Dibattito sul futuro della PAC
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Dibattito sul futuro della PAC
Provincia Autonoma di Trento Servizio Rapporti Comunitari e Sviluppo locale DIBATTITO SUL FUTURO DELLA PAC a cura di Hussam Hussein Tirocinio presso l'Ufficio per i Rapporti con l'Unione europea sede di Bruxelles Relazione di stage (21 giugno - 01 ottobre 2010) 1 INDICE 1. PARTE STORICA .............................................................................................3 1.1. Gli obbiettivi storici della PAC.....................................................................3 1.2. Le riforme dopo gli anni ‘60 ........................................................................5 1.3. La PAC dopo gli anni ‘90 ............................................................................6 2. DIBATTITO PUBBLICO: LA PAC DOPO IL 2013 ...........................................10 2.1. Risultati del dibattito online.......................................................................11 2.2. Risultati sondaggio Eurobarometer ..........................................................13 2.3. Conferenza “La PAC dopo il 2013”...........................................................14 3. PROSPETTIVE DELLA PAC RISPETTO AGLI INTERESSI DELLA PAT ......17 3.1. Priorità ed aspettative Trentine e delle zone di montagna........................17 3.2. Dibattito sul futuro della PAC....................................................................19 3.3. Il prodotto di qualità ..................................................................................20 CONCLUSIONI ...................................................................................................23 BIBLIOGRAFIA ...................................................................................................24 SITI INTERNET CONSULTATI...........................................................................26 2 1. PARTE STORICA 1.1. Gli obbiettivi storici della PAC La politica agricola comune (PAC) fu lanciata nell’Europa occidentale negli anni ’50 ed è la politica funzionale per eccellenza di Bruxelles, ovvero una politica d’integrazione settoriale. La PAC è stata per molti decenni la politica più importante delle comunità europee, almeno per quanto riguarda la sua rilevanza nel budget comunitario (quasi il 70% negli anni ’70) e la sua ricaduta sulla vita quotidiana dei cittadini. Formalmente, la PAC venne introdotta nel 1957 con l’articolo 39 del Trattato di Roma che ne delineava i quadri generali. I principi ed i meccanismi specifici della PAC vennero definiti dai sei paesi fondatori della Comunità economica europea e tale politica entrò in vigore nel 1962. Per capire l’evoluzione di questa politica, è necessario inquadrare il periodo storico della sua nascita. All’epoca, l’Europa occidentale era fortemente devastata a causa della seconda guerra mondiale, ed anche l’agricoltura, così come l’industria, ne aveva fortemente risentito. Infatti, la produzione alimentare si trovò ad essere paralizzata per molti anni, causando un forte aumento dei prezzi dei prodotti agricoli così come una diminuzione della loro produzione. Per questo motivo la PAC è stata una delle prime e più urgenti politiche intraprese da Bruxelles, con l’obiettivo specifico di:1 - assicurare a tutti i cittadini la sicurezza alimentare e l’accessibilità dei prezzi dei prodotti agricoli - 1 garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, Gli obiettivi sono elencati nell’art.39 del Trattato di Roma 3 - stabilizzare i mercati, - assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie, in particolare, al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell'agricoltura, incrementare la produttività dell'agricoltura, con poca attenzione - per il problema della sovrapproduzione, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure un impiego migliore dei fattori di produzione, in particolare della manodopera. Perciò, la PAC nei primi anni si è concentrata sul miglioramento della produzione alimentare nel vecchio continente in modo da garantire la sicurezza alimentare ai propri cittadini. Bruxelles decise così di fornire, ad esempio, incentivi finanziari per la ristrutturazione del settore, sostenendo le aziende agricole, la formazione del loro personale, l’introduzione di nuove tecnologie e sostenendo le regioni europee più svantaggiate. I meccanismi precisi per l’attuazione delle direttrici generali concordate nel Trattato di Roma vennero delineate durante la Conferenza di Stresa del 1958. Questa conferenza era necessaria per assicurare un’applicazione comune delle direttrici già decise, senza interpretazioni differenti a seconda del paese. Dall’incontro di Stresa si uscì con proposte che vennero concretizzate nel Primo Piano Mansholt2, dal nome del suo promotore, Sicco Mansholt, all’epoca vice presidente della Commissione e responsabile della PAC, riguardanti in particolare l’avvicinamento ad un mercato unico comune in campo agricolo (e l’arrivo ad una tariffa unica doganale verso il resto del mondo) ed il commercio intra-comunitario. Vennero così istituite le Organizzazioni Comuni di Mercato (OCM) ed all’inizio degli anni ’60 il Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia Agricola (FEOGA). Quest’ultimo è lo strumento finanziario della PAC e 2 Documento COM 60 (105), tuttavia meglio noto come Primo Piano Mansholt 4 venne successivamente diviso in due sezioni specializzate, “garanzia” ed “orientamento”. Tuttavia, già dopo pochi anni, gli obiettivi iniziali sono stati raggiunti creando però nuovi problemi. Nello specifico: • una sovrapproduzione di prodotti agricoli difficilmente smaltibile dal mercato europeo ha causato una destabilizzazione del mercato comunitario e internazionale • il surplus produttivo ha causato un considerevole aumento delle spese agricole • la creazione di un sistema agricolo artificioso che non corrisponde ad un miglioramento tecnologico e strutturale del settore • uno squilibrio tra le regioni europee che hanno beneficiato di sostegni comunitari e quelle che invece in questo sistema ne sono state sfavorite • un forte disequilibrio tra i produttori che hanno beneficiato dei sostegni economici e quelli che non ne hanno beneficiato 1.2. Le riforme dopo gli anni ‘60 Vi era pertanto la necessità di una riforma della PAC con l’obiettivo di renderla uno strumento più efficace ed in questa direzione nel 1968 venne approvato il Memorandum sulla riforma dell'agricoltura, conosciuto anche come "Piano Mansholt". Questo documento mirava a: ridurre la popolazione attiva impiegata in agricoltura; aumentare le dimensioni e l’efficienza delle unità agricole (diminuendo allo stesso momento la quantità di terreni coltivati); aumentare gli stipendi degli agricoltori cercando di equiparare i 5 loro salari a quelli dei professionisti degli altri settori ed avviare una serie di politiche regionali per rilanciare l’occupazione delle regioni più bisognose. In questi anni si nota che la volontà dei padri fondatori di creare una riforma di ammodernamento strutturale del settore agricolo venne sostituita da quella che in realtà doveva essere una misura a breve termine e puramente congetturale: la politica dei prezzi e dei mercati. Infatti quest’ultima finì per coprire il 95% del bilancio della PAC.3 Nel 1985 viene approvata dalla Commissione una pubblicazione del libro verde intitolata "Prospettive della politica agraria comune". Questo documento è frutto di una riflessione della stessa istituzione europea che nel 1983 proponeva una riforma sostanziale, revisione che è stata formulata ufficialmente due anni dopo in tale pubblicazione. Scopo del libro verde era di risolvere la questione della sovrapproduzione dei prodotti agricoli, cercando pertanto di ristabilire l'equilibrio tra l'offerta e la domanda e proponendo nuove direzioni per il futuro della PAC. In seguito alla pubblicazione del libro verde, vi è stato un cambiamento nella visione della PAC. Questa infatti è stata considerata non come una politica a sé stante, bensì come parte integrante della politica più generale di sviluppo rurale, quest’ultima intesa come politica di sviluppo integrato delle aree rurali, pertanto avente come soggetto l’agricoltura e gli agricoltori, ma non come soggetti esclusivi della strategia d’intervento.4 1.3. La PAC dopo gli anni ‘90 Nel 1992 è stata introdotta la riforma Mc Sharry, presentata nel 1991 dalla Commissione e da Ray McSharry, membro responsabile per l’agricoltura. La riforma del 1992 è molto importante nella storia della PAC in quanto introduce modifiche sostanziali quali la riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli affinché quest’ultimi vengano resi più competitivi sul 3 Dalla politica delle strutture alla politica di sviluppo rurale, http://www.terragri.eu/storia.asp consultato il 10 agosto 2010 4 Ibid. 6 mercato comunitario ed internazionale, e le cosiddette “misure di accompagnamento” per favorire un nuovo modello di sviluppo agricolo più sensibile alla sostenibilità di sviluppo rurale ed alla protezione ambientale ed infine gli “aiuti compensativi” per coprire le perdite di reddito subite dagli agricoltori. La riforma del 1992 è da molti considerata un ottimo adeguamento della PAC, tuttavia, negli anni successivi, una serie di cambiamenti hanno investito l’Unione europea, tra cui: la moneta unica, l’allargamento a est ed una serie di nuovi negoziati presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) riguardanti il commercio agricolo mondiale. Per questi motivi, una serie di adeguamenti nella PAC si resero necessari. Perciò, nel novembre 1996 la Commissione europea ha organizzato una conferenza speciale nella città irlandese di Cork per discutere della situazione attuale della PAC. La conferenza ha dato luogo ad una dichiarazione che sottolineava i punti principali del futuro della politica agraria e di sviluppo rurale. Il futuro modello sarà basato su un approccio multidisciplinare, intersettoriale, sostenibile e con una forte enfasi territoriale. Tuttavia, si trattava solo di una dichiarazione di principi generali e solo nel luglio 1997 iniziarono le trattative sul documento “Agenda 2000 – Per un’Unione più forte e più ampia” che portarono all’approvazione del regolamento 1257/1999 sulla scia del documento del 1997 del Consiglio europeo di Berlino del marzo 1999. Agenda 2000 fissa un nuovo modello agricolo di tipo multifunzionale, sostenibile e concorrenziale basato su tre pilastri, tra cui lo sviluppo rurale che viene definitivamente integrato nella PAC: • 1° pilastro - Politica dei Mercati • 2° pilastro - Sviluppo Rurale • 3° pilastro - Politica delle strutture 7 Agenda 2000 promuove un tenore di vita adeguato delle comunità agricole, rafforza la competitività dei prodotti sul mercato comunitario ed internazionale, rafforza l’elemento di sostenibilità e conservazione ambientale, migliora la qualità e la sicurezza del prodotto alimentare, rafforza la trasparenza, la chiarezza e l’accesso ai regolamenti comunitari in campo agricolo. Con questa riforma l’agricoltura viene considerata perciò non solo per la sua funzione produttiva, ma in una visione più ampia che va ad includere il contributo per la conservazione del paesaggio (si pensi alle zone montane per esempio), per la protezione dell’ambiente, per il benessere degli animali e della qualità e sicurezza dei prodotti alimentari. Nel 2003, per verificare il funzionamento dei meccanismi e delle modifiche apportate nel 2000, viene effettuata una revisione di medio periodo della PAC. Dopo una serie di trattative e di negoziati per il miglioramento e l’aggiustamento della stessa PAC, la revisione è diventata la Riforma Fischler, dal nome dell’allora commissario europeo all’agricoltura. La riforma Fischer è sia una revisione della PAC ma anche della sua politica di mercato. Punta a rafforzare il secondo pilastro concernente lo sviluppo rurale, sostiene il rafforzamento dell’insediamento dei giovani agricoltori e la qualità certificata dei prodotti. Si introduce inoltre il disaccoppiamento ed il pagamento unico per azienda, in altre parole gli aiuti diretti alla produzione concessi agli agricoltori vengono via via eliminati, cercando così di riequilibrare il rapporto tra domanda ed offerta, eliminando il problema delle sovrapproduzioni ma mantenendo invariati i redditi degli agricoltori. Nel 2004 alcune modifiche sono state apportate riguardo allo zucchero ed ai “prodotti mediterranei”. Altre modifiche invece sono andate incontro alle nuove esigenze di un’Unione europea allargata ad est. Inoltre, modifiche influenzate dalle trattative presso l’Organizzazione Mondiale per il Commercio nel “round di Doha” hanno riguardato: i sussidi comunitari agli agricoltori, i dazi per le importazioni e le esportazioni di beni agricoli ed 8 infine il rapporto privilegiato che Bruxelles intratteneva con alcuni paesi terzi e che davano così luogo alle distorsioni dei mercati internazionali. Nel complesso, con queste riforme Bruxelles ha intrapreso una strada sempre più sensibile allo sviluppo sostenibile, all’ambiente ed allo sviluppo rurale dove l’agricoltura ne è parte, ma non elemento esclusivo. Il bilancio della spesa per l’agricoltura è sceso all’attuale 35% per il periodo finanziario 2007-2013. Tuttavia, il 9,7% in più rispetto al quinquennio precedente è stato assegnato allo sviluppo rurale. 9 2. DIBATTITO PUBBLICO: LA PAC DOPO IL 2013 La PAC verrà riformata entro il 2013. Per questo motivo la Commissione europea pubblicherà a novembre 2010 una “comunicazione sul futuro della politica agricola comune” in cui verranno proposte diverse opzioni per il futuro della PAC dopo il 2013. Questo documento servirà da base per dar vita ad un dibattito tra le parti coinvolte per arrivare a determinare una proposta concreta di sviluppo di tale politica. In questo contesto la Commissione europea ha promosso una conferenza il 19 e 20 luglio 2010 in cui sono stati analizzati e discussi i risultati: di un dibattito pubblico online, di un sondaggio Eurobarometer sull’opinione pubblica riguardo alla PAC e di una serie di interventi di esperti del settore sulla situazione e prospettive della PAC. Per quanto riguarda il primo punto, la Commissione europea ha aperto un dibattito online durato dal 12 aprile all’11 giugno 2010 destinato a tutti i soggetti e le organizzazioni interessate. Questo strumento è stato avviato con l’intenzione di raccogliere i pareri dei cittadini europei, degli istituti di ricerca e delle parti coinvolte in merito al futuro della PAC. Questa prima consultazione fatta online è servita alla Commissione per avere un quadro generale delle posizioni dei vari attori europei riguardo a tale tematica, ed è probabile che i risultati di questa consultazione vadano a definire i margini generali della comunicazione sul futuro della PAC che verrà pubblicata a novembre. Per questo motivo un’analisi dei risultati di questa consultazione online ci permetterà di capire in quale direzione i vari soggetti stanno spingendo per riformare la PAC. Gli attori che hanno partecipato alla consultazione sono: singoli cittadini, le parti coinvolte ed i centri ed istituti di ricerca. Sono stati raccolti quasi 5700 contributi, di particolar interesse i dettagliati report e le relazioni inviate dagli enti più sensibili al futuro della PAC, quali gli istituti di ricerca specializzati, le rappresentanze regionali e le associazioni di categoria. Di questi interventi, 5473 erano fatti da singoli cittadini, 93 dalle parti coinvolte, 10 80 da istituti di ricerca e 36 dal network europeo per lo sviluppo rurale (ENRD). L’Italia non si è distinta per aver cercato di influenzare e contribuire attivamente a questo dibattito, classificandosi al decimo posto con 94 interventi, contro i 1440 tedeschi, 1053 polacchi, 788 francesi ed i 463 lettoni. Il sondaggio si è incentrato su quattro domande abbastanza generali che permettevano in ogni caso di spaziare sulle caratteristiche della politica: 1) Perché abbiamo bisogno di una politica agricola europea? 2) Che cosa si aspettano i cittadini europei dall’agricoltura? 3) Perché riformare la PAC? 4) Di quali strumenti abbiamo bisogno per la PAC di domani? 2.1. Risultati del dibattito online5 Vi è un consenso generale sull’importanza di avere una politica agricola comune innanzitutto per assicurare l’approvvigionamento alimentare europeo e la competitività dei prodotti europei. Si ritiene importante avere una PAC per sostenere gli agricoltori nelle loro attività, ma vi è una divisione di vedute sul metodo, ovvero tramite sussidi diretti in base alla produzione o incentivi non dipendenti dalla quantità dei beni prodotti. Ci si aspetta dall’agricoltura europea la possibilità di avere: una scelta variegata di prodotti agricoli sani ed a prezzi sostenibili (pertanto con un limitato uso di pesticidi), una sicurezza alimentare, un uso sostenibile 5 Da: http://ec.europa.eu/agriculture/cap-post-2013/debate/report/executive-summary_en.pdf (consultato il 16 agosto 2010) 11 delle terre ad uso agricolo ed un sostegno alle comunità agricole rurali. Interessante è anche la sensibilità del pubblico europeo alle tematiche bruxellesi. Infatti, la maggioranza dei cittadini coinvolti nel dibattito online ha sottolineato che l’agricoltura dovrebbe essere eco-sostenibile, contribuire perciò il meno possibile al cambiamento climatico, sostenendo la biodiversità. Inoltre l’agricoltura è vista come strumento per incentivare il popolamento delle aeree rurali dell’UE. Si sente la necessità di riformare la PAC per: risolvere questioni legate alla volatilità dei prezzi dei beni agricoli, rispondere alla crescente domanda mondiale di prodotti agricoli, mettere l’enfasi sulla sostenibilità dell’agricoltura, sul rispetto dell’ambiente e sulla salute dei cittadini, inquadrarla nel contesto del cambiamento climatico, andare incontro alle aspettative dei consumatori per quanto riguarda i prodotti di qualità, sostenere la competitività dell’agricoltura dell’UE e per migliorare il coordinamento con le politiche di sviluppo rurale. Riguardo agli strumenti da utilizzare, vi è stata una netta divisione tra coloro che hanno preso parte al dibattito. Da una parte quanti sostengono che la direzione della PAC attuale debba semplicemente essere mantenuta, mentre altri vorrebbero vedere una correlazione più stretta tra compensazioni agli agricoltori e benefici ambientali. Le metodologie suggerite vanno da strumenti di stabilizzazione dei mercati, a programmi locali di formazione, marketing, etc. Dal dibattito online la Commissione europea ha tratto alcune vie che riassumono le varie posizioni emerse: • Adottare una strategia globale e non soluzioni parziali e settoriali • Assicurare tramite la PAC la sicurezza alimentare • Puntare su innovazione e ricerca per rilanciare la competitività del settore 12 • Il mercato non cercherà di fare benefici per la collettività • L’importanza di correlare incentivi e sovvenzioni agli agricoltori e benefici pubblici • Protezione dell’ambiente, cambiamento climatico, sostenibilità ambientale, biodiversità, etc. • Risorse sufficienti per lo sviluppo rurale • Una PAC equa e solidale verso le aree e regioni più svantaggiate • Più trasparenza nel processo di produzione • Più competizione tra prodotti locali e quelli importati • Non danneggiare le economie e le produzioni agricole dei paesi in via di sviluppo 2.2. Risultati sondaggio Eurobarometer6 Il sondaggio Eurobarometer è stato realizzato su un campione di mille persone per ognuno dei 27 paesi dell’Unione europea dal 13 novembre 2009 al 9 dicembre 2009 da TNS Opinion per la DG Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione europea. Un risultato importante di questo sondaggio è che la maggioranza dei cittadini europei sostiene la PAC e la sua evoluzione degli ultimi anni. Il 90% degli intervistati considera la PAC e lo sviluppo rurale tematiche di strategica importanza per il futuro dell’Unione europea. La 6 http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/ebs/ebs_336_en.pdf (consulted on the 18th of August 2010) 13 maggioranza ritiene che la PAC post-2013 dovrebbe essere in generale più di competenza europea ed andare in due direzioni: essere più orientata al mercato (stabilità dei prezzi) ed avere più attenzione alle tematiche ambientali (cambiamento climatico, biodiversità, etc.). Questo sondaggio si è anche concentrato sul rapporto tra agricoltura e cambiamento climatico. L’82% sostiene che gli agricoltori dovrebbero essere aiutati per far fronte alle sfide che il cambiamento climatico apporterà, il 77% ritiene che questo settore soffrirà molto nei prossimi anni a causa del riscaldamento del pianeta mentre il 46% vede questo settore come una causa del cambiamento climatico (sebbene il 61% non concordi con questa visione). La PAC è ritenuta essere una politica importante dell’Unione europea dall’83% degli intervistati, mentre il 66% ritiene che il budget destinato a tale politica sia troppo basso o insufficiente. Negli ultimi tre anni c’è stata una crescita del numero delle persone secondo cui il budget della PAC dovrebbe essere aumentato. 2.3. Conferenza “La PAC dopo il 2013” Questa conferenza ha fatto il punto della situazione sul dibattito attuale sul futuro della PAC dopo il 2013. Partendo dal dibattito online e dal sondaggio già esaminati, i partecipanti hanno seguito otto workshop tematici sulla PAC per inquadrare al meglio le direttive per il miglior sviluppo di tale politica. Dacian Cioloş, commissario europeo all’agricoltura ed allo sviluppo rurale, nelle conclusioni ha sintetizzato i contributi ricevuti per la riforma della politica a lui delegata, cercando di trovare delle linee guida comuni. Nel suo intervento di chiusura dei lavori, intitolato “voglio una PAC forte, efficace ed equilibrata”, il commissario ha sottolineato come, dopo aver raccolto i risultati del dibattito pubblico online, oggi sia arrivato il 14 momento per la Commissione di elaborare proposte concrete per il post 2013.7 Nel dibattito pubblico si è molto parlato di tre tematiche: sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale (e cambiamento climatico) ed occupazione e volatilità dei mercati. Vi è pertanto la necessità, secondo il commissario, di riformare la PAC in queste direzioni, cercando un equilibrio tra esigenze economiche e di sostenibilità ambientale, integrandole alla nuova dimensione emersa: l’importanza territoriale dell’agricoltura. Per il commissario, gli aiuti devono: promuovere un’agricoltura competitiva, garantire alle aziende un futuro, rendere l’agricoltura più sostenibile e mantenere le aziende e l’occupazione sul territorio. Bisogna inoltre operare su criteri ed obiettivi realistici, considerando diversi aspetti quali il tipo di azienda, il contesto ambientale e climatico nonché socioeconomico in cui gli agricoltori si trovano ad operare, pertanto non adottando un criterio unitario ma differenziato in quanto il commissario non ritiene “che equità sia sinonimo di parità”8. La PAC rimarrà pertanto fondata su due pilastri per sostenere le diversità agricole ed i territori rurali europei. In conclusione, il commissario europeo ha evidenziato sette sfide alle quali la PAC riformata dovrà rispondere. Si tratta: 1) del rapporto tra l’Unione europea, sicurezza alimentare e rapporto con le economie dei paesi in via di sviluppo; 2) della sfida alimentare e delle ambizioni internazionali che l’UE deve continuare ad avere. Pertanto si deve puntare su ricerca ed innovazione per poter sostenere un prodotto di qualità; 7 http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=SPEECH/10/400&format=HTML&aged=0&lan guage=EN&guiLanguage=en (consulted on the 30th of August 2010) 8 Cit. dal discorso del commissario presso la conferenza sul dibattito pubblico “La PAC dopo il 2013” del 19 e 20 luglio 2010. 15 3) della sfida ambientale. Il cambiamento climatico e la scarsità di una serie di risorse naturali ci spingono ad intraprendere la strada di una gestione sempre più sostenibile di tali risorse in quanto esse rappresentano un interesse non solo ambientale e sociale, ma anche economico; 4) della sfida economica. Si devono perfezionare gli strumenti di gestione dei mercati, introducendo dispositivi che ci permettano di affrontare la questione dell’eccessiva volatilità; 5) della sfida territoriale. Infatti, il futuro dell’agricoltura è correlato a quello dei territori rurali. Quindi bisogna valorizzare le varie specificità territoriali; 6) della diversità. Mantenere e sostenere le diversità agricole e la biodiversità dell’Unione europea, accentuatesi dopo i recenti allargamenti del 2004 e 2007, 7) della semplicità. C’è infatti bisogno che la PAC sia chiara, trasparente e comprensibile a tutti. 16 3. PROSPETTIVE DELLA PAC RISPETTO AGLI INTERESSI DELLA PAT Per capire come si sta sviluppando il dibattito relativo alla riforma della PAC, bisognerebbe aspettare il 17 novembre 2010, giorno in cui verrà pubblicata la comunicazione sul futuro della PAC da parte della Commissione europea. Tuttavia, ho contattato diversi esperti del settore per avere un quadro più chiaro degli interessi della Provincia autonoma di Trento e delle regioni di montagna in questo settore ed un’idea di come il dibattito prepubblicazione della comunicazione della Commissione europea si sta svolgendo. Tra le persone intervistate, Gregorio Rigotti, funzionario del Dipartimento agricoltura della Provincia autonoma di Trento, Massimiliano Benelli, della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione europea, Elvira Grassi, funzionaria della Direzione Generale Agricoltura e Sviluppo Rurale, ed alcuni funzionari della stessa Direzione Generale ed vari membri e funzionari del Parlamento Europeo. Le domande vertevano sulle priorità del Trentino riguardo alla riforma, le aspettative delle regioni di montagna, e sul dibattito attuale sul futuro della riforma agricola. Cercherò di fare un’analisi generale per riassumere le interviste e le informazioni avute dagli incontri con questi esperti del settore. 3.1. Priorità ed aspettative Trentine e delle zone di montagna Alcuni vogliono delle politiche di utilità, non di privilegio. Come ha detto il commissario Dacian Cioloş, equità non è parità. Pertanto sarebbe meglio evitare di spostare i premi di indennità compensativa dal secondo al primo pilastro per aiutare i paesi appena entrati in Unione europea. Infatti, a rimetterci sarebbero le zone più marginalizzate e disagiate, come 17 ad esempio le zone montane del Trentino, in quanto vi sarebbero meno aiuti al secondo pilastro, ovvero allo sviluppo rurale di queste aree. Per il Trentino sarebbe auspicabile un incremento di contributi per le zone zootecniche e di montagna, per lo sviluppo di questi territori. Non bisogna però vedere i finanziamenti del secondo pilastro come una possibilità di accaparrare finanziamenti diretti per gli agricoltori di queste zone, ma lo spirito del secondo pilastro sarebbe da intendere come misure per lo sviluppo reale di queste zone, di cui l’agricoltura è solo una delle componenti. In altre parole, riforme strutturali e dirette ad esempio alle infrastrutture di queste regioni marginalizzate. Utile al Trentino sarebbe capire l’impatto e l’applicazione delle misure del secondo pilastro versus il primo, così come la regionalizzazione dei premi PAC. La posizione delle zone montane europee è indirizzata verso il miglioramento delle condizioni di aiuto del secondo pilastro alle zone montane con particolar rifermento all’asse 2 (agro ambiente), fondamentale per le attività zootecniche (allevamento del bestiame e produzione di latte). Obbiettivo sarebbe quello di evitare di aggravare il divario tra coltivatori montani e quelli di pianura. Ma bisogna in ogni caso stare attenti ed avviare una discussione sulla definizione di zona e prodotti montani, sia dal punto di vista geografico che di metodo di produzione e qualità dei prodotti di montagna. Alcune idee emerse per rilanciare l’agricoltura di montagna trentina sono l’introduzione del marchio prodotti di qualità che caratterizzi il prodotto di montagna (aiuti alla promozione dei prodotti di qualità). Come già visto, però, bisognerebbe innanzitutto definire il concetto di montagna e prodotto montano. Un altro strumento potrebbe essere la formazione di organizzazioni di produttori zootecnici. Nel 2013 spariranno le quote latte, rischiando pertanto un abbandono delle zootecnie montane, difficilmente riconvertibili in altre attività, con conseguente pericolo di abbandono e degrado delle zone rurali montane. Per questo motivo, si potrebbero introdurre dei 18 meccanismi di aiuto tramite un programma operativo per la zootecnia simile a quello oggi presente per l’organizzazione comune di mercato (OCM). Consisterebbe in altre parole in uno strumento di investimenti che l’associazione di produzione propone e per il quale investe e l’Unione europea elargisce un contributo pari al prodotto commercializzato. 3.2. Dibattito sul futuro della PAC La discussione sul futuro della PAC ha comunque confermato la volontà di non tagliare questa politica, come probabilmente auspicato da alcune capitali quali Londra e Stoccolma, ma di mantenerla. Una discussione che si è sviluppata in questi mesi è stata a quale modello agricolo si vuole arrivare: un modello agricolo comune o uno che conservi le specificità agricole locali? Una divisione c’è anche stata sugli aiuti del primo pilastro: un documento franco-tedesco li vorrebbe ripartiti in base ai contributi nazionali al budget comunitario; Varsavia invece preferirebbe un tasso di ripartizione unico per gli aiuti, ad esempio quello territoriale, che avrebbe come conseguenza un ingente numero di aiuti a Francia, Germania e Polonia ed uno piuttosto ridotto all’Italia. Un altro tasso di ripartizione, più favorevole all’Italia, sarebbe il numero di aziende agricole presenti nel paese. Si continua a discutere su questi diversi modelli, anche se la tendenza è a mantenere lo status quo. La PAC dovrebbe essere vista non come una possibile distorsione del mercato, ma come una risorsa per il mantenimento delle caratteristiche territoriali e quindi non come un interesse particolare (degli agricoltori) ma come portatrice di un interesse generale. In questo modo si possono rilegittimare gli aiuti pubblici all’agricoltura ed alle aziende. Una discussione in corso è anche quella che vede da un lato le esigenze delle aziende agricole, dall’altra il ruolo di questa politica che va 19 al di là della mera produzione agricola, ergo lo sviluppo rurale. Quest’ultima politica prevede un impegno per il mantenimento dello sviluppo rurale, il quale comprende l’agricoltura, ma non il contrario. Questa politica prevede anche un meccanismo di protezione dagli eventi e dai disastri naturali. Lo strumento dello sviluppo rurale dovrebbe però essere più flessibile; infatti oggi vi è una programmazione di 7 anni in 7 anni con la possibilità di modifiche (serve un anno per apportare modifiche). 3.3. Il prodotto di qualità Un altro argomento molto dibattuto in questi mesi è il concetto di qualità: qualità del prodotto agricolo e dell’ambiente e dei servizi. Per l’Italia in particolare è fondamentale questo aspetto. Infatti l’Italia punta sulle produzioni di qualità, ed è il primo paese in Unione europea per numero di registrazioni di prodotti di origine controllata. Serve avere un numero sempre maggiore di prodotti di qualità in quanto è su questo aspetto che si deve puntare, mentre le eccellenze, altrettanto importanti, serviranno a dare competitività sul mercato mondiale ai prodotti europei. Martedì 28 settembre 2010 si è tenuta al Parlamento europeo di Bruxelles una tavola rotonda che ha visto come relatori il Commissario europeo all’agricoltura ed allo sviluppo rurale Dacian Cioloş, il Presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo On. Paolo de Castro, e diversi altri esperti. Il titolo dell’iniziativa era “Round table on the evolution of the European quality policy”. Nel suo intervento, il Commissario Dacian Cioloş, ha sottolineato come sia importante sostenere la diversità della produzione attraverso la valorizzazione le specificità territoriali attraverso politiche adeguate. I prodotti DOP (denominazione d’origine protetta) ed IGP (indicazione geografica protetta) non possono essere deregolamentati dal punto di 20 vista del volume e della commercializzazione, si deve infatti mantenere l’equilibrio tra domanda ed offerta. DOP e IGP, legati alle tradizioni, hanno bisogno di maggior dinamismo, pertanto di modifiche innovative che garantiscano la competitività di questi prodotti. La relazione dell’On. Giancarlo Scottà, approvata dal Parlamento europeo pochi mesi fa, è stata citata come passo in avanti nel percorso verso un’agricoltura europea di qualità. Dacian Cioloş ha assicurato che DOP e IGP verranno mantenuti separati, vi saranno solo modifiche in modo da marcare con forza questi due sistemi e per differenziarli dai marchi registrati e da altri tipi di sistemi. DOP e IGP, infatti, sono sistemi pubblici mentre i marchi registrati sono privati, di conseguenza il servizio pubblico dovrebbe difendere questi due marchi. In ogni caso, accanto all’autorità pubblica, ci devono comunque essere, secondo il commissario, le organizzazioni dei produttori (con ruolo relativo anche alla promozione ed alla identificazione e scelta dei prodotti da proteggere, misure che serviranno a rendere il prodotto più competitivo). Nel suo discorso, ha evidenziato come sia più corretto, dal suo punto di vista, parlare di regioni con particolari specificità o di regioni fragili anzichè di regioni svantaggiate o portatrici di handicap. In queste zone, infatti, l’Unione europea deve investire per favorire lo sviluppo socio economico di queste aree anche per rilanciare la qualità dei prodotti di queste zone. Ha inoltre assicurato che la proposta del Parlamento europeo sui prodotti di montagna (verrà presa in considerazione la località di produzione, non il luogo d’origine) verrà discussa ed esaminata nella formulazione per la riforma della politica agricola comune. Nel suo intervento, l’On. Paolo de Castro, ha evidenziato come puntare sulla qualità dei prodotti europei voglia dire investire sulle aziende affinchè siano più competitive sul mercato europeo e mondiale. Per questo intenzione di Bruxelles è di rafforzare DOP e IGP anche a livello 21 mondiale, sebbene i negoziati del WTO a Doha siano in stallo. Interessante è stato prendere atto di come la Commissione europea abbia apparentemente sposato con forza la convinzione di volere i DOP ma con una regolamentazione della quantità. 22 CONCLUSIONI Questa breve tesina ha cercato di evidenziare i possibili scenari e le possibili evoluzioni della PAC dopo il 2013. Ho cercato di chiarire i passi che hanno portato alla situazione attuale della PAC, dalla sua nascita e dalle motivazioni storiche dell’epoca post-bellica allo stato attuale ed alla sua proiezione verso le tematiche di sostenibilità ambientale e di cambiamento climatico. Come è stato rilevato, al momento ci sono solo generali indicazioni sul futuro della PAC, margini generali delineati in particolare durante la conferenza di luglio della Commissione europea, dalle numerose interviste fatte ad esperti e funzionari delle istituzioni europee così come da alcuni incontri e conferenze dove il Commissario ha preso parte. Tuttavia, come mi è stato spesso ripetuto in queste settimane, solo il 17 novembre 2010, con la pubblicazione della comunicazione sul futuro della PAC della Commissione europea, potremo iniziare veramente una seria analisi ed un dibattito su questo argomento. In ogni caso, riguardo alle intenzioni della Commissione europea sulla riforma della PAC post 2013, vi dovrebbe essere una maggiore attenzione alla qualità dei prodotti piuttosto che alla quantità. Inoltre una maggiore attenzione sarà posta allo sviluppo rurale, inteso quest’ultimo come sviluppo reale delle infrastrutture e del sistema socio-economico delle regioni più fragili, grazie anche ad investimenti in innovazione. In questo modo sarà possibile valorizzare le specificità territoriali e le tradizioni delle produzioni (di qualità) consentendo loro nel contempo, grazie ai nuovi meccanismi di innovazione, di essere maggiormente competitivi e proiettati verso il futuro e le nuove sfide globali. 23 BIBLIOGRAFIA Aakkula, J., “Common agricultural policy at its limits?” In: Niemi, J. And Ahlstedt, J. (eds.). Finnish Agriculture and Rural Industries 2003. MTT Economic Research Publications, MTT Agrifood Research FinlandAakkula, Helsinki, 2003 Adam, Valérie et Bianchi, Daniel, « La PAC à l’heure du découplage: Une «dernière» réforme du soutien à l’agriculture européenne », RMCUE, n. 475, février 2004, pp. 89-105 Bianchi, Daniel, «La politique agricole commune au lendemain du traité d’Amsterdam», RTD Eur. 37(2) avr.-juin 2001, pp. 371-395 Blumann, Claude et Adam, Valérie, «La politique agricole commune dans la tourmente: la crise de la « vache folle», RTD Eur. 33(2) avril-juin 1997, pp. 239293 Blumann, Claude, Politique agricole commune: droit communautaire agricole et agro-alimentaire, Litec, Paris, 1996 Bowler, Ian R., Agriculture under the Common Agricultural Policy, MUP, Manchester, 1985 Butault, J.-P, Gohin, A., et Guyomard, H., «Des repères historiques sur l’évolution de la politique agricole commune», in J-P Butault (éd), Les soutiens à l’agriculture: Théorie, histoire, mesure, INRA éditions, Paris, 2004, pp. 86-118 24 Butault, J.-P. et Guyomard, H., «Conclusion: les politiques agricoles de soutien ont-elles encore un avenir?», in J-P Butault (éd), Les soutiens à l’agriculture: Théorie, histoire, mesure, INRA éditions, Paris, 2004, pp. 277-289 Butault, J.-P. et Le Mouël, C., «Pourquoi et comment intervenir en agriculture?», in J-P Butault (éd), Les soutiens à l’agriculture: Théorie, histoire, mesure, INRA éditions, Paris, 2004, pp. 11-67 Gaboriau Sorin, Delphine, Quel avenir pour les aides directes à l’agriculture européenne? Editions Apogée, Rennes, 2007 García Azcárate, Tomas, «Bilan de santé de la Politique agricole commune», RCMUE no 515, févr. 2008, pp. 73-79 Garzon, Isabelle, Reforming the Common Agricultural Policy – History of a Paradigm Change, Palgrave Macmillan, Basingstoke, 2006 Greer, Alan, Agricultural Policy in Europe, Manchester University Press, Manchester, 2005 25 SITI INTERNET CONSULTATI Commissione Europea – DG Agricoltura e Sviluppo Rurale http://ec.europa.eu/agriculture/index_en.htm Parlamento Europeo http://www.europarl.europa.eu/ Comitato delle Regioni http://www.cor.europa.eu/ 26