Il pentito, gli affari e la faida mafiosa Bagheria, territorio
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Il pentito, gli affari e la faida mafiosa Bagheria, territorio
Mafia Il pentito, gli affari e la faida mafiosa Bagheria, territorio in fibrillazione Sabato 11 Maggio 2013 - 06:00 di Riccardo Lo Verso Bagheria è una pentola a pressione. L'omicidio dei due narcos spagnoli al soldo del cartello canadese della cocaina rischia di scatenare una sanguinosa faida. Un allarme che preoccupa i magistrati di Palermo. Il nuovo pentito conosce i segreti e i pericoli di una faida forse solo stoppata dagli arresti. PALERMO - Un pentito, gli affari del narcotraffico e una guerra di mafia. Sfiorata e bloccata dagli arresti. Forse solo momentaneamente, però. Bagheria è una pentola a pressione. L'omicidio dei due narcos spagnoli al soldo del cartello canadese della cocaina rischia di scatenare una sanguinosa faida. Un allarme serio e concreto che preoccupa i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Del neo collaboratore di giustizia conosciamo nome e cognome. Scegliamo, al momento, di non renderli noti adottando la linea della prudenza. Ci sono ragioni legate alla sicurezza dei familiari dell'uomo che ha saltato il fosso. E non solo. La sua collaborazione potrebbe valere molto di più del ritrovamento dei corpi di Juan Ramon Fernandez Paz e Fernando Pimentel. Che i due fossero stati ammazzati non era un segreto per i carabinieri del Ros che avevano già ricostruito le fasi del delitto. Le dichiarazioni del pentito sono state, però, fondamentali per arrivare fino in contrada Fiorolli, a Casteldaccia. Lì c'erano i corpi dei due spagnoli, partiti dal Canada per morire in Sicilia. Sono stati crivellati di colpi e bruciati prima di essere gettati tra i rifiuti. Le regole di Cosa nostra impongono che venga avvisato il capo del mandamento dove deve avvenire un omicidio. Ci vuole il suo permesso per spargere sangue. A Bagheria come in qualsiasi altro centimetro quadrato di Sicilia. Eppure Gino Di Salvo, indicato come uomo fotte del clan bagherese, nulla sapeva del delitto se è vero, come è vero, che si era messo alla ricerca dei killer. Di chi aveva osato fare fuoco in casa sua senza alcuna autorizzazione. E aveva dato mandato di fare luce sulla vicenda al suo braccio destro Sergio Flamia. Ricerche senza esito che hanno finito per indispettire Di Salvo, che non è l'ultimo arrivato. Lo sanno bene i carabinieri del Nucleo investigativo e del Reparto operativo del comando provinciale di Palermo. Settantanni, processato e assolto dall'accusa di essere stato il postino di Bernardo Provenzano, considerato legato anche a Piddu Madonia, e amico della storica famiglia mafiosa bagherese degli Eucaliptus: ce n'è abbastanza per considerare Di Salvo un uomo che negli ambienti mafiosi merita rispetto. Eppure qualcuno avrebbe deciso di sfidarlo, massacrando due persone nel suo territorio. Ramon Fernadez e Pimental erano innanzitutto legati al clan che Di Salvo avrebbe retto fino al suo fermo. L'amicizia fra Flamia e Ramon Fernadez era ormai consolidata, e coinvolgeva pure le rispettive famiglie. E poi c'erano gli affari in corso. Affari di droga lungo l'asse Montreal-Bagheria. Uccidere i due spagnoli ha voluto dire eliminare, senza autorizzazione, due amici e due pedine di uno scacchiere disegnato a suon di dollari canadesi. Già, il Canada. Ramon Fernadez era l'ambasciatore a Toronto di don Vito Rizzuto, considerato il leader del clan nato come una costola delle due famiglie newyorkesi (BonannoGambino), ed erede di Nicolò Rizzuto, l'anziano patriarca partito da cattolica Eraclea per diventare un potente boss a Montreal. Il dominio dei Rizzuto negli ultimi anni è stato messo in discussione, a suon di morti (sessanta in tre anni) da Raynald Desjardins. La faida canadese si è spostata in Sicilia con l'omicidio dei due spagnoli. L'ordine di morte sarebbe partito proprio dal Canada per essere eseguito in Sicilia dove, però, non sarebbe stato autorizzato. E adesso tocca ai carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Agueci e dai sostituti Mazzocco, Malagoli e Demontis, capire chi ha avallato il duplice omicidio e in cambio di cosa. E qui si innesta il ruolo decisivo del neo dichiarante. Uno che sapeva dove erano stati abbandonati i corpi martoriati di Ramon Fernadez e Pimentel. Uno che sa pure da chi è partito l'ordine di ammazzarli e chi ho la eseguito. E chi era pronto ad armarsi per rivendicare il diritto di comandare in casa propria.