Idrico, tariffa unica e aggregazioni per una gestione industriale del

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Idrico, tariffa unica e aggregazioni per una gestione industriale del
SERVIZIO IDRICO BOLOGNA 21 OTTOBRE 2016
Idrico, tariffa unica e aggregazioni per una gestione industriale del servizio
Equiparare le condizioni a livello nazionale e aumentare la massa critica dei gestori per allontanare
l'acqua dagli interessi locali. Ma Bortoni (Aeegsi) avverte: "Attenzione alla necessità di preservare
specificità territoriali"
di Claudia De Amicis
(Dall'inviata) ­ Una tariffa idrica unica su tutto il territorio nazionale che sottragga lo
strumento ai venti della politica locale. Una proposta già emersa in passato (QE 5/5)
e tornata ieri all'attenzione degli operatori che si sono confrontanti nel corso della
tavola rotonda organizzata da Ref Ricerche, nell'ambito di H2O a Bologna (QE
20/10), sul tema "La gestione industriale del servizio idrico".
La resistenza degli amministratori pubblici locali titolari del servizio ad aumentare le
tariffe (per motivi di consenso) sarebbe, secondo il laboratorio, tra le principali cause
che rallentano il pieno sviluppo degli investimenti del settore.
I 10 milioni di euro stimati da qui alla fine del secondo periodo regolazione (2019)
non basteranno a sanare il gap, soprattutto infrastrutturale, che affligge il settore
visto che, come ha ricordato Andrea Bossola di Acea, ne servirebbero almeno 5 o 6
ogni anno. "Il problema è politico ­ ha detto Bossola ­ perché ci dobbiamo confrontare con Sindaci che, pur di non alzare le tariffe,
spostano il problema sui conguagli e allontanandolo nel tempo".
"Si tratta di capire ­ ha ripreso Nicola Di Donna di Acquedotto Pugliese ­ se vogliamo o meno rivedere la struttura della tariffa e
considerarla un puro corrispettivo del servizio spogliandola di tutte le componenti solidaristiche (che siano terremoti, alluvioni ma
anche la morosità), componenti subdolamente inserite che la rendono più simile a una tassa".
La proposta trova d'accordo anche l'esperto di Palazzo Chigi, Mario Rosario Mazzola, convinto anche lui della necessità di
allontanare gli interessi degli amministratori locali dalla gestione del servizio. "I soldi ci sono, il problema è la loro gestione: abbiamo
dovuto creare una struttura straordinaria per utilizzare le risorse a fondo perduto che nessuno aveva impiegato".
Più cauta la posizione dell'Aeegsi: "La regolazione che abbiamo messo in campo ­ ha risposto il presidente dell'Autorità, Guido
Bortoni ­ ha introdotto degli standard minimi nazionali a partire dalla stessa struttura tariffaria, che è la stessa per tutti, ma anche con
i parametri minimi della misura e della qualità contrattuale. A breve arriveranno anche gli standard tecnici. Stiamo cercando di
ampliare l'omogeneità ma non dobbiamo dimenticare che il servizio idrico integrato, più di altri, deve e può essere legato al territorio
per determinate specificità. Quindi, dobbiamo tener conto di questo driver di prossimità del territorio che fa da controparte alla
necessità di uniformare gli standard".
Altro elemento al centro del confronto è stata la necessità di far crescere una gestione industriale del servizio idrico. Dall'inizio della
regolazione, ha sottolineato Bortoni, si è innescata una "selezione darwiniana" tra gli operatori del settore che ha portato ad
emergere un'industria idrica prima quasi inesistente o, comunque, poco visibile.
Secondo alcuni operatori, però, si potrebbe fare di più. Un impulso al miglioramento, secondo Alessandro Cecchi di Iren, potrebbe
venire da una serie di strumenti come, ad esempio: l'ampliamento degli Ato (magari a base pluriprovinciale o regionale), la
previsione di meccanismi premiali delle aggregazione che superano i limiti dell'Ato (prolungamento della concessione, univoca
modalità di rendicontazione, piano di investimenti unico, tariffa unica) ma anche finalizzati a far emergere valori della Rab al
momento "fuori dal radar".
Oltre agli incentivi, secondo Maria Vittoria Pisante di Veolia, si dovrebbe pensare a un metodo per disincentivare le piccole
gestioni, magari fissando livelli di efficienza del servizio. O basterebbe far rispettare quanto previsto dalla normativa: "Nonostante lo
Sblocca Italia ­ ha denunciato Stefano Venier di Hera ­ nel territorio che serviamo esistono ancora 6 gestioni non conformi che
fatturano con tariffe non dovute".
Una soluzione di "compromesso" appare al momento quella delle reti di impresa: aggregazioni informali che, come ha spiegato
Fabio Trolese di Viveracqua, cercano di mettere "a fattor comune" la necessità di preservare la "sovranità" delle aziende, di
mantenere un legame col territorio e di sfruttare le sinergie operative derivanti da un aumento della massa critica.
Questo tipo aggregazioni "virtuali" però, avverte Simona Camerano di Cdp, pur rappresentando un passaggio importante per
moltissimi aspetti non sono rilevanti ai fini del finanziamento a meno che non portino miglioramenti patrimoniali nei bilanci delle
società coinvolte.
Un aiuto agli investimenti, infine, potrà arrivare dal Fondo di garanzia previsto dal Collegato ambientale su cui si attende un Dpcm
ma "bisognerà vedere come sarà congegnato", avverte Andrea Ripa di Meana di Csea (ente presso il quale il Fondo verrà allocato),
"a partire dalla definizione di cosa si intenderà per garanzia".
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