Dal Libro“DOVE VA L`ANIMA DOPO LA MORTE?”
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Dal Libro“DOVE VA L`ANIMA DOPO LA MORTE?”
Il filo conduttore della “Spiritualità”, nato da una necessità condivisa e scaturita dall’Istituto Culturale, ha visto importanti iniziative nascere e svilupparsi in ambito ”attività FIS”. Incontri, approfondimenti sul nostro Giornale, avvenimenti come Plum Village ne sono esempio, non ultimo bensì conclusivo, sarà il p rossimo momento comune del XIX Convegno Nazionale FIS, dove importanti personaggi parleranno delle loro esperienze e studi, toccando argomentazioni particolari. Il testo che segue è una saliente introduzione del Prof. Boni che sarà gradito ospite e relatore. Buona lettura a cura dell’Istituto Culturale approfondimenti “DOVE VA L’ANIMA DOPO LA MORTE?” Dal Libro L’accompagnamento del morente S i può governare la paura del morente solo se si è sconfitta la propria paura e ciò può avvenire solo se si è scoperto lo scopo della morte e quindi il suo aspetto positivo. Si possono allora dare certezze e non speranze; energia e non forza; compassione e non pietà; unione e non partecipazione; conoscenza e non timore; sicurezza e non incertezza. “Tengo a sottolineare che, per me come per chiunque si sia avventurato su questa strada, si tratta di “sapere” con certezza che ciò che noi chiamiamo morte non è altro che il passaggio ad un’altra dimensione, immensamente più felice e più ricca di questa e non di “credere” in qualcosa. C’è una differenza fondamentale” (E: Kubler Ross). Si può essere con lui o con lei anche al di là delle parole, che in quei momenti, dopo tutto, servono assai poco, con il nostro silenzio, con la quiete della nostra mente, con il nostro amore e la nostra compassione, con il tocco della nostra mano, perché il nostro silenzio, il nostro sorriso, il nostro sguardo, il nostro tocco saranno veicoli sufficienti per far passare nel morente ciò di cui ha veramente bisogno e cioè una presenza che sconfigga la sua profonda solitudine. …Il morente ha bisogno di una compagnia che non sia solo esterna, perché la compagnia esterna, pur se umanamente validissima, in quei momenti potrebbe essere addirittura controproducente, potrebbe in qualche modo portare l’attenzione del morente ancora ed ancora su un piano di esistenza che lui ha ora l’as- 13 soluta necessità di lasciare. È su un altro piano, su un altro livello che il nostro caro deve essere indirizzato, accompagnato, tenuto per così dire per mano, e se è necessario, portato in braccio. …Solo nel sederci vicino al morente, nel guardarlo, nel sorridergli, nel toccarlo,…, nello stare in ascolto, gli comun i c h e r emo le nostre certezze e non solo le nostre speranze. Allora noi saremo realmente un mezzo puro attraverso il quale l’energia divina della vita fluirà nel morente per dare a lui la luce che illuminerà il passaggio attraverso il quale egli potrà lasciare il suo corpo fisico. Spesso questa energia compie il miracolo di indirizzare il morente su un cammino di luce... . Se non si è in questo stato, sarà difficile superare alcune condizioni di difficoltà che si incontrano nell’accompagnamento del morente: la PAURA non può essere trattata in quei momenti né da un punto di vista intellettuale, né può essere negata. Può essere solo superata trasmettendogli la sensazione, la certezza di essere malgrado tutto protetto. Quelli sono momenti in cui il ragionamento, la logica, la dialettica non hanno alcun effetto positivo... (ma si potrà vincere la paura inserendo) l ’ e n e rgia della sicurezza e dell’amore, l’assenza di paura nata dal superamento del senso di separazione, nata dall’esperienza consolidata e costante di unione e di unità sperimentata in anni di meditazione. …Un altro dei principali ostacoli alla comunicazione con i morenti sta nel fatto che noi generalmente “non vivia- di Cesare Boni mo nel loro stesso tempo”. Loro vivono solo il presente, noi quasi mai. Spesso, anche accanto al letto del morente, la nostra mente è agitata, vaga di qua e di là, pensa ad altre cose, rumina il passato. ...Siamo quindi lontani, lontanissimi proprio quando vorremmo essere vicini, partecipi. Questo ostacolo ancora una volta si può superare solo con l’amore, il silenzio mentale, la compassione perché questi sono tutti stati dove solo il presente è possibile, sono stati che esistono solo nel presente. Parlate quindi il meno possibile, perché le parole possono essere con grande facilità fraintese, specie quando la mente non è più chiara o quando siamo in uno stato di nervosismo. Il tocco invece non inganna mai, non può essere mal compreso. Un tocco pieno di compassione e di amore crea un’atmosfera calma, propizia al silenzio, alla pace della mente, alla protezione, alla presenza ed a volte alla serenità e alla gioia. ...La nostra presenza dovrà quindi essere calma e silenziosa, una presenza che non leghi in nessun modo il morente, che non lo reprima, che non lo voglia istruire o peggio convertire, che lo accetti profondamente, assolutamente così com’è, con le sue paure, con le sue incertezze, con i suoi dolori, con i suoi problemi, le sue domande irrisolte, le sue necessità. Una presenza silenziosa, ma attiva che lasci in ogni momento la porta aperta a che il morente possa condividere con noi ciò che lui sente, dirci quello che sa e che non sa. SHIATSUNEWSTERZOTRIMESTRE