavori
semplici, mettendoci a disposizione del prossimo, svolgendo con ordine i programmi che
abbiamo. Il cervello è un gran dono di Dio che
però dobbiamo abituare a funzionare bene. La
Storia ci è testimone di come si può fare. Sere
fa, ad esempio, ho trovato in televisione un
bel documentario sulla crisi Cuba-Stati Uniti
del 1962. In quell'occasione, con estenuante
lavoro e spirito di pace, fu superata la crisi e
risolti i problemi che avrebbero potuto portare
il mondo intero sull’orlo di una nuova guerra
mondiale. Questo avvenne nel rapporto tra
due nazioni, ma è possibile spostare l'esempio
al rapporto tra due persone. Ho ancora un
cartoncino che anni fa ci inviò per Natale mia
cugina Pina, brava madre che ha superato
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tante prove nella sua vita.
Il cartoncino recita: “La pace? Non la faccio io
solo o tu solo. Ma la facciamo tutti e due insieme !” Ebbene, ogni azione indirizzata alla pace
è un nascere di nuovo. Così anche nella
scienza. La terra è piatta, si diceva. Ma, sotto
al piatto, non ci possono essere uomini.
Cadrebbero giù. Già, ma come? Ma perché?
E chi lo sa? Eppure si pensava così. Perfino
il grande Keplero riuscì sì ad intuire che i
pianeti si muovono attorno al sole in orbite
ellittiche. Eppure anche lui non conosceva
ancora cosa fosse la forza di attrazione
tra sole e pianeti. Ci volle la mela che cadde
sulla testa di Newton per farla scoprite quella
benedetta forza d'attrazione terrestre.
Dall’800 in poi il progresso scientifico si è
manifestato con un crescendo esponenziale.
Se per secoli si era andati avanti con la carrozza, oggi ti alzi la mattina e ti accorgi che dalla
sera prima si sono fatte nuove scoperte. Tutto
ciò rispecchia in pieno quello che avviene per
una nascita. Per mesi e mesi la situazione è
pressoché stazionaria ma poi con rapidità
crescente, ecco, è nato!
INCONTRO TRA I
COLLABORATORI
E GLI AMICI DI
ARRIVANO I
NOSTRI
NOTIZIE PARROCCHIALI
GIOVEDÌ 3 NOVEMBRE
ORE 19,30
PARROCCHIA S. PIO X
VIA FRIGGERI
Tutti i nostri collaboratori, il gruppo giovani e gli amici del nostro
giornale sono invitati ad intervenire a questa importante riunione
in cui, alla presenza anche del nostro parroco Don Paolo, si parlerà di vari temi, tra cui la necessità di una nuova organizzazione
interna della redazione per garantire un futuro migliore e funzionale alla pubblicazione stessa.
CATECHESI COMUNIONE
Martedì, ore 17
CATECHESI CRESIMA
Martedì, ore 18,15
DOPOSCUOLA “AMICI DI SIMONA”
Giorni Feriali 16,30-18,30
GRUPPO GIOVANI ADULTI
Giovedì, ore 21
CRESIMA PER ADULTI
Giovedì, ore 21
MINISTRI STRAORDINARI
PER LA COMUNIONE:
Vito Comple, Claudia Campeggiani,
Carlo De Giovanni, Eugenia Rugolo,
Luciana Massa.
A seguire, per chi lo desidera, è prevista una pizza presso
55 CRESIME A S. PIO X
l’adiacente trattoria “Il Chiodo Fisso”. Chi vuole partecipare alla
riunione e/o alla cena può prenotarsi via mail oppure telefonare Sabato 24 settembre scorso, alle ore 16,
direttamente a Marco al 3384981124.
si è svolta la tradizionale cerimonia
della Cresima, nella nostra parrocchia di
S. Pio X. La celebrazione è stata presieduta dal Vescovo ausiliare, monsignor
Il tema del prossimo numero è:
Benedetto Tuzia.
La nostra chiesa era gremita di familiari,
amici e parenti, non tutti composti e
silenziosi in verità. Don Paolo si è dovuChi ce l’ha, chi non ce l’ha. Che cosa vuol dire restare to molto prodigare per far mantenere la
necessaria concentrazione ai presenti.
giovani dentro? Perché in giro ci sono tanti
Hanno ricevuto il sacramento della cregiovani-vecchi e tanti vecchi giovani?
sima 55 ragazzi. A loro tutti gli auguri
La gioventù del cuore e dello spirito regalata da Dio.
della nostra redazione, con la speranza
che la maggior parte di loro resti il più a
Tempo per inviare gli articoli:
lungo possibile con Gesù dentro al
cuore.
entro il 15 NOVEMBRE
LA GIOVENTÙ DEL CUORE
[email protected]
OTTOBRE, IL MESE DEL ROSARIO
Il mese di ottobre è dedicato al Santo Rosario ed è ricco di
avvenimenti mariani. Il giorno 7 ottobre si festeggiava la Madonna
del Rosario. La prima domenica di ottobre si recita la Supplica alla
Vergine del Santo Rosario di Pompei. Il giorno 13 ottobre è stato
l'anniversario dell'ultima apparizione della Madonna di Fatima in
cui avvenne il Miracolo del sole. “Il mese di ottobre è dedicato al
santo Rosario, singolare preghiera contemplativa con la quale,
guidati dalla celeste Madre del Signore, fissiamo lo sguardo sul
volto del Redentore, per essere conformati al suo mistero di gioia,
di luce, di dolore e di gloria. Questa antica preghiera sta conoscendo una provvidenziale rifioritura, grazie anche all’esempio e
all’insegnamento dell’amato Papa Giovanni Paolo II.” Questo ci
ricordava Papa Benedetto XVI nell’Angelus del 2 ottobre 2005. Ed
è questo che ci conviene mettere in pratica! Questa pia pratica è
stata da sempre molto raccomandata dai Pontefici e dai Santi.
S. Alfonso Maria de’ Liguori faceva dipendere la salvezza della sua
anima da questa pratica. S. Pio da Pietrelcina recitava incessantemente il rosario. Si trattava di un rosario vivente e continuato.
Cosi anche Papa Giovanni Paolo II, il cui motto “Totus tuus” venne
estrapolato dal Pontefice dal “Trattato della vera devozione alla
Santa Vergine” di San Luigi Maria Grignion: “Tuus totus ego sum,
et omnia mea tua sunt” (“Sono tutto tuo, e tutto ciò che possiedo
appartiene a te”). Alla recita di questa preghiera sono legate
promesse solenni, indulgenze benedizioni e benefici.
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RACCOLTA DI OGGETTI PER
LA BANCARELLA
MISSIONARIA
DELL’8 DICEMBRE
È un’iniziativa molto
importante per la nostra
missione in Africa.
Potete portare oggetti belli
e soprattutto puliti che si
possano vendere.
Il ricavato sarà pane per
molti bambini. Gli oggetti
si possono portare
in segreteria parrocchiale.
Grazie!
ERRATA CORRIGE
L’ultimo numero di Giugno 2011
portava erroneamente il numero 40,
mentre invece si trattava del nostro
numero 41. Chiediamo scusa.