06.Marin-Ingordo è buono: la nuova resistenza alla condivisione
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06.Marin-Ingordo è buono: la nuova resistenza alla condivisione
Ingordo è buono: la nuova resistenza alla condivisione Un paio di settimane fa Julia Child stava pranzando a Oceana e, quando è venuto il momento di ordinare, ha insistito perché al suo tavolo prendessero tutti la stessa cosa. Dato che era Julia Child, hanno obbedito, e hanno potuto godersi un pasto insolito senza frasi come «Oh, posso provare una delle tue chele di granchio gigante della Florida?» né «Toh, assaggia un po’ d’orata scottata in padella!». E assolutamente nessun traffico di piatti. La settimana dopo, per telefono da Boston, Julia Child ha spiegato: «Odio questa promiscuità a tavola! Tutti prendono tutto. Se quello che stai mangiando ti piace, non hai voglia di darlo via». Finalmente qualcuno l’ha detto! Basta, insomma, con queste incursioni nel piatto degli altri! Il boccone migliore del tuo salmone in crosta di miso, prima ancora che tu l’assaggiassi, se l’è arraffato il tuo vicino di tavolo. Siete a tavola in sei: si comincia a far girare i piatti, e quando l’antipasto o il secondo che ti eri scelto con cura ti torna indietro, riesci a malapena ad assaggiarlo. Ti offrono di assaggiare un piatto che, se avessi avuto voglia di mangiarlo, l’avresti ordinato tu, e ti senti costretto a fare l’ipocrita e a dire: «Oh, sì, mi piacerebbe assaggiarlo!». Tim Zagat, autore delle omonime guide ai ristoranti, ha proprio l’attrezzo giusto per soddisfare questi occhi affamati. È la sua speciale “forchetta per assaggi”. La forchetta – non certo un articolo standard di coltelleria – è dotata di un manico telescopico che accresce di un metro buono il campo d’intervento dell’utente. «Se la sai maneggiare bene, è molto divertente», ha detto, aggiungendo che, dopo che sua moglie Nina ha sfoderato la sua a una recente conferenza Relais & Châteaux a Bordeaux, il primo ministro francese Lionel Jospin ne ha ordinate cento. «I francesi rimangono di stucco». Forse perché, in Francia, infilzare la forchetta nella chateaubriand di qualcuno è ancora considerato gauche. A quanto pare, gli Americani non provano altrettanto horreur. «Nell’ultimo paio d’anni mi ci sono così abituato» ha detto Mr. Friedman, cui era stato insegnato a pensare che infilare la propria forchetta nel cibo di qualcuno fosse maleducato. «Le prime volte che lo vedevo fare, mi veniva da domandarmi “Ma si può davvero? È corretto?” Quasi mi vergognavo, soprattutto nei ristoranti più raffinati. Poi uno si rende conto che non c’è quasi limite. Chi lo fa, lo fa anche nei locali a quattro stelle». Strano che nell’attuale cultura igienista gli scambisti del piatto non ci pensino due volte e si lancino in qualcosa di molto simile a quello che “Seinfeld” ha memorabilmente definito “double dipping”, ossia, a una festa, dare un morso a una patatina, o a qualsiasi altra cosa, e poi riintingerla nella salsa, coi germi e tutto. Andrew Davidson, consulente informatico, davanti al fenomeno si dimostra però un po’ schizzinoso. «È quella cosa da bambini che, se un giocattolo lo devi dividere con gli altri, ti sembra rotto» ha detto. «Non lo vuoi più». Dato che la moglie di Davidson è autrice di articoli e libri di gastronomia, lui a cena al ristorante ci va davvero spesso. Ma, ad affrontare una cena come se fosse un’orgia, non si è proprio mai abituato. «Più il ristorante è di lusso, più le porzioni sono piccole» ha detto, e «più ti secca di far assaggiare gli altri». Ordini qualcosa di preciso, e te lo pregusti, ha detto. «Il peggio è quando qualcuno ti offre qualcosa al solo scopo di farsi offrire un morso di quello che stai mangiando tu» ha aggiunto. Vince chi alla fine ha in pancia più portate. «Assaggiare un piatto nuovo è una specie di medaglia d’onore» ha detto Friedman, l’autore di libri di cucina. Oltre a essere la versione da spilorci del menu d’assaggi, attingere dal piatto degli altri solleva problemi politici e psicologici di ogni genere. I figli unici spesso sono restii a mettere il proprio piatto in comune, benché la stessa conseguenza possa essere provocata anche dalla presenza di fratelli predatori. Friedman dice di aver notato che «in certe coppie, specie se lui non è particolarmente beneducato, ed è lui a offrire, lui pretende sempre di assaggiare anche quello che ha ordinato lei». Qualcosa di simile succede tra principale e subordinato. A chi paga il conto spetta un pezzo della tua côte de veau.