L`ultima volta che Giovanni era stato a Ortazun non

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L`ultima volta che Giovanni era stato a Ortazun non
STORIE EXTRAORDINARIE 21
N. 14 / 2013 EXTRA
L’uomo dei boschi
L’ultima volta che Giovanni era stato a Ortazun non c’erano tutti quegli hotel e
nemmeno le case prefabbricate dietro la chiesa. Era infatti dall’adolescenza che
non vi tornava, attirato da altri incantevoli posti di vacanza in ogni parte del mondo.
Ma dentro di sé sapeva che quelle montagne lo stavano aspettando: una sorta di
scrigno da serbare per i momenti difficili…
■❙❙ Erano forse cinquant’anni che Giovanni Mazzi
non mangiava più trote fresche con patate panadera. L’ultima volta che era stato a Ortazun non avevano ancora creato il bacino artificiale di Eugi, non
c’erano tutti quei nuovi hotel e nemmeno quelle casette prefabbricate dietro la chiesa.
Appena sceso dall’automobile, Giovanni aveva cercato la casa. Le sue migliori vacanze estive le aveva
vissute sui Pirenei. Ricordava bene quelle mura
spesse: anche nell’afa del pomeriggio le pareti emanavano una ruvida, rassicurante freschezza. Quella
era la casa che tornava nei suoi sogni, la soffitta dov’era stato marinaio e pellerossa. Ortazun era una
sicurezza, uno scrigno che proteggeva la sua infanzia.
Ma naturalmente la casa non era più come allora.
Una zia materna di Giovanni aveva sposato un uomo
di Villava, e fino ai tardi anni Sessanta erano riusciti ad affittare l’intero edificio per una cifra irrisoria.
Ora invece l’avevano suddiviso in una serie di appartamenti. I prati intorno alla casa erano stati recintati, soffocati, edificati.
Stai calmo, si disse Giovanni. Potevi aspettartelo,
no?
Intorno al villaggio il bosco stava guadagnando terreno. A Giovanni tornarono in mente le capanne che
lui e i suoi cugini costruivano fra gli alberi: una “cintura di sicurezza”, come scrivevano sulle loro mappe segrete, per proteggersi “da ogni tipo d’invasione”. Perché nei boschi viveva Andro, cioè un inquietante individuo mezzo scimmia, mezzo uomo e mezzo stregone (tre mezzi facevano un intero, e a tutti
andava bene così). Avevano trovato indizi sicuri della presenza di Andro: rami spezzati, un sasso posto
in equilibrio su un tronco, un’impronta nel greto del
ruscello… La caccia a questa fantomatica creatura
riempiva ore e ore di pomeriggi estivi che non finivano mai.
Al centro della piazza c’era ancora l’osteria Donaiki,
sebbene al posto delle querce fossero cresciuti degli
ombrelloni. Giovanni fece
una smorfia davanti al
menu plastificato, poi ordinò
un quarto di rosso e
i
D
zioli
a
cercò
di scacciare le noF
a
e
r
And
stalgie. Tuttavia non poté fare a meno di ordinare le trote e di paragonarle a quelle di zio Jo.
Dopo aver mangiato indossò gli occhiali da sole e
spiegò una copia del Diario. Nonostante le protezioni, si trovò a rievocare le uscite a pesca verso le cascate del rio Arga. Le trote andavano riempite di
prosciutto serrano e poi ricucite con un ago. Zio Jo le
faceva nuotare nell’olio e forse, dovette ammettere
Giovanni a malincuore, quelle dell’osteria erano più
buone. Ma come si fa a paragonare, dopo tanti anni?
Quando le vacanze stavano per finire, Giovanni
scappava nei boschi. Seguiva il sentiero dietro la
cappella dell’Asunción e camminava fino alla sua radura. All’ora giusta, verso sera, il sole la riempiva di
una luce dorata che di colpo spezzava i legami con la
realtà. La partenza, i bagagli, il viaggio: tutto cancellato. La radura scivolava in un luogo luminoso fuori
dal tempo, dove ogni filo d’erba e ogni cespuglio, perfino ogni soffio di vento si fissava nelle mente, promettendo di restare sempre uguale, sempre in attesa.
Durante l’adolescenza Giovanni aveva smesso di
tornare a Ortazun, e negli anni successivi aveva scoperto incantevoli luoghi di vacanza in ogni parte del
mondo. Ma dentro di sé sapeva che quelle montagne
fra la Spagna e la Francia lo stavano aspettando.
Uno scrigno. Qualcosa da tenere in serbo per i momenti difficili.
Le strade erano asfaltate, il cortile dietro la chiesa
era diventato un campo da basket, la casa dove abitava la famiglia di Rosalia era affittata a una giovane
coppia inglese. Giovanni meditò se chiedere di poter
visitare l’interno, ma poi decise che era inutile farsi
del male. Risalì sull’automobile e imboccò la strada
di montagna che scendeva fino alla via principale. Il
viaggio era stato un fallimento?
Be’, di sicuro Giovanni non aveva trovato quello che
cercava, qualunque cosa fosse. Accostò di fianco a
un belvedere e scese a fumarsi una sigaretta. Più che
il panorama, lo colpì la compattezza del bosco alle
sue spalle. Incombeva sulla carreggiata, con il suo
verde impenetrabile, le sue ombre. E di colpo, prima
di ripartire, Giovanni colse un movimento.
Guidando piano verso il fondovalle, scoprì di essere
sollevato.
Poteva cambiare tutto, certo, ma Giovanni aveva visto. Giovanni sapeva… finché Andro ancora si aggirava senza pace nei boschi, finché la sua sinistra figura continuava a infestare le montagne, ecco, voleva dire che forse c’era ancora speranza.