Cassa Rurale: sopravvivenza o liquidazione
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Cassa Rurale: sopravvivenza o liquidazione
Folgaria | Enorme tasso di crediti deteriorati rispetto agli impieghi. Giorni decisivi per l'istituto di credito commissariato in luglio Cassa Rurale: sopravvivenza o liquidazione Sono giorni decisivi per il futuro della ultracentenaria Cassa Rurale di Folgaria, altra faccia della pesante situazione economica che investe l'economia degli Altipiani Cimbri. 11 commissario straordinario Giambattista Duso, nominato a metà luglio dalla giunta provincialedopo le forti sollecitazioni della Banca d'Italia, è al lavoro. Commissario straordinario per un anno, quindi teoricamente fino a metà luglio 2015. Ma la proposta di una soluzione è attesa entro l'anno. E, da quanto fa sapere la giunta comunale di Folgaria, «il suo scopo non è di liquidare l'istituto, ma di ridare ad esso autonomia, pur tramite un'energica cura dimagrante». La Rurale (43 dipendenti, sede a Folgaria e filiali a Carbonare, Lavarone, Terragnolo e Rovereto) è finita in pessime acque: 6,16 milioni di perdite a fine 2012, 7,55 a fine 2013. Per affrontare la crisi evidenziata nel 2012, la Cassa aveva rivoluzionato il vertice (alla presidenza era arrivato Paolo Giongo) e approvato un piano straordinario lacrime e sangue, in accordo con la Federazione della Cooperazione: rafforzamento patrimoniale tramite «emissioni di un prestito subordinato per 4,9 milioni e titolo irredimibile per 3 milioni»; rafforzamento reddituale con un finanziamento di 20 milioni da parte di Cassa Centrale Banca a tasso agevolato per l'acquisto di titoli di Stato; cessione di sofferenze per 11,3 milioni; chiusura di due filiali (Lavarone Chiesa e l'agenzia di Folgaria, più il magazzino); riduzione triennale dei costi del personale e di struttura; riduzione compensi a presidente e vice; revisione organizzativa... Non è stato sufficiente, anche perché nel frattempo sofferenze e incagli sono aumentati. A fine 2013, gli impieghi della Cassa ammontavano a 170,2 milioni di euro (su una raccolta diretta di 223,14 milioni e totale di 269,08), in forte calo (-13,19%) sul 2012. Ma le posizioni deteriorate nette (sofferenze, incagli, posizioni ristrutturate e posizioni scadute da oltre 90 giorni) ammontavano a 53,3 milioni di euro (il 31,10% degli impieghi), quelle lorde a più di 76 milioni. Sofferenze elevate e concentrate: il grosso nelle mani di una decina di creditori insolventi. Da qui la scelta di svalutare il portafoglio dei crediti per 13,2 milioni, utilizzando i fondi di riserva della Cassa. Ma ciò ha comportato la diminuzione del patrimonio di vigilanza a 11,4 milioni, portando il coefficiente di solvibilità sotto il minimo previsto dell'8%. Da qui, anche, la scelta obbligata di avviare, dopo il cambio della direzione e l'arrivo di Renzo Osler, un processo di fusione con la Cassa Rurale Alta Vallagarina, che con una operazione di cessione di crediti per 37 milioni, avrebbe dovuto salvare il salvabile. Era il piano ipotizzato con la Federazione, che prevedeva l'ultilizzo del Fondo nazione di garanzia dei depositanti delle Banche di credito cooperativo. Il commissariamento ha cambiato i termini della questione. Per altro, anche l'«Alta Vallagarina» è ora sotto ispezione di Bankitalia e, posto che la fusione sia la via che sarà indicata dal commissario, non vi sarebbero i tempi tecnici per attuarla a breve. L'alternativa è tra il prosieguo della vita della Cassa, dimagrita ma autonoma, e la liquidazione coatta amministrativa. Do. S.