Vigilantes ucciso con un colpo alla testa

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Vigilantes ucciso con un colpo alla testa
Martedì 20 dicembre 2011
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CRIMINALITÀ LA VITTIMA È IL TARANTINO FRANCESCO MALCORE, 35 ANNI, SPOSATO E PADRE DI DUE BAMBINI, DA DIECI ANNI ALLE DIPENDENZE DELL’ISTITUTO VIS
UN NATALE
CHE LA MALA
HA SPORCATO
DI SANGUE
di DOMENICO PALMIOTTI
È
purtroppo anche un Natale di sangue oltre che
di crisi quello che ci apprestiamo a vivere. La
malavita, scagliando un’offensiva
senza precedenti, ha deciso di
sporcare una festa che è dedicata
alla famiglia e agli affetti più cari.
E lo ha fatto uccidendo senza pietà
un giovane vigilantes che stava
solo facendo il suo lavoro. Nessuno, è evidente, si augurava un
omicidio ma le premesse, purtroppo, da qualche tempo c’erano tutte.
Se rileggiamo i fatti di cronaca
delle ultime settimane, notiamo
un’impressionante escalation. E
non è più l’agguato teso ai titolari
di esercizi commerciali in prossimità dell’orario di chiusura,
benchè anche quest’episodio sia
grave, perchè la mala ha alzato
terribilmente il tiro. Si è fatta più
spavalda, più aggressiva, più
cruenta. Non esita a trascinare
per terra le anziane scippate pur
di impossessarsi della loro borsa
con i soldi. E non ha paura di
sparare o ferire a coltellate le proprie vittime come è accaduto,
nell’ordine, nella stazione di servizio lungo la Taranto-Grottaglie,
al rappresentante di preziosi in
via Galeso ai Tamburi e all’addetta alle pompe di carburante
all’ingresso di Statte. Citiamo questi episodi - e altri potremmo aggiungerne - proprio per evidenziare la rabbiosa reazione della
mala, probabilmente ritrovatasi
anch’essa nel vortice della crisi, a
corto di soldi, e quindi nell’impossibilità di finanziarsi. A questi
episodi ora si è aggiunto un omicidio. Tutto questo non sarà forse
ascrivibile alla pressione dei clan
quanto, piuttosto, a singoli pezzi
del crimine se non proprio a singoli elementi. Ma questo non modifica affatto la gravità e l’eccezionalità del momento. Occorre
una risposta dello Stato altrettanto energica e incisiva perchè questa maledetta «febbre» sia subito
abbassata. Se serve fare terra bruciata, lo si faccia. I cittadini onesti
e lavoratori non possono soccombere, nè vivere nella paura.
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Ammazzato un vigilantes
Drammatica rapina all’esterno dell’Unicredit di via Orsini
I banditi hanno atteso l’arrivo del
blindato davanti all’istituto
ed uno di loro si è poi avvicinato
alla guardia. Colpita alla testa
UCCISO CON
UN COLPO
ALLA TESTA
Per terra,
davanti ad uno
degli ingressi
dell’agenzia
Unicredit, il
corpo senza
vita del
vigilantes
Francesco
Malcore, di 35
anni. La
guardia ha
cercato di
opporsi alla
rapina ma è
stato sparato
alla testa da
uno dei due
banditi che poi
sono fuggiti
[foto Todaro]
l Finisce con la morte di un vigilantes la
rapina messa a segno ieri all’esterno dell’agenzia Unicredit di via Orsini nel rione Tamburi.
La vittima è Francesco Malcore, 35 anni, tarantino, dipendente da dieci anni dell’istituto
di vigilanza Vis, sposato e con due bambini di 2
e 5 anni. L’uomo si accingeva a consegnare il
plico con il denaro (30mila euro) alla banca
quando è stato affrontato da uno dei due banditi poco prima usciti da un’auto parcheggiata
nelle vicinanze. Il malvivente ha chiesto i soldi, il vigilantes ha messo mano alla pistola e a
quel punto il rapinatore ha sparato. Malcore è
stato raggiunto da un colpo alla testa.
MASSARI E MAZZA ALLE PAGINE II E III >>
CASTELLANETA
Rogo mortale
i testimoni disertano
sentenza a gennaio
SERVIZIO A PAGINA XI
PULSANO
Nasconde bomba
in casa di
conoscente: preso
SERVIZIO A PAGINA XII >>
SAN GIORGIO
Schianto tra due auto
con tre feriti
SERVIZIO A PAGINA XII >>
COLPO DA 55MILA EURO IN VIA CUGINI
INCASTRATI DALLE INDAGINI DEI CARABINIERI
Lo affiancano
Benzinaia ferita
rompono il vetro confessano
dell’auto e rubano i giovani fermati
l La giornata di ieri, oltre alla tragedia del rione Tamburi con il vigilantes ammazzato da un rapinatore, registra anche un’altra drammatica rapina. E’ avvenuta
intorno alle 9 in via Cugini, vittima il dipendente di una
stazione di servizio che si stava recando in banca per
consegnare l’incasso del week-end: 55mila euro. L’uomo
che era in macchina è stato affiancato, ad un certo punto,
da due banditi in moto. La vittima ha pensato che i due
volessero segnalargli qualcosa e invece uno dei due malviventi ha mostrato una pistola, evidenziando così che le
finalità erano ben altre. Poichè il dipendente della stazione
di servizio non si fermava, uno dei due banditi ha quindi
rotto il vetro dell’auto e con una mossa fulminea ha rubato
il marsupio che l’uomo teneva poggiato sul sedile accanto
a quello del guidatore portandolo via. Dentro c’erano i
soldi che di lì a poco dovevano essere portati in banca.
l «Si è vero, siamo stati noi». Inchiodati dalle
riprese televisive del sistema a circuito chiuso,
dalle intercettazioni ambientali effettuate nella
caserma dei carabinieri dove erano stati portati
per essere interrogati, dai tabulati telefonici che
dimostravano la loro presenza nella zona del
colpo, hanno deciso di confessare i tre presunti
rapinatori fermati dai carabinieri della compagnia di Massafra, diretti dal capitano Fabio
Bianco. Si tratta di tre giovani di Palagiano:
Giuseppe Carriero, Graziano Abbatangelo, Giovanni Schinaia. Secondo l’accusa, i tre - tutti
difesi dall’avv. Ignazio Dragone - nel corso della
rapina, avvenuta il 26 novembre scorso, avevano
ferito ad una mano la benzinaia che tentava di
divincolarsi dalla loro presa.
SERVIZIO A PAGINA II >>
SERVIZIO A PAGINA III >>
Graziano Abatangelo
Giuseppe Carriero
Giovanni Schinaia
II I TARANTO PRIMO PIANO
Martedì 20 dicembre 2011
CRIMINALITÀ
VIA ORSINI
Ieri intorno alle 15 due malviventi sono
in azione quando hanno visto
ASSALTO ALL’UNICREDIT DEI TAMBURI entrati
fermarsi il furgone dell’istituto di vigilanza Vis
Vigilantes ucciso
con un colpo alla testa
Sorpreso dalla reazione della guardia, uno dei due banditi spara
MARISTELLA MASSARI
l La stellata delle luminarie
che sovrasta tutta la via Orsini,
il salotto buono del quartiere
Tamburi, stride con quel paio di
scuri e pesanti anfibi che spuntano immobili dalla porta girevole dell’Unicredit. Francesco
Malcore, 35 anni, padre di due
figli di 2 e 5 anni, sposato, guardia giurata, è stato ucciso a bruciapelo con un colpo di pistola
alla tempia da due rapinatori.
Stava facendo il suo lavoro.
Le Cassandre che andavano
predicando da tempo che, dopo
una lunga escalation di rapine
sempre più violente, prima o
poi in città ci sarebbe scappato
il morto, sono state tristemente
accontentate. Francesco Malcore vestiva l’uniforme blu della
«Vigilanza
Vis» da oltre
10 anni. Nonostante la sua
giovane età,
era considerato uno degli
uomini
di
punta
dell’istituto di
vigilanza. Sempre attento, sempre puntuale nell’esecuzione
del suo lavoro. Ieri il suo zelo lo
ha condotto dritto all’appuntamento con la morte. Malcore ieri pomeriggio era nel turno del
portavalori. Con un collega doveva portare denaro in contanti
alla filiale della Unicredit-Banca di Roma dei Tamburi.
Nel «bussolotto» di soldi ce
n’erano parecchi. C’è chi dice
30mila euro, chi ancora di più
LA VITTIMA
Francesco Malcore, 35
anni, sposato e padre di
due bambini di 2 e 5 anni
La morte di Francesco Malcore, tarantino
Si abbassino le luci di. Natale difronte a questa tragedia
Più di dieci rapine dall’inizio di dicembre
messe a segno tra Taranto e la provincia,
quattro delle quali finite nel sangue: il benzinaio bastonato a Ginosa, la sua collega ferita
da tre malfattori con una coltellata alla mano,
il rappresentante di preziosi colpito da tre fucilate e l’ultima, la più drammatica, quella in
cui ha perso la vita un giovane padre.
Una pericolosa escalation di violenza e soprusi a cui le Forze dell’Ordine tengono quotidianamente testa, come dimostrano gli arresti di rapinatori e malviventi documentati
in altri articoli di queste pagine. Ma la trage-
dia della famiglia Malcore ha qualcosa di diverso. La morte di Francesco, 35 anni soltanto, un lavoratore instancabile che non si risparmiava mai per non far mancare nulla alla
sua giovane e bella famiglia, si abbatte come
una scure sulla città addobbata a festa. Francesco Malcore e la moglie Gabriella avevano
costruito un progetto comune di famiglia e
avevano puntato su Taranto. Forse sarebbe
giusto che la città rendesse un ultimo tributo
a questo sfortunato figlio del popolo e, almeno per un giorno, abbassasse le luminarie.
[M.Mas.]
GLI INQUIRENTI Il primo sopralluogo ieri pomeriggio
considerato il fatto che il denaro
doveva servire a «coprire» il pagamento delle tredicesime di diverse aziende che hanno il conto proprio in quell’istituto di
credito. Malecore e il suo collega arrivano di fronte alla banca intorno alle 15. Via Orsini,
nonostante manchi una manciata di giorni al Natale, ancora
sonnecchia.
Le due guardie giurate seguono scrupolosamente le procedure previste per le consegne. Dal
furgone controllano la situazione. Sembra tutto calmo. Allora
Francesco Malcore esce, prende
il sacco con il denaro e si avvia
verso la porta scorrevole della
banca. È questione di attimi. Da
una vecchia Fiat 500 parcheggiata su via Basento, che più
tardi risulterà rubata, di fronte
alla guardia giurata si materializzano due banditi.
Sembra che i rapinatori non
avessero nemmeno il volto tra-
visato. «Dacci il sacco dei soldi»,
dice uno dei due rapinatori puntando una pistola alla testa del
vigilantes. Malcore ha una reazione d’istinto. Si porta la mano
sulla fondina, cerca di fare un
balzo all’interno della banca e
estrae la pistola d’ordinanza.
Sarà la sua condanna a morte.
Uno dei banditi, quello armato di pistola, colto forse di sorpresa dalla improvvisa e decisa
reazione della guardia giurata,
preme il grilletto. Da distanza
ravvicinata colpisce Malcore alla tempia destra. Il vigilantes si
accascia pesantemente sullo
zerbino di cocco della banca. Resta immobile mentre la sua vita
lo abbandona.
I malviventi, a quel punto, gli
strappano il sacco con il denaro
e fuggono a piedi verso la vicina
chiesa di San Francesco de Geronimo. Ad attenderli, con tutta
probabilità, c’è un complice con
un’altra vettura che garantirà
loro la fuga. In quel momento la
banca è piena di clienti. Chi è in
fila e da le spalle alla porta non
si accorge quasi di nulla. Sente
il colpo di pistola e pensa ad un
botto di Capodanno. Purtroppo
non è così. In un attimo la tragedia si materializza in tutta la
sua drammaticità.
Malecore resta esanime sulla
soglia della banca. Intorno a lui
accorrono i colleghi, la moglie,
che lavora nella vicina farmacia «Clemente», la folla degli
abitanti del popoloso quartiere,
i Carabinieri. Saranno questi
ultimi a ricostruire la dinamica
della rapina finita in omicidio.
Gli investigatori, coordinati dal
pm di turno Daniela Putignano,
stanno cercando di dare un volto ai rapinatori. Due uomini
senza pietà, senza morale, due
bestie avide che hanno preferito
giustiziare un padre di famiglia
piuttosto che rinunciare ad un
lauto bottino.
LA RAPINA IERI ALLE 9, NEL TRAFFICO DI VIA CUGINI, IL DIPENDENTE DI UNA STAZIONE DI SERVIZIO È STATO AFFIANCATO E MINACCIATO
Rompono il vetro dell’auto
e rubano il marsupio con 55mila euro
l Freddi, determinati, lucidi. Spesso, di
fronte alla reazione della vittima, non si
lasciano intimorire. Tutt’altro, rilanciano.
È l’identikit dei nuovi rapinatori, malviventi sempre più giovani e sempre più pericolosi. Capaci, com’è accaduto tragicamente ieri pomeriggio davanti alla banca di
via Orsini e, ancora, l’altra notte in via
Galeso, sempre al rione Tamburi, anche di
esplodere tre fucilate e di ferire la vittima di
turno che, in preda al terrore, provava istintivamente a fuggire.
L’ultimo colpo, ieri mattina, prima della
drammatica rapina che ha ucciso il povero
Francesco Malcore, è andato a segno alle 9
in una delle strade più trafficate della città,
via Cugini, in un orario di punta quando le
auto che intasano gli incroci e decine di
passanti sono impegnati nelle ultime compere per il Natale. Ancora una volta, vittima dei banditi è un benzinaio. Le stazioni
di servizio scambiate per bancomat, capaci
di «erogare» con poco sforzo, denaro contante. Un minuto per terrorizzare il malcapitato di turno, mostrargli i denti e i
muscoli per far comprendere in un microsecondo chi è il più forte e chi, invece, di
fronte alla brutalità della minaccia, deve
soccombere e arrendersi a perdere denaro,
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VIA CUGINI Qui ieri colpo da 55mila euro
serenità e pace.
È successo ancora. Il benzinaio, dipendente di una stazione di servizio era in auto,
nel traffico di via Cugini. Accanto a sé
aveva il marsupio con l’incasso della notte.
Stava portando il denaro in banca (ben
55mila euro) per versarlo quando, all’improvviso, due brutti ceffi a bordo di uno
scooter hanno raggiunto la sua auto. L’uo-
mo, sulle prime, ha creduto che i due volessero semplicemente segnalargli qualcosa, magari una mancata precedenza o una
manovra poco corretta. Invece i motociclisti hanno proseguito la marcia accanto a
lui fino a quando il passeggero, che viaggiava sul sedile posteriore del mezzo a due
ruote, non gli ha mostrato una pistola. Il
benzinaio, in preda al panico, ha proseguito
la marcia. È stata questione di istanti. Prima che l’uomo potesse allontanarsi, il bandito ha mandato in frantumi il vetro dell’auto e si è infilato nell’abitacolo. Si è allungato
giusto il tempo per arraffare il marsupio del
benzinaio e poi i due malfattori sono fuggiti. Al malcapitato non è rimasto altro da
fare che chiamare il 113. L’uomo è stato
raggiunto da un’auto della sezione Volanti e
sono state avviate le indagini. Il rapinato ha
cercato di ricostruire tutte le fasi della
drammatica scena. L’uomo ha saputo però
fornire un identikit solo approssimativo
dei rapinatori. I poliziotti stanno cercando
la moto dei banditi nelle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. Scene da far west, insomma, in una città che sembra ancora una
volta preda della micro criminalità.
[M.Massari]
IL BLINDATO Malcore viaggiava su questo mezzo
LA VECCHIA 500 I due banditi usciti da qui [Todaro]
Colpo in via Solito
il giudice convalida
i 3 arresti della polizia
l Il giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco
ha convalidato i tre arresti compiuti l’altro giorno dalla
Squadra Volante per tentata rapina. In manette erano finiti
Nicola Palumbo, di 35 anni, Michele Lumino, di 46 anni, e
Giovanni Galeandro, di 27 anni. Uno di essi fungeva da
palo, mentre gli altri due si erano introdotti, alle 6 del
mattino, in uno stabile di via Solito ed erano pronti ad
aggredire un anziano, di cui avevano studiato le mosse e
sapevano che aveva disponibilità di denaro e preziosi. In
manette sono finiti . Gli agenti, nel corso dei consueti servizi
di controllo del territorio, hanno notato due uomini scavalcare il cancello d'accesso alle pertinenze di uno stabile di
via Solito, per poi entrare nel portone. Insospettiti da questo
strano atteggiamento, i poliziotti decidevano con l'ausilio di
altri colleghi, che nel frattempo circondavano l’edificio, di
approfondire la questione ispezionando il palazzo. Entrati
nel palazzo, mentre due agenti rimanevano davanti al
portone d'ingresso per impedire qualsiasi tipo di fuga, gli
altri raggiungevano attraverso le scale il quarto piano
bloccando due malfattori, trovati in possesso di busta di
plastica contenente circa trenta fascette stringicavo in nylon
intrecciate fra loro e pronte per essere usate come manette,
un rotolo di nastro adesivo per imballaggio, alcune paia di
guanti in lattice, un coltello a scatto ed un grosso cacciavite.
Il terzo complice è stato bloccato fuori dallo stabile. Palumbo, difeso dall’avv. Fabio Cervellera, e Galeandro,
assistitito dall’avv. Massimiliano Madio, sono rimasti in
carcere, mentre Lumino, difeso dall’avv. Angelo Casa, ha
ottenuto i domiciliari.
[M.Maz.]
TARANTO PRIMO PIANO I III
Martedì 20 dicembre 2011
IL RAPPORTO
Secondo la Direzione investigativa
antimafia la criminalità tarantina vive una
stagione di grande fibrillazione
VIA ORSINI
L’esterno
dell’agenzia
dell’Unicredit
in via Orsini
difronte alla
chiesa di San
Francesco De
Geronimo. Qui
ieri
pomeriggio,
nel corso di
una brutale
rapina, è
stato ucciso il
vigilantes
Francesco
Malcore
[foto Todaro]
.
180 rapine in un anno
la grande emergenza
Relazione Dia: «Cittadini sempre più insicuri»
MIMMO MAZZA
AMMAZZATO A terra, davanti all’ingresso della banca, il corpo senza vita di Francesco Malcore [foto Todaro]
l Uno scenario caratterizzato da una sensazione di insicurezza. È la Direzione investigativa antimafia, nell’ultima relazione
consegnata al Parlamento, a tratteggiare così
quello che accade a Taranto e provincia sotto
il profilo dell’ordine pubblico.
Le operazioni contro la criminalità organizzata messa a segno dalle forze dell’ordine (i blitz Scarface contro il clan Florio e
quello Octopus contro il clan Scarci della
Squadra Mobile su tutti) hanno sicuramente
contribuito ad incidere sulle dinamiche criminali del capoluogo ma il clima di fibrillazione resta e le tante rapine degli ultimi
giorni lo dimostrano in maniera efficace,
costituendo colpi ai danni di banche, supermercati e stazioni di servizio uno strumento immediato per fare cassa allo scopo di
sostenere le famiglie dei tanti detenuti e avere
soldi da reinvestire nello spaccio della droga,
attività che garantisce in breve tempo guadagni sicuri.
Nel 2010 sono state 180 le rapine messe a
segno a Taranto e provincia, dati preoccupanti pur se la classifica sulla qualità della
vita del Sole 24 ore appena quindici giorni fa
ha segnalato un miglioramento di otto postazioni tra tutte le province italiane: dalla
casella 75 dell’anno scorso alla casella 67 del
2011. Maglia nera ai furti d’auto (202 ogni
100mila abitanti, 94.mi in Italia), ottimi piazzamenti per scippi, rapine e borseggi (35^ in
Italia, con 70 reati ogni 100mila abitanti) e per
furti in casa (49^ con 245 effrazioni ogni
100mila abitanti).
La disponibilità di armi e una nuova
generazione di malviventi pronti a tutto,
anche ad uccidere come è accaduto ieri,
rischiano di rendere i prossimi giorni assai
«caldi» sul fronte della criminalità. Il sostegno offerto ieri ai carabinieri dal procuratore capo Franco Sebastio e dall’aggiunto
Pietro Argentino, a lungo sul luogo della
rapina assieme al pubblico ministero di turno
Daniela Putignano, fa comprendere che a
nessuno sfugge la serietà di una situazione
che richiede sforzi immediati su due fronti: la
prevenzione, con l’utilizzo anche della tanto
annunciata - ma ad esempio ai Tamburi
assente - videosorveglianza, e la repressione,
con la definizione delle inchieste aperte su
fatti e gruppi criminali della città.
LA SVOLTA I PRESUNTI AUTORI DELLA RAPINA INCHIODATI DALLE INDAGINI COMPIUTE DAI CARABINIERI DELLA COMPAGNIA DI MASSAFRA
«Sì è vero, siamo stati noi»
Benzinaia ferita sulla statale 7, confessano i tre giovani di Palagiano
l «Si è vero, siamo stati noi». Inchiodati dalle riprese televisive del sistema a circuito chiuso, dalle intercettazioni ambientali effettuate nella
caserma dei carabinieri dove erano
stati portati per essere interrogati, dai
tabulati telefonici che dimostravano la
loro presenza nella zona del colpo,
hanno deciso di confessare i tre presunti rapinatori sottoposti a fermo di
polizia giudiziaria venerdì scorso dai
carabinieri della compagnia di Massafra, diretti dal capitano Fabio Bianco.
Si tratta di tre giovani di Palagiano:
Giuseppe Carriero, Graziano Abbatangelo, Giovanni Schinaia.
Secondo l’accusa, i tre - tutti difesi
dall’avvocato Ignazio Dragone - nel
corso della rapina, avvenuta il 26 novembre scorso, avevano ferito ad una
mano la benzinaia che tentava di divincolarsi dalla loro presa.
Nel corso delle concitate fasi dell’azione criminosa, una donna, titolare della
stazione di servizio Eni che si trova
all’ingresso di Statte, era rimasta ferita
da una coltellata alla mano destra. I
banditi erano entrati in azione sabato
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sera intorno alle 20. Due, con volto
coperto da passamontagna e armati di
coltello, avevano fatto irruzione all’interno degli uffici dell’impianto di distribuzione carburanti e sotto la minaccia delle armi, si erano fatti consegnare l’intero incasso di circa 535
euro dalla titolare che lo aveva dovuto
prelevare dal distributore automatico.
La vittima, spaventata a morte, nel
tentativo di divincolarsi, era stata colpita alla mano destra dal coltello del
rapinatore e aveva riportato un vistoso
taglio.
I rapinatori, subito dopo, erano fuggiti a bordo di un’auto guidata da un
complice che attendeva i compari a
debita distanza. Era stata la stessa
donna a chiamare i soccorsi. Sottoposta
alle cure del pronto soccorso dell’ospedale di Massafra, aveva riportato una
ferita lacero-contusa al palmo della mano destra con prognosi di 10 giorni.
Sulla rapina erano state avviate indagini da parte dei carabinieri della che
avevano raccolto la testimonianza della
vittima.
I militari della compagnia di Massafra hanno così stretto il cerchio sul
terzetto di Palagiano, anche grazie alle
riprese filmate delle telecamere della
stazione di servizio. Il resto lo hanno
fatto i tabulati telefonici, con i tre
cellulari degli arrestati che hanno agganciato la cella che copre la zona del
distributore di benzina rapinato, e le
intercettazioni ambientali compiute
nella caserma di Massafra, dove i tre
giovani erano stati portati per essere
interrogati in quanto sospettati di aver
avuto un ruolo nella vicenda. Nel corso
dei colloqui, infatti, i tre si sarebbero
traditi più volte, cercando maldestramente di concordare la versione da
offrire agli inquirenti.
Carriero, Abbatangelo e Schinaia ieri
mattina sono comparsi dinanzi dinanzi
al giudice per le indagini preliminari
Martino Rosati, ammettendo le loro
responsabiltà e ottenendo al termine
dell’udienza di convalida del fermo di
polizia giudiziaria gli arresti domiciliari, così come chiesto dall’avv. Ignazio
Dragone, ritenendo affievolite le esigenze cautelari nei loro confronti, alla
luce dell’ampia confessione resa ai magistrati.
[Mimmo Mazza]
La benzinaia aggredita dai rapinatori sulla statale 7
Uno dei malviventi era armato di coltello