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Libro SARSINA 7.11 ore 15.30:Layout 1
13-04-2010
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I “CENTO FIORI” DELL’ARTE
di Antonio Paolucci
Direttore dei Musei Vaticani
samino le opere che Marisa
Zattini ha chiesto a ventidue
artisti per illustrare gli Arcani,
E
le figure esoteriche dei Tarocchi. Nella
vasta collettiva ognuno dei ventidue
popola con un dipinto o con una scultura
lo spazio espositivo del Museo
Archeologico di Sarsina. Tutti
si confrontano con la Divinazione
e con il Mistero. Insieme, con sensibilità
ed espressioni diverse, si affacciano sul
lago nero sul quale riposa il nostro destino
governato dal Simbolo, dall’Azzardo,
dalla Premonizione.
Mi piace questo confronto di giovani
artisti contemporanei appartenenti
a tendenze e ad esperienze disuguali
e plurali, con il mondo incognito che sta
oltre la ragione e la percezione.
«Ci sono più cose fra cielo e terra
di quante non ne immagini la tua
filosofia» (Shakespeare).
Gli artisti lo hanno sempre saputo.
Ai ventidue selezionati da Marisa Zattini
le celebrazioni memoriali per
il millennio della cattedrale di Sarsina
hanno offerto l’occasione per dimostrarlo.
Ed ecco dunque gli artisti con la loro
interpretazione degli Arcani. A ognuno dei
ventidue è dato incarico di metterne
in figura uno e uno solo. Vediamo come.
Per Adriano Bimbi, che è un figurativo
raffinato, Il Matto è un macilento stranito
uomo selvatico, un po’ barbone,
un po’ hippy, un po’ - forse - “Isola dei
famosi”.
Stefano Mazzotti dovendo raffigurare
il Il Bagatto gioca la carta della astrazione
e della nostalgia, come se la sua doppia
Antonio Paolucci - I “cento fiori” dell’Arte
figura fosse un mosaico romano bordato
di simboli misterici, emerso dagli scavi
archeologici di un antichissimo sito.
La Papessa di Richards Hess è attonita
come una Pizia o una Sibilla Cumana
vestita di paramenti sacerdotali.
Continua la serie degli Arcani
e le immagini ci introducono per graduale
e quasi ipnotico coinvolgimento, nella
scacchiera cifrata del Gioco e del Simbolo.
Per Andrea Guastavino, sagace interprete
delle straordinarie potenzialità espressive
della fotografia, L’Imperatrice è un nudo
sontuoso di donna ritagliato contro uno
sfondo drammatico, attraversato
da subitanei presagi e da luci balenanti.
Mentre per Enrico Lombardi
L’Imperatore è l’angoscia delle bianche
guglie affilate in un paesaggio
di nero di ocra di seppia.
Al confine fra iperrealismo e surrealismo
sta Il Papa di Moreno Bondi, figura
inquietante fantasmatica assisa in uno
spazio onirico popolato di immagini
di nudi femminili miniaturizzati.
Se Luca Piovaccari pensa all’Amore che
è Arcano Maggiore nel gioco dei Tarocchi
ed è onnipresente esistenziale arcano nella
vita di tutti e di ognuno, immagina due
volti contigui e tuttavia capovolti, sfregiati
ed evanescenti nella magistrale evocazione
fotografica.
Mi piace, fra tutti, Il Carro di Francesco
Bombardi, scultura imponente irta
e minacciosa, smagliante di metalli
assemblati; oggetto alieno che sta fra la
biga etrusca e il robot di Guerre Stellari.
Per Silvano D’Ambrosio La Giustizia
è una donna nuda con la bilancia
e la spada e con le ali tagliate. Qualcuno
lo ha fatto o se le è tagliate da sola?
Una incursione surrealista contraddice
l’iconografia consueta e inquieta
il riguardante.
Bella l’idea di Nicola Samorì che dovendo
significare L’Eremita si è inventato una
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