Apocalisse 1,1-8 Lectio Che cos`è l`Apocalisse?
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Apocalisse 1,1-8 Lectio Che cos`è l`Apocalisse?
Apocalisse 1,1-8 Lectio Che cos’è l’Apocalisse? Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per rendere noto…le cose che devono presto accadere (profezia)….la testimonianza di Gesù Cristo Il luogo dove è donata l’Apocalisse: la liturgia Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte Una assemblea riunita per celebrare, ascoltare ‘le parole di questa profezia e contemplare il volto di Cristo il saluto iniziale: Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene da Gesù Cristo, il testimone fedele il primogenito dai morti il principe dei re della terra l’assemblea risponde: A Colui che ci ama ci ha liberati dai nostri peccati ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre a lui la gloria….Amen riprende il lettore annunciando il Cristo che viene: Ecco. viene sulle nubi ognuno lo vedrà anche quelli che lo trafissero …si batteranno il petto l’assemblea risponde: Amen attraverso il lettori Dio interviene e parla all’assemblea: Io sono l’Alfa e l’Omega Colui che è, che era, che viene l’Onnipotente Meditatio 1.Beato che legge e beati coloro che ascoltano le parola di questa profezia e mettono in pratica le cose che sono scritte. L’Apocalisse si apre con una beatitudine: è un annuncio di speranza e di gioia, un evangelo. Ma è una beatitudine che è donata all’interno di una comunità raccolta per celebrare la salvezza di Dio nella propria storia, nelle vicende dell’umanità. Questo spazio è la liturgia in cui poniamo davanti a noi, davanti a Dio e al suo piano di salvezza, tutti gli eventi, dall’inizio alla fine. E in particolare, nell’eucarestia noi facciamo memoria della creazione, della redenzione, della morte, risurrezione e ascensione di Cristo, cioè di tutta la vita del Figlio all’interno della Trinità, della sua venuta sulla terra e del suo ritorno al Padre. Si apre così una relazione tra questo mondo, tra questa umanità e Dio, tramite l’evento di Cristo. E questo evento si impara a rileggere la propria storia, a strapparla dalla disperazione e dal non senso e a collocarla nel compimento già avvenuto ed operante che è la Pasqua di Gesù. Ma con la beatitudine promessa all’inizio, l’Apocalisse ci ricorda che ciò è possibile solo se ci poniamo in ascolto della Parola (essa è quel libro sigillato che solo la Parola vivente può aprirci) e la trasformiamo in vita. La Parola di Dio custodisce e riscatta il senso della storia degli uomini e solo essa ci consente di collocarci sotto lo sguardo di Dio per interpretare gli eventi con occhio trasfigurato e cuore compassionevole, poiché ci fa scoprire in essi la presenza operante del Risorto. Ma la beatitudine dell’Apocalisse ci ricorda due condizioni perché l’ascolto della Parola possa trasformarsi in sguardo sulla storia. La prima condizione è che questo ascolto avvenga in una comunità che celebra: è l’annuncio della Parola nella assemblea domenicale in cui noi siamo collocati in una Chiesa a cui è stata affidata questa parola, con fratelli e sorelle che come noi vogliono vivere di questa Parola. ‘E da questo ascolto comunitario che bisogna partire per far scendere ogni giorno questa Parola nel proprio cuore (la lectio divina personale) e renderla continuo discernimento sulla nostra vita. E la seconda condizione è mettere in pratica le cose che sono scritte. Dalla liturgia alla vita, per poter essere testimoni della salvezza contenuta in questa Parola e collocare la speranza in essa custodita nello spessore della nostra storia. 2. A Colui che ci ama… Così l’assemblea risponde al saluto iniziale con cui il testimone, Giovanni, annuncia la lettura di ciò che è contenuto nel libro della rivelazione di Gesù Cristo. L’assemblea che ascolta è una comunità che si sente profondamente e incessantemente amata, custodita dalla fedeltà di Colui che è testimone senza riserve, Colui che l’ha liberata dal peccato mediante il suo sangue, trasformandola in un regno di sacerdoti per i suo Dio e Padre. Questa esplosione di gratitudine di fronte alla radicalità di questo amore di cristo, apre l’assemblea alla accoglienza del volto stesso di Gesù che viene progressivamente rivelato nelle pagine della profezia annunciata. A poco a poco ne scopre la bellezza e con stupore il suo sguardo si concentra sul paradosso di una bellezza umiliata e trafitta. L’amore con cui Cristo ama la sua comunità, l’amore con cui da la vita all’umanità è l’amore crocifisso: Ognuno lo vedrà anche quelli che lo trafissero…. Questo è, in fondo, il centro dell’evangelo che è l’Apocalisse. Non solo, ma l’amore crocifisso (donato) è il luogo misterioso in cui ci si deve collocare per leggere la storia con lo sguardo di Gesù. No sono i potenti, coloro che pensano di dominare e guidare la storia; no sono i violenti, coloro che schiacciano e umiliano i fratelli; non sono i vincenti, coloro che pensano di realizzare da solo la ‘loro’ storia; non sono costoro a custodire il senso vero delle vicende umane, anche se a volte questa è l’impressione. La vera storia la compiono coloro che come Gesù sanno donarsi fino alla fine, giorno dopo giorno, nella logica del servizio ai fratelli, collocandosi tra coloro che sembrano al di fuori della storia, gli emarginati di ogni vicenda. Chi vive così ha uno sguardo molto diverso sulla storia da quello che ci viene continuamente suggerito dagli eventi: è uno sguardo pasquale, pieno di compassione e di speranza, un sguardo che non sfugge dai drammi dell‘umanità (tutti quei mostri che popolano l’apocalisse), ma sa guardali con realismo e sa affrontarli alla luce della vittoria già operata dall’Agnello immolato, il solo che può darci il senso della nostra storia. Solo Colui che ci ama ha la forza di donarci una parola diversa (perché vera e piena di vita) sui drammi che incontriamo nelle vicende della nostra umanità.