Venite, Adoremus - Parrocchia Santa Monica

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Venite, Adoremus - Parrocchia Santa Monica
tua salvezza e non accogliere il dono della fede o addirittura perdere la stessa fede
per trascuratezza non può non avere che brutte conseguenze come l'essere esclusi dalla vita eterna. E' questa una possibilità che non piace, ma anche tu, Gesù, di
fronte alla libertà dell'uomo (mal utilizzata) non puoi far nulla. Inoltre chi non vive
nella luce del tuo Vangelo non potrà restare neutrale per sempre nei tuoi riguardi,
ma prima o poi comincerà ad odiarti, Gesù, perché vede che tu vuoi offrire una gioia, una libertà e una pace che non si riesce a trovare nelle logiche di questo mondo
che restano impotenti e mute di fronte ai tanti drammi dell'esistenza, soprattutto la
morte. Coloro che non credono riempiono di chiasso e rumori la loro vita pensando
così di rendere meno paurosa la loro notte, ma in realtà sanno che i temporanei
piaceri, che a tentoni inseguono, non possono dare un senso appagante alla propria esistenza. Diventano come il popolo di Israele che dopo aver trascurato i comandamenti di Dio si ritrova solo, abbandonato e ridotto in schiavitù. Tu a tutti dai
la possibilità di incontrarti, invii profeti, illumini il cuore... ma solo chi ha il coraggio
di incamminarsi nella notte e di fidarsi di te per incontrarti nella luce della fede, come Nicodemo, troverà la vera gioia. E se in questa Quaresima ci siamo accorti di
non aver custodito bene la fede, di non aver abbandonato del tutto l'oscurità del
peccato e di non agire secondo il Vangelo nella verità e nella luce, siamo sempre in
tempo a fare sul serio nella consapevolezza che sei Tu Gesù a salvarci a patto che
noi ci fidiamo di Te, cambiamo mentalità e ci convertiamo.
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Gesù Cristo con l’illuminazione della sua fede, dissipò le tenebre del mondo e costituì figli della luce coloro che giacevano nelle tenebre, sotto la giusta condanna
della legge. Egli venne come giudizio sul mondo, sicché i non vedenti vedessero e i
vedenti divenissero ciechi; in tal modo, coloro che confessavano in sé le tenebre
degli errori, percepivano la luce eterna, per mezzo della quale rimuovere le tenebre
dei delitti. E quelli che, arroganti, credevano di avere in sé per proprio merito la luce
della giustizia, meritatamente in sé stessi si oscureranno. Quelli che si innalzano
nella propria superbia e confidano nella propria giustizia, non ricercano il medico
per essere sanati. Per lo stesso Gesù che affermò di essere la porta che fa accedere al Padre, fa’ che essi possano entrarvi. E poiché credettero a torto di poter
essere elevati per merito, rimasero nonostante tutto nella loro cecità. Ecco perché
noi, veniamo a te umili, Padre santo; senza presumere dei nostri meriti, apriamo la
nostra ferita davanti al tuo altare, confessiamo le tenebre dei nostri errori; apriamo i
recessi della nostra coscienza. Ti preghiamo di poter trovare la medicina per la ferita, la luce eterna per le tenebre, la purezza dell’innocenza per la coscienza. Vogliamo, infatti, con tutte le energie, discernere il tuo volto, ma ne siamo impediti dalla cecità della tenebra consueta. Siamo avidi di guardare i cieli, ma non ne abbiamo le possibilità finché restiamo accecati dalle tenebre dei peccati; e tantomeno
imitiamo con una santa vita coloro che per l’eccellenza della vita hanno ricevuto il
nome del cielo. Vieni, dunque, Gesù, in aiuto di noi che ti preghiamo nel tuo tempio
e prenditi cura in questo giorno di coloro che, in vista del bene, tu hai voluto che
non osservassero il sabato. Ecco, apriamo le nostre ferite davanti alla gloria del tuo
nome: tu applica la medicina sulle nostre infermità. Soccorrici, come hai promesso
di fare con chi ti prega, noi, che tu hai tratto dal nulla. Prepara un collirio e tocca gli
occhi del cuore e del corpo, affinché non ricadiamo, ciechi, nelle tenebre dei soliti
errori. Sacramentario Mozarabico, Praefatio
Venite,Adoremus
Adoremus
QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA/ B
18 MARZO 2012
Rallégrati, Gerusalemme, e voi tutti che l'amate, riunitevi.
Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza:
saziatevi dell'abbondanza della vostra consolazione. (cf Is 66,10-11)
Colletta
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione,
concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la
Pasqua ormai vicina. Per Cristo Signore.
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Prima Lettura
Dal secondo libro delle Cronache (36,14-16.19-23)
In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il
Signore si era consacrato a Gerusalemme. Il Signore, Dio dei loro padri, mandò
premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva
compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira
del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i
suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.
Il re [dei Caldei] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi
suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del
Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati,
essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni». Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore
pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia,
che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di
Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha
incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi
appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”». Parola di Dio.
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Salmo Responsoriale (dal Salmo 136)
Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.
Lungo i fiumi di Babilonia, / là sedevamo e piangevamo / ricordandoci di Sion. / Ai
salici di quella terra / appendemmo le nostre cetre.
Perché là ci chiedevano parole di canto / coloro che ci avevano deportato, / allegre
canzoni, i nostri oppressori: / «Cantateci canti di Sion!».
Come cantare i canti del Signore / in terra straniera? / Se mi dimentico di te, Gerusalemme, / si dimentichi di me la mia destra.
Mi si attacchi la lingua al palato / se lascio cadere il tuo ricordo, / se non innalzo
Gerusalemme / al di sopra di ogni mia gioia.
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Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (2,4-10)
Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da
morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per
mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua
bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e
ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone,
che Dio ha preparato perché in esse camminassimo. Parola di Dio.
Canto al Vangelo (cf Gv 3,16)
Lode e onore a te, Signore Gesù! Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio
unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna. Lode e onore a te, Signore Gesù!
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 Dal vangelo secondo Giovanni (3,14-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui
abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito
perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti,
non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo
sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è
già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le
tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate.
Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue
opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore.
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Il dialogo tra Te, Gesù, e Nicodemo ci porta a riflettere sulla salvezza che tu doni a
chi crede in Te. L'incontro avviene di notte, per cui questo tuo amico deve passare,
in un certo senso, attraverso l'oscurità per vederti. Forse aveva vergogna di farsi
notare pubblicamente con Te, visto che era una persona importante tra i suoi concittadini, tuttavia possiamo anche pensare che, come Nicodemo, ogni persona, che
viene in contatto con Te e il Tuo Vangelo, è come se passasse dall'oscurità e dai
nebulosi ragionamenti umani alla fede che illumina la vita e da senso a tutta l'esistenza. D'altra parte avere fede non significa solamente credere nel Vangelo o in
qualche dogma, ma avere anche la certezza che esso è veritiero. La fede allora è
come una luce che ci permette di conoscere la vita e le parole di Dio e di accogliere
Te, Gesù, come suo Figlio e Salvatore. Questa fede è il dono promesso dall'antichità e che viene realizzato con il Tuo avvento, che è come un sole che sorge e una
grande luce che il popolo, che camminava nelle tenebre, ha potuto finalmente vedere. La fede - così dici a Nicodemo - è donata nel Battesimo quando al credente
viene data la possibilità di rinascere dall'alto per mezzo dell'acqua e dello Spirito.
La fede è la prerogativa di coloro che si salvano e che sono stati redenti dal sacrificio d'amore che hai vissuto sulla Croce e nella Risurrezione, sacrificio al quale veniamo associati misticamente proprio nel Battesimo.
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A causa della loro incredulità e infedeltà al Signore gli Ebrei, nel loro vagare nel
deserto, furono puniti con la piaga di serpenti velenosi che fecero morire molti di
loro. Di fronte a tale sofferenza essi si pentirono e chiesero aiuto a Dio per mezzo
di Mosé. Dio comandò a Mose di fabbricare un serpente di bronzo e di metterlo in
luogo elevato in modo che chiunque avesse rivolto il suo sguardo verso tale immagine, dopo esser stato morso, ritrovasse la guarigione del corpo. Quel serpente innalzato, fonte di guarigione, simboleggiava, tuttavia, Te, Gesù, innalzato sulla Croce al Monte Calvario: in quel primo Venerdì Santo, con la Tua Passione e la tua
Morte, sei diventato salvezza per tutto il mondo. Come agli Ebrei bastava guardare
il serpente di bronzo per essere guariti, così ogni uomo e ogni donna, se vuol essere salvato, deve credere in Te, Figlio di Dio trafitto per il nostro peccato. Questo è il
sacrificio che salva tutta l'umanità, gli dona la luce che beatifica e le permette di
non camminare più nell'oscurità e nel dubbio. Nel tuo sacrificio d'amore viene rivelato tutto l'amore che il Padre ha per noi perché abbiamo toccato con mano fino a
che punto Egli ci amava non fermandosi nemmeno di fronte al nostro peccato che
metteva a morte il suo unico figlio. E sei proprio tu, con le tue parole e il tuo esempio, che mostri al mondo questo amore. In un certo senso sulla Croce si è fermato
tutto il male del mondo e si è riversata tutta la misericordia di Dio e il suo perdono
che non solo non condanna, ma arriva persino a scusare come possiamo vedere
dalle tue ultime parole Gesù.
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O Gesù, dici a Nicodemo che il Padre vuole che tutti siano salvati e tutti partecipino
della vita eterna che è la stessa vita di amore e di gioia tra il Padre, il Figlio e lo
Spirito Santo. La fede che salva e che illumina ogni uomo è un dono che però va
accolto e custodito, ma che si può anche perdere. E' vero che il Tuo sacrificio può
salvare ogni uomo e ogni donna, e questa è anche la volontà del Padre, ma in realtà esso salva solo quelli che vogliono essere salvati e che ti accolgono nella loro
vita. Solo chi crede in Te ha infatti la vita eterna, fa la verità e viene alla luce, perché figlio della luce, figlio di Dio. Spesso diamo per scontata la fede come se fosse
qualcosa di naturale, mentre non è così. Ci sono persone che rifiutano di credere, e
quindi di ricevere la luce della fede, e pertanto non riescono a comprendere la bellezza del Tuo Vangelo e del Tuo amore, perché vivono nell'oscurità del peccato e
non possono vedere. Sono come quegli uccelli notturni che non riescono a vedere
la luce del sole, ma non per questo il sole non esiste o non risplende. Rifiutare la