SACCHETTO DI PLASTICA
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SACCHETTO DI PLASTICA
UN VIAGGIO DA SACCHETTO DI PLASTICA Sono un sacchetto di plastica di un supermercato e mi trovo in una scatola insieme ai miei parenti che pian piano vengono presi dalla cassiera e non li rivedo più. Oggi non è un giorno qualunque, lo chiamerei il “mio giorno”, questo nome perché oggi tocca a me ad andarmene dai miei compagni. Vedo la mano della cassiera Roberta avvicinarsi sempre più a me fino ad afferrarmi, mi apre e mi fa divorare alimenti su alimenti di una cliente tanto da diventare obeso e quasi quasi da esplodere. Roberta saluta la cliente che mi porta via e approfitto per dare l'ultima occhiata ai miei compagni ancora nella scatola. La signora si chiama Maria, l'ho saputo grazie ad una telefonata a suo marito in cui lui le dice che deve andare al lavoro ma la sua macchina è guasta e le chiede aiuto. Maria, per la fretta, mi svuota dalla spesa in macchina e dal finestrino mi lancia nel bidone della spazzatura, che purtroppo non lo centra, facendomi cadere a terra. Il vento è calmo, ma neanche il tempo di finire la frase che una folata d'aria fredda mi innalza in alto. Ho la pelle d'oca in questo momento, non ho mai provato una sensazione di libertà come questa. Più mi riempio d'aria più vedo il mondo più piccolo. Volo per alcuni secondi finché un lungo ramo d'abete mi ostacola il volo e mi agito a più non posso cercando di liberarmi. Rimango bloccato per qualche ora finché il cielo si incupisce e tuoni e lampi si fanno vedere. Ad un certo punto inizia a cadere tanta pioggia, ma tanta da riempirmi d'acqua e da farmi cadere spezzando il ramo che non mi regge più. Svuotato, scoppia una bufera che mi scaraventa addosso ai palazzi più alti della città. Non ho mai capito in che città abito, ma lo capisco proprio ora, quando sbatto su una vetrata della Trump Tower; sono proprio a New York! Passo la notte davanti all'entrata del palazzo, calpestato da giornalisti e persone ricche... che “onore”! Il mattino seguente si fa sentire una lieve brezza che mi fa viaggiare leggero per le vie di questa magnifica città. Finisco su un marciapiede, precisamente su un muso di un grande cane nero che mi starnutisce addosso facendomi precipitare in un'aiuola dove passa un barboncino con il fiocco rosa al collo che mi fa la pipì addosso, stordendomi anche con il suo profumo così forte, da svenimento. Bagnato e assai puzzolente continuo a vagare in cielo illuminato dalla luce brillante del sole. Salgo sempre più in alto, ritorno a terra e risalgo sempre più in alto, quando ad un certo punto, finisco in un fiume. Galleggio per pochi minuti nell'acqua cristallina che diventa sempre più opaca, fino a diventare grigia, marrone, nera... è un fiume di acqua putrida di sostanze di scarico di una fabbrica lì vicino. Mi inzuppo di petrolio tanto da non riuscire a rimanere a galla. Ad un certo punto vedo l'acqua diventare più chiara così da pulirmi dal nero petrolio. Non vedo più gli argini del fiume e il fondale è molto più basso, allora cerco di agitarmi raggiungendo la superficie: sono proprio nell'oceano. Galleggio per giorni e giorni nell'infinita distesa d'acqua, trasportato da correnti in varie direzioni. Sono al largo, e penso al mio viaggio fino qui, dalla scatola del supermercato dove stavo con i miei compagni, fino quando mi ritrovo disperso nell'oceano. Incontro nuove creature mai viste prima; in lontananza vedo un corpo grigio che salta fuori e dentro l'acqua. Trovo la giusta corrente per avvicinarmi a lui e in un battibaleno mi ritrovo aggrappato alla sua pinna. È proprio un delfino che nuotando si libera di me. Arrivata notte, tutto è nero tranne la luna bianca in cielo. Mi avvicino ad un fondale marino dove centinaia di pesci minuscoli entrano dentro di me e alcuni rimangono soffocati. Il mattino seguente, quando mi sveglio, mi ritrovo immobile e bloccato. Mi guardo intorno e non vedo altro che plastica: recipienti di detersivi, bottiglie, bicchieri, borse e anche sacchetti come me; chissà se il loro viaggio è stato come il mio. Solo ora capisco quanto facciamo del male all'ambiente noi di plastica, o meglio, quanto fanno male all'ambiente le persone con noi di plastica! Ho percorso il mio viaggio, ho raggiunto la meta e ora sono mezzo rotto e sbiadito, il ciò significa che passerò i miei ultimi momenti di vita tra la sporcizia e l'inquinamento. Povera Terra! Samuel Capellari 2^C