I milioni del governo francese alle ong che boicottano Israele

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I milioni del governo francese alle ong che boicottano Israele
Venerdì 13 gennaio 2017
IL CASO
di Gian Micalessin
D
ATTUALITÀ 15
il Giornale
oveva essere il segnale di una
nuova alba, ma è un nuovo salto nelle tenebre. Le tenebre
d’una Libia dilaniata dalla guerra per il
controllo dei traffici di petrolio e segnata dall’ombra di una Russia sempre più
propensa a puntare sul generale Khalifa
Haftar. Uno scenario ad alto rischio per
gli interessi di un’Italia orfana dell’America di Obama. A 48 ore dalla riapertura
della nostra rappresentanza diplomatica a Tripoli e dall’insediamento dell’ambasciatore Giuseppe Perrone, la capitale libica è di nuovo nel caos. Intensi
scontri sono segnalati attorno ai ministeri della Difesa, della Giustizia e
dell’Economia attaccati, secondo quanto trapelava ieri, da milizie fedeli a Khalifa Gwell, il capo del governo islamista
rimosso lo scorso 31 marzo per far posto all’esecutivo di Unità Nazionale guidato da Fayez Serraj, il premier appoggiato dall’Onu e dall’America.
Gwell, che già il 15 ottobre aveva occupato tv e palazzi di governo nel tentativo di riprendere il potere, potrebbe
aver scommesso sul diffuso risentimento verso un Serraj incapace non solo di
controllare il Paese, garantire l’ordine
pubblico e ripristinare la produzione di
petrolio, ma anche di garantire servizi
basilari come la corrente e le forniture
A TRIPOLI REGNA IL CAOS
In Libia governo alle corde
Presi tre ministeri: è golpe
A soli due giorni dalla riapertura dell’ambasciata
italiana. Premier Serraj in crisi. Il ruolo di Mosca
di gas e cherosene per il riscaldamento.
Un risentimento esacerbato negli ultimi giorni dall’ondata di freddo. Ovviamente Gwell e le milizie potrebbero essere gli stessi che nei giorni scorsi hanno contribuito a far lievitare il malcontento assaltando il gasdotto essenziale
per il funzionamento di quella centrale
elettrica di Zawia da cui dipende l’approvvigionamento energetico di Tripoli
e di vaste aree del Paese.
Al cuore del problema c’è l’incapacità di Serraj di bloccare quel contrabbando di petrolio con cui si finanziano non
solo le milizie islamiste di Gwell, ma
anche quelle, non meno islamiste, fedeli al suo esecutivo. Non a caso il blocco
della centrale Zawia e gli assalti di ieri
arrivano dopo la minaccia del premier
di chiedere l’appoggio della missione
navale europea per bloccare porti e approdi del contrabbando. Ma la mossa di
chi ha guidato l’assalto è anche un’indiretta risposta al viaggio del nostro ministro dell’Interno Marco Minniti a Tripoli. L’arrivo del politico italiano che da
tre anni gestisce il complesso dossier
libico e l’immediata riapertura della nostra ambasciata erano un segnale di come l’Italia fosse pronta a sostenere il
governo Serraj. La scommessa di Minniti, già assai difficile per l’ambiguità dei
capibanda fedeli a Serraj, è resa ancor
più complessa dall’uscita di scena
dell’amministrazione Obama che ha
sempre riconosciuto all’Italia un ruolo
guida nella tessitura delle strategie libiche. Un’Italia che rischia di ritrovarsi a
fronteggiare la sfida di una Russia decisa ad approfittare della transizione Obama-Trump per giocare la carta Haftar.
Non a caso mentre Tripoli precipitava nel caos il capo di stato maggiore
delle forze di Tobruk veniva traghettato
CONFLITTO
CONTINUO
Tripoli e la Libia
non riescono a
trovare un attimo
di pace. Il
governo Serraj
sembra ormai
delegittimato
LA DENUNCIA
I milioni del governo francese
alle ong che boicottano Israele
La Piattaforma delle onlus palestinesi riceve il 40% del
budget da Parigi. E spende i fondi facendo propaganda
Fausto Biloslavo
Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), organizzazione terroristica per
La Francia aiuta con milioni di euro ong gli Stati Uniti e l’Unione europea. L’Ong, Uniopalestinesi che si battono per il boicottaggio ne dei comitati di lavoro agricolo, ha potuto
di Israele o sono collegate a gruppi del terro- realizzare un ampio progetto nella zona di
re. La denuncia è saltata fuori in vista della Hebron grazie al governo francese e al Consiconferenza sul dialogo di pace fra palestinesi glio regionale della Costa Azzurra, come prine israeliani, domenica a Parigi. Peccato che cipali donatori con 301.176 euro. L’associaziogli israeliani si siano rifiutati di partecipare e ne è stata addirittura fondata da membri
ieri il premier Netanyahu abbia bollato la con- dell’Fplp e considerata dall’ente di cooperaferenza come «una truffa palestinese sostenu- zione Usa «il braccio agricolo» dell’organizzata dalla Francia».
zione terroristica palestinese.
La Piattaforma delle Ong palestinesi in
La Francia aiuta anche una nota Ong israeFrancia riceve il 40% del suo budget dal gover- liana, il Centro di informazione alternativa,
no per un progetto che punta a influenzare che accusa lo stato ebraico di «pulizia etnica»
politici, media e pubblica opinione sul conflit- e appoggia il boicottaggio dei prodotti lanciato con Israele. E nello stesto dai palestinesi. Anche
so tempo la Piattaforma apquesta Ong è accusata dagli
poggia il boicottaggio conisraeliani, che controllano il
tro Israele violando la stesmondo no profit, di collegasa legge francese. Nel mirimenti con il Fronte popolano i beni prodotti negli insere. Fondi sono arrivati dal
diamenti ebraici importati
governo di Parigi e la presiI finanziamenti negli ultiin Francia e le banche israedenza della Repubblica ha
mi cinque anni ad altre
liane. Il governo di Parigi
insignito il Centro di inforong filo palestinesi da parha elargito 225mila euro almazione alternativa del prete del governo francese
la Piattaforma, nel 2014,
mio «per i diritti dell’uoper il progetto «Meglio agimo».
re per il rispetto dei diritti in Palestina». PartUn altro caso riguarda la palestinese Al
ner dell’iniziativa è pure l’associazione Itti- Haq, leader nella campagna di boicottaggio
jah. Il suo capo nel 2010, Amir Makhoul, è contro Israele. Il direttore generale, Shawan
stato condannato a 9 anni di carcere per spio- Jabarin, è stato accusato in Israele di colleganaggio a favore di Hezbollah. Altre 3 Ong menti con il Fronte e non poteva lasciare il
coinvolte nel boicottaggio di Israele hanno Paese. Nonostante ciò il ministero degli Esteri
ricevuto negli ultimi 5 anni quasi 2 milioni di francese ha comunque donato 27.842 euro aleuro dal governo come fondi per diversi pro- la discussa Ong, nel 2015, per aiutarla in attivigetti.
tà «nel campo privato e dei diritti umani».
Il rapporto-denuncia è stato preparato da
Gerald Steinberg, presidente di Ngo moniNgo monitor un’associazione israeliana spe- tor, è secco: «In un momento in cui la Francia
cializzata a radiografare gli aiuti, soprattutto è stata scelta per ospitare un vertice dedicato
europei, a organizzazioni palestinesi che usa- alla pace, questo tipo di sostegno finanziario
no come paravento i diritti e l’intervento uma- getta dubbi significativi sulla sua capacità di
nitario per la lotta contro lo stato ebraico.
imparzialità».
Le accuse più gravi riguardano i fondi del
www.gliocchidellaguerra.it
governo francese ad associazioni collegate al
2 milioni
a bordo della ammiraglio Kuznetsov, la
portaerei russa arrivata nelle acque della Cirenaica dopo i bombardamenti in
Siria. Un segnale che Minniti, attento
lettore delle questioni libiche, non potrà trascurare. Del resto proprio Minniti
aveva prospettato tra il 2014 e gli inizi
del 2015 una politica libica assai vicina
alle istanze di quell’Egitto del presidente egiziano Al Sisi, diventato oggi il miglior alleato di Mosca. Un ritorno al passato che vista la debolezza di Serraj, la
rapida evoluzione dello scenario americano e l’importanza non solo degli idrocarburi libici, ma anche del gas scoperto dall’Eni davanti alle coste egiziane,
sarà forse interessante accelerare.
» di Fiamma Nirenstein
Fuoco
e Fiamma
Gerusalemme,
Obama tenta
il colpo di coda
F
orza, veloci, non perdiamo
tempo, Obama è ancora alla Casa Bianca per 10 giorni, il Consiglio di Sicurezza è là
con le fauci spalancate, e chissà
che non si riesca ad assestare
un’altra bella botta a Israele contando sull’eco alla risoluzione
che verrà presa.
Diamogli giù adesso, è una bella occasione, un’altra grande, imponente, condanna internazionale proprio dopo l’attentato di Gerusalemme, con un’ipocrita esaltazione della famosa formula
«due stati per due popoli» e la
condanna della «politica degli insediamenti». Sarà una sventola a
Netanyahu. Facciamolo subito.
Parigi, da sempre antisraeliana,
sarà di grande ispirazione: condanniamo Israele visto che mancano ancora pochi giorni prima
che si cominci a ripensare, con
l’insediamento di Trump il 20, la
formula «due stati per due popoli». Sarebbe stato una bella idea
se uno dei due non fosse tutto
impregnato ideologia autoritaria,
islamista e terrorista, se Hamas
non fosse ormai vincente, se Abu
Mazen non avesse basato il consenso sul rifiuto di ogni accordo
con lo Stato d’Israele. La Conferenza di Parigi di domenica è forse l’ultima occasione per pestare
lo Stato Ebraico prima che un
cambiamento epocale induca a
capire che quel rifiuto fatto di
bombe, auto in corsa, pugnali, sequestri, rapimenti.. Comincia
molto prima che i famosi «territori» fossero occupati nella guerra
del ’67, guerra di difesa indispensabile alla sopravvivenza contro
gli aggressori, fra cui la Giordania
che occupava quegli spazi, essa,
e non i palestinesi che non sono
mai stati una nazione.
La Conferenza di Parigi che inizia domenica riunisce nella capitale francese 77 nazioni, è accompagnata da un corteggio di «urrà»
di ex ambasciatori francesi (hanno scritto un fondo su Le Monde
di una vacuità sconcertante, nello stile del loro ambasciatore che
a una serata londinese chiamò
Israele «that shitty little country»), di intellettuali chic anche
israeliani che adorano mescolarsi al politically correct che disprezza il problema della sicurezza: è lo sforzo del tramonto di Hollande, che cercò di evitare Netanyahu in corteo contro il terrorismo al tempo del Bataclan. La
Francia è sempre stata antisemita, il Quai d’Orsay ha una storia
d’affari e amore con il mondo arabo, sempre basati su accordi antisraeliani. Adesso, in un momento
in cui sarebbe vitale una soluzione per la Siria, per la Libia, per
l’Irak, per il terrorismo in Turchia, per la reviviscenza dell’Iran,
ecco che la Francia si pavesa di
bandiere palestinesi dopo l’attacco col camion a Gerusalemme.
L’Europa crea l’alibi per i palestinesi per rifiutare qualsiasi colloquio, tanto riceveranno la pappa
scodellata, e fomenta i loro attacchi nutrimento per il terrorismo
in tutto il mondo. Paradosso ultimativo, l’assenza dei protagonisti: Israele sa che è una presa in
giro, e i palestinesi perché esserci
gli darà meno vantaggi del bla bla
delle risoluzioni internazionali.