Artevino cantina

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Artevino cantina
Il vino secondo il guru della
foto David LaChapelle
di Eleonora Cozzella
06 ottobre 2014
La cantina Rocca di Frassinello, in
Maremma, festeggia le 10 vendemmie
con l’anteprima mondiale di “Rapture of
the Grape” l’opera di David LaChapelle
diventata etichetta per la serie limitata
di bottiglie dello speciale blend a base
Sangioveto con Merlot e Cabernet
Dopo i grandi vip di Hollywood e le più acclamate star delle passerelle, dopo le sue interpretazioni dell’ultima
cena e le visioni dal clima surreale con cui descrive ogni aspetto della società contemporanea, il fotografo/artista
David LaChapelle, definito per le sue rappresentazioni oniriche il Fellini della fotografia, sceglie di concentrarsi
sul vino.
Così, dopo una visita aRocca di Frassinello in Maremma, invitato da Beatrice Panerai, ammaliato e ispirato
dal lavoro in vigna e in cantina, tornato nel suo studio di Los Angeles, ha sentito l’esigenza di trasformare in
immagine le sue emozioni. Ne è nata “Rapture of the Grape”, il rapimento dell’uva, la sua ultima opera, donata all’azienda vitinicola nata dalla joint venture fra Castellare di Castellina e Domaines Barons de Rothschild,
famosa anche per la cantina progettata da Renzo Piano.
Rapture of the Grape è diventato quindi l’etichetta del vino in edizione limitata con cui Rocca di Frassinello
celebra l’anniversario delle 10 vendemmie.
L’opera/label è stata presentata nella tenuta maremmana dall’artista che ha raccontato il suo percorso creativo.
“Sono rimasto molto colpito - ha detto il fotografo scoperto negli anni ‘80 da Andy Warhol - dal rispetto per il
vino e la sua storia, l’estetica, l’umiltà e la ricerca di perfezione, la stessa del fare arte, che ho avvertito tra le
persone al lavoro nella cantina progettata da Renzo Piano”.
In effetti, invitato a trascorrere qui un paio di giorni, s’è immerso nei vigneti e tra le barrique per oltre una
settimana, durante la quale racconta di aver scoperto e amato lo spirito “organic” del fare vino, la vita di ascolto
e coltivazione, l’eredità toscana, il dna di una terra e una cultura che “deve essere la via del futuro, per un vero
Rinascimento”.
In fondo, dice, “ intuizione e tecnica, gli ingredienti dell’arte, sono gli stessi della produzione del vino”.
L’opera che rappresenta le 10 vendemmie della cantina e resterà in esposizione permanente per i visitatore
dell’azienda, raffigura nei toni caldi e accessi della Maremma, un uomo e una donna, circondati da grappoli
d’uva con un uccello che vola alto. È un’ode al vino, che salva e illumina come il divino e come l’arte.
Rivoluzionaria in un certo senso la tecnica, che rivisita la sperimentazione dello stesso LaChapelle negli anni
Ottanta e segna il ritorno all’analogico, dal ritmo lento, come quello della vinificazione. I negativi vengono poi
tagliati e colorati a mano, asciugati quindi assemblati in un collage che rimanda al “taglio” delle uve dell’enologo. Il collage è fatto con lo scotch, che l’artista volutamente lascia visibile nell’opera a mo’ di cornice che ne
sottolinea - come col vino - l’aspetto artigianale.
Ecco che per questo vino in limited edition (“solo 5mila bottiglie,
esclusi i grandi formati” dice Paolo Panerai) la bottiglia si fa tela,
ad accogliere il romance di Rapture of the Grape, che lo colora e lo
anima come fosse un rosone di cattedrale, attraverso la fusione degli
sfondi neri dell’opera e della bottiglia, in un matrimonio di estetica
e tecnica.
“Rocca di Frassinello, la prima etichetta, le Grand Vin secondo il
criterio bordolese - spiega l’enologo Alessandro Cellai, direttore di
Domini Castellare di Castellina - si sta rivelando una grande orchestra, nella quale ogni musicista, ogni vitigno, suona in perfetta
armonia con tutti gli altri, dando vita a una melodia meravigliosa. Ecco perché, per quest’edizione speciale, celebrativa, abbiamo
scelto la Vendemmia 2010, annata dal clima perfetto, che come una
composizione musicale, dà voce al Grand Vin, svelandone tutta la
poetica: intensa, avvolgente, intrigante, senza mai essere esagerata
nel suo spessore, fresca ed elegante, tale da incantare sia da giovane
sia dopo un lungo invecchiamento, possibile per decenni”.
Il presidente dell’azienda nata in joint venture con Domaines Barons de Rothschild, Paolo Panerai, ha raccontato di come è nata la
sua amicizia con Renzo Piano che ha progettato la cantina dalla celebre barriccaia (“facevo il giornalista e scrissi di un architetto pazzo
che aveva fatto a Pegli un palazzo senza finestre. Lo andai a trovare
per un’intervista e da lì nacque la nostra amicizia”) e i legami tra
arte, vino, territorio.
E si apre a un’anticipazione: “Nella nostra tenuta sono stati trovati
resti di una necropoli etrusca, che col tempo valorizzeremo, con
reperti dai quali si evince che non solo gli antenati toscani producevano, bevevano e commercializzavano vino, ma anche che c’erano
oggetti d’arte ispirati al vino”.
L’idea è stata quindi di perpetuare la connessione vino-arte anche
in forma contemporanea con un artista non convenzionale come
laChapelle.
L’artista, in effetti, qui si è innamorato della passione per la vigna e la vinificazione: “Ho visitato altre cantine,
in Francia come negli Usa, e ho notato che spesso chi compra vigneti lo fa solo per lusso, per il proprio ego,
per fare business. È gente che ha già yacht, ville in posti favolosi e vuole una vigna come status symbol, ma in
realtà non è interessata al vino. Ma qui in Toscana ho respirato un’aria diversa, una passione e una dedizione di
tutti, davvero stupenda”. Da qui, insomma il rapimento dell’uva.