Ve lo do io Beppe Grillo

Transcript

Ve lo do io Beppe Grillo
LIBRO
IN ASSAGGIO
VE LO DO IO BEPPE
GRILLO
ANDREA SCANZI
VE LO DO IO BEPPE GRILLO
QUESTO LIBRO
Di Beppe Grillo si parla molto, moltissimo. Cioè, no: se ne parla (in apparenza) poco,
perché l'informazione canonica lo detesta e lui è bravissimo a farsi detestare. Ogni tanto lo si
fa passare per una meteora dell'agorà politica e la domanda di rito che ricorre è "Che fine ha
fatto Beppe Grillo?". Basta però un'elezione anticipata, un'apparizione inattesa -a Bruxelles, a
Napoli, oppure ovunque -per farlo tornare al centro dell'attenzione.
Quando si parla di lui è tutto un cicaleccio in sottofondo, come la scia finale de La
domenica delle salme di Fabrizio De André. Ci si dà di gomito, lo si nomina sottovoce, si
ragiona per sentito dire. Si prendono per buone le dotte elucubrazioni dell'editorialista di
riferimento, pronto a spiegarvi che cosa pensate e a rivelarvi, con toni netti di chi solo sa, che
quell'uomo è un populista, un qualunquista, un poujadista e, già che ci siamo, un quasi
terrorista.
In Italia nessuno è detestato come il non allineato. Quello che sarebbe di sinistra, ma che
-com'è tipico degli amanti traditi -ce l'ha anzitutto con la Sinistra. Gli artisti così sono stati
quasi sempre isolati, per poi ricevere puntualmente la santificazione post mortem. Penso a
Pier Paolo Pasolini, ma anche a Giorgio Gaber.
Come si fa a paragonare Gaber a Grillo? Facile: non si fa. Grillo è un pasdaran molto più
istintivo e molto meno "pensato". Eppure l'imbarazzo, il fastidio e l'odio che molte parti
radicalchic della Sinistra hanno riversato addosso a Grillo, invece di usarlo come spunto per
un'autocritica che era e resta tardiva, ricordano gli ultimi anni di Gaber, dimenticato anzitutto
dalla parte politica a cui era naturalmente più vicino. Come per Gaber, cristallizzato ai tempi
di Non arrossire, uno dei metodi per disinnescare Grillo è quello di ricordarlo soprattutto per le
sue battute televisive; dire che "è solo un comico", screditando -con ciò -tutto quel che fa. E
non è impossibile trovare punti di contatto negli obiettivi delle loro analisi: l'attenzione pasoliniana -al mercato fagocitante, l'effetto rincoglionente dei media, il ritenere superata la
distinzione tra Destra e Sinistra.
La mia sensazione, quando si parla di Beppe Grillo, è che lo si faccia troppo spesso per
sentito dire. Non si sa chi sia (oggi) Grillo, che cosa abbia fatto Grillo, di cosa parli Grillo e
come sia arrivato ai V-Day. Ma se ne parla. Male e sottovoce, ma se ne parla. Come se, fino
all'8 settembre 2007, Grillo si fosse girato i pollici e nascosto dal mondo in attesa di sparare
sul mondo generici, biliosi e apparentemente immotivati strali.
C'è il bisogno di una contestualizzazione, di un contrappunto, di un ripasso. Di una
rilettura, il più possibile completa.
Principalmente per questo è nato Ve lodo io Beppe Crillo. Per capire di chi stiamo
parlando. Per analizzarne gli snodi, le fiammate, le curve. I testacoda (e ce ne sono, e ce ne
saranno). Per farsi un'idea: la vostra.
Ve lodo io Beppe Crillo è un tentativo -organico, accurato, accorato -di analisi. Di
comprensione.
Come è stato possibile che un comico, da solo e contro tutti, abbia (momentaneamente,
ciclicamente) messo in scacco un'intera classe politica? Qual è la strada che conduce dal
© MONDOLIBRI S.P.A. – PIVA: 12853650153
PAG. 2
Festival di Sanremo al pulpito cibernetico, dalle battute nazionalpopolari su Jovanotti alle
invettive contro i potenti?
Le pagine che state -spero -per sfoglIare. sono la pr~ma inchiesta biografica (ufficiosa, ça
va sans dIre) sull'artIsta genovese. Un tentativo meticoloso ma -spero -non barboso di
comprendere un fenomeno totalmente nuovo nel panorama italiano. Un'analisi ricca di
retroscena, di fatti inediti.
Da spettatore prima e da giornalista poi ho seguito tutta la carriera post-televisiva di
Beppe Grillo; ma ricordo aNche molta sua TV, la ricordo bene; e quel che non potevo
rIcordare l'ho visionato.
Ero uno dei tre-quattro giornalisti che lo intervistavano dieci anni fa (ne avrete prova a
metà libro), quando nessuno o quasi se lo filava. A cercarlo erano principalmente quelle
riviste alternative e un po' sfigate a lui vicine: le stesse che, se passasse la proposta di legge
alla base del V2Day, e cioè chiudere i rubinetti del finanziamento pubblico dell'editoria,
evaporerebbero in pochi mesi.
Intendo ripercorrere tutta la carriera dell'artista genovese, dagli esordi alla RAI agli spot
pubblicitari, dai Discorsi all'Umanità alla carriera cinematografica, dai V-Day all'astensionismo
elettorale, focalizzando però l'attenzione sulla scoperta della Rete, sul linguaggio del blog e
sul popolo dei grillisti (la parola "grillino", perdonate, mi fa abbastanza senso). Fino a quella
ritualistica, un po' deteriore, del vaffanculo.
Lo intuisco, vi state fatalmente (già) chiedendo: sì, ma tu da che parte stai? Da quella di
chi ruba nei supermercati o di chi li ha costruiti rubando? (parafrasando De Gregari).
Premesso che detesto il concetto di "tifoso" o "fedelissimo", vi rispondo così: questo lIbro ha
un tono che, In un impeto di morbidezza semantica e di compiaciuta aria enfatizzante,
definirei simpatizzante.
Sono pagine per curiosi e per delusi. Per scettici e per arrabbiati. Per grillisti e per
antigrillisti. Nessuna critica verrà scontata a Grillo. Lui è uno che le prende e le dà: il minimo
che può aspettarsi è di ricevere eguale trattamento.
Conta però che conosciate, fin da subito, un aspetto immagino -non irrilevante. A
differenza di quel trasversale esercito di sentenzianti "grillo-lapidatori", molti dei quali qui citati
(non solo nel capitolo conclusivo Dicono [quasi sempre male] di lui, grandguignolesca
espressione di attacchi biliari), non penso che Grillo sia un pericolo per la democrazia, quanto
piuttosto il portatore sano della tracimante indignazione italiana.
Ah, un'altra cosa. L'ho già accennato ma ci tengo a rimarcarlo. Questo non è un libro
"ufficiale".
Ho informato Beppe dell'esistenza di queste pagine il 29 gennaio 2008, molto prima di
andare in stampa. Lo avevo chiamato, anzitutto, per complimentarmi con lui del servizio
dedicatogli dal "New Yorker". Gli ho poi detto del libro, non per inseguire le stimmate
dell'ufficialità -figurarsi -ma per quel minimo di correttezza che dovrebbe essere la prassi in
questi casi.
Mi ha risposto con toni pacati ma netti: "Andrea, io non posso essere felice di questa
cosa, per il semplice fatto che intendo proprio bypassare il concetto di vecchia editoria.
Queste operazioni preferirei che non si facessero. Ho fondato la mia casa editrice, i libri li
© MONDOLIBRI S.P.A. – PIVA: 12853650153
PAG. 3
faccio scaricare gratuitamente dal mio sito. Non mi piace l'idea che venga commercializzato
un libro su di me".
Ho fatto presente che non tutti i libri sul suo sito sono gratuiti, che anche lui si fa pagare
(profumatamente) quando va nei Palasport e che, soprattutto, per un autore di libri l'obiettivo
è, appunto, arrivare in libreria con una casa editrice importante: non si vive di sola aria. Ha
ridacchiato al telefono, aveva un po' il fiatone, era in bicicletta per le strade di Genova.
"Scanzi, io ti sto solo dando il mio punto di vista. Mi hai informato correttamente del tuo
progetto e io ho detto come la penso. Sono un personaggio pubblico, ti .ca posso vietare che
escano libri su di me. Rischio quasi inflazionamento, anzi. Il problema con te non è certo il
conntenuto, sono sicuro che sarai corretto. Lo sei sempre stato anche durante il V-Day, come
lo è stato il tuo giornale, 'La Stampa'. E proprio il contenitore che non mi piace, che non
condivido: io voglio uscire dalle vecchie case editrici, voglio bypassarle. Per questo non
posso darti la mia autorizzazione. E il dIreI lo stesso se pubblicassi per Feltnnelh, proprio
perché io non sono più un autore Feltrinelli. Non posso essere felice della nascita di questo
libro, ma ciò nonostante avrò premura di leggerlo e ti farò sapere."
Fammi sapere, e già che ci siamo auguri per i tuoi primi 60 anni, Beppe.
Non ignoro -come potrei? -che questo libro uscirà subito dopo le elezioni e subito prima
del V2-Day. E un bel guaio: scrivo queste pagine senza sapere né come sono andate le
elezioni, né se il secondo happening del vaffanculo -dedicato ai giornalisti, cioè anche a me avrà lo stesso, oceanico seguito del primo. Ammetterete che non è facile. Voi conoscete
entrambe le risposte: la fortuna di essere lettori.
Credo però che la storia di Beppe Grillo vada al di là del più stretto contingente, del
presente. Il suo passato giustifica ampiamente un libro (questo). Ed è proprio il passato a
spiegare questo suo presente da capopopolo amato e odiato: da Masaniello invasato, ma
informato.
Nelle prossime pagine avrete modo di capire come da anni Grillo stia preparando
l'attacco all'editoria asservita, e -ipotizzo -vi renderete conto del perché Grillo ha così seguito.
I frequentatori del suo blog prima e dei suoi spettacoli poi (un tempo l'ordine era l'inverso)
sono soprattutto delusi di I dalla Sinistra, un popolo più o meno trasversale che non
voterebbe il Centrodestra neanche sotto tortura ma che, al tempo stesso, comprensibilmente
sfiancato da una lunga tradizione di disillusione, non ha creduto fino in fondo al miracolo de
noantri: la transustanziazione dal "Yes we can" obamiano al "Sì 'gna famo" veltroniano.
Molti degli astenuti come pure molti tra coloro che hanno votato turandosi il naso (e forse
non solo quello), sono grillisti o si riconoscono nel grillismo, anche se poi nello specifico,
Beppe Grillo gli sta pure antipatico.
Non senza dosi di populismo, e certo avvantaggiato da una casta che è eufemistico
definire in larga parte impresentabile, Grillo ha convogliato con meritoria facilità l'attenzione (e
la fiducia) di gran parte degli indignati. Degli schifati, degli astenuti loro malgrado. Di chi non
ha retto l'involuzione cancerosa della politica italiana: l'indulto, il mastellismo, il ninostranismo,
cose così.
Ma non è solo questo. Beppe Grillo non piace solo perché è contro e dice sempre no.
Grillo si è potuto permettere di dire che le recenti elezioni erano "incostituzionali" e che l'unica
risposta al "veltrusconismo" era l'astensione, perché forte di un lungo e coerente percorso di
© MONDOLIBRI S.P.A. – PIVA: 12853650153
PAG. 4
satira. Di attenzione meticolosa all'ambiente, all'energia, all'informazione, all'economia: tutto
ciò che ritiene, in una macroconcezione quasi avanguardistica,la vera politica. Che non è
(più) la (per lui) superata divisione tra Sinistra e Destra, ma casomai -nel solito impeto di
personalismo -una sperequazione manichea, senza possibilità di mediazione, tra bene e
male, laddove il "bene" è lui (o ciò in cui crede lui) e il "male" è il potere genericamente inteso,
e puntualmente nefasto.
Quando Grillo è andato in febbraio a chiedere scusa ai napoletani, per il Monnezza Day,
guadagnandosi (nuovamente) l'attenzione amichevole di Michele Santoro e quella assai
meno indulgente dei tanti avversari, lo ha fatto perché poteva permetterselo; perché di
inceneritori e nanoparticelle parla da più di quindici anni: perché era credibile. Altri, quasi tutti,
sarebbero stati seppelliti dai fischi.
Ai politici suonerà nuovamente sgradevole, e pure a molte anime candide della Sinistra,
ma quando Grillo in marzo ha nuovamente alzato i toni, (ri)sposando quelli dell'invettiva, ha
dato voce a chi certe cose non avrebbe mai voluto dirle né pensarle, ma adesso le dice e le
pensa. "Fuori tutti", ha scritto il2 marzo sul blog. "Avete distrutto il Paese. I nostri vaffanculo
sono per voi. Nessuno di voi merita il voto degli italiani. Fuori tutti. In quindici anni avete
riportato il Paese al dopoguerra. Fuori tutti. Fatevi dimenticare." Parole eccessive, discutibili,
apocalittiche. Di chi si sente anzitutto solo. Solo e impaurito. Ma, al tempo stesso, tristemente
conscio della realtà italiena in cui è calato.
Nelle elezioni politiche del 2006 alla fine Beppe Grillo votò. Appoggiò Prodi, seppur con
scarsissimo entusiasmo. Lo fece, come molti, con l'unico obiettivo di sconfiggere BerInsconi.
Accettò di scegliere, chiedo scusa per i toni poco aulici (tipici di Grillo e della satira in genere),
"tra il peggio e il leggermente meno peggio, la merda fumante e quella appena tiepidina".
Qualcuno, giusto trent'anni fa, cantò che "quando è merda è merda, non ha importanza la
specificazione". Un approdo facilmente catalogabile come qualunquista, nuovamente
convengo con voi, e del resto qui nessuno ha in camera il poster di Beppe, ma è comunque
sintomatico che Grillo e molti altri siano arrivati -loro malgrado -a una conclusione
tremendamente analoga.
"Tra Topo Gigio e lo Psiconano non c'è differenza." Grillo lo ripete da prima di quelle
primarie (arrivate poco dopo il primo V-Day) che deificarono in pompa magna Walter Veltroni
(cioè Topo Gigio). Nel suo blog, instancabilmente, ha cercato (e cerca) di dimostrare come
non ci sia differenza, nemmeno a livello di programmi, tra il Partito democratico e il Partito
della Libertà (sposando in questo le tesi di Casini e della Sinistra Arcobaleno, anche se
partendo da motivazioni molto diverse). È il primo a sapere che non è così, che le differenze
ci sono, ma non le ritiene sostanziali. Non decisive, quantomeno.
La mancata cancellazione del Porcellum, l'improbabile legge elettorale con cui si è tornati
al voto, lo ha definitivamente portato all'astensionismo (ben prima dell'appello di Fiorello a
Viva Radio2: "Se non ripuliscono Napoli, stracciate la scheda elettorale"). E, sia chiaro, anche
l'astensionismo -questo astensionismo -è un voto ("non voto utile" l'ha chiamato lui il21
marzo), perché non figlio di un colpevole menefreghismo ma anzi scelta dettata da estrema
attenzione: una sorta di iperaspettativa civica. Altro che antipolitica: antipolitici, casomai.
Questi politici.
Perché alla vigilia delle elezioni non è scattata quella voglia di vittoria che due anni fa
portò milioni di elettori (disillusi, ma allora partecipi) a fare le 5 del mattino per sapere se
Berlusconi aveva perso? Perché il 22 marzo Riccardo Barenghi ha giustamente parlato sulla
© MONDOLIBRI S.P.A. – PIVA: 12853650153
PAG. 5
"Stampa" di sbadiglio dell'elettore? E perché anche coloro che hanno votato il 13 e 14 aprile
lo hanno fatto comunque senza entusiasmo né convinzione? Per i motivi suddetti. Per un
surplus di bile, per una tracimazione di indignazione. Perché vorrebbero una Sinistra
"radicale" senza i narcisismi effimeri di Bertinotti. Perché vorrebbero una Sinistra riformista
depurata dal "maanchismo" veltroniano e, già che ci siamo, libera da candidature
quantomeno azzardate (le "Quattro C": Calearo, Colaninno, Crisafulli, Cusumano). Per tutto
questo, certo. E perché, secondo Grillo, ciclicamente attiguo all'esagerazione, il momento
attuale è paragonabile -per emergenza democratica -ai tempi del fascismo e del nazismo.
Una forzatura? Sì, una delle tante. Deliberata.
"Le elezioni sono incostituzionali", così ha detto il 2 marzo. "Non possiamo scegliere il
candidato. Possiamo solo votare il Partito Unico dei Gemelli Siamesi. Un tedesco che non
avesse votato durante il nazismo. Un sovietico che non avesse votato durante lo stalinismo.
Un italiano che non avesse votato durante il fascismo. Come li chiamereste? Democratici,
persone libere? Siatelo anche ai. Non votate per le elezioni politiche. Esercitate il vovtro diritto
di non essere presi per il culo." s È per queste esagerazioni, per questi toni fieramente
sboccati, per questa refrattarietà al politicamente corretto e al buonismo, che Grillo è ormai
più odiato dalla Sinistra che dalla Destra (basta leggere fIla Repubblica" per farsene un'idea).
E certo non fa nulla per farsi benvolere. Tutto è fuorché infallibile e indiscutibile, a partire da
certe recrudescenze paraleghiste su temi quali l'immigrazione.
Parimenti a tutto questo, all'elencazione dei punti deboli (e ce ne sono) di Grillo e (ancor
più) del grillismo, va però serenamente ammesso un fatto "increscioso" per le ambizioni
notoriamente egemoniche dell'intellighenzia. Dopo decenni di critica omologata e di artisti
intoccabili, editorialisti-vate e politici immarcescibili, è accaduto l'imponderabile. Si è
conclamata l'eresia. Si è formata spontaneamente una larga fetta di popolazione (di
elettorato) che ha cominciato ad averne abbastanza. A raggiungere la saturazione. E Grillo,
da bravo rabdomante, da istintivo ricettore, è stato bravo e scaltro a convogliarla.
Di chi parlo? Di quei milioni (non migliaia) di persone che non credono più che il
materialismo dialettico coincida con il Vangelo secondo Scalfari. Di quelle persone blasfeme
al punto da credere che la "TV di sinistra" possa andare oltre la diarchia Fazio-Dandini. Di
quei trotzkisti inaccettabili che non ne possono più dei D'Alema e non si fanno bastare più
l'antiberlusconismo come motivazione unica per partecipare al rituale liturgico dell'urna (ormai
più funeraria che elettorale, ideologicamente parlando).
[…]
Aggiornata il martedì 23 settembre 2008
Edizione Mondolibri S.p.A., Milano
www.mondolibri.it
© MONDOLIBRI S.P.A. – PIVA: 12853650153
PAG. 6