Rischio educativo - La pagina dello Ziomax

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Rischio educativo - La pagina dello Ziomax
RISCHIO EDUCATIVO, Luigi Giussani
SCHEMA
OSSERVAZIONI PRELIMINARI
Prima premessa
L'educazione è introduzione alla realtà totale. É la realtà che determina integralmente il movimento
educativo passo passo e ne è il compimento.
Totale: educazione significherà lo sviluppo di tutte le strutture di un individuo fino alla loro
realizzazione integrale e nello stesso tempo affermazione di tutte le possibilità di connessione attiva
di quelle strutture con tutta la realtà.
Seconda premessa
La realtà non è mai veramente affermata se non è affermata l'esistenza del suo significato.
Un significato della realtà sottende allora il processo dell'educazione.
LEALTA' CON LA TRADIZIONE
Valore di questo principio
La prima direttiva per un'educazione dell'adolescenza è la leale adesione alla tradizione, che
funziona per il giovane come una ipotesi esplicativa della realtà. L'ipotesi di lavoro rappresenta
quella certezza nella positività della propria intrapresa, senza cui nulla si muove, nulla si conquista.
Conseguenze della sua negazione
Il laicismo moderno sostiene che la personalità sarebbe il termine di una spontaneità evolutiva,
senza che occorra alcuna regola o guida oltre se stessi.
a) Una personalità aumenta nella misura in cui si approfondisce una vera libertà di giudizio e di
scelta. Per giudicare e scegliere occorre un metro, e se esso non è l'affermazione di quella realtà
originaria in cui la natura ci forma, allora l'individuo si illude di crearselo da sé e il più delle volte
sarà abbandonato a una reazione, o a una forza esterna (potere).
L'esito è un'alienazione di sé; camminare senza indirizzo preciso porta inevitabilmente allo
scetticismo.
b) Nella scuola. L'insegnamento non si cura di offrire aiuto per l'effettiva presa di coscienza di
un'ipotesi esplicativa unitaria. La predominante analiticità dei programmi abbandona lo studente di
fronte ad una eterogeneità di cose e a una contraddittorietà di soluzioni che lo lasciano, nella misura
della sua sensibilità, sconcertato e avvilito d'incertezza.
c) Famiglia. A nulla varrebbe aver dato la vita senza aiutare instancabilmente i figli a riconoscere il
senso totale di essa.
AUTORITÀ, ESISTENZIALITÀ DI UNA PROPOSTA
I punti in cui la tradizione è più cosciente sono i responsabili ultimi dell'educazione
dell'adolescente, il “luogo dell'ipotesi” per lui. Autorictas, ciò che fa crescere, è in un certo modo, il
mio io più vero.
Spesso invece oggi l'autorità è sentita come qualcosa di estraneo, che si aggiunge all'individuo.
La funzione educatrice di una vera autorità si configura come “funzione di coerenza”: una
continuità di richiamo ai valori ultimi e all'impegno della coscienza con essi; un permanente criterio
di giudizio su tutta la realtà; una salvaguardia stabile del nesso sempre nuovo tra i mutevoli
atteggiamenti del giovane e il senso ultimo totale della realtà. Autorità sono innanzitutto i genitori
(coscienti o no). Autorità è anche la scuola.
VERIFICA PERSONALE DELL'IPOTESI EDUCATIVA
1) Sua necessità
Occorre suscitar nell'adolescente personale impegno con la propria origine, occorre che l'offerta
tradizionale sia verificata, da ragazzo e da nessun altro per lui.
L'educazione vera ha supremo interesse che il giovane si educhi a un paragone continuo non solo
con le posizioni altrui, ma anche e soprattutto fra tutto ciò che gli capita e quell'idea offertagli.
Educare non è chiarire delle idee. Occorre un intervento delle energie, della libertà. La paura nei
giovani, ad affermare l'essere sorge proprio da un mancato impegno con l'essere.
2) Sue condizioni
a) La prima è che egli sia aiutato a impegnarsi secondo un ideale nel suo ambiente, perchè è
nell'ambiente che attinge spunti, sollecitazioni e alimentazione la trama di esperienze intime ed
esteriori del ragazzo stesso, e quindi è nell'impegno con l'ambiente che diverrà chiara la validità
dell'educazione data.
b)La seconda è che la verifica nell'ambiente non sia compiuta in modo solitario dal giovane.
Occorre che il suo modo di affrontare tutte le realtà sia vissuto comunitariamente. La comunità non
va confusa con l'associazione, ma è una dimensione interiore, è all'origine dei nostri pensieri e delle
nostre azioni. Altrimenti non è comunità, ma calcolo. Una ipotesi di senso totale veramente vissuta
non può che presentarsi come comunità. Tanta impostazione è invece individualistica, intimistica o
aridamente razionalistica. L'autorità stessa ha come funzione tipica la genesi della comunità.
c) la terza condizione è l'uso del tempo libero, che è il luogo della più trasparente scelta
dell'adolescente. Il tempo libero è il punto in cui l'ideale più facilmente da “dovere” diventa
“fascino”, iniziativa del giovane, responsabilità coscientemente assunta. Attraverso l'impegno con
l'ideale nel tempo libero, l'adolescente imparerà a perseguire la sua ipotesi anche nel restante tempo.
3) Sue “dimensioni”
Come suscitare l'energia, come provocare quell'impegno di verifica dal quale solo nasce la
convinzione? C'è un facile equivoco possibile in una insistenza prevalente sulla forza di volontà.
Occorre lanciare l'adolescente “fuori di sè”, verso orizzonti sintetici e definitivi, che chiameremo
“dimensioni”. Tali dimensioni dell'animo dell'adolescente, per le quali è giusto rivolgere un
adeguato richiamo di impegno, sono cosi definibili:
a) Esigenza di una spiegazione totale della realtà (dimensione culturale nel senso più completo).
b) Esigenza di una radicalità assoluta nell'amore (dimensione della carità nel suo senso più
genuino). Amare è innanzitutto un modo di concepire sé, non è un sentimento, non un dare.
L'adolescente va richiamato ad una purezza totale di motivi.
c) Esigenza di una totalità di orizzonti cui la propria umanità sia richiamata ad aderire (dimensione
missionaria). La carità è una legge sena confini, universale. Limitare l'ambito del condividere, così
come l'esistenza ce ne dà la possibilità, è rinnegare se stessi. L'illimitatezza è la sola risposta
possibile per la sete di cui l'uomo adulto suo malgrado, l'adolescente per esigenza urgente e vissuta,
sono preda.
IL RISCHIO, NECESSARIO ALLA LIBERTÀ
Scopo dell'educazione è quello di formare un uomo nuovo; perciò i fattori attivi della educazione
debbono tendere a far sì che l'educando agisca sempre più da sé, e sempre più da sé affronti
l'ambiente. L'evolversi dell'autonomia del ragazzo rappresenta per l'intelligenza e il cuore e anche
per l'amor proprio – dell'educatore un “rischio”. D'altra parte è proprio dal rischio del confronto che
si genera nel giovane una sua personalità nel rapporto con tutte le cose. La sua liberà “diviene”.
Questo amore alla libertà sin nel rischio è sopratutto una direttiva che l'educazione deve aver
presente. Una educazione che accetti con vigilanza il rischio della libertà dell'adolescente è reale
sorgente di fedeltà e di devozione cosciente all'ipotesi proposta e a chi la propone.
CONCLUSIONE
Di potrebbe dire che nel momento educativo dell'adolescenza età di verifica, le grandi linee
metodologiche da tenere siano: la posizione precisa di una ipotesi di senso totale della realtà
(tradizione), unica condizione di certezza per l'adolescente; la presenza di una ben precisa e reale
autorità, luogo di tale ipotesi, unica condizione di coerenza nel fenomeno educativo, la
sollecitazione del giovane ad un impegno personale di verifica, unica condizione di una reale
convinzione, equilibrato rischio del confronto autonomo tra l'ipotesi e la realtà nella coscienza
dell'adolescente, unica condizione per la maturità della sua libertà.
Al termine di questo processo ha forse l'educatore finito il suo compito?
E' l'inizio di un nuovo cammino, e proprio nella sua novità sta la ragione di un maggior nesso. Ora
educato ed educatore sono due uomini, sono due fra gli uomini: è il tempo di quella compagnia
matura e forte che lega coloro che vivono una stessa esperienza del mondo, che incontrano il
richiamo all'essere in ogni istante del loro cammino, è il tempo in cui si lavora insieme, fianco a
fianco, per un destino che tutti riunisce.