La grandezza e il vigore delle ali dipendono dalla profondità e dalla

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La grandezza e il vigore delle ali dipendono dalla profondità e dalla
La grandezza e il vigore delle ali
dipendono dalla profondità e
dalla robustezza delle radici
Antico proverbio del Quebec
Donald Winnicot
La funzione di holding
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Holding definisce la capacità della madre
di fungere da contenitore delle angosce
del
bambino;
è
la
capacità
di
contenimento
della
madre
sufficientemente buona, la quale sa
istintivamente quando intervenire dando
amore al bambino e quando invece
mettersi da parte nel momento in cui il
bambino non ha bisogno di lei.
All'interno dello holding il bambino può
sperimentare l'onnipotenza soggettiva,
esperienza necessaria per il sano sviluppo
dell'individuo.
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Lo spazio transizionale
Per Winnicott il bambino vive in una realtà costruita soggettivamente, dove
tutto è sotto il suo controllo onnipotente (onnipotenza soggettiva); in questa
realtà il bambino crede di costruire la madre con i suoi desideri. Gradualmente
dovrà abbandonare questa visione per abbracciare una visione dello spazio
oggettivo condiviso, dove la madre esiste indipendentemente dalla volontà
egoistica del bambino. Tuttavia, tra le due forme di realtà ne esiste una terza,
lo spazio transizionale. L'esperienza transizionale, avendo la caratteristica di
entrambe le forme di realtà, permette al bambino di spostarsi verso una realtà
oggettiva condivisa, senza esserne traumatizzato.
In ogni caso, lo spazio transizionale non consiste solo in una fase evolutiva dello
sviluppo umano, ma è anche lo spazio potenziale tra individuo e ambiente, in cui
si modella, in "tutte le età successive dell'uomo" ogni forma di processo mentale
creativo, che ci permette di sviluppare una autonomia riflessiva personale
.
L'oggetto transizionale
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All'interno dello spazio transizionale acquista
importanza l'oggetto transizionale: un oggetto
(lembo di coperta, peluche, pezzo di stoffa.
ecc.) acquisito dal bambino per aiutarlo nel suo
sviluppo psicologico; esso viene ad essere il
primo oggetto assimilato dal bambino come
"non-me".
Tale oggetto, rappresentando l'unione con la
madre, ne permette anche il distacco e
l'autonomia da essa, un processo definito come
individuazione-separazione dalla Mahler. Quindi
l'oggetto
transizionale
permette
l'ammortizzazione del passaggio dallo stadio
dell'onnipotenza soggettiva a quello della realtà
oggettiva condivisa
John Bowlby
L'attaccamento è...
a) comportamento di attaccamento;
b) sistema comportamentale di attaccamento;
c) legame d'affetto.
Rimanda all' "attaccamento relazionale" di un soggetto: un bambino che "ha un attaccamento"
vuol dire che avverte il bisogno di percepire la vicinanza ed il contatto fisico con una persona di
riferimento.
Il comportamento di attaccamento ha come funzione quella di garantire la vicinanza e la
"protezione" della figura di attaccamento. Tali legami svolgono una funzione fondamentale per la
sopravvivenza dell'individuo.
L’attaccamento perdura nel tempo dopo essersi strutturato nei primi mesi di vita intorno ad
un'unica figura.
La qualità dell'esperienza definisce la sicurezza d'attaccamento in base alla sensibilità e
disponibilità del caregiver e la formazione di modelli che definiranno i comportamenti relazionali
futuri. Con la crescita, l’attaccamento si modifica e si estende ad altre figure, fino a ridursi
notevolmente: nell’adolescenza e nella fase adulta il soggetto avrà maturato la capacità di
separarsi dal caregiver primario, e di legarsi a nuove figure di attaccamento.
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Bowlby riteneva che l’attaccamento potesse essere di tipo "sicuro" ( il bambino sente di
avere dalla figura di riferimento protezione, senso di sicurezza, affetto) e "insicuro" (il
bambino riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti come instabilità,
prudenza, eccessiva dipendenza, paura dell’abbandono).
Identifica quattro fasi attraverso le quali si sviluppa il legame di attaccamento:
la prima dalla nascita fino alle 8-12 settimane: il bambino non è in grado di discriminare le
persone che lo circondano anche se riconosce, attraverso l’odore e la voce, la propria
madre;
superate le dodici settimane comincia a dare maggiori risposte agli stimoli sociali;
fra il sesto ed il settimo mese, il bambino diviene discriminante nei confronti della
persone con le quali entra in contatto;
dal nono mese l’attaccamento con il caregiver si fa stabile e decisamente visibile: il
bambino richiama l’attenzione della figura di riferimento, la saluta, la usa come base per
esplorare l’ambiente, ricerca in lei protezione in particolare se si trova a cospetto di un
estraneo.
Il comportamento di attaccamento è stabile e profondo fino a circa tre anni, età in cui il
bambino acquisisce la capacità di mantenere tranquillità e sicurezza in un ambiente
sconosciuto in compagnia di figure di riferimento secondarie, ed avere la certezza che il
caregiver faccia presto ritorno.
Per Bowlby è molto importante che il legame di attaccamento si sviluppi in
maniera adeguata, poiché dipende da questo un buono sviluppo della persona:
stati di angoscia e depressione, in cui un soggetto si può imbattere durante
l’età adulta, possono essere ricondotti a periodi in cui la persona ha fatto
esperienza di disperazione, angoscia e distacco durante l’infanzia.
Il modello di attaccamento, sviluppatosi durante i primi anni di vita,
caratterizza la relazione con la figura di riferimento durante l’infanzia e
diviene un aspetto della personalità e un modello relazionale per i futuri
rapporti.
La separazione dalla figura materna, evento traumatico per un bambino, è
vissuto ed ha diverse ripercussioni sulla vita dell’individuo a seconda della
durata e del periodo in cui si verifica la separazione, delle capacità di
resilienza del soggetto e delle caratteristiche dell’ambiente. La separazione
dalla figura di riferimento si snoda in tre momenti - la protesta, la
disperazione ed il distacco - ma può risultare più facile viverla e superarla se
vi sono alcune circostanze favorevoli come la presenza di un fratello, la
presenza di un’altra persona che riesce a sostituire in maniera ottimale il
caregiver oppure un ambiente accogliente.
Il bambino...
Gioca, tocca, rompe, si muove, prova, riprova,
tenta...
E' unità psico-fisica, è mente e corpo insieme.
Il movimento è quindi fattore di crescita nello
sviluppo fisico e nello sviluppo mentale.
Un corretto sviluppo psicomotorio influenza
l'apprendimento scolastico, facilita e potenzia
le capacità espressive, agevola l'apprendimento
logico-matematico, favorisce l'acquisizione
della lettura e della scrittura.
Il
bambino attraverso il movimento conquista spazi sempre più
vasti e scopre la realtà, i rapporti sociali..
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3 anni:
camminare, correre, saltare,
strisciare, gattonare, rotolare,
arrampicarsi, tirare-spingere,
lanciare, equilibrio, dentro-fuori,
aperto-chiuso grande-piccolo, vicinolontano
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4 anni:
movimento-stop, rumore-silenzio,
molto-poco, forte-piano, duro-molle,
alto-basso, sopra-sotto, avanti-dietro,
lungo-corto, spesso-sottile, verticaleorizzontale, uguaglianzadisuguaglianza,
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5 e 6 anni:
coordina più dati, esperienze,
verbalizzazione, linguaggio
simbolico, linguaggio grafico,
percezione immediata
rappresentazione mentale
Lo sviluppo fisico – motorio
Fase senso motoria: la scoperta dei sensi e dello spazio
attraverso il movimento
Da 0 a 3 mesi: come pesa la testa!
dorme piange per comunicare
Da 4 a 6 mesi: un mondo da
assaggiare!!
riflesso di prensione
afferra gli oggetti e li trasferisce
da una mano all'altra
vede e riconosce la mamma e il papà
da vicino
solleva le gambine afferra i piedini
si gira sulla pancia
acquista famigliarità con il corpo
batte le mani
gorgheggia
sta seduto da solo
gli organi di senso si perfezionano
assaggia qualsiasi cosa
Da 7 a 9 mesi: esploratore a quattro
zampe!
cerca di alzarsi in piedi e inizia a
gattonare
anticipa i movimenti ripetuti
riconosce il suo nome
riesce a stare seduto
si fa capire nel cibo preferito
Da 10 a 12 mesi: il piccolo
ingegnere...
solitamente si muove
autonomamente
mostra fastidio o piacere
inizia a sviluppare la motricità fine
ha consapevolezza delle forme
degli oggetti di cui scopre le
dimensioni
Da 13 a 18 mesi: scoperte a
grandi passi
da esploratore diventa
ricercatore
cataloga gli oggetti conosciuti
mangia autonomamente
tende ad imitare nei giochi i
comportamenti dei genitori
ricorda gli oggetti e il loro luogo
scoperto il meccanismo aziona il
gioco infinite volte
Da 19 a 24 mesi: un abile oratore!
Numerose sono le abilità manuali e
motorie acquisite
spesso ricorre al gioco simbolico
il linguaggio è sempre più ricco
perchè il bambino è incuriosito
delle parole nuove e
dall'intonazione
Fase pre-operatoria: non è ancora capace di comprendere che
alcune operazioni sono reversibili
Da 25 a 30 mesi: quasi un piccolo
acrobata!!
Da 31 a 36 mesi: alla scoperta
del vasino
cammina all'indietro, sale le scale
solleva oggetti senza sbilanciarsi
sa contare le dita di una mano
è sempre più autonomo e
consapevole delle sue azioni
utilizza colla e forbici
più
si riconosce e si rappresenta
impara a giocare in modalità
cooperativa
si specializza nei giochi fisici e
nell'attività di movimento
Fase percettivo motoria: aumenta la partecipazione e la
socializzazione, impara a comunicare idee e sentimenti
Da 4 a 5 anni: che chiacchere!!
il linguaggio è quasi pari a quello
di un adulto
bravissimo a dipingere e
disegnare
ha molta memoria
ha affinate capacità motorie e la
motricità fine è molto sviluppata
Dai 6 anni: alla conquista della
scuola
necessita di muoversi
la coordinazione non è sempre
corretta in quanto lo schema
corporeo non è ben integrato
Fase delle operazioni concrete: particolarmente legato alle
prove empiriche dei fenomeni, ha difficoltà nel pensiero
astratto e nella risoluzione di problematiche che non può
visualizzare
A 7 anni: attenzione!
A 8 anni: giochiamo insieme?
si fa più prudente, preciso e
completo
più attenzione e concentrazione
evolve la lateralità
le femmine non le vogliamo!
è più socievole
giochi di squadra
Dai 9 ai 10 anni: guarda cosa so
fare!!
tende a strafare e a sprecare più
energie di quanto previsto
Fase delle operazioni formali: gradualmente si acquisisce il
pensiero ipotetico
Da 11-12 anni in poi: … chi si
ferma più!
le abilità motorie acquisite si
rinforzano e si strutturano
Jean Piajet: individuo, ambiente e movimento
Lo sviluppo intellettivo
Fase senso motoria da 0 a 2 anni
- 0 a 3 mesi: le prime impressioni
coccole e amore, imita i movimenti del caregiver, riconosce chi si occupa di lui
- 4 a 6 mesi: mamma ti conosco!
vocalizza e balbetta sequenze di sillabe, capisce dal tono della voce i sentimenti, dimostra preferenze,
sembra capire il no
- 7 a 9 mesi: tempo di giochi
affascinato dalla caduta degli oggetti e dai giochi rumorosi, comprende frasi onomatopeiche, riconosce il
suo nome, diffida degli estranei
- 10 a 12 mesi: un carattere tutto suo!
“no!”, pensa e agisce scegliendo la via più semplice, scegli ciò che gli piace, molto possessivo, segue piccole
conversazioni
- 13 a 18 mesi: le prime amicizie
dimostra i suoi sentimenti, memoria in evoluzione, più aperto alla condivisione e alle novità
- 19 a 24 mesi: un interlocutore attento!
comincia a pensare in maniera complessa, gli educatori sono esempi molto importanti, inizia a svilupparsi la
moralità e il giudizio verso se stessi e verso gli altri,
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Fase pre-concettuale da 2 a 4 anni
Atteggiamento di tipo egocentrico, crede che tutti lo capiscano e pensino
come lui, il linguaggio diventa associazione di oggetti e azioni, imita e impara
il concetto di obbedienza.
25 - 30 mesi: il tempo dei capricci
la voglia di autonomia contrasta con il la paura di fare da solo, parla in
continuazione, ha meno timore dell'estraneo; si diverte con gli altri bambini, ha
acquisito la capacità di categorizzare
31 – 48 mesi: via libera alla fantasia!
il linguaggio è sempre più comprensibile, iniziano i giochi di immaginazione, vuole e
riesce ad essere sempre al centro dell'attenzione, distingue le femminucce dai
maschietti
Fase del pensiero intuitivo: 4 – 7 anni
Aumenta la socializzazione e la partecipazione alla quotidianità, si sviluppa la
funzione cognitiva di generalizzazione, comunica anche idee e sentimenti, pone
domande, svolge azioni complesse, gioca e litiga con coetanei
Fase delle operazioni concrete: 7 – 11 anni
è meno egocentrico e capisce che gli altri potrebbero non sapere cosa desidera,
acquisisce diversi principi logici che permettono di conoscere al meglio la realtà,
la reversibiltà delle operazioni, la seriazione, l'equivalenza, la conservazione
il decentramento dell'attenzione, l'inclusione in classi,
il principio di identità, il pensiero relazionale per confrontare,
la quantità di un oggetto non cambia al variare della forma
Fase delle operazioni formali: dai 12 anni ….
Acquisisce il ragionamento ipotetico, impara a fare ipotesi e a verificarle
Lo sviluppo emotivo
Non è riconducibile a un'età e non può essere scisso dai progressi motori ed
intellettuali.
La componente motoria è molto legata allo sviluppo emotivo; quando un'emozione
si fa dirompente è necessario affrontarla sullo stesso piano anche con il
contenimento.
Le prime paure molto intense dei bambini scompaiono grazie all'aiuto
rassicurante dell'adulto che deve aiutarlo ad esorcizzarle e regolarle.
I comportamenti regressivi non sono patologici se temporanei, ma lo possono
diventare se ansia e angoscia diventano incontrollabili.
Gli stili genitoriali non devono
tutelare eccessivamente i bambini, i
no e le regole sono necessari per
vivere in gruppo, per capire che ogni
azione ha una conseguenza, per
uscire dal pensiero egocentrico e
raggiungere uno sviluppo sociale
fondamentale per il vivere in
gruppo.
Lo sviluppo sociale
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1° tappa (0 - 3 anni): vivere con gli altri
accettare leggi, regole e comportamenti in contrasto con il nostro, adattare il
nostro modo di agire a quello degli altri (routine)
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2° tappa (3 - 6 anni): sviluppare empatia
mettersi nei panni dell'altro, uscire dal proprio essere al centro del mondo,
riconoscere che l'altro è degno di attenzione e rispetto
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3° tappa (6 - … anni): imparare a collaborare
lavorare con gli altri per raggiungere uno scopo senza perdere la propria
individualità
“Ecco il mio segreto.
Non si vede bene che con il cuore.
L’essenziale é invisibile agli occhi.”
Il piccolo principe – A. de Saint-Exupéry
L’empatia è guardare con gli occhi di un
altro,
ascoltare con le orecchie di un altro e sentire con il
cuore di un altro.
A. Adler
Ascoltare
Sentire
EMPATIA
Fare
Dire
Un ponte a due vie
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È una forma intangibile, silenziosa, profonda, efficace e potente di comunicazione
interpersonale.
Alta competenza emotiva per entrare nel mondo dell'altro (capacità fusionale),
rimanervi il tempo necessario e tornare ad essere se stessi (differenziazione di
sè).
Quanto più si conoscono e accettano le proprie emozioni, tanto più si sentono e
capiscono quelle degli altri.
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Essere con l'altro (come si sente) per comprenderlo profondamente.
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Attitudine ad offrire la propria attenzione
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Ascolto non valutativo
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Empatia positiva Empatia negativa
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Empatia, prosocialità e altruismo
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In ogni relazione significativa c'è empatia
Un esempio di empatia: il rapporto tra genitori e figli
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Emozione dell'incontro
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Il sorriso della madre suscita il sorriso del figlio.
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Il pianto diventa un atteggiamento che comunica (mondo sensitivo ed
emotivo).
I capricci manifestano l'inizio dell'accettazione della regola imposta che
diventa abitudine (mondo emotivo e accettazione dell'altro).
John Bowlby e la teoria dell’attaccamento,
Charles Darwin e la teoria evoluzionistica
Il legame relazionale che si crea tra il bimbo e i caregivers è innato. Il piccolo
può sopravvivere più facilmente se vicino a qualcuno che lo protegge dai pericoli
e gli è vicino nei momenti felici e in quelli di difficoltà. La vicinanza di figure
adulte di attaccamento favorisce lo sviluppo nel bambino di aspettative sociali
positive, e rinforza l’autostima del bambino assieme all’immagine che egli ha di
sé.
La prima forma di condivisione empatica è il contagio emotivo, immediato e
involontario, in assenza di mediazione cognitiva. Darwin rintraccia nell’uomo una
capacità innata di riconoscere le emozioni e rispondere automaticamente ad
esse in modo congruo.
Tale abilità ha una funzione sociale di comunicazione. Si è riconosciuta la
presenza del contagio emotivo nell’uomo sin dalla nascita, riconducendolo ad una
non chiara differenziazione di sé dall’altro.
Lo sviluppo morale
Una volta che il bambino è riuscito a fare sue delle norme, vuole e pretende che il rituale sia
sempre lo stesso. Tende ad applicare i medesimi schemi di comportamento a tutte le
situazioni.
Una volta interiorizzate le regole, tendono a non volerle perchè sacre in quanto date dagli
adulti (assenza di tolleranza); infrangere una regola è ugualmente grave e non esistono
eccezioni di nessun genere.
Verso i due-tre anni vi è un periodo di forte spinta all'autonomia e indipendenza per cui il
bambino sembra porsi in eterna sfida all'adulto... pur tenendo presente che si tratta di un
processo “benefico” i bambini vanno comunque ripresi con autorevolezza ma mai con
cattiveria altrimenti la situazione crea uno stato d'ansia che poi tende a degenerare.
Ma che cos'è la moralità?
L'adulto tende a far passare nozioni morali nello stesso modo in cui le vive, senza
considerare che i bambini non sono in grado di capire. Ad esempio le nozioni di colpa e
punizione sono difficili da far passare fintanto che il bambino non capisce le implicazioni.
Regole e capricci: la costruzione del limite
Il limite è una grande fatica ed un passaggio evolutivo indispensabile per la costruzione
dell'identità.
Ha bisogno di essere sostenuto e condiviso socialmente.
Si crede che il limite sia negativo, che la somma di tutte le positività stia nelle soddisfazioni dei
desideri individuali, mentre la radice di tutte le frustrazioni sia l'obbedienza delle norme
sociali. Si crede anche di dover rispondere solo alle norme “personali”.
Senza limite non c'è ricerca dell'autonomia. Senza limite non c'è pensiero.
I limiti si insegnano nella quotidianità, si vivono, sono di ognuno e di tutti, con funzioni e tempi
diversi.
Le regole vanno subite poste anche se poche devono essere chiare, semplici, adeguate e devono
equilibrare: sono argini rassicuranti entro i quali crescere.
Negare la regola significa negare lo sforzo di diventare grandi. Con i bambini piccoli è
necessario che la regola sia ripetuta, che sia stabile ma che evolva con i progressi o modificarsi
in occasioni speciali.
Alle regole è affidato il prezioso compito di promuovere l'acquisizione dell'autonomia,
dell'autostima, dell'equilibrio affettivo, delle competenze relazionali e cognitive.
Le punizioni
Chiare, esplicite, comprensibili e certe, non devono aumentare la confusione,
devono esserci sempre.
Le punizioni hanno la duplice funzione di liberare e sancire.
Deve essere leggera, adeguata
ricattatoria, non umiliante.
all'età,
congruente
all'infrazione,
non
Non deve mai mettere in discussione l'amore dell'adulto per il piccolo.
La regola è infatti un atto d amore che deve testimoniare il nostro interesse per
il bambino, la nostra volontà di indirizzarlo nel contesto sociale, la fiducia che
possa crescere con adeguati valori.
La complessità sociale rende la famiglia un sistema complesso nuovo in continuo e costante
cambiamento che perciò necessita di flessibilità e di attenzione costante circa i bisogni e
le necessità dei propri membri. In una realtà così variegata aggiustare la regola in
progressione rimanendo in ascolto dei propri figli risulta complesso, ma si imparerà a
tenere il bambino per mano, a camminare acanto a lui, a lasciarlo andare solo
accompagnandolo con lo sguardo e a restare a casa aspettandolo.
Essere genitori/educatori non è semplice, significa assumersi la responsabilità di crescere
un figlio, smettere di essere figli per sperimentarsi in un nuovo ruolo.
Alcuni genitori credono che le regole vadano spiegate razionalmente; altri credono che i
bambini non siano in grado di capire e che quindi “impareranno e capiranno da grandi”.
Le “regole per crescere” servono a costruire contesti all'interno dei quali i bambini e le
bambine possano cercare un modo personale di risposta e di azione; “crescere per regole”
vuol dire agire e costruire tipologie comunicative dentro le quali il bambino trova anche i
limiti e le frustrazioni che l'adulto deve sostenere.
Le ribellioni
I bambini hanno bisogno che gli adulti ci siano, che siano presenti emotivamente,
è importante far sentire che li si comprende nella rabbia, nel dolore ma che è
comunque impossibile concedere ciò che si desidera.
Bisogna accettare l'espressione della ribellione, il tempo, l'intensità perchè il
bambino desidera e necessita di liberarsi della rabbia, prima di riconciliarsi con il
genitore/educatore.
Strategia utilizzabili per aiutare i bambini ribelli sono:
la contrattazione di desideri a scadenze, lontana dal tutto e subito,
la possibilità di scelta senza delegare la responsabilità genitoriale,
il mostrare loro i differenti bisogni dei bambini e degli adulti ridefinendo le
priorità di tutti,
il riconoscimento delle differenze tra fratelli e sorelle per ridurre la
conflittualità e imparare regole nuove.
Il gioco: i giochi dei bambini non sono dei giochi,
bisogna invece valutarli come le loro azioni più serie
Montaigne
Il gioco è benessere
Aiuta a comprendere come funzionano le cose
(che cosa si può o non si può fare con
determinati oggetti),
Mostra le leggi del caso e della probabilità
Le regole
rispettate
di
comportamento
che
vanno
Insegna ad essere perseverante e ad avere
fiducia nelle proprie capacità
Riesce a far liberare la mente da contaminazioni
esterne (il giudizio altrui), e permette di
scaricare la propria istintualità ed emotività.
Il gioco è significativo per lo sviluppo
intellettivo del bambino, perchè quando
gioca sorprende se stesso e acquisisce
nuove modalità per entrare in relazione con
il mondo esterno.
Nel gioco il bambino sviluppa le proprie
potenzialità
intellettive,
affettive
e
relazionali..
A secondo dell'età impara ad essere
creativo, sperimenta, scopre se stesso,
entra in relazione con i suoi coetanei e
sviluppa l'intera personalità.
Il gioco tra un adulto e un bambino è
motivo di grande felicità ed è un modo che
consente
di rafforzare il senso di
sicurezza e protezione. La capacità di
giocare con i bambini garantisce una
sensazione di benessere psichico oltre a
costituire la condizione di base per
consentire loro di sviluppare una buona
capacità ludica.
E' necessario garantire e restituire ai
bambini il tempo e lo spazio per dare libero
sfogo a tutte le loro pulsioni interne e
assicurare loro una certa complicità senza
svestirsi del ruolo di guide.
Oggi documenti internazionali affermano il diritto al gioco del bambino
proclamato come bisogno prevalente e vitale dell'infanzia, motivato da esigenze
e implicazioni di ordine fisiologico, psichico, spirituale e sociale e basato sul
riconoscimento della pienezza umana in ogni fase della vita.
Il gioco dovrebbe essere considerata l'attività più seria dei bambini.
Attraverso il gioco il bambino esterna i propri bisogni ed esprime sogni e paure.
Esso è la vera via per scoprire l'inconscio infantile; è un linguaggio segreto con
cui il bambino si esprime, in forma simbolica, difficile da decifrare anche per lui,
per questioni emotive di cui è inconsapevole.
Gioco senso motorio
E' fonte di sensazioni piacevoli e gratificanti che arricchisco il sé.
Da 0-3 mesi il bambino gioca con il proprio corpo o con il corpo della madre, compiendo
attività esplorative e ripetitive, che servono ad imparare a distinguere fra il sé e il nonsè, per capire dove finisce lui e inizia la madre. Utilizza i suoi sensi ed è attratto da
rumori e dagli oggetti di diverse consistenze che scopre manipolando e ciucciando.
I giochi consigliati sono:
da 0-3 mesi palle morbide, carillon, sonagli, strumenti musicali
da 6-9 mesi giochi che riesce a vedere bene, afferrare, aprire, chiudere, riempire
dai 9 mesi l'attenzione si sposta su oggetti piccoli da afferrare, il Cestino dei Tesori
da 12-24 mesi i giochi “rassicuranti” basati sullo scomparire e riapparire di un oggetto,
lancio e recupero di una palla.
dai 2 anni i travasi fatti con contenitori di varie dimensioni e forme con materiali
diversi lo aiuteranno a sviluppare la motricità fine.
Gioco euristico
Manipolazione di materiale povero: corrisponde al bisogno di esplorare da
soli il modo in cui gli oggetti si comportano a seconda di come vengono
maneggiati. Consiste nel fornire una grande quantità di materiali e
contenitori con i quali giocare liberamente.
In questo gioco i bambini mostrano una grande concentrazione; è importante
lasciarli liberi di esprimersi a sperimentare; non esiste un giusto e uno
sbagliato né soluzioni prestabilite.
Valorizzare e sostenere il bambino nelle attività soprattutto se frustrato
dal non riuscire a far fare ad un oggetto quello che la sua forma o natura
fisica non gli permette.
Affiancarlo nel riordino: riponendo i giochi nei contenitori il bambino attua
un operazione di seriazione e potrebbe vivere il riordino come un momento
divertente e piacevole.
Materiali proposti: pon pon di lana,
sacchetti e scatole, oggetti con
forme strane, stoffe, chiavi, noci,
tappi, pigne, barattoli, mollette,
catenelle, bigodini, anelli per tende...
Gioco simbolico
E' il far finta di; si manifesta attorno ai 2 anni fino ai 6 circa.
Il bambino finge di essere qualcun altro; raramente condivide questo gioco.
Non è necessario chiedere di partecipare perché si potrebbe rompere la
libera espressione del bambino che in questo modo sfoga ansie, paure che chi
osserva può captare. Il bambino imita immedesimandosi negli adulti
riproducendo gli stessi stati d animo o sentimenti di rabbia o gioia.
Il bimbo cambia personaggio attraverso
l'immaginazione
ma
anche
travestendosi:
foulard,
cappelli,
borsette, occhiali... renderanno il gioco
più
interessante
e
divertente
specialmente se nei paraggi si po'
trovare uno specchio. Questo gioco
permette ai bambini di calarsi nel
personaggio ma anche di diventare
autonomi nel vestirsi e nello spogliarsi.
Anche i libri sono importanti perché
le storie arricchiscono la fantasia
fornendo stimoli per il gioco
simbolico e possono essere occasione
di conversazione e di confronto oltre
che di arricchimento del linguaggio.
Il bambino curioso e attento
imparerà ad amare i libri ed il loro
contenuto.
I libri più adatti sono gli album
illustrati.
Giochi di regole
Il gioco può essere diretto e guidato solo dopo
che sono state acquisite le tappe dello sviluppo
necessario a introdurre il gioco strutturato
cioè verso i 3 anni e in maniera equilibrata fino
agli 8.
Dai 6 anni in poi il gioco diventa cooperativo e
competitivo. Preferisce giochi in cui le regole
sono necessarie alla buona riuscita. La
comparsa delle regole determina la fine del
gioco infantile e inaugura la fase di crescita
(autocontrollo).
Dai 7 anni il bambino possiede una visone
corretta della realtà e la riproduce nel gioco.
In questo periodo scopre lo sport che gli
permette di agire il suo senso competitivo.
Problemi di gioco
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Fucili guerra e violenza
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Differenze di genere
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La televisione