EVA221 - Associazione “La Poderosa
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EVA221 - Associazione “La Poderosa
LYNX -Bene così, filate giù adagio- Gino appeso alla corda notava l’accentuarsi della pendenza del dirupo e ora era quasi sospeso nel vuoto. Prese fiato augurandosi che gli altri lassù avessero ben assicurato la cima, il sudore gli sprizzava dalla fronte ma, alla fine, raggiunse la macchia di arbusti che avevano colonizzato la una piccola sporgenza e fermato la caduta. L’animale esanime era impigliato fra i rami e, dopo averlo legato, lo vide risalire il dirupo; a sua volta in salvo, notò come il veterinario avesse iniziato l’esame del grosso felino e del resto non ci potevano essere dubbi: era il radiocollare che la lince aveva al collo ad averli condotti fino a lei. Una sorpresa davvero gradita lo ripagò della fatica e… che stupore! La lince era ancora viva e anzi stava riprendendo conoscenza. -Ma guarda un po’, questa sì che è bella- e così dicendo il Dottore indicò un piccolo fiocco rosso che indicava una fiala conficcata nel pelo. Gino conosceva bene quel gingillo, si trattava di un proiettile narcotizzante usato per sedare gli animali selvatici a distanza che aveva usato egli stesso molte volte. -E così ecco spiegato il mistero; qualcuno ha cercato di addormentare la lince che però nel tempo di assorbimento del farmaco ha fatto in tempo a fuggire e poi, dopo essersi addormentata, a cadere nel dirupo, impedendo al bracconiere di raggiungerlaGino, giovane ricercatore del Dipartimento di Scienze Forestali, curava da oltre un anno il programma di ripopolamento della lince in quella valle e Adam era per lui come un nipotino; lo aveva liberato appena giunto dalla Francia, (dove le linci erano appena più numerose che in Italia), insieme ad altre tre. Si erano disperse fra i boschi ma lui, grazie al radiocollare, riusciva sempre a rintracciarle e a controllarle, fino a quando non erano arrivati i guai. Improvvisamente i collari di David e poi 1 quello di Betsabea avevano cessato di trasmettere e si era pensato ad una avaria, caso strano ma possibile. Fino a quel giorno, quando aveva notato che il segnale di Adam era stranamente fermo, ed era andato a controllare e, dopo aver radunato una squadra, aveva provveduto al suo recupero. La vicenda, nonostante la buone novella del ritrovamento in vita del felino, aveva preso un andamento inquietante; molto probabilmente anche le altre due linci erano state colpite allo stesso modo, con i collari staccati e distrutti, mentre quello di Adam aveva continuato a trasmettere per via di circostanze fortuite. Tutte e tre colpite da cacciatori di frodo molto motivati e fortunati, davvero fortunati, forse troppo fortunati. Le linci sono animali schivi ed elusivi, evitano il contatto con l’uomo e sono pressoché introvabili nella boscaglia. Chissà come era riuscito il bracconiere a rintracciarle a colpo sicuro tutte e tre, senza dover girovagare in una zona sì in predicato da divenire Area Protetta ma, comunque, popolata e dove chiunque si aggiri fra i boschi per giorni avrebbe attirato l’attenzione. Adam era stato ricoverato per accertamenti in una clinica veterinaria della zona ed era salvo: ma che fine avevano fatto le altre linci? Restava solo un esemplare in libertà. E per quanto? Guardò il segnalatore GPS collegato a Eva, l’ultima delle quattro linci; aveva pensato fosse un nome augurale perché quella zona doveva diventare il “Santuario delle linci”, il loro paradiso terrestre. Si sentì sollevato quando vide il puntino luminoso indicare che Eva era ancora in movimento nella sua zona abituale. Forse il criminale era sazio, forse la povera bestia sarebbe stata più fortunata dei compagni. In paese la notizia si era già sparsa e al bar fiorivano profonde considerazioni sulla bestialità della natura umana, osservazioni condivisibili queste, convinto come era che a gran parte dei suoi connazionali non importasse niente né di piante, né di animali e neppure di rocce o paesaggi, insomma, di qualunque cosa non avesse un Indice Catastale. Ma i cupi pensieri sparirono di colpo quando vide uscire dal residence Vanessa, la spettacolare nuova ospite della struttura. Da vari giorni il fisico statuario della nuova venuta era argomento di commenti e chiacchiere sempre più piccanti. Le voci affermavano che si trattasse di una scrittrice che aveva scelto quel paesino montano per riposarsi e trovare ispirazione. Ricordava gli avvenimenti della settimana passata, quando in una delle sue ricognizioni aveva incontrato la ragazza ferma accanto alla sua macchina in avaria, al 2 bordo della stradina di montagna che stava percorrendo . Una semplice foratura a cui lui, di buona lena, pose rimedio; la ragazza, ovviamente molto grata, abbandonò l’aria altezzosa e distaccata dimostrandosi subito simpatica e cordiale. Quando venne a conoscenza del suo lavoro nel progetto di ripopolamento, si mostrò interessata a tal punto che a Gino venne spontaneo l’invito a vedere i rarissimi animali. Dopo alcune centinaia di metri si ritrovarono ai bordi di una laghetto immerso nel bosco; l’erba tenera della riva e alcuni salici che quasi sfioravano l’acqua con le loro fronde avvolgevano l’area di un verde irreale. Un posto magico che solo i richiami degli uccelli e qualche libellula sulla superficie distinguevano dall’immobilità di un dipinto. Era un posto ideale per baciarsi e così fecero, prima di abbandonarsi nella promettente frescura dell’erba. Trascorso un tempo indefinito, l’attenzione di Vanessa si soffermò sull’attrezzatura che gli serviva a svolgere il ruolo di angelo custode delle linci. Il binocolo ad amplificazione di luce, e i ricevitori GPS collegati ai radiocollari degli animali da tracciare, oltre ad articoli più romantici che utili, come la bussola ormai superata dalla tecnologia e l’imponente coltello da trapper. Ora, alla luce degli ultimi avvenimenti, quell’incontro e i suoi sviluppi gli davano da riflettere. La cosa era strana, troppo strana; aveva un fisico allenato e abbronzato dalle lunghe camminate, non si considerava certo brutto, ma quel che era accaduto sembrava troppo, anche per un copione da film. Quando mai nella realtà accadono cose del genere? E comunque a lui non era mai accaduto: fortuna, caso o cosa? Sovrappensiero e di umore pessimo si mise alla guida della sua Fiat Campagnola e si diresse fuori dal paese. Per Vanessa avere un fisico tanto appariscente fu, per una volta tanto, dannoso: non si poteva non notarla mentre era piegata accanto al finestrino di un’auto ferma in una stradina isolata. Gino puntò il suo potente binocolo inquadrando il guidatore, brutta faccia, anzi, brutto ceffo. Scacciò subito il molesto pensiero di essere in realtà semplicemente geloso. L'uomo non era della zona e dalla durata della conversazione non si trattava di una richiesta di informazioni stradali. Cosa confabulavano tanto intensamente? Quando l’auto ripartì, attese che Vanessa tornasse verso il paese e la seguì, posteggiando di fronte alla Stazione dei Carabinieri. Il Maresciallo Carlini alzò la testa dalle carte quando lo sentì entrare: era la persona giusta per dissipare i dubbi che lo attanagliavano. Dopo qualche chiacchiera, Gino espose i motivi della visita 3 -Vorrei che controllassi se c’è qualche informazione sul proprietario di questa automobile- Il Maresciallo lo squadrò sorpreso e, alla domanda del perché della richiesta, probabilmente finse di credere alla confusa risposta di una macchina che forse gli aveva rotto un faro al parcheggio e poi si era dileguata. L’ operazione era così innocua, semplice e di routine che avviò il programma di ricerca. -Ecco qua- Disse dopo pochi secondi -Alfonso Masi, nato a Feltre, Belluno- Gino storse il naso, esattamente dalla parte opposta dell’arco alpino: chissà che ci faceva lì? Non c’erano montagne sufficienti dalle sue parti? - Ah, ancora una cosa, potresti controllare se ha precedenti?- I misteri iniziavano a turbare il militare che comunque eseguì. –Però! Davvero un bel tipo!- Commentò Carlini quando sul video prese forma il curriculum criminale dell’uomo. -Ancora una cosa, potresti fare lo stesso con quest’altra targa?-Ai suoi ordini, sono qui per questo. Fortuna che sei passato, non avevo davvero altro da fare- Brontolò il Carabiniere che però iniziava a essere interessato. Quando apparvero anche le informazioni della nuova ricerca, Gino avrebbe voluto prendersi a schiaffi. -E ora mi vuoi spiegare cosa sta succedendo e perché hai voluto queste informazioni?-Solo dei sospetti, ma per ora per favore tienitele per te, ti farò sapereSotto lo sguardo perplesso del maresciallo Gino uscì in strada e, mentre stava per risalire in auto, ecco materializzarsi Vanessa. -Ho saputo che hai avuto una giornata pesante-In tutti i sensi, davvero pesante-Magari potrei consolarti- lo sguardo era l’icona della lussuria. -Si, ma questa volta niente prato, si è fatto tardi; ti invito a cena in un posticino che conosco e che affitta delle stanze- Vanessa si accomodò al suo fianco e si avviarono. -Ma che è successo?- Chiese Vanessa. -Bastardi bracconieri, per fortuna che non hanno trovato Eva, l’ultima lince. Sarebbe stato un vero disastro: pensa ha appena partorito ben quattro cuccioli e il progetto di ripopolamento non è del tutto cancellato finché lei resta viva4 -Che bello, finalmente una buona notizia! - Pareva sinceramente sollevata. Arrivati alla trattoria si accomodarono a un tavolo appartato. -Scusami un momento, torno in macchina a prendere lo zainetto con l’attrezzatura, manca solo che qualcuno la rubi e sarei a posto definitivamenteLa cena fu ovviamente quasi simbolica e dopo si precipitarono nella stanza al piano superiore. Era squallida e spartana ma aveva il bagno privato e Gino ne approfittò per un tempo piuttosto lungo. Quando ne uscì, Vanessa era in lingerie, il solito splendore, ma Gino notò che lo zaino era appoggiato sul bracciolo opposto della poltrona a cui lo aveva appoggiato, e le cinghie delle tasche erano state richiuse approssimativamente. L’incontro fu acceso ma nulla in confronto alla volta precedente, con lei volenterosa ma nulla più, lui rabbioso e distratto a un tempo. Al termine della sessione ricreativa Vanessa prese il cellulare e scusandosi disse che doveva inviare un messaggio: cosa urgente. Gino annuì con magnanima condiscendenza, riaccompagnando la sua ospite al residence subito dopo. Intanto, nel buio del bosco, Alfonso Masi, grazie al visore ad infrarossi, stava agilmente risalendo il pendio; lo guidava un ricevitore GPS sintonizzato con il radiocollare di Eva e, a quanto pareva, la lince era vicina. Oltre alla carabina a dardi soporiferi portava anche un sacco di iuta, perché dopo aver addormentato il felino, ne avrebbe razziato i cuccioli: la madre aveva un certo valore ma niente in confronto al valore a alla rarità di quattro cuccioli di lince. Peccato per quella stupidamente caduta nel baratro, ma questa notte si sarebbe rifatto: Eva e famiglia avrebbero raggiunte le compagne nelle gabbie del cascinale che aveva affittato a distanza di sicurezza. Vicino, era vicino al felino, sentiva un distinto tramestio di foglie: ma che strano un rumore tanto forte! Poi, qualcosa uscì dai rovi e quel che vide gli trasformò in sangue in ghiaccio e, in preda a puro terrore, sparò, ma il proiettile si perse nel nulla. Il mattino seguente gli accadimenti della notte il paese era in subbuglio e Gino di fronte al residence di Vanessa attendeva che la ragazza uscisse. La vide mentre si dirigeva con un trolley verso la sua auto. -Vedo che hai deciso di levare le tende alla sveltaVanessa lo fissò con uno sguardo ostile e contrariato, la dolce ninfa dei boschi che pareva creata per donare amore e dolcezza era sparita, e al suo posto c’era la escort 5 d’alto bordo, l’arrampicatrice sociale senza scrupoli coinvolta in vari scandali, che veniva descritta dal rapporto apparso sullo schermo dei Carabinieri. -Che vuoi?- Chiese a muso duro. -Volevo soltanto metterti al corrente delle condizioni del tuo amico MasiVanessa intuì che era inutile fingere. -Come sta?-Ha avuto la brillante idea di andare a disturbare Clotilde, la più grossa femmina di cinghiale della valle che ha appena partorito e, forse non lo sai, ma i cinghiali diventano assurdamente feroci quando hanno i cuccioli. Non credo che andrà più di notte nei boschi a far danni. Clotilde gli ha fatto passare un brutto quarto d’ora e lo ha scaraventato a colpi di grugno giù per il pendio come una palla di stracci. Fra morsi e fratture ne avrà per un bel pezzo-Cinghiali, cosa c’entrano i cinghiali?-Quando sono andato a prendere lo zaino, ho scambiato le etichette dei ricevitori e così hai mandato il tuo amico in bocca a Clotilde: avevo dei sospetti ma neanche una provaVanessa cercò di reprimere la rabbia -Ma come hai capito?-Semplice sequenza temporale. Allo stagno avevo solo tre ricevitori, perché quello di Eva aveva avuto un problema di batteria, ed è così che si è salvata. Hai letto le frequenze mentre io ero sotto ipnosi amorosa e le hai comunicate al tuo complice. Quando ti ho visto confabulare con Masi e ho saputo che razza di perla d’individuo fosse, ho fatto due più due. E ora dimmi chi ti paga e perché tutto questo?La ragazza prese fiato, la situazione stava andando a rotoli ma aveva ancora qualche carta da giocare. -Non so nomi e cognomi ma, da quel che mi hanno detto e qualcosa che ho carpito a Masi, non ci vuole molto a capire che a qualcuno non garba che una zona tanto grande diventi Area Protetta. Per farci giocare dieci gattoni che si strofinano sui tronchi e fanno spuntini a base di conigli e caprioli, poi. Ho sentito solo il termine: Balcone sulle Alpi6 Gino aggrottò la fronte. -Ancora quel vecchio progetto, scartato per il suo impatto distruttivo! Un complesso di piscine e alberghi con SPA in quota, costoso e con ampie prospettive di fallimento-Come vedi hai capito tutto, il progetto del Santuario delle linci minaccia di rendere non edificabile tutta la zona e così hanno contattato Masi per la sua esperienza di cacciatore. Tuttavia, in un’area tanto vasta e scoscesa avrebbe messo mesi a scovare i felini e per questo hanno contattato me per rubarti le frequenze dei radiocollari. Purtroppo, quella volta non avevi tutti i ricevitori e così ho dovuto ricontattarti, altrimenti avrei lasciato questo mortorio da giorniGino sentì quelle parole come sale sulle ferite del suo orgoglio e soprattutto del suo amore ucciso nella culla, cosa fare di lei? Avrebbe potuto denunciarla, ma in fin dei conti la sua partecipazione all’intrigo era di difficile dimostrazione e di fronte al giudice avrebbe facilmente potuto negare e sgusciare via dalle maglie della legge. A lui invece sarebbe rimasta la sensazione di denunciarla più per vendicarsi dello smacco subito, che per amore di giustizia. Così aveva deciso di lasciarla andare: per far luce su quanto accaduto, sarebbe bastato spremere il bracconiere per farlo cantare come un canarino. Gino vide l’auto di Vanessa sparire al fondo del paese e cercando di cancellare l’amarezza pensò al fatto che le linci erano già state rintracciate. Si accinse quindi ad andarle a trovare. C’era da organizzare la loro seconda liberazione. Alzò gli occhi verso la sommità della valle; i boschi tremavano al vento e al timore di essere un giorno assordati da bulldozer e betoniere, martelli pneumatici e dinamite. A difendere la valle c’era solo la fragile e debole difesa dei suoi animali, la Lince era una delle tre fiere che accolsero Dante all’inizio del suo viaggio ultraterreno, la Lonza come veniva definita nell’italiano medioevale e anche lui, avrebbe dovuto attraversare la selva oscura degli intrighi speculativi, senza neppure l’ausilio di un Virgilio e una Beatrice. Guardò un’ultima volta la curva dietro a cui Vanessa era svanita e si voltò. FINE 7