Dibattito sul futuro della PAC

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Dibattito sul futuro della PAC
Provincia Autonoma di Trento
Servizio Rapporti Comunitari e Sviluppo locale
DIBATTITO SUL FUTURO DELLA PAC
a cura di
Hussam Hussein
Tirocinio presso
l'Ufficio per i Rapporti con l'Unione europea
sede di Bruxelles
Relazione di stage (21 giugno - 01 ottobre 2010)
1
INDICE
1. PARTE STORICA .............................................................................................3
1.1. Gli obbiettivi storici della PAC.....................................................................3
1.2. Le riforme dopo gli anni ‘60 ........................................................................5
1.3. La PAC dopo gli anni ‘90 ............................................................................6
2. DIBATTITO PUBBLICO: LA PAC DOPO IL 2013 ...........................................10
2.1. Risultati del dibattito online.......................................................................11
2.2. Risultati sondaggio Eurobarometer ..........................................................13
2.3. Conferenza “La PAC dopo il 2013”...........................................................14
3. PROSPETTIVE DELLA PAC RISPETTO AGLI INTERESSI DELLA PAT ......17
3.1. Priorità ed aspettative Trentine e delle zone di montagna........................17
3.2. Dibattito sul futuro della PAC....................................................................19
3.3. Il prodotto di qualità ..................................................................................20
CONCLUSIONI ...................................................................................................23
BIBLIOGRAFIA ...................................................................................................24
SITI INTERNET CONSULTATI...........................................................................26
2
1. PARTE STORICA
1.1. Gli obbiettivi storici della PAC
La politica agricola comune (PAC) fu lanciata nell’Europa occidentale
negli anni ’50 ed è la politica funzionale per eccellenza di Bruxelles, ovvero
una politica d’integrazione settoriale. La PAC è stata per molti decenni la
politica più importante delle comunità europee, almeno per quanto riguarda
la sua rilevanza nel budget comunitario (quasi il 70% negli anni ’70) e la sua
ricaduta sulla vita quotidiana dei cittadini. Formalmente, la PAC venne
introdotta nel 1957 con l’articolo 39 del Trattato di Roma che ne delineava i
quadri generali. I principi ed i meccanismi specifici della PAC vennero
definiti dai sei paesi fondatori della Comunità economica europea e tale
politica entrò in vigore nel 1962.
Per capire l’evoluzione di questa politica, è necessario inquadrare il
periodo storico della sua nascita. All’epoca, l’Europa occidentale era
fortemente devastata a causa della seconda guerra mondiale, ed anche
l’agricoltura, così come l’industria, ne aveva fortemente risentito. Infatti, la
produzione alimentare si trovò ad essere paralizzata per molti anni,
causando un forte aumento dei prezzi dei prodotti agricoli così come una
diminuzione della loro produzione. Per questo motivo la PAC è stata una
delle prime e più urgenti politiche intraprese da Bruxelles, con l’obiettivo
specifico di:1
-
assicurare a tutti
i
cittadini la sicurezza alimentare e
l’accessibilità dei prezzi dei prodotti agricoli
-
1
garantire la sicurezza degli approvvigionamenti,
Gli obiettivi sono elencati nell’art.39 del Trattato di Roma
3
-
stabilizzare i mercati,
-
assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola,
grazie, in particolare, al miglioramento del reddito individuale di coloro che
lavorano nell'agricoltura,
incrementare la produttività dell'agricoltura, con poca attenzione
-
per il problema della sovrapproduzione, sviluppando il progresso tecnico,
assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure un
impiego migliore dei fattori di produzione, in particolare della manodopera.
Perciò, la PAC nei primi anni si è concentrata sul miglioramento della
produzione alimentare nel vecchio continente in modo da garantire la
sicurezza alimentare ai propri cittadini. Bruxelles decise così di fornire, ad
esempio, incentivi finanziari per la ristrutturazione del settore, sostenendo le
aziende agricole, la formazione del loro personale, l’introduzione di nuove
tecnologie e sostenendo le regioni europee più svantaggiate.
I meccanismi precisi per l’attuazione delle direttrici generali concordate
nel Trattato di Roma vennero delineate durante la Conferenza di Stresa del
1958. Questa conferenza era necessaria per assicurare un’applicazione
comune delle direttrici già decise, senza interpretazioni differenti a seconda
del paese. Dall’incontro di Stresa si uscì con proposte che vennero
concretizzate nel Primo Piano Mansholt2, dal nome del suo promotore,
Sicco
Mansholt,
all’epoca
vice
presidente
della
Commissione
e
responsabile della PAC, riguardanti in particolare l’avvicinamento ad un
mercato unico comune in campo agricolo (e l’arrivo ad una tariffa unica
doganale verso il resto del mondo) ed il commercio intra-comunitario.
Vennero così istituite le Organizzazioni Comuni di Mercato (OCM) ed
all’inizio degli anni ’60 il Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia
Agricola (FEOGA). Quest’ultimo è lo strumento finanziario della PAC e
2
Documento COM 60 (105), tuttavia meglio noto come Primo Piano Mansholt
4
venne successivamente diviso in due sezioni specializzate, “garanzia” ed
“orientamento”.
Tuttavia, già dopo pochi anni, gli obiettivi iniziali sono stati raggiunti
creando però nuovi problemi. Nello specifico:
• una sovrapproduzione di prodotti agricoli difficilmente smaltibile dal
mercato europeo ha causato una destabilizzazione del mercato comunitario
e internazionale
• il surplus produttivo ha causato un considerevole aumento delle spese
agricole
• la creazione di un sistema agricolo artificioso che non corrisponde ad un
miglioramento tecnologico e strutturale del settore
• uno squilibrio tra le regioni europee che hanno beneficiato di sostegni
comunitari e quelle che invece in questo sistema ne sono state sfavorite
• un forte disequilibrio tra i produttori che hanno beneficiato dei sostegni
economici e quelli che non ne hanno beneficiato
1.2. Le riforme dopo gli anni ‘60
Vi era pertanto la necessità di una riforma della PAC con l’obiettivo di
renderla uno strumento più efficace ed in questa direzione nel 1968 venne
approvato il Memorandum sulla riforma dell'agricoltura, conosciuto anche
come "Piano Mansholt". Questo documento mirava a: ridurre la popolazione
attiva impiegata in agricoltura; aumentare le dimensioni e l’efficienza delle
unità agricole (diminuendo allo stesso momento la quantità di terreni
coltivati); aumentare gli stipendi degli agricoltori cercando di equiparare i
5
loro salari a quelli dei professionisti degli altri settori ed avviare una serie di
politiche regionali per rilanciare l’occupazione delle regioni più bisognose.
In questi anni si nota che la volontà dei padri fondatori di creare una
riforma di ammodernamento strutturale del settore agricolo venne sostituita
da quella che in realtà doveva essere una misura a breve termine e
puramente congetturale: la politica dei prezzi e dei mercati. Infatti
quest’ultima finì per coprire il 95% del bilancio della PAC.3
Nel 1985 viene approvata dalla Commissione una pubblicazione del libro
verde intitolata "Prospettive della politica agraria comune". Questo
documento è frutto di una riflessione della stessa istituzione europea che
nel 1983 proponeva una riforma sostanziale, revisione che è stata formulata
ufficialmente due anni dopo in tale pubblicazione. Scopo del libro verde era
di risolvere la questione della sovrapproduzione dei prodotti agricoli,
cercando pertanto di ristabilire l'equilibrio tra l'offerta e la domanda e
proponendo nuove direzioni per il futuro della PAC.
In seguito alla pubblicazione del libro verde, vi è stato un
cambiamento nella visione della PAC. Questa infatti è stata considerata non
come una politica a sé stante, bensì come parte integrante della politica più
generale di sviluppo rurale, quest’ultima intesa come politica di sviluppo
integrato delle aree rurali, pertanto avente come soggetto l’agricoltura e gli
agricoltori, ma non come soggetti esclusivi della strategia d’intervento.4
1.3. La PAC dopo gli anni ‘90
Nel 1992 è stata introdotta la riforma Mc Sharry, presentata nel 1991
dalla Commissione e da Ray McSharry, membro responsabile per
l’agricoltura. La riforma del 1992 è molto importante nella storia della PAC in
quanto introduce modifiche sostanziali quali la riduzione dei prezzi dei
prodotti agricoli affinché quest’ultimi vengano resi più competitivi sul
3
Dalla politica delle strutture alla politica di sviluppo rurale, http://www.terragri.eu/storia.asp consultato
il 10 agosto 2010
4
Ibid.
6
mercato comunitario ed internazionale, e le cosiddette “misure di
accompagnamento” per favorire un nuovo modello di sviluppo agricolo più
sensibile alla sostenibilità di sviluppo rurale ed alla protezione ambientale
ed infine gli “aiuti compensativi” per coprire le perdite di reddito subite dagli
agricoltori.
La riforma del 1992 è da molti considerata un ottimo adeguamento
della PAC, tuttavia, negli anni successivi, una serie di cambiamenti hanno
investito l’Unione europea, tra cui: la moneta unica, l’allargamento a est ed
una serie di nuovi negoziati presso l’Organizzazione Mondiale del
Commercio (OMC) riguardanti il commercio agricolo mondiale. Per questi
motivi, una serie di adeguamenti nella PAC si resero necessari. Perciò, nel
novembre 1996 la Commissione europea ha organizzato una conferenza
speciale nella città irlandese di Cork per discutere della situazione attuale
della PAC. La conferenza ha dato luogo ad una dichiarazione che
sottolineava i punti principali del futuro della politica agraria e di sviluppo
rurale. Il futuro modello sarà basato su un approccio multidisciplinare,
intersettoriale, sostenibile e con una forte enfasi territoriale.
Tuttavia, si trattava solo di una dichiarazione di principi generali e
solo nel luglio 1997 iniziarono le trattative sul documento “Agenda 2000 –
Per un’Unione più forte e più ampia” che portarono all’approvazione del
regolamento 1257/1999 sulla scia del documento del 1997 del Consiglio
europeo di Berlino del marzo 1999. Agenda 2000 fissa un nuovo modello
agricolo di tipo multifunzionale, sostenibile e concorrenziale basato su tre
pilastri, tra cui lo sviluppo rurale che viene definitivamente integrato nella
PAC:
• 1° pilastro - Politica dei Mercati
• 2° pilastro - Sviluppo Rurale
• 3° pilastro - Politica delle strutture
7
Agenda 2000 promuove un tenore di vita adeguato delle comunità
agricole, rafforza la competitività dei prodotti sul mercato comunitario ed
internazionale,
rafforza
l’elemento
di
sostenibilità
e
conservazione
ambientale, migliora la qualità e la sicurezza del prodotto alimentare,
rafforza la trasparenza, la chiarezza e l’accesso ai regolamenti comunitari in
campo agricolo.
Con questa riforma l’agricoltura viene considerata perciò non solo
per la sua funzione produttiva, ma in una visione più ampia che va ad
includere il contributo per la conservazione del paesaggio (si pensi alle zone
montane per esempio), per la protezione dell’ambiente, per il benessere
degli animali e della qualità e sicurezza dei prodotti alimentari.
Nel 2003, per verificare il funzionamento dei meccanismi e delle
modifiche apportate nel 2000, viene effettuata una revisione di medio
periodo della PAC. Dopo una serie di trattative e di negoziati per il
miglioramento e l’aggiustamento della stessa PAC, la revisione è diventata
la
Riforma
Fischler,
dal
nome
dell’allora
commissario
europeo
all’agricoltura. La riforma Fischer è sia una revisione della PAC ma anche
della sua politica di mercato. Punta a rafforzare il secondo pilastro
concernente lo sviluppo rurale, sostiene il rafforzamento dell’insediamento
dei giovani agricoltori e la qualità certificata dei prodotti. Si introduce inoltre
il disaccoppiamento ed il pagamento unico per azienda, in altre parole gli
aiuti diretti alla produzione concessi agli agricoltori vengono via via eliminati,
cercando così di riequilibrare il rapporto tra domanda ed offerta, eliminando
il problema delle sovrapproduzioni ma mantenendo invariati i redditi degli
agricoltori.
Nel 2004 alcune modifiche sono state apportate riguardo allo zucchero
ed ai “prodotti mediterranei”. Altre modifiche invece sono andate incontro
alle nuove esigenze di un’Unione europea allargata ad est. Inoltre,
modifiche influenzate dalle trattative presso l’Organizzazione Mondiale per il
Commercio nel “round di Doha” hanno riguardato: i sussidi comunitari agli
agricoltori, i dazi per le importazioni e le esportazioni di beni agricoli ed
8
infine il rapporto privilegiato che Bruxelles intratteneva con alcuni paesi terzi
e che davano così luogo alle distorsioni dei mercati internazionali. Nel
complesso, con queste riforme Bruxelles ha intrapreso una strada sempre
più sensibile allo sviluppo sostenibile, all’ambiente ed allo sviluppo rurale
dove l’agricoltura ne è parte, ma non elemento esclusivo. Il bilancio della
spesa per l’agricoltura è sceso all’attuale 35% per il periodo finanziario
2007-2013. Tuttavia, il 9,7% in più rispetto al quinquennio precedente è
stato assegnato allo sviluppo rurale.
9
2. DIBATTITO PUBBLICO: LA PAC DOPO IL 2013
La PAC verrà riformata entro il 2013. Per questo motivo la
Commissione europea pubblicherà a novembre 2010 una “comunicazione
sul futuro della politica agricola comune” in cui verranno proposte diverse
opzioni per il futuro della PAC dopo il 2013. Questo documento servirà da
base per dar vita ad un dibattito tra le parti coinvolte per arrivare a
determinare una proposta concreta di sviluppo di tale politica.
In questo contesto la Commissione europea ha promosso una
conferenza il 19 e 20 luglio 2010 in cui sono stati analizzati e discussi i
risultati: di un dibattito pubblico online, di un sondaggio Eurobarometer
sull’opinione pubblica riguardo alla PAC e di una serie di interventi di esperti
del settore sulla situazione e prospettive della PAC.
Per quanto riguarda il primo punto, la Commissione europea ha
aperto un dibattito online durato dal 12 aprile all’11 giugno 2010 destinato a
tutti i soggetti e le organizzazioni interessate. Questo strumento è stato
avviato con l’intenzione di raccogliere i pareri dei cittadini europei, degli
istituti di ricerca e delle parti coinvolte in merito al futuro della PAC. Questa
prima consultazione fatta online è servita alla Commissione per avere un
quadro generale delle posizioni dei vari attori europei riguardo a tale
tematica, ed è probabile che i risultati di questa consultazione vadano a
definire i margini generali della comunicazione sul futuro della PAC che
verrà pubblicata a novembre. Per questo motivo un’analisi dei risultati di
questa consultazione online ci permetterà di capire in quale direzione i vari
soggetti stanno spingendo per riformare la PAC.
Gli attori che hanno partecipato alla consultazione sono: singoli
cittadini, le parti coinvolte ed i centri ed istituti di ricerca. Sono stati raccolti
quasi 5700 contributi, di particolar interesse i dettagliati report e le relazioni
inviate dagli enti più sensibili al futuro della PAC, quali gli istituti di ricerca
specializzati, le rappresentanze regionali e le associazioni di categoria. Di
questi interventi, 5473 erano fatti da singoli cittadini, 93 dalle parti coinvolte,
10
80 da istituti di ricerca e 36 dal network europeo per lo sviluppo rurale
(ENRD). L’Italia non si è distinta per aver cercato di influenzare e contribuire
attivamente a questo dibattito, classificandosi al decimo posto con 94
interventi, contro i 1440 tedeschi, 1053 polacchi, 788 francesi ed i 463
lettoni.
Il sondaggio si è incentrato su quattro domande abbastanza generali
che permettevano in ogni caso di spaziare sulle caratteristiche della politica:
1)
Perché abbiamo bisogno di una politica agricola europea?
2)
Che cosa si aspettano i cittadini europei dall’agricoltura?
3)
Perché riformare la PAC?
4)
Di quali strumenti abbiamo bisogno per la PAC di domani?
2.1. Risultati del dibattito online5
Vi è un consenso generale sull’importanza di avere una politica
agricola
comune
innanzitutto
per
assicurare
l’approvvigionamento
alimentare europeo e la competitività dei prodotti europei. Si ritiene
importante avere una PAC per sostenere gli agricoltori nelle loro attività, ma
vi è una divisione di vedute sul metodo, ovvero tramite sussidi diretti in base
alla produzione o incentivi non dipendenti dalla quantità dei beni prodotti.
Ci si aspetta dall’agricoltura europea la possibilità di avere: una
scelta variegata di prodotti agricoli sani ed a prezzi sostenibili (pertanto con
un limitato uso di pesticidi), una sicurezza alimentare, un uso sostenibile
5
Da: http://ec.europa.eu/agriculture/cap-post-2013/debate/report/executive-summary_en.pdf (consultato il
16 agosto 2010)
11
delle terre ad uso agricolo ed un sostegno alle comunità agricole rurali.
Interessante è anche la sensibilità del pubblico europeo alle tematiche
bruxellesi. Infatti, la maggioranza dei cittadini coinvolti nel dibattito online ha
sottolineato che l’agricoltura dovrebbe essere eco-sostenibile, contribuire
perciò il meno possibile al cambiamento climatico, sostenendo la
biodiversità. Inoltre l’agricoltura è vista come strumento per incentivare il
popolamento delle aeree rurali dell’UE.
Si sente la necessità di riformare la PAC per: risolvere questioni
legate alla volatilità dei prezzi dei beni agricoli, rispondere alla crescente
domanda mondiale di prodotti agricoli, mettere l’enfasi sulla sostenibilità
dell’agricoltura, sul rispetto dell’ambiente e sulla salute dei cittadini,
inquadrarla nel contesto del cambiamento climatico, andare incontro alle
aspettative dei consumatori per quanto riguarda i prodotti di qualità,
sostenere la competitività dell’agricoltura dell’UE e per migliorare il
coordinamento con le politiche di sviluppo rurale.
Riguardo agli strumenti da utilizzare, vi è stata una netta divisione tra
coloro che hanno preso parte al dibattito. Da una parte quanti sostengono
che la direzione della PAC attuale debba semplicemente essere mantenuta,
mentre
altri
vorrebbero
vedere
una
correlazione
più
stretta
tra
compensazioni agli agricoltori e benefici ambientali. Le metodologie
suggerite vanno da strumenti di stabilizzazione dei mercati, a programmi
locali di formazione, marketing, etc.
Dal dibattito online la Commissione europea ha tratto alcune vie che
riassumono le varie posizioni emerse:
•
Adottare una strategia globale e non soluzioni parziali e settoriali
•
Assicurare tramite la PAC la sicurezza alimentare
•
Puntare su innovazione e ricerca per rilanciare la competitività del settore
12
•
Il mercato non cercherà di fare benefici per la collettività
•
L’importanza di correlare incentivi e sovvenzioni agli agricoltori e benefici
pubblici
•
Protezione dell’ambiente, cambiamento climatico, sostenibilità ambientale,
biodiversità, etc.
•
Risorse sufficienti per lo sviluppo rurale
•
Una PAC equa e solidale verso le aree e regioni più svantaggiate
•
Più trasparenza nel processo di produzione
•
Più competizione tra prodotti locali e quelli importati
•
Non danneggiare le economie e le produzioni agricole dei paesi in via di
sviluppo
2.2. Risultati sondaggio Eurobarometer6
Il sondaggio Eurobarometer è stato realizzato su un campione di
mille persone per ognuno dei 27 paesi dell’Unione europea dal 13
novembre 2009 al 9 dicembre 2009 da TNS Opinion per la DG Agricoltura e
Sviluppo Rurale della Commissione europea. Un risultato importante di
questo sondaggio è che la maggioranza dei cittadini europei sostiene la
PAC e la sua evoluzione degli ultimi anni.
Il 90% degli intervistati considera la PAC e lo sviluppo rurale
tematiche di strategica importanza per il futuro dell’Unione europea. La
6
http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/ebs/ebs_336_en.pdf (consulted on the 18th of August 2010)
13
maggioranza ritiene che la PAC post-2013 dovrebbe essere in generale più
di competenza europea ed andare in due direzioni: essere più orientata al
mercato (stabilità dei prezzi) ed avere più attenzione alle tematiche
ambientali (cambiamento climatico, biodiversità, etc.).
Questo sondaggio si è anche concentrato sul rapporto tra agricoltura
e cambiamento climatico. L’82% sostiene che gli agricoltori dovrebbero
essere aiutati per far fronte alle sfide che il cambiamento climatico
apporterà, il 77% ritiene che questo settore soffrirà molto nei prossimi anni a
causa del riscaldamento del pianeta mentre il 46% vede questo settore
come una causa del cambiamento climatico (sebbene il 61% non concordi
con questa visione).
La PAC è ritenuta essere una politica importante dell’Unione europea
dall’83% degli intervistati, mentre il 66% ritiene che il budget destinato a tale
politica sia troppo basso o insufficiente. Negli ultimi tre anni c’è stata una
crescita del numero delle persone secondo cui il budget della PAC
dovrebbe essere aumentato.
2.3. Conferenza “La PAC dopo il 2013”
Questa conferenza ha fatto il punto della situazione sul dibattito
attuale sul futuro della PAC dopo il 2013. Partendo dal dibattito online e dal
sondaggio già esaminati, i partecipanti hanno seguito otto workshop
tematici sulla PAC per inquadrare al meglio le direttive per il miglior sviluppo
di tale politica. Dacian Cioloş, commissario europeo all’agricoltura ed allo
sviluppo rurale, nelle conclusioni ha sintetizzato i contributi ricevuti per la
riforma della politica a lui delegata, cercando di trovare delle linee guida
comuni.
Nel suo intervento di chiusura dei lavori, intitolato “voglio una PAC
forte, efficace ed equilibrata”, il commissario ha sottolineato come, dopo
aver raccolto i risultati del dibattito pubblico online, oggi sia arrivato il
14
momento per la Commissione di elaborare proposte concrete per il post
2013.7
Nel dibattito pubblico si è molto parlato di tre tematiche: sicurezza
alimentare,
sostenibilità
ambientale
(e
cambiamento
climatico)
ed
occupazione e volatilità dei mercati. Vi è pertanto la necessità, secondo il
commissario, di riformare la PAC in queste direzioni, cercando un equilibrio
tra esigenze economiche e di sostenibilità ambientale, integrandole alla
nuova dimensione emersa: l’importanza territoriale dell’agricoltura.
Per il commissario, gli aiuti devono: promuovere un’agricoltura
competitiva, garantire alle aziende un futuro, rendere l’agricoltura più
sostenibile e mantenere le aziende e l’occupazione sul territorio. Bisogna
inoltre operare su criteri ed obiettivi realistici, considerando diversi aspetti
quali il tipo di azienda, il contesto ambientale e climatico nonché
socioeconomico in cui gli agricoltori si trovano ad operare, pertanto non
adottando un criterio unitario ma differenziato in quanto il commissario non
ritiene “che equità sia sinonimo di parità”8. La PAC rimarrà pertanto fondata
su due pilastri per sostenere le diversità agricole ed i territori rurali europei.
In conclusione, il commissario europeo ha evidenziato sette sfide alle
quali la PAC riformata dovrà rispondere. Si tratta:
1)
del rapporto tra l’Unione europea, sicurezza alimentare e
rapporto con le economie dei paesi in via di sviluppo;
2)
della sfida alimentare e delle ambizioni internazionali che
l’UE deve continuare ad avere. Pertanto si deve puntare su
ricerca ed innovazione per poter sostenere un prodotto di
qualità;
7
http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=SPEECH/10/400&format=HTML&aged=0&lan
guage=EN&guiLanguage=en (consulted on the 30th of August 2010)
8
Cit. dal discorso del commissario presso la conferenza sul dibattito pubblico “La PAC dopo il 2013” del
19 e 20 luglio 2010.
15
3)
della sfida ambientale. Il cambiamento climatico e la
scarsità di una serie di risorse naturali ci spingono ad
intraprendere la strada di una gestione sempre più
sostenibile di tali risorse in quanto esse rappresentano un
interesse non solo ambientale e sociale, ma anche
economico;
4)
della sfida economica. Si devono perfezionare gli strumenti
di gestione dei mercati, introducendo dispositivi che ci
permettano
di
affrontare
la
questione
dell’eccessiva
volatilità;
5)
della sfida territoriale. Infatti, il futuro dell’agricoltura è
correlato a quello dei territori rurali. Quindi bisogna
valorizzare le varie specificità territoriali;
6)
della diversità. Mantenere e sostenere le diversità agricole
e la biodiversità dell’Unione europea, accentuatesi dopo i
recenti allargamenti del 2004 e 2007,
7)
della semplicità. C’è infatti bisogno che la PAC sia chiara,
trasparente e comprensibile a tutti.
16
3. PROSPETTIVE DELLA PAC RISPETTO AGLI INTERESSI
DELLA PAT
Per capire come si sta sviluppando il dibattito relativo alla riforma della
PAC, bisognerebbe aspettare il 17 novembre 2010, giorno in cui verrà
pubblicata la comunicazione sul futuro della PAC da parte della
Commissione europea.
Tuttavia, ho contattato diversi esperti del settore per avere un quadro
più chiaro degli interessi della Provincia autonoma di Trento e delle regioni
di montagna in questo settore ed un’idea di come il dibattito prepubblicazione della comunicazione della Commissione europea si sta
svolgendo. Tra le persone intervistate, Gregorio Rigotti, funzionario del
Dipartimento agricoltura della Provincia autonoma di Trento, Massimiliano
Benelli, della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione
europea, Elvira Grassi, funzionaria della Direzione Generale Agricoltura e
Sviluppo Rurale, ed alcuni funzionari della stessa Direzione Generale ed
vari membri e funzionari del Parlamento Europeo.
Le domande vertevano sulle priorità del Trentino riguardo alla riforma,
le aspettative delle regioni di montagna, e sul dibattito attuale sul futuro
della riforma agricola. Cercherò di fare un’analisi generale per riassumere
le interviste e le informazioni avute dagli incontri con questi esperti del
settore.
3.1. Priorità ed aspettative Trentine e delle zone di montagna
Alcuni vogliono delle politiche di utilità, non di privilegio. Come ha detto
il commissario Dacian Cioloş, equità non è parità. Pertanto sarebbe
meglio evitare di spostare i premi di indennità compensativa dal secondo
al primo pilastro per aiutare i paesi appena entrati in Unione europea.
Infatti, a rimetterci sarebbero le zone più marginalizzate e disagiate, come
17
ad esempio le zone montane del Trentino, in quanto vi sarebbero meno
aiuti al secondo pilastro, ovvero allo sviluppo rurale di queste aree.
Per il Trentino sarebbe auspicabile un incremento di contributi per le
zone zootecniche e di montagna, per lo sviluppo di questi territori. Non
bisogna però vedere i finanziamenti del secondo pilastro come una
possibilità di accaparrare finanziamenti diretti per gli agricoltori di queste
zone, ma lo spirito del secondo pilastro sarebbe da intendere come
misure per lo sviluppo reale di queste zone, di cui l’agricoltura è solo una
delle componenti. In altre parole, riforme strutturali e dirette ad esempio
alle infrastrutture di queste regioni marginalizzate. Utile al Trentino
sarebbe capire l’impatto e l’applicazione delle misure del secondo pilastro
versus il primo, così come la regionalizzazione dei premi PAC.
La posizione delle zone montane europee è indirizzata verso il
miglioramento delle condizioni di aiuto del secondo pilastro alle zone
montane
con
particolar
rifermento
all’asse
2
(agro
ambiente),
fondamentale per le attività zootecniche (allevamento del bestiame e
produzione di latte). Obbiettivo sarebbe quello di evitare di aggravare il
divario tra coltivatori montani e quelli di pianura. Ma bisogna in ogni caso
stare attenti ed avviare una discussione sulla definizione di zona e prodotti
montani, sia dal punto di vista geografico che di metodo di produzione e
qualità dei prodotti di montagna.
Alcune idee emerse per rilanciare l’agricoltura di montagna trentina
sono l’introduzione del marchio prodotti di qualità che caratterizzi il
prodotto di montagna (aiuti alla promozione dei prodotti di qualità). Come
già visto, però, bisognerebbe innanzitutto definire il concetto di montagna
e prodotto montano.
Un altro strumento potrebbe essere la formazione di organizzazioni di
produttori zootecnici. Nel 2013 spariranno le quote latte, rischiando
pertanto un abbandono delle zootecnie montane, difficilmente riconvertibili
in altre attività, con conseguente pericolo di abbandono e degrado delle
zone rurali montane. Per questo motivo, si potrebbero introdurre dei
18
meccanismi di aiuto tramite un programma operativo per la zootecnia
simile a quello oggi presente per l’organizzazione comune di mercato
(OCM). Consisterebbe in altre parole in uno strumento di investimenti che
l’associazione di produzione propone e per il quale investe e l’Unione
europea elargisce un contributo pari al prodotto commercializzato.
3.2. Dibattito sul futuro della PAC
La discussione sul futuro della PAC ha comunque confermato la
volontà di non tagliare questa politica, come probabilmente auspicato da
alcune capitali quali Londra e Stoccolma, ma di mantenerla. Una
discussione che si è sviluppata in questi mesi è stata a quale modello
agricolo si vuole arrivare: un modello agricolo comune o uno che conservi
le specificità agricole locali?
Una divisione c’è anche stata sugli aiuti del primo pilastro: un
documento franco-tedesco li vorrebbe ripartiti in base ai contributi
nazionali al budget comunitario; Varsavia invece preferirebbe un tasso di
ripartizione unico per gli aiuti, ad esempio quello territoriale, che avrebbe
come conseguenza un ingente numero di aiuti a Francia, Germania e
Polonia ed uno piuttosto ridotto all’Italia. Un altro tasso di ripartizione, più
favorevole all’Italia, sarebbe il numero di aziende agricole presenti nel
paese.
Si continua a discutere su questi diversi modelli, anche se la tendenza
è a mantenere lo status quo. La PAC dovrebbe essere vista non come
una possibile distorsione del mercato, ma come una risorsa per il
mantenimento delle caratteristiche territoriali e quindi non come un
interesse particolare (degli agricoltori) ma come portatrice di un interesse
generale. In questo modo si possono rilegittimare gli aiuti pubblici
all’agricoltura ed alle aziende.
Una discussione in corso è anche quella che vede da un lato le
esigenze delle aziende agricole, dall’altra il ruolo di questa politica che va
19
al di là della mera produzione agricola, ergo lo sviluppo rurale.
Quest’ultima politica prevede un impegno per il mantenimento dello
sviluppo rurale, il quale comprende l’agricoltura, ma non il contrario.
Questa politica prevede anche un meccanismo di protezione dagli eventi e
dai disastri naturali.
Lo strumento dello sviluppo rurale dovrebbe però essere più flessibile;
infatti oggi vi è una programmazione di 7 anni in 7 anni con la possibilità di
modifiche (serve un anno per apportare modifiche).
3.3. Il prodotto di qualità
Un altro argomento molto dibattuto in questi mesi è il concetto di
qualità: qualità del prodotto agricolo e dell’ambiente e dei servizi. Per
l’Italia in particolare è fondamentale questo aspetto. Infatti l’Italia punta
sulle produzioni di qualità, ed è il primo paese in Unione europea per
numero di registrazioni di prodotti di origine controllata. Serve avere un
numero sempre maggiore di prodotti di qualità in quanto è su questo
aspetto che si deve puntare, mentre le eccellenze, altrettanto importanti,
serviranno a dare competitività sul mercato mondiale ai prodotti europei.
Martedì 28 settembre 2010 si è tenuta al Parlamento europeo di
Bruxelles una tavola rotonda che ha visto come relatori il Commissario
europeo all’agricoltura ed allo sviluppo rurale Dacian Cioloş, il Presidente
della commissione agricoltura del Parlamento europeo On. Paolo de
Castro, e diversi altri esperti. Il titolo dell’iniziativa era “Round table on the
evolution of the European quality policy”.
Nel suo intervento, il Commissario Dacian Cioloş, ha sottolineato come
sia importante sostenere la diversità della produzione attraverso la
valorizzazione le specificità territoriali attraverso politiche adeguate. I
prodotti DOP (denominazione d’origine protetta) ed IGP (indicazione
geografica protetta) non possono essere deregolamentati dal punto di
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vista del volume e della commercializzazione, si deve infatti mantenere
l’equilibrio tra domanda ed offerta.
DOP e IGP, legati alle tradizioni, hanno bisogno di maggior
dinamismo, pertanto di modifiche innovative che garantiscano la
competitività di questi prodotti. La relazione dell’On. Giancarlo Scottà,
approvata dal Parlamento europeo pochi mesi fa, è stata citata come
passo in avanti nel percorso verso un’agricoltura europea di qualità.
Dacian Cioloş ha assicurato che DOP e IGP verranno mantenuti
separati, vi saranno solo modifiche in modo da marcare con forza questi
due sistemi e per differenziarli dai marchi registrati e da altri tipi di sistemi.
DOP e IGP, infatti, sono sistemi pubblici mentre i marchi registrati sono
privati, di conseguenza il servizio pubblico dovrebbe difendere questi due
marchi. In ogni caso, accanto all’autorità pubblica, ci devono comunque
essere, secondo il commissario, le organizzazioni dei produttori (con ruolo
relativo anche alla promozione ed alla identificazione e scelta dei prodotti
da proteggere, misure che serviranno a rendere il prodotto più
competitivo).
Nel suo discorso, ha evidenziato come sia più corretto, dal suo punto
di vista, parlare di regioni con particolari specificità o di regioni fragili
anzichè di regioni svantaggiate o portatrici di handicap. In queste zone,
infatti, l’Unione europea deve investire per favorire lo sviluppo socio
economico di queste aree anche per rilanciare la qualità dei prodotti di
queste zone.
Ha inoltre assicurato che la proposta del Parlamento europeo sui
prodotti di montagna (verrà presa in considerazione la località di
produzione, non il luogo d’origine) verrà discussa ed esaminata nella
formulazione per la riforma della politica agricola comune.
Nel suo intervento, l’On. Paolo de Castro, ha evidenziato come
puntare sulla qualità dei prodotti europei voglia dire investire sulle aziende
affinchè siano più competitive sul mercato europeo e mondiale. Per
questo intenzione di Bruxelles è di rafforzare DOP e IGP anche a livello
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mondiale, sebbene i negoziati del WTO a Doha siano in stallo.
Interessante è stato prendere atto di come la Commissione europea abbia
apparentemente sposato con forza la convinzione di volere i DOP ma con
una regolamentazione della quantità.
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CONCLUSIONI
Questa breve tesina ha cercato di evidenziare i possibili scenari e le
possibili evoluzioni della PAC dopo il 2013. Ho cercato di chiarire i passi
che hanno portato alla situazione attuale della PAC, dalla sua nascita e
dalle motivazioni storiche dell’epoca post-bellica allo stato attuale ed alla
sua proiezione verso le tematiche di sostenibilità ambientale e di
cambiamento climatico.
Come è stato rilevato, al momento ci sono solo generali indicazioni sul
futuro della PAC, margini generali delineati in particolare durante la
conferenza di luglio della Commissione europea, dalle numerose interviste
fatte ad esperti e funzionari delle istituzioni europee così come da alcuni
incontri e conferenze dove il Commissario ha preso parte.
Tuttavia, come mi è stato spesso ripetuto in queste settimane, solo il
17 novembre 2010, con la pubblicazione della comunicazione sul futuro
della PAC della Commissione europea, potremo iniziare veramente una
seria analisi ed un dibattito su questo argomento.
In ogni caso, riguardo alle intenzioni della Commissione europea sulla
riforma della PAC post 2013, vi dovrebbe essere una maggiore attenzione
alla qualità dei prodotti piuttosto che alla quantità. Inoltre una maggiore
attenzione sarà posta allo sviluppo rurale, inteso quest’ultimo come
sviluppo reale delle infrastrutture e del sistema socio-economico delle
regioni più fragili, grazie anche ad investimenti in innovazione. In questo
modo sarà possibile valorizzare le specificità territoriali e le tradizioni delle
produzioni (di qualità) consentendo loro nel contempo, grazie ai nuovi
meccanismi di innovazione, di essere maggiormente competitivi e
proiettati verso il futuro e le nuove sfide globali.
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Comitato delle Regioni
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