7.1 Aggiunto di un operatore lineare. Operatori autoaggiunti.
Transcript
7.1 Aggiunto di un operatore lineare. Operatori autoaggiunti.
c 88-7999-006-3 ! Cap. 7 OPERATORI AUTOAGGIUNTI ED UNITARI In questo capitolo V = V è uno spazio vettoriale euclideo n–dimensionale. Il prodotto scalare verrà indicato con " , #. n 7.1 Aggiunto di un operatore lineare. Operatori autoaggiunti. ! n " Definizione 1. Sia V = V , " , # uno spazio vettoriale euclideo n–dimensionale. Sia T : V → V un operatore lineare. Si chiama aggiunto di T un operatore lineare S : V → V tale che: "T (u), v# = "u, S(v)#, ∀ u, v ∈ V. ! n " Proposizione 1. Sia V = V , " , # uno spazio vettoriale euclideo n–dimensionale e sia T un operatore lineare di V . L’aggiunto S di T esiste ed è unico. Se è una base ortonormale (rispetto a " , #) e se T ( ) = B, l’aggiunto S di T ha matrice tB (rispetto ad ). [Per tale motivo l’aggiunto S di T è talvolta detto operatore trasposto di T e denotato t T ]. Dim. Sia una base (arbitraria) di V . Sia T ( ) = B, con B ∈ la matrice di " , # (rispetto ad ). Dunque: ( ), e sia A n "u, v# = " x, y# = txAy , ∀ u = x, v = y ∈ V . [Si noti che A ∈ GLn( ), in quanto " , # è un prodotto scalare]. Denotiamo con S un arbitrario operatore lineare di V e poniamo S( ) = C, con C ∈ n( ). Risulta, ∀ u, v ∈ V : Pertanto: "T (u), v# = "T ( x), y# = " Bx, y# = t(Bx)Ay = tx(tBA)y ; "u, S(v)# = " x, S( y)# = " x, Cy# = txA(Cy) = tx(AC)y . −1 S è aggiunto di T ⇐⇒ tBA = AC ⇐⇒ C = A t BA. Dunque l’aggiunto di T esiste ed è unico [infatti la sua matrice C (in base −1 dividuata da A e B, tramite la condizione: C = A tBA]. Se infine è una base ortonormale, allora A = In e dunque C = tB. ) è in- ! n " Definizione 2. Sia V = V , " , # uno spazio vettoriale euclideo n–dimensionale e sia T un operatore lineare di V . L’operatore T è detto autoaggiunto [o simmetrico] se T = t T , cioè se: 63 64 Cap. VII OPERATORI AUTOAGGIUNTI ED UNITARI c 88-7999-006-3 ! "T (u), v# = "u, T (v)#, ∀ u, v ∈ V. Osservazione 1. Sia T : V → V un operatore lineare e sia male di V . Sia T ( ) = B. Dalla Prop. 1 segue subito che: una base ortonor- T è autoaggiunto ⇐⇒ B = tB. Pertanto gli operatori autoaggiunti di V = V sono in corrispondenza biunivoca con le matrici simmetriche di n( ) [anzi formano un sottospazio vettoriale di End(V ), isomorfo al sottospazio vettoriale delle matrici simmetriche di n( )]. Si osservi che, se la base non è ortonormale, un operatore autoaggiunto può avere matrice non simmetrica e, viceversa, un operatore con matrice simmetrica può non essere autoaggiunto (cfr. il successivo Eserc. 1). n Esempio 1. Tutti gli operatori di proiezione ortogonale e tutti gli!operatori " di simmen tria ortogonale rispetto ad ogni sottospazio vettoriale U di V = V , " , # sono operatori autoaggiunti. # $ Per provare tale fatto, si consideri una base ortonormale f , . . . , f di U 1 m [ottenuta ad esempio con l’algoritmo di Gram–Schmidt], la si completi ad una base di V e poi la!si ortonormalizzi [sempre con l’algoritmo di Gram–Schmidt]. Si de" noti con = f ... f . . . f la base ortonormale ottenuta. 1 m n Siano P, S rispettivamente l’operatore di proiezione ortogonale su U e l’operatore di simmetria ortogonale rispetto ad U . Risulta: P ( ) = A e S( ) = B, con 1 1 .. .. . . 1 1 A= e B= . −1 0 . . .. .. 0 −1 Poiché A, B sono matrici (diagonali e quindi) simmetriche e poiché è ortonormale, in base alla Prop. 1 P ed S sono autoaggiunti. Si noti che è possibile dimostrare tale risultato senza far uso delle matrici di P ed S. Se infatti u = u! + u!! , v = v ! + v !! , con u! , u!! ∈ U e u!! , v !! ∈ U ⊥ , allora: "P (u), v# = "u! , v ! + v !! # = "u! , v ! # = "u! + u!! , v ! # = "u, P (v)#; "S(u), v# = "u! − u!! , v ! + v !! # = "u! , v ! # − "u!! , v !! # = "u! + u!! , v ! − v !! # = "u, S(v)#. 2 Esercizio 1. Sia V = V un piano vettoriale euclideo, con prodotto scalare " , # definito, rispetto ad una base di V , dalla matrice + , 2 −1 A= . −1 1 65 § 7.2 Teorema spettrale degli operatori autoaggiunti c 88-7999-006-3 ! Sia T : V → V l’operatore lineare definito da T ( ) = B, con B = + 1 2 , 2 . 1 Verificare che T non è autoaggiunto (nonostante B sia simmetrica) e determinare la matrice dell’operatore aggiunto S di T (in base ). * * * Soluzione. Se T fosse un operatore autoaggiunto si avrebbe: "T ( x), y# = " x, T ( y)#, ∀ x, y ∈ V , da cui tx(tBA)y = tx(AB)y , ∀ x, y ∈ ( ). n,1 Dunque si avrebbe tBA = AB, mentre risulta: + , + , 0 1 0 3 t BA = *= AB = . 3 −1 1 −1 L’operatore aggiunto S di T è definito da + , −1 3 0 S( ) = C, con C = A tBA = . 0 −1 7.2 Teorema spettrale degli operatori autoaggiunti e diagonalizzazione “ortonormale” di forme bilineari simmetriche. Il seguente teorema afferma che se T è un operatore autoaggiunto di V = V , esiste una base ortonormale di V formata da autovettori di T . Tale fatto, come vedremo nell’ultimo capitolo, ha importanti conseguenze. n Teorema 1. (Teorema spettrale degli operatori autoaggiunti). Sia V = V uno spazio vettoriale euclideo n–dimensionale. Se T : V → V è un operatore autoaggiunto, esiste una base ortonormale di autovettori di T . n La dimostrazione del teorema si basa su due risultati preliminari. Proposizione 2. Sia A ∈ Il polinomio caratten( ) una matrice simmetrica. ristico P = PA di A ha n radici reali (contate con la relativa molteplicità algebrica), cioè P si fattorizza linearmente in [x]. Dim. In base al teorema Fondamentale dell’Algebra, P si fattorizza linearmente in [x] [cfr. Oss. IV.12]. Basterà quindi dimostrare che ogni radice λ ∈ di P è in effetti un numero reale (cioè λ ∈ ). n n Sia T : → l’operatore lineare avente matrice A, rispetto alla base canon nica di . Poiché λ è un autovalore di T , esiste un vettore non nullo z = z, 66 Cap. VII OPERATORI AUTOAGGIUNTI ED UNITARI c 88-7999-006-3 ! con z ∈ ( ), tale che T (z) = λz, cioè n,1 (•) Az = λz . Ricordiamo ora alcune definizioni e semplici risultati relativi a . Per ogni α = x+iy ∈ , il numero complesso α = x−iy è detto coniugato di α; inoltre il nu2 2 mero reale αα = x + y è detto norma di α. Valgono i seguenti fatti (probabilmente noti al lettore, ma in ogni caso molto semplici da verificare): α = α; α ∈ ⇐⇒ α = α; αα ≥ 0; αα = 0 ⇐⇒ α = 0; α + β = α + β; α β = α β, ∀ α, β ∈ . z1 Assegnata quindi la colonna non nulla z = : ∈ n,1( ) e considerata la zn z1 sua colonna coniugata z = : ∈ n,1( ), si verifica subito che: zn n (i ) t z z = zi zi è un numero reale positivo [in quanto ∃ zi *= 0]; (ii ) ! i=1 t z Az " = t z A z = tzA z [in quanto A = A (essendo A ∈ ( ))]. n Torniamo ora alla dimostrazione di questa proposizione. Moltiplichiamo a sinistra la (•) per t z. Risulta: t z Az = t z λz = λ(t z z) e quindi: !t " 1 λ = t zz z Az . Per dimostrare che λ ∈ , è sufficiente verificare che t z Az ∈ , cioè che ! " t z Az = t z Az. Infatti (essendo A una matrice simmetrica): ! " ! " t z Az = tzA z = t tzA z = t z tA ttz = t z Az . Proposizione 3. Sia T un operatore autoaggiunto di uno spazio vettoriale euclin deo V = V . Sia u un autovettore di T . Risulta: T (u⊥ ) ⊆ u⊥ [cioè T lascia fisso il sottospazio u⊥ ]. Dim. Sia T (u) = λu. Per ogni v ∈ u⊥ [e dunque "u, v# = 0] si ha: "T (v), u# = "v, T (u)# = "v, λu# = λ"v, u# = λ0 = 0 e pertanto T (v) ∈ u⊥ . 67 § 7.2 Teorema spettrale degli operatori autoaggiunti c 88-7999-006-3 ! Veniamo ora alla dimostrazione del Teor. 1. Dim. (Teorema 1). Si procede per induzione su n = dim(V ). Se dim(V ) = 1 l’asserto è evidente [basta scegliere una qualsiasi base = (e), con || e ||= 1]. Supponiamo allora n = dim(V ) ≥ 2 e assumiamo vero l’asserto per operatori autoaggiunti su spazi vettoriali euclidei di dimensione n − 1. In base alla Prop. 2, T ha almeno un autovalore reale. Fissato quindi λ ∈ Λ(T ), sia e1 un autovettore di T ad esso associato. Si può assumere || e1 ||= 1 (altrimenti si divida e1 per la sua norma). Si osserva subito che e⊥ è un sottospazio vettoriale (euclideo) di V di dimensio1 ne n − 1 (cfr. Cor. VI.1). In base alla Prop. 3, T (e⊥ ) ⊆ e⊥ e dunque è possibile re1 1 ⊥ stringere T al sottospazio vettoriale e1 . Si ottiene in tal modo l’operatore lineare T ! : e⊥ → e⊥ , che ovviamente è ancora autoaggiunto (in quanto T ! agisce come 1 1 T sui vettori di e⊥ ). 1 Per ipotesi induttiva, T ! ammette una base ortonormale di autovettori, che de# $ notiamo e2 , . . . , en . Poichè e1 ⊥ ei (∀ i = 2, . . . , n), i vettori e1 , e2 , . . . , en sono a due a due ortogonali e dunque linearmente indipendenti (cfr. Oss. VI.2(i )). Ne segue che tali vettori costituiscono una base ortonormale di autovettori di T , come richiesto. Osservazione 2. Sia T un operatore autoaggiunto ed una base ortonormale di autovettori di T . Vogliamo mettere in evidenza il fatto che, in base , T ha matrice diagonale λ 0 ... 0 1 0 D= .. . 0 λ2 .. . 0 ... .. . ... 0 .. , . λn dove λ1 , . . . , λn sono gli autovalori (non necessariamente distinti) di T . Ciascun autovalore λi di T compare hλi volte sulla diagonale di D (cfr. Def. IV.8). Proposizione 4. Sia T : V → V un operatore autoaggiunto. Se u, v sono autovettori di T associati ad autovalori distinti, allora u, v sono ortogonali. Ne segue che gli autospazi di T sono a due a due ortogonali. Dim. Sia T (u) = λu e T (v) = µv, con λ, µ ∈ "T (u), v# = "λu, v# = λ"u, v# e e λ *= µ. Si ha: "u, T (v)# = "u, µv# = µ"u, v#. Poiché "T (u), v# = "u, T (v)#, allora λ"u, v# = µ"u, v# e quindi [essendo λ *= µ] risulta "u, v# = 0. Ne segue che Eλ ⊆ E⊥ e che Eµ ⊆ E⊥ . µ λ 68 Cap. VII OPERATORI AUTOAGGIUNTI ED UNITARI c 88-7999-006-3 ! Osservazione 3. In base alla Prop. 4, per calcolare una base ortonormale di autovettori dell’operatore autoaggiunto T basterà quindi calcolare una base di ciascun autospazio Eλ di T ed (eventualmente) ortonormalizzarla (con l’algoritmo di Gram– Schmidt). L’unione delle basi ottenute è una base cercata. 4 Esercizio 2. In , dotato di prodotto scalare standard, è assegnato l’operatore li4 neare T definito, rispetto alla base canonica di , dalla matrice 1 0 0 0 0 −1 0 0 A= . 0 0 0 1 0 0 1 0 Determinare una base ortonormale di autovettori di T e scrivere la matrice di T rispetto a tale base. * * * 2 2 Soluzione. L’operatore T ha polinomio caratteristico P = (x − 1) (x + 1) e dun# $ que ha spettro Λ(T ) = 1, −1 , con h1 = 2 e h−1 = 2. L’autospazio E1 ha equazioni: . −2x2 = 0 −x3 + x4 = 0 e dunque E1 = "(1, 0, 0, 0), (0, 0, 1, 1)#. La base indicata per E1 è già ortogonale. Ortonormalizzando i due vettori, si ottiene: " ! E1 = "(1, 0, 0, 0), 0, 0, √12 , √12 #. L’autospazio E−1 ha equazioni: . 2x1 = 0 x3 +x4 = 0 e dunque E−1 = "(0, 1, 0, 0), (0, 0, 1, −1)#. I due vettori scelti sono già ortogonali. Ortonormalizzandoli si ottiene: ! " E−1 = "(0, 1, 0, 0), 0, 0, √12 , − √12 #. Pertanto una base ortonormale di autovettori di T è: 1 0 0 0 0 0 1 0 = C, con C = √1 ∈ O4( ). 0 √12 0 2 0 √12 0 − √12 Esprimendo T in base , risulta: 1 0 T ( ) = D, con D = tCAC = 0 0 0 0 1 0 0 −1 0 0 0 0 . 0 −1 69 § 7.3 Teorema spettrale degli operatori autoaggiunti c 88-7999-006-3 ! Sia al solito V = V uno spazio vettoriale euclideo, con prodotto scalare " , # e sia una base ortonormale. Sia b una forma bilineare simmetrica su V , definita, rispetto ad , da una matrice A. Sappiamo che con l’algoritmo di Lagrange (cfr. Cap. V §. 4) è possibile costruire una base ! b–diagonalizzante. Tuttavia ! non è necessariamente ortonormale. Il teorema che segue (conseguenza del teorema spettrale) afferma che è possibile costruire una base b–diagonalizzante ortonormale. n ! n " Teorema 2. Sia V = V , " , # uno spazio vettoriale euclideo. Se b è una forma bilineare simmetrica su V , esiste una base ortonormale b–diagonalizzante. Dim. Sia una base ortonormale (rispetto ad " , #) e sia b( x, y) = txAy. Ovviamente A = tA (cfr. Prop. V.1). La matrice A definisce l’operatore lineare T : V → V tale che T ( ) = A. Si noti che T è un operatore autoaggiunto [in quanto A è simmetrica ed è ortonormale]. In base al Teor. 1, esiste una base ortonormale formata da autovettori di T . Inoltre: T ( ) = D, con D matrice diagonale. Se = C, in base alla Prop. VI.1(i ), C ∈ On( ) [e dunque C D = T ( ) = T ( C) = T ( )C = AC = −1 = tC]. Si ha: t CAC e dunque: D = tCAC. Pertanto: b( x! , y ! ) = b( Cx ! , Cy! ) = t(Cx ! )A(Cy ! ) = tx! (tCAC)y ! = tx! Dy ! . Dunque è una base ortonormale b–diagonalizzante, come richiesto. 4 Esercizio 3. In , dotato di prodotto scalare standard, è assegnata la forma bili4 neare simmetrica b definita, rispetto alla base canonica di , dalla matrice A considerata nell’Eserc. 2. Determinare una base ortonormale b–diagonalizzante e scrivere l’espressione di b (in base ). Scrivere (sempre in base ) l’espressione della forma quadratica Q associata a b. * * * Soluzione. Nell’Eserc. 2 abbiamo costruito una base ortonormale autovettori dell’operatore autoaggiunto T avente matrice A (in base , b ha quindi matrice tCAC = D (cfr. Eserc. 2) e dunque Infine: b( x, y) = x1 y1 + x2 y2 − x3 y3 − x4 y4 . 2 2 2 2 Q( x) = x1 + x2 − x3 − x4 . formata da ). In base 70 Cap. VII OPERATORI AUTOAGGIUNTI ED UNITARI c 88-7999-006-3 ! 7.3 Operatori unitari. ! n " Definizione 3. Sia V = V , " , # uno spazio vettoriale euclideo n–dimensionale e sia T : V → V un operatore lineare. L’operatore T è detto unitario se risulta: "T (u), T (v)# = "u, v#, ∀ u, v ∈ V , cioè se T conserva il prodotto scalare " , # di V . ! n " Proposizione 5. Sia T un operatore lineare di V = V , " , # . Risulta: T è unitario ⇐⇒ T è invertibile e T −1 = tT . Dim. (=⇒). Basta verificare che t T ◦ T = 1V , cioè che ! " t T T (v) = v, ∀ v ∈ V . Infatti, in base alla definizione di aggiunto (cfr. Def. 1), si ha, ∀ u, v ∈ V : ! " "u, v# = "T (u), T (v)# = "u, t T T (v) # e quindi: ! " "u, v − t T T (v) # = 0, ∀ u ∈ V . ! " Ne segue che v = t T T (v) , ∀ v ∈ V , come richiesto. (⇐=). Risulta, ∀ u, v ∈ V : ! " " −1! "T (u), T (v)# = "u, t T T (v) # = "u, T T (v) # = "u, v#. Osservazione 4 (i ) Si verifica facilmente che gli operatori unitari costituiscono un sottogruppo (denotato O(V )) del gruppo Aut(V ) degli automorfismi di V . −1 Infatti si ha: T ◦ S è unitario (se T ed S lo sono), 1V è unitario e T è unitario (se T lo è). Si osservi invece che T + S ed aT non sono sempre unitari (se T ed S lo sono). (ii ) Un operatore unitario T conserva il prodotto scalare " , # di V . Dunque conserva la norma di un vettore e l’angolo convesso tra due vettori non nulli. Risulta cioè: ! " || u ||=|| T (u) || e ϑ(u, v) = ϑ T (u), T (v) . Cerchiamo ora ! n " informazioni sulle matrici degli operatori unitari. Sia di V = V , " , # e sia " x, y# = txAy . Sia T ( ) = B. Si ha: T è unitario ⇐⇒ "T ( x), T ( y)# = " x, y#, ∀ x, y ∈ V ⇐⇒ ⇐⇒ " Bx, By# = " x, y#, ∀ x, y ∈ V ⇐⇒ ⇐⇒ t(Bx)A(By) = txAy, ∀ x, y ∈ n,1( ) ⇐⇒ ⇐⇒ tx(tBAB)y = txAy , ∀ x, y ∈ n,1( ) ⇐⇒ tBAB = A. una base 71 § 7.3 Operatori unitari c 88-7999-006-3 ! ! n " Corollario 1. Sia V = V , " , # uno spazio vettoriale euclideo con base ortonormale . Sia T : V → V un operatore lineare tale che T ( ) = B. Risulta: T è unitario ⇐⇒ B ∈ On( ). Ne segue che O(V ) è isomorfo al gruppo On( ). Dim. Per quanto sopra osservato: T è unitario ⇐⇒ tBAB = A. Poiché è ortonormale, A = In e dunque: T è unitario ⇐⇒ tBB = In ⇐⇒ B ∈ On( ). Osservazione 5 (i ) Sia T unitario. Se è una base ortonormale, in base a Prop. VI.1(ii ) anche T ( ) è una base ortonormale Dunque un operatore unitario trasforma basi ortonormali in basi ortonormali. (ii ) Se T è unitario, risulta: det(T ) = ±1. Infatti, se T ( ) = B, con base ortonormale, allora B ∈ On( ) e dunque det(T ) = det(B) = ±1. Gli operatori unitari tali che det(T ) = +1 sono detti operatori unitari speciali (o anche rotazioni ) di V . Tali operatori costituiscono un sottogruppo [denotato SO(V )] del gruppo O(V ). (iii ) Se T è unitario, ΛT ⊆ {1, −1}. Infatti, se T (u) = λu, risulta: 2 2 "u, u# = "T (u), T (u)# = "λu, λu# = λ "u, u# e dunque λ = 1, cioè λ = ±1. Si osservi che un operatore unitario può non essere diagonalizzabile [ad esempio 2 in , con prodotto scalare standard, la matrice + , 0 −1 Rπ = ∈ SO2( ) 2 1 0 2 definisce (rispetto alla base canonica di ) un operatore unitario privo di autovalori e dunque non diagonalizzabile]. (iv ) Se ΛT = {1, −1}, gli autospazi E1 e E−1 sono ortogonali tra loro. Infatti, se T (u) = u e T (v) = −v, si ha: "u, v# = "T (u), T (v)# = "u, −v# = −"u, v# e dunque 2"u, v# = 0, cioè "u, v# = 0]. (v ) Se infine u è un autovettore di T , risulta: T (u⊥ ) ⊆ u⊥ . Infatti, ∀ v ∈ u⊥ , si ha (essendo λ = ±1): "T (v), u# = λ1 "T (v), λu# = λ1 "T (v), T (u)# = λ1 "v, u# = 0, e quindi T (v) ∈ u⊥ .] Esempio 2. Ogni operatore ! di simmetria ortogonale S rispetto ad un sotto" n spazio vettoriale U di V = V , " , # è un operatore unitario [oltreché autoaggiunto, come già osservato in Esempio 1]. 72 Cap. VII OPERATORI AUTOAGGIUNTI ED UNITARI c 88-7999-006-3 ! Infatti, dal precedente Esempio 1 sappiamo che esiste una base ortonormale di V tale che 1 . .. 1 S( ) = B, con B = . −1 . . . 2 −1 Tale matrice è ortogonale. Infatti tBB = B = In e dunque tBB = B che S è unitario. Osserviamo inoltre che, se dim U = m, risulta: −1 . Ne segue S ∈ SO(V ) ⇐⇒ det(B) = +1 ⇐⇒ n − m è pari ⇐⇒ n − dim U è pari.