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Da un alto ponte di vista
Australia
-
Sydney
(NSW)
Chi non ha mai sognato di poter ammirare la stupenda foce del Parramatta River,
quel bacino di luci e schiume, vele e grattacieli, intorno a cui sorge Sydney,
stando sospeso nell’aria, immobile nel silenzio? Questa incredibile avventura
non è riservata solo ai volatili.
Si spalanca la porta di uno dei piloni: con il mio gruppetto di aspiranti
climber, e un sentimento misto tra l’eccitazione e la paura per le mie saltuarie
vertigini, seguo all’interno con un po’ di preoccupazione la guida che ci hanno
assegnato. Gli ambienti grandi e imbiancati, la gente in tuta che si muove
rapida ed efficiente dà l’impressione di trovarsi in un film di fantascienza.
Prima di tutto si passa dalla sala della vestizione dove mi infilo una tuta tipo
Star Trek ,chiusa da una cerniera lampo. L’ossessione della Bridge Climb, la
società che gestisce questa nuova attrazione turistica, è la sicurezza. Quindi
cerca di evitare i rischi per chi si accinge alla salita, come scivolate,
possibilità che i vestiti si impiglino nelle strutture,ecc., e i danni che
qualunque oggetto cadendo potrebbe arrecare: gli orologi vanno sfilati, gli
occhiali assicurati, perfino il fazzoletto è legato con un cordino. Sono
proibitissime le macchine fotografiche e le videocamere. Poi mi allaccio
l’imbragatura, il cui moschettone verrà collegato in modo permanente a un cavo
d’acciaio che si snoda lungo tutta la struttura del ponte e impedisce qualsiasi
rischio di caduta.
Tutti in fila ci fanno salire su una passerella a qualche metro d’altezza:
collaudo il moschettone e i capricci delle mie vertigini, che fortunatamente non
si fanno sentire, mentre ci danno tutte le istruzioni per l’avventura.
Finalmente si parte: assicurati al cavo d’acciaio camminiamo prima su strette
passerelle, che procedono al di sotto del piano stradale e permettono di
osservare al meglio la struttura del ponte. A un certo punto una ripida e
lunghissima scaletta conduce nella struttura reticolare, dove mi sento
prigioniera di un’immensa ragnatela, stesa pochi metri al di sopra del traffico.
Inizio a salire lungo il grande arco la cui inclinazione diminuisce mano a mano
che ci si avvicina alla sommità. Dall’alto la realtà supera qualunque
immaginazione: sotto il Parramatta river, disegnato da un’infinità di scie e di
imbarcazioni, dai battelli a pale alla ricostruzione del Bounty, dai motoscafi,
ai traghetti, alle centinaia di vele; di fronte la selva di grattacieli di
Sydney visti con la stessa prospettiva di chi ne pulisce i vetri, e la
fantastica sagoma dell’Opera House. In alto ronzano gli elicotteri dei voli
panoramici. Avere una macchina fotografica…Non faccio a tempo a pensarlo che
sbuca dalle tasche della nostra guida che immortala il gruppo. Click! Benvenuti
in Paradiso.
BOX 1: STORIA
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Sebbene l’idea di un ponte che unisse le due sponde del porto di Sydney fosse
stata presa in considerazione già 50 anni prima, solo il 4 gennaio del 1900
venne bandito il concorso per vagliare progetti e proposte finanziarie per la
sua costruzione, anche se per alcuni un tunnel sarebbe stato preferibile. I
primi 24 progetti presentati furono considerati insoddisfacenti. Nel 1903
l’Azienda di J. Stewart & Co. Si vide bocciata la proposta di un arco senza
piloni, molto simile all’esistente, perché “immenso e discutibile da un punto di
vista artistico”. Ci vollero altri 15 anni perché l’intera idea prendesse forma,
sotto la guida di uno dei più grandi ingegneri australiani, JJC Bradfield (18671943). Questi indisse una gara internazionale, sulla base di un ponte ad arco,
con piloni in granito alle due estremità. Il vincitore, la fabbrica inglese
“Dorman & Long”, propose un singolo arco che, partendo dalle sponde opposte, si
congiungesse al centro e garantì anche la produzione di tutto l’acciaio. La
necessità di manodopera per la realizzazione della grande infrastruttura
contribuì a ridurre la forte disoccupazione creata dalla Depressione tra le due
Guerre, ma sollevò gravi problemi poiché comportò la demolizione di 800 case, i
cui abitanti furono allontanati senza alcun risarcimento. Inaugurato il 19 marzo
del 1932 dall’allora ministro Jack Lang, il più grande “arco d’acciaio” del
mondo richiese solo nove anni di lavoro.
BOX 2: I NUMERI DEL PONTE
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3,5 chili: il rivetto più grosso
10 anni: il tempo richiesto per la riverniciatura del ponte
28 libri: di calcoli progettuali riempiti
49 metri: la larghezza del ponte
49 metri: la sua altezza dall’acqua
89 metri s.l.m.: l’altezza dei piloni
141 metri: il punto più alto
395 millimetri: il rivetto più lungo
500 persone: la media di visitatori al giorno
503 metri: la lunghezza della campata
1.149 metri: la lunghezza totale
10.900 veicoli: la media giornaliera nel 1932
52.800 tonnellate: di acciaio utilizzato nella costruzione
95.000 metri cubi: di calcestruzzo
122.000 metri cubi: di roccia scavata per le fondamenta
150.889 veicoli: la media giornaliera nel 1995
272.000 litri: di vernice usata per le prime tre mani di pittura
3.980.000 veicoli: transitati nel primo anno (1932-33)
6.000.000 circa: i rivetti utilizzati
20.000.000 A$: investiti nella costruzione
40.000.000 A$: il ricavo previsto in 20 anni di contratto con la BridgeClimb
1.000.000.0000 veicoli: transitati in 44 anni (i primi 500 milioni in 33 anni, i
secondi in meno di 11 anni)
BOX 3: CURIOSITA’
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A San Valentino
persone hanno partecipato alla scalata, per
festeggiare la giornata dell’amore con baci ad altezza vertiginosa, che si
pensa faranno crescere il numero delle 50 promesse di matrimonio già
pronunciate sul ponte.
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Alla fine del primo anno erano salite sul ponte già 128.000 persone, tra
cui numerose celebrità come Nicole Kidman e l’autore Thomas Keneally. Ma
quelle che hanno fatto più scalpore sono state sicuramente la centenaria
Chris Muller e l’altrettanto agile e nostalgica 91enne, che aiutò a
proteggere il ponte durante la II Guerra Mondiale
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Già nel primo mese di apertura i climbers sono aumentati del 100%: da 225
a 480 al giorno.
Testo e foto di Daniela Bozzani