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Tutti pazzi per il burlesque, l’arte sexy di sedurre con humour e guepiere - Il Sole 24 ORE
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24 febbraio 2010
Tutti pazzi per il burlesque, l’arte sexy di sedurre con
humour e guepiere
Chi era quella provocante signora dal vitino d’ape che sul palco dell’Ariston, nella prima serata del Festival di
Sanremo, si è sfilata le calze di seta sulle note di un’ammaliante melodia jazzata prima di tuffarsi (quasi) tutta nuda in
un’enorme coppa di Martini?
Qualcuno non se l’è nemmeno chiesto e ha gridato allo scandalo, qualche altro non lo sapeva ma ha apprezzato,
qualche altro ancora ha riconosciuto in lei l’ex moglie del bizzarro rocker Marilyn Manson. Ma ormai sempre più
persone sanno che «quella lì» è Dita Von Teese e, soprattutto, che dietro di lei c’è un genere d’intrattenimento con
una storia secolare dietro le spalle: il burlesque. Spogliarello vintage? Troppo semplicistica come definizione. La
verità è che Dita rappresenta la punta di un iceberg che, dagli anni Novanta a questa parte, ha cominciato a
riaffiorare nell’oceano dello showbusiness dopo decenni di «oscurantismo». La verità è che il burlesque ha fatto il
boom, nobilitandosi, da arte povera che era, a vero e proprio movimento di pensiero capace di incuriosire il grande
pubblico e scomodare gli intellettuali. Tutto ciò persino nella provincialissima Italia, perché Sanremo non ha fatto
altro che sdoganare definitivamente questo genere da sempre osteggiato dai benpensanti.
Anche da noi, per quanto in tempi piuttosto recenti, si sono moltiplicati gli eventi che celebrano l’immaginario
burlesque. A Roma, alla 10b Photography Gallery, è per esempio in corso fino al 7 marzo «Burladies», mostra
fotografica di Giovanni Cocco dedicata alle signore del genere mentre a Milano la Mc2 Gallery fino al 13 marzo
ospita «The New Burlesque», raccolta dei reportage fotografici Cesare Cicardini. Sempre nella Capitale da ormai
cinque anni si svolge il «Burlesque Festival». Innumerevoli in tutte le grandi città le serate con esibizioni dal vivo, per
non parlare delle scuole di strip tease che ogni tanto appaiono da un capo all’altro dello Stivale. C’è il sito web
Burlesque.it che funge da guida perfetta a chi intende sperimentare le meraviglie di quest’arte e c’è l’attento lavoro
di studio di Attilio Reinhardt che, meno di un anno fa, ha dato alla stampe «Burlesque. Curve assassine, sorrisi di
fuoco e piume di struzzo!» (Eumeswil Edizioni), primo libro italiano sul fenomeno. Come dire: da quel 25 agosto
2007, quando Dita Von Teese (sempre lei, ragazzi!) si esibì al «Summer Jam-Boree» di Senigallia, ne abbiamo fatta
di strada…
Ma che cos’è di preciso il burlesque? A voler rendere tutti gli onori del caso al termine, preso in prestito dal francese
(alla lettera significa «scherzoso»), va inteso come l’arte di sedurre con un pizzico d’ironia, meglio se su un
palcoscenico con un boa di piume di struzzo attorno al collo, una strettissima guepiere e un bel paio di calze di seta.
Un’arte antica, le cui origini vanno cercate nella seconda metà del Diciannovesimo secolo: in Europa impera la Belle
Epoque, con gli spettacoli scosciati del Moulin Rouge e delle Folies Bergère, negli Usa ne arriva una versione
parodiata a uso e consumo del popolo. Burlesque è appunto il nome con il quale vengono indicati questi spettacoli
di varietà, con tante ragazze e qualche numero comico.
Le prime dive sono l’inglese Lydia Thompson e la siriana Little Egypt e non si spogliano affatto, perché mostrare un
ginocchio o l’ombelico all’epoca è già sufficiente a far trattenere il respiro alla platea. Perché i canoni del genere si
codifichino bisogna attendere almeno il 1917: siamo a New York, al leggendario show dei fratelli Minsky, e sul palco
c’è la ballerina Mae Dix. Un evento fortuito fa sì che il suo abito cada al suolo, scoprendone le grazie. Un
imbarazzante incidente? Altro che: il numero ha un tale successo che verrà replicato ed esportato ben oltre i confini
della Grande Mela. Il genere si evolve e attraversa la storia contemporanea degli Usa tra alti e bassi: negli anni del
proibizionismo vive in clandestinità (storpiando il nome degli show in «burlesk» si getta un po’ di fumo negli occhi
della polizia), negli anni Quaranta approda sui giornali per soli uomini, nei Cinquanta è materia di filmini spinti per le
sale cinematografiche di provincia, nei Sixties finisce relegato al sottobosco dei go-go club.
Per la definitiva riemersione c’è da attendere gli anni Novanta, quando negli States si fa strada una nuova
generazione di artiste dotate di personalità prorompenti e con in testa il mito di Bettie Page: da Vivienne Va Voom
alla Pontani Sisters, da Dirty Martini a Jo «Boobs» Veldon e poi ovviamente c’è Dita. La rivoluzione si chiama neo
burlesque. A Las Vegas nasce la «Burlesque Hall of Fame» che dal ’90 elegge Miss Exotic World, ossia la
campionessa mondiale del genere. A proposito: se questo universo vi incuriosisce, i mezzi non vi mancano e dal 4 al
7 giugno non avete impegni, una passeggiata all’«Orleans Hotel & Casino» è vivamente consigliata. Lì sarà
incoronata la reginetta del 2010. Tornerete diversi, statene pur certi.
LINK UTILI
www.burlesque.it
www.burlesquehall.com
24 febbraio 2010
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