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Comunicato stampa Milano, 24 febbraio 2016 Press Contact: Chiara Gallina GfK Italia via Tortona, 33 20144 Milano T +39 02 8705 3340 [email protected] Per il 20% degli italiani le interazioni virtuali possono essere tanto buone quanto quelle reali GfK ha diffuso i risultati di un’indagine che ha coinvolto 27.000 persone di 22 paesi. Circa un quarto degli intervistati (23%) ha dichiarato di essere convinto che le interazioni virtuali possano essere tanto valide quanto quelle realizzate di persona¹. Gli italiani si collocano leggermente sotto la media internazionale con il 20% di favorevoli. I più positivi nei confronti delle interazioni virtuali sono le donne e le persone con un’età compresa tra i 30 e il 39 anni. Brasile e Turchia le nazioni più positive nei confronti delle interazioni visuali; Germania e Svezia quelle meno aperte. Oggi le occasioni in cui ci troviamo ad interagire virtualmente sono sempre più frequenti, anche nella vita di tutti i giorni. Basti pensare alle videoconferenze di lavoro, alle video-chiamate via smartphone, alle chat istantanee di Facebook o WhatsApp, alla possibilità di esplorare città, ristoranti e musei con servizi quali Google Street view o 3D-Panorama. Ma queste interazioni a distanza, hanno per le persone lo stesso valore delle interazioni di persona? Secondo un’indagine online realizzata da GfK, a livello italiano il 20% degli intervistati si dichiara d’accordo con l’affermazione secondo la quale le interazioni virtuali valgono tanto quanto le interazioni reali. Le donne sembrano essere le più aperte nei confronti di questo tema, con il 25% di risposte favorevoli, contro il 16% registrato dagli uomini. Anche l’età dell’intervistato ha ovviamente un certo peso: i più positivi nei confronti delle interazioni virtuali sono gli intervistati appartenenti alla fascia d’età 30-39 anni (27% di risposte favorevoli), seguiti quasi a pari merito dalle fascie 15-19 anni (21%) e 20-29 anni (20%). Tra le persone con più di 60 anni, al contrario, solo il 14% degli intervistati pensa che interagire a distanza utilizzando dispositivi tecnologici abbia lo stesso valore di conoscere qualcuno o qualcosa di persona. I risultati di questa indagine hanno risvolti interessanti per quasi tutte le aziende. Conoscere il grado di apertura nei confronti delle interazioni virtuali dei diversi mercati e dei diversi segmenti di consumatori è un elemento fondamentale nel momento in cui si prendono delle decisioni che hanno a che fare con l’interazione a distanza. Questo può succedere, ad esempio, quando si deve decidere se utilizzare la realtà aumentata a fini promozionali, oppure se organizzare una riunione in videoconferenza per ridurre i costi di viaggio. 1 I risultati dell’indagine a livello internazionale A livello internazionale, sono soprattutto le persone appartenenti alle fasce di età 20-29 anni e 30-39 anni a pensare che le interazioni virtuali valgano quanto la vita reale, rispettivamente con il 28% e il 27% delle risposte favorevoli. Seguono in classifica gli adolescenti (15-19 anni), che nel 22% dei casi si dimostrano positivi nei confronti delle interazioni virtuali. Non stupisce invece che le fasce di età più anziane siano anche quelle meno propense ad equiparare vita reale e vita virtuale: tra i 50 e i 59 anni solo il 15% degli intervistati è d’accordo con questa affermazione, mentre una persona su cinque (20%) si dichiara fortemente in disaccordo. Salendo ancora con l’età, tra le persone con più di 60 anni quasi un terzo si dichiara in disaccordo (27%) mentre solo uno su dieci si dichiara d’accordo (11%). Brasile e Turchia le nazioni più positive nei confronti delle interazioni visuali; Germania e Svezia quelle meno aperte Brasile e Turchia guidano la classifica delle nazioni più aperte nei confronti del virtuale, con circa un terzo (34%) dei consumatori convinto che le interazioni virtuali possano essere tanto valide quanto quelle di persona. Seguono a breve distanza Messico (28%), Cina (27%) e Russia (24%). Scarica l’immagine in alta risoluzione: http://www.gfk.com/fileadmin/user_upload/dyna_content/Global/images/Infographics/GfKInfographic-Virtual-interactions-Countries-Web-RGB.jpg All’estremo opposto della classifica si trova la Germania, con quasi un terzo delle persone (32%) che si dichiara in disaccordo con l’ecquiparazione reale-virtuale nell’ambito delle interazioni umane. Seguono la Svezia al 29%, quindi Repubblica Ceca e Belgio con poco più di un quarto (26%) e Paesi Bassi e Regno Unito con circa il 23%. É possibile scaricare il report completo al link: http://www.gfk.com/globalstudies/global-studies-virtual-interactions/ 2 Nota metodologica 1 Prime due / ultime due risposte su una scala a 7 punti, dove 1 significa "Fortemente contrario” e 1 significa "Molto d'accordo”. La domanda era la seguente: Si prega di indicare quanto sei d'accordo o in disaccordo con la seguente affermazione: "Le interazioni virtuali con persone e luoghi hanno lo stesso valore delle interazioni di persona". A proposito dell’indagine GfK ha condotto un’indagine online in 22 Paesi, coinvolgendo oltre 27.000 consumatori dai 15 anni in su. La ricerca ha avuto un inizio sfalsato nei vari Paesi e si è conclusa nel mese di giugno 2015. I dati sono stati ponderati in modo da riflettere la composizione demografica della popolazione di età superiore a 15 anni presente in ciascun mercato. I paesi coinvolti nella ricerca sono: Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Hong Kong, Italia, Giappone, Messico, Paesi Bassi, Polonia, Russia, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. A proposito di GfK Il Gruppo GfK costituisce una fonte affidabile di informazioni sui mercati e sui consumatori, a supporto del processo decisionale delle aziende clienti. Oltre 13.000 esperti di ricerche di mercato uniscono alla passione professionale oltre 80 anni di esperienza del Gruppo nelle metodologie di ricerca, di trattamento e di elaborazione dei dati. GfK è in grado di fornire analisi strategiche ed approfondimenti globali indispensabili, integrati dalle conoscenze del mercato locale, relative ad 100 Paesi. Attraverso l’uso di tecnologie innovative e avanzate metodologie statistiche, GfK trasforma i “Big Data” in conoscenza, permettendo ai clienti di migliorare il vantaggio competitivo attraverso una più approfondita comprensione delle scelte dei consumatori e delle loro esperienze. Per maggiori informazioni visitate il sito: http://www.gfk.com/it o seguite il profilo Twitter di GfK: https://twitter.com/GfK_en 3