capitolo 3 (Scarica il PDF - 396kB)
Transcript
capitolo 3 (Scarica il PDF - 396kB)
3. LA REGIONE OGGETTO DELLO STUDIO. ASPETTI SOCIO-ECONOMICI ED AMBIENTALI 3.1 La realtà del Madagascar; i problemi tipici di un paese sottosviluppato: economia, società, ambiente e la recente crisi politico-finanziaria 3.1.1 Collocazione storico - geografica Il Madagascar, quarta isola al mondo per estensione, è situato ad est del continente africano, dal quale è separato dai 400 km del Canale del Mozambico. Il clima è prevalentemente tropicale, con differenti condizioni climatiche tra zone montane, zone aride e zone umide nel paese. Il Madagascar è un’isola prevalentemente montuosa, con una catena principale che attraversa da nord a sud il paese; a sud, essa degrada verso zone aride o desertiche, a nord verso zone ricoperte da foreste. A causa dell’ isolamento geologico dell’ isola, fauna e flora presentano un’ incredibile varietà di specie, molte delle quali endemiche. Tuttavia l’arrivo dell’uomo, 1500 -2000 anni fa, e il conseguente disboscamento ed inaridimento di molte zone, ha provocato una forte riduzione della diversità biologica. (P. Greenway, 1998; L. Nervi,1994; E. Annese, 1995 ). I primi abitanti dell’ isola furono Indonesiani, Polinesiani; successivamente giunsero i Malesi, che formarono l’ etnia Merina, oltre a popolazioni migranti provenienti dall’Africa Orientale; per ultimi, dopo il 700, gli Arabi, che incrementarono i traffici commerciali. Da questa mescolanza di etnie nacquero le diverse tribù che popolarono il paese. In tale contesto è nata un’ identità culturale unica, evolutasi nel tempo e protetta per secoli dall’ insularità. L’isola, che per alcuni secoli rimase sotto l’influenza degli Arabi (in quanto strategicamente e commercialmente importante), fu raggiunta dai Portoghesi nel 1500. 27 Successivamente, inglesi, portoghesi e olandesi tentarono, senza riuscirci, di insediare delle basi stabili. L’ isola (in particolare la costa nord - orientale) divenne il luogo di rifugio e poi la base di un gran numero di pirati, proprio nel periodo in cui la pirateria nei Caraibi veniva contrastata con più forza. Contemporaneamente aumentò il commercio di schiavi con i paesi europei; nell’ 800 l’ Inghilterra iniziò ad esercitare una certa influenza sui regni malgasci, tra i quali spiccava quello del clan Merina, a cui gli inglesi riconobbero il potere sull’ isola. Verso la fine del secolo il paese si trovò sempre di più sotto l’ influenza francese, finché nel 1895 la Francia invase l’ isola e, nel 1897, mandò in esilio la regina, ponendo fine alla monarchia. Si creò così un’amministrazione coloniale con governatore G. Galliéni, che abolì la lingua malgascia ed introdusse un regime fiscale molto repressivo. I coloni francesi espropriarono e sfruttarono le terre per l’ esportazione di caffè. Dopo la seconda guerra mondiale vi furono delle ribellioni contro il governo francese, che culminarono nella rivolta del 1947, costata la vita ad 80000 persone. Con il ritorno al potere di de Gaulle in Francia il paese si avviò prima (1958) verso un’autonomia all’ interno della comunità d’ Oltremare francese, poi verso l’indipendenza (1960). Il primo presidente, Tsiranana, pur di etnia Merina (etnia più vicina alle posizioni del blocco comunista), attuò una politica orientata ad occidente e repressiva nei confronti dei dissidenti. Nel 1972 egli si trovò costretto a rimettere il suo mandato nelle mani dei militari. Seguì un periodo di instabilità e di stagnazione economica, in particolare dopo l’ insediamento dell’ammiraglio Ratsiraka alla Presidenza; egli nazionalizzò numerosi comparti economico-produttivi e, avvicinandosi all’ Unione Sovietica, ruppe i contatti con Parigi; ciò provocò la partenza dei pochi Francesi rimasti. La crisi economica degli anni 80 costrinse Ratsiraka a una politica più orientata verso le aspettative del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Alla fine del decennio, numerose rivolte studentesche, la corruzione e i sospetti di brogli alle elezioni ebbero l’effetto di far destituire l’ammiraglio; con il nuovo presidente, Zafy, ebbe inizio un tentativo di democratizzazione e fu promulgata una nuova Costituzione (1992). Tuttavia Zafy venne esautorato nel 1996 dopo un impeachment per abuso di potere. Ratsiraka, ripresentatosi alle elezioni, vinse tra la sorpresa degli osservatori internazionali e riprese il potere. Per rispettare gli impegni con il FMI e la World Bank, Ratsiraka intraprese un vasto programma di privatizzazioni, ma la crisi economica continuò. 28 Recentemente l’ opposizione al regime ha trovato in Ravalomanana il suo rappresentante; dopo le elezioni del 2001 è iniziato un periodo di instabilità, dovuto all’ esito incerto della votazione e a probabili brogli. Vi è stato un periodo di vera e propria guerra civile, che è terminato di fatto nell’ estate 2002 con l’espatrio di Ratsiraka, l’ insediamento di Ravalomanana alla presidenza e la formazione di un nuovo esecutivo. In seguito si descriverà come quest’ultimo, pesante periodo di crisi politica abbia fortemente peggiorato le condizioni economiche, alimentari, sanitarie e di sicurezza delle fasce più povere del paese. 3.1.2 L’identità culturale L’ influenza asiatica, in particolare indonesiana, è stata molto forte e si è fusa con quella africana: l’ etnia storicamente più forte, quella dei Merina, che occupa prevalentemente gli altipiani, ha un’ origine malese. Altre 17 etnie popolano le varie zone dell’ isola, ognuna con le sue tradizioni, usi, costumi e credenze religiose. Successivo alle prime migrazioni vi è stato poi, dal periodo coloniale, un popolamento di Francesi, poi di Indopakistani, Cinesi e Comoriani (questi ultimi tre gruppi dediti in particolare a piccole attività commerciali). Oltre a numerosi studi in ambito biologico, l’ isola è oggetto infatti di numerosissime ricerche nel campo antropologico. La lingua tuttavia è pressoché unica: il malgascio ha una struttura malese, mentre il lessico deriva per il 40% dal malese, per il 40% dal sanscrito e per il 5% da arabo – swahili – inglese – francese – latino – greco – ebraico. Tuttavia, a causa della colonizzazione, anche il francese è oggi lingua ufficiale ed è parlato dalle fasce più istruite della popolazione. L’ animismo è il culto maggiormente diffuso (nel 50% della popolazione), pur con delle differenziazioni all’ interno delle varie tribù. Vi è un’ ente creatore, Zanahary, al di sotto del quale vi sono i Razana, gli antenati. Seguono poi gli spiriti vitali della natura. Il sacrificio di animali è una pratica comune. Il culto dei morti è una caratteristica fondamentale della religione, così come il complesso intreccio di fady (tabù) che si differenziano tra regione e regione; molti luoghi, ad esempio, specie quelli dedicati ai defunti, sono sacri e inviolabili, e ciò va tenuto presente nel caso di progetti per la realizzazione di opere. 29 Tuttavia esistono cospicue minoranze di cattolici (25%), protestanti (20%) e, specie nel nord – ovest, di musulmani (5%). Figura 1.3: mappa del Madagascar 3.1.3 Economia Il paese è tra i più poveri al mondo, con 260 dollari di reddito pro capite annuo e il 70% della popolazione sotto la soglia della povertà (World Bank, 2000). Le crisi economiche che si sono succedute negli ultimi decenni hanno portato a un tracollo economico, anche a causa del fatto che la colonizzazione non ha portato ad un’ evoluzione delle infrastrutture. Inoltre la crescita demografica, pari al 3,3% annuo, si accompagna mediamente ad una crescita dello 0,6% del PIL, per cui il reddito medio si è notevolmente abbassato. Contemporaneamente l’inflazione rimane alta, e il Franco Malgascio si è svalutato notevolmente negli ultimi anni nei confronti delle valute estere. Le principali attività sono legate all’ agricoltura (settore in cui è impiegato l’82% della popolazione); quasi l’ 80% della popolazione vive del resto nelle zone rurali. Il caffè e la vaniglia rappresentano il 50% del valore delle esportazioni, cosicché le periodiche flessioni delle quotazioni internazionali possono facilmente minare, se non distruggere, l’economia del paese. Altre colture da esportazione sono la canna da zucchero e i chiodi di garofano. Per il resto si tratta di agricoltura da sussistenza, in cui predomina il riso, 30 nutrimento fondamentale della popolazione: la sua produzione è tuttavia insufficiente, specie quando l’ isola è colpita da cicloni o invasioni di locuste. La produzione industriale è limitata, e produce solo il 13% del PIL nazionale. Trasporti e telecomunicazioni sono ancora assai arretrati. Un settore di maggior sviluppo è il terziario, in particolare per quanto riguarda il recente sviluppo turistico. 3.1.4 La crisi nel 2002 Nel 2001 il principale avversario politico di Ratsiraka, Ravalomanana, si presentò alle elezioni di dicembre, ma i risultati ufficiali non individuarono un candidato vincente a maggioranza assoluta, cosicché si prospettò l’ ipotesi di un secondo turno, nonostante le denunce di brogli sia da parte dei sostenitori dell’ opposizione, sia degli osservatori internazionali. Quanto segue viene esposto sulla base di articoli di giornali malgasci disponibili on – line e periodicamente consultati: http://www.madagascar-tribune.com/ http://www.madanews.com/ http://www.dts.mg/midi/ http://www.jureco.com/ Nei primi mesi del 2002 iniziarono degli scioperi e delle dimostrazioni contrarie al regime, che portarono Ratsiraka a rifugiarsi nella città di Tamatve. Contemporaneamente Ravalomanana, precedentemente sindaco di Antananarivo, prendeva di fatto il potere nella capitale e nelle zone limitrofe, e si autoproclamava presidente ( 22 febbraio). Fortunatamente, di fronte a tale instabilità politica, l’esercito si dimostrò se non neutrale, almeno non interventista. Tuttavia vi furono scontri tra le diverse fazioni, e la capitale ed altre città furono paralizzate da blocchi stradali che impedivano i rifornimenti. Dopo gli accordi di Dakar nell’ estate, un nuovo conteggio dei voti diede la vittoria al primo turno di Ravalomanana. I seguaci di Ratsiraka non accettarono la sconfitta e la guerriglia continuò, finché il nuovo regime, forte alla fine dell’ appoggio della quasi totalità dell’ esercito, riuscì a controllare l’intero paese. Intanto prima gli Stati Uniti, poi la Francia riconoscevano il nuovo governo, e, da luglio 2002, la situazione politica sembra essersi relativamente stabilizzata; il paese negli ultimi mesi sta ricevendo aiuti della cooperazione internazionale –governativa e non e in particolare finanziamenti da parte di FMI e Banca Mondiale, che propugnano un maggiore privatizzazione dei settori produttivi, dei servizi e dei trasporti e una più ampia liberalizzazione del mercato; si sono 31 già avuti esempi di nuovi ingressi di capitali stranieri e di privatizzazioni in diversi settori. Comunque in questi mesi le condizioni sanitarie, già di per sé gravi, sono peggiorate in modo drastico per la maggior parte della popolazione; è bastata un’ influenza per mietere centinaia di vittime durante l’ estate 2002. I problemi correlati alle patologie più frequenti sono senza dubbio la malnutrizione (specie per i bambini), ma anche la mancanza di servizi igienici, di impianti fognari, di disponibilità di acqua potabile. Tali condizioni portano al proliferare di tutte quelle malattie tipiche dei Paesi in Via di Sviluppo tropicali, descritte nel capitolo precedente. A conclusione di questo breve excursus sulla situazione del paese riporto un quadro che riassume in cifre le caratteristiche della nazione, e dimostra quanto sopra esposto diffusamente. Tabella 1.3: dati generali sul Madagascar (http://www.cia.gov/cia/publications/factbook/geos/ma.html http://www.worldbank.org/afr/poverty/pdf/docnav/00333.pdf) Superficie Capitale Popolazione Forma di governo Tasso di crescita annuo Popolazione rurale Esportazioni (in milioni di U.S.$) Importazioni (in milioni di U. S.$) Popolazione in età di lavoro Tasso di attività Uomini senza istruzione Donne senza istruzione Analfabetismo tra i più poveri (1° fascia) Analfabetismo tra i più ricchi (5° fascia) Tasso di incidenza delle malattie Malnutrizione infantile Età media Speranza di vita Mortalità infantile 592000 km² Antananarivo (876000) 16500000 ab. Repubblica presidenziale 3,2 % 78,4 % 680 919 71 % 70,3 % 47 % 52 % 64 % 27 % 6,5 % 40 % 17,5 anni 54 anni 81,9 / 1000 nati Di seguito si presentano tre grafici comparativi tra Italia e Madagascar, in merito ad occupazione, struttura della popolazione ed aspettative di vita. 32 Popolazione 1,19 5,76 tasso di natalità (per donna) Ita lia 80 mortalità inf.(X1000 nati) 5,77 ar 81,9 aspett. vita (anni) M ad ag as c 56 Figura 2.3 Impiego [% ] 67,6 terziario 55 37 industria Italia Madagascar 11 2,4 agricoltura 34 0 20 40 60 80 Figura 3.3 33 Struttura della popolazione (in anni) 18,6 >65 3,2 Italia Madagascar 67,3 14 - 65 51,8 14,1 <14 45 0 20 40 60 80 Figura 4.3 Le figure 2.3, 3.3 e 4.3 rappresentano un confronto tra Italia e Madagascar rispettivamente su popolazione,struttura della popolazione ed impiego. 3.1.5 I problemi idrici e sanitari in Madagascar La difficile situazione in questo settore, sia per quanto riguarda l’ accesso all’ acqua potabile, sia in campo sanitario, viene riassunta nelle tabelle di fine paragrafo. Come già esposto, quasi l’ 80% della popolazione vive nelle campagne, e solo nelle città più grandi esistono dei sistemi di distribuzione dell’acqua potabile; d’altro canto la forte densità abitativa nelle città moltiplica le fonti di inquinamento, anche a causa delle lacune legislative e del controllo sugli scarichi delle industrie; la situazione favorisce la formazione di baraccopoli in prossimità di laghi o fonti d’acqua (informazioni estrapolate da una parte generale dello studio della Facoltà di Scienze di Mahajanga sul problema dei rifiuti della città). In generale, sul sito: www.afro.who.org/resources/water_info.htm dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità, si individuano le istituzioni che si occupano dei diversi problemi connessi all’ acqua: acque urbane : Comité Nationale de l’ Eau et de l’ Assainissement acque rurali : Comité Nationale de l’ Eau et de l’ Assainissement reflui zone urbane : Min. de l’ Aménagement du Territoire et de la Ville reflui zone rurali : Min. de la Santé 34 supporti esterni : UNDP (United Nations Development Programme), World Bank Non esistono pubblicazioni in Madagascar in merito a questi problemi da parte di enti governativi; tuttavia negli ultimi 10 anni sono state sviluppate delle strategie di sviluppo. Si sono accolti come standard nazionali per la qualità dell’acqua potabile le linee guida proposte dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità; i livelli di qualità proposti, però, non sono in realtà mai stati raggiunti nelle zone rurali. In campo sanitario, invece, non è disponibile alcuna indicazione, se si eccettuano i principi proposti in alcune strategie da parte di enti governativi e non governativi. Per quanto riguarda la politica malgascia sull’ ambiente, nulla fu definito prima dell’ elaborazione della Carta dell’ Ambiente del 1990. Essa definiva obiettivi e principi della politica ambientale nazionale, volti a “ristabilire un equilibrio durevole ed armonioso tra il bisogno di sviluppo dell’ uomo e il pensiero ecologico” ( Charte de l’Environnement, titre II, chap I). Queste informazioni sono pervenute tramite la responsabile del progetto, Emilienne Rasoanandrasana. Si sono adottate alcune disposizioni per la messa in opera di questa politica nazionale; l’ insieme di queste disposizioni forma il Piano di azione ambientale (PAE), la cui esecuzione è prevista in un arco temporale di 15 anni, diviso in tre intervalli quinquennali ( Programmi Ambientali I, II, III). Per la gestione di reflui e rifiuti solidi, non vi sono testi di legge specifici. Ci si riferisce ancora ad altri testi (del 1999) che però trattano ambiti specifici, non applicabili ad altri contesti. Nel 1995 il governo adottò la “Strategia settoriale per i settori sanitario e di approvvigionamento idrico”. Vi si delineavano gli obiettivi per i 10 – 15 anni successivi, per contribuire ad un miglioramento delle condizioni della popolazione in termini di igiene e condizioni di salute. La strategia fu sviluppata sulla base delle misure proposte dalla Banca Mondiale. Si è creato uno strumento di coordinamento dei diversi enti, il CNEA, che tuttavia non è mai stato reso operativo. I nuovi recenti approcci di studio riconoscono anche un ruolo importante da parte delle ONG nel settore idrico; lo sviluppo, secondo questa prospettiva, deve coinvolgere ONG e settori privati (questi ultimi sinora non sono stati coinvolti in nessun tipo di gestione) e deve essere basato sulla partecipazione delle comunità. In Madagascar sono allo studio 35 numerosi progetti di approvvigionamento idrico e sanitari da parte di ONG straniere, spesso dedicati a piccole comunità o a zone rurali. Dal 1997 tre ONG malgasce (SAF, CARITAS e TARATRA) hanno creato una struttura piramidale, una “rete di comitati per l’ acqua”, che si propone di coinvolgere le comunità, unirne le forze e indirizzarle (L. Rasolofomanana, 2001). Si creano dei comitati di zona, ognuno dei quali comprende 10 settori, che a loro volta inglobano 6-10 villaggi, ognuno dei quali ha un comitato per l’acqua (fatto peraltro già comune in Madagascar). I comitati di zona si riuniscono 4 volte all’ anno a livello nazionale, dove espongono i problemi locali e propongono soluzioni sostenibili dalle comunità. Tuttavia, al di là di questi studi e di qualche finanziamento ottenuto, sul lato operativo la rete non ha avuto riscontri positivi, rimanendo spesso dipendente dalle decisioni delle ONG che operano sul territorio. I dati della tabella 2.3 sono stati reperiti dai siti di WHO ed UNICEF. Tabella 2.3: disponibilità (% sulla popolazione) di acqua potabile e di servizi igienici in Madagascar www.afro.who.org/resources/water_info.htm; www.childinfo.org/eddb/sani/africa/ madagascar_sanitation1.pdf) Anno e fonte 1980,WHO 1983,WHO 1985,WHO 1988,WHO 1991,JMP93 1993,CEN93 1994,JMP96 1997,DHS97 2000 (stime) Acqua potabile Urbana Rurale 80 7 73 9 81 17 62 10 87 31 72 35 83 10 81 42 85 31 Servizi igienici Urbana Rurale 9 0 0 0 0 0 0 0 12 3 63 24 50 3 60 27 70 30 36 Disponibilità di acqua potabile 100 % servita 80 Urba na 60 Rura le 40 20 0 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 anno Figura 5.3: disponibilità di acqua potabile negli ultimi due decenni in Madagascar (www.afro.who.org/resources/water_info.htm; www.childinfo.org/eddb/sani/africa/ madagascar_sanitation1.pdf) Disponibilità di servizi igienici 100 % servita 80 60 Urbana 40 Rurale 20 0 1975 1980 1985 1990 1995 2000 negli ultimi due 2005 anno Figura 6.3: disponibilità di servizi igienici decenni in Madagascar (www.afro.who.org/resources/water_info.htm; www.childinfo.org/eddb/sani/africa/ madagascar_sanitation1.pdf) 37 Tabella 3.3: disponibilità e tipo di servizio igienico (indagine: Water supply sanitation, 1993) WC privato in casa WC privato esterno WC condiviso Latrina privata Latrina condivisa Altro Nessun servizio Popolazione urbana 6% 3% 4% 16 % 16 % 3% 35 % Popolazione rurale 0,3 % 0,5 % 0,2 % 11 % 12 % 2% 76 % 3.2 La città di Mahajanga e i suoi problemi sanitari ed ambientali Figura7.3: mappa di Mahajanga 3.2.1 Informazioni generali 38 Mahajanga, capoluogo della regione omonima, è una città situata sulla costa nord – ovest del paese, affacciata sul Canale del Mozambico, sull’ estuario del fiume Betsiboka. La regione occupa il 25,6% della superficie del Madagascar e costituisce il 13% della popolazione del paese. Il clima della regione è tipicamente tropicale, con temperature minime giornaliere sempre superiori ai 18 °C e massime sino a 32,5 °C. L’ influenza monsonica porta a concentrare le precipitazioni tra i mesi di novembre e marzo, per un totale complessivo di circa 1500 mm/anno. In questo periodo gli uragani sono piuttosto frequenti. Fondata dagli Arabi nel 1700, Mahajanga ha conosciuto un rapido sviluppo demografico nell’ ultimo ventennio; il centro urbano conta circa 110000 - 130000 abitanti, ma nel complesso, con i quartieri periferici, la popolazione complessiva raggiunge le 270000 unità. L’intera regione è suddivisa in 5 zone di pianificazione, ognuna delle quali è divisa in alcuni Fivondronana, ovverosia le vecchie sotto – prefetture coloniali (nella zona di Mahajanga ad esempio ve ne sono 5). A sua volta la città è divisa in 26 quartieri (Fokontany). Il sottosuolo nei dintorni di Mahajanga è ricco di minerali quali cromo e ferro e di pietre ornamentali. Il suolo è fertile ed adatto all’agricoltura. Le principali attività cittadine sono legate al porto, il secondo per importanza commerciale nel paese, quindi alla pesca e alle attività artigianali ed industriali ad essa connesse. Vi sono inoltre industrie metallurgiche, tessili, cotonifici, oleifici, raffinerie, saponifici, per un totale di 48 stabilimenti industriali ufficialmente noti (http://www.onu.dts.mg/onudi/environnement.htm). Da qualche anno si è sviluppata anche una moderata attività legata al turismo. Tra la popolazione è presente una forte componente comoriana, dedita ad attività prettamente commerciali e di religione islamica. In passato non sono mancati gli attriti tra questa minoranza ed altri gruppi etnici, tanto che una rivolta nel 1976 ha portato ad una strage e al parziale rimpatrio di questa comunità. In ogni caso Mahajanga è ancora la città malgascia con la più alta presenza di musulmani. La città appare assai isolata dal resto del paese: le vie di comunicazione terrestri non sono agevoli da percorrere, specie nella stagione delle piogge. Vi sono numerose sacche di povertà, specie nelle zone periferiche; lo sviluppo di questa città e delle zone ad essa limitrofe è stato particolarmente lento, specie dopo il periodo coloniale. I tassi di disoccupazione sono elevati, la città è affetta periodicamente da epidemie di colera e da 39 qualche anno è riapparsa la peste. Recentemente, in seguito alla crisi politica, la zona è stata teatro di scontri sanguinosi. 3.2.2 I problemi sanitari ed ambientali I maggiori problemi ambientali e sanitari riguardano l’erosione costiera, la contaminazione degli acquiferi, la mancanza di una rete fognaria; questi due ultimi fattori sono la causa principale delle malattie diffuse tra la popolazione. Un discorso a parte merita il grave fenomeno del disboscamento, legato all’ approvvigionamento di legname, usato come combustibile, e al tentativo di recuperare nuove terre per uso agricolo; è un fenomeno del resto comune in tutto il paese, la cui superficie boschiva è passata in 50 anni dal 28% del territorio nazionale al 17%. La peste bubbonica, portata nel paese alla fine dell’ 800, si è diffusa nuovamente con una certa virulenza negli ultimi 10 anni. La città di Mahajanga (e in particolare la zona del porto) è la parte del paese più colpita da questa patologia, in particolare nella stagione delle piogge: infatti la peste viene veicolata dalle pulci dei ratti, e il loro numero risente dell’ umidità. Una scarsa igiene e le precarie condizioni sanitarie favoriscono ovviamente il proliferare di pulci e ratti e quindi la diffusione della malattia. I casi sospetti nel porto di Mahajanga, tra il 1996 e il 1998, sono stati 1171 (il 19,6 % del totale) , dei quali 265 confermati. La mortalità si aggira attorno al 20% dei casi confermati (S. Chanteau et. Al., 2000). Nel 1999 il colera è riapparso in Madagascar dopo diverse decadi, probabilmente portato dalle Isole Comore (dove era apparso nel 1998). Si tratta di una vera epidemia: da marzo a giugno si sono riscontrati a Mahajanga 3365 casi, di cui 215 mortali. Già nell’ agosto 2001 si riscontravano il tutto il paese 45276 casi sospetti, di cui 2637 mortali (dal sito dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità): http://www.who.int/disease-outbreak-news/n2000/jan/n28jan2000.html) Nel capitolo precedente si è parlato dell’ origine della patologia e della sua presenza nelle feci umane: la mancanza di sistemi idonei all’ evacuazione delle acque reflue civili porta alla diffusione della malattia, in quanto le fonti di approvvigionamento idrico vengono contaminate dai vibrioni del colera, o, in altri casi, da diversi microrganismi. Naturalmente sono diffuse altre patologie tipiche di una città di un Paese in Via di Sviluppo tropicale: malaria (alcune zone limitrofe al centro urbano sono paludose), tifo, epatite, bilharziosi. 40 L’ elenco di queste patologie è stato ivi inserito per dimostrare quanto sia necessario un intervento in ambito sanitario per arginare tali problemi e contribuire ad un rilancio economico e sociale delle comunità coinvolte. Per quanto riguarda il settore industriale, a Mahajanga sono censite 48 diverse industrie, più una serie di attività artigianali in continua crescita; i reflui scaricati da queste aziende provocano, secondo quanto riferito dall’ università locale, seri problemi ambientali. Esistono alcune società di pesca, che lavorano ed esportano frutti di mare ed altri pesci, più le attività artigianali. Vi sono due industrie tessili, un cotonificio, alcune attività legate a prodotti agro – alimentari, tra cui due importanti industrie che producono olio e saponi (più alcune a livello artigianale); inoltre sono censite le attività legate al settore chimico – energetico (industrie petrolifere), e il mattatoio, i cui reflui creano forti problemi di contaminazione. A ciò si aggiungono ovviamente i reflui civili di vari edifici, quali ad esempio la caserma, il comune, le scuole e l’ università, le piscine e gli hotel. La città è priva di un adeguato sistema di evacuazione delle acque reflue civili ed industriali; ben la metà dei quartieri cittadini non usufruisce di un sistema fognario, mentre la metà della popolazione non dispone di acqua potabile in casa; esistono dei canali a cielo aperto, alcuni di recente realizzazione, ma dagli studi riportati dall’ università locale appare come il 30 – 50 % delle acque si infiltri, perdendosi nel terreno o direttamente in mare; la maggior parte delle acque piovane e dei reflui civili viene raccolta nel “Vallon Metzinger”, lungo e poco profondo canale usato per il drenaggio. (http://www.coopdec.france-madagascar.mg/mada/mahajanga/mahajanga.htm#chiffres) Il canale divide in due la città: la zona interna, tra il mare ed il canale, dove sono situati i quartieri organizzati, il porto, i servizi, e una zona ad essa esterna. Circa 25000 abitanti vivono dello sfruttamento del canale, grazie ad attività di pesca, ma anche dalle coltivazioni di riso e dall’orticoltura. Questa zona è altresì abitata ed è inondata per 8 mesi all’anno, mesi in cui è ridotta drasticamente la capacità di scolo. Risulta quindi importante stabilire il livello di rischio e i problemi sanitari che si sviluppano nel contesto di questo equilibrio precario. Non esistono nella zona degli impianti o dei sistemi di trattamento dei reflui. Nella tabella seguente, fornita da uno dei ricercatori malgasci coinvolti nel progetto (Jean Louis), è esposto il consumo medio d’acqua mensile per diverse attività. Si noti come risulti basso il consumo d’acqua pro capite per l’approvvigionamento idrico della popolazione residente nei quartieri; i consumi dei nuclei che vivono ai margini della 41 città (ad esempio nelle baraccopoli) potrebbero essere presumibilmente più bassi, se la situazione è analoga a quella riportata da studi su altre città africane. Tabella 4.3: consumi d’acqua nella città di Mahajanga Imprese od industrie Attività SOMAPECHE REFRIGEPECHE PECHE EXPORT SIB SIEM SOPEBO LA VOIRIE HASIMA FITIM COTONA UNIVERSITÉ AUTRES (au total ) BORNES FONTAINES PUBLIQUES (129 BORNES) BORNES FONTAINES PRIVÉES (74 BORNES) Esportazione di frutti di mare Esportazione di frutti di mare Esportazione di frutti di mare Saponificio & oleificio Saponificio & oleificio Esportazione di frutti di mare Comunale Cotonificio Tessile Tessile Acqua ad uso degli studenti Attività diverse, Piscine, hotel Approvvigionamento idrico della popolazione dei quartieri Approvvigionamento idrico della popolazione dei quartieri Consumo d’acqua mensile [m³] 8 000 4 000 850 1 500 500 4 500 2 000 1 800 2 800 6 500 18 000 304 550 6 500 10 000 Questa situazione generale ha portato alla formulazione del progetto che vedremo esposto in seguito. 3.3 La nascita del progetto con ISF: contatti, interlocutori, finanziamenti e possibili sviluppi 42 3.3.1 Ingegneria senza frontiere – Trento (dal sito: http://www.ing.unitn.it/~isftn/ ) Ingegneria senza frontiere (ISF) di Trento è un’ associazione di volontariato che promuove e partecipa ad attività nell'ambito della cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo in collaborazione con altre organizzazioni che ne condividono le finalità. ISF è presente in Spagna, Francia, Belgio, Inghilterra, Italia e Canada. L'associazione si propone di sviluppare le proprie attività su due canali: cooperazione e formazione. La cooperazione si attua sia con il lavoro sul territorio a contatto diretto con le comunità locali, sia attraverso la collaborazione universitaria a più livelli. La formazione abbraccia sia aspetti tecnici sia tematiche legate allo sviluppo. L attenzione principale di ISF si rivolge al trasferimento di tecnologia e di conoscenze in ambito tecnico - scientifico verso i paesi in via di sviluppo. Il concetto di tecnologia appropriata è relativo all’ adeguatezza delle scelte tecnologiche rispetto al contesto ambientale e socio culturale di destinazione. L'adesione e la partecipazione alle attività di ISF sono su base volontaria. ISF nasce all'interno del mondo universitario, che è centro e sede privilegiata delle sue attività, rivolgendosi in via preferenziale a studenti, docenti, ricercatori, laureati ed operatori nel settore delle discipline tecnico- scientifiche (non solo ingegneri!). Attualmente l'associazione è impegnata su tre diversi fronti: Funzionamento: costituzione come Associazione di Promozione Sociale, definizione della struttura associativa e di un coordinamento nazionale ISF. Formazione: organizzazione e partecipazione a seminari, progettazione di offerte formative, raccolta di materiale. Cooperazione: i progetti di ISF-TN sono svolti prevalentemente in collaborazione con enti di volontariato ed università. Nel primo biennio di attività (dal settembre 2001) sono state svolte dodici tesi di laurea, di cui due hanno ricevuto un premio da organismi che si occupano di PVS. Sono al momento attive collaborazioni riguardanti Paesi in via di sviluppo in tutti i continenti. Infine, esistono altre sedi attive in Italia (Torino, Roma, Genova, Firenze, Bari); ogni sede è caratterizzata da proprie peculiarità, ma tutte le sedi riconoscono i valori di fondo contenuti nella Carta dei Principi ( http://www.ing.unitn.it/~isftn/ ), e partecipano al coordinamento nazionale. Si deve inoltre ricordare come Ingegneria Senza Frontiere 43 annoveri sedi in molti altri paesi del mondo; alcune (come in Francia e Spagna) contano migliaia di soci e sono attive da molti anni. 3.3.2 Il contatto Coerentemente con questi principi, ISF ha accolto il progetto sulla città di Mahajanga; si tratta di una collaborazione diretta con la Facoltà di Scienze dell’ Università locale, allacciata a partire dai primi contatti avvenuti nel 2001 tramite il professor Marco Ragazzi, presidente dell’ associazione. Successivamente sono stati presi degli accordi di collaborazione tra la Facoltà di Scienze locale e il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale di Trento, per poter svolgere la necessaria attività sperimentale. La collaborazione, che sarebbe dovuta iniziare attivamente a partire dall’ autunno 2002, è stata interrotta a causa dei problemi politici che hanno afflitto il paese, per poi riprendere nel dicembre 2002. 3.3.3 Strutturazione del progetto Un aspetto fondamentale riguarda la realizzazione a Mahajanga di un laboratorio di ricerca universitario; esso permetterà di eseguire le analisi sui campioni di refluo prelevati dagli scarichi più significativi (l’attuale laboratorio didattico risulta inadeguato). Conseguentemente è necessario studiare un sistema di trattamento per le acque reflue da testare in scala pilota, per poi pianificare la realizzazione degli impianti in scala reale, sia per i reflui civili che per quelli industriali. Allo scopo si prevede anche uno studio per la realizzazione dell’ impianto fognario della città. In merito alla prima fase, è prevista una missione sul posto da parte dei collaboratori di ISF al progetto, tra i quali il sottoscritto; inoltre sono previste delle missioni all’ estero da parte del personale tecnico malgascio coinvolto, per apprendere le tecniche di analisi di laboratorio, per acquisire conoscenze sull’ ambito del trattamento delle acque reflue e sullo studio di impatto ambientale. Gli ultimi due aspetti sono di competenza dell’ Università di Trento. Altre missioni verranno svolte dai responsabili allo scopo di definire e successivamente rafforzare il parternariato tra i soggetti coinvolti. I passi successivi prevedono la realizzazione delle opere su scala reale, analizzando le possibili opzioni sull’ ubicazione degli impianti, sui post – trattamenti dei reflui, sul trattamento e sullo smaltimento dei fanghi e riguardo ai problemi socio – economici che 44 possano riguardare un simile progetto. Alla luce di quanto esposto si è deciso di coinvolgere anche un gruppo di lavoro più esteso, che comprenda competenze e professionalità esterne a un campo squisitamente ingegneristico. E’ prevista un’ ulteriore opzione sulla possibilità di svolgere degli stage di formazione per il personale addetto alla manutenzione degli impianti. Infine, si prevedono degli studi sul possibile sviluppo urbanistico della città e sulle implicazioni che tale sviluppo comporterebbe sulla pianificazione del progetto. 3.3.4 Finanziamenti e soggetti coinvolti I soggetti coinvolti nel progetto sono la già menzionata Facoltà di Scienze, a cui si aggiungono il Comune di Mahajanga e la SEIM (Società di Imprese Industriali del Madagascar), la DEA (l’ente responsabile del Diploma di Studi Approfonditi) e gli esperti esteri. Tra questi soggetti, il Comune si preoccupa di assegnare un ingegnere di servizio al progetto, delle spese per il lavoro sul terreno e per la mano d’opera. La SEIM darà disponibilità all’ accesso ai documenti di alcune imprese collaboratrici e la possibilità di prelevare e analizzare dei campioni dei loro reflui; inoltre, alcuni studenti potranno svolgere degli stage interni a queste imprese. La DEA fornirà tre studenti di Biotecnologia e Studio dei Rifiuti. Il primo passo è costituito da un sotto – progetto: “Contribution à la recherche des procédés de traitement des eaux usées de la ville de Mahajanga” (Contributo alla ricerca sui processi di trattamento delle acque reflue della città di Mahajanga), che, partito dal novembre 2002, si sarebbe dovuto concludere nell’ ottobre 2003; i tempi sono slittati a causa della guerra, di difficoltà di comunicazione e nell’attesa che i fondi venissero sbloccati. Il sotto – progetto prevede la realizzazione del laboratorio universitario, la formazione del personale competente, la messa a punto di una strategia per il prelevamento e lo studio dei campioni di refluo, l’ individuazione di una tecnologia di trattamento dei reflui e il suo trasferimento in scala reale. Tale progetto ha ricevuto la copertura finanziaria da parte del FADES, società che provvede a fornire dei fondi di appoggio all’ insegnamento superiore in Madagascar, e che funge da intermediario locale per i finanziamenti devoluti dalla Banca Mondiale. Il finanziamento rimase bloccato nei mesi estivi del 2002, così come tutti gli altri 45 finanziamenti della Banca Mondiale, per essere nuovamente disponibile alla fine della crisi politica. La divulgazione dei risultati tramite pubblicazioni è prevista alla fine del sotto – progetto. I risultati verranno inoltre sottoposti a valutazione da parte delle entità coinvolte: il Comune e le aziende presso le quali verrà condotta la sperimentazione. Il ruolo di ISF nello studio è quello di studiare assieme alla Facoltà di Scienze il sistema di trattamento più idoneo ed infine realizzare e testare un reattore pilota che simuli il processo su scala reale; esso sarà poi trasportato a Mahajanga per la sperimentazione sul posto. Come precedentemente accennato, il contratto di ricerca viene stipulato tra la Facoltà di Scienze locale e il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale; ISF figura comunque come associazione che ha reso possibile l’accordo, grazie al suo intervento; ISF si fa inoltre garante degli articoli del contratto inerenti le modalità di attuazione dello studio e dei principi che lo animano. Le due parti si impegnano a scambiarsi inoltre mensilmente un rendiconto dettagliato sull’attività svolta. Alla fine del lavoro si prevede di inviare alla Facoltà di Scienze una relazione scritta sull’attività svolta. Il contratto vale due anni ed è rinnovabile. ISF stipula inoltre con il Dipartimento di Trento un contratto allo scopo di definire il proprio ruolo nel progetto e di assumere la responsabilità della verifica di alcuni articoli del contratto precedente. Infine vengono stipulati due accordi tra ISF e i collaboratori al progetto, soci ed esterni, a garanzia del rispetto degli impegni. La Facoltà di Scienze si impegna a mettere a disposizione una somma utile per rimborsare le spese per la costruzione ed il trasporto del reattore, e per coprire i costi delle missioni previste. 46