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Ottobre-Novembre 2015
INSIDE
Marocco
INTERNATIONAL
AFRICAITALIA
TESTIMONIAL/ROBERTO NATALI
D
È una piattaforma ideale per l’Africa
omanda. Il Marocco
può essere una buona
porta d’ingresso in
Africa?
Risposta. È un ruolo che si va intensificando, per diversi motivi.
Imprese, istituti finanziari, operatori marocchini
di vari settori sono già
da tempo presenti in una
ventina di Paesi dell’Africa occidentale, con cui
fanno da ponte.
una piattaforma molto aperta e favorevole agli scambi internazionali.
+0,4% nel 2014, costo del lavoro contenuto il salario minimo è pari a circa
300 euro al mese.
D. Quindi il Paese non ha
risentito degli sconvolgimenti
che a partire
dal 2011 hanno
interessato la
sponda Sud del
Mediterraneo?
R. Direi che hanno indirettamente favorito in
Marocco un importante
avanzamento del sistema
democratico, sia sotto il
profilo istituzionale che
politico-culturale.
D. Quali opportunità vede per
le aziende italiane?
R. Ovviamente nei settori tradizionali,
ma vorrei sottolineare una novità. La
regione del Tadla Azilal, caratterizzata da terre fertili e paesaggi gradevoli,
merita particolare attenzione da parte italiana. Non solo il potenziale di
sviluppo economico è molto elevato
in campo agroindustriale e nel terziario in rapida espansione, ma è anche la
regione d’origine della maggior parte dei 600 mila marocchini emigrati
in Italia, che costituiscono la prima
comunità imprenditoriale straniera.
Questi elementi possono avere un ruolo
determinante per l’attività delle nostre
imprese e una presenza italiana nella
regione non può che risultare mutualmente vantaggiosa.
CRESCE L’INTERSCAMBIO, MA IL SALDO È IN ROSSO
D. Un secondo
motivo?
R. La stabilità e la Roberto Natali è
continuità, unitamen- ambasciatore italiano a
te al riformismo e Rabat dal 2013
D. Nessun problema
all’orientamento aperto
di sicurezza, quindi?
all’occidente, hanno permesso anche R. Le minacce connesse al radicalismo
una significativa crescita economica, religioso e al terrorismo sono aumenche rende il Paese attraente per investi- tate anche qui, ma la situazione non è
tori e operatori commerciali stranieri.
comparabile con quelle ben più gravi
in altri Paesi della regione.
D. Perché commerciali?
R. Gli accordi di libero scambio con
D. E quali sono i fattori vincenti
gli Usa nel 2005, con l’Ue nel 2008,
per un’azienda che voglia
oltre a Fta con Emirati Arabi, Turchia,
investire?
Tunisia, Egitto, Giordania, ne fanno R. Una crescita stabile, bassa inflazione,
T
erza in Europa per valore delle esporIL TREND DELL’EXPORT
tazioni verso il Marocco, dopo Francia
export
1600
import
e Spagna, ma prima di Germania, l’Italia
saldi
1200
sta tuttavia subendo una leggera perdita
800
di competitività. Nel 2014 le exportazioni sono calate del 7% e ancora di circa
400
il 4% nel primo semestre di quest’anno,
0
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
in cui il saldo della bilancia commerciale,
Fonte: Sace
negativo per l’Italia, è balzato del 20% a
354 milioni. Con le importazioni, in cui il 90% è rappresentato da prodotti delle attività
manifatturiere, che nel primo semestre sono quasi raddoppiati in valore, l’interscambio totale tra i due paesi è in crescita. Dal punto di vista merceologico, solo il 20%
dell’ export, circa 85 milioni di euro nl primo semestre, è basato su macchinari e apparecchiature, in particolare macchine industriali specializzate e di impiego generale.
Made with Italy
QUI C’È LA FILIERA
UN FONDO PER SIGIT
CEMENTO CON IL SOLE
a filiera italiana del fotovoltaico ha trovato casa
in Marocco a Ben Guerir, nel Sud del Paese
a 70 chilometri da Marrakesh, dove Giovanni
Simoni, fondatore di Kenergia, un consorzio di
sviluppo della tecnologia
fotovoltaica, ha creato
Solar Breeder Morocco.
L’iniziativa a cui
partecipa con il 20%
anche la Sie, società di
investimenti energetici
del governo marocchino,
riunisce cinque Pmi
italiane del settore. «È
un modello pensato
Giovanni Simoni
per sviluppare la filiera
energetica in ogni step. Dagli studi di fattibilità
all’installazione di impianti, dalla fornitura di servizi
allo sviluppo di R&D», ha spiegato Simoni a MFI. I
partner italiani dell’iniziativa sono Delio Cegalin di
Azimut, Lorenzo Carnelli di Friem, Antonio Zingales
di Saet, Bruno Riva di Moroni&Parnters, e Andrea
Lorenzon di Global Energy. L’investimento è di
20 milioni di euro, con cui verrà avviata anche
l’attività commerciale insediata al Technopark
di Casablanca». L’idea di Simonini fa leva
sull’interesse dei marocchini di acquisire e sviluppa
un’intera filiera tecnologica e delle imprese italiane
di aprirsi un mercato estero nel quale difficilmente
avrebbero avuto la forza di entrare, ciascuna per
conto proprio.
imest, la finanziaria della Cassa depositi e prestiti
focalizzata sul finanziamento dei piani di sviluppo
internazionale delle pmi, è stata tra i più attivi investitori
in Marocco, con 18 interventi. Il più recente, uno dei più
significativi, è la partnership con Sigit, azienda leader
nel settore della fornitura di articoli tecnici stampati in
gomma e in plastica per la componentistica automotive
e degli elettrodomestici, 80 milioni di ricavi attesi
quest’anno. Con un investimento di 4 milioni di euro, di
cui 400 mila assicurati da Simest attraverso il suo Fondo
di Venture Capital, Sigit ha aperto a Tangeri, lo
scorso febbraio, un impianto attrezzato con
macchinari all’avanguardia, nelle vicinanze
di uno dei maggiori stabilimenti Renault.
«La logistica è stata cruciale per la nostra
decisione», ha spiegato Pierangelo Decisi,
presidente di Soag Group, holding
italo-omanita (60% investitori
privati, 40% fondo sovrano
Oman) che controlla Sigit, «ma
consideriamo il Marocco
un paese strategico anche
per altri mercati come il
sud della Spagna o per
altri settori in cui siamo
presenti».
l maggiore investimento italiano nel Paese è quello di
Italcementi Group, che attraverso Ciments du Maroc
gestisce tre cementerie, un centro di macinazione,
quattro cave, e 25 impianti di calcestruzzo, impianti
sui quali investirà oltre 7
miliardi di euro. Ciments du
Maroc, quotata alla Borsa
di Casablanca, secondo
produttore di cemento e
il primo nel settore del
calcestruzzo, ha assicurato
nel primo semestre di
quest’anno un fatturato
record di 179 milioni in
crescita di oltre il 10%,
Carlo Pesenti, Italcementi
con un margine lordo
particolarmente elevato, 74 milioni, nonostante
una leggera contrazione della domanda. Il gruppo
guidato da Carlo Pesenti ha una forte attività
anche nelle energie rinnovabili attraverso Italgen
che nell’ottobre scorso ha inaugurato, ad Aït Baha,
l’impianto termo solare CSP (Concentrated Solar
Power), con un investimento di circa 3 milioni di euro
in R&S. L’impianto pilota a 50 chilometri da Agadir,
adiacente ad una delle cementiere del gruppo, a cui
fornisce energia, consta di tre moduli con una superficie
totale riflettente di 6 mila metri quadrati ed una potenza
termica di picco di 3.800 kW, equivalenti a circa 1.000
MWh elettrici/anno. In termini di impatto ambientale,
si stima un risparmio annuo di circa 600 tonnellate di
CO2 e di 1.300 barili di petrolio.
L
S
Andrea Novelli, ceo di Simest
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