pericoli evidenziati - Istituto Comprensivo di Albino

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pericoli evidenziati - Istituto Comprensivo di Albino
IL FASCINO DELLA NAVIGAZIONE:
QUALE IL RUOLO DEGLI ADULTI ?
Durante la seconda serata sul tema della sicurezza in internet, svoltasi il 14.04 all’auditorium di
Albino, la relatrice Dott.ssa M. Bordegari ha messo in evidenza sia gli aspetti positivi che i rischi di questo
ormai indispensabile strumento tecnologico, puntando sul necessario ruolo che gli adulti dovrebbero
assumere nell’educare i minori all’uso delle nuove tecnologie.
Tanto il nativo digitale (chi è cresciuto con le tecnologie digitali: computer, internet, telefono
cellulare e MP3) quanto l’ immigrato digitale (chi ha adottato tali mezzi in un secondo tempo,
indicativamente, i nati prima del 1990) conoscono o intuiscono la meraviglia e la potenza di questo
strumento che ha cambiato e sta cambiando le nostre relazioni con la conoscenza, con gli altri, con il
mondo. Navigando si passa velocemente e con facilità estrema dall’intrattenimento alla ricerca, dalla
consultazione allo shopping. Non solo i ragazzi ma anche gli adulti dichiarano che se sono davanti al
computer coinvolti in alcune di queste attività, possono trascorrere ore senza accorgersene: quanti dati
interessanti ed utili si trovano quando si entra in un motore di ricerca e quanto facilmente si perde il filo
logico che si stava seguendo…..
Possiamo usare internet in tutti gli ambiti della nostra vita quotidiana, dal lavoro al tempo libero, per
comunicare e per fruire di servizi di vario genere (per esempio l’home-banking).
La sensazione di chi pratica internet è quella di avere il mondo a portata di mano e non ci basterà una vita
per conoscere tutto.
E’ pur vero che la tecnologia digitale è in costante e rapida evoluzione: si stavano analizzando le
criticità del WEB.1, denunciando la preoccupazione che potesse ridurre il campo delle relazioni e
dell’iniziativa personale, ed ecco arrivare la seconda generazione di internet, il WEB.2 che invece prevede
uno spiccato livello di interazione sito-utente tramite blog, forum, chat, Wikipedia, Youtube, Facebook, ecc…
Nasce così la piazza virtuale, l’incontro con l’altro tramite la rete, e le sue molteplici applicazioni, ad
esempio il social-commerce per non parlare della tecnologia wiki: qui noi stessi possiamo contribuire
direttamente alla formazione del blog, ci viene messo a disposizione anche il momento creativo
dell’informazione, siamo dentro al meccanismo della conoscenza tutti allo stesso modo secondo una
“democrazia” dell’informazione finora impensabile. C’è da dire che la produzione di contenuti è però ad oggi
un fenomeno ancora limitato poiché, nonostante l’enorme potenziale, l’uso reale di internet è attualmente
ancora prevalentemente di tipo tradizionale, cioè, di fruizione (scrittura, email, navigazione web).
Gli studiosi si interrogano: cosa sta cambiando nelle nostre società e nei soggetti che fin da
piccolissimi armeggiano con destrezza e disinvoltura con gli strumenti digitali?
I campi di ricerca sono molti, di seguito alcuni spunti.
- Sul piano percettivo, i ragazzi, fin da piccolissimi, hanno elevate capacità di intuizione delle icone
senza bisogno di spiegazioni; sono molto veloci nel movimento sulla tastiera e hanno maggiore
coordinazione visomotoria e nell’uso delle due mani contemporaneamente (uso, questo, che stimola
entrambi gli emisferi del cervello; per questo il computer è utilizzato nella correzione della dislessia).
- Sul piano cognitivo, la grande quantità di informazioni proposte senza un ordine né gerarchico né
cronologico stimola innanzitutto la capacità di scelta dei ragazzi (devono operare una selezione tra una
moltitudine di dati), secondariamente può far scaturire intuizioni nuove ed originali poiché l’interpretare e lo
strutturare i dati selezionati chiama in gioco la loro creatività e magari anche la loro propensione alla ricerca
dell’innovazione. Ma è bene ricordare che tutte queste abilità sono difficili da apprendere! E’ quindi
necessario insegnare e stimolare nei ragazzi questi meccanismi di rielaborazione personale.
- Sul piano linguistico i mezzi di comunicazione veloce (msm, mail ecc) strutturano abitudini verbali
diverse. Un esempio rispetto alla costruzione della frase: si sta passando dal sistema a ipotassi (frase
principale e frasi subordinate) a quello a paratassi (una serie di frasi di uguale valore accostate tra loro).
- Sul piano emotivo. Nelle comunicazioni vengono usate moltissimo le emoticon, simboli per comunicare
le proprie emozioni (la faccina che ride, che piange, ecc...). Aumenta così nei ragazzi la capacità di
rappresentare le proprie emozioni ma diminuiscono le occasioni per sperimentarle nella realtà: seduti al
computer “disegnano” ciò che provano ma non vivono il contatto fisico della relazione che permette di
tradurre tali emozioni in tracce più complesse e profonde, i sentimenti. In quest’ottica, sembra possa
diminuire la capacità di sviluppare l’empatia che rende in grado di percepire i sentimenti dell’altro, importante
strumento per regolare anche le proprie azioni in funzione della risposta di chi si ha di fronte.
- Sul piano affettivo e sociale i ragazzi dichiarano di avere molti amici digitali, (per esempio, su
Facebook): più è ricca la loro rubrica più forte è la loro presenza nel mondo ma paradossalmente non sanno
con chi uscire il sabato sera. Finiscono con il privilegiare i rapporti virtuali, che ono meno faticosi e
impegnativi di quelli reali, e con l’essere più esposti e sensibili alle pressioni sociali che provengono dai
contatti con la piazza virtuale.
- Sul piano comportamentale i ragazzi hanno acquisito la capacità di utilizzare contemporaneamente
vari mezzi tecnologici, il multitasking, cosa che per gli adulti è difficile da comprendere.
Spesso gli adulti, immigrati digitali, di fronte a tutta questa tecnologia sono divisi in due contrapposte
fazioni di pensiero: gli scettici, che la ritengono limitante delle capacità intellettive e creative, e gli affascinati
che invece le attribuiscono la possibilità di incrementare la capacità di giudizio, di interpretazione e di
approfondimento, prospettando la nascita di una sapienza digitale.
Schierarsi per l’una o per l’altra tesi non deve però far dimenticare che l’essere nativi digitali non significa
avere acquisito un uso competente dello strumento: facciamo attenzione a non confondere con
esperienza e competenza il fatto che i nostri ragazzi passano diverse ore della loro giornata davanti al
computer!
C’è il rischio che il sistema educativo possa essere tentato di abdicare al proprio ruolo rispetto al tema delle
tecnologie, sia perché si ritiene inadeguato sia perché pensa che comunque i nativi digitali siano
nativamente competenti in virtù della loro appartenenza generazionale. Sarebbe un grave errore! Per poter
usufruire adeguatamente delle potenzialità degli strumenti digitali si devono sviluppare anche quelle capacità
di soggetto maturo e responsabile su cui genitori e insegnanti hanno ancora molto da dire.
Proviamo, infatti a riflettere sul significato di competenza digitale.
La competenza digitale compare nell’elenco delle nove competenze chiave di cui alle Raccomandazioni del
Parlamento Europeo in riferimento alle conoscenze che i ragazzi devono aver acquisito alla fine del percorso
scolastico: consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico questi nuovi strumenti tecnologici.
Detto ciò, non è ancora chiaro come misurare tale competenza. Non ci sono ancora strumenti idonei a
misurare, per esempio, le effettive abilità nell’uso critico dei media digitali; esiste la cosiddetta patente
europea, ma è riferita solo agli aspetti tecnologici.
L’accrescimento della competenza digitale si traduce in termini diversi a seconda che se ne consideri
- il valore tecnologico: significa accrescere la capacità di esplorare e di affrontare in modo flessibile le
nuove possibilità;
- il valore cognitivo: significa accrescere la capacità di accedere, di selezionare e di valutare le
informazioni proposte;
- il valore etico: significa accrescere la capacità di interagire con le tecnologie in modo responsabile, con
consapevolezza delle conseguenze (cosa c’è di male a spogliarsi davanti alla web cam, senza che mi
possano riconoscere, per avere in cambio una ricarica sul cellulare? Non sto facendo del male a
nessuno!);
- il valore integrato: significa accrescere la capacità di comprendere il potenziale delle tecnologie per la
costruzione collaborativa della conoscenza.
Quale dunque il ruolo degli adulti?
In due parole: incoraggiare la costruzione di una competenza digitale e ostacolare l’atteggiamento di
dipendenza.
Si parla già di malati di internet, ovvero, l’ Internet Addiction Disorder (IAD): disadattamento che sfocia nella
chiusura e nell’isolamento dalla vita famigliare e comunitaria, scarso controllo degli impulsi e delle forti
emozioni come collera-dolore-paura-rabbia, difficoltà a gestire i rapporti interpersonali e incostanza
nell’affrontare e portare a termine impegni e progetti.
Le soluzioni sono semplici ed efficaci:
- stimoliamo nei nostri figli l’autostima e l’autocontrollo.
In psicologia si parla di LOC (locus of control) interno o esterno: un LOC esterno attribuisce
prevalentemente al destino e agli altri il controllo di quanto accade, un LOC interno considera ogni
evento effetto delle proprie azioni e quindi una variabile “intervenibile”.
Vigiliamo quindi affinchè i nostri figli ne strutturino uno interno: che si chiedano quale è il loro ruolo e la
loro responsabilità negli eventi che attraversano e non ne attribuiscano l’origine sempre e solo ad altri!
- offriamo loro una vita affettiva ricca e socialmente allargata
- proponiamo interessi, passioni, hobby e torniamo al gioco giocato-spontaneo in contrapposizione al
temuto abuso del computer che accumula tensioni e aliena dalla realtà circostante.
Se alla scuola si chiede di stimolare la capacità critica dei nostri figli, il ruolo di noi genitori deve invece
andare oltre le competenze tecnologiche, deve essere autorevole e carismatico.
Investiamo tempo da dedicare ai nostri figli insegnando loro ad amare la vita, ad essere capaci di scegliere
liberi da condizionamenti, a riconoscere il giusto valore all’etica come persone, come famiglia e come
società.
E prima di tutto ricordiamoci di essere un esempio per loro: non lamentiamoci che “sono sempre attaccati a
quel coso” quanto noi per primi azzeriamo la comunicazione famigliare perché parla la televisione!
Da che mondo e mondo, le nuove generazioni è infatti dagli adulti che traggono insegnamento.
I genitori dei Comitati della scuola materna–primaria e della scuola secondaria di primo grado di Albino