14-10-23 Monte Cupigliolo b

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14-10-23 Monte Cupigliolo b
CLUB ALPINO ITALIANO
Sezione di Perugia G. Bellucci
Giovedì 23 Ottobre 2014
Monte di Cupigliolo
tra l’Altipiano di Colfiorito e la Via della Spina attorno alla Palude
Accompagnatori: D. Crotti & S. Fongo & R. Scappini & R. Zurla
Cupigliolo, il monte, la Selva e la Macchia omonimi, rappresentano un insieme del tutto caratteristico, soprattutto da un punto di
vista naturalistico. La Selva e la Macchia (tra gli 800 e i 1000 m)
da quasi un ventennio sono area Sic (Sito di Interesse Comunitario) , con importanti formazioni vegetali: un habitat peculiare e
fortemente da salvaguardare. Il Monte, posto a 1087 m, è aperto:
scopre l’Altipiano di Colfiorito nei suoi versanti ovest nord est, e
la Via della Spina tra Popola, Verchiano e la piana di Cammoro
nel versante sud. Qua non è raro incontrare giovani e meno giovani che innalzano al cielo il loro aquilone… Sotto il Monte e sopra un’altura prima di Cupigliolo, scendendo dalla cima verso la palude, vi sono rispettivamente resti di
materiale fittile e rovine correlate verosimilmente ad un antico castelliere. Più sotto un altro ex castelliere
che domina l’attuale abitato (pochissime persone) di Cupigliolo (a 856 m), posto sul percorso antico che
da Ricciano portava a Volperino. La Palude di Colfiorito è anch’essa area Sic e gode di pregevoli curiosità di interesse vario, di cui oggi sottolineiamo quelle naturalistiche. (D. C.)
L’ESCURSIONE. Si parte dalle Casermette a quota 760 m per un
circuito ad anello in senso orario. Si sale lungo il S. PI/CO (26)
in direzione sud verso il Monte (891 m), si prosegue in lieve
discesa e si sfiorano lu collettu di Sant’Antoniu e l’Ara dei
Cavalieri (alla nostra destra) per immettersi a quota 866 m nella
Macchia di Cupigliolo per raggiungere il Monte di Cupigliolo a
quota 1087 m. Qui una prima sosta. Quindi si scende al M. del
Pozzo (1040 m) e si continua sulla carrareccia che sale dal P.sso
Civitella sopra Volperino; si supera una fonte con pozzo (a
sinistra) e quasi all’altezza dei 1030 m si piega a sinistra e ci si
immette nella Selva di Cupigliolo. Agli 884 m (sotto l’area di Sant’Andrea con le sue rovine a 920 m) si
piega a destra per guadagnare l’abitato di Cupigliolo (856 m). Si attraversano la SS 77 e Casette di
Cupigliolo per aggirare, dopo una seconda sosta, la palude abbandonando la carrereccia per PolveragnaForcatura all’altezza dei 768 m. Da qui la Fontaccia (800 m ca), l’Inghiottitoio e il Molinaccio con la Casa
del Mollaro (758 m) ed infine le Casermette.
Difficoltà E Durata: 4 ore, più un paio di soste Lunghezza: 15 km circa
Dislivello complessivo: 500 m Quote tra i 750 ed i 1100 metri
Il percorso, su sentieri di montagna, richiede attenzione, sicurezza, impegno e buona preparazione atletica. Vestirsi adeguatamente. Portare con sé l’acqua per il fabbisogno personale ed una merenda al sacco.
IN COLLABORAZIONE CON IL SERVIZIO PARCO DI COLFIORITO
(Comune di Foligno, PG)
ƒ Partenza con mezzi propri alle ore 7,30 da Borgonovo (parte sud) . Incontro con i coordinatori a Collestrada bassa in piazzetta alle ore 7,45 con partenza immediata. Ritrovo alle Casermette alle ore 8.45 di
fronte alla Sede del Parco, ove vi sarà una presentazione. La partenza dell’escursione è prevista per le
ore 9,15. Rientro nel pomeriggio.
ƒ Percorrenza auto: Perugia, Collestrada, Foligno, Pontecentesimo, Colfiorito. (km 60).
Rif.: D. Crotti 329 7336375 – S. Fongo 338 3594671– R. Scappini – R. Zurla
La nostra escursione e le sue peculiarità
Il Parco di Colfiorito (oltre 300 ettari quasi tutti in Comune di Foligno) è sito in prossimità dello spartiacque dell’Appennino Umbro-Marchigiano (tra le Province di Perugia e Macerata) e si contraddistingue per
la presenza di sette conche tettonico-carsiche, pianeggianti e di grande estensione, denominate nell’insieme
“Altopiani (o Altipiani) di Colfiorito”; eccole: Piano di Colle Croce, Piano di Annifo, Piano di Colfiorito,
Palude di Colfiorito, Piano di Arvello, Piano di Ricciano, Piano di Popola e Cesi. Sono tutte e sette comprese tra i 750 e gli 800 metri di quota. Originatesi verosimilmente ben oltre 10.000 anni fa, queste depressioni, colme di detriti, sono state ricoperte da estesi laghi successivamente prosciugatisi per processi naturali e per opera dell’uomo, ad eccezione della palude.
La morfologia attuale dei bacini è abbastanza regolare e si caratterizza per un fondo pianeggiante che, nella
parte più depressa, presenta quattro inghiottitoi, il più emblematico dei quali è quello della Palude, ossia
del Molinaccio, a fianco della “Casa del Mollaro”.
“… entrando nella’area caratterizzata dalla MACCHIA E SELVA DI CUPIGLIOLO, che si estendono tra le qq. di 800 e 1.000 m…
Inserita (1995-1997) tra i Siti di importanza comunitaria (Sic), si tratta di un’area submontana [dominata
dal Monte di Cupigliolo], moderatamente acclive, con substrato calcareo ricoperto da paleosuoli fersiallitici che originano un ambiente edafico, abbastanza profondo, a pH acido. L’esposizione è prevalentemente
settentrionale ed il versante si presenta solcato da fossi assai modesti, che convogliano le acque meteoriche
nella Palude di Colfiorito. La più importante formazione vegetale è data da un bosco mesofilo di cerro
(Quercus cerris), governato a ceduo matricinato, riferito all’associazione Carici sylvaticae-Quercetum cerridis, tipica degli altipiani tettono-carsici dell’Umbria orientale. Si tratta di una cerreta ricca di elementi
floristici acidofili e mesofili con Carpinus betulus, Fagus sylvatica, Rosa arvensis, Euonymus latifolius,
Carex sylvatica, Polystichum setiferum e Sanicula europaea. Assume rilievo la presenza di alcune entità
floristiche poco diffuse in Umbria, quali l’Ilex aquifolium, la Neottia nidus-avis e l’Ornithogalum pyrenaicum. Ai margine del bosco e sull’ampia cupola sommitale [il nostro M. di Cupigliolo] sono inoltre presenti
i pascoli a Bromus erectus, dell’alleanza Phleo ambigui-Bromion erecti. Nell’area sono registrati tre habitat in base alla Direttiva 92/43 CEE o Direttiva “Habitat”, uno dei quali classificato come prioritario (pascoli del Festuco-Brometalia con stupenda fioritura di orchidee) e due come non prioritari (boschi caducifogli di Quercus cerris e arbusteti a prevalenza di Juniperus communis). Si praticano attività di pascolo,
caccia e ceduazione del bosco, ma l’importanza del sito consiglierebbe una gestione forestale più attenta,
sia ai valori naturalistici, sia a quelli produttivi, con la trasformazione dell’intero bosco in compagine ad
alto fusto.
L’abitato di CUPIGLIOLO sorge su di un’altura (q. 856 m), si presenta con nucleo centrale arroccato di chiaro impianto medievale, con edifici disposti a schiera ai lati dell’antico tracciato che
univa il Piano di Ricciano a Volperino. Gli edifici non presentano tracce evidenti delle origini medievali a causa dei numerosi rimaneggiamenti successivi. L’altura nella sua quota più elevata
(856 m) presenta le tracce di un fossato e di un terrapieno che sono stati identificati con i resti di
un insediamento fortificato d’epoca preromana… Il primo documento conosciuto che ricordi Cupigliolo risale al 1091 quando si cita una terra posta in loco qui dicitur Cupilioli plano; nel 1101, si
ricorda una terra posta in loco qui dicitur Cupilliovis; nel 1103, si registra la vendita di una terra
nella curte de Cupillolu. Cupigliolo compare tra le dipendenze ed i possedimenti che Onorio III
confermò (1217) al monastero di Sassovivo; in un catasto agrario redatto all’inizio del Quattrocento, figura insieme al vicino Campignoli: pertanto, almeno sotto il profilo fiscale, i due abitati
formavano in quel periodo un’unica entità. Il centro figurava nel testamento di Gianfrancesco Bolognini del 28 settembre 1784 con il quale, tra gli altri lasciti, donava una casa e dei terreni a Luigi Ricci ed alla moglie Rosa Mascioli a condizione che ospitassero i pellegrini di passaggio in caso
di grandine e di tormente.
La CHIESA DI SANTA MARIA di Cupigliolo, a lungo titolare dell’omonima parrocchia, sarà incorporata (1828) in quella di Volperino.
Di modeste dimensioni e profondamente modificata nel corso del tempo, la chiesa di Santa Maria ha un
aspetto esterno molto semplice; la facciata, piatta e larga, è priva di elementi decorativi, fatta eccezione
della croce posta sopra la porta d’ingresso. L’interno è costituito da un unico ambiente a pianta rettangolare, coperto da tetto in legno con travatura in vista. La parete destra conserva un dipinto a olio raffigurante
la Madonna con il Bambino, di un pittore locale e databile al Settecento… Gravemente danneggiata
(1997), la chiesa ha subito il furto di alcuni arredi sacri. Gli anziani del posto ricordano che in essa erano
conservati un calice ed una tela provenienti da Sant’Andrea di Gricciano. In Cupigliolo erano festeggiati
san Michele Arcangelo, il 29 settembre, e la Madonna Annunziata. In entrambe le occasioni, oltre alla
messa, veniva organizzata una processione nell’abitato… I resti delle strutture di Sant’Andrea (se ne trova
un’attestazione ancora nel 1807) sono visibili a breve distanza da Cupigliolo sulla cima di un altura (q. 920
m). Essa è raggiungibile proseguendo verso sud lungo la strada che attraversa il paese e che, in passato,
veniva utilizzata per raggiungere il vicino centro di Volperino. Gli anziani raccontano che la sommità del
colle non è stata mai coltivata, a causa della densità delle rovine. Sull’altura è stata inoltre ipotizzata la presenza di un insediamento fortificato d’epoca preromana [castelliere].
Alla base del MONTE DI CUPIGLIOLO [1087 m], lungo un percorso presumibilmente antico che corre
ad ovest del monte stesso, sono state identificate tracce di un’aera di dispersione di materiale fittile d’epoca
preromana e romana, probabilmente riferibili ad un luogo abitato…”
(in: La Montagna di Foligno. Itinerari tra Flaminia e Lauretana, a cura di Fabio Bettoni & Maria Romana Picuti, Edizioni Orfini Numeister, Foligno, 2007)
“La palude di Colfiorito (oltre 200 ettari di estensione) è un ecosistema di estrema importanza per la sua
vegetazione palustre e per l’avifauna migratoria che ospita: ai prati umidi e torbosi della fascia esterna si
susseguono le associazioni palustri e la vegetazione lacustre, per giungere al centro della palude (è posta a
poco più di 750 mt s. l. m.) con un ambiente caratterizzato da specchi d’acqua. Particolare è l’Utricularia
vulgaris, una delle poche specie italiane carnivore di pianta acquatica e comunemente detta “erba-vescica”,
accanto a svariate specie aviarie talché da alcuni decenni la palude stessa è stata dichiarata zona SIC (“sito
di interesse comunitario”) in quanto “zona umida di valore internazionale”, e quindi area naturale protetta.
Ora la palude rientra nel Parco di Colfiorito, parco regionale istituito negli anni novanta, a sua volta inserito nella Comunità Montana del Subasio (quanto meno per la parte, indubbiamente preponderante, in territorio umbro)…
La flora, nome con cui si intendono le piante vascolari e quindi esclusi ne sono i vegetali quali alghe, muschi, licheni e funghi (quest’ultimi peraltro appartenenti ad un Regno tutto loro), e senza entrare nel merito
delle colture agrarie (della patata rossa si è già detto) e forestali, la flora, si diceva, è piuttosto varia e così
composta:
vegetazione lacustre, caratterizzata dalla ninfea bianca (Nymphhaea alba) e da altre idrofite natanti o
sommerse, come il millefoglio d’acqua (Myriophyllum spp.), la brasca d’acqua (Potamogeton spp.), la già
citata erba-vescica (Urticularia vulgaris), specie carnivora come poche altre in Italia, e altre comunità più
piccole ancora;
vegetazione palustre fra cui domina la cannuccia di palude, la lisca, la giunchina e altre ancora; vegetazione delle praterie palustri ed umidi rappresentata da carici (Carex spp.), ranuncoli, e molti altri;
vegetazione delle praterie morbose, oggi ridotta a causa di piantagioni di pioppi, arature e asportazioni di
torba alcuni decenni addietro, e localizzata in piccole aree della piana della palude e costituita soprattutto
da alcune altre specie di carici, orchidee, valeriana e poco altro;
vegetazione dei pascoli con prevalenza di forasacco, falascone (alcune specie), trifoglio, asperule;
vegetazione arbustiva in cui prevale prugnolo, fusaggine, spinocervino, biancospino, ginestra, ginepro;
vegetazione boschiva, con caducifoglie quali carpino nero, cerro e acero d’Ungheria.
La fauna, grazie alla diversità ambientale, è così rappresentata:
insetti con varie specie appartenenti a odonati, coleotteri, lepidotteri ed emitteri; interessante è l’ampia varietà di lepidotteri (insetti con “ali ricoperte di squame”), ovvero sia di farfalle (e falene), tant’è che è stata
recentissimamente pubblicata una piccola guida pieghevole (10 pagine in tutto) assai dettagliata soprattutto
nelle fotografie e nell’elenco dei generi e delle specie di una sessantina circa di farfalle (la trovate ai Musei);
pesci come tinca, anguilla, carpa, carassio;
anfibi quali rana verde, rana greca, rana agile e tritone crestato;
rettile tra cui il biacco, la biscia dal collare, la natrice tassellata, il cervone, e la vipera;
uccelli, e questi sono proprio tanti, come il tarabuso e il tarabusino, l’airone rosso, la sgarza ciuffetto, il
germano reale, la folaga, la gallinella d’acqua, l’airone cenerino e l’airone bianco, il pendolino, il falco di
palude, l’albanella reale, il beccaccino, il fischione, la pavoncella, la pittima reale, e altri ancora, e poi rapaci (non strettamente legati all’ambiente palustre) come poiana, sparviero, gheppio, barbagianni, allocco,
picchio rosso maggiore e altri uccelli ancora (dall’averla piccola al prispolone, dallo stiaccino alla cutrettola).;
mammiferi, distinti in insettivori (riccio, toporagno d’acqua e comune, crocidura rossiccia), roditori (soprattutto scoiattolo, istrice, topo selvatico), carnivori (lupo, volpe, donnola, faina), e ungulati (il cinghiale).
La più caratteristica è comunque la fauna aviaria, e in particola modo il tarabuso, il cui canto è “simile ad
un muggito”…
(in: LE TRE VALLI UMBRE. Dalla Valnerina a Colfiorito lungo l’antica Via della Spina, di Daniele Crotti, ali&no editrice, Perugia, 2009)