Da partigiano a terrorista Un partigiano è un combattente

Transcript

Da partigiano a terrorista Un partigiano è un combattente
Da partigiano a terrorista
Un partigiano è un combattente armato che non appartiene ad un esercito
regolare ma ad un movimento di resistenza e che solitamente si organizza in
bande, per fronteggiare uno o più eserciti regolari, ingaggiando una guerra
"asimmetrica".
Letteralmente significa "di parte", ovvero persona schierata con una delle parti
in causa. In Italia, con il termine "partigiano" ci si riferisce alla Resistenza
italiana durante la seconda guerra mondiale.
Da partigiano a terrorista
Per "lotta partigiana" si intende una guerra di difesa contro un'occupazione
militare, la conquista o la colonizzazione di un territorio. Tale forma di
conflitto è sancita come lecita anche dalla XX Assemblea Generale dell'ONU
(1965) laddove dichiara "la legittimità della lotta da parte dei popoli sotto
oppressione coloniale, per esercitare il loro diritto all'autodeterminazione e
all'indipendenza", invitando "tutti gli Stati a fornire assistenza morale e
materiale ai movimenti di liberazione nazionale nei territori coloniali".
Ciò che contraddistingue il partigiano, oltre all'irregolarità, alla accresciuta
mobilità e all'impegno politico, è la sua natura tellurica, legata al suolo e alla
difesa della patria.
Cenni storici
La figura del partigiano compare per la prima volta nella guerra partigiana
spagnola, che scoppiò in seguito alla sconfitta dell'esercito spagnolo ad opera
di Napoleone nel 1808. Si trattò di oltre 200 guerre combattute non
coordinatamente.
La scintilla spagnola si propagò nel centro Europa, e si manifestò nel 1809 in
Austria e Tirolo, dove però fu presto soffocata nel sangue.
Da Lenin a Mao
Nel frattempo il partigiano trova un suo spazio specifico in Russia e in Cina
Dopo la sua comparsa nella campagna napoleonica del 1812 e in Guerra e
pace, Lenin ne farà uno strumento del Partito. In Cina, Mao guiderà la lotta
partigiana contro il Giappone e contro Chiang Kai-Shek, costruendo attorno ad
esse il Partito Comunista, che poneva al centro la figura del partigiano.
Strategia della guerra partigiana contro l’invasione giapponese
Nel 1938, Mao redige un testo fondamentale per cogliere la concezione del
partigiano:
“Nella nostra guerra la popolazione armata e la guerriglia partigiana da un lato e
l’armata rossa dall’altro si possono paragonare alle due braccia di un uomo; o
volendosi esprimere più concretamente: la morale della popolazione è quella della
nazione in armi. E’ di questo il nemico ha paura”.
Teoria Maoista
Nella teoria maoista convergono dunque vari tipi di inimicizie:
l'ostilità razziale contro i coloni bianchi sfruttatori;
l'ostilità di classe verso la borghesia capitalistica;
l'ostilità nazionale contro gli invasori giapponesi appartenenti alla stessa razza;
Termine e concetto di Partigiano (Schmitt)
Il Partigiano è quindi descritto secondo elementi essenziali:
Irregolarità
Intenso impegno politico
Mobilità. Celerità. Attacco e ritirate a sorpresa
Carattere Tellurico
Brigantaggio
Per brigantaggio, termine originariamente riferito a fenomeni di banditismo
generico, si suole definire una forma d'insurrezione politica e sociale sorta nel
Mezzogiorno italiano (soprattutto in Basilicata, Puglia, Campania, Molise e Abruzzo)
durante il processo di unificazione dell'Italia e il primo decennio del Regno. Gli
autori della resistenza furono infatti definiti, in senso dispregiativo, briganti dai
sabaudi
Esempio di brigantaggio
Al termine dell’unità d’Italia contadini, ex soldati borboni, latitanti e
malviventi insorsero contro il neo regno per vari motivi: sfruttamento dei
contadini da parte dei grandi proprietari terrieri, privatizzazione delle terre,
leva obbligatoria ed elevate tassazioni. Le forze armate risposero decapitando i
ribelli.
Il Terrorismo
Il terrorismo è una forma di lotta politica che consiste in una successione di
azioni clamorose, violente e premeditate come attentati, omicidi, stragi,
sequestri, sabotaggi, ai danni di enti quali nazioni, governi, gruppi etnici o fedi
religiose. Generalmente i gruppi terroristici sono organizzazioni segrete
costituite da un numero ridotto di individui: a volte i terroristi si considerano
l'avanguardia di un costituendo esercito, dei guerriglieri che combattono per i
diritti o i privilegi di un gruppo o pro/contro i predetti enti.
Il Terrorismo italiano
Il terrorismo italiano è stato condotto da vari gruppi e organizzazioni con
metodi, motivazioni e interessi diversi e talvolta contrapposti. Il terrorismo in
Italia iniziò approssimativamente alla fine degli anni 60 ed era conosciuto
come opposti estremisti, successivamente i media usarono il nome “Anni di
piombo” con rifermento al film del 1981 di Margarethe Von Trotta il cui titolo
richiama il piombo delle pallottole.
Anni di piombo
Particolarmente attivo in Italia durante gli anni di piombo, rientrava, insieme al
contrapposto terrorismo rosso, nella cosiddetta strategia della tensione e
necessario alla realizzazione della teoria degli opposti estremismi, finalizzata a
raggruppare le forze politiche centriste e neutrali demonizzando sia la destra
che la sinistra.
Come l'eversione rossa ha in comune l'attuazione di stragi contro la
popolazione al fine di ottenere come reazione ultima l'istituzione di un governo
autoritario, statalista e totalitario.
Anni di piombo
Le principali organizzazioni e movimenti figuranti in prima linea nello
stragismo si annoverano: Squadre azione Mussolini, Ordine Nuovo e Terza
Posizione, si sviluppò contemporaneamete a quello di altri gruppi rivoluzionari
di filo radicale di sinistra e marxista, con la sola eguaglianza nelle modalità
d'azione.
La principale caratteristica era quella di colpire i "nemici", ovvero partiti e
governi filomarxisti ed antifascisti da un lato, e partiti di stampo moderato
conservatore e borghese dall'altro, attraverso stragi che colpirono perlopiù
persone innocenti.
Anni di piombo (stragi)
Tra le stragi firmate e/o attribuite all'eversione nera si citano:
Strage di Piazza Fontana (dicembre 1969, 17 morti)
strage di Piazza della Loggia (maggio 1974, 8 morti)
Strage di Bologna (agosto 1980, 85 morti)
Strage del Rapido 904 (1984, 16 morti)
Terrorismo rosso
La lotta armata, condotta dai gruppi armati rossi, fu intesa come una risposta
feroce al malessere generale della società italiana della fine degli anni sessanta.
Un’interpretazione maggiormente dettagliata, offerta dagli stessi protagonisti
del fenomeno, descrive la lotta armata come una scelta politica conseguente ad
una importante scissione, quella dal Partito Comunista. Nei primi anni settanta
il PCI e la sinistra ufficiale vivevano un periodo di paralisi partitocratrica.
Terrorismo rosso
Il partito diventava supporto e difensore dello stato e delle sue istituzioni,
soffocando le due anime a fondamento del movimento, quella riformista e
quella rivoluzionaria. È qui che si afferma la lotta armata, come reazione a
quella che non era più una forma di politica, ma una sua negazione radicale ,
reazione che, secondo le speranze dei teorici della lotta armata, avrebbe dovuto
godere del consenso delle masse popolari .
Terrorismo rosso
Tutto questo accadeva in un contesto storico in cui si colloca la guerra del
Vietnam, la “rivoluzione del Che”, i movimenti studenteschi, il disagio della
classe operaia: erano gli anni della “criminalità di massa”.
Brigate rosse
L’organizzazione eversiva più importante, volta ad un’insurrezione tale da
imporre una mai ben precisata dittatura proletaria, è stata quella delle Brigate
Rosse, inizialmente operante all’interno del triangolo industriale del Nord
(Milano, Torino e Genova) per poi muoversi, in piena clandestinità, su quasi
tutto il territorio dello Stato. Strutturata secondo un ordine gerarchico,
prevedeva, alla sua base, le singole “brigate” e “colonne” dislocate nelle varie
zone, e al vertice il “comitato esecutivo” e la “direzione strategica”.
Brigate rosse
In origine, tra il 1970 e il ’74, le BR condussero la propaganda armata
finalizzata all’acquisizione di una legittimazione sociale del proprio operato:
obiettivo delle loro azioni era la grande fabbrica, dunque, beni materiali. Seguì
una fase, culminante, poi, nel sequestro e assassinio di Aldo Moro (1978), in
cui l’obiettivo dell’azione eversiva fu rivolto agli apparati giudiziari e di
polizia, al sistema carcerario, a quello dei partiti e degli enti locali. Anche
diverse le modalità d’azione adesso consistenti in omicidi, attentati alla
sicurezza pubblica.
Brigate rosse
La lotta armata condotta dalle BR fu ricalcata, con la stessa violenza da altre
organizzazioni tra cui “Prima Linea”e “Autonomia Operaia” che assieme alle
BR rappresentavano il c.d. “partito armato” formato, nel biennio 1978-80, da
più di un migliaio di adepti. Sul piano sociale però il movimento terroristico
subì una grave sconfitta.
Terrorismo rosso
Non si concretizzò il tanto agognato consenso delle masse, e fu questa la causa
di un repentino dissolvimento dei gruppi terroristici avvenuto intorno la metà
degli anni ottanta. Solo le BR riuscirono a sopravvivere e a compiere, con una
certa costanza, feroci omicidi, come quello dell’economista Tarantelli (1985),
dell’ex sindaco di Firenze Conti (1986), del generale Giorgieri (1987) e del
senatore Ruffili (1988).