L`uomo non divida quello che Dio ha congiunto
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L`uomo non divida quello che Dio ha congiunto
Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: Verde Nel contesto della manifestazione del Figlio dell’uomo e dopo il secondo annuncio della passione, Marco espone - come complemento catechetico - l’insegnamento sulla indissolubilità del matrimonio, e i comportamenti richiesti per fare parte del regno di Dio. Gesù cambia scena (Mc 10,1): va in Giudea. Espone con autorità messianica - non a un gruppo ma al popolo - l’indissolubilità del matrimonio come un principio universale. San Marco non entra nelle discussioni dei rabbini sulla legislazione del divorzio. Coglie con fedeltà le parole di Gesù, senza tener conto della clausola eccezionale trasmessa da (Mt 19,9). Marco, rivolgendosi a comunità di gentili, e andando al di là del mondo giudaico, ricorre alla Genesi (Gen 1,27 e 2,24): nell’unione indissolubile del matrimonio brillano, folgoranti, l’immagine e la somiglianza poste da Dio nell’uomo e nella donna. Gesù spiega e chiarisce la volontà del Creatore. L’atteggiamento di Gesù con i bambini fa trasparire la fiducia con la quale bisogna ricevere Dio come Padre (Abbà), la protezione e la sicurezza della paternità divina. Alcune tradizioni patristiche hanno scoperto nell’atteggiamento di Gesù con i bambini un’allusione implicita al battesimo dei bambini. 1 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - Antifona d'ingresso Tutte le cose sono in tuo potere, Signore, e nessuno può resistere al tuo volere. Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse; tu sei il Signore di tutto l’universo. (Est 4,17b) Colletta O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo... Oppure: Dio, che hai creato l’uomo e la donna, perché i due siano una vita sola, principio dell’armonia libera e necessaria che si realizza nell’amore; per opera del tuo Spirito riporta i figli di Adamo alla santità delle prime origini, e dona loro un cuore fedele, perché nessun potere umano osi dividere ciò che tu stesso hai unito. Per il nostro Signore Gesù Cristo.... Prima lettura Gen 2,18-24 I due saranno un’unica carne. Dal libro della Gènesi Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli 2 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. Parola di Dio Salmo responsoriale Sal 127 Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita. Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa. Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore. 3 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita! Possa tu vedere i figli dei tuoi figli! Pace su Israele! Seconda lettura Eb 2,9-11 Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine. Dalla lettera agli Ebrei Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti. Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza. Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli. Parola di Dio Canto al Vangelo (1Gv 4,12) Alleluia, alleluia. Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. Alleluia. 4 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - Vangelo Mc 10,2-16 L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto. + Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro. Parola del Signore. 5 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - Forma breve (Mc 10, 2-12): Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Parola del Signore Preghiera dei fedeli La Parola di Gesù, in questa Eucaristia, illumina e fortifica l'amore che noi cerchiamo di vivere nelle nostre famiglie. Preghiamo perché all'interno di ciascuna di esse egli rafforzi l'amore fedele e perenne al quale Lui ci chiama. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per la Chiesa, sposa di Cristo, perché aiuti le nostre famiglie a rinnovare l'amore sereno e fedele, unica fonte di autentica felicità, e offra vicinanza e misericordia a chi soffre per il dolore della separazione, preghiamo. 2. Per i bambini in attesa di una famiglia, perché, dopo aver vissuto l'abbandono, possano trovare l'amore di una famiglia che, accogliendoli, risani le loro ferite, preghiamo. 6 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - 3. Per i giovani che si preparano al matrimonio, perché non si chiudano nel benessere materiale, ma progettino una casa aperta alla generosità e allo spirito di servizio nella società e nella Chiesa, preghiamo. 4. Per le famiglie della nostra comunità, perché siano nel mondo segni vivi dell'amore di Cristo per la Chiesa e testimoni della bellezza del matrimonio cristiano, preghiamo. O Padre, dona alle nostre famiglie la capacità di rinnovare sempre l'impegno di amore fedele e perenne, e a trovare in esso la serenità nei momenti difficili della vita. Per Cristo nostro Signore. Preghiera sulle offerte Accogli, Signore, il sacrificio che tu stesso ci hai comandato d’offrirti e, mentre esercitiamo il nostro ufficio sacerdotale, compi in noi la tua opera di salvezza. Per Cristo nostro Signore. Antifona di comunione Il Signore è buono con chi spera in lui, con l’anima che lo cerca. (Lam 3,25) Oppure: Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo, perché partecipiamo tutti dell’unico pane e dell’unico calice. (cf. 1Cor 10,17) Oppure: “Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino non vi entrerà”, dice il Signore. (Mc 10,15) Preghiera dopo la comunione La comunione a questo sacramento sazi la nostra fame e sete di te, o Padre, e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio. 7 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - Egli vive e regna nei secoli dei secoli. --------------------------------------------------------------------------------- Omelia (08-10-2000) Eremo San Biagio Dalla Parola del giorno All'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Come vivere questa Parola? C'è un desiderio, che nessuno può sradicare, in fondo al cuore di ogni uomo: il desiderio di compagnia, di comunione, di unità. E' un desiderio che ricopre tutti i tempi, percorre ogni latitudine e longitudine, perché è stato infuso nei cuori "all'inizio della creazione": è perciò la nostra origine, e la nostra vera destinazione. "I due saranno una carne sola": come è possibile? Gesù dà un'indicazione: "L'uomo lascerà suo padre e sua madre". Quel verbo, "lascerà", ricorda la chiamata di Abramo: "Abramo, Abramo! Lascia il tuo paese, la tua patria e la casa di tuo padre, e va' verso il paese che io ti indicherò" (cfr. Gn 12,1). Per trovare se stessi, il proprio nome, occorre lasciare tutto ciò che è nostro, le nostre radici: occorre lasciare se stessi. La promessa ricevuta da Abramo si ripete nel mistero di ogni matrimonio. Perché sposare quella donna, quell'uomo? Perché in lei, in lui, intravedo la mia casa, la mia terra, la mia discendenza, il mio stesso nome, la mia identità. Lui, lei, è la mia terra promessa! Come arrivarci? Correndogli incontro, uscendo da sé, perdendosi, offendo se stessi. "Prendete, questo è il mio corpo" (Mc 14,22): il modo in cui si realizza il matrimonio tra Cristo e la Chiesa è il medesimo, l'unico in cui può realizzarsi ogni matrimonio tra un uomo e una donna. 8 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - Oggi amplificherò durante la giornata l'Eucarestia alla quale avrò partecipato; rivolto al mio partner (o, se un partner non ho, a Cristo stesso), ripeterò le parole del mistero pasquale: "Prendi e mangia, questo è il mio corpo! Prendi e bevi, questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza nuziale!" La voce di un vescovo e dottore della Chiesa Il Signore vi conceda di osservare tutte queste cose con amore, innamorati della bellezza spirituale e fragranti del buon profumo di Cristo per la familiarità con Lui. Non come schiavi sotto la legge ma come uomini liberi sotto l'influsso della grazia. S. Agostino Omelia (08-10-2006) padre Raniero Cantalamessa Far sì che la crisi non consumi il matrimonio, ma lo migliori Il tema della Domenica XXVII è il matrimonio. La prima lettura comincia con le ben note parole: "Il Signore Dio disse: Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che sia simile a lui". Ai nostri giorni il male del matrimonio è la separazione e il divorzio, al tempo di Gesù era il ripudio. In certo senso, questo era un male peggiore, perché implicava anche una ingiustizia nei confronti della donna che è ancora in atto, purtroppo, in certe culture. L'uomo infatti aveva il diritto di ripudiare la propria moglie, ma la moglie non aveva il diritto di ripudiare il proprio marito. Due opinioni si scontravano, a riguardo del ripudio, nel giudaismo. Secondo una, era lecito ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo, ad arbitrio dunque del marito; secondo l'altra, invece occorreva un motivo grave, contemplato dalla Legge. Un giorno sottoposero questa questione a Gesù, aspettandosi che egli prendesse posizione in favore o dell'una o dell'altra tesi. Ma ricevettero una risposta che non si aspettavano: "Per la durezza del vostro cuore egli (Mosè) scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e 9 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - femmina: per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". La legge di Mosè circa il ripudio è vista da Cristo come una disposizione non voluta, ma tollerata da Dio (al pari della poligamia e di altri disordini), a causa della durezza di cuore e dell'immaturità umana. Gesù non critica Mosè per la concessione fatta; riconosce che in questa materia il legislatore umano non può fare a meno di tener conto della realtà di fatto. Ripropone però a tutti l'ideale originario dell'unione indissolubile tra l'uomo e la donna ("una sola carne") che, almeno per i suoi discepoli, dovrà essere ormai l'unica forma possibile di matrimonio. Gesù però non si limita a riaffermare la legge; aggiunge ad essa la grazia. Questo vuol dire che gli sposi cristiani non hanno solo il dovere di mantenersi fedeli fino alla morte; hanno anche gli aiuti necessari per farlo. Dalla morte redentrice di Cristo viene una forza - lo Spirito Santo - che permea ogni aspetto della vita del credente, compreso il matrimonio. Questo viene addirittura elevato alla dignità di sacramento e di immagine viva della sua unione sponsale con la Chiesa sulla croce (cf. Ef 5, 31-32). Dire che il matrimonio è un sacramento non significa soltanto (come spesso si crede) che in esso è permessa, lecita e buona quella unione dei sessi che fuori di esso sarebbe disordine e peccato; significa, di più, dire che il matrimonio diventa un modo di unirsi a Cristo attraverso l'amore dell'altro, una vera via di santificazione. Questa visione positiva è quella che ha messo così felicemente in luce papa Benedetto XVI nella sua enciclica "Deus caritas est", su amore e carità. Il papa non contrappone in essa l'unione indissolubile nel matrimonio a ogni altra forma di amore erotico; la presenta però come la forma più matura e perfetta dal punto di vista non solo cristiano, ma anche umano. "Fa parte - dice - degli sviluppi dell'amore verso livelli più alti, verso le sue intime purificazioni, che esso cerchi ora la definitività, e ciò in un duplice senso: nel senso dell'esclusività - 'solo quest'unica persona' - e nel senso del 'per sempre'. L'amore comprende la totalità dell'esistenza in ogni sua dimensione, anche in quella del tempo. Non potrebbe essere diversamente, perché la sua promessa mira al definitivo: l'amore mira all'eternità" Questo ideale di fedeltà coniugale non è stato mai facile (adulterio è una parola che risuona sinistramente anche nella Bibbia!); oggi però la cultura permissiva ed edonistica in cui viviamo lo ha reso immensamente più difficile. La crisi allarmante che attraversa l'istituto del matrimonio nella nostra società è sotto gli occhi di tutti. Legislazioni civili, come quella del governo spagnolo, che permettono (e indirettamente, in tal modo, incoraggiano!) a iniziare le pratiche di divorzio dopo appena pochi mesi di vita insieme. Parole come: "sono stufo di questa vita", "me ne vado", "se è così, ognuno per conto suo!", ormai vengono pronunciate tra i coniugi alla prima difficoltà. (Detto per inciso: io credo che un coniuge cristiano dovrebbe accusarsi in confessione del semplice fatto di aver pronunciato una di queste parole, perché il solo dirle è un'offesa all'unità e costituisce un pericoloso precedente psicologico). Il matrimonio risente in ciò della mentalità corrente dell'"usa e getta". Se un apparecchio o uno 10 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - strumento subisce qualche danno o una piccola ammaccatura, non si pensa a ripararlo (sono scomparsi ormai quelli che facevano questi mestieri), si pensa solo a sostituirlo. Applicata al matrimonio, questa mentalità risulta micidiale. Cosa si può fare per arginare questa deriva, causa di tanto male per la società e di tanta tristezza per i figli? Io un suggerimento ce l'avrei: riscoprire l'arte del rammendo! Alla mentalità dell'"usa e getta" sostituire quella dell'"usa e rammenda". Ormai quasi nessuno pratica più il rammendo. Ma se non si pratica più sui vestiti, bisogna praticare quest'arte del rammendo sul matrimonio. Rammendare gli strappi. E rammendarli subito. San Paolo dava ottimi consigli a questo riguardo: "Non tramonti il sole sopra la vostra ira e non date occasioni al diavolo", "sopportatevi a vicenda, perdonandovi se qualcuno abbia di che lamentarsi dell'altro", " portate i pesi gli uni degli altri" (cfr. Ef 4, 26-27; Col 3, 13; Gal 6, 2). La cosa importante da capire è che in questo processo di strappi e di ricuciture, di crisi e di superamenti, il matrimonio, non si sciupa, ma si affina e migliora. Io vedo una analogia tra il processo che porta a un matrimonio riuscito e quello che porta alla santità. Nel loro cammino verso la perfezione, i santi attraversano spesso la cosiddetta "notte oscura dei sensi", in cui non provano più alcun sentimento, nessuno slancio; sono aridi, vuoti, fanno tutto a forza di volontà e con fatica. Dopo questa, viene la "notte oscura dello spirito", in cui non entra in crisi solo il sentimento, ma anche l'intelligenza e la volontà. Si arriva a dubitare se si è sulla strada giusta, se per caso non si è sbagliato tutto; buio completo, tentazioni a non finire. Si va avanti solo per fede. Tutto finito, dunque? Al contrario! Tutto questo non era che purificazione. Dopo che hanno attraversato queste crisi, i santi si rendono conto di quanto più profondo e più disinteressato è ora il loro amore per Dio, rispetto a quello degli inizi. Molte coppie non faranno fatica a riconoscere in ciò la propria esperienza. Anch'essi attraversano spesso, nel loro matrimonio, la notte dei sensi in cui viene a mancare ogni trasporto e l'estasi dei sensi, se mai c'è stata, è solo un ricordo del passato. Alcuni conoscono anche la notte oscura dello spirito, lo stato in cui entra in crisi perfino la scelta di fondo e sembra di non avere più nulla in comune. Se con la buona volontà e l'aiuto di qualcuno, si riesce a superare queste crisi, ci si rende conto di quanto lo slancio, l'entusiasmo dei primi giorni fosse poca cosa, rispetto all'amore stabile e la comunione maturati negli anni. Se prima moglie e marito si amavano per la soddisfazione che ciò procurava loro, oggi forse si amano un po' di più di un amore di tenerezza, libero da egoismo e capace di compassione; si amano per le cose che hanno realizzato e sofferto insieme. 11 / 12 Liturgia del 07.10.2012 - L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto - Tratto da: http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20121007.shtml 12 / 12