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COLLABORAZIONI
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CERCANDO UN FUTURO
di Lorenzo Tola
All’Assemblea dell’Aia gli
allevatori italiani chiedono
certezze operative ed
opportunità di sviluppo.
P
roblema quote latte, crisi del
mercato delle carni bovine,
riordino dell’Organizzazione
degli allevatori e razionalizzazione
del sistema zootecnico complessivo
nazionale: questi i principali temi dibattuti all’Assemblea dell’Aia, tenutasi all’Hotel Londra & Cargill di Roma, giovedì 11 dicembre ’97.
Ai lavori, introdotti da un’ampia
relazione del presidente Palmiro Villa, sono intervenuti Augusto Bocchini (presidente Confagricoltura), Massimo Bellotti (presidente aggiunto
CIA), Franco Pasquali (segretario
centrale Coldiretti) e Vincenzo Pilo
(direttore generale del Mipa) che ha
portato il saluto del ministro Michele
Pinto, impossibilitato a partecipare a
causa improrogabili impegni parlamentari e di governo.
Al tavolo della presidenza anche
Carlo Venino, presidente onorario
Aia e Unalat e Gerardo Marigliano,
direttore generale Aia ed Anafi. In
una sala attenta e gremita di dirigenti delle associazioni nazionali, regionali e provinciali degli allevatori, di
esponenti di primo piano della filiera zootecnica, del mondo associativo
e accademico, anche rappresentanti
delle principali ambasciate e dell’Amministrazione Pubblica, tra cui
Walter Luchetti, presidente del consiglio superiore dell’Agricoltura e
Romano Marabelli, direttore dei Servizi veterinari del Ministero della Sanità.
Nel suo intervento Villa ha denunciato per l’ennesima volta il quadro allarmante degli interventi per
l’allevamento italiano nel quale spiccano ritardi, squilibri, incertezze e
contraddizioni. Ha rivolto quindi un
pressante appello al Presidente del
Consiglio affinché «mantenga, senza
indugi né ripensamenti, l’impegno
assunto ufficialmente di mettere il
problema della rinascita dell’agricoltura, di cui la zootecnia è componente vitale, al centro della costante
attenzione del Governo per definire
una politica finalmente organica e
coerente sul piano interno e forte
nella difesa degli interessi dell’Italia
nel consesso comunitario e internazionale».
«Abbiamo più volte in passato –
ha aggiunto il Presidente dell’Aia –
lanciato allarmi, purtroppo inascoltati, sui gravi e complessi problemi
della nostra zootecnia e sul profondo e crescente disagio del mondo
allevatoriale nazionale, costretto da
vincoli insopportabili e da pesanti
inefficienze a bloccare le potenzialità di sviluppo delle proprie aziende. Abbiamo più volte anche invocato la necessità di fare chiarezza e
di ridare agli allevatori certezze di
diritto ed operative secondo equità.
Il protrarsi di questo stato di cose e
la reiterata sottovalutazione degli appelli ha portato da una parte a manifestazioni di clamorosa protesta e
dall’altra verso il reale pericolo di
smantellamento della produzione
zootecnica nazionale. Ora però – ha
sottolineato Villa – dopo le tensioni
e le divisioni, i conflitti e le contrapposizioni, è giunto il tempo del dialogo e delle politiche organiche di
sviluppo, capaci di promuovere la
produttività delle imprese zootecni-
Da sinistra: Vincenzo Pilo, Palmiro Villa e Gerardo Marigliano
che, la competitività internazionale
dei nostri prodotti, di spazzar via
lentezze burocratiche e costose inefficienze e di meglio difendere gli interessi della zootecnia nazionale. Se
così non sarà ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità del
tracollo produttivo, economico e sociale del settore che con oltre 26 mila miliardi di produzione lorda vendibile annua (il 38% della Plv totale
agricola) è strategico per l’intera filiera agro-alimentare del Paese. A
pagarne lo scotto – ha avvertito –
non saranno solo gli allevatori, ma
tutti quei settori produttivi che a
monte e a valle operano per gli allevamenti».
Problema quote latte
Tra le principali cause all’origine
della grave crisi che attanaglia il settore e che richiedono soluzioni immediate e non più differibili, il Presidente dell’Aia ha indicato in particolare il problema delle quote latte e
la crisi del mercato delle carni bovine.
Per il latte, è superfluo ricordare –
ha ribadito – quanto sia costato al
settore, e più ancora ai produttori,
l’incapacità di gestire il sistema delle
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Alcuni dei presenti all’Assemblea dell’Aia
quote senza mettere in conto anche
la conflittualità di interessi che si è
scatenata e che sta lacerando il rapporto tra gli stessi produttori, tra i
produttori, le istituzioni e tutto il
mondo organizzato dell’agricoltura.
Per il presidente Villa gran parte
delle difficoltà si debbono alle incertezze degli indirizzi politici del passato oltre alla colpevole timidezza
del legislatore che, al momento di
varare la legge 468/92, non ha avuto
il coraggio di fissare, come anno zero per l’assegnazione dei quantitativi, l’annata precedente a quella in
cui la legge è entrata in vigore, legittimando a produrre i soli produttori
in attività. Viceversa, attribuendo
quantitativi a chi non era più in attività da tempo, si è determinata una
situazione virtualmente ingovernabile, certamente non governata.
Nella vicenda quote – ha aggiunto
– il dato acquisito, ed è l’unico che
emerga chiaro dalla relazione della
Commissione governativa, le altre
sono elucubrazioni, è la corresponsabilità dei produttori, delle amministrazioni pubbliche e di una legislazione inadeguata nelle inefficienze
che ne hanno caratterizzato la gestione. Parlando a titolo personale,
senza quindi impegnare l’Aia, per
Villa non vi è via di uscita se non fare chiarezza fino in fondo, ma in
tempi brevi, attribuendo ai produttori quantitativi finalmente corretti prima dell’inizio della nuova campagna
ed azzerando la situazione pregressa, attraverso una partecipazione finanziaria dello Stato.
Il problema dallo scorso anno –
ha proseguito – si è ulteriormente
complicato, aggiungendosi al contenzioso ’95/’96, il ’96/’97 ed il
’97/’98.
Più si protraggono le soluzioni
più si incancrenisce il problema.
Penso – ha affermato testualmente
´– che non debbano tanto creare timori le manifestazioni che pur sono
consistenti e debbono avere la giu-
sta valutazione, quanto la possibilità
di aprire contenziosi senza vie di
uscita, perché è un ginepraio dal
quale sarà comunque difficile uscire
se non si otterrà uno spiraglio in sede comunitaria.
Il Presidente dell’Aia ha poi sottolineato che il problema delle quote
non è l’unico del comparto del latte.
All’inizio dell’anno in corso – ha ricordato – una grave crisi di mercato
ha colpito il settore provocando diminuzioni di prezzo del 15-20%; crisi che se si fosse protratta avrebbe
drasticamente ridimensionato anche
la portata del problema quote. Oggi
inoltre con un mercato dall’estero
favorevole per la produzione interna
non siamo neppure riusciti a stipulare una accordo interprofessionale.
La soluzione dell’emergenza quote – ha quindi affermato Villa – ci è
parsa e tuttora ci pare la condizione
preliminare per superare le lacerazioni in atto e per poter affrontare
seriamente i problemi economici interni che sono strutturali, di investimenti, «chi non investe non ha futuro», di costi, di mercato, proprio
quando sta per aprirsi uno scenario
di enorme importanza: quello della
riforma di medio-lungo periodo della politica agricola comune, alla cui
definizione l’Italia non può essere
assente.
Il nostro Paese – ha sottolineato il
Presidente dell’Aia – non può infatti
permettersi di accettare passivamente, senza modificazioni radicali, le
nuove realtà che la filosofia dell’Agenda 2000 prefigura per le più importanti organizzazioni di mercato
(latte e carne in modo particolare).
Nella prospettiva di un sempre
maggior avvicinamento al mercato,
per Villa l’Italia deve chiedere alla
Comunità di riconsiderare la situazione di alcune regioni comunitarie
che sono deficitarie, nelle quali l’offerta risulta eccessivamente compressa dall’assegnazione di quote
non rispondenti alla realtà del mercato interno. In questa logica l’Italia,
fortemente deficitaria, deve presentare una proposta forte in sede di
riforma, e difenderla con estrema
energia, per ottenere quel quantitativo supplementare di latte che risolverebbe radicalmente la sua situazione di disagio interno. Ed è altrettanto indubbio che il nostro Paese
non può e non deve accettare nuove politiche che privilegino, così co-
me è stato finora, le zootecnie da
latte dei Paesi a forte suscettività
produttiva e le zootecnie da carne
estensive.
Razionalizzazione del sistema
zootecnico
In questo quadro economico e
sociale così complesso, in evoluzione rapidissima, anche il Sistema organizzativo che associa gli allevatori
e che opera per essi, per il Presidente dell’Aia deve adeguarsi alle mutate esigenze. In particolare, in conseguenza dei cambiamenti strutturali
della nostra zootecnia si dovrà procedere sia al riordino dell’Organizzazione degli allevatori che alla razionalizzazione del sistema zootecnico
complessivo con particolare riguardo a quello Aia-Associazione produttori.
Di fondamentale importanza – ha
chiarito – è individuare e stabilire,
con l’assistenza delle Organizzazioni
professionali agricole, precisi ruoli
per ogni struttura. L’obiettivo finale
dovrebbe essere quello di giungere
alla migliore efficienza organizzativa
e ad un corretto dimensionamento
delle strutture operative che consenta, da una parte, la riduzione dei costi complessivi del sistema e, dall’alta, il miglioramento dei servizi resi
all’azienda zootecnica che deve essere punto di riferimento nei suoi
momenti tecnico, economico ed organizzativo.
L’intervento di Bocchini,
presidente Confagricoltura
Intervenendo anche a nome dei
presidenti della Coldiretti Paolo Bedoni e della Cia Giuseppe Avolio, il
presidente della Confagricoltura Augusto Bocchini ha detto che «le Organizzazioni agricole sono d’accordo
sulla necessità di giungere in tempi
brevi alla definizione di un progetto
di razionalizzazione del settore zootecnico che riguardi le Associazioni
degli allevatori, le Unioni nazionali e
le Associazioni di prodotto. In questo senso – ha aggiunto – non solo
condividiamo nella sua impostazione generale il disegno proposto dall’Aia, ma dichiaramo la nostra disponibilità a collaborare ed offrire ogni
possibile contributo. Le motivazioni
principali di una rivisitazione degli
attuali modelli organizzativi stanno
nella necessità di conseguire un sistema per le imprese zootecniche ra36
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zionale ed efficiente, che ottimizzi
anche l’impiego delle risorse tecniche e finanziarie disponibili».
Intervenendo poi sulla questione
specifica delle quote latte, il Presidente della Confagricoltura ha ribadito la necessità di conoscere al più
presto i dati certi sulla produzione
di latte in Italia perché il perdurare
di questa situazione di incertezza
non solo è motivo di grande confusione, ma causa di ingenti danni
economici. «Solo un sistema basato
su dati certi – ha affermato – può
consentire di ottenere i necessari
correttivi e l’emarginazione delle situazioni illecite che hanno prosperato in questi anni di non-governo».
Nel suo intervento Bocchini si è
pure soffermato sui problemi legati
all’Agenda 2000 le cui linee guida
tendono a spostare ancora di più
l’interesse produttivo verso le realtà
del Nord Europa.
to – sono stati introdotti dei correttivi agli stessi parametri del miglioramento genetico per dare risposte
chiare alle esigenze di qualità dell’utilizzatore finale delle produzioni
zootecniche e in particolare del caseificatore». Per Pilo, insieme alla genetica, è importante per la qualità il
collegamento tra il prodotto finale e
il suo ambiente. A questo proposito
Pilo ha anche annunciato la messa a
punto da parte del Mipa di un “programma latte” e di un “programma
carne” nazionale che consentiranno
di certificare la qualità e la provenienza delle produzioni zootecniche.
Non ha mancato infine di sottolineare la costante attenzione dell’Amministrazione per la zootecnia e
l’opportunità di rilanciare, d’intesa
con le Regioni, i programmi di attività di assistenza tecnica agli allevamenti.
Il contributo di Pilo
Considerazioni di Venino
«Di quote latte non parlo – ha
esordito Vincenzo Pilo, direttore generale del Ministero per le Politiche
agricole – tuttavia debbo riconoscere
che c’è da restare allibiti di fronte ai
continui attacchi e alla perdurante
penalizzazione da parte del mondo
politico e spesso anche dell’opinione pubblica nei confronti del settore
primario. Sembra quasi – ha lamentato – che il nostro Paese non si renda conto di possedere un’agricoltura
forte, che sa stare sul mercato e che
si colloca a buon diritto, nonostante
tutti i problemi che ha, al primo posto in Europa e al quinto-sesto posto
nel mondo».
«La nostra agricoltura e la nostra
zootecnia – ha affermato – devono
essere motivo di orgoglio e non di
vergogna per il nostro Paese. Non
dimentichiamo – ha sottolineato Pilo
– che due terzi del nostro territorio
sono costituiti da colline e da montagne. Territori difficili dove la zootecnia rappresenta l’ultima forma di
attività economica praticabile. L’Italia
non può quindi abbandonarla a se
stessa perché se finisce la zootecnia
va via l’uomo e non sarebbe più
possibile parlare di tutela del territorio e dell’ambiente». «La scelta della
qualità, che assorbe oltre il 50% della produzione dei nostri allevamenti
– ha poi affermato – si conferma
una scelta obbligata per il nostro
Paese. Già da anni – ha poi aggiun-
Sulla riorganizzazione del Sistema
zootecnico è intervenuto anche il
presidente onorario di Aia e Unalat,
Carlo Venino. «Quello di oggi – ha
detto – dovrebbe essere per me un
giorno di festa, poiché già nel 1964,
quando per la prima volta ho assunto la presidenza dell’Aia, avevo chiesto due cose: l’Aia strutturata in forma unitaria come presenza associativa; l’Aia strumento tecnico ed economico».
«Ho ricevuto allora – ha ricordato
– le mie brave legnate. Purtroppo di
riflesso ha preso qualche legnata anche l’Aia. Ora invece, e ne sono lieto, sembra esserci un impegno nuovo per il riordino tecnico-economico
del Sistema associativo zootecnico.
Ha però avvertito che «è difficile fare
in tre mesi quanto non si è riuscito a
fare in trent’anni».
Per Venino inoltre è tempo di
operare con serietà e senza sminuire
i problemi. È altresì necessario adeguare lo statuto alle nuove realtà ed
ai nuovi rapporti tra Aia e Associazioni di prodotto.
Occorre anche, ha concluso, essere disponibili ad ascoltare quanto sta
avvenendo nelle campagne italiane,
dove si chiede di cambiare pagina.
Il dibattito
Dopo il breve ma efficace intervento di Carlo Venino, si è aperto
un vivace dibattito di cui sono stati
protagonisti i dirigenti delle organizzazioni periferiche, che hanno portato un indispensabile contributo di
analisi, di proposte e anche di critiche. Tra gli intervenuti: Mauro Giaretta, presidente Apa Vicenza, Franco
Guglielmelli,
presidente
Cu.na.co., Enzo Saragoni, presidente
Apa Forlì, Giuseppe Liverani, presidente Apa Ravenna, Carlo Petrobelli,
presidente Associazione Mantovana
Allevatori, Paolo Piccolino Boniforti,
direttore Anacra, Paolo Marangoni,
presidente Ara Veneto, Gabriele
Mandelli, vice presidente Associazione Italiana Piscicoltori, Antonio
Petyx, direttore della Regionale siciliana, Guido Brondelli di Brondello,
presidente Apa Cuneo, Pietro Marini, presidente Apa Ferrara, Luciano
Scavia, presidente Ara Piemonte,
Gian Marco Casadei, direttore Apa
Ravenna, Giuseppe Sartor, presidente Apa Treviso e Albino Pistone,
presidente Anaborapi.
I lavori dell’assemblea si sono
conclusi con l’approvazione, a maggioranza, di un ordine del giorno
che approva la relazione del presidente Villa, proroga gli attuali organi
sociali sino al 31 marzo 1998 e li riconvoca non oltre la stessa data per
l’approvazione del programma di razionalizzazione e per il rinnovo delle cariche sociali.
L’ORDINE DEL GIORNO
APPROVATO DALL’ASSEMBLEA
L’assemblea dell’Aia, riunitasi
in Roma l’11 dicembre 1997, preso atto della relazione del presidente Villa, ed in base al dibattito intervenuto, la approva.
In particolare l’assemblea indica la necessità che si proceda
rapidamente alla definizione di
un programma contenente le linee di razionalizzazione delle Organizzazioni, tecniche ed economiche, della zootecnia italiana,
per il quale l’Aia si rende pienamente disponibile.
Nelle more di questa attività
l’Assemblea proroga gli attuali
Organi Sociali sino al 31 marzo
1998 per l’espletamento delle attività di carattere ordinario.
L’assemblea impegna gli Organi Sociali competenti alla sua
riconvocazione non oltre il 31
marzo 1998 per l’approvazione
del programma di razionalizzazione e per il rinnovo delle cariche sociali.
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