Parlando di resilienza - Centro Regionale di Psicologia per lo Sport
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Parlando di resilienza - Centro Regionale di Psicologia per lo Sport
Parlando di resilienza A cura di Barbara Rossi Il primo Congresso Internazionale di Psicologia dello Sport si svolse a Roma nel 1965, dunque agli albori di questa disciplina scientifica l’Italia era tra gli stati all’avanguardia nel mondo. In seguito abbiamo perso questo primato, molte altre nazioni ci hanno superato in ricerca, diffusione, organizzazione e applicazione della materia benchè molti attualmente siano i validi professionisti che se ne occupano sul territorio nazionale e davvero efficaci le metodologie sempre nuove che utilizzano. La rivoluzione culturale nella direzione di questo tipo di supporto in Italia stenta ad arrivare, il mondo sportivo ed i suoi operatori fanno ancora fatica a concepire la possibilità che le abilità mentali, l’approccio alla gara, l’orientamento motivazionale e la forza di carattere siano aspetti che è possibile far allenare da un professionista come accade per i muscoli e le capacità tecnico-tattiche. C’è ancora troppo spesso, quando si parla di sport d’elite, la tendenza a pensare l’atleta di successo come un superman innatamente senza indugi e senza paure e il supporto della psicologia dello sport necessario esclusivamente in presenza di fragilità, di problemi e/o in periodi di crisi. Né l’una né l’altra cosa è vera, anche il top player ha bisogno di avere nel suo bagaglio di conoscenze delle strategie apprese di gestione dello stress, di miglioramento della concentrazione ecc. e la psicologia dello sport serve all’atleta per trasmettergli tale bagaglio per crescere e migliorare e non solo per risolvere problemi. La formazione dell’atleta di successo non può che partire dalla formazione dell’uomo, della sua consapevolezza, della sua maturità, per arrivare alla pienezza del suo ‘lottare liberamente per vincere’ [cit. P.P.Pasolini]; la psicologia dello sport, spesso erroneamente percepita come un intervento curativo, può avere un ruolo molto importante in questa formazione, attraverso il lavoro pratico in campo con l’atleta e attraverso la collaborazione e lo scambio con i tecnici. I temi di cui la psicologia dello sport applicata si occupa sono tanti e vengono affrontati con un approccio operativo e molto concreto, il professionista in psicologia dello sport sa che non esiste un percorso standardizzato uguale per tutti, la sua proposta viene strutturata sulla persona dopo averla conosciuta e compresa nella sua complessità e nel dettaglio delle sue caratteristiche. Il percorso viene strutturato in accordo con l’atleta e in collaborazione con l’allenatore, gli obiettivi scelti stimolano le criticità ma sempre con il traino dei punti di forza. Uno dei temi più importanti e più richiesti se parliamo della formazione dell’atleta agonista (e non solo di alto livello) è la sua capacità di : resistere all’urto della vita, superare le sconfitte restando fortemente motivato, avere equilibrio nell’affrontare anche il clamore del successo senza perdere di vista gli obiettivi. Tutto questo ha a che fare con dei concetti noti in psicologia con i nomi di resilienza, durezza mentale e resistenza psicologica e si riferisce alla capacità di rispondere alle situazioni della vita, in particolare quelle negative, senza abbattersi ma operando, laddove necessario, dei cambi di prospettiva, cercando soluzioni creative, riadattando obiettivi e comportamenti con l’intento di fare e ottenere il meglio possibile in ogni circostanza. Queste preziose competenze psicologiche dell’atleta, universalmente riconosciute come indispensabili alla riuscita di una carriera sportiva da qualunque allenatore del mondo, in alcuni casi fortunati sono innate ma possono comunque essere apprese attraverso un percorso individuale di cambiamento che prevede l’apprendimento di tecniche di gestione dello stress, di tecniche di concentrazione, l’adeguamento dell’orientamento motivazionale, la scelta di obiettivi funzionali, l’aggiustamento cognitivo giacchè la maggior parte dei nostri atteggiamenti originano dai nostri pensieri. Il termine resilienza trova la sua etimologia nel verbo latino resalio che narrava la capacità del marinaio di risalire sulla barca dopo che la tempesta l’aveva rovesciata sbalzandolo tra le onde grosse, ma la psicologia l’ha preso in prestito, nel suo uso più recente, dalla metallurgia nella quale indica la capacità di un metallo di subire la pressione di una forza e di avere un ritorno elastico alla forma originale senza rompersi. Noi non siamo metalli, le avversità, laddove superate, possono non romperci ma comunque ci trasformano, ci lasciano qualche segno e possono renderci più forti. Saper cogliere le sconfitte come opportunità di crescita è una competenza che va appresa e rinforzata. Fuori di metafora la resilienza indica le capacità descritte nelle seguenti definizioni : “ abilità di fronteggiare con successo cambiamenti ed eventi critici “ ( Wagnild e Young, 1993 ) “ capacità di adattarsi con successo agli eventi stressanti della vita “ ( Werner, 1989 ) “ capacità individuale di adattamento e cambiamento “ ( Lifton, 1993 ) “ capacità di persistere nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in modo efficace difficoltà ed eventi negativi “ ( Trabucchi, 2007 ) Il grande contributo della psicologia dello sport, dunque, sta nella definizione delle caratteristiche di una persona resiliente in ambito sportivo ma soprattutto nella proposta di un processo attraverso il quale tutti gli atleti possono adottare un approccio resiliente. Il messaggio è che la resistenza attiva alle difficoltà può essere sia un tratto personale innato che una competenza appresa da qualsiasi persona che lo desideri attraverso un percorso di cambiamento. Non dimentichiamo che il concetto di resilienza può essere estesa anche ai gruppi di persone che vivono o operano insieme, quindi a team sportivi o staff capaci di fronteggiare con successo le avversità senza disunirsi. Quali sono le caratteristiche che numerose ricerche hanno rivelato collegate alla “ capacità di adattarsi con successo agli eventi stressanti della vita “? Sicuramente grande volontà e coraggio ma anche ottimismo, fiducia nella vita, fiducia in se stessi, buone capacità di concentrarsi su ciò che si sta facendo, impegno costante, tolleranza alla frustrazione, attitudine alla speranza, capacità di ristrutturare i propri pensieri, attitudine al cambiamento e atteggiamento creativo di fronte ai problemi. Mantenere tutte queste caratteristiche costanti nell’arco di una vita o di una carriera sportiva intera è davvero difficile ma non impossibile. Un percorso che mira a stimolare l’autoefficacia dell’atleta, ad aumentare le sue capacità di concentrazione e di gestione dello stress e delle emozioni negative, un supporto che contribuisce a creare un clima motivazionale orientato al miglioramento ed alla competenza anzichè alla vittoria….tutto questo può facilitare fortemente lo sviluppo di qualità resilienti di cui lo sport non può fare a meno.