dell`incenso

Transcript

dell`incenso
reportage
Sulla via
dell’incenso
Ripercorriamo l’arteria lunga 2.400 chilometri,
dal Mar Arabico al Mediterraneo, attraverso
cui veniva commercializzata la preziosa resina.
E dove Africa e Medio Oriente, Europa e India
per cinque secoli hanno scambiato
merci e cultura
32 Popoli gennaio 2011
identità - differenza
Un beduino nel deserto di Hisma,
nel nord dell’Arabia Saudita.
Testo e foto: Aldo Pavan
È
la via sacra dei profumi,
un’antica autostrada attraverso deserti e montagne,
tracciata per commerciare una resina speciale: l’incenso. Con tanto
di pedaggi e dazi. E disavventure,
quasi sempre garantite, a causa della
presenza di predoni e briganti, oltre
a tempeste di sabbia, mancanza di
acqua e difficoltà di orientamento.
Una via così importante e trafficata
da aver favorito la nascita nel sud
dell’Arabia di un regno florido e ricco, un Paese felice, l’Arabia Felix.
La via dell’incenso non è una semplice pista, una linea sulla carta geografica. È molto di più: è una delle
arterie lungo le quali è passata la
storia dell’uomo. Attraverso di essa
sono venuti in contatto mondi lontani
e diversi. Si sono
toccate Europa e
Come un tempo,
India, oltre che
il profumo
Arabia e Africa.
dell’incenso
Sono transitate
inebria il suq
merci, ma anche
di Salalah, la
scienza, cultura e
principale città
leggenda.
del Dhofar.
La via dell’incenso
La sua fragranza
è anche legata a
pervade l’aria
doppio filo al mie conquista
to. La tradizione
l’anima
orale parla di un
misterioso Paese di Punt, terra verso
cui gli egiziani effettuarono diverse
spedizioni militari con l’intento di
impadronirsi delle enormi ricchezze
che venivano appunto dai luoghi di
produzione dell’incenso. Allora poco
si sapeva dell’origine della famosa
resina. Su di essa favoleggiavano
letterati e storici. Ne parla Erodoto nel
430 a.C., spiegando che «gli alberi che
producono l’incenso sono guardati da
serpenti alati di piccola taglia e di vari colori che sono appesi a ogni albero». I Magi, provenienti dall’Oriente,
portarono a Gesù, oltre a oro e mirra,
l’incenso. Forse anch’essi percorsero
l’antica via come testimoniano i loro
doni. E per cinque secoli, fino intorno
gennaio 2011 Popoli 33
reportage
Mercato della capre a Nizwa, nel nord dell’Oman,
il Paese in cui, grazie a un particolare clima monsonico,
cresce l’incenso (a fianco la pianta).
al 70 d.C., quando i romani preferirono seguire la più sicura via marittima
attraverso il Mar Rosso, le carovane
che attraversavano la Penisola arabica hanno contribuito alla ricchezza
di questa zona, facendo sì che si
creasse l’epica leggenda dell’Arabia
il suo nome scientifico è Boswellia
sacra. La pianta da cui si ricava è
un albero, per la verità abbastanza
modesto, per niente frondoso, molti rami e poche foglie, che cresce
esclusivamente sulle rive del Mare
Arabico. Da ciò deriva il suo valore:
LA PIANTA CHE CRESCE
NELLA NEBBIA
Se avessimo uno stradario antico,
una sorta di guida pratica, sapremmo
che tutta la via dell’incenso si può
percorrere teoricamente in due mesi.
Sempre se tutto va bene. Sono da
è un’essenza endemica che non si
può coltivare altrove. Anticamente
con l’incenso viaggiava anche la
mirra, altra famosa resina arabica.
Sulle groppe dei cammelli si caricavano anche le merci che giungevano
dall’India e dall’Africa. C’erano pepe, cinnamomo, zenzero, cannella,
tessuti, oltre a perle, avorio, piume,
pelli di animali e oro.
coprire circa 2.400 chilometri da suddividere più o meno in 65 tappe: così
racconta lo storico Plinio il Vecchio.
E infatti i cammelli, o meglio i dromedari, riescono a percorrere circa
40 chilometri al giorno. L’incenso
veniva raccolto fra l’Hadramaut e il
Dhofar, aree montuose a ridosso del
deserto, tra gli attuali Yemen e Oman.
Poi la carovana proseguiva lungo una
Due donne omanite,
con la tradizionale maschera.
ricca e opulenta ricordata nelle fonti
greche e romane.
Richiestissimo nel corso di tutta
l’antichità, l’incenso veniva pagato
in oro. Era usato come medicinale,
nella cosmesi, per le imbalsamazioni,
ma soprattutto nelle funzioni sacre.
Ovunque serviva a fini devozionali
nell’area del bacino mediterraneo, in
Mesopotamia e in India. E, infatti,
34 Popoli gennaio 2011
rotta terrestre che passava per San’a, è stato invaso dall’incenso sintetico,
da sud puntava verso Medina e da frutto della chimica, che in gran
qui si dirigeva su Petra per arriva- parte ha sostituito quello naturale.
re, attraverso gli attuali Giordania Nel suo portolano intitolato Periplus
e Israele, in Palestina fino ai porti Maris Erythraei, un ignoto navigatore
del Mediterraneo. Da qui i preziosi del primo secolo d.C. spiega che «vi è
carichi venivano spediti via mare ad una baia chiamata Sakalites coperta
Atene, Alessandria e nelle altre città da spesse nubi d’aria e vapori emanati
dagli alberi alti e sottili
dell’impero romano, pristillanti gocce d’incenso
ma fra tutte Roma che ne La pianta
dalla corteccia». La nebera grandissima consu- dell’incenso
bia, infatti, non è una ramatrice. Si racconta che cresce solo
rità in estate sulla costa
il solo Nerone nel 65 sulle rive del
arabica meridionale. E
d.C. bruciò, in occasione Mar Arabico.
sono proprio le particoladei funerali di Poppea, Da ciò deriva
ri condizioni climatiche
un’intera produzione an- il suo valore:
che favoriscono la crescinua, pari a 3mila ton- è un’essenza
ta dell’albero dell’incennellate, facendo salire il endemica
so. In quest’area il monprezzo alle stelle.
che non si può
sone estivo si abbatte con
Oggi la Boswellia sacra coltivare altrove
pesanti piogge che fanno
cresce spontaneamente
scendere la temperatura
quasi esclusivamente
fino ai 25 gradi, mentre
nello wadi (un avvallamento asciutto, riempito dai mon- appena oltre la catena montuosa del
soni estivi) di Dawkah, in Oman. In Dhofar, la colonnina di mercurio ragquest’area si producono settemila giunge anche i 50 gradi, annunciando
tonnellate all’anno della preziosa il temibile deserto dell’interno.
resina, considerata la migliore sul Un albero di Boswellia sacra è in gramercato. Ricercata e protetta, è stata do di produrre dieci chili di incenso
messa sotto tutela dall’Unesco per a stagione. All’inizio di aprile, quangarantirne la sopravvivenza dopo do la temperatura inizia a salire, la
che negli ultimi decenni il mercato corteccia viene incisa con tagli lun-
ghi circa dieci centimetri dai quali
esce una linfa lattiginosa bianca.
Dopo qualche giorno, al contatto con
l’aria, la resina si rapprende e assume
un colore giallastro. Una volta essiccata viene raccolta. L’operazione si
ripete un paio di volte nella stagione
umida, anche se l’incenso di secondo
taglio non è più della stessa qualità
del primo, e al mercato viene venduto a un prezzo inferiore.
Come un tempo, il profumo dell’incenso inebria il suq di Salalah, la
principale città del Dhofar. La sua
fragranza pervade l’aria e conquista
l’anima. La resina brucia in piccoli
bracieri. Le venditrici sono tutte
donne dal volto coperto e dagli occhi nerissimi truccati con kajal. Gli
acquirenti, uomini e donne, trattano
sul prezzo. Gli scaffali sono ricolmi.
Vi sono quattro qualità di incenso: il
più prezioso è l’hougari, trasparente
e grande quanto una noce, il nejdi
di media qualità e il shahazi piccolo
e meno profumato. Il quarto è il
thiki, usato in farmacopea. Il profumo dell’incenso si mescola a quello
della salsedine che viene dal vicino
mare, quel mare Arabico che è stato
la porta di ingresso delle merci che
provenivano dall’India e dall’Africa.
Veduta sull’oasi di al-Ula, nel nord dell’Arabia Saudita.
A fianco, i granelli di incenso pronti
per essere venduti.
gennaio 2011 Popoli 35
reportage
Sotto: una mappa dei vari itinerari custodita al Museo dell’oasi di al-Ula.
A fianco, metropoli di ieri e di oggi: tramonto sulla «Manhattan
del deserto» (Shibam, nello Yemen), la capitale saudita Riad.
VERSO L’ANTICO REGNO DI SABA
Una larga strada asfaltata corre verso nord, sale velocemente di quota
ed entra nel cuore dei monti del
Dhofar. Radi arbusti di Boswellia
sacra sorgono solitari in un territorio
privo di vegetazione. Tutt’intorno
si aprono aspri panorami. Anche le
carovane seguivano questa direzione
nord, apparentemente verso il nulla.
Andavano verso la tanto ricercata
città di Ubar, descritta dagli storici
arabi come grande e florida, di cui
IL LIBRO
N
umerose altre splendide immagini su
questa storica arteria commerciale si
trovano nel libro fotografico pubblicato da De
Agostini a fine 2010 (La via dell’incenso, pp.
255, euro 35). L’autore, Aldo Pavan, è un fotografo free lance che ha girato il mondo per
realizzare
geografici
36 reportage
Popoli gennaio
2011 e sociali.
oggi non rimangono che poche mura
alle porte del deserto in località Shisur. Il processo di desertificazione ha
stravolto questa regione. Sono spariti
i prati e con essi l’antica economia
legata alla pastorizia. Ora il temuto
Rub al-Kahli, il «Quarto vuoto», che
con la sua immensa massa di sabbia
copre e ostruisce il cuore della Penisola arabica, si fa sempre più vicino.
Il confine tra Oman e Arabia Saudita
è una linea diritta tirata nel mezzo
del nulla che solo i gps sono in grado
di riconoscere. Mettersi in marcia per
attraversare queste sabbie significa
essere disposti a vivere, in qualche sono le contese tribali per il controllo
modo, l’avventura delle grandi caro- dei giacimenti petroliferi scoperti tra
vane dell’incenso. Si dorme in tenda le sabbie del deserto proprio dove si
e per giorni si vive nella più totale possono ancora vedere i pochi resti
solitudine mentre altissime dune, che di Shabwa, altra importante città
raggiungono anche i trecento metri della via dell’incenso.
Oltre il mare di dune si arriva a Madi altezza, chiudono l’orizzonte.
Ed eccoci in Yemen, l’antico regno rib, leggendaria capitale dei sabei.
dei sabei, che tracciarono e sistema- Qui ci sono i resti della grande diga
tizzarono le piste carovaniere, dando di cui parlano gli storici antichi e
un grande impulso ai commerci del- alcuni templi legati a doppio filo al
la leggendaria Arabia Felix. Furono regno di Saba. Da Marib si segue angrandi ingegneri, civili e idraulici. Il cora la rotta dell’incenso e si arriva
loro regno di Saba o Sheba fiorì nel nella splendida San’a, la più affasciII secolo a.C. La Bibbia e il Corano nante città della Penisola arabica.
raccontano di una regina di Saba Le carovane che salivano dallo Yeche incontrò Salomone, re d’Israele. men puntavano verso nord, entravaE proprio in quest’area, negli ultimi no nell’attuale Arabia Saudita, e poi
anni si stanno ritagliando spazio le facevano tappa prima a Medina e poi
formazioni terroristiche di al-Qaeda, a Dedan. Un tempo tribù di nomadi e
installatesi nel sud della regione cammellieri si ergevano a guida deldell’Hadramaut. Questa presenza le carovane. Tra questi popoli vi fupreclude la possibilità di visitare in rono i nabatei che per primi imposesicurezza una delle città più spetta- ro un ferreo controllo sui commerci
colari dello Yemen: Shibam, unica della Penisola arabica, e che fecero
al mondo per i suoi altissimi palazzi della loro capitale Petra una delle più
simili a grattacieli. Costruita con importanti città del mondo antico,
mattoni di fango, è stata una delle importante snodo di traffico. Furono
loro a fondare anche la splendida
capitali del regno dell’Hadramaut.
Alle porte di Shibam si apre l’assolato Hegra, dei cui fasti sono testimoni
le impressionanti rovine
deserto Ramlat as Sache si innalzano tra le
batayn. Il viaggio si fa Preziosa
basse dune del deserto
esclusivamente seguiti e protetta, la
dell’Hegiaz. Le solitada una scorta armata, Boswellia sacra
rie tombe rupestri, mapoiché negli ultimi anni è stata messa
gnificamente decorate,
la zona è stata teatro sotto tutela
sono citate anche neldi continui rapimenti di dall’Unesco,
la XV sura del Corano.
stranieri. Sullo sfondo vi dopo che
il mercato
è stato invaso
dall’incenso
sintetico
Abbandonata verso il 70 d.C., Hegra
ha seguito il ciclo di decadenza della
via dell’incenso quando i commerci
iniziarono a preferire la via marittima lungo il Mar Rosso ai rischi di
quella terrestre.
FRA PETRA E ISRAELE
Oggi in Arabia Saudita le piste di
un tempo sono state sostituite da
linee nere di asfalto che tagliano il
giallo delle dune. A lato delle larghe
strade si ergono piccole moschee e
isolate stazioni di servizio. Appaiono cataste di gomme per auto e per
camion. Semplici agglomerati di
basse case. E poi improvvisamente
città moderne attraversate da strade
a quattro corsie. Svincoli, rotonde. E
file di palazzoni, centri commerciali
e moderne infrastrutture. Un Paese
di contrasti, dove le auto di grossa
cilindrata, i telefonini e i computer
convivono con le regole del deser-
to e l’interpretazione più ortodossa
delle regole dell’islam.
Superata Petra e pagati i salati dazi,
nel territorio dell’attuale Giordania,
le carovane proseguivano verso nord
lungo quella che è stata chiamata la
Strada dei Re. Seguendo questo stesso itinerario, si incontrano le vestigia di antiche chiese legate alla storia dei primi anni del cristianesimo.
In vista del Mar Morto la via dell’incenso virava decisamente a ovest ed
entrava in Palestina. Le carovane seguivano per un lungo tratto l’ampia
Valle Arava e oltre Moa, sull’attuale
confine israeliano, attraversavano
il deserto del Negev (o Naqab, in
arabo) che a quei tempi non era così
arido e desolato. I dromedari non
avevano difficoltà a trovare verdi
pascoli. Lungo la via c’erano città
e caravanserragli che servivano da
punto di appoggio. Mamshit era un
importante emporio di cui le impres-
Dietro la sagoma
dei dromedari,
la parete
delle Tombe reali
di Petra, in Giordania.
sionanti rovine ora mostrano una
locanda, alcune chiese e antiche terme con piscine. Le soste successive si
facevano nel vasto centro di Avedat
e presso la piccola Shivta. Siamo,
ormai, nel tratto finale della via
dell’incenso. I
resti delle anLe piste di un
tiche città dei
tempo sono state
nabatei sono
sostituite da linee
stati inseriti,
nere di asfalto
come Shibam,
che tagliano
toccata all’iniil giallo delle dune.
zio del nostro
A lato delle larghe
viaggio, nelstrade si ergono
la lista dei
piccole moschee
siti dichiarati
e isolate stazioni
Patr imonio
di servizio
dell’umanità.
Attraversiamo queste zone con la
speranza che la tutela dell’Unesco
non riguardi solo i monumenti storici, ma che consideri parte vitale
di questo ambiente anche i beduini,
che qui abitano da secoli. Depositari
di una cultura millenaria, si vedono
spesso ghettizzati a forza all’interno di villaggi fantasma, senza
infrastrutture e con sempre minori
possibilità di continuare a dedicarsi
alla pastorizia.
Arrivato finalmente a Gaza, l’incenso aveva moltiplicato il suo valore a
causa dei balzelli doganali e dei costi
di trasporto. Qui poteva essere imbarcato per proseguire il suo viaggio,
questa volta via mare, verso tutte le
principali città del Mediterraneo.
gennaio 2011 Popoli 37