Noël Coward - La Contrada

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Noël Coward - La Contrada
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Noël Coward
Associazione Culturale
la cantina
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la contrada
TEATRO STABILE DI TRIESTE
Presidente
Livia Amabilino Bobbio
Direttore artistico
Francesco Macedonio
Direttore organizzativo
Ivaldo Vernelli
teatro la contrada
via del Ghirlandaio, 12
34138 Trieste
tel. 040 948471
fax 040 946460
www.contrada.it
[email protected]
Noël Coward
Il divo Garry
a cura di Paolo Quazzolo
Il divo Garry
la contrada
stagione 2007 / 08
prima rappresentazione
Pegognaga (MN)
teatro anselmi
1 dicembre 2007
Indice
007 Livia Amabilino Bobbio
Questione di stile
009 Francesco Macedonio
Una graffiante satira
011 Masolino D’Amico
Una commedia dall’anima d’acciaio
015 Giovanni Antonucci
La drammaturgia di Noël Coward
019 Roberto Nepoti
Coward al cinema
021 Danilo Soli
Coward tra rivista e operetta
025 Andrea Stanisci
La scenografia come personaggio
027 Noël Coward
Il divo Garry
080
Schede
Questione di stile
Livia Amabilino Bobbio
Questione di stile direbbe qualcuno. La scelta di mettere in scena Present
Laughter di Noël Coward ha significato per la Contrada affrontare un testo
elegante, ironico e apparentemente leggero, dove la perfetta scrittura
drammaturgica fosse rispettata e accompagnata da un allestimento che
ne svelasse la natura metateatrale.
La vicenda, incentrata sulla figura di Garry Essendine, attore di successo
ancora prestante, ma avviato “seppur con la massima riluttanza” verso la
mezza età, è continuamente percorsa dal tema della duplicità del vivere e
recitare, del nascondersi agli altri, del mentire anche a se stessi, che non
è caratteristica solo del mondo dello spettacolo ma di ognuno di noi. Le
relazioni amorose o amicali che si snodano sul palcoscenico hanno sempre
la caratteristica dell’inganno e dell’interesse, ma in maniera convenzionale
e condivisa, tanto da assomigliare a un gioco di società. Persino la passione o il sesso fanno parte di questo gioco, mai coinvolgente al punto
da turbare un costume sociale consolidato e le regole mondane di una
società ormai laicizzata.
Coward, autore, attore, cantante e compositore, scrisse questo testo per
la sua compagnia e in particolare per se stesso; interpretò infatti con successo la parte del protagonista: non senza fatica, come rivelò in seguito,
poiché tutto ruota intorno alla figura di quel simpatico farabutto di Garry.
Le parti di contorno però non sono meno importanti e vengono delineate
con precisione di tratti che permettono agli interpreti una caratterizzazione
ben definita. In particolare il ruolo di Liz, la moglie, che è il collante della
vicenda: algida e acuta, donna di mondo, governa la vita dell’ex marito
con sottile disinvoltura.
La commedia è anche un affresco del “dietro le quinte” dell’entourage di
un artista di successo, alle prese con la disponibilità dei teatri, la scelta
Foto:
© The Noël Coward estate
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dei testi da mettere in scena, i difficili rapporti con le attrici partner,
l’insistenza dei fan.
L’assenza di volgarità, come forma di resistenza a una comicità che si vuole
sempre più facile e digestiva, è un altro motivo della scelta di un testo che
è commedia ma anche parola: il divertimento spesso non viene dalla battuta, ma dalla situazione; è insomma conseguente alla comprensione di
un meccanismo che presuppone uno spettatore attento e partecipe.
La regia di Francesco Macedonio ha ben sottolineato tutti questi aspetti,
mettendo in evidenza i rapporti tra i personaggi con la sottigliezza psicologica e la sensibilità che gli sono proprie, e aggiungendo un ulteriore
tassello alla linea produttiva della Contrada, questa volta alle prese con
un vero e proprio classico della commedia.
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Noël Coward
con Mae West e Cary Grant
Una graffiante satira
Francesco Macedonio
Scritto nel 1939, Il divo Garry (il cui titolo originale è Present Laughter)
appartiene a quel consistente repertorio di lavori teatrali con cui Coward ha
descritto, in modo talora graffiante e disincantato, la società a lui contemporanea. Protagonista di questa pièce è un affermato attore teatrale, ormai
non più giovanissimo, che vive circondato da donne, impresari, segretarie
e fans adoranti che, con la loro ossessiva presenza, ne stravolgono la vita e
la tranquillità domestica. Attraverso un dialogo di grande qualità, l’autore
descrive un ambiente che, dietro la frivolezza e l’apparente disimpegno,
rivela la solitudine dei personaggi e, soprattutto, una umanità che agisce
con l’esclusivo intento di perseguire scopi utilitaristici.
In un mondo in cui Garry è circondato da donne di tutti i tipi, desiderose
di concupirlo e trascinarlo in appassionanti avventure erotiche, ciò che
manca è proprio l’amore. Il rapporto con la moglie Liz non è dissimile da
quello che Garry ha instaurato con la segretaria Monica, mentre la giovane
Daphne è ammaliata più dal personaggio che dall’uomo. L’unica donna
che si stacca dal gruppo è Joanna, personaggio concreto e deciso e, alla
fine, non troppo dissimile da Garry: come lui è bugiarda, cerca con tutte le
forze di perseguire il proprio scopo, si insinua pericolosamente nella vita
del protagonista dimostrando di essere l’unica persona capace di lottare
con lui ad armi pari. Non a caso, all’interno di quel solido gruppo formato
da Garry, Liz, e dagli impresari Henry e Morris, Joanna costituisce l’elemento di disturbo, colei che è pericolosamente in grado di destabilizzare
un equilibrio fatto solo di interessi economici o divistici.
Pur nella loro diversità, Garry e Joanna rappresentano le due facce di un
medesimo personaggio laddove il primo, guidato da un temperamento
un po’ infantile, ne rappresenta la parte fantasiosa, mentre la seconda,
disincantata e sicura, quella razionale.
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Sebbene la commedia si concluda obbligatoriamente con il lieto fine,
questo lavoro nasconde, sotto la vernice comica, qualcosa di amaro che
induce lo spettatore a riflettere sulla vanità dei personaggi, sull’assenza di
veri sentimenti e, soprattutto, sulla mancanza di una passione autentica,
d’amore o d’amicizia: i rapporti sono fittizi, ognuno recita una parte e vive
nel costante affanno di ottenere vantaggi dai suoi interlocutori. Pochi sono
i punti d’incontro e i momenti di vera sincerità, cosicché le situazioni
divertenti e la descrizione dei vizi di questo mondo, provocano in noi
una risata amara. In un contesto in cui predominano l’ostentazione e la
falsità, si distingue il personaggio di Roland, il giovane commediografo
in cerca di fortuna che, agendo nei confronti del protagonista come una
sorta di maieuta, riesce a farne emergere l’aspetto più umano, rompendo
la catena di vanità e di bassi interessi che lega tra loro gli altri personaggi.
Ma, in verità, anche Roland, a suo modo, fa parte della corte adorante che
circonda Garry: il suo scrivere commedie è il mezzo per potersi avvicinare
al divo di cui è segretamente innamorato.
Commedia che si svolge in ambiente artistico – quasi una sorta di teatro
nel teatro – Il divo Garry accentua volutamente l’elemento teatrale, che
emerge prepotente attraverso i comportamenti del protagonista: come
tutti coloro che hanno un mestiere consumato, Garry recita anche al di
fuori del palcoscenico, creando situazioni melodrammatiche, ideando
scene madri, entrando e uscendo dal palcoscenico con perfetti tempi
comici. Non a caso la scenografia ideata per questo spettacolo cerca di
accentuare il concetto di teatralità, offrendo scale dalle quali far scendere
il protagonista, pedane che si trasformano in piccoli palcoscenici, costumi
che sottolineano la vanità del “divo” Garry.
In questa stagione Il divo Garry è stato messo in scena, oltre che in Italia
da La Contrada – Teatro Stabile di Trieste, anche a Broadway e a Londra:
dati significativi che dimostrano come Coward, ancora oggi, continui a
destare l’interesse di un pubblico molto vasto.
I suoi lavori vengono spesso ritenuti leggeri e di facile interpretazione.
In realtà, dietro il meccanismo di un testo come Il divo Garry è possibile
scorgere non solo una descrizione impietosa del mondo artistico, ma
anche una sorta di autobiografia in forma drammatica, in cui l’autore si
confessa. Oltre che autore, Coward è stato anche uno straordinario attore
e infatti richiede a chi recita una notevole abilità tecnica. Il gruppo di attori
impegnati in questo spettacolo ha dimostrato di possedere grandi capacità,
con i protagonisti Gianfranco Jannuzzo e Daniela Poggi tutti gli interpreti
della ormai collaudatissima compagnia stabile della “Contrada”.
Una commedia dall’anima d’acciaio
Masolino d’Amico
Così l’autore, diversi anni dopo, su Present Laughter ovvero Il divo
Garry (orribile, a mio gusto, il titolo nella precedente traduzione italiana
pubblicata da Einaudi: L’allegra verità): “È una commedia molto leggera
e fu scritta col ragionevole obbiettivo di offrire un pezzo di bravura a me
stesso. Fu un successo enorme. Io ebbi delle critiche eccellenti e, con
mio grande stupore e considerevole sgomento, anche la pièce venne
ragionevolmente acclamata. Questo mi lasciò talmente scosso che non
posso aggiungere altro”.
In un primo momento però Noël Coward era stato costretto a rimettere
nel cassetto la sua creatura. Scritta nel 1939, proprio alla fine di un decennio che si era fatto sempre meno spensierato, Il divo Garry stava per
andare in scena (a sere alternate con un altro lavoro nuovo di Coward,
di timbro alquanto diverso: This Happy Breed, analisi dolceamara di una
famigliola piccoloborghese) quando un avvenimento esterno mandò tutto
in aria. Sempre Coward racconta altrove: “Il 30 e il 31 agosto facemmo
delle antigenerali di This Happy Breed e del Divo Garry, ed entrambe le
commedie filarono con notevole agio considerando che al debutto mancava
ancora una settimana. Venerdì 1 settembre i tedeschi invasero la Polonia
e fu evidente che era questione solo di giorni, se non di ore, prima che
entrassimo in guerra. …Ci dicemmo addio e facemmo allegramente false
profezie per il futuro…”.
Coward avrebbe partecipato allo sforzo bellico, beninteso a suo modo.
Lavorò per l’Ufficio per la Propaganda degli Alleati a Parigi e poi negli USA,
in Australia e nella Nuova Zelanda; nel ’42 scrisse e diresse insieme con
David Lean il film di propaganda In Which We Serve, sull’affondamento
dell’incrociatore Kelly, Oscar come Outstanding Production. Allo stesso
tempo tuttavia capì che i suoi compatrioti gradivano accantonare ogni tanto
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le ristrettezze del momento, e dopo avere varato una commedia nuova e
tutt’altro che austera come Spirito allegro (1941), tornò al progetto del
Divo Garry e di The Happy Breed. Il debutto londinese avvenne il 29 aprile
1942, preceduto da un giro in provincia durato 28 settimane. Londra era
sotto i bombardamenti e proprio in quella settimana la vendita della benzina per le automobili era stata ristretta a coloro che dimostrassero di averne
bisogno per lavoro. Ma Il divo Garry che parlava solo di frivolezze ottenne
proprio quel successo che Coward rievocava compiaciuto tanti anni dopo,
e fu un successo duraturo. Egli stesso riprese la commedia, sempre con la
propria regia, nel 1947, dopodiché, con l’eccezione degli anni Cinquanta,
non ci fu decennio senza che questa venisse riproposta sui palcoscenici
del West End: con Nigel Patrick nel 1965, con Albert Finney nel 1977, con
Donald Sinden nel 1981, e via dicendo fino al recentissimo allestimento
del National Theatre con Alex Jenning (25 settembre 2007).
Benché la carriera di Noël Coward – attore di teatro e di cinema, cantante,
compositore di canzoni (parole e musica), romanziere, solista di night –,
che era iniziata a dieci anni, sarebbe durata fino alla sua morte nel 1973,
e benché l’umorismo dell’intrattenitore non sarebbe mai venuto meno, Il
divo Garry fu l’ultima sua commedia deliberatamente e indiavolatamente
divertente, beninteso in chiave di sorridente cinismo, la vera conclusione
di quel mannello che comprende soprattutto, oltre al surricordato Spirito
allegro, Hay Fever (1925), Vite private (1930) e Partita a quattro (1933).
È anche la più autobiografica delle sue invenzioni, col ritratto di un divo
popolare che vive per sentirsi amato e quindi non riesce a impedirsi di
sedurre chiunque abbia davanti, salvo darsi alla fuga quando l’altro o l’altra
lo prende sul serio. Ironicamente, a differenza del suo creatore, Garry
Essendine è una star poco sofisticata, il cui repertorio sono melodrammi
melensi o dozzinali pièces da salotto, qualche battuta o qualche titolo dei
quali Coward si diverte a inventare: è quello che gli inglesi chiamano matinée idol, idolo delle pomeridiane, divo particolarmente ammirato dalle
signore anziane e insomma da spettatori di gusti tradizionali. Ma è pur
sempre una star, specie in un’epoca in cui il teatro è ancora un importante
punto di incontro della upper class. E non lo è diventato per caso. In queste
cose il talento da solo non basta, ci vogliono duro lavoro e applicazione
indefessa. È un luogo comune osservare che in molte lingue (anche in
latino: ludus), recitare si dice giocare. Ora, il gioco è quella cosa che ha
senso solo se viene fatta con la massima serietà; e il giocherellone Garry,
incapace di dire di no a nessuna ammiratrice che gli casca tra le braccia,
sempre pronto a esagerare comicamente le proprie reazioni per qualunque contrarietà quotidiana, davanti alla più piccola minaccia che riguardi
Noël Coward con Frank Sinatra,
Las Vegas 12 giugno 1955
la sua professione smette subito di fingere, e fa sul serio. Circondato da
femmine che vogliono da lui una dichiarazione d’amore, di cui lì per lì di
regola ottengono almeno un surrogato accettabile, si riscalda davvero, e
pericolosamente, solo quando un ragazzetto presuntuoso sembra credere
che scrivere una buona commedia o recitarvi siano attività alla portata di
chiunque, e non richiedano invece anni e anni di fatiche e di impegno.
Insomma, questa commedia ostentatamente futile, col suo impeccabile
sviluppo di farsa alla francese, ha in realtà un’anima di acciaio. E se ne
esce col sospetto che certi uomini eleganti, spiritosi, distaccati, magari
poco “virili”, pronti a entusiasmarsi per una nuova vestaglia di seta come
a ridere davanti a quella che per altri sarebbe una disgrazia – si chiamino
Oscar Wilde, Max Beerbohm, Ronald Firbank, Evelyn Waugh, o Noël
Coward – sono, in fondo, i più forti e determinati di tutti.
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La drammaturgia di Noël Coward
Giovanni Antonucci
Noël Coward è stato per tutta la sua vita un drammaturgo di grande successo, ma anche un interprete di classe, un regista elegante, un autore
fecondo di canzoni divenute popolari e di musical di qualità. Un uomo
di teatro completo, il maggiore nella scena fra le due guerre, in grado di
deliziare un pubblico di ogni condizione sociale. Eppure il mondo che
rappresentò, soprattutto nelle sue commedie, era quello della borghesia
inglese più agiata. I suoi personaggi, infatti, non hanno mai difficoltà economiche, viaggiano con disinvoltura, soggiornano in alberghi esclusivi,
non si pongono problemi morali e tanto meno politici.
Coward ci dà un’immagine della realtà assai diversa da quella che, negli
stessi anni, volevano imporre le ideologie egemoni. Contro i guasti dell’ideologismo, contro i suoi quotidiani attentati alla felicità degli uomini,
egli rivendica il diritto alla libertà dell’esistenza, all’autonomia dell’individuo e perfino alla frivolezza, che è una componente della natura umana. In
Vite in privato, il suo capolavoro assoluto, una battuta ci dà la chiave della
sua drammaturgia. Elyot dice a Amanda: “Non essere seria, amore mio,
faresti proprio il loro gioco” e alla domanda di lei: “Loro chi ?”, risponde:
“Tutti i futili moralisti che cercano di rendere la vita insopportabile. Ridi
di loro. Sii irriverente. Ridi di tutto, delle loro sacre dottrine antiquate.
L’irriverenza fa venir fuori tutta l’acredine che c’è nella loro maledetta
luce e dolcezza”.
La modernità e l’attualità di questo drammaturgo, a prima vista inattuale, è
nel rifiuto dei moralisti uggiosi e degli ideologi, che vogliono costringere
gli individui ad essere infelici o felici in un futuro inattingibile. L’irriverenza
è per l’inappuntabile Coward il grimaldello per far saltare il castello di
certezze di chi vuole imporre una visione a senso unico della realtà, per
smascherare la sua volontà di dominio e di potenza. Questa irriverenza,
Noël Coward, 1937
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che nelle sue pièces si esprime con folgoranti battute degne del miglior
Oscar Wilde piuttosto che di Somerset Maugham, al quale è stato accostato, gli ha permesso di deliziare il pubblico per oltre quarant’anni, ma
anche di sviare la critica che lo ha per troppo tempo sottovalutato. Un
fenomeno simile a ciò che è avvenuto da noi con Aldo De Benedetti, un
altro maestro della commedia umoristica, per molti anni ritenuto commerciale e “digestivo”.
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Oggi Coward, che scriveva, come dichiarava, per avere dei personaggi
affascinanti da interpretare e per piacere al pubblico, ci appare una delle
punte più alte della commedia non solo brillante del Novecento. Forse
perché non aspirava all’immortalità, ma a scrivere solo del buon teatro.
Ne Il divo Garry , una delle sue commedie più sottili, ora felicemente
riproposta da noi dopo anni di incomprensibile silenzio, il protagonista
Garry Essendine, trasparente ritratto dello stesso Coward, esclama rivolto
a un aspirante commediografo:
“Me ne infischio dei posteri. Che vuole che m’importi di ciò che si penserà
di me quando sarò morto stecchito ? […] Voglio dirle questo. Se vuole
fare il commediografo, lasci che il teatro di domani se la veda da sé. Si
faccia scritturare come maggiordomo in una compagnia di repertorio,
ammesso che la accettino. E impari da zero a costruire le commedie e
che cosa si può o non si può trasformare in materia teatrale. Poi si metta
a tavolino e scriva almeno venti commedie, una dopo l’altra. Se riuscirà a
far mettere in scena la ventunesima da una compagnia di dilettanti, potrà
dirsi molto fortunato”.
Qui c’è tutto Coward, con la sua fiducia illimitata nel mestiere del drammaturgo, conquistato con fatica e senza illusioni di gloria. Il miracolo
della sua cinquantina di opere è di essere nate in e per il palcoscenico e
di resistere al trascorrere del tempo assai più di tante opere ambiziose
di autori ambiziosi, che spesso hanno trasformato il teatro in un tempio
della ideologia e in una cattedra di ambiguo moralismo. Perfino il primo
successo di Coward, Il vortice, andato in scena nel 1924, è meno datato
di quanto può apparire a prima vista, con quel figlio che si scopre preda
della droga e con quella madre che va a letto con gli amici della stessa
età di lui. Ciò che lo riscatta è la qualità del dialogo, la sua leggerezza,
quell’umorismo agrodolce che è il segno del suo talento e che brilla
nelle sue commedie più originali. Il dialogo di Coward, che un critico
dell’autorevolezza di George Steiner ha giustamente paragonato a quello
di Congreve e di Marivaux, è “parola e azione, intonazione e ripetizione,
cadenza, sottinteso e allusione”, come ha sottolineato Guido Almansi in
un suo brillante saggio.
Il gioco dell’amore e del caso, i tradimenti di uomini e donne, gli scambi
di coppie, che però non hanno nulla a che fare con quelli che avvengono
nel nostro paese nei privés, sono rappresentati, da una parte, con un occhio a un mondo che sta cambiando nei costumi, dall’altra, al teatro come
splendido ludus degno di Feydeau.
Febbre da fieno (1925) è una commedia per i tempi trasgressiva, con
quella famiglia di artisti che dell’irregolarità fa la sua bandiera e che della
banalità fa il suo bersaglio. Vite in privato (1930), con quegli ex coniugi
che si incontrano con i nuovi e che decidono di ritornare insieme, è un
Marivaux genialmente aggiornato. E che dire di Partita a quattro (1933),
da cui Lubitsch trasse uno dei suoi film più felici, dove il ménage à trois
diventa una sorta di ménage à quatre? In Spirito allegro (1941), la pièce
più rappresentata di Coward, un marito ha il difficile compito di convivere
con la seconda moglie, ma soprattutto con l’irriverente fantasma della
prima, da tempo defunta. Il divo Garry si conclude con un happy end fra
i coniugi, ma dopo che il gioco dell’amore si è svolto nella più completa
libertà dalle regole della società.
Coward, a trentacinque anni dalla sua scomparsa, resta l’inimitabile
esempio di un teatro che coniuga la commedia di costume con un dialogo
iridescente e con un senso del gioco teatrale che ha rari equivalenti nella
drammaturgia del Novecento.
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Noël Coward al piano,
foto di Cecil Beaton
Coward al cinema
Roberto Nepoti
Non è facile fare ordine nella carriera – anche solo per la parte che ne
compete al cinema – di Noël Coward: come lo definiscono i repertori
“commediografo, attore, regista, produttore cinematografico e teatrale”.
Tentiamo ugualmente una sintesi, consapevoli di sacrificare la completezza
dell’informazione (il semplice elenco dei titoli esaurirebbe lo spazio di cui
disponiamo) limitandoci alle opere più significative.
A cominciare dal 1927, parecchi dei quasi centoquaranta testi scritti dal
prolifico drammaturgo conoscono un adattamento per lo schermo. Da citare
almeno Notte di nozze, Easy Virtue (regia di Alfred Hitchcock), Cavalcata,
Tzigana, Maschere di lusso e soprattutto Partita a quattro (1933), diretto
da Ernst Lubitsch e adattato dal principe degli sceneggiatori di Hollywood,
Ben Hecht. Nell’interpretazione di tre star dell’epoca (Fredric March, Gary
Cooper, Miriam Hopkins), il film è un capolavoro di satira sull’ambiguità
dei rapporti amorosi declinato in forma di sophisticated comedy.
Il coinvolgimento di Coward nel cinema si fa più diretto grazie alla collaborazione con David Lean. Un anno dopo l’altro, la coppia realizza quattro
film assai diversi, dove Coward è accreditato come autore della screenplay,
e non soltanto. Nel dramma bellico Eroi del mare (1943) firma anche la coregia con Lean, oltre a svolgere le funzioni del produttore e a interpretare
la parte del comandante Kinross. Gli altri frutti della cooperazione sono La
famiglia Gibson (1944), Spirito allegro (1945) e Breve incontro (1946), tutti
ricavati dalle commedie di Coward nonché da lui sceneggiati a prodotti.
Particolarmente brillante Spirito allegro, dove Rex Harrison, occupandosi
di spiritismo, evoca il fantasma della prima moglie, che prende a perseguitare il vedovo e la propria rivale. Ma il vero capolavoro del binomio è
Breve incontro, storia dell’amore impossibile tra un medico e una casalinga
sposata che si pone come opera-chiave per il cinema britannico del dopoguerra, focalizzando su personaggi quotidiani, esistenze grigie, esperienze
Noël Coward, con Jane Powell e Zsa Zsa Gabor
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di frustrazione contro le convenzioni imperanti del “romanzesco”. Fatti
salvi i valori intrinseci, che gli hanno riservato un posto in tutte le storie del
cinema, il film rappresenta anche un colpo da maestro da parte di Coward
il quale, nel dopoguerra, tenta di sfuggire all’immagine di scrittore frivolo
e dandy che ormai rischia di danneggiarlo; soprattutto da quando gli Angry Young Men lo additano come il tipo del drammaturgo datato e fuori
moda. Al contrario, egli dimostra una capacità di reinventarsi degna di una
moderna popstar, alternando lo humour con la malinconia e la tenerezza
per la “gente comune”. Nel 1949 si moltiplica letteralmente per Lo spirito,
la carne e il cuore, dramma sulle ossessioni sessuali di uno psichiatra che
scrive-produce-interpreta, curandone anche il commento musicale (per
buona misura qualche repertorio aggiunge, a torto, la regia).
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Soffermiamoci ora sul Noël “intradiegetico”, attore più incline alle partecipazioni amichevoli e alle caratterizzazioni bizzarre che ad assumersi
vere e proprie parti in commedia. Sui palcoscenici, il futuro drammaturgo
recitava fino dall’età di dieci anni. Anche il debutto sullo schermo – pur non
apparendo il suo nome nei titoli – è precoce: risale al 1918, allorché egli
impersonò due piccoli ruoli (un uomo che spinge una carriola e un paesano)
nel kolossal di David Wark Griffith Hearts of the World. Coward figura nel
fitto cast del Giro del mondo in 80 giorni (1957) come Roland HeskethBaggot. Ha una parte di rilievo nel Nostro agente all’Avana (1960): nei panni
di Hawthorne, l’amico del protagonista che ci rimette la pelle, recita con
finezza e spirito. In Bunny Lake è scomparsa di Otto Preminger (1965) si
diverte visibilmente a caratterizzare un padrone di casa lubrico e perverso,
che colleziona fruste per esercizi sadomaso. Nel 1968 resta coinvolto nella
Scogliera dei desideri, film tra i meno riusciti di Joseph Losey, facendo da
spalla alla coppia Elizabeth Taylor-Richard Burton. La sua ultima apparizione sullo schermo lo vede nel ruolo di Mr. Bridger, detenuto dandy che
dirige una rapina dall’interno del carcere in Un colpo all’italiana di Peter
Collinson (1969); ed è, per unanime consenso, l’unico elemento d’interesse
in un filmetto d’azione alquanto modesto.
Coward, in definitiva, dovette considerare la recitazione un interesse secondario della propria carriera; poco più che un hobby. E, non mostrandosi
davvero preveggente, sprecò qualche occasione memorabile; come dimostra
la storia dei suoi ruoli mancati. Scelta originaria di Lean per la parte del
colonnello Nicholson nel Ponte sul fiume Kwai (1957), che valse l’Oscar
come miglior attore ad Alec Guinness, rifiutò poi di essere Humbert Humbert in Lolita di Stanley Kubrick (1962). Così come si negò al personaggio
del diabolico dr. No nel primo episodio delle avventure di James Bond 007,
nonostante l’amicizia che lo legava a Ian Fleming.
Noël Coward tra rivista e operetta
Danilo Soli
Quando nel 1967, quindici anni dopo la morte di Gertrude Lawrence, la
Fox decise di dedicare un film all’emozionante carriera della grande attrice,
affidandone il ruolo a Julie Andrews, dovette pensare anche all’interprete
della parte di Noël Coward, che della Lawrence era stato l’amico più
caro, fin dai tempi del loro lontano debutto nei teatri londinesi. Grande
imbarazzo del regista Robert Wise: come li avrebbe accolti il Maestro
(così lo chiamavano tutti)? Si sarebbe accorto che gli anni erano passati
anche per lui? Ma Coward li ricevette con un amabile sorriso, dicendo
subito “Avete già pensato a qualcuno per il mio ruolo?”. E Wise tirò un
sospiro di sollievo.
Il film, intitolato Star!, fu per la Fox un mezzo disastro. Troppo lungo, fu
tagliato da tre a due ore e in Italia, chiamato Un giorno… di prima mattina, non fece cassetta. Ora però, che anche Coward non c’è più, resta
una miniera di preziosi ricordi, anche per quanto riguarda la
sua produzione musicale, che qui ci interessa. Il ruolo, su
suo consiglio, fu affidato a Daniel Massey, che era il suo
pupillo e che si destreggiò tanto bene da meritarsi una
nomination all’Oscar. In quel film vediamo, a esempio,
il giovane Coward al pianoforte, che canta l’arguta
Forbidden fruit all’impresario Andrè Charlot e lo
seguiamo mentre convince a ingaggiare la Lawrence
per la rivista London Calling del 1923 per la quale ha
scritto la nostalgica, morbida canzone Parisian Pierrot. E poi appaiono i successi di Broadway: Private
Lives (Vite private), per cui ha composto la sentimentale Someday I’ll Find You, e gli atti unici di Tonight at
8.30, dove c’è anche il toccante incontro in una stazione
di Still Life, che il regista David Lean trasformerà nel 1945
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Ritratto di Noël Coward e
Gertrude Lawrence
in Tonight at 8:30
(Ben Solowey, 1937)
in un film di grande successo, Breve incontro, con Trevor Howard e Celia
Johnson. E c’è Red Peppars, storia brillante di una coppia d’attori, dove
a suo tempo Coward e la Lawrence erano stati irreprensibili. Episodio,
se vogliamo, da vaudeville (Qualcuno ha visto la nostra nave?), ma che
conferma le incredibili capacità teatrali che Noël ha dimostrato durante
tutta la sua luminosa carriera.
London Calling, On With the Dance e The Year of Grace sono le riviste
per Charlot e per Cochran che gli hanno dato la fama negli anni Venti,
con canzoni che la sua voce trepida e suadente, da autentico crooner,
rendeva memorabili, almeno per gli inglesi, da Poor Little Rich Girl a A
Room With a View.
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Nel 1929, suggestionato dal Pipistrello di Strauss, Coward affronta l’operetta, genere che l’Inghilterra ha sempre coltivato con spiritosa eleganza
dal tempo delle savoy operas di Gilbert e Sullivan per arrivare all’epoca
eduardiana di Jones e di Monckton, fino appunto a Coward e a Ivor Novello.
E proprio Novello resterà sempre il suo più agguerrito rivale sullo schermo
(bellissimo rubacuori alla Valentino) e sulle scene londinesi, quale autore
di iper-romantiche creazioni, come The Dancing Years e Glamorous
Night. Potremmo tradurre con Agrodolce il titolo Bitter-Sweet con cui la
prima operetta di Coward va in scena al His Majesty’s Theater il 18 luglio
1929 e vi è replicata per 697 volte. La Lawrence non c’è perché la parte
cantata è troppo lirica. C’è invece Peggy Wood, mentre Evelyn Laye, che
l’ha rifiutata, arriva per la prima di New York (altre 159 recite). La storia
si snoda tra il 1875 e il 1929, da Vienna a Londra, e, a dimostrazione che
si può morire anche nelle operette, il grande amore della protagonista
rimane ucciso in una rissa. Lei non lo dimenticherà più, mentre il pubblico inglese non dimenticherà più I’ll See You Again, la dolce ballata che
risuonerà per tutta Londra, suonata da bande, violini e organetti, assieme
a un altro motivo, Zigeuner, a cui si ispirerà nel ’40 il film con Nelson
Eddy e Jeannette Mac Donald. È l’inizio di una serie stimolante, a partire
da Cavalcade nel ’31, suggerita da vecchie copie dell’“Illustrated London
News”: una vera cavalcata, dalla guerra dei boeri al naufragio del “Titanic”, con il Mirabelle Valse. Ne scaturirà un film da Oscar che gli inglesi
giudicheranno migliore di Nascita di una Nazione di Griffith. Nel 1934 è
Coward stesso a portare al successo Conversation Piece con una frizzante
stella parigina, Yvonne Printemps. A un certo punto egli lascerà il posto a
Pierre Fresnay, che non tarderà a sposare la protagonista. Anche qui un
grande valzer: I’ll Follow My Secret Heart.
Seguono Operette nel ’38 con un’altra diva internazionale, la viennese Fritzi
Massary,, che rende famosa Gipsy Melody. Poi la lunga parentesi bellica:
Coward è al servizio propaganda di Parigi, va in Australia a cantare per
le truppe, scrive London Pride con l’orgoglio del varo londinese; nel film
In Wich We Served, che dirige con Lean, si ispira a Lord Mountbatten e
vince un Oscar per la produzione.
Nel dopoguerra è tempo di musical: Pacific 1860 va in scena con la vulcanica americana Mary Martin che lo accompagnerà anche nel debutto
televisivo. Miss Excellency regrets è degna del miglior Porter. Seguono Ace
of Clumbs nel ’49 con la cabarettistica Josephine, la moglie di Napoleone, e
la marinaresca Sail Away, che nel ’61 sarà il titolo dell’ultimo successo con
la magnifica Elaine Stritch. In mezzo After the Ball, ispirato al Ventaglio
di Lady Windermere di Oscar Wilde e, per finire, The Girl who Came to
Supper, tratto da The Sleeping Prince di Rattigan.
Quale l’apporto di Coward all’operetta inglese? È un’inguaribile nostalgia
vittoriana, quasi barocca, con melodie poetiche e sognanti, come nel miglior Lehár, e certi finali sospesi, un po’ enigmatici, come il suo ironico
sorriso di sovrano baronetto dello spettacolo. Del resto basta sfogliare una
storia inglese dell’operetta: è l’unico, vero erede di Gilbert e Sullivan.
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Noël Coward con
Charlie Chaplin
e Mary Martin
La scenografia come personaggio
Andrea Stanisci
Quella che descrive l’ambiente in cui si svolge Il divo Garry, è la classica
didascalia delle commedie degli anni Trenta: è la descrizione minuziosa e
dettagliata di una stanza di una casa inglese, con una scala che porta alla
camera da letto; le porte che danno alla stanza degli ospiti, all’ufficio, alle
stanze della servitù; l’ingresso, una finestra: una stanza della casa di Garry.
Ma Garry è un attore, un divo. Che recita sempre o quasi sempre, che
scivola leggero tra realtà e rappresentazione, che capisce e apprezza un
interlocutore alla sua altezza, capace di “dargli bene la battuta”. Un attore
bravissimo a muoversi con disinvoltura sulla scena come nella vita.
E allora la stanza è una scenografia che, come un personaggio, recita la sua
parte. Reclama decisamente di apparire per quello che è: finta. Talmente
finta da non essere nemmeno finta: alcuni pezzi sono ancora da dipingere,
altri non sono altro che il retro di una quinta con le cantinelle della struttura
a vista. E anche le parti finite… certo ci sono le boiserie, come ogni casa
inglese vuole, ma di compensato dipinto, non certo di legno pregiato. Ci
sono i quadri inclinati verso l’ospite che li guarda, ma – ahi! ahi! – non
sono scene di caccia, quanto piuttosto copie clamorose dello scandaloso
Balthus. E la scala, più che portare alla camera di Garry – naturalmente
in posizione centrale e dominante – serve per le sole entrate ad effetto.
È una stanza architettonicamente delirante, senza due pareti parallele, ma
tuttavia adatta a recitarvi e fornita addirittura di una pedana / teatrino; adatta
a tesservi quegli intrighi e complotti da cui Garry si sente circondato dietro
le porte chiuse; dotata di un numero sufficiente di specchi per controllare
il proprio aspetto prima di una nuova scena. Ma come a Garry sfuggono
momenti di sacrosanta verità, così anche la scenografia talvolta si distrae, e
con piccoli dettagli (divano, sedie, maniglie, bicchieri, …) può far pensare
d’essere davvero la stanza d’una casa e non la sua rappresentazione.
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Il divo Garry
Noël Coward
Traduzione di Masolino d’Amico
Commedia leggera in tre atti
Personaggi
GARRY ESSENDINE
LIZ ESSENDINE
MORRIS DIXON
HENRY LYPPIATT
JOANNA LYPPIATT
MONICA REED
FRED
MISS ERICKSON
DAPHNE STILLINGTON
LADY SALTBURN
ROLAND MAULE
L’azione si svolge nello studio di Garry Essendine, a Londra.
Atto I
Mattina
Atto II
Scena I. Sera. Tre giorni dopo
Scena II. La mattina seguente
Atto III
Una settimana dopo
Tempo: oggi
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ATTO PRIMO
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La scena è lo studio di Garry Essendine, a Londra. A destra c’è una porta che dà
nella camera da letto per gli ospiti. Oltre questa c’è un’alcova con un ingresso che
conduce alla porta dell’appartamento. A sinistra di questa c’è una scala che conduce
alla camera da letto di Garry. Sotto la scala c’è una porta di servizio, oltre questa
c’è un’ampia finestra, quindi un’altra porta che dà nell’ufficio. Avanti sulla destra
c’è un camino. L’arredamento è confortevole, anche se un tantino eccentrico.
Alla levata del sipario sono circa le 10.30 del mattino. Lo studio è in penombra
perché le tende sono chiuse.
Entra Daphne Stillington, dalla stanza per gli ospiti. È una ragazza carina sui
ventitré o ventiquattr’anni. Indossa una veste da camera e un pigiama maschili.
Si aggira per la stanza finché non trova un telefono, e allora, quasi furtivamente,
compone un numero.
DAPHNE
(al telefono) Pronto… pronto! Sei tu, Saunders? Mi passi la signorina
Cynthia? …Va bene, aspetto… pronto… Cynthia, tesoro, sono Daphne… sì…
sei sola? Ascolta. Sono dove sai… Ebbene sì… No, non si è ancora svegliato…
Ancora non si è vista anima viva… No, nella camera degli ospiti. Mi sono
alzata in questo momento, non mi sono nemmeno vestita… Ora però devo
smettere, può entrare qualcuno… Senti, se chiamano da casa, digli che sono
da te… Giuramelo! …Tesoro avevi promesso… Certo che poi ti racconto
tutto, non vedo l’ora… D’accordo.
Riattacca e va verso la porta di servizio. C’è quasi arrivata quando da questa
entra Miss Erickson. Miss Erickson è una governante svedese, magra, dall’aria
vaga. Indossa un camice di cinz, guanti e delle ciabatte molto logore. Fuma una
sigaretta.
DAPHNE
(un po’ nervosa) Buongiorno.
MISS E.
(senza mostrare la minima sorpresa) Buongiorno.
Va alla finestra e apre le tende.
DAPHNE
(andandole dietro) A che ora si fa chiamare il signor Essendine?
MISS E.
Dipende da a che ora è andato a letto.
Va al caminetto. Daphne le va dietro.
DAPHNE
(parlando in fretta) Forse abbiamo fatto un po’ tardi ieri sera. Vede,
eravamo a un party, e molto carinamente il signor Essendine ha detto che mi
dava un passaggio fino a casa, ma poi mi sono accorta che mi ero scordata
la chiave e siccome non potevo farmi sentire dalle persone di servizio che
dormono tutti all’ultimo piano insomma il signor Essendine ha detto che
potevo dormire qui e… e così è stato.
MISS E.
Se avete fatto così tardi probabilmente dormirà fino al pomeriggio.
DAPHNE
Oh Dio. Non lo può chiamare?
MISS E.
Purtroppo no. Abbiamo l’ordine di non chiamarlo mai.
DAPHNE
Be’, crede che potrei avere un caffè o un succo d’arancio o qualcosa
del genere?
MISS E.
Vediamo.
Esce dalla porta di servizio. Daphne, rimasta sola, si siede abbastanza abbattuta
sul bordo del divano. Dopo qualche momento entra Fred. Fred è il cameriere
personale di Garry. È vestito con eleganza, con una giacca nera di alpaca. Daphne
si alza in piedi.
DAPHNE
Buongiorno.
FRED
Buongiorno.
DAPHNE
Lei ha un’idea di quando si sveglia il signor Essendine?
FRED
Ogni ipotesi è buona, non ha lasciato scritto niente.
DAPHNE
Non potrebbe chiamarlo? Sono quasi le undici.
FRED
Quando lo svegliamo senza volere viene giù tutta la casa, figuriamoci
a chiamarlo apposta.
DAPHNE
Be’, crede che potrei avere un po’ di colazione?
FRED
Cosa le va?
DAPHNE
Caffè, per favore, e un succo d’arancio.
FRED
Aggiudicato.
Fred esce. Daphne gironzola qua e là e da ultimo si rimette sul divano. Entra dall’ingresso Monica Reed, segretaria di Garry. Indossa soprabito e cappello e ha in
mano un fascio di lettere. Monica è una donna gradevole, alquanto austera, che
ha passato da poco la quarantina.
DAPHNE
Buongiorno.
MONICA
Buongiorno. Sono la segretaria del signor Essendine. Posso esserle utile?
DAPHNE
Ecco, è un tantino imbarazzante… capisce, ieri sera il signor Essendine mi ha accompagnata a casa dopo un party e io come una scema mi ero
scordata la chiave e così lui molto carinamente ha detto che potevo restare
qui… nella stanza degli ospiti.
MONICA
Spero che non abbia avuto freddo.
DAPHNE
Oh no, per niente, grazie.
MONICA
Ci sono certi spifferi gelati, nella stanza degli ospiti.
DAPHNE
Ho tenuto accesa la stufa.
MONICA
Ha fatto bene.
DAPHNE
E ora mi domandavo se qualcuno poteva dire al signor Essendine
che… be’… sono qui.
MONICA
Quando si sveglierà se lo ricorderà, immagino.
DAPHNE
Ma quando si sveglierà, secondo lei?
MONICA
Se non ha lasciato istruzioni precise di svegliarlo, è capace di dormire
all’infinito.
DAPHNE
Non vorrei andare via senza averlo salutato e ringraziato.
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30
MONICA
Al suo posto io mangerei qualcosa, mi vestirei e se a quel punto
non si sarà svegliato gli lascerei due righe. Ha chiesto la colazione?
DAPHNE
Sì, credo che quell’uomo me la stia portando.
MONICA
Lo conosce da molto tempo, il signor Essendine?
DAPHNE
Be’, no, non esattamente… voglio dire, naturalmente lo conosco
da sempre, nel senso che so chi è, e lo trovo stupendo, ma di fatto ci siamo
presentati per la prima volta ieri sera al party di Maureen Jarratt.
MONICA
(ironica) Capisco.
DAPHNE
Trovo che sia ancora più affascinante nella vita che in scena, e lei?
MONICA
(con un lieve sorriso) Ancora non sono riuscita a decidere.
DAPHNE
È con lui da molto tempo?
MONICA
Vado per i diciassette anni.
DAPHNE
(con entusiasmo) Che meraviglia! Lo conoscerà meglio di chiunque altro.
MONICA
Meglio della maggior parte, anche se meno intimamente di qualcuno.
DAPHNE
Ogni tanto ha lo sguardo triste.
MONICA
Per caso non le ha detto che la vita gli sta passando accanto?
DAPHNE
Mi sembra che abbia detto qualcosa del genere.
MONICA
(togliendosi soprabito e cappello) Gesù!
DAPHNE
Perché?
MONICA
Era solo una curiosità.
DAPHNE
Lei non sa quanto la invidio, che lavora per lui. Dev’essere un paradiso.
MONICA
Di sicuro non ci si annoia.
DAPHNE
Non mi giudicherà male per il fatto che ho passato la notte qui…
voglio dire, visto da fuori non fa una bella impressione, vero?
MONICA
Be’, a dire la verità, signorina… signorina…?
DAPHNE
Stillington. Daphne Stillington.
MONICA
Signorina Stillington… non sono affari miei, le pare?
DAPHNE
No, si capisce, ma non vorrei che pensasse…
MONICA
Diciassette anni sono tanti, signorina Stillington. Ho smesso di
pensare a quelle cose lì nella primavera del millenovecentoventidue.
DAPHNE
Ah, capisco.
Entra Fred dalla porta di servizio con un vassoio con caffè, succo d’arancia e
pane tostato.
FRED
Mangia qui, signorina, o in camera da letto?
DAPHNE
Qui, grazie.
MONICA
Io veramente direi che starebbe più comoda in camera da letto. Lo studio
diventa un po’ caotico verso le undici. Arriva gente, il telefono si mette a squillare…
DAPHNE
Va bene.
MONICA
Appena si sveglia l’avverto.
DAPHNE
Grazie infinite.
Fred porta il vassoio nella stanza degli ospiti. Daphne lo segue. Monica entra
nell’ufficio e ne riesce incontrando Fred che sbuca dalla stanza degli ospiti.
MONICA
C’è una saponetta in quel bagno?
FRED
Sì, ma il rubinetto fa i capricci. Lo puoi girare fino alla consumazione
dei secoli.
MONICA
FRED
MONICA
FRED
MONICA
FRED
MONICA
FRED
MONICA
FRED
Glielo hai detto?
Se ne accorgerà da sola.
Meglio se le mandi Miss Erikson.
È andata dal droghiere, ma appena torna glielo dico.
Eri qui ieri sera?
No. Per me è una novità.
Se a mezzogiorno non ha ancora suonato sarà il caso di svegliarlo.
Si ricorda cosa è successo l’ultima volta?!
È un caso di forza maggiore. E poi ha una colazione fuori.
Be’, se poi scoppia il pandemonio non dia la colpa a me.
In questo momento Garry Essendine appare in cima alla scala. È in pigiama e ha
i capelli spettinati.
GARRY
(furibondo) La cosa non interesserà a nessuno, ma io dormivo come un
angelo e sono stato svegliato da urla di indemoniati! Si può sapere che succede?
MONICA
Stavo parlando con la signorina Stillington.
GARRY
E chi diavolo è la signorina Stillington?
MONICA
È nella stanza degli ospiti.
GARRY
(scendendo la scala) Non ho chiesto dov’è, ho chiesto chi è!
MONICA
Possiamo guardare sull’elenco.
FRED
Si era scordata la chiave di casa, se capisce quello che voglio dire.
GARRY
Fred, tu vai via e portami del caffè.
FRED
Aggiudicato.
GARRY
E non dire “aggiudicato”.
FRED
Molto bene, signore. (Esce)
MONICA
L’hai incontrata a un party, te la sei portata dietro e ha passato la notte
qui.
GARRY
È un amore. Ora mi ricordo. Sono pazzo di lei. Come hai detto che
si chiama?
MONICA
Stillington. Daphne Stillington.
GARRY
Daphne lo sapevo, ma non avevo la minima idea che fosse Stillington.
Che effetto ti ha fatto?
MONICA
Pervicace.
GARRY
Poverina. L’hai trattata bene, almeno? Le hanno dato qualcosa da mangiare?
MONICA
Fred le ha portato del caffè e del succo d’arancio.
GARRY
E ora che fa?
MONICA
Non lo so, lo starà bevendo.
GARRY
È terribile, eh? Che dobbiamo fare?
MONICA
Lei ti vuole salutare e ringraziare.
GARRY
E di che?
MONICA
Questo, caro Garry, non sono in grado di dirlo.
GARRY
Perché non le hai detto di vestirsi chiotta chiotta e di tornarsene a casa sua?
Lo sai benissimo, qui la mattina è un inferno, con tutti che corrono da tutte le parti.
MONICA
Potevi pensarci tu prima di invitarla a passare la notte.
GARRY
Ha dovuto restare. Aveva perso la chiave di casa.
MONICA
Prima trasformiamo quella stanza degli ospiti in biblioteca, e meglio è.
GARRY
Starà piangendo come una vite tagliata.
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MONICA
Perché non vai a vedere.
GARRY
Prestami un pettine e vado.
MONICA
(estraendo un pettine dalla borsa) Ecco qua.
GARRY
(prendendolo e andando davanti a uno specchio) Dio santissimo, dimostro
novantotto anni.
MONICA
Non importa.
GARRY
Tra altri due anni non avrò più un capello in testa, e allora ti dispiacerà.
MONICA
Al contrario, non mi sembrerà vero. Quando avrai un bel parrucchino posato sulla zucca ci saranno meno ragazzine di buona famiglia pronte
a perdere la chiave di casa per te. La vita sarà molto più semplice.
GARRY
(cogitabondo) Monica, io non porterò mai il parrucchino, dovessi diventare calvo come una palla da biliardo. Al massimo in scena potrò mettermi
un frontino, ma nella vita, mai. Intendo invecchiare con distinzione.
MONICA
Be’, sarà un gran sollievo per tutti noi.
GARRY
Riprenditi il tuo squallido pettinino.
MONICA
(prendendolo e rimettendolo nella borsa) Adesso vai a fare una bella scena
degli addii, da bravo, e sbarazzati di lei il più velocemente possibile. Abbiamo
tutta la posta da sbrigare e Morris arriva da un momento all’altro.
GARRY
Non posso entrare in pigiama in quella camera degli ospiti, è una
ghiacciaia.
MONICA
C’è la stufa accesa. È stata accesa tutta la notte.
GARRY
Che spreco.
Daphne entra dalla camera degli ospiti.
DAPHNE
Garry! Mi sembrava la tua voce.
GARRY
(con tenerezza) Mia cara!
MONICA
Sei hai bisogno di me io sono in ufficio.
GARRY
(molto formale) Grazie, Monica.
MONICA
Non ti dimenticherai, vero, che alle dodici meno un quarto viene il signor
Roderick a parlare della tua trasmissione speciale il diciassette di questo mese?
GARRY
No, Monica.
MONICA
Né che alle dodici in punto viene Morris a decidere quali sostituti
vuoi portarti in Africa.
GARRY
No, Monica.
MONICA
Né che alle dodici e mezza hai dato appuntamento al signor Roland
Maule.
GARRY
Me lo ricorderò.
MONICA
Mi fa piacere. Arrivederci, signorina Stillington. Spero che ci rivedremo.
DAPHNE
Arrivederci.
Monica entra nell’ufficio e chiude fermamente la porta. Daphne corre incontro a
Garry e lo abbraccia.
DAPHNE
(affondandogli il viso nella spalla) Garry. Oh, Garry!
GARRY
(depositandola su una sedia) Tesoro.
DAPHNE
Sono assurdamente felice. (Prendendogli la mano) Sì.
GARRY
(recuperando gentilmente la mano e voltandosi dall’altra parte) C’è qualcosa
di tremendamente triste nella felicità, non ti pare?
DAPHNE
Che buffa cosa da dire.
GARRY
Non doveva essere buffa.
DAPHNE
Non ti fidi di me?
GARRY
Se mi fido di te? Certo che mi fido di te. Perché non dovrei?
DAPHNE
Sono innamorata di te da tanto tempo.
GARRY
(alzandosi) Non… non dire questo.
DAPHNE
Perché? Cosa c’è?
GARRY
Non amarmi troppo, Daphne, non ne sono degno.
DAPHNE
Tu ne sei più degno di chiunque altro al mondo.
GARRY
Sciocca bambina.
DAPHNE
Non sono una bambina. Ho ventiquattr’anni.
GARRY
(sorridendo) Ventiquattro! Se solo io fossi più giovane… O magari
se tu fossi più vecchia…
DAPHNE
Cosa importa l’età quando due persone si amano?
GARRY
Chissà quante volte è stata detta, questa tragica frase.
DAPHNE
Ma è vero.
GARRY
Guardami, Daphne. Guardami, per piacere. Sinceramente e onestamente
- guarda le rughe che ho in faccia - i capelli che se ne vanno - guardami gli occhi!
DAPHNE
Non sei poi così vecchio.
GARRY
(con una punta di asprezza) Non ho mica detto che sono tanto vecchio, Daphne. Ho detto soltanto di guardarmi. Ho un po’ di anni, tutto qui.
DAPHNE
E quanti saranno mai?
GARRY
Troppi, contro ventiquattro.
DAPHNE
Mi ami? Dillo… Mi ami?
GARRY
Ma sì, certo.
DAPHNE
Dillo.
GARRY
Ti amo, Daphne.
DAPHNE
Oh, tesoro…
GARRY
(prendendole entrambe le mani tra le sue) Ma questo è un addio!
DAPHNE
(allibita) Un addio? Allora non mi ami… non dicevi sul serio, nessuna delle cose che hai detto ieri sera.
GARRY
La gioventù non capisce mai. Ecco la cosa più terribile della gioventù… non capisce mai, mai.
DAPHNE
(con vivacità) Non so di cosa stai parlando.
GARRY
Ascoltami, mia carissima. Tu non sei innamorata di me – del mio vero
io. Tu sei innamorata di una illusione, dell’illusione che ti ho dato quando mi
hai visto sul palcoscenico. Questa notte ho corso un rischio terribile. Ho corso
il rischio di infrangere quella cara, giovane illusione per sempre – ma non l’ho
fatto – Oh, grazie a Dio, non l’ho fatto – È ancora lì – te la vedo negli occhi. Ma
nella vita ho imparato una amara lezione, e questa lezione è saper dire addio…
DAPHNE
Ma, Garry…
GARRY
Fammi finire…
DAPHNE
Ma io veramente non vedo perché…
GARRY
“Non siamo tu ed io più gli stessi Io ho il cuore pesante nel petto
E tu che non lo confessi
Mi guardi con qualche sospetto.
33
34
Ormai ci divide il non detto.
Svanito per sempre è il momento:
Un lampo che guizza e scompare
Qual fiocco di neve d’argento
O raggio di sole sul mare
Che l’ombra fa presto a celare…”
DAPHNE
Ma Garry…
GARRY
Zitta un momento, tesoro.
“Quando è così intensa la gioia
Poi breve è la vita del fiore.
Che almeno il ricordo non muoia:
Sì, prima che regni il dolore
Lasciamoci senza rancore.”
Ecco. Era Shelley. Non lo trovi bello?
DAPHNE
Sì, ma… Io non vedo perché l’amore dovrebb’essere così disperato.
GARRY
(ridendo amaramente) È perché sei giovane, mia dolce creatura – giovane e viva e avida di vita…
DAPHNE
Questa notte hai detto che sono quella che avevi sempre cercato e
che ora che mi avevi trovata non mi avresti più lasciata andare.
GARRY
(con bella semplicità) Era verissimo. Non ti lascerò andare mai più.
Resterai qui nel mio cuore per sempre.
DAPHNE
(rimettendosi a piangere) Oh, Garry…
GARRY
(passandole teneramente un braccio intorno alle spalle) Non piangere – ti
prego, ti prego – non lo sopporto…
DAPHNE
(aggrappandoglisi) Come fai a dire che amo solo un’illusione e non il vero
te…
GARRY
Lo dico perché è vero.
DAPHNE
Ma no - no -. Qui c’era il vero te questa notte, non eri sul palcoscenico – non stavi recitando…
GARRY
Io sto sempre recitando - non faccio che guardarmi – ecco la cosa
orribile – tutto il tempo mi guardo mangiare, bere, amare, soffrire – certe
volte mi sembra di impazzire…
DAPHNE
Io potrei aiutarti, se me lo lasciassi fare.
GARRY
(alzandosi e camminando per la stanza) Sì, magari, se potessi, ma è
troppo tardi…
DAPHNE
No - giuro di no -.Vedrai, te lo dimostrerò.
GARRY
(con molta calma) Ascoltami, mia cara. Non è che non ti amo, io ti
amo, ma la mia vita non mi appartiene – io non sono libero come tanti altri
uomini, di prendere la mia felicità quando me la trovo davanti – io appartengo
al mio pubblico e al mio lavoro. Tra due settimane parto per l’Africa con un
repertorio di sei commedie. Quando tornerò, se tornerò, ti rivedrò e saprò
– al primo sguardo – se mi avrai aspettato o no – . Ti prego, ora vieni qui e
baciami una volta, una volta sola, e poi vai…
DAPHNE
(correndo da lui) Oh, Garry…. Oh, tesoro…
GARRY
(baciandola appassionatamente con gli occhi ben chiusi) Arrivederci, mia
dolce… non addio… solo arrivederci.
Gentilmente, se la districa di dosso e va tristemente alla finestra dove rimane, evidentemente in preda all’emozione, voltandole le spalle. Lei lo guarda incerta per
un momento, quindi passa piangendo nella stanza degli ospiti e chiude la porta.
Dalla porta di servizio entra Freddy col vassoio della colazione.
FRED
Il caffè lo vuole qui o di sopra?
GARRY
Mettilo dove ti pare.
FRED
Lo avrei portato prima, ma ho sentito tutti quei pianti e quei gemiti
e ho pensato che era meglio aspettare.
GARRY
Posa il vassoio, Fred, e vattene.
FRED
Aggiudicato.
Posa il vassoio sul tavolo accanto al camino e esce fischiettando. Entra dall’ufficio
Monica con un vassoio di lettere non ancora aperte. Squilla il telefono.
GARRY
(irascibile) Dio santo, non c’è un attimo di pace – neanche un attimo
di pace in nessun posto…
MONICA
(andando al telefono) L’ho passato qui perché dobbiamo vedere la
posta e non posso fare avanti e indietro dall’ufficio tutto il tempo. (Al telefono)
Pronto – pronto, parla la segretaria del signor Essendine… No, al momento
temo che non possa venire, vuole dire a me? …Be’, adesso è in riunione, forse
sarebbe meglio se gli scrivesse… No, mi dispiace, è assolutamente impossibile…
molto bene… non c’è di che. Arrivederci. (Riattacca)
GARRY
Chi era?
MONICA
Un certo signor Bramble.
GARRY
Mai sentito nominare.
MONICA
Dice che gli hai promesso di dare un’occhiata alla sua invenzione.
GARRY
(sedendosi al tavolino) Che invenzione?
MONICA
Non ne ho la minima idea.
Miss Erickson entra dalla porta di servizio.
MISS E.
Fred dice che devo andare a parlare alla signorina.
GARRY
Molto bene, Miss Erikson.
MISS E.
E che le devo dire?
GARRY
Veramente non saprei.
MISS E.
Sono stata dal droghiere, e…
GARRY
Sì, può dire anche questo. Per rompere il ghiaccio.
MISS E.
Ci proverò. (Entra nella stanza degli ospiti)
MONICA
Non c’è molto questa mattina. Me la sbrigo io in un momento.
GARRY
Il caffè sa di riso al curry.
MONICA
Non è grave.
GARRY
Perché non abbiamo un cuoco francese, invece di una spiritualista
scandinava?
MONICA
Non potrai mai liberarti di Miss Erikson, lei ti venera.
GARRY
Tutti mi venerano, è stomachevole.
MONICA
Già, ma se poi non lo fanno, guai a loro.
GARRY
Cosa c’è dentro quella busta celeste?
MONICA
Sylvia Laurie, dice che deve vederti prima della tua partenza.
GARRY
Be’, non può.
MONICA
E ce n’è un’altra di Lady Worrall. Colazione venerdì o pranzo martedì
prossimo.
GARRY
Nessuno dei due.
35
MONICA
(porgendogli una lettera) Questa è meglio che la leggi tu, è di quel giovanotto che hai costretto a iscriversi all’Accademia di Belle Arti. È infelicissimo.
GARRY
Non l’ho costretto, mi ha chiesto un consiglio e gliel’ho dato.
MONICA
Be’, lui dice che le convenzioni antiquate lo bloccano, che ha perso
l’ispirazione e che è tutta colpa tua.
GARRY
Se la gente non vuole i miei consigli perché diavolo mi perseguita
in questo modo? (Le ridà la lettera) Mettila tra le Anime Morte.
MONICA
Bisognerà pure che le passi in rassegna, le Anime Morte, prima di
partire. Stanno traboccando. Qui c’è una cartolina di cui non capisco niente.
GARRY
Stracciala. Le persone dovrebbero scrivere in modo leggibile, o non
scrivere affatto.
MONICA
Il che sarebbe l’ideale.
Il telefono squilla. Monica va a rispondere.
MONICA
(al telefono). Pronto… parla la segretaria del signor Essendine…È
Tony, vuole sapere come hai trovato la commedia ieri sera…
36
Garry si alza e le prende il telefono. Miss Erickson entra dalla stanza degli ospiti.
Le battute seguenti si sovrappongono.
GARRY
(al telefono) Tony… Bella roba! …Che le è saltato in testa a Laura,
di farla? …Sì, ma non era nemmeno una bella parte… Se credono che quegli
strilli e quella esagitazione significhino saper recitare, ringrazio Iddio che vado
in Africa… Verso le sei, probabilmente ci sarà Liz, credo che torni oggi…
d’accordo. (Riattacca)
MONICA
La signorina Stillington ha finito di vestirsi?
MISS E.
Quasi, ma piange, il che la rallenta un po’. Il bagno era kaput.
MONICA
Garry, tu è meglio se vai di sopra.
GARRY
Dov’è Fred?
MONICA
Miss Erikson, dica a Fred che il signor Essendine vuole fare il bagno.
MISS E.
Glielo dico subito.
Miss Erickson esce. Dopo un momento entra Fred e va al piano di sopra.
GARRY
Meglio se sali anche tu, possiamo finire le lettere mentre sono nella vasca.
MONICA
Ce ne sono ancora solo due. Un invito di Gertrude Lovat, dà un
ballo dei diciott’anni per quella sua figlia foruncolosa…
GARRY
Rifiutare con garbo. (Uscendo, si volta, prevenendola) Anche l’altra.
Garry esce. Entra di nuovo Miss Erickson e prende il vassoio della colazione.
Squilla il telefono. Monica va a rispondere.
MONICA
(al telefono). Pronto… Ah, Henry… Sì, è qui, ma è appena entrato
nella vasca… Oggi? Credevo che non partissi fino alla fine della settimana…
Sì, certo… Non va a colazione fino alla mezza… D’accordo, glielo dico.
Monica riappende il telefono e prende il vassoio con le lettere. Squilla il campanello
della porta d’ingresso. Miss Erickson esce dalla porta di servizio per andare ad
aprire. Si sente la voce di Liz.
VOCE DI LIZ
Salve, Miss Erikson… c’è qualcuno in casa?
Dopo un momento, Liz entra. Miss Erickson la segue dentro e esce un’altra volta.
Liz è una donna affascinante tra i trenta e i quarant’anni. È vestita bene ma senza
ostentazione. Ha in mano due pacchetti.
LIZ
MONICA
Buongiorno Monica, mia cara.
Liz! Credevamo che non tornassi prima di stasera.
LIZ
Ho preso il traghetto, carica di doni come un maragià. Eccone uno per te.
MONICA
(prendendo il pacchetto che Liz le dà).Che meraviglia.
LIZ
È una boccetta di profumo. Costosissimo.
MONICA
Grazie davvero, Liz, sei un amore.
LIZ
E Dio, che sta combinando?
MONICA
È nella vasca.
LIZ
Gli ho portato una vestaglia.
MONICA
Che pensierino. Ne ha solo diciotto.
LIZ
Non essere acida, sai che gli piace pavoneggiarsi con qualcosa di
nuovo. È carina e leggera e adattissima all’Africa.
Posa l’altro pacchetto sul pianoforte e si toglie cappello e soprabito.Squilla il telefono.
MONICA
(andando a rispondere) Questo maledetto ordigno non si ferma mai.
Pronto - pronto… Morris? …No, è nella vasca. - C’è Liz, se vuoi parlare con
lei… sì, è appena arrivata… - Tieni, Liz, è Morris.
Monica dà a Liz il telefono e mentre Liz parla apre il suo regalo.
LIZ
(al telefono) Buongiorno, caro… No, col traghetto… Sì, l’ho vista
due volte, la commedia… Dovremo cambiare il finale per l’Inghilterra, ma
ho parlato con Vallion e direi che accetterà tutto purché la faccia Garry… No,
faccio colazione con la povera Violet, ma poi vengo direttamente in ufficio
se vuoi… Ma sì, me ne libero, non ti spaventare… D’accordo. (Riattacca)
MONICA
(con la sua boccetta di profumo) Sembra fantastico, Liz, non l’apro finché
non sono a casa.
Fred scende la scala.
LIZ
Ciao, Fred - Come vanno le cose?
FRED
Il solito bordello, signorina.
LIZ
Credi che potrei avere un caffè… mi sento venir meno.
FRED
Aggiudicato, signorina.
Fred esce dalla porta di servizio.
LIZ
na.
Ha una bella ostinazione Fred, che continua a chiamarmi signori-
MONICA
Credo che abbia come un’idea che quando hai deciso di smettere
di essere la moglie di Garry sei automaticamente tornata alla verginità.
LIZ
È un pensiero molto grazioso.
Daphne esce dalla stanza degli ospiti in vestito da sera e mantello. Non piange più
ma ha l’aria abbattuta. Trasalisce leggermente alla vista di Liz.
DAPHNE
Oh!
MONICA
Sono desolata per il bagno, signorina Stillington.
DAPHNE
Non fa niente.
MONICA
Questa è la signora Essendine… la signorina Stillington.
DAPHNE
Oh!
LIZ
(amabile) Piacere.
DAPHNE
(costernata) La signora Essendine.Vuole dire… ossia… lei è la moglie
di Garry?
LIZ
Sì.
DAPHNE
Ah - credevo che fosse divorziato.
LIZ
Non ci siamo mai veramente decisi.
37
38
DAPHNE
Ah. Capisco.
LIZ
Però non si agiti, la prego. Un bel giorno lo piantai in asso, vari anni
fa.
MONICA
(con una punta di malignità) La signorina Stillington ha perso la chiave
di casa ieri sera, e così ha dormito nella stanza degli ospiti.
LIZ
(a Daphne) Poverina, si sarà congelata.
DAPHNE
Crede che potrei chiamare un taxi?
MONICA
Glielo chiamo io.
LIZ
No, aspetti, c’è la mia auto al portone. La può portare dove vuole.
DAPHNE
Molto gentile da parte sua.
LIZ
Figuriamoci. L’autista ha i capelli molto rossi e si chiama Frobisher
- non si può sbagliare.
DAPHNE
Grazie davvero, tantissimo… Davvero non è un disturbo?
LIZ
(con vivacità) Neanche per sogno. Basta che gli dica quando l’ha
accompagnata di tornare subito qui.
DAPHNE
(ancora impacciata) Ah… sì… certo. Glielo dico… ancora grazie… arrivederci.
LIZ
(dandole la mano) Arrivederci… spero che non abbia preso un raffreddore.
DAPHNE
(ride nervosamente) No, non credo… arrivederci.
MONICA
L’accompagno.
DAPHNE
Non si disturbi…
MONICA
Nessun disturbo.
Monica va in ingresso con Daphne. Liz si accende una sigaretta. Entra Fred con
una tazza di caffè.
FRED
LIZ
FRED
LIZ
Vuole anche mangiare qualcosa, signorina?
No, grazie, Fred, solo il caffè.
Dico al grande capo che c’è anche lei… credo che non lo sappia.
Grazie, Fred.
Fred va al piano di sopra. Rientra Monica.
LIZ
Era già su piazza da un po’ o è nuova?
MONICA
Nuova di zecca – l’ho trovata che si aggirava dentro il pigiama di
Garry. Mi sa che è giunto il momento di dargli un’altra bella lavata di capo…
in vista dell’Africa, dico.
LIZ
Ormai ha una certa età, è tempo che si dia una calmata.
MONICA
Se credi che ci voglia una scena madre possiamo convocare anche
Morris e Henry, gliela mettiamo giù dura la sera prima della sua partenza.
Quando ci coalizziamo funziona sempre meglio.
LIZ
Morris è tremendamente isterico in questi giorni e Henry non è
più così affidabile da quando ha sposato Joanna.
MONICA
A te piace? Joanna?
LIZ
È una creatura incantevole, ma subdola. Sì, in fondo mi piace abbastanza.
MONICA
A me no.
LIZ
Come potrebbe piacerti, tesoro.Voi due non avete niente in comune.
Garry scende la scala in camicia e pantaloni.
GARRY
LIZ
Di chi state parlando?
Di Joanna.
GARRY
Non è malaccio. Forse è un po’ rapace, ma chi non lo è? Tutti sono
rapaci, in un modo o nell’altro.
LIZ
Ho capito, cercherò di controllarmi.
GARRY
(baciandola distrattamente) Buongiorno, tesoro. Dov’è il mio regalo?
LIZ
Sul pianoforte.
GARRY
Non sarà un altro cavalluccio di vetro? Basta pupazzetti.
LIZ
No, è una vestaglia per l’Africa.
GARRY
(aprendolo) Che meraviglia, proprio quello che mi serviva… (La
scuote, aprendola) È assolutamente incantevole… grazie, tesoro, è da perdere la
testa. (Se la poggia sulle spalle e la guarda allo specchio) E’ di un gusto impeccabile.
Farò un figurone, in colonia!
MONICA
Ha telefonato Henry, oggi va a Bruxelles e prima passa a trovarti.
GARRY
Bene.
MONICA
Passa anche Morris, credo.
LIZ
Allora tu vai di là, Monica. Io devo parlare con Garry prima che
arrivi Morris, è importante.
MONICA
Basta che ti sbrighi, sta per arrivare il signor Maule.
GARRY
E chi è?
MONICA
Lo sai benissimo, è il giovanotto che ha scritto quella commedia
strampalata mezza in versi e che ti ha beccato al telefono.
GARRY
Non posso vederlo. Tu mi dovresti proteggere da cose del genere.
MONICA
E invece devi vederlo, è venuto fin qui da Uckfield. Così impari a
rispondere al telefono appena mi volto dall’altra parte.
GARRY
Lo sai, Monica? Ultimamente ho notato un grande cambiamento
in te. Non so se è perché hai smesso di rimpinzarti di patate o cos’altro, ma
ogni giorno che passa diventi più antipatica.Vai via.
MONICA
(prendendo la sua bottiglia di profumo) Vado. Se hai bisogno di me sono
in ufficio.
GARRY
Figuriamoci se non sei in ufficio.A ordire degli spaventosi complotti
e intrighi contro di me.
MONICA
Certo, non penso ad altro.
GARRY
Vai via – vai via – vai via…
MONICA
Liz, cerca di convincerlo a farsi un trattamento elettrico ai capelli.
Li sta perdendo a vista d’occhio.
Monica entra nell’ufficio.
GARRY
(le grida dietro) Stacca il telefono!
MONICA
(da dentro) Va bene.
GARRY
Allora. Dimmi tutto.
LIZ
Ho visto la commedia.
GARRY
Buona?
LIZ
Sì, ottima. Dovremo cambiare qualcosa, ma Vallion è dispostissimo
a lasciarci fare tutto quello che ci serve. Però non voglio fare altri passi prima
di averci riflettuto un altro po’.Vedo Morris dopo colazione.
GARRY
Gli ho detto che non posso debuttare prima di novembre. Mi dovrò
prendere una vacanza, dopo l’Africa. Quindi abbiamo un sacco di tempo.
LIZ
Ora voglio parlarti di qualcos’altro.
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40
GARRY
Quel tono non mi piace per niente. Che ti frulla nella testa?
LIZ
Tu. Il tuo comportamento in genere.
GARRY
Questa poi! Si può sapere che ho fatto?
LIZ
Non ti pare sia ora di cominciare a tirare i remi in barca?
GARRY
Non so di cosa stai parlando.
LIZ
Chi era quella sventurata che ho visto qui stamattina in abito da
sera?
GARRY
Stammi a sentire un momento, Liz…
LIZ
Non sei più un ragazzino.
GARRY
Non sono neanche decrepito.
LIZ
E a mio modesto parere questo saltabeccare qua e là è abbastanza poco decoroso.
GARRY
Saltabeccare! Riesci sempre a mettere le cose sotto una luce spiacevole.
LIZ
Il mio sermoncino si basa soltanto sulla ragione, sulla dignità, sulla
posizione sociale, e, diciamocela tutta, sull’età.
GARRY
Tu forse vorresti che vivessi seduto in poltrona a bere il tè.
LIZ
La cosa avrebbe i suoi vantaggi.
GARRY
Troppo comodo, lanciare tuoni e fulmini mentre torni da Parigi
dove Dio solo sa cosa avrai combinato. Arrivi e mi dai addosso…
LIZ
Non ti sto dando addosso.
GARRY
Chi mi ha piantato in asso, lasciandomi alla mercé del primo che
passava? Rispondi a questa domanda!
LIZ
Io, grazie al cielo.
GARRY
E allora.
LIZ
Avresti voluto che restassi?
GARRY
Ci mancava anche questa. Mi facevi uscire di senno.
LIZ
Insomma, smetti di tergiversare e apri bene le orecchie.
GARRY
Questa è in assoluto la mattinata più irritante di tutta la mia vita.
LIZ
Sì, ne ricordo di migliori.
GARRY
Dove eravamo?
LIZ
Su, fai il bravo per un momento… dico sul serio.
GARRY
Cosa dici sul serio?
LIZ
Precisamente questo. Sei arrivato a un momento della vita in cui
un po’ di ritegno può risultare prezioso. Non sei più un giovanottino gaio e
irresponsabile. Sei un uomo eminente, bene avviato, sia pure con la massima
riluttanza, verso la mezza età.
GARRY
Che Dio ti perdoni.
LIZ
Lascia perdere Dio e ascolta. Conosciamo tutti il tuo fascino irresistibile. Sono vent’anni che lo vediamo in azione, col suo passo monotono.
GARRY
Ti ho conosciuta esattamente undici anni fa, anzi meno, era agosto.
Avevi in testa un cappellino ridicolissimo.
LIZ
Sii serio. Il tuo comportamento, com’è ovvio, coinvolge tutti noi.
Morris, Henry, Monica e io.Tu ti senti responsabile per noi, ma noi ci sentiamo
responsabili per te. Se noi per caso facciamo qualcosa che disapprovi, tu non
perdi mai occasione di farci la lezione e di agitarci il dito davanti al naso.
GARRY
E non ho ragione?
LIZ
Oh, quando si tratta dei problemi degli altri te la cavi bene, ma
quando ci sono di mezzo i tuoi, perdi i colpi.
GARRY
Tra tutti i più ignobili tipi di ingratitudine…
LIZ
Pensa a quanto sarebbe piacevole non essere affascinante per un
paio di minuti. Chissà, magari lo troveresti distensivo. In ogni caso sarebbe
un cambiamento meraviglioso.
GARRY
Cara Liz. Sei veramente un tesoro.
LIZ
(seccata) Dio santo, sembra che parli cinese.
GARRY
Non ti arrabbiare, dolcissima. Capisco quello che vuoi dire, te lo giuro.
LIZ
Così, da un momento all’altro? Dopo tutta la tua ostilità di pochi
minuti or sono?
GARRY
(suadente) Non mi vorrai negare la possibilità di un piccolo salto di
umore.
LIZ
Ecco che reciti di nuovo.
GARRY
Mi hai detto delle cose molto crudeli. Sono sconvolto.
LIZ
(voltandosi dall’altra parte) Magari lo fossi.
GARRY
Però, non credi di essere stata un po’ troppo dura con me? Riconosco di
essere un po’ leggerino ogni tanto, ma dopotutto non faccio troppo male a nessuno.
LIZ
Fai male a te stesso e ai pochi, anzi ai pochissimi, che tengono
davvero a te.
GARRY
Immagino che avrai parlato di tutto questo con Monica e Morris e Henry.
LIZ
Non ancora, ma lo farò se non vedrò qualche segno di miglioramento.
GARRY
(con esasperazione, camminando per la stanza) Quello che non finisce
mai di meravigliarmi è l’arroganza della gente! Ma guardatevi un po’, voialtri!
Sempre a spettegolare negli angoli e poi a dirmi cosa devo fare e cosa non
devo fare. Avette un bel coraggio! Cosa succede se allento la mia amorevole
presa su uno qualunque di voi per un momento solo? – La catastrofe! Vado
a New York con un ingaggio di tre mesi. Immediatamente Henry si becca
la polmonite, va a fare la convalescenza a Biarritz, conosce Joanna e la sposa!
Vado a fare una breve vacanza a Saint Tropez per quattro settimane, anno
1937! Torno, e cosa trovo? Tu e Morris che tra voi due avete comprato la
più ottusa commedia ungherese che sia mai stata scritta e l’avete messa in
prova con Phoebe Lucas protagonista. Phoebe Lucas, che ha la carica erotica
di un’aringa affumicata, nella parte di una mantenuta irresistibile! Quanto è
stata su? Una settimana! E solo perché la critica ha detto che era sboccata.
LIZ
Non stai andando un po’ fuori strada?
GARRY
Neanche per sogno.Vent’anni fa Henry investì tutti i suoi quattrini
nel Cavaliere perduto. E chi lo ha interpretato per diciotto mesi di esauriti
con le doppie pomeridiane? Io. E chi si lanciò come produttore dopo quella
commedia? Morris!
LIZ
Fai delle domande e poi ti rispondi da solo. Smetti, mi dai il capogiro.
GARRY
Dove sarebbero ora senza di me? E dove sarebbe Monica se non
l’avessi strappata dalle grinfie di quella sua sinistra vecchia zia e non le avessi
dato un lavoro?
LIZ
Con la sinistra vecchia zia.
GARRY
E tu! Eri una delle più deprimenti, malinconiche attrici mai viste
sulle scene inglesi. Dove saresti se non ti avessi costretta a smettere di recitare
e invece a scrivere?
41
42
LIZ
Su una panchina del parco pubblico.
GARRY
Ti ho addirittura dovuto sposare per costringerti.
LIZ
Sì, bel gesto si è dimostrato.
GARRY
Be’, io sono stato innamorato di te per più tempo di chiunque altro,
non ti puoi lamentare.
LIZ
Non mi sono mai lamentata. Io credo che bisogna affrontare ogni
tipo di esperienza, anche le più devastanti.
GARRY
Mi adoravi, e lo sai.
LIZ
Ti adoro ancora, caro. Sei talmente cavalleresco quando ci ricordi
che dipendiamo da te per ogni boccata d’aria che respiriamo.
GARRY
Non ho detto questo.
LIZ
Come se tu non fossi altrettanto dipendente da noi. Siamo noi
che ti impediamo di commettere delle follie. Ti abbiamo fermato, sia pure
all’ultimo momento, quando stavi per recitare Peer Gynt.
GARRY
Sono ancora convinto che sarei stato superbo come Peer Gynt.
LIZ
E soprattutto ti impediamo di fare il gigione.
GARRY
Adesso esageri, Liz. Io dico che faresti meglio a andar via da qualche parte.
LIZ
Sono appena tornata.
GARRY
(grida) Monica! – Monica! – Vieni subito qui.
MONICA
(entrando) E ora che succede?
GARRY
Mi hai mai visto fare il gigione in vita tua?
MONICA
Spesso.
GARRY
Ma è una congiura! – Lo sapevo!
MONICA
Per dire la verità, stai facendo il gigione anche adesso.
Esce.
GARRY
Benissimo – ci rinuncio – tutti sono contro di me – io non conto
più niente – del resto, chi sono? – solo quello che vi mantiene. Non importa
se vengo ferito e insultato! Non importa se la mia fragile fiducia in me stesso
viene sottilmente sabotata.
LIZ
La tua fiducia in te stesso è fragile quanto quella di Napoleone.
GARRY
E infatti guarda che fine ha fatto. È morto solo e abbandonato su
una bestiale isoletta in mezzo al mare.
LIZ
Le isole di solito sono in mezzo al mare.
GARRY
Importerebbe un fico secco a qualcuno di voi, se domani io venissi
esiliato per sempre? Macché. Come niente sareste beati. Sarà per questo che
ora mi tocca andare in Africa.
LIZ
Sai benissimo che muori dalla voglia di andare. Però, tesoro, mi
raccomando, quando sarai laggiù fai molta attenzione, per amor di dio, e non
continuare a avere delle storie con chiunque e a pavoneggiarti e a rovinare
tutto quanto.
GARRY
Farò vita monacale. Passerò tutto il tempo in un triste alberghetto
fatiscente tutto solo e non parlerò con anima viva. Chissà come sarete contenti
quando morirò di malinconia.
LIZ
Dammi retta un momento. Voglio che tu ti concentri un minuto.
Sono molto preoccupata.
GARRY
Ti sta bene.
LIZ
Per Morris.
GARRY
(esasperato) Che c’entra Morris adesso? Cosa c’è che non va?
LIZ
Non sono ancora sicura al cento per cento, ma ho sentito delle
voci.
GARRY
Che razza di voci?
LIZ
È… è Joanna.
GARRY
Joanna?
LIZ
A quanto pare Morris se n’è innamorato.
GARRY
Morris! Non può essere scemo fino a questo punto.
LIZ
Ha messo su un’aria da cane bastonato, è già qualche tempo. Ho
avuto la sensazione che qualcosa non tornava.
GARRY
(si alza e gira per la stanza) Oh, Dio, è troppo irritante, dico davvero - proprio
quando io sto per partire eccetera - potrebbe mandare all’aria tutto quanto.
LIZ
Se Henry lo scopre, senza dubbio.
GARRY
Che dobbiamo fare?
LIZ
Sarà meglio che tu per prima cosa scopra da Morris se è vero o no, e
se è vero, fin dove è arrivato. Poi gli leggi gli articoli della legge antisommossa
e lo levi di giro – te lo porti dietro in Africa – qualunque cosa.
Suona il campanello dell’ingresso.
GARRY
Ecco quell’orribile giovanotto di Uckfield, sto già tremando come
una foglia. Non posso affrontarlo. Non posso!
LIZ
Magari non è il giovanotto, magari è Morris.
GARRY
Al diavolo Morris! Al diavolo tutti quanti.
LIZ
Non essere cretino. Lo sai meglio di me che se c’è la minima verità
in questa storia di Joanna, ci cacceremo tutti nelle più sordide complicazioni
e probabilmente sarà un disastro generale. Devi scoprirlo. E se non lo fai tu,
io lo devo vedere alle due e mezza.
GARRY
Con te non aprirà mai bocca. Si farà venire un attacco di furore e
ti dirà di farti i fatti tuoi.
LIZ
Io resto in casa fino all’una e un quarto, appena se n’è andato telefonami.
GARRY
Non se ne andrà, faccio colazione con lui. Non posso farti al telefono
un resoconto dettagliato della sua vita sentimentale con lui nella stanza.
LIZ
Fai il mio numero per sbaglio e di’ soltanto, “Scusi, ho sbagliato
numero.” Allora saprò.
GARRY
Che saprai?
LIZ
Che tutto è a posto. Ma se invece dici,“Mi dispiace moltissimo, ho sbagliato numero”, saprò che è un disastro e arriverò in un lampo a darti manforte.
GARRY
Intrighi! Tutta la mia esistenza è paralizzata dagli intrighi.
LIZ
Hai capito bene? Giuri che lo farai?
GARRY
D’accordo. (Di nuovo squilla il campanello) Ti voglio dire un altro
particolare affascinante sulla mia vita, sempre che ti interessi. Nessuno, caschi
pure il mondo, va mai ad aprire la porta. (Grida) Miss Erikson… Fred…
Qualcuno apra la porta!
LIZ
Io vado, ricordati bene: resto in casa finché non ho tue notizie. La
povera Violet può aspettare.
GARRY
La povera Violet non fa mai altro. Miss Erikson! - Fred!
Monica esce dalla porta di servizio. Liz indossa cappello e soprabito. Entra Miss Erick-
43
son.
MISS E.
(annunciando) Il signor Maule.
Entra Roland Maule. È un giovanotto tutto d’un pezzo, con occhiali. È evidentemente pietrificato dal nervosismo ma tenta di nasconderlo assumendo un’aria
di burbera sfida. Miss Erickson esce.
44
GARRY
(andandogli incontro, con grande fascino) Come sta?
ROLAND
Come sta.
GARRY
Questa è mia moglie… il signor Maule. Si è affacciata un momento
e già ci lascia.
ROLAND
Ah.
LIZ
So che ha un appuntamento con Garry e non vi vorrei disturbare
per nulla al mondo, perciò vi saluto.
ROLAND
Arrivederci.
LIZ
Non dimenticartelo, Garry. Io aspetto accanto al telefono.
GARRY
Siamo intesi.
Liz esce. Garry fa cenno a Roland di prendere una sedia.
GARRY
ROLAND
GARRY
ROLAND
GARRY
ROLAND
GARRY
ROLAND
GARRY
ROLAND
GARRY
ROLAND
GARRY
ROLAND
Ma non vuole sedersi?
(sedendosi) Grazie.
Sigaretta?
No, grazie.
Non fuma?
No.
Un drink?
No, grazie.
Quanti anni ha?
Venticinque, perché?
Non ha importanza… mi domandavo.
E lei quanti ne ha?
Eh… li compio a dicembre… Giove… molto energico.
Sì, certo. (Emette una risata nervosa, quasi un nitrito)
Entra Monica.
GARRY
MONICA
ROLAND
MONICA
Questa è la mia segretaria, la signorina Reed… il signor Maule.
Piacere… Ho il suo copione in ufficio, se se lo vuole riprendere.
La ringrazio molto.
Glielo metto in una busta.
Monica entra nell’ufficio e chiude la porta.
GARRY
ROLAND
GARRY
ROLAND
GARRY
ROLAND
così?
GARRY
ROLAND
Voglio dirle della sua commedia.
(cupamente) L’avrà certo detestata.
Be’, se vogliamo essere sinceri, l’ho trovata un po’ discontinua.
Sapevo che lo avrebbe detto.
Sono lieto di non deluderla.
Voglio dire, in sostanza non è affatto il genere che piace a lei, è
E allora perché me l’ha mandata?
Ho corso il rischio.Voglio dire, lo so che lei di regola recita solo porcherie.
Ma ho pensato che potesse aver voglia di tentare qualcosa di più profondo.
GARRY
Che cosa c’è nella sua commedia che lei considera così profondo,
signor Maule? A parte la trama, che si è già esaurita a pagina quattro.
ROLAND
Le trame non sono importanti, sono le idee che contano. Guardi Cechov.
GARRY
Oltre alle idee, io credo che potremmo concedere a Cechov un
certo minimo senso della psicologia, no?
ROLAND
Vuole dire che la mia commedia non è psicologicamente plausibile?
GARRY
(con garbo) Non è un gran che, se ne renda conto. Dico davvero.
ROLAND
Io credo invece che sia ottima.
GARRY
Non lo metto in dubbio, però lei dovrà riconoscere che la mia
opinione, basata su una vita di esperienza del teatro, potrebbe essere quella
giusta.
ROLAND
(con disprezzo) Del teatro commerciale.
GARRY
Oh Dio, oh Dio, oh Dio!
ROLAND
Immagino che adesso dirà che Shakespeare ha scritto per il teatro
commerciale e che l’unica ragione per cui si scrivono le commedie è per fare
i soldi! Tutti vecchi argomenti. Lei non si rende conto che il teatro del futuro
è un teatro di idee.
GARRY
Può darsi, ma per il momento a me interessa il teatro del presente.
ROLAND
(accalorandosi) Sì, e che cosa fa? Ogni commedia in cui lei si esibisce
è esattamente la stessa di quella prima, superficiale, frivola e senza alcun significato intellettuale. Lei ha un grande seguito e una forte personalità, ma poi
tutto quello che fa è prostituirsi ogni sera della sua vita.Tutto quello che fa del
suo talento è portare delle vestaglie e dire delle spiritosate mentre potrebbe
aiutare davvero la gente, farla riflettere! Farle sentire qualcosa!
GARRY
Non c’è più dubbio alcuno in proposito. Sto attraversando una
mattinata particolarmente scoraggiante.
ROLAND
(alzandosi in piedi e incombendo su Garry) Se vuole vivere nella memoria della gente, passare ai posteri come un uomo importante, farà meglio
a darsi da fare, e subito. Non c’è un momento da perdere.
GARRY
Io me ne infischio dei posteri. Perché dovrei preoccuparmi di cosa
penserà la gente di me quando sarò morto e sepolto? Già tendo troppo a
preoccuparmi di cosa la gente pensa di me mentre sono vivo Ma questa volta,
mio caro giovane amico impegnato, non avrò peli sulla lingua.Tanto per cominciare, la sua commedia non è neanche una commedia. È un insignificante
guazzabuglio di chiacchiere presuntuose, adolescenziali e pseudointellettuali.
Non ha alcun rapporto né col teatro, né con la vita né con niente. Se vuole
diventare un commediografo, lasci perdere il teatro del futuro. Si procuri
una scrittura come maggiordomo in una compagnia di repertorio, sempre
se la prenderanno. Impari dalla gavetta come si costruiscono le commedie e
cosa si può recitare e cosa no. Poi si metta a tavolino e scriva almeno venti
commedie, una dopo l’altra, e se riuscirà a farsi rappresentare la ventunesima
da una compagnia amatoriale, avrà avuto una fortuna del diavolo!
ROLAND
(ipnotizzato) Non avevo idea che lei fosse così. È meraviglioso!
GARRY
(alzando le mani al cielo) Mio Dio!
ROLAND
Mi dispiace moltissimo se pensa che io sia stato impertinente, ma
allo stesso tempo sono molto contento perché se non lo fossi stato, lei non
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si sarebbe arrabbiato e se non si fosse arrabbiato, io non avrei saputo com’è
davvero.
GARRY
Lei non ha la minima idea di come io sia davvero.
ROLAND
Oh, sì, invece… ora sì.
GARRY
E in ogni caso non vedo che importanza possa avere.
ROLAND
Ne ha per me.
GARRY
Perché?
ROLAND
Lo vuole sapere veramente?
GARRY
Ma di che diavolo sta parlando?
ROLAND
Per la verità è un po’ difficile da spiegare.
GARRY
Che cosa è difficile da spiegare?
ROLAND
Cosa provo io per lei.
GARRY
Ma…
ROLAND
No, per favore, mi lasci parlare… Vede, in un certo modo lei mi ha
messo abbastanza a disagio… per un periodo molto lungo… lei è stato una
specie di ossessione per me. L’ho vista nella sua ultima commedia quarantasette
volte, una settimana sono venuto tutte le sere, nei posti in piedi, perché ero
in città, dove cercavo di passare un esame.
GARRY
E poi lo ha passato?
ROLAND
No.
GARRY
Non mi sorprende.
ROLAND
Mio padre vuole che faccia l’avvocato, ma in realtà ho studiato molto
la psicologia perché in qualche modo non mi trovavo in pace con me stesso
e gradualmente, un poco alla volta, ho cominciato a rendermi conto che lei
significava qualcosa per me.
GARRY
Qualcosa come?
ROLAND
Non lo so di preciso… non ancora.
GARRY
Questo “non ancora” è una delle espressioni più sinistre che io abbia
mai sentito.
ROLAND
Non rida di me, la prego. Mi sento sempre male se qualcuno ride di me.
GARRY
Lei è un giovanotto assai singolare.
ROLAND
Ma adesso è tutto a posto, mi sento benissimo!
GARRY
Mi fa piacere.
ROLAND
Posso tornare a trovarla?
GARRY
Purtroppo sto per andare in Africa.
ROLAND
Mi riceverebbe se venissi in Africa anch’io?
GARRY
Io penso veramente che starebbe meglio a Uckfield.
ROLAND
Lei mi troverà pazzo, ma non lo sono davvero, è solo che certe cose
mi toccano profondamente. Però mi sento molto meglio ora perché penso
che riuscirò a sublimarla.
GARRY
Bene. Ora però temo che la dovrò mandare via, perché aspetto il
mio impresario e dobbiamo parlare di affari.
ROLAND
Va bene.Vado via subito.
GARRY
Le faccio dare il suo copione?
ROLAND
No, no… lo stracci… aveva completamente ragione… è stato scritto
solo con una parte di me, ora me ne rendo conto. Arrivederci.
GARRY
Arrivederci.
Roland esce. Garry aspetta di sentire chiudersi la porta, quindi corre alla porta
dell’ufficio.
GARRY
Monica.
MONICA
(entrando) È andato via?
GARRY
Se mai quel giovane si rifarà vivo, liberatene a qualunque costo. È
pazzo come una capra.
MONICA
Perché, che ha fatto?
GARRY
Ha cominciato con gli insulti e alla fine mi ha sublimato.
MONICA
Poverino, sembri sconvolto. Beviti uno sherry.
GARRY
Sono le prime parole gentili che sento questa mattina.
MONICA
Credo che ne assaggerò un goccetto anch’io. (Riempie due bicchieri
di sherry. Suona il campanello dell’ingresso)
GARRY
Questo è Morris. Che ore sono?
MONICA
L’una meno venti. Ecco… (gli porge lo sherry) - Vado a aprire.
Monica esce nell’ingresso. Entra di corsa Miss Erickson dalla porta di servizio.
GARRY
Lasci stare, Miss Erikson. È andata a aprire la signorina Reed.
Miss Erickson ri-esce. Rumore di voci da dentro. Entrano Henry e Morris seguiti
da Monica. Henry è piuttosto agghindato e lindo. È sulla quarantina. Morris è un
poco più giovane, alto e attraente, le tempie un tantino brizzolate.
HENRY
C’è uno strano giovanotto seduto sui gradini.
GARRY
Che fa?
HENRY
Piange.
MORRIS
Che hai combinato, Garry?
GARRY
Proprio niente. Gli ho semplicemente detto quello che pensavo
della sua commedia.
HENRY
Sempre pieno di tatto.
MONICA
Uno sherry, Morris?
MORRIS
Grazie.
Monica gliene versa un po’.
MONICA
Henry?
HENRY
È lo stesso sherry che avete sempre?
MONICA
Sì.
HENRY
Allora no, grazie.
GARRY
Perché, cos’ha che non va?
HENRY
Niente, solo non è un gran che.
MORRIS
Henry ha ragione sullo sherry, è disgustoso.
GARRY
Se qualcuno si lamenta per qualsiasi altra cosa io esco di senno. Da
stamattina questo studio è diventato il muro del pianto.
MORRIS
È tornata Liz.
GARRY
Grazie dell’informazione, Morris, ora cercherò di contattarla.
MORRIS
Che cos’ha il ragazzo, Monica? Sembra un po’ scorbutico.
MONICA
Liz gliene ha dette quattro e io gli ho detto che faceva il gigione.
Tutta una serie di contrarietà, e poi, come se non bastasse, è arrivato quel
giovane squilibrato.
MORRIS
Non te la prendere, Garry – Dio è in cielo e nel mondo tutto va
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bene – ho delle deliziose cattive notizie per te.
GARRY
Sentiamo.
MORRIS
Nora Fenwick non può venire in Africa.
GARRY
E perché? Che le è successo?
MORRIS
Si è rotta una gamba.
GARRY
(esasperato) Questa poi…!
HENRY
Non è la fine del mondo.
GARRY
No, figuriamoci, è una sciocchezza! Significa semplicemente che
dovrò passare tutta la traversata provando con una nuova primadonna la bellezza di sei parti diverse! Come ha fatto quella deficiente?
MORRIS
È caduta alla Victoria Station.
GARRY
Non aveva il diritto di entrare alla Victoria Station. Chi possiamo prendere?
HENRY
Morris vuole Beryl Willard, ma io non la trovo proprio adatta.
GARRY
(pericolosamente) Ma no! Tu vuoi Beryl Willard, eh?
MORRIS
Perché no? È estremamente competente.
GARRY
(con intensa calma) Hai ragione. Beryl Willard è estremamente competente. È estremamente competente da ben più di quarant’anni. E non solo.
È anche riuscita, con un’abilità soprannaturale, a crearsi la solida reputazione
della più paralizzante, leggendaria, monumentale, cosmica, sensazionale seccatrice che abbia mai calcato un palcoscenico!
MORRIS
Be’, Garry, davvero io non capisco…
GARRY
(riscaldandosi) Non capisci? Allora mi spiego meglio. C’è un punto
solo, ed è questo. Nessuna forza umana o divina potrebbe mai indurmi a
andare in Africa con Beryl Willard. Con Beryl Willard non andrei neanche
fino a Wimbledon.
MONICA
Sta tentando di dire che non ha troppa simpatia per Beryl Willard.
MORRIS
D’accordo, non se ne parla più. Chi proponi?
HENRY
Un momento. Se state per cominciare una di quelle discussioni sulla
distribuzione, io me ne vado. Devo prendere un aereo per Bruxelles.Volevo
solo farti sapere che non puoi avere il Mayfair Theatre per la commedia
francese questo autunno.
GARRY
E perché?
HENRY
Perché l’ha preso Robert per tutta la stagione, con inizio a settembre.
GARRY
E tu perché glielo hai dato? Sapevi che lo volevo io.
HENRY
C’è il Forum che è molto più gradevole, senza contare che ha una
maggiore capacità.
GARRY
È un complotto! Sono anni che voi due state tentando di trascinarmi
in quella camera mortuaria piena di spifferi.
MORRIS
È stato restaurato e hanno rifatto l’arredamento.
GARRY
Dovranno ricostruirlo pietra su pietra, prima che io ci metta piede.
HENRY
Risolvila tu più tardi, Morris, per favore, è chiaro che stamattina è
in uno dei suoi stati. Ora non posso trattenermi.
GARRY
E si può sapere che ci vai a fare, a Bruxelles?
HENRY
Affari. Semplici e normalissimi affari. Ciao, tesoro. Cerca di essere un
po’ più amabile quando torno. Addio, Monica - addio, Morris - A proposito,
potreste farvi vivi con Joanna, è tutta sola.
MORRIS
Già fatto. La porto alla prima dello Haymarket, domani sera.
HENRY
Bene… arrivederci.
Henry esce. Monica si avvia verso l’ufficio.
MONICA
GARRY
MONICA
te.
Non avete più bisogno di me?
Perché, che vai a fare adesso?
Vado a scrivere a Beryl Willard per invitarla a venire a vivere con
Monica esce.
GARRY
E allora porti Joanna allo Haymarket, domani sera?
MORRIS
Sì, perché?
GARRY
Credo che verrò anch’io.
MORRIS
Bene, magnifico. Ho un palco, c’è un sacco di posto.
GARRY
Perché hai sempre il muso lungo ultimamente?
MORRIS
Il muso lungo? Neanche per sogno.
GARRY
Ma sì, invece. Liz lo ha notato, e l’ho notato anch’io.
MORRIS
Be’, vi siete sbagliati tutti e due. Sono perfettamente felice.
GARRY
(irritato, camminando per la stanza) Oh, Morris!
MORRIS
Ma che diavolo ti prende?
GARRY
Ti piace Joanna, eh?
MORRIS
Si capisce, è un amore.
GARRY
Non so se la definirei esattamente un amore, ma è anche vero che
non la vedo spesso. Tu invece sì, a quanto pare.
MORRIS
Dove vuoi arrivare?
GARRY
La gente parla, Morris.
MORRIS
(con una nota falsa nella voce) Di che?
GARRY
Di te e Joanna.
MORRIS
Sciocchezze!
GARRY
È verissimo e tu lo sai.
MORRIS
Non so proprio niente del genere.
GARRY
Sei innamorato di lei?
MORRIS
Innamorato di Joanna? Ma no, si capisce.
GARRY
Ti prepari ad esserlo? Io di solito lo capisco quando stai per imbarcarti in una delle tue scorribande emotive.
MORRIS
Be’, questa è impagabile. E tu allora?
GARRY
Lascia perdere me per un momento. Intanto, a me nessuno potrebbe
accusarmi di essere emotivo.
MORRIS
Ah, no! Prendi Sylvia Laurie! Hai perso completamente la testa per lei.
GARRY
È stato anni fa.
MORRIS
Lascia perdere quando è stato. È stato! E se non era emotivo quello,
vorrei sapere che cosa lo è. Ci avevi ridotti tutti a brandelli.
GARRY
Constato che hai abilmente girato la conversazione in un attacco
contro di me.
MORRIS
Sta’ a sentire ora, Garry…
GARRY
Mi giuri che non hai avuto una storia con Joanna?
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MORRIS
GARRY
MORRIS
GARRY
MORRIS
Mi rifiuto di farmi fare il terzo grado in questo modo.
Sì o no?
Mi rifiuto di continuare questa conversazione.
Rifiuta pure fino a diventare paonazzo, però mi devi ascoltare.
Nossignore.
Fa un passo verso la porta. Garry lo afferra per il braccio.
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GARRY
Allora è vero?
MORRIS
(liberandosi). Lasciami stare.
GARRY
Siediti. Questa è una cosa seria.
MORRIS
Non ho alcuna intenzione di subire una delle tue celebri paternali…
ne ho le scatole piene.
GARRY
Non ci siamo mai raccontati balle, noi due, su cose che avessero una
importanza vitale per noi.Vero o no?
MORRIS
È vero.
GARRY
E sarebbe alquanto sciocco, dopo tutti questi anni turbolenti, cominciare proprio adesso, non ti pare?
MORRIS
D’accordo, d’accordo, ma nessuno ha cominciato, almeno a quanto
mi risulta.
GARRY
Non ti faccio nessuna altra domanda. Però voglio farti capire chiaramente una cosa, ed è questa.Tu e Henry e Monica e Liz ed io condividiamo
una cosa che ha una importanza inestimabile per tutti noi, e questa cosa è
il rispetto e la fiducia reciproca. Siamo cinque persone unite strettamente
dall’affetto e dal lavoro e dall’intima conoscenza reciproca. È una condizione
troppo importante per rischiare di infrangerla per qualsiasi ragione esterna.
Joanna è una aliena. Non fa veramente parte del gruppo e mai potrebbe.
Henry se ne rende conto benissimo, non è uno sciocco, e bisogna dargli atto
che non ha mai tentato di imporcela. Ma non credere per un momento che
Joanna non sia un pericolo potenziale, perché lo è! È femmina al cento per
cento, eccezionalmente attraente e totalmente priva di scrupoli per procurarsi
qualunque cosa voglia. È una cacciatrice di scalpi se mai ne ho vista una, e io
ti imploro di una cosa sola: fai attenzione! Non mi devi nemmeno rispondere,
ma FAI ATTENZIONE! Sono stato chiaro?
MORRIS
(alzandosi in piedi) Chiarissimo. Credo che prenderò un altro dito di sherry.
Va a servirsi.
GARRY
Dammelo anche a me, ne ho bisogno.
MORRIS
(portandoglielo) Eccoti servito.
GARRY
Grazie. (Guarda l’orologio) Santo cielo, l’una passata. Ho dimenticato
di prenotare un tavolo.
MORRIS
Non c’è bisogno, possiamo sempre andare di sopra.
GARRY
Di sopra sa sempre di gamberi in scatola. Gli telefono, si fa in un momento.
Va al telefono e compone un numero.
GARRY
(al telefono, con un sorriso radioso). Ah, mi dispiace moltissimo, ho
sbagliato numero
Riattacca, e mentre si mette a comporre un altro numero,
CALA LA TELA
ATTO SECONDO
Scena I
È mezzanotte. Tre giorni dopo.
Alla levata del sipario lo studio è illuminato gradevolmente ma non troppo. Garry
sta suonando il piano. Indossa una vestaglia sopra la tenuta da sera. Accanto ha
un whisky e soda che sorseggia di tanto in tanto. Ora entra Fred dalla porta di
servizio. È molto elegante, in smoking e con un feltro nero in mano.
FRED
Be’, io vado. Ha tutto quello che le serve?
GARRY
Come sei in ghingheri! Dove vai?
FRED
Al Tagani.
GARRY
È una sala da ballo, un night o cosa?
FRED
Un po’ di tutto, per la verità. Ci lavora Doris.
GARRY
Cosa fa?
FRED
Canta un paio di numeri e fa un balletto con una corda da saltare.
GARRY
Carino.
FRED
A gusto mio è un po’ insulso, ma la gente ci sta.
GARRY
Hai intenzione di sposare Doris?
FRED
Sposarmi io? Aspetta e spera!
GARRY
Ti rendi conto di essere terribilmente immorale, Fred.
FRED
(allegramente) Giustissimo!
GARRY
Sono già più di due anni che ti approfitti di questa Doris.
FRED
E perché no? Piace a lei, piace a me, ce la spassiamo tutti e due.
GARRY
Ma tu a lei ci tieni veramente? Voglio dire, pensi mai a lei quando non c’è?
FRED
(con compiacenza) Lei c’è sempre… quando ne ho bisogno.
GARRY
E che farà quando andremo in Africa?
FRED
Si arrangerà. Ora come ora ha un paio di tipi che le ronzano intorno.
Uno è abbastanza scicchettoso. Traffica nella seta.
GARRY
Ah, ho capito. La conidvidete.
FRED
Domattina suona come sempre o vuole che la svegliamo?
GARRY
Suono. Miss Erikson è andata via?
FRED
Oh, sì, ha staccato presto. È a posto così?
GARRY
Sì, grazie, Fred. Divertiti.
51
FRED
Altrettanto a lei… faccia il bravo.
Fred esce euforico. Garry continua a suonare il piano. Squilla il telefono. Garry
risponde.
GARRY
Pronto, pronto? …Chi parla? (La sua voce cambia) Ah, Liz… No,
sono rientrato una mezz’ora fa… Sì, tesoro, solo soletto, sto voltando pagina,
non te l’hanno detto? …Certo, con tutti e due, e sono andato a cena con loro
al Savoy. Dopo io e Morris l’abbiamo riaccompagnata a casa… No, non sono
più tornato sull’argomento, ho pensato fosse più saggio così. Ti sento un po’
scettica… No, per la verità è stata molto carina, è piuttosto intelligente, sai,
e devo dire che si lascia anche guardare… Benissimo, verso le undici… Sì,
certo, me ne vado dritto a letto ora… Buonanotte, tesoro.
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Riappende. Va al pianoforte, finisce il suo drink, prende un libro dal tavolo,
spegne le luci ed è già a metà della scala quando squilla il campanello della porta
d’ingresso. Borbotta “Dannazione”, piano, torna di nuovo giù e riaccende le
luci ed esce nell’ingresso e lo sentiamo da dentro esclamare “Joanna!” con voce
sorpresa. Lei entra e lui la segue. Joanna è una donna squisitamente vestita da
sera, che ha passato da non molto i trent’anni. È molto sicura di sé e possiede un
notevole fascino.
JOANNA
Meno male che ci sei. Che sollievo! Ho fatto una stupidaggine da non credere.
GARRY
Perché, che è successo?
JOANNA
Ho dimenticato la chiave di casa!
GARRY
Oh, Joanna!
JOANNA
È inutile che mi guardi in quel modo – di solito sono tutt’altro che
sbadata. Mi sono dovuta vestire di corsa per cenare con Freda e poi andare al
concerto di Toscanini, e l’ho lasciata nell’altra borsa.
GARRY
E la servitù dorme all’ultimo piano.
JOANNA
Dorme? Sono tutti in coma profondo. Ho tempestato sul portone
per quasi mezz’ora.
GARRY
Bevi qualcosa?
JOANNA
Molto volentieri… sono sfinita.
Si toglie il mantello.
GARRY
(preparando un drink per lei e un altro per se stesso) Dobbiamo decidere
sul da farsi.
JOANNA
Da un telefono pubblico ho chiamato Liz ma dev’essere uscita,
perché non ha risposto nessuno.
GARRY
(guardandola) Hai chiamato Liz e non c’è stata risposta!
JOANNA
Sì, e siccome non avevo più monete e non ce le aveva neanche il
tassinaro, sono venuta dritta qui.
GARRY
Sigaretta?
JOANNA
(prendendone una) Grazie. …Hai un’aria molto perplessa, non mi credi?
GARRY
(accendendole la sigaretta) Figurati se non ti credo, Joanna. Perché mai
non dovrei?
JOANNA
Non lo so, mi guardi sempre come se non ti fidassi neanche un
tantino così. Peccato, perché in realtà io sono un pezzo di pane.
GARRY
(sorridendo) Non ne dubito.
JOANNA
Conosco quella voce, Garry, l’hai usata in tutte le tue commedie.
GARRY
Io sono un asso della naturalezza sul palcoscenico.
JOANNA
Non hai mai veramente avuto simpatia per me, è così?
GARRY
No, non veramente. Hai una certa arroganza, come un eccesso di sicurezza.
JOANNA
Vedo che non ti piace la competizione.
GARRY
Sei molto decorativa, ovviamente. Questo l’ho sempre pensato.
JOANNA
(sorridendo) Grazie.
GARRY
Anche se forse te ne rendi conto un po’ troppo.
JOANNA
(truccandosi il viso mentre si guarda nello specchietto estratto dalla borsa)
Sei sgradevole in modo convenzionale ma in qualche modo non sembri del
tutto sincero. D’altro canto, tu non sembri mai del tutto sincero, no? Sarà
perché sei un attore. Tendete sempre a essere un po’ di cartapesta.
GARRY
Marionette, cara Joanna, creature di latta e segatura. Molto acuta ad
averlo notato.
JOANNA
Vorrei tanto che la smettessi di essere soave, magari solo per un minuto.
GARRY
Che dovrei fare, secondo te, esibirmi in una esplosione di malumore?
Scoppiare in singhiozzi?
JOANNA
(abbassando gli occhi) Credo che mi piacerebbe che fossi gentile.
GARRY
Gentile?
JOANNA
Sì. Che facessi un piccolo tentativo per superare il tuo evidentissimo
pregiudizio contro di me.
GARRY
È così evidente? Mi dispiace.
JOANNA
So che non ti è andato giù che abbia sposato Henry, e capisco perfettamente perché. Ma dopotutto sono passati cinque anni, durante i quali io
ho fatto del mio meglio per non impormi. La mia ricompensa è stata abbastanza magra, particolarmente da te. Nient’altro che una cortesia sforzata e
una tolleranza un po’ frigida.
GARRY
Povera Joanna.
JOANNA
(alzandosi in piedi) Vedo che il mio appello è caduto nel vuoto. Mi dispiace.
GARRY
Che succede? Che combini adesso?
JOANNA
Non combino proprio niente.
GARRY
Allora rimettiti a sedere.
JOANNA
Vorrei che mi chiamassi un taxi.
GARRY
Che sciocchezza, è l’ultima cosa che vorresti. Sei venuta qui con
uno scopo, non è così?
JOANNA
Certo. Ho perso la chiave, sapevo che hai una camera degli ospiti, e…
GARRY
E allora?
JOANNA
Volevo arrivare a conoscerti un po’ meglio.
GARRY
Capisco.
JOANNA
Oh, no, non capisci. So esattamente che cosa pensi. Sei uno degli attori
romantici più famosi del mondo, quindi è naturale che ti immagini che ogni donna
non veda l’ora di buttartisi tra le traccia. Sono sicura, per esempio, che non hai
creduto nemmeno per un attimo che io abbia perso la chiave di casa!
GARRY
Sei brava… per Dio, sei bravissima!
JOANNA
Che numero si fa per i taxi… lo chiamo io.
GARRY
Sloane 2664.
Joanna compone il numero e aspetta un momento.
JOANNA
(al telefono) Pronto… pronto? Sloane 2664? …Oh, scusi tanto, ho
sbagliato numero.
53
Garry si abbatte sul divano ridendo.
JOANNA
GARRY
JOANNA
GARRY
JOANNA
GARRY
JOANNA
GARRY
JOANNA
GARRY
Che hai da ridere?
Tu, Joanna.
(componendo il numero un’altra volta) Ti stai divertendo come un pazzo, eh?
(saltando su e togliendole di mano il ricevitore) Hai vinto.
Ridammi il telefono e smettila di essere così irritante.
Un altro drink?
No, grazie.
Un’ultima sigaretta?
No.
Ti prego… mi dispiace. (porgendole un’altra sigaretta)
Joanna si alza e torna al divano in silenzio.
54
GARRY
(accendendole la sigaretta) A quanto pare la conversazione si è arenata.
JOANNA
Io credo che forse dopotutto mi andrebbe un altro drink, molto
piccolo. Riesci a mettermi straordinariamente in imbarazzo. Naturalmente è
uno dei tuoi talenti più rinomati, no… quello di spaventare le persone?
GARRY
(versandole da bere) Non vorrai mica far finta che io ti spaventi.
JOANNA
È la personalità, suppongo, più la reputazione di essere… be’… (ride)
…abbastanza spietato.
GARRY
(dandole un drink) Molto grazioso il tuo vestito.
JOANNA
Me lo sono messa per Toscanini.
GARRY
Anche lui spaventa le persone, quando suonano le note sbagliate.
JOANNA
Sembri incredibilmente giovane, ogni tanto. Sarebbe carino sapere
come sei veramente, sotto tutte quelle bardature.
GARRY
Un ragazzo semplice, disgustosamente idealista.
JOANNA
Sentimentale, anche, ogni tanto quasi vittoriano.
GARRY
Faccio i miei ricami in silenzio.
JOANNA
Sei felice, in complesso?
GARRY
Estasiato.
JOANNA
Non ti stanchi mai di organizzare la vita della gente, di essere il
Capo, di avere tutti che ti adorano e ti obbediscono?
GARRY
Mai. Ci sguazzo.
JOANNA
Lo sospettavo, ma non ero sicura.
GARRY
Vuoi che ti suoni qualcosa?
JOANNA
No, grazie.
GARRY
E perché no? Ti vuoi perdere questa occasione?
JOANNA
È che amo la musica.
GARRY
Che lingua lunga. Per non dire sgarbata.
JOANNA
Sì, è stato sgarbato, vero? Scusa.
GARRY
Lascia stare. E ora che facciamo?
JOANNA
Perché, è necessario fare qualcosa?
GARRY
Non lo so, il mio senso sociale mi dice che da me si richiede qualcosa
e non sono del tutto sicuro cosa. Per questo mi sono offerto di suonare per te.
JOANNA
C’è sempre la radio.
GARRY
No, qui non c’è!
JOANNA
Sono felice di essere adulta. Su chi è giovane e inesperto devi avere
un effetto devastante.
GARRY
Sarebbe una sottile allusione al mio fascino?
JOANNA
Emani tanta di quella luce.
GARRY
Ascoltami ora, Joanna. Bisogna che ti decidi. Queste schermaglie
provocatrici mi deprimono. Che cosa vuoi?
JOANNA
Voglio che tu sia quello che io credo tu sia in realtà, cordiale e genuino, qualcuno di cui fidarsi.Voglio che tu mi faccia l’onore di interrompere
per un momento la tua eterna rappresentazione, che abbassi il sipario, che ti
tolga il trucco e ti rilassi.
GARRY
E non sarei molto vulnerabile, cara Dalila, una volta privato della
mia serica chioma?
JOANNA
Perché hai tanta paura di essere vulnerabile? Non sarebbe un sollievo, piuttosto? Stare in guardia tutto il tempo dev’essere tremendamente
stancante.
GARRY
Ti avevo inquadrata bene, dal primo momento.
JOANNA
Credi?
GARRY
Sei un insaziabile animale da preda!
JOANNA
Garry!
GARRY
Hai acchiappato il povero Henry quando era in convalescenza, ti
sei messa in tasca Morris, e ora, per Dio, stai dando la caccia anche a me!
Non negarlo… te lo vedo negli occhi. Compari all’improvviso a notte fonda
emanando frenesia di conquista, si sentono le vibrazioni dappertutto! Sei
stata dal parrucchiere oggi pomeriggio, sì o no? E ti sei fatta le unghie delle
mani, e probabilmente anche dei piedi! Il vestito è nuovo, vero? Le scarpe
sono nuove! Quelle calze non te le eri mai messe prima in vita tua! E la
tua determinazione! Ogni parola, ogni frase, ogni cambiamento di umore,
tutto programmato. La dose giusta di antagonismo sessuale misto a sottile
adulazione, il tempismo perfetto del passaggio dall’insinuazione provocante
alla diffidenza imbronciata.Vuoi sapere come sono davvero, eh, sotto tutta la
vernice luccicante? Be’, sono così. È così che sono in realtà… Fondamentalmente onesto! Quando mi trovo con le spalle al muro dico la verità, e la
verità in questo momento è che ti conosco, Joanna. So a che cosa miri, vedo
tutti i tuoi sotterfugi. Stammi lontana! Vai via da me!
JOANNA
(ride) Sipario!
GARRY
(al tavolino dei liquori) Dannazione, non c’è rimasto più un goccio di seltz.
JOANNA
Prendilo liscio, tesoro.
GARRY
Come osi chiamarmi tesoro.
JOANNA
Perché credo che tu sia un tesoro… e l’ho sempre creduto.
GARRY
Vai via immediatamente.
JOANNA
Tu sei la vera ragione per cui ho sposato Henry.
GARRY
Non conosci proprio la vergogna.
JOANNA
No. Io sono innamorata di te… sono innamorata di te da più di
sette anni, è venuto il momento di fare qualcosa in proposito.
GARRY
(camminando per la stanza) Questa è la fine!
JOANNA
(con calma) No, mio carissimo, è solo l’inizio.
GARRY
Adesso ascoltami, Joanna…
JOANNA
Credo che sarà meglio se prima tu ascolti me.
55
56
GARRY
Non ci penso nemmeno.
JOANNA
(alzandosi in piedi, calma e con grande fermezza) Devi, è importantissimo
per tutti noi. Siediti, per favore.
GARRY
Preferisco camminare, se non ti dispiace.
JOANNA
Siediti, caro e dolce Garry, per favore, siediti. Bisogna che ti concentri,
la cosa non è così brutta come sembra. Io devo spiegartela e se fai tutte queste
piroette non posso.
GARRY
(buttandosi sul divano) È terribile!
JOANNA
Prima di tutto voglio che tu mi giuri di rispondere a una domanda
in totale sincerità. Lo farai?
GARRY
Che domanda?
JOANNA
Giuri?
GARRY
Sì… va bene… continua.
JOANNA
Se tu non mi avessi mai visto prima in vita tua, se ci fossimo incontrati per la prima volta questa sera, se io non avessi nessun rapporto con
nessuno che tu conosci, mi avresti fatto la corte? Mi avresti desiderata?
GARRY
Sì.
JOANNA
Bene, ecco. Allora…
GARRY
Senti un momento, Joanna…
JOANNA
Zitto! Sii leale: devi lasciarmi spiegare. Quando ho detto un momento fa che tu sei stato la ragione per cui ho sposato Henry, era vero solo in
parte. Lui è stato pazzamente innamorato di me per i primi due anni, ma adesso
non lo è più.Tu ti sei messo tra di noi. Non solo nel mio cuore, ma anche nel
suo. Detestava la tua mal dissimulata disapprovazione di me, e gradualmente
quella ha soffocato l’amore che mi portava. Henry mi è stato leggermente
infedele undici volte che mi risultano con certezza durante questi ultimi tre
anni. Probabilmente in questo momento a Bruxelles se la sta spassando alla
grande.
GARRY
Stai mentendo, Joanna.
JOANNA
Non sto mentendo. Henry è un tesoro e io non lo lascerei per niente
al mondo, ci troviamo benissimo insieme, adesso addirittura meglio di prima.
Ma è di te che sono innamorata, e lo sono sempre stata. Non voglio vivere
con te, Dio ne guardi! Mi manderesti al manicomio in una settimana. Ma per
me tu sei l’uomo più affascinante, esasperante, appassionatamente attraente
che abbia mai incontrato in vita mia…
GARRY
(pungente) E Morris?
JOANNA
Morris? Non fare il cretino. È stato solo un passo per avvicinarmi di più a te.
GARRY
È innamorato di te? C’è stato qualcosa tra di voi?
JOANNA
Ma certo che no. È tanto carino, ma non mi attira minimamente,
e mai potrebbe attirarmi.
GARRY
Lo giuri?
JOANNA
Non ho bisogno di giurarlo, lo puoi vedere da solo, no? Tu ed io
sappiamo entrambi per esperienza che quando l’istinto ti spinge con tutta la
forza in una direzione, correre in quella opposta è sciocco, e fa male.
GARRY
Sei così sicura che sia sciocco?
JOANNA
Immagazzinare rimpianti è la cosa più sciocca che ci sia al mondo.
A chi potremmo mai nuocere tu ed io se ci amassimo per un po’?
GARRY
Posso alzarmi adesso?
JOANNA
Sì.
GARRY
(aggirandosi) Com’era il concerto di Toscanini?
JOANNA
Splendido. (Si siede) Ha fatto l’Ottava e la Settima.
GARRY
Io personalmente preferisco la Quinta.
JOANNA
A me più di tutte piace la Nona.
GARRY
(sedendosi accanto a lei sul divano, come per caso) Non c’è niente come
la cara vecchia Nona.
JOANNA
Io adoro la Queen’s Hall, tu no? È così priva di compromessi.
GARRY
(prendendole la mano) Ah no, io ho sempre preferito l’Albert Hall.
JOANNA
(appoggiandosi contro di lui) Vorrei tanto sapere perché. Io la trovo
sempre così deprimente.
GARRY
(prendendola tra le braccia) Anche quando fanno i Carmina Burana?
JOANNA
(sognante) Sì, anche allora.
GARRY
(la bocca sulla bocca di lei) Non voglio sentire una sola parola contro
l’Albert Hall.
Le luci si attenuano e cala il Sipario.
Scena II
La mattina dopo, le dieci e mezza circa. Le tende sono chiuse e lo studio è in
penombra.
Joanna esce dalla stanza degli ospiti in pigiama e con la stessa vestaglia che Daphne
portava nel prim’atto. Si aggira per la stanza, alla ricerca di un campanello. Miss
Erickson entra dalla porta di servizio.
JOANNA
MISS E.
JOANNA
MISS E.
(con vivacità) Buongiorno.
Buongiorno.
Si è svegliato il signor Essendine?
Non ha ancora suonato.
Va ad aprire le tende.
JOANNA
Non è che avrebbe la gentilezza di dirgli che io sono sveglia.
MISS E.
Purtroppo è impossibile. Diventerebbe pazzo dal furore.
JOANNA
Povero cocco! Diventerò io pazza di furore se qualcuno non mi dà
la colazione. Sono ore che suono quel campanello lì dentro.
MISS E.
(rassettando il mobilio e sprimacciando i cuscini del divano) Non funziona.
JOANNA
Ma guarda. A un certo punto mi è venuto proprio questo sospetto.
MISS E.
Sono i topi, si mangiano i fili. Quelli distruggono tutto.
Fred entra dalla porta di servizio.
JOANNA
FRED
JOANNA
FRED
JOANNA
FRED
Buongiorno.
Buongiorno, signorina… (La riconosce) Santi numi!
Prego?
Ma lei non è la signora Lyppiatt?
Infatti.
(emanando un fischio) Fiuu!
57
Esce di nuovo dalla porta di servizio.
58
JOANNA
Quello immagino fosse il domestico del signor Essendine. Si comporta sempre così?
MISS E.
È stato steward su un transatlantico.
JOANNA
Gli steward che ho incontrato io avevano buone maniere.
MISS E.
Io conosco solo lui.
JOANNA
(perentoria) Gradirei del tè cinese, delle fette di pane tostato molto
sottili e senza burro e un uovo à la coque molto morbido, per piacere.
MISS E.
Non abbiamo né tè né uova, ma le farò con piacere il pane tostato.
JOANNA
C’è per caso del caffè?
MISS E.
Sì, il caffè ce l’abbiamo.
JOANNA
Bene, allora per favore me lo porti più velocemente che può.
MISS E.
Lo dico a Fred.
JOANNA
Con la sua esperienza del transatlantico magari potrà fare qualcosa
anche per il rubinetto di quel bagno.
MISS E.
Purtroppo non era addetto alle toilettes.
Miss Erickson esce e proprio mentre Joanna sta per rientrare nella stanza degli
ospiti con una esclamazione irritata, entra Monica dall’ingresso, in soprabito e
cappello. Come nel prim’atto, ha un fascio di lettere in mano.
JOANNA
Buongiorno, Monica.
MONICA
(inorridita) Joanna!
JOANNA
Grazie a Dio ci sei anche tu, non riesco a farmi capire dalla governante.
MONICA
Hai passato la notte qui?
JOANNA
Sì, non trovi che Garry è stato un amore a darmi un tetto? Ho fatto
la cosa più stupida del mondo. Ho perso la chiave di casa.
MONICA
Hai perso la chiave di casa?
JOANNA
Ero fuori di me dalla disperazione, quando improvvisamente ho
pensato a Garry.
MONICA
Improvvisamente hai pensato a Garry?
JOANNA
Perché continui a ripetere le mie parole?
MONICA
Non lo so. Non mi viene in mente nient’altro da dire.
JOANNA
Hai una faccia come se disapprovassi il fatto che ho passato la notte qui!
MONICA
Lo trovo di cattivo gusto, per non dire di peggio.
JOANNA
Devo dire, Monica, che il tuo modo di fare mi dà un po’ fastidio. A
sentirti si penserebbe che ho commesso chissà che di orrendo.
MONICA
L’ho sempre saputo.
JOANNA
(irritabile) Cos’è che hai sempre saputo?
MONICA
Che avresti portato dei guai. Be’, mi occupo del tuo caffè. (Squilla il campanello dell’ingresso) Arriva qualcuno. È meglio se torni nella stanza degli ospiti.
JOANNA
(sedendosi sul divano) Grazie, sto benissimo qui.
MONICA
Come credi.
Esce nell’ingresso. Dopo un momento rientra seguita da Liz. Liz, cui è appena stata
comunicata la notizia, ha un’espressione studiata. Peraltro è calmissima.
LIZ
Questa sì che è una sorpresa.
JOANNA
Liz! Ti ho telefonato per ore e ore ieri sera. Avevo perso la chiave
di casa ed ero completamente fuori di me. Ma tu non c’eri.
LIZ
JOANNA
LIZ
MONICA
LIZ
Sono stata in casa dalle dieci in poi. Si vede che hai sbagliato numero.
Era il numero che mi hai dato tu.
(soave) E allora si vede che te lo avevo dato sbagliato.
Se hai bisogno di me, Liz, io sono in ufficio.
Sì che ho bisogno di te, Monica. Non ti muovere.
Entra Fred con un vassoio.
JOANNA
(con esagerato sollievo) Ah, la colazione.
FRED
Dove lo vuole?
JOANNA
Qui, grazie.
FRED
(a Liz) Buongiorno, signorina.
LIZ
Buongiorno, Fred. Credo che la signora Lyppiatt starebbe più comoda se prendesse il caffè nella stanza degli ospiti.
JOANNA
(con fermezza) Preferirei qui, se non ti dispiace. Mi piace seguire gli
avvenimenti.
LIZ
Posalo qui per il momento, Fred, lo decideremo dopo dove prende
il caffè la signora Lyppiatt.
JOANNA
Io ho già deciso, Liz, ma sei carina a disturbarti tanto.
LIZ
Basta così, grazie, Fred.
FRED
Aggiudicato. Signorina… se serve qualcosa faccia uno strillo.
LIZ
Grazie… lo farò.
Fred sparisce dalla porta di servizio.
JOANNA
(versandosi il caffè) Apprendo che faceva il cameriere su un transatlantico.
LIZ
(a Monica) Immagino che Garry non sia stato ancora chiamato.
MONICA
No, non ancora.
JOANNA
Bisogna svegliarlo subito, Liz. È una vergogna starsene a letto in una bella
giornata come questa… non fa bene. Se non ci bada diventerà grasso e flaccido.
MONICA
(una voce dal cuore) Magari si sbrigasse!
JOANNA
Chissà cosa mi avrà messo nel caffè, a parte il caffè, voglio dire.
MONICA
Un pesticida, se ha un po’ di giudizio.
JOANNA
Sai una cosa, Monica? Ti trovo piuttosto insolente. Dicono che le
segretarie degli uomini famosi sono frustrate e possessive. E tu ti stai basando
sul modello classico.
MONICA
La sola frustrazione che sento in questo momento è la paura di
finire sulla forca.
LIZ
Forse è meglio se vai in ufficio, Monica, dopotutto. La situazione si
sta facendo abbastanza tesa.
MONICA
D’accordo.
LIZ
Ti raggiungo tra un momento.
Monica esce in ufficio e sbatte la porta.
JOANNA
Poveretta, si è molto appassita dalla prima volta che l’ho vista. Sarà
pazzamente innamorata di Garry, come tutte noi.
LIZ
Come tutte noi, Joanna?
JOANNA
Devo dire che lui è affascinante. Ieri sera abbiamo fatto una conversazione deliziosa.
LIZ
Credo che sarebbe meglio se né Henry né Morris sapessero che hai
passato la notte qui.
59
60
JOANNA
E perché mai? A Henry certo non importerebbe.
LIZ
Non ne sarei così sicura se fossi in te. In ogni caso, a Morris importerebbe eccome.
JOANNA
A Morris? E che diavolo c’entra Morris?
LIZ
(con irritazione) Su, andiamo, Joanna!
JOANNA
Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando.
LIZ
Ascolta. Io so benissimo che hai tradito Henry con Morris, quindi
non devi disturbarti a negarlo ancora.
JOANNA
È la più abominevole menzogna…
LIZ
Purtroppo sono stata a cena con Morris ieri sera e mi ha raccontato tutto.
JOANNA
(cupamente) Ah. Ti ha raccontato tutto, eh?
LIZ
La cosa è perfettamente naturale. Siamo amici di vecchia data, sai.Tutti noi!
JOANNA
(con amarezza) Una simpatica costellazione di piccoli pianeti pettegoli
che ruotano intorno al grande sole glorioso.
LIZ
Non voglio sapere cosa è successo questa notte, ma ti dico una cosa.
Il grande sole glorioso non si lascerà intrappolare in questa storia, se io posso
impedirlo. E io posso.
JOANNA
Vorrei tanto sapere come.
LIZ
Non credo che a Garry farebbe piacere apprendere che sei stata l’amante
di Morris, oltre che la moglie di Henry. E non credo che a Morris farebbe piacere
apprendere che sei stata l’amante di Garry, come sospetto che tu sia stata.
LIZ
E non credo che a Henry farebbe piacere apprendere niente di tutto
questo.
JOANNA
Vuoi dire che ti abbasseresti a raccontarlo a Garry?
LIZ
Sì. E anche a Morris, e a Henry. Lo dirò a tutti quanti se non farai
come dico.
JOANNA
Magari sei ancora innamorata di Garry anche tu.
LIZ
Gli voglio bene,questo è certo.Voglio bene a Henry e anche Morris.
Siamo tutti uniti da tanti anni, e ci vorrebbe ben altro che te per rompere
definitivamente questa unione. Tu farai quello che ti dirò.
JOANNA
Altrimenti?
LIZ
Altrimenti sarai fuori, mia cara, esclusa da tutti noi, per sempre.
Soprattutto da Garry… molto presto. E non ti piacerà, lo sai bene. Sarebbe
un grosso colpo alla tua vanità.
JOANNA
E perché sei così sicura che mi dispiacerebbe – così terribilmente
– l’idea di essere “esclusa” da tutti voi? Hai detto così, vero?
LIZ
Soprattutto perché hai fatto degli sforzi così sovrumani per essere inclusa.
JOANNA
Dacché sono al mondo nessuno mi ha mai parlato in questo tono.
LIZ
Be’, approfitta dell’occasione. Non c’è molto tempo. Che hai intenzione di fare?
JOANNA
Io? Non ho intenzione di fare proprio nulla.
LIZ
Sarai ragionevole e farai quello che ti chiedo, o no?
JOANNA
Ancora non mi hai chiesto niente.
LIZ
Mi devi promettere che non rivedrai Garry fino a quando non sarà
partito per l’Africa.
JOANNA
Questa poi!
LIZ
Me lo prometti?
JOANNA
No, certo che no. E anche se lo facessi, come so che mi posso fidare
di te? E Monica? Vogliamo parlare di lei?
LIZ
Monica non aprirà bocca, e neanche io, se giuri di non rivedere
Garry prima della sua partenza per l’Africa.
JOANNA
Non posso non rivederlo. Come vuoi che lo eviti?
LIZ
Ti puoi ammalare. Puoi andare a Parigi. Dovunque.
JOANNA
Non ho intenzione di fare niente di simile.
LIZ
Benissimo. (Va alla porta di servizio e chiama) Fred… Fred.
JOANNA
Sarai stata tu a sfasciare ogni cosa, non io.
Fred entra.
FRED
LIZ
FRED
Chiamava, signorina?
Vai immediatamente a svegliare il signor Garry, per favore.
Aggiudicato.
Si avvia per salire di sopra quando squilla il campanello dell’ingresso.
Prima però apri la porta. (A Joanna) È Morris. Ieri sera mi ha detto
che veniva a parlare con Garrick alle undici.
JOANNA
(mentre Fred esce in ingresso) Ascolta un momento, Liz…
LIZ
Meglio così. Risolveremo più in fretta.
JOANNA
(alzandosi in piedi in fretta) Non posso affrontarlo. Sarebbe troppo
sgradevole. Farò come dici tu.
LIZ
Giuri? Giuri di non rivederlo? Partirai?
JOANNA
Sì, sì… lo giuro.
LIZ
Presto, entra nella stanza degli ospiti. E non uscire finché non ti
chiamo io.
LIZ
Joanna schizza nella stanza degli ospiti e chiude la porta, Liz rapidamente si siede
al tavolino e sorseggia il caffè di Joanna. Rientra Fred.
FRED
È il signor Maule. Dice che ha un appuntamento.
LIZ
Santo cielo - be’, forse è meglio se lo fai entrare - se ne occuperà
la signorina Reed - ora glielo dico io.
FRED
Aggiudicato.
Fred torna nell’ingresso. Liz corre alla porta dell’ufficio.
LIZ
MONICA
LIZ
(sottovoce, in tono impellente) Monica… Monica…
(apparendo) Che c’è?
C’è un certo signor Maule.
Entra Roland Maule.
ROLAND
(nervosamente) Buongiorno.
LIZ
Buongiorno.
ROLAND
Noi ci conosciamo già, si ricorda?
LIZ
Sì, come no… l’altro ieri.
MONICA
Lei ha un appuntamento col signor Essendine?
ROLAND
Oh, sì, certo. Ci siamo parlati per telefono ieri sera. Mi ha detto di
venire alle dieci e mezza. Temo di essere un po’ in ritardo.
MONICA
E io temo che non potrà vederlo, ora come ora. Può tornare tra un po’?
ROLAND
Non c’è un posto dove posso aspettarlo?
MONICA
Entri in ufficio un momento e scoprirò quand’è che il signor Essendine potrà vederla.
61
ROLAND
MONICA
Molto gentile da parte sua…
Non c’è di che… da questa parte.
Monica lo fa entrare nell’ufficio e chiude la porta.
FRED
Non dovevo farlo entrare?
MONICA
Non lo so. Dice che il signor Garry gli ha detto di venire, anche se
io ho i miei dubbi. Meglio che vai a svegliarlo e glielo dici.
LIZ
No, Monica. Non svegliarlo ancora. Preferisco che dorma un po’.
MONICA
Va bene, Fred. Lo chiamiamo dopo.
FRED
Per me…
Fred esce dalla porta di servizio.
LIZ
62
Ascolta, Monica. Ho garantito che tu ed io non diremo una parola
a Henry o a Morris o a chicchessia sul fatto che lei è stata qui se in cambio
lei giura di non rivedere più Garry fino alla sua partenza.
MONICA
E ha giurato?
LIZ
Sì. Però Morris può piombare qui da un momento all’altro, e la
situazione si farà spinosa. C’è un telefono nella stanza degli ospiti?
MONICA
Sì.
LIZ
E il numero è lo stesso di qui, o è diverso?
MONICA
È la linea privata. Questo qui è una derivazione dell’ufficio.
LIZ
Com’è il numero?
MONICA
Fammi pensare… la linea privata… Sloane 2642.
Squilla il campanello dell’ingresso.
LIZ
Eccolo. Lascia fare a me. Ti spiego dopo.
Corre nella stanza degli ospiti e vi entra, chiudendosi la porta alle spalle. Monica
va all’ufficio e apre la porta.
MONICA
Oh, signor Maule, ma che sta facendo?
Esce e chiude la porta.Fred entra dalla porta di servizio e passa in ingresso. Garry
appare in cima alla scala, vestito di tutto punto e col cappello in testa. Scende i
gradini furtivamente e si trova faccia a faccia con Morris.
MORRIS
Garry! Dove vai?
GARRY
(un po’ confuso) Fuori.
MORRIS
Fuori dove?
GARRY
Fuori e basta. Potrò anche uscire se ne ho voglia, no?
FRED
Non avevo idea che si fosse alzato! Certo che è un tipo balzano, lei.
GARRY
Fred, non essere impertinente.Vai via.
FRED
D’accordo… d’accordo. Il signore è nell’ufficio e la signora nella
stanza degli ospiti in caso li voglia.
Fred esce allegramente.
GARRY
Ma che sta dicendo! Quello dà i numeri.
MORRIS
Una signora! Davvero, Garry, sei impossibile. Chi è?
GARRY
Traboccherei di gratitudine se tutti quanti si impicciassero degli affaracci loro.
MORRIS
Per amor di Dio, sbarazzati di lei… ti devo parlare… sono messo
molto male…
GARRY
Come faccio a sbarazzarmene? Magari è al bagno.
MORRIS
Allora dille di sbrigarsi.
GARRY
Senti un momento, Morris…
MORRIS
Se non ci vai tu, ci vado io.
Si dirige a gran passi verso la porta della stanza degli ospiti.
GARRY
Morris… ti proibisco di entrare in quella stanza.
MORRIS
(forte, bussando alla porta) Le dispiacerebbe venir fuori… appena può?
LIZ
(entrando e chiudendosi la porta alle spalle) Arrivo. Il tempo di incipriarmi il naso.
MORRIS
Liz! Ma sei tu!
LIZ
Si capisce. Chi credevi che fossi?
MORRIS
(a Garry) Perché diavolo la facevi tanto lunga,?
GARRY
Non so di cosa stai parlando.
LIZ
Perché tutt’a un tratto sei vestito da capo a piedi? Pochi minuti fa dormivi.
GARRY
Macché, figuriamoci. Anzi, probabilmente non riuscirò a dormire mai più.
LIZ
Rimorsi di coscienza?
GARRY
Non vedo l’ora di andare in Africa! Pur di allontanarmi da tutti voi.
LIZ
Se pensi che sprofonderemo nel dolore…
MORRIS
Vi supplico, smettete di punzecchiarvi, voi due. Io sono in uno
stato spaventoso.
GARRY
Per cosa?
MORRIS
Liz lo sa… gliel’ho detto ieri sera. Garry, sono tre notti che non
dormo… Da quando ci siamo parlati l’altro giorno.
LIZ
Oh, Dio!
GARRY
E perché non dormi?
MORRIS
Le mie ossessioni: un disastro. Tu lo sai come divento quando mi
viene un’ossessione. Senza contare che ti ho mentito.
GARRY
(seccamente) Mi hai mentito? E come?
MORRIS
Io e Joanna ci amiamo, Garry.
GARRY
(dopo una breve pausa – guardando Liz) Ah!
MORRIS
Dura da parecchi mesi, ma abbiamo fatto il patto di negare con
chiunque, qualunque cosa succeda, per non rovinare tutto quanto. Però io
non sono abituato a mentire a te. Ieri pomeriggio non ce l’ho fatta più e ho
detto a Joanna che te lo avrei raccontato. Lei si è inferocita e ha detto che non
mi avrebbe mai più rivolto la parola. Se n’è andata. È da allora che la cerco.
È sparita. La servitù dice che non è tornata questa notte. Ho il terrore che le
sia successo qualcosa.
LIZ
Magari è così.
MORRIS
A te non va a genio, Liz. Neanche a me è troppo simpatica, in fondo.
Però l’amo.
LIZ
Che storia commovente, vero, Garry? Puoi smettere di tormentarti,
Morris. Joanna ha passato la notte da me.
MORRIS
Da te?
LIZ
(malignetta) Sì, sul divano. Aveva perso la chiave di casa. È ancora lì.
Le ho detto che ti avrei detto di telefonarle se ti avessi visto.
MORRIS
Ci vado subito.
LIZ
Meglio se prima telefoni e controlli che ci sia ancora… magari è
uscita. Ti faccio il numero.
Compone un numero. Garry la guarda affascinato. Parla.
Pronto… Maggie? È ancora lì la signora Lyppiatt?… Bene. …Tieni, Morris…
63
Gli porge il telefono a va da Garry.
64
LIZ
(piano, a Garry) Inconcepibile idiota.
MORRIS
(al telefono) Joanna!… Sì, sono io, Morris… Sono stato così in pensiero, perché non mi hai detto che eri da Liz…
GARRY
(sibilando, a Liz) Come hai fatto a farla uscire?
LIZ
Non è uscita, è di là, sull’altra linea.
MORRIS
Credevo che ti fosse successo qualcosa. …Sì, sono allo studio…
No, solo Liz e Garry… Ascolta, Joanna… Io ti devo vedere… Joanna! …(A
Liz e Garry) Ha attaccato!
GARRY
Così impari.
MORRIS
(freneticamente) Devo vederla… devo vederla… E ora che faccio?
GARRY
Controllati. Non essere isterico!
MORRIS
Io vado a casa di Liz.
GARRY
Neanche per sogno.
LIZ
Morris, stai a sentire. Davvero è meglio che non cerchi di vedere
Joanna nello stato in cui ti trovi. Bevi qualcosa e calmati… La vedrai più tardi,
oggi stesso.
Liz versa da bere a Morris e gli porge il bicchiere.
GARRY
(con violenza) Sono circondato da menzogne e intrighi e da sentimentalismi disgustosi! Passo tutta la vita a cercare di aiutare il prossimo, a
distribuire consigli saggi ed equilibrati, a parare per gli altri le mazzate del
Fato. Con quale risultato? Tutti ingrassano a mie spese! Mi succhiano ogni
grammo di vitalità fino a ridurmi come un relitto smidollato, dopodiché si
aspettano che io vada a vagabondare in tutta l’Africa nera per farli arricchire
tutti quanti. Ma adesso basta! Non ne posso più. Se mai tento di conquistarmi
una briciola di felicità, un poco di allegria, un minimo di relax, vengo accusato di essere immorale e indecoroso e di gettare fango sulla mia posizione
sociale. Bella posizione! Sono come un piccolo scarafaggio spaventato che
si rannicchia nell’ombra nel disperato tentativo di ripararsi dall’accecante,
spietata luce della critica che perennemente scroscia su di me…
MONICA
(entrando) Avevi o non avevi dato un appuntamento al signor Maule
questa mattina?
GARRY
Assolutissimamente no. Quell’individuo mi terrorizza.
MONICA
Bene, è qui…
Roland entra dall’ufficio.
ROLAND
Devo vederla… è molto, molto importante.
MONICA
Oh, signor Maule, aveva promesso di restare nell’ufficio.
ROLAND
(ignorandola) Voglio dirle che va bene.
GARRY
Che cos’è che va bene?
ROLAND
(con fervore) Quello che provavo per lei… ho fatto chiarezza su tutta
la faccenda.
GARRY
Sono assolutamente incantato e mi rallegro con lei dal più profondo
del cuore. Però adesso se ne deve proprio andare.
Uno squillo del campanello dell’ingresso.
MONICA
Per favore vada via ora, signor Maule. Il signor Essendine è in riunione.
GARRY
Ve la do io, la riunione. (Il campanello squilla ancora, con insistenza)
Fred… Miss Erikson! – C’è qualcuno alla porta. Non ho la più vaga idea di
chi possa essere, ma senza dubbio sarà qualche storpio evaso dal manicomio
che si è follemente innamorato di me!
MONICA
Vado io.
Va in ingresso.
LIZ
Signor Maule, credo veramente che farebbe meglio a tornare più tardi.
ROLAND
Non posso restare ancora un poco? Vede, ogni momento che passo
accanto a lui mi rilasso e mi rilasso e mi rilasso, tutto il mio ritmo migliora
incredibilmente.
Entra Henry molto rapidamente, seguito da Monica. Si trova evidentemente in
stato di grande agitazione.
HENRY
Dov’è Joanna? È sparita.
GARRY
Non dovevi tornare domani?
HENRY
Non è mai rincasata questa notte, nessuno sa dove si trovi.
LIZ
È tutto a posto, Henry, è stata da me.
HENRY
Ma ho chiamato Maggie e mi ha detto che non l’aveva vista.
LIZ
C’è un motivo, te lo spiego dopo.
HENRY
È successo qualcosa. Ho avuto un presentimento in aereo.
GARRY
Anch’io ho sempre un presentimento in aereo, il presentimento che
sto per dare di stomaco! Ed è quello che mi sta succedendo adesso!
HENRY
Ma perché Maggie ha detto...
LIZ
Se non mi credi, parlaci tu! Monica, mi chiami casa mia, per favore?
Monica va al telefono e comincia a comporre il numero.
ROLAND
(andando da Henry e dandogli la mano) Piacere. Io mi chiamo Roland Maule.
HENRY
(astratto) Piacere.
ROLAND
(dando la mano a Morris) Roland Maule. Non ci siamo presentati.
GARRY
Per favore, signor Maule, se ne vada.
MONICA
(al telefono) Pronto… Joanna! …Resta in linea. C’è Henry che ti
vuole parlare… Sì, è qui… Nello studio… (Passa il telefono a Henry)
HENRY
Tesoro… mi hai fatto prendere uno spavento! – No, avevo finito
tutto ieri, non c’era motivo di restare… ho telegrafato. Sì, siamo tutti qui…
No, credo che dovrò fare colazione con Morris, abbiamo qualche difficoltà
per trovare un teatro per Garry questo autunno… Torni a casa? …D’accordo,
io vengo lì a cambiarmi, diciamo tra mezz’ora… Benissimo, tesoro. Glielo
dico… (A Liz) Dice che ece tra un minuto.
LIZ
Dille di restare ferma dov’è, tra un attimo vado io da lei.
HENRY
(al telefono) Dice Liz di restare lì dove sei, che viene subito da te…
Cosa? …Joanna, ma che ti prende? (A Liz) Dice che le sembra di stare in una
pochade francese e che non ne può più. Sembra alterata.
LIZ
È il telefono, non fa altro che suonare. Dille di staccarlo.
HENRY
(al telefono) Liz dice di staccare il telefono… Joanna… Pronto… (A
tutti) Ha riattaccato.
Durante la conversazione precedente è squillato di nuovo il campanello dell’ingresso. Fred è uscito dalla porta di servizio ed è andato ad aprire. Ora ritorna
dall’ingresso.
FRED
Signorina Reed, lì fuori c’è una certa Lady Saltburn. Dice che ha
un appuntamento per le undici e mezza.
GARRY
Chi?
MONICA
(inorridita) Oddio! Che giorno è oggi?
65
66
GARRY
Mercoledì… delle ceneri.
MONICA
Mercoledì… me l’ero completamente dimenticata… La nipote di
Lady Saltburn… Avevi promesso di farle un’audizione e poi di raccomandarla
all’Accademia d’Arte Drammatica o qualcosa del genere. Non ti ricordi?
GARRY
No, non mi ricordo. Che sia allontanata immediatamente.
MONICA
Non possiamo allontanare Lady Saltburn. Ci ha dato cinquanta
sterline per la Casa di Riposo degli Attori.
GARRY
Come vuoi che mi metta ad ascoltare la nipote di chicchessia, proprio
questa mattina? Sono già sull’orlo di un esaurimento nervoso.
HENRY
Perché, che è successo?
GARRY
Troppe cose sono successe, Henry! Troppe!
MONICA
Devi vederla, ti basta un minuto, altrimenti sarebbe una villanata.
Fred, falla entrare.
FRED
Aggiudicato. (Va in ingresso)
ROLAND
(con la sua risata-nitrito) Molto emozionante tutto questo, no?
MORRIS
È meglio che ce ne andiamo… Garry, torno più tardi. Liz, Henry…
HENRY
Va bene. Raggiungiamo Joanna a casa di Liz. E’ qui dietro l’angolo.
MORRIS
(in preda al panico) No… io devo passare in ufficio e tu devi venire
con me… è urgente.
FRED
(annunciando) Lady Saltburn. La signorina Stillington.
GARRY
(amaramente) Grazie, Monica, sei sempre di grande consolazione!
Entra Lady Saltburn accompagnata da Daphne Stillington. Lady Saltburn è una
signora mondana maestosa ma alquanto estroversa. Daphne ha un’espressione di
sussiego sociale. Ha un luccichio negli occhi.
LADY S.
(avanzando verso Garry) Signor Essendine, lei è veramente squisito.
GARRY
(dandole la mano) Per carità… è un piacere.
LADY S.
Questa è mia nipote Daphne.
GARRY
(dando la mano a Daphne) Piacere.
DAPHNE
Morivo dalla voglia di conoscerla, signor Essendine. (Con intensità)
Ho adorato tutte le cose che ha fatto.
GARRY
Molto carino da parte sua.
LADY S.
Non sa il tormento che mi ha dato Daphne fino a quando non ho
chiamato la sua segretaria implorandola di concederci un appuntamento. Lei
ci tiene in una maniera tale…
GARRY
Non ne dubito. (Scocca uno sguardo furioso a Daphne) Mi permetta di
presentarle tutti quanti. Mia moglie, la mia segretaria, la signorina Reed…
LADY S.
Piacere… Piacere, lei è stata così gentile al telefono.
GARRY
Il signor Dixon… il signor Lyppiatt… e il signor Maule.
LADY S.
Piacere. Be’, Daphne, cara, che ne dici? Questo si chiama uno sguardo
dietro le quinte.
DAPHNE
È il momento più emozionante della mia vita, signor Essendine. Mi
sono sempre domandata com’era lei da vicino.
LADY S.
Tesoro, non devi mettere in imbarazzo il signor Essendine.
DAPHNE
Sono sicura che capisce… vero, signor Essendine?
GARRY
Ma certo, mia cara, capisco perfettamente, però temo di non poterle
dare che pochi minuti… vede, ora come ora ho tutti i preparativi per la mia
tournée… (scocca uno sguardo a Lady Saltburn) …in Africa.
HENRY
(a Lady Saltburn) Lei ci perdonerà, ma adesso dobbiamo proprio
andare… dobbiamo affacciarci in ufficio. Arrivederci.
LADY S.
Che peccato. Arrivederci.
HENRY
Morris? Liz?
LIZ
Io resto ancora un momento… vi raggiungo dopo.
MORRIS
Arrivederla, Lady Saltburn… (si inchina a Daphne) …Arrivederla.
GARRY
Arrivederci, signor Maule.
ROLAND
Resto anch’io.
Morris e Henry escono. Monica e Liz scambiano sguardi di sollievo.
MONICA
Non vuole accomodarsi, Lady Saltburn?
LADY S.
Grazie. (Si siede) Sei pronta, Daphne? Lo sai quanto ha da fare il
signor Essendine. Il solo fatto che ci riceva è di una cortesia straordinaria.
Non dobbiamo abusarne.
DAPHNE
(quasi con sfida) Sì… sono pronta.
GARRY
Che cosa ci fa ascoltare?
DAPHNE
(guardandolo negli occhi) Niente di speciale… non voglio annoiarla.
Vede, ci tengo tanto a farmi sentire da lei… non sa che significato abbia per
me… lei mi sentirà, vero? – mi può sentire, no?... E non ce l’ha con me?
LADY S.
Daphne… ma che dici! Di che stai parlando?
DAPHNE
Il signor Essendine capisce, vero, signor Essendine?
GARRY
Il signor Essendine capisce sempre tutto. Passa la sua intera esistenza a
capire assolutamente qualsiasi cosa compreso quello che a quanto pare nessun
altro riesce a capire – e questa tensione costante lo sta portando passo passo
verso il suicidio!
LIZ
Non darti troppe arie, Garry.
GARRY
Mia moglie, Lady Saltburn, mi ha lasciato parecchi anni fa. Da allora
il rimorso non le dà tregua, donde questa sua amarezza.
ROLAND
Non c’è niente di peggio del rimorso. Guardate Cechov! Lui sì che lo sapeva.
GARRY
Adesso non abbiamo il tempo di occuparci di Cechov, signor Maule.
(A Daphne) La prego, non si emozioni. Che cosa fa, canta?
DAPHNE
Non mi emoziono affatto, ma vorrei che non fosse così lontano.
Non canto… dirò semplicemente pochi versi…
GARRY
(mettendosi a sedere) Benissimo… fuoco.
Daphne si mette accanto al pianoforte e lo fissa negli occhi. Attacca.
DAPHNE
“Non siamo tu ed io più gli stessi Io ho il cuore pesante nel petto
E tu che non lo confessi
Mi guardi con qualche sospetto.
Ormai ci divide il non detto.
“Svanito per sempre è il momento:
Un lampo che guizza e scompare
Qual fiocco di neve d’argento
O raggio di sole sul mare
Che l’ombra fa presto a celare…
“Quando è così intensa la gioia
Poi breve è la vita del fiore.
Che almeno il ricordo non muoia:
Sì, prima che regni il dolore
67
Lasciamoci senza rancore.”
Durante l’ultima strofa Joanna sbuca velocemente dalla stanza degli ospiti. Indossa
l’abito da sera e la cappa della sera prima. È evidentemente furibonda.
68
JOANNA
(furiosa) Quella stanza è una cella frigorifera e non ho intenzione di
restarci un altro minuto. Qualcuno ha la gentilezza di chiamarmi un taxi?
DAPHNE
(interrompendosi) Oh! …Oh santo cielo!
LIZ
Prendi la mia macchina, Joanna, è al portone.
DAPHNE
(con violenza) L’autista ha i capelli rossi e si chiama Frobisher!
LADY S.
Daphne!
JOANNA
Grazie infinite. (A Garry) Non ti rivedrò, Garry, perché domani vado
a Parigi per un mese, quindi ti saluto ora. Spero che quando andrai in Africa
avrai il buon senso di portarti dietro tutti i tuoi fedeli, fidatissimi satelliti. È
rischioso per una stellina di latta andarsene in giro a brillare sola e priva di
protezione. Ti prego di non credere che io non mi sia goduta intensamente
questo circo. Me lo sono goduto. Ma nei circhi che conosco io chi fa schioccare la frusta è il direttore, non i pagliacci. Addio!
Esce in un turbine. Daphne emette un grido acuto e sviene di colpo. Lady Saltburn
e Monica corrono al suo soccorso.
ROLAND
GARRY
SIPARIO
(esultante) Ma è fantastico! Fantastico! Mi sento rinascere.
Oh, ma vada all’inferno!
ATTO TERZO
Una settimana dopo l’atto precedente. L’ora è tra le nove e le dieci di sera.
Garry parte per l’Africa domattina molto presto, ragion per cui ci sono in giro
vari bauli e valige. C’è stato un cocktail di addio e quindi c’è un tavolo con resti
di un buffet, e dappertutto sono sparsi bicchieri e vassoi. Con addosso l’inevitabile
vestaglia - ma sotto è vestito di tutto punto - Garry sta gustando un pasto leggero
al tavolinetto delle carte. Monica è seduta sul divano con in grembo un ampio
fascio di lettere, e ce ne sono molte altre sparpagliate sul divano intorno a lei. Ai
suoi piedi c’è un cestino della carta straccia. Alla levata del sipario Monica sta
leggendo ad alta voce una lettera.
MONICA
(legge) …Non dimenticherò mai quei bellissimi giorni a Madera e
i nostri picnic sugli scogli. Quanto ci siamo divertiti! E ora, ecco la grande
notizia. Vengo in Inghilterra! Pensa un po’! Arrivo il ventotto e resterò a
Londra per tre intere settimane. Scendo all’Hotel Rubens. Non vedo l’ora di
rivederti. Tutto il mio amore e tanti splendidi ricordi. La tua Winnie.
GARRY
Povera Winnie. La data?
MONICA
Sette novembre.
GARRY
Più di sei mesi fa. A quest’ora sarà ripartita.
MONICA
Mi avevi detto di metterla nella cartella “Anime morte.”
GARRY
Quante ce ne sono ancora?
MONICA
Una ventina.
GARRY
Non ne posso più. Rimettile nelle Anime Morte fino al mio ritorno.
MONICA
Va bene. Ma almeno questa ascoltala. Lady Sarah Walsingham chiede
con molta cortesia se sei disposto a consegnare i premi a un ballo in costume
di beneficenza che darà il dodici novembre. Ci saranno membri della Famiglia
Reale.
GARRY
Garbato rifiuto.
MONICA
Che scusa gli do? Non posso dire che non ci sarai, perché invece
sarai qui. Ha scritto con un tale anticipo.
GARRY
L’astuta vecchiarda!
MONICA
Io penso che veramente dovresti dire di sì. Lei è stata così gentile
con noi quando facemmo quella pomeridiana.
GARRY
Ah, quella lì! Ma sì, è un tesoro… allora accetto… dille che sarà un
grande piacere.
Entra Fred dalla porta di servizio. È di nuovo in abito da sera.
69
FRED
Finito col vassoio? Io bisogna che vada.
GARRY
È tutto imballato?
FRED
Tutto meno le cose dell’ultimo momento, da infilare domattina.
GARRY
Dunque questo è il canto del cigno della povera Doris?
FRED
Che vuol dire?
GARRY
Niente… non ha nessuna importanza.
FRED
(prendendo il vassoio) Viene domattina alla stazione a salutarci, non
le dispiace, vero?
GARRY
Anzi, non vedo l’ora.
Fred sparisce col vassoio.
70
MONICA
(raccogliendo le lettere) Adesso devo andare a casa.
GARRY
Non mi lasciare solo… mi sento un po’ giù.
MONICA
Volevi tanto la pace neanche cinque minuti fa. Sarò qui domattina
molto presto.
GARRY
Perché non parti con me? Mi appiopperanno qualche tremenda
africana presa sul posto e sarò smarrito.
MONICA
Liz viene alla stazione?
GARRY
(voltandosi dall’altra parte) No.
MONICA
Perché non fai un salto e la vai a trovare?
GARRY
Lo sai benissimo. È ancora sdegnata. Non la vedo da una settimana.
MONICA
Ma hai provato?
GARRY
Si capisce. Le ho telefonato tre volte. Ogni volta mi ha parlato con pazienza
e distacco, come a un bambino idiota. Un altro po’ e mi sillabava le parole.
MONICA
Vuoi che faccia un tentativo?
GARRY
No. Se si vuole comportare come una istitutrice offesa che soffre
di emorroidi, faccia pure.
MONICA
Non posso darle torto, sai. Avevi un po’ esagerato.
GARRY
Per l’amor di Dio adesso non ti ci mettere anche tu.
MONICA
(con un sorrisetto) Le porto in ufficio.
Va nell’ufficio con le lettere. Fred esce dalla porta di servizio col cappello in testa.
FRED
Serve altro?
GARRY
No, grazie.
FRED
È un bel casino qua dentro. Quanti eravate?
GARRY
Non lo so, una sessantina, direi.
FRED
Be’, tra tutti quanti hanno buttato giù abbastanza gin da farci galleggiare la Queen Mary.
GARRY
Domattina mi svegli alle otto. Dobbiamo andare via di qui alle
dieci.
FRED
Aggiudicato.
GARRY
Buonanotte, Fred… divertiti.
FRED
Altrettanto… faccia il bravo.
Fred esce. Garry gira per la stanza vuotando i portacenere nel cestino della carta
straccia. Monica viene fuori dall’ufficio con cappello e soprabito.
MONICA
A proposito, se suona il telefono fa’ attenzione. Ronald Maule non
ha mai smesso di chiamare tutta la settimana.
GARRY
Se piombasse qui stasera mi farebbe quasi piacere. Almeno sarebbe
interessante dal punto di vista psicologico.
MONICA
Già, come Hitler.
GARRY
Mi sento come svuotato. Sarà così per tutti, prima di una partenza.
MONICA
Se sei solo è colpa tua e lo sai benissimo. Hai rifiutato tutte le proposte.
Hai implorato che ti concedessero qualche ora di solitudine, hai detto che se
non te la davano ti buttavi dalla finestra e che allora tutti ci saremmo pentiti.
GARRY
Tu di certo non ti pentiresti.
MONICA
Su, su, su, sei grandicello ormai. Quanti ne compi a dicembre?
GARRY
Uffa. Non sei divertente.
MONICA
(dandogli un bacio) Buonanotte, caro. Ci vediamo domattina.
GARRY
Ti invidio, Monica, tu non ti scomponi mai. Attraversi la vita dritta
come una tremenda vecchia nave da guerra.
MONICA
Grazie, caro, un complimento incantevole. Buonanotte.
GARRY
Buonanotte.
Monica esce. Lui continua a vuotare i portacenere. Squilla il telefono. Corre a rispondere.
GARRY
Pronto, pronto… No, non c’è.
Riappende. Miss Erickson entra dalla porta di servizio, con addosso soprabito e
cappello. Garry si lascia cadere sul divano con un libro e cerca di leggere. Ben presto
però lo butta via e va al telefono. Compone un numero e aspetta. Evidentemente
non c’è risposta. Riappende e gira per la stanza. Squilla il campanello dell’ingresso.
Garry trasalisce leggermente e poi va ad aprire. Sentiamo nell’ingresso la sua voce
che dice “Daphne”. Daphne entra con in mano una valigetta. Indossa un soprabito
da viaggio e un cappello. È abbastanza nervosa ma evidentemente determinata.
GARRY
(con apprensione) Daphne, mia cara… ma che bel pensiero… sei
venuta a salutarmi.
DAPHNE
Vengo con te. Mi sono comprata un biglietto oggi pomeriggio.
GARRY
Che hai fatto?!
DAPHNE
Sono scappata - ho lasciato due righe per mia zia - vedi, a questo
punto io so qualcosa. So che tu hai bisogno di me almeno quanto io di te
- No, ti prego, non dire niente, lasciami finire. Lo so, sono molto più giovane
di te eccetera eccetera, però posso darti una mano…
GARRY
Daphne, mia cara, questa è una assurdità. Devi tornare subito a casa.
DAPHNE
(togliendosi il cappello) Sapevo che avresti detto così.
GARRY
Rimettiti il cappello, per piacere, e non fare la sciocca.
DAPHNE
Ti conosco molto meglio di quanto tu creda. So quando reciti e
quando non reciti. In questo momento stai recitando.
GARRY
Ma neanche per sogno!
DAPHNE
Recitavi quando hai fatto finta di essere seccato, quando sono venuta
e ho fatto l’audizione. Però quando mi hai detto addio con tanta dolcezza,
l’altro giorno, allora non recitavi.Ti eri tolto la maschera, allora… è così, vero?
È così?
GARRY
Ascolta un momento, cara bambina…
DAPHNE
Mercoledì mi sono vergognata in un primo momento, mi sono
vergognata per quel trucco di farti telefonare dalla zia per chiederti l’audizione,
ma poi quando mi sono trovata qui sono stata felice..
GARRY
Ah, sei stata felice, eh?
DAPHNE
(con esultanza) Sì. Per questo sono svenuta, credo. Capisci, d’un tratto
71
72
mi sono resa conto della verità.
GARRY
Di quale verità?
DAPHNE
Di quanto disperatamente solo tu fossi in realtà, nonostante tutte
quelle persone che hai intorno, nonostante tutto il tuo successo… Quando
ho visto uscire dalla stanza degli ospiti quella orribile prostituta, con addosso
quell’abito da sera da quattro soldi.
GARRY
(con agghiacciante solennità) Non era affatto una prostituta. Era la
moglie di uno dei miei più cari amici!
DAPHNE
No, Garry… tu non mi puoi ingannare… io lo so.
GARRY
Una volta per tutte, Daphne, non sto recitando. Sto parlando con
tutta la sincerità di cui sono capace. E ti ordino di rimetterti il cappello, di
saltare dentro un taxi e di tornare dritta da tua zia.
DAPHNE
No… non ti devi spaventare… non ti chiederò assolutamente nulla.
Non voglio che mi sposi o niente del genere.Vengo con te, tutto qui. Io sarò
semplicemente lì quando sarai stanco e ti sentirai solo e vorrai sentirti stretto
dalle braccia di qualcuno. Non ti frequenterò nemmeno sulla nave se non
vorrai. Del resto in mare non me la cavo troppo bene.
Squilla il campanello dell’ingresso.
GARRY
DAPHNE
GARRY
DAPHNE
GARRY
DAPHNE
GARRY
È il campanello dell’ingresso.
E chi è?
Che ne so? Meglio se vai nella stanza degli ospiti.
No Garry, ti prego. Non la stanza degli ospiti.
D’accordo, allora l’ufficio, ma sbrigati.
Liberatene presto, prometti! Chiunque sia.
Il tuo cappello… non discutere.
La spinge nell’ufficio e va in ingresso. Il dialogo seguente si sente da dentro.
ROLAND
GARRY
ROLAND
GARRY
Mi scusi… ma devo vederla.
Sono desolato ma non è possibile. Sto per andare a letto.
Purtroppo devo insistere. È questione di vita o di morte.
La prego di andarsene immediatamente.
Entra Roland seguito da Garry.
GARRY
È veramente insopportabile. Come si permette di irrompere così
in casa mia?
ROLAND
Bravo… gridi… gridi… lei è magnifico quando si arrabbia!
GARRY
Le dirò una cosa, giovanotto – lei è un pazzo furioso, tutto qui.
Dovrebbero rinchiuderla. Lei dovrebbe stare dentro una camicia di forza.
ROLAND
Oh, no, no. Qui il pazzo è lei.
GARRY
Mi faccia il favore di uscire immediatamente da questa casa.
ROLAND
Purtroppo non posso… è assolutamente impossibile. Mi sono bruciato i ponti alle spalle.
GARRY
Che ha bruciato?
ROLAND
(con semplicità) I ponti.
GARRY
Ma che dice.
ROLAND
Quando ho detto che era una questione di vita o di morte le ho
mentito sfacciatamente. Non siamo proprio a questo punto. D’altro canto è
una questione molto, molto seria… per me, almeno… e forse per noi due.
GARRY
Io conto fino a dieci, dopodiché se lei non sarà fuori da questa casa
chiamo la polizia.
ROLAND
Non glielo permetterò. Io ho una forza incredibile. Faccio sollevamento pesi.
GARRY
(cambiando maniere) Senta un momento, signor Maule.
ROLAND
Mi chiami Roland. E mi dia del tu.
GARRY
Senti, Roland, ti voglio prospettare la questione in modo calmo e ragionevole. Questa è la mia ultima notte in Inghilterra e ho un sacco di cose da…
ROLAND
Aveva appena detto che stava per coricarsi.
GARRY
Sia come sia, Roland…
ROLAND
(interrompendolo) Lo so, lei mi crede pazzo, ma le garantisco che non
lo sono affatto. Ho semplicemente un cervello eccezionale sotto molti aspetti,
un cervello, tra l’altro, che potrebbe esserle di una utilità inestimabile. Come
le ho detto l’altro giorno, lei significa molto per me. Anzi, diciamolo: lei è
parte di me.
GARRY
Sono veramente lusingato, Ronald.
ROLAND
Chissà se potrei avere un biscotto.
GARRY
Come no, ce n’è rimasto qualcuno in quel piatto, serviti pure.
ROLAND
Grazie. (Prende un biscotto) Le giuro solennemente che appena finito
questo biscotto me ne vado. Ho prenotato una camera al Grosvenor Hotel.
Dopotutto perché mai non dovrei recitare la parte del pazzo, così come lei
recita quella del sano?
GARRY
Che ne diresti ora di recitare la parte di quello che si leva immediatamente dai piedi?
ROLAND
(ridendo convulsamente) Magnifico!
GARRY
Senti, cos’è esattamente che vuoi? Dico davvero.
ROLAND
Stare con lei. Per questo vengo in Africa.
GARRY
Per questo cosa?!
ROLAND
Ho comprato un biglietto oggi, in terza classe ma meglio che niente.
Ho lasciato Uckfield per sempre. Ecco perché mi vede un po’ su di giri stasera.
Non si spaventi, non ho intenzione di ostacolarla, e nemmeno di chiederle
niente.
GARRY
In altre parole, non ti aspetti che io ti sposi!
Uno squillo del campanello dell’ingresso.
GARRY
C’è qualcuno alla porta. Adesso fai il bravo e vattene, eh? Avevi
promesso di andartene appena finito il biscotto.
ROLAND
(con totale autorità) La prego, non mi mandi via – non mi mandi via!
Non sia crudele. La prego, mi lasci stare con lei. Io posso proteggerla da una
serie di cose di cui non sa niente.
GARRY
Come che?
ROLAND
Da lei stesso – da tutte le sue vibrazioni pericolose – lei è circondato
da trabocchetti, ogni passo che fa è pieno di pericoli, mentre lei ha la testa
nelle nuvole e non può vedere…
Il campanello suona un’altra volta.
GARRY
È estremamente gentile da parte tua prendersi così tanto interesse
per me, Roland, ma se davvero tieni a me così tanto, devi fare quello che ti
chiedo e tornartene buono buono a Uckfield.
73
ROLAND
Non le permetterò di scacciarmi. Se lo farà lo rimpiangerà per
tutta la vita. Ho in proposito una convinzione profonda, che niente potrà
incrinare…
Roland corre improvvisamente nella stanza degli ospiti, chiude sonoramente la
porta e gira la chiave nella serratura. Garry picchia invano i pugni contro la porta.
Il campanello dell’ingresso suona con insistenza.
GARRY
Esci immediatamente da questa stanza! Signor Maule… Roland!
– Esci subito… Oh, Dio mio!
Va in ingresso ad aprire la porta di casa. Dopo un momento entra Joanna con una
valigetta e un portagioie. Posa il tutto con energia e guarda Garry sorridendo.
74
JOANNA
Salve, tesoro.
GARRY
Joanna! E questo che significa?
JOANNA
Non lo sai?
GARRY
Sì, lo so.Vieni con me in Africa.Ti sei comprata il biglietto oggi pomeriggio. Non mi chiederai mai niente e in mare non te la cavi molto bene.
JOANNA
In mare me la cavo benissimo.
Garry va al telefono. Compone un numero.
JOANNA
Che fai?
GARRY
Chiamo Henry. (Al telefono) Pronto… pronto… Oh, mi scusi infinitamente. Infinitamente. Ho sbagliato numero.
Riappende.
JOANNA
È inutile, non è in casa.
GARRY
(con un sorriso torvo) Adesso non ha importanza.
JOANNA
Tesoro. Ti vedo un po’ trattenuto, ma di’ la verità. Giù giù nel profondo, non sei un tantino felice di vedermi?
GARRY
Assolutamente incantato. Sarà la soluzione definitiva di ogni cosa.
JOANNA
È quello che pensavo.
GARRY
Quando sei tornata da Parigi?
JOANNA
Oggi pomeriggio. Ti è arrivato il mio telegramma coi saluti?
GARRY
Sì, me lo ha letto Monica.
JOANNA
È quello che volevo.
GARRY
Non dovevi restare a Parigi per un mese?
JOANNA
No, tesoro. Devo dire che per i primi giorni ci ho provato, a levarmiti
dalla testa. Ti ho coperto di improperi, ti ho detto delle cose terribili, tanto
non eri lì a sentirle, finché non mi sono ricordata…
GARRY
Che ti sei ricordata?
JOANNA
Mi sono ricordata quello che mi hai detto l’altra sera. Hai detto,
“Non importa cosa succederà dopo questo, quali circostanze si coalizzeranno
contro di noi, quali lacrime saranno versate! Questa è magia, la magia più
incantevole che io abbia mai conosciuto!”
GARRY
È il second’atto di L’amore è così semplice.
JOANNA
(con un sorriso) Sì… lo avevo riconosciuto.
GARRY
E allora perché ci hai creduto?
JOANNA
Non ci ho creduto. Ma il fatto che tu lo dicessi mi ha dimostrato
qualcosa. Mi ha dimostrato che nelle tue passioni non sei più sincero di me,
che non hai più né bisogno né desiderio delle sofferenze dell’amore, ma che
sei dispostissimo ad accontentarti del piacere dell’amore. È un atteggiamento
da adulto e io gli faccio tanto di cappello. Non potrei essere più d’accordo.
GARRY
Questa è l’affermazione più immorale che abbia mai sentito in tutta
la mia esistenza.
JOANNA
Però è vero, no?
GARRY
No.
JOANNA
Non c’è bisogno di essere puntuto, tesoro mio.
GARRY
Come ti permetti, Joanna! Sono le donne come te che minacciano
l’integrità della società civile!
JOANNA
E questa da dove viene?
GARRY
Da nessuna parte.
JOANNA
Come ti ho detto l’altra sera, io ti ho sempre desiderato. Se ci fossimo
incontrati anni fa non avrebbe funzionato.Adesso è perfetto, ci incontriamo su
un piede di parità.Tu hai bisogno di me. Io ho bisogno di te. Sei il primo uomo
che abbia mai incontrato che sia pane per i miei denti. Non posso garantire
che insieme avremo la felicità domestica, ma di sicuro non ci annoieremo.
GARRY
Che io sia dannato!
JOANNA
Poco fa hai dimostrato la solita notevole chiaroveggenza, quando
hai detto che sarei venuta in Africa con te. Infatti ci vengo. Ho preso la suite
matrimoniale, non c’erano altre cabine libere. Inoltre ho scritto un biglietto
a Henry dicendogli tutto. Lui sta pranzando con Morris all’Atheanaeum.
Potranno leggerlo insieme. (Squilla il campanello dell’ingresso) Chi è?
GARRY
A questo punto sarà l’Arcivescovo di Canterbury.
Garry esce di corsa in ingresso. Joanna si toglie il cappello e si sistema la pettinatura
davanti allo specchio. Entra velocemente Liz seguita da Garry. Liz non tradisce
alcuna sorpresa alla vista di Joanna.
LIZ
Ciao, Joanna.
JOANNA
Buonasera, Liz cara. Stai benissimo.
LIZ
Grazie tante. Faccio del mio meglio.
JOANNA
Credo che sia giusto dirtelo. Domani parto con Garry.
LIZ
Che divertente. Anche io.
GARRY
Eh?
LIZ
Ho deciso oggi pomeriggio.
GARRY
Bisognava comprare le azioni dei piroscafi.
LIZ
Sarà una delizia. Possiamo mangiare allo stesso tavolo e poi fare le
esercitazioni del naufragio tutti insieme.
GARRY
Joanna ha scritto un biglietto a Henry e Morris spiegandogli ogni cosa.
LIZ
Bene, così vedrai che verranno anche loro.
GARRY
Approfitto dell’occasione per dichiarare che preferirei essere morto.
LIZ
Che sciocchezza, tesoro, vedrai come ti godrai la traversata. Non ci
sarà mai un attimo di noia.
JOANNA
Ti senti molto in gamba, Liz, vero?
LIZ
Ho imparato a una scuola tosta.
JOANNA
Personalmente io penso che stai commettendo il più grosso sbaglio
della tua vita. È sempre stupido non ammettere la sconfitta.
LIZ
Joanna, sembri credere che io mi voglia mettere in competizione con
te. Ti assicuro che non sto facendo proprio niente del genere. Però è molto
importante per tutti noi che questa tournée africana di Garry sia un successo.
75
Squilla il campanello dell’ingresso.
GARRY
JOANNA
LIZ
Indovinate chi è.Vi do tre possibilità.
La riunione delle tribù.
Vado io.
Liz passa rapidamente in ingresso.
JOANNA
(con cattiveria) Forse mi sono sbagliata sul tuo conto, dopotutto. Non
hai il fegato di un coniglio!
GARRY
Lo spero bene, già il mio mi basta appena.
Entrano Henry e Morris. Liz li segue. Sono entrambi chiaramente furiosi.
76
HENRY
È vero? Solo questo voglio sapere. È vero?
MORRIS
(un tantino brillo) Falso amico! Falso amico!
GARRY
Andiamo, Morris, non sei più all’Athenaeum adesso.
HENRY
C’è poco da scherzare. È una situazione squallida e disgustosa, e tu lo sai.
MORRIS
Una pugnalata nella schiena, ecco cos’è, una bassa pugnalata nella schiena.
GARRY
Non troppo bassa, spero.
LIZ
Morris, tu stai zitto.
HENRY
Ho ricevuto un biglietto da Joanna. Immagino tu sia al corrente.
JOANNA
Sì, è al corrente. Gliel’ho appena detto.
HENRY
È vero quello che dice?
GARRY
E che ne so? Non l’ho letto.
HENRY
Dice che siete stati amanti e che domani partite insieme. È vero?
JOANNA
Verissimo.
HENRY
(ignorandola) Rispondimi tu, Garry.
GARRY
(pericolosamente) Adesso ti dirò cosa è vero e cosa no. Sempre che tu
la smetta di rimbalzare come una palla e stia invece a sentire…
LIZ
(in tono di avvertimento) Stai attento, Garry.
GARRY
Attento! Anche troppo attento sono stato con tutti voi, da molti
anni a questa parte!
HENRY
Non hai ancora risposto alla mia domanda. Sei stato l’amante di
Joanna? Sì o no?
GARRY
Sì.
MORRIS
Che farabutto!
GARRY
(a Joanna) Tu sei venuta qui l’altra sera assolutamente decisa a catturarmi. È vero o non è vero? Sei stata molto brava a suscitare la mia curiosità,
ma per toccarmi il cuore o l’animo ci vuole ben altro!
MORRIS
(con violenza) Tu non hai né cuore né animo. Dentro non hai nemmeno un solo istinto decente. Sei moralmente instabile e falso da capo a piedi!
GARRY
(a pieni polmoni) Per amor di Dio piantala di essere teatrale!
LIZ
(lasciandosi cadere sul divano) Oh Dio.
GARRY
Tanto per cominciare, non avresti mai dovuto sposare Joanna.Ti ho
sempre detto che era un grave errore.
HENRY
(furioso) Ma senti che sfacciataggine! Te ne stai lì dopo aver sedotto
mia moglie, e…
GARRY
Senti tu, Henry. È ora di venire al sodo. Io non ho sedotto tua moglie, e questo lo sai benissimo. Se guardassi le cose come stanno veramente e
onestamente per un minuto, scopriresti che non te ne importa un fico secco.
È a Morris che importa. Per il momento.
HENRY
A Morris! Che vuoi dire?
LIZ
Oh, Garry, vergognati.
GARRY
Ma di che? Non ne posso più di vedere tutti che intrigano e raccontano balle e recitano dalla mattina alla sera.
JOANNA
D’accordo, Garry, hai vinto tu. Non avrei mai creduto che si potesse
scendere così in basso.
GARRY
(accendendosi una sigaretta) Buona questa!
HENRY
Cosa vuoi dire di Morris? Rispondimi!
GARRY
Voglio dire che Morris e Joanna hanno una loro piccola tresca sotto
il tuo stupido naso, da mesi.
MORRIS
Finché sarò vivo non ti rivolgerò mai più la parola.
GARRY
Vuol dire che ci faremo due belle chiacchiere dopo morti.
HENRY
Morris… Joanna… È vero questo?
GARRY
È vero sì. Non è durato così tanto come la tua triste storiella con
Elvira Radcliffe… che va avanti a singhiozzo già da un anno.
JOANNA
Henry!
GARRY
E non fingere che non lo sapevi, Joanna. Eri tutta contenta.Ti dava
libertà di movimento!
HENRY
Te lo avevo detto nel massimo segreto. Spiattellarlo così è una vigliaccata!
GARRY
Non ne posso più di fare il pieno delle confidenze di tutti.Voialtri
non fate che venire regolarmente da me a inzupparmi da capo a piedi delle
vostre maledette lacrime e emozioni e sentimenti.Vi comportate male come
me, anzi, per certi versi molto peggio di me.Voi nei vostri piagnucolosi mal
d’amore ci credete, mentre io i miei almeno ho l’eleganza di non prenderli
sul serio. A te, Morris, piace esasperare i tuoi ridicoli innamoramenti. Adori
soffrire e sprofondarti in orge di gelosia e torturare te stesso e tutti gli altri.
Henry invece preferisce la variazione domestica. Per questo si è stancato così
presto di Joanna. In ogni caso, è accoppiato benissimo con la povera Elvira.
Joanna costituisce un terzo caso. Lei dedica un bel po’ di tempo al sesso, non
per i piaceri che il sesso può dare, ma solo come mezzo per un fine. È una
collezionista. Io personalmente non sono nessuna di queste cose. Per me
tutta la faccenda è sopravvalutata, e parecchio. Me la godo per quello che
vale e certo intendo continuare a farlo fino a quando ci sarà qualcun’altra a
cui interessi, ma quando verrà il momento in cui non ce ne sarà più nessuna,
sarò beato di mettermi a riposo con una mela e un buon libro!
HENRY
Che sfacciataggine!
MORRIS
Hai il coraggio di buttarci in faccia la tua indignazione morale
quando tutti sappiamo benissimo…
GARRY
Nessuna indignazione morale. Sto semplicemente difendendo il
mio diritto di dire almeno una volta la verità.
HENRY
La verità! Tu la verità non la riconosceresti mai, nemmeno se te la
trovassi davanti. Passi tutta la vita a pavoneggiarti e a posare e a esibirti…
GARRY
E vorrei tanto sapere dove saremmo tutti quanti se così non fosse!
Sono un artista, sì o no? Mi sarà pur concessa una piccola licenza!
MORRIS
Per quanto mi riguarda, è scaduta.
LIZ
Per amor di Dio piantatela di gridare tutti quanti, tra un po’ crolla
il soffitto.
77
78
JOANNA
(alzandosi in piedi) Non ne posso più di questa recita demenziale.
Me ne vado.
HENRY
(furiosamente a Garry) E tu per piacere non riattaccare quella vecchia
solfa che nessuno di noi sarebbe in grado nemmeno di respirare se non fosse
per il tuo fantastico talento.
GARRY
Come ti permetti di alludere al mio talento in quel tonetto sarcastico,
piccolo serpente ingrato che non sei altro!
MORRIS
In ogni caso se non fosse per la nostra attività di controllo e contenimento tu a quest’ora reciteresti in provincia.
GARRY
E che ha di male la provincia, me lo sapete dire? Non di rado si è
dimostrata molto più intelligente di Londra.
HENRY
Bada, ti potrebbe sentire qualcuno.
GARRY
Ora direte che è grazie alla vostra attività di sostegno che sono
riuscito a conservarmi la mia posizione di idolo del pubblico per vent’anni.
MORRIS
Tu non sei l’idolo del pubblico. La gente ti viene a vedere se sei nella
commedia giusta e nella parte giusta, e solo se reciti come si deve. Guarda un
po’ cosa ti è successo in Pietà per i ciechi!
GARRY
Ero magnifico in Pietà per i ciechi.
MORRIS
Sì. Per dieci giorni.
HENRY
Se non fosse stato per noi, avresti fatto Peer Gynt.
GARRY
Se sento nominare ancora una sola volta Peer Gynt in questa casa
giuro davanti al cielo che lo metterò in scena al Drury Lane.
HENRY
Sì, ma non coi miei soldi.
GARRY
I tuoi soldi, proprio! Credi davvero che io dipenda dai tuoi miserabili soldi per allestire le commedie? Lo sai che nella City ci sono migliaia
di signori molto oculati che non vedono l’ora di finanziare qualunque mia
iniziativa?
HENRY
Anche se quei signori hanno moglie?
GARRY
Ah, ricominciamo.
HENRY
No, non ricominciamo proprio nulla. È stata una scena veramente
disgustosa, anzi, degradante, e se non fosse per il fatto che io e Morris abbiamo
firmato il contratto col Forum Theatre questa mattina ci laveremmo entrambi
le mani di te per sempre!
GARRY
Che avete fatto?
LIZ
Senti, Garry, per amore del cielo…
JOANNA
(forte) Io me ne vado. Mi avete sentito, tutti quanti? Me ne vado…
definitivamente.
LIZ
Prendi la mia auto, è al portone.
JOANNA
(andando da Garry) Ma prima di andare via io vorrei dare un piccolo
contributo al divertimento generale. Io ti considero, signor Garry Essendine,
non soltanto un egocentrico prepotente e un posatore matricolato, ma anche il più incredibile cafone che abbia mai avuto la disgrazia di incontrare
e spero con tutte le forze di non doverti più avere davanti agli occhi finché
sarò viva.
Gli assesta un sonoro schiaffo in pieno viso e se ne va.
GARRY
(senza badarle minimamente - a Henry) In altre parole mi stai dicendo
che hai firmato un contratto per quel teatro quando io ti avevo specificamente detto che non ci sarebbe stata forza al mondo capace di costringermi
a recitarci?
MORRIS
Senti un momento, Garry…
GARRY
Non sento proprio niente. È né più né meno che il più flagrante tradimento
della mia fiducia, e io sono profondamente, profondamente arrabbiato…
HENRY
Come ti ho detto l’altro giorno, stanno rifacendo tutto il teatro.
Inoltre ci tengono pazzamente ad averti, pensa che hanno accettato addirittura
di metterti una doccia in camerino…
GARRY
Possono metterci anche una piscina, nel mio camerino, e un campo
di squash, e un pianoforte a coda. Io non recito una commediola francese in
una sala che sembra lo stadio di Wembley rifatto in stile gotico.
LIZ
Avrà tutto un altro aspetto, tesoro, dico davvero, dopo il nuovo
arredamento. Ho visto i progetti, ti assicuro che sono bellissimi.
GARRY
Allora anche tu sei contro di me? Tutto il mondo è contro di me.
MORRIS
Davvero, Garry, ti garantisco…
GARRY
(con voce rotta) Andate via… andate via tutti quanti… non posso
sopportare altro. Lasciatemi solo… per favore, andate via…
LIZ
Andatevene, tutti e due. Gli parlo io.
MORRIS
Questa recita non ingannerebbe un gattino. Sta perdendo il suo
mordente.Vieni via, Henry.
HENRY
Peccato che demoliscano il Lyceum.
Henry e Morris escono.
GARRY
Credo che non mi dispiacerebbe un sorsetto di qualcosa. Mi sento
veramente un po’ stanco.
LIZ
(andando al tavolo con le bottiglie) Whisky o brandy?
GARRY
Brandy, direi. È più stimolante.
LIZ
Va bene.
GARRY
Non vieni veramente in Africa con me, vero?
LIZ
Certo che ci vengo. E non solo in Africa. Sto tornando con te per sempre.
GARRY
Liz, ti imploro, non tornare con me. Non hai nessuna solidarietà?
Non hai un cuore?
LIZ
Io penso al bene della ditta. A proposito, devo lasciare un biglietto a
Monica in ufficio.Voglio che chiami la mia banca domattina come prima cosa.
GARRY
(ricordandosi) L’ufficio! Mio Dio!
LIZ
Che c’è?
GARRY
(sottovoce, rauco) Tu ce l’hai un divano a casa tua?
LIZ
Certo. Perché?
GARRY
Tu non torni da me, cara. Sono io che torno da te!
Esegue una elaborata pantomima indicando prima l’ufficio, quindi la stanza degli
ospiti. Liz sembra stupefatta per un momento, quindi si mette a ridere. Rapidamente Garry si sfila la vestaglia e si mette il soprabito, e insieme escono in punta
di piedi mentre
CALA IL SIPARIO
79
Il divo Garry
Personaggi
Garry Essendine
Liz Essendine
Morris Dixon
Henry Lyppiatt
Joannna Lyppiatt
Monica Reed
Fred
Miss Erickson / Lady Saltburn
Daphne Stillington
Roland Maule
assistente alla regia
scene
costumi
luci
musiche
direttore di scena
fonico
elettricista
aiuto macchinista
decorazioni
aiuto costumista
assistente ai costumi
sarta
esecuzioni musicali a cura di
realizzazione scene
costumi
calzature
foto di scena
foto di locandina
amministrazione
ufficio stampa
relazioni esterne
relazioni culturali
Interpreti
Gianfranco Jannuzzo
Daniela Poggi
Davide Calabresi
Adriano Giraldi
Danila Stalteri
Paola Bonesi
Giovanni Boni
Maria Serena Ciano
Alberta Izzo
Mirko Soldano
Silvia Parenti
Andrea Stanisci
Fabio Bergamo
Andrea Valentini
Massimiliano Forza
Mario Dodaro
Bruno Altieri
Andrea Valentini
Fulvio Koren
Pierpaolo Rebec
Elena Gunalachi
Saverio Calò
Valentina Martinelli
Fabio Valdemarin
DACO srl
Nicolao Atelier
CTC Pedrazzoli Milano
Tommaso Le Pera
Roberto Pastrovicchio
Paola Cagnacci
Diego Matuchina / Cristina Rastelli
Viviana Facchinetti
Paolo Quazzolo
GIANFRANCO JANNUZZO
84
Nato ad Agrigento, Gianfranco
Jannuzzo si trasferisce a Roma con la
famiglia nel 1967. Nel 1979, durante
gli studi universitari, frequenta il
Laboratorio di Esercitazioni Sceniche,
diretto da Gigi Proietti.
Si diploma nel 1982 e partecipa agli
spettacoli Attore amore mio e A
come Alice, due varietà televisivi di
RaiUno per la regia di Antonello Falqui.
Seguono Applause commedia musicale
di Comden&Green con Rossella Falk,
per la regia di Antonello Falqui e Tito
Andronico di Shakespeare con Turi
Ferro per la regia di Gabriele Lavia.
Nella stagione 1983/84 Come mi
piace, di e con Gigi Proietti, e nelle
stagioni 1984/85 e 1985/86 recita
nella Venexiana con Valeria Moriconi
per la regia di Maurizio Scaparro. Nel
1987 Bagna&Asciuga di Jannuzzo
con la regia di Pino Quartullo. Nelle
due stagioni seguenti, Pietro Garinei
lo vuole al Teatro Sistina e il one-manshow C’è un uomo in mezzo al mare
di Jannuzzo per la regia di Quartullo
diventa lo spettacolo che lo rivela al
pubblico italiano.
Successivamente è ancora in TV in
“Carnevale”, varietà di Amurri&VerdeBarbera&Jannuzzo, che presenta con
Edwige Fenech per la regia di Furio
Angiolella.
Dal 1989 fa coppia con Gino Bramieri
in una serie di fortunate commedie che
sbancano i botteghini di tutta Italia: Gli
attori lo fanno sempre di Terzoli e
Vaime, Foto di gruppo con gatto, Se
un bel giorno all’improvviso di Fiastri
e Vaime, tutte con la regia di Pietro
Garinei.
Nelle stagioni 1995/96 e 1996/97
interpreta Alle volte basta un niente,
scritto in collaborazione con Enrico
Vaime, per la regia di Garinei. Con lui
sul palco Claudia Koll. Nel 1997/98
rimette in scena C’è un uomo in
mezzo al mare, cui segue nelle due
stagioni successive Due ore sole
ti vorrei, divertente commedia con
musiche scritta da Vaime e Verde, per
la regia di Garinei. Dal 2000 al 2002 Se
devi dire una bugia dilla grossa di
Ray Cooney, con Paola Quattrini, Fabio
Testi, Anna Falchi e Cesare Gelli, diretti
da Garinei. In queste stagioni partecipa
spesso alle trasmissioni televisive di
Paolo Limiti.
Nella stagione 2002/03 porta in scena È
molto meglio in due di Fiastri e Vaime,
con Paola Quattrini e Lorenza Mario,
sempre per la regia di Garinei.
Dal 2003 al 2005 produce e interpreta
Nord & Sud, one-man-show scritto con
Renzino Barbera per la regia di Pino
Quartullo.
Nella stagione 2006/07 interpreta con
Manuela Arcuri il Liolà di Pirandello
per la regia di Proietti.
Ha partecipato alla fiction “Il capo dei
capi” nel ruolo di Salvo Lima e al film
di Pupi Avati “Il papà di Giovanna” nel
ruolo del preside
DANIELA POGGI
Daniela Poggi nasce a Savona. Dopo essersi diplomata al liceo linguistico e alla
Scuola Interpreti, comincia a viaggiare
per il mondo. Il suo esordio, poco più
che ventenne, è in teatro con Hai mai
provato nell’acqua calda?, a fianco del
grande Walter Chiari. Subito dopo, con
la regia di Garinei, recita con Gino Bramieri, per passare poi ai testi impegnati
e drammatici di Jules Pfeiffer, Conoscenza carnale, e Arthur Miller, Una
specia di storia d’amore e L’ultimo
yankee (con cui partecipa al Festival di
Spoleto). Interpreta L’angelo azzurro
a fianco di Arnoldo Foà e ritorna al
teatro brillante nell’Albergo del libero
scambio di Feydeau, regia di Missiroli;
con Il martello del diavolo di Binosi
partecipa al Festival di Porto Venere
diretto da Oreste Valente. La vediamo
poi nella commedia di Visniec La storia
degli orsi panda… diretta da Leonetti.
Dal 2000 al 2006 interpreta diversi ruoli
di donne impegnate nella storia: è in
Due eroi romantici di Galli (1890,
Brigida Zamboni), regia di Montagna, e
La sciarpa di Isadora (gli ultimi giorni
di Isadora Duncan) scritto e diretto da
Galli; in L’amico di tutti di Slade, con
la regia di Maccarinelli; in seguito è
Medea di Grillparzer e poi Tina Modotti
(Perché il fuoco non muore. La vita
agra di Tina Modotti di F. Niccolini),
entrambi per la regia di Arena. Nel
2006 è interprete di Luna pazza, testo
e regia di Aronica tratto da Pirandello,
presentato al Festival di Gioia dei Marsi
diretto da Dacia Maraini.
Nel cinema, dopo le prime commedie
con Montesano, Pozzetto e Johnny
Dorelli (“Speed Cross”, “Prestami tua
moglie”, “Mi faccio la barca”, “La gatta
da pelare”, “Teste di cuoio”, “Quando la
coppia scoppia”, “I camionisti”, “I ragazzi
del casco”), girate da Steno, Pasquale
Festa Campanile, Luciano Salce, Giorgio
Capitani e altri, ha interpretato molti
ruoli drammatici in film come “La cena”
di Ettore Scola (1998) o “Un caso di
incoscienza” di Emidio Greco (1985).
Ha lavorato anche con importanti autori
stranieri come Claude Chabrol (“Doctor
M”, 1989) e Hector Babenco (“Venice
project”, 1999).
Recentemente ha lavorato nei film “La
memoria divisa” di Bonicelli, “Notte
prima degli esami” di Brizzi e “Il passato
è terra straniera” di Daniele Vicari.
In televisione è stata interprete di
molti serial di successo, da “I ragazzi di
celluloide” a “Voglia di volare”, da “Una
donna per amico” a “Incantesimo”. Negli ultimi anni l’abbiamo vista in “Paolo
di Tarso”, “Le 5 giornate di Milano”,
“Una notte con Zeus”, “Il Maresciallo
Rocca” e “Capri”. Per quattro anni è stata
la conduttrice di “Chi l’ha visto?”.
Daniela Poggi è anche autrice di due
corti, uno presentato al Festival di Venezia intitolato Viaggio d’amore, l’altro
girato in Mozambico, Non si paga
Social Theatre. Dal 2001 è ambasciatrice per l’UNICEF.
85
PAOLA BONESI
ADRIANO GIRALDI
Nata a Varese, si diploma presso la
Civica Scuola d’Arte Drammatica
Piccolo Teatro di Milano sotto la guida
di Massimo Castri, Giampiero Solari,
Marcello Bartoli, Remondi &Caporossi.
Dal 1988 collabora con la Contrada
diretta da Francesco Macedonio,
Antonio Calenda, Mario Licalsi e
Patrick Rossi Gastaldi, sperimentando
un repertorio ampio: da Goldoni (è
Margherita nei Rusteghi a fianco di
Piero Mazzarella e Antonio Salines)
a Campanile, da Rosso di S. Secondo
(come Melina, ne L’ospite desiderato)
a Pino Roveredo.
Nelle ultime stagioni è stata interprete
di Sariandole di Roberto Curci e di
Vola colomba di Sabatti-Macedonio,
per la regia di Francesco Macedonio.
Ha inoltre lavorato sotto la direzione di
Giorgio Pressburgher a Mittelfest, Gino
Landi e Massimo Scaglione al Festival
Internazionale dell’Operetta.
Da diversi anni collabora con la
sede Rai di Trieste e con la Radio di
Stato slovena in lingua italiana come
interprete e autore.
Si forma alla scuola del Piccolo Teatro
di Milano e debutta nel 1981 allo Stabile
del Friuli Venezia Giulia in Karl Valentin
kabarett, regia di Pressburger. Quindi
lavora al Teatro di Roma con Luigi Squarzina, a Bologna con Leo De Berardinis
e a Trieste con Roberto Guicciardini,
Giuseppe Patroni Griffi e Gabriele Lavia,
accanto ad attori quali Gianrico Tedeschi,
Mariano Rigillo, Marisa Fabbri, Giulio
Brogi, Paolo Rossi e Sabina Guzzanti.
Partecipa inoltre a diversi spettacoli
diretti da Sandro Sequi, Franco Però,
Sandro Bolchi, Krysztof Zanussi. Dal
1986 collabora con la Contrada, sotto
la direzione di Francesco Macedonio,
Antonio Calenda, Mario Licalsi, Patrick
Rossi Gastaldi, Tonino Pulci e altri.
Ha preso parte a decine di spettacoli
prodotti dalla Contrada: fra i più recenti
I ragazzi irresistibili assieme a Johnny
Dorelli e Antonio Salines. È stato inoltre
protagonista di tutte le produzioni
realizzate per le “Serate Sveviane”, con
la regia di Elena Vitas, Salines, Macedonio, Sabrina Morena e Ulderico Manani.
Fra le più recenti Le ire di Giuliano e
Inferiorità.
86
GIOVANNI BONI
MARIA SERENA CIANO
87
Nel 1974 si diploma alla Civica Scuola
D’Arte Drammatica del Piccolo
Teatro di Milano. L’anno seguente
inizia la collaborazione con il “Gruppo
della Rocca”, uno dei cardini del
“teatro impegnato” degli anni ‘70
e ‘80; partecipa, oltre che come
attore, occasionalmente anche come
drammaturgo e regista a più di venti
spettacoli. Tra questi, Il Mandato di
Erdman, Il Ruzante da Beolco, La
forza dell’abitudine di Bernhard,
Anfitrione di Kleist, Il maestro e
Margherita da Bulgakov, L’Uomo, la
Bestia, la Virtù di Pirandello, diretto da
registi quali Guicciardini, Marcucci, De
Bosio, De Monticelli.
Nel 1994 incontra la Compagnia della
Rancia, con la quale partecipa a West
Side Story, Cantando sotto la pioggia
e Tutti insieme appasionatamente, per
la regia di Saverio Marconi.
Nelle ultime stagioni è protagonista di
alcuni spettacoli di Assemblea Teatro,
fra i quali L’ultima notte di Giordano
Bruno e Polvere. Con la Contrada ha
preso parte a Il formaggio e i vermi di
Ginzburg per la regia di Pressburger.
Diplomata all’Istituto d’Arte Drammatica
di Trieste, Maria Serena Ciano inizia
la sua carriera di attrice di prosa negli
anni ‘70 collaborando con diversi teatri e
compagnie nazionali, fra i quali il Teatro
Stabile del Friuli Venezia Giulia e la
Contrada (nel 1976 è fra gli interpreti di
A casa tra un poco, spettacolo con cui
nasce la compagnia del Teatro Popolare
La Contrada). All’attività di attrice Maria
Serena Ciano affianca collaborazioni con
la sede RAI del Friuli Venezia Giulia,
dove lavora con registi quali Amodeo,
Winter, Bordon, Cortese, Pressburger,
Tolusso, Licalsi, Spadaio, Zeper, Calacione, e con il Festival dell’Operetta, presso
il Teatro Verdi di Trieste, in qualità di
Maestro Rammentatore. Nelle ultime
stagioni ha ripreso una collaborazione
più stretta con la Contrada prendendo
parte a I rusteghi di Goldoni e Sariandole di Curci diretti da Macedonio, Mia fia
di Giacinto Gallina, per la regia di Mario
Licalsi, Io e Annie di Woody Allen con
la regia di Antonio Salines. Negli ultimi
tre anni è stata fra gli interpreti de I
ragazzi irresistibili con Johnny Dorelli e
Salines per la regia di Macedonio.
DAVIDE CALABRESE
ALBERTA IZZO
Premio Massimini 2006 assegnatodall’Associazione Internazionale
dell’Operetta, Calabrese debutta alla
Contrada con Un nido di memorie di
Tullio Kezich. Dopo gli studi di psicologia nel 2004 si diploma con merito alla
Bernstein School of Musical Theatre
(BSMT) di Shawna Farrell. Si specializza
alla Guildford School of Acting (GSA)
di Londra. Perfeziona canto con Paul
Farrington. Allievo di Sandro Lombardi,
lavora come mimo e mangiafuoco e
studia scherma drammatica. Ha recitato
nei musical The secret garden, Oklahoma!, Children of Eden, Grand Hotel,
Company!, Sweeney Todd, Jesus
Christ Superstar. Scrive e interpreta
diverse commedie musicali e porta in
tour per tre anni Far finta di essere G,
tributo a Gaber. Recita con la Compagnia della Rancia in Tutti Insieme
Appassionatamente con Michelle
Hunziker e Luca Ward diventandone
poi il protagonista maschile. Partecipa
inoltre a Grease, La piccola bottega
degli orrori e Sogno di un mattino di
primavera, con Sandro Lombardi, per la
regia di Federico Tiezzi.
Nata a Torre Del Greco, Alberta Izzo
si diploma nel ‘97 in danza classica
presso “Il Centro Danza Classica” di
Alba Buonandi dove studia con maestri
di fama nazionale ed internazionale.
Nel frattempo frequenta corsi di Tip
Tap, flamenco, tango, contemporaneo
e modern-jazz. Nel 1999 entra a far
parte del corpo di ballo della trasmissione televisiva “Napoli Prima e Dopo”
condotta da Marisa Laurito su RaiUno.
Nel 2000 consegue il diploma di laurea
presso L’I.S.E.F. e inizia a collaborare
con la Compagnia della Rancia, con
la quale prende parte a Bulli e Pupe,
Hello Dolly! e Grease (nel ruolo di
Sandy). Nel 2004 è fra le protagoniste
della commedia Maledetta Primavera
Show, regia di Fabrizio Angelini. Nel
2005 recita in Tutti Insieme Appassionatamente a fianco di Michelle
Hunziker e Luca Ward diventandone
dal 2006 la protagonista femminile.
Nel 2007 debutta al fianco di Proietti
nello spettacolo di varietà Buonasera.
Diverse le apparizioni televisive accanto
a Marisa Laurito, Toto Cutugno, Gigi
Sabani e Pippo Franco.
88
MIRKO SOLDANO
DANILA STALTERI
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Mirko Soldano consegue il diploma
nel 2002 presso la Scuola del Piccolo
Teatro di Milano. In seguito si diploma
al corso di alta specializzazione,
“l’Attore Europeo” al Teatro Due di
Parma. Per il Piccolo di Milano prende
parte a: Phenix, Infinities, Candelaio,
Peccato Fosse Puttana e Amore
nello Specchio, tutti per la regia di
Ronconi; a Vaccaria per la regia di De
Bosio e Buffa Opera di Benni con
Antonio Albanese. Partecipa in seguito
all’allestimento di teatro-danza Medea
della compagnia Abbondanza-Bertoni.
Dal 2005 nella compagnia stabile del
“Dramma Italiano” di Fiume, presso
il Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc,
partecipa, tra le altre, a Maratona di
New York di Erba, Zente Refada di
Gallina coprodotta dalla Contrada,
Goldoni Terminus per la Biennale di
Venezia; come protagonista recita in
Liolà di Pirandello, regia di Mangano,
Delitto all’isola delle capre di Betti,
regia di Zlatar Frey, e DrammaItaliano
di Erba, regia di Loris. Per la Rai-fiction
recita in “Virginia, la Monaca di Monza”
di Sironi.
Nata a Roma, Danila Stalteri frequenta
la Scuola biennale di recitazione teatrale
presso l’Università dello Spettacolo
della sua città. Nel 2005 partecipa
ad uno stage di Regia e Recitazione
Cinematografica col regista Aurelio
Grimaldi e nel 2007 frequenta la Scuola
professionale di Method Acting presso
il Kostant Lee Studio diretto da Ilza
Prestinari. Debutta a teatro nel 2001
nel musical Emozioni diretto da
Sergio Japino e nel 2007 è protagonista
della commedia L’Educazione
Parlamentare, per la regia di Carlo
Emilio Lerici. Diverse nel frattempo le
sue partecipazioni cinematografiche:
“Tornare Indietro” di Vincenzo
Badolisani (2001); “Ho ammazzato
Berlusconi” di Rossi e Giometto (2006);
“Gli ultimi della classe” di Luca Biglione
(2007); “Voce del verbo amore” di
Andrea Manni (2007) e “L’allenatore
nel pallone 2” (2008). Nel 2004 recita
nella fiction “Carabinieri 3”, nel 2006
è nel cast di “Sotto casa” e nel 2007 in
quello di “Incantesimo”.
Dal 2005 conduce alcune trasmissioni
su SKY.
FRANCESCO MACEDONIO
nella città di Goga con Gabriele
Lavia, Casa di bambola, L’idealista
con Corrado Pani, Vecchio mondo
con Lina Volonghi, I rusteghi, oltre
90
Regista e autore teatrale, Francesco
Macedonio è nato a Idria - località
vicina a Gorizia - da una famiglia di
musicisti. Dopo aver lavorato in vari
collegi della zona, diventa insegnante
elementare di ruolo. L’interesse per
il teatro nasce assai presto, anche
attraverso gli spettacoli cinematografici
e teatrali che egli, ancora ragazzino, ha
occasione di vedere a Gorizia.
Dopo la fine delle guerra, Macedonio
fonda a Gorizia una compagnia teatrale
per la quale svolge le mansioni di
regista. La svolta giunge però nel 1967,
quando il Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia gli chiede di mettere in
scena un testo di Vittorio Franceschi,
Gorizia 1916, interpretato dallo stesso
Franceschi. Da allora Macedonio
diventa il regista stabile del Teatro
del Friuli Venezia Giulia, dirigendo
la famosa compagnia dei “dodici”,
gli attori che per numerosi anni
costituirono il gruppo di riferimento
fisso per gli allestimenti di produzione.
Fra gli spettacoli allestiti per lo Stabile,
Sior Todero brontolon con Corrado
Gaipa, Il mio Carso, Avvenimento
alla fortunatissima trilogia in dialetto
triestino di Carpinteri e Faraguna Le
Maldobrie, Noi delle vecchie province
e L’Austria era un paese ordinato:
uno dei successi più grandi nella storia
teatrale triestina.
Nel 1976, assieme agli attori Orazio
Bobbio, Ariella Reggio e Lidia Braico,
Macedonio fonda il Teatro Popolare
La Contrada, del quale è direttore
artistico. In tale veste ha messo in
scena parecchie decine di spettacoli,
spaziando dal teatro in dialetto triestino
a quello in lingua italiana, dal repertorio
brillante a quello drammatico, sino
a numerosi allestimenti per il teatro
ragazzi.
Tra gli allestimenti più recenti, sono
da ricordare El mulo Carleto e El
serpente de l’Olimpia di Roberto
Damiani ispirati alla figura e alle opere
di Angelo Cecchelin, L’assente di
Bruno Maier, L’Americano di San
Giacomo, Un nido di memorie,
L’ultimo carneval e I ragazzi di
Trieste di Tullio Kezich, Classe di ferro
di Aldo Nicolaj, Due paia di calze di
seta di Vienna e Cosa dirà la gente?
di Carpinteri e Faraguna, Ballando
con Cecilia di Pino Roveredo, Ecco
un uomo libero di Tom Stoppard, una
nuova edizione de I rusteghi, Zente
refada di Giacinto Gallina.
Fra i suoi successi più recenti,
Sariandole di Roberto Curci, I ragazzi
irresistibili di Neil Simon, con Johnny
Dorelli e Antonio Salines, Il gatto in
tasca di Feydeau.
Si dedica anche alla scrittura
drammaturgica, componendo, in
collaborazione con Ninì Perno Quela
sera de febraio, Un’Isotta nel
giardino e Antonio Freno, e scrivendo
con Pierluigi Sabatti Vola colomba.
ANDREA STANISCI
FABIO BERGAMO
91
Andrea Stanisci inizia l’attività di
scenografo e costumista nel 1985 e da
allora ha ideato scene e costumi per
un centinaio di spettacoli dedicandosi
principalmente al teatro di prosa, ma
lavorando anche per la lirica, la danza
contemporanea e per il teatro-danza,
sia in Italia che all’estero (Germania,
Austria, Polonia). Ha collaborato con
numerosi registi come Mario Ferrero,
Francesco Macedonio, Marco Mattolini,
Cesare Lievi, Alessandro Marinuzzi,
Memè Perlini, Giorgio Pressburger,
Franco Però e Cristina Pezzoli e ha partecipato ai Festival di Asti, Chieri, Fondi,
Todi, al Mittelfest di Cividale del Friuli e
alle Panatenee di Agrigento. Per la Contrada ha realizzato scene e costumi degli
spettacoli A 50 anni lei scopriva... il
mare di Chalem per la regia di Alessandro Marinuzzi, Il formaggio e i vermi
di Ginzburg, Garboli e Pressburger, per
la regia di Giorgio Pressburger, Mrs.
Rose di Martin Sherman, per la regia di
Sabrina Morena, Mia fia e Zente refada
di Gallina per la regia di Mario Licalsi, Il
gatto in tasca di Feydeau per la regia di
Macedonio.
Ha lavorato assieme a Lele Luzzatti,
Santuzza Calì e Gabriella Pescucci, collaborando alla messinscena di spettacoli
allestiti da Ronconi, Enriquez, Macedonio, Calenda, Wajda, Rossi Gastaldi e
altri. Ha firmato i costumi per spettacoli
di prosa, lirica e commedie musicali,
nonché per alcune produzioni della Rai,
spaziando dal repertorio del Settecento
sino a quello attuale. Dal 1987 collabora
alla Contrada, per la quale ha firmato i
costumi di una quarantina di spettacoli
(fra i più recenti L’Americano di San
Giacomo, Sorelle Materassi, Due paia
di calze di seta di Vienna, L’ultimo
carneval, Mia fia, Cosa dirà la gente?,
Sariandole e Vola colomba).
Collabora con il Festival Pucciniano
di Torre del Lago, con il Festival di
Todi, con il Teatro Lirico Nazionale
di Maribor in Slovenia e con il Teatro
Nazionale di Seoul (Corea). Di recente
ha realizzato i costumi per Rigoletto al
Politeama Pratese e per La bohème e
Coppelia al Teatro di Maribor.
Negli ultimi anni sono state allestite
nel Triveneto diverse mostre sui suoi
lavori.
MASSIMILIANO FORZA
92
Nato a Trieste, Forza è compositore
di musiche di scena, contrabbassista e
narratore. Terminati gli studi musicali
prende parte a tournée e registrazioni
discografiche con importanti orchestre
sinfoniche e da camera. Dal 1992, per
quattro stagioni, collabora con Rai2 nel
programma di Michele Guardì “I Fatti
Vostri”. Dal 1987 si dedica alla composizione di musiche per il teatro di prosa
sperimentandosi nei più diversi generi
teatrali. Debutta al Teatro Stabile di
Torino con il regista Giancarlo Cobelli
per il quale compone le musiche de
Il matrimonio di Figaro di P.A.C. de
Beaumarchais. Seguono poi una trentina di spettacoli per i più importanti
teatri italiani sotto la direzione di registi
quali Francesco Macedonio, Giuseppe
Emiliani, Giorgio Albertazzi, Marko
Sosic, Orietta Crispino, Alessandro
Marinuzzi, Giuseppe Pambieri. Nella
narrativa ha esordito con la raccolta
di racconti “Antifurti psicologici”
(Piemme, 2001), cui hanno fatto seguito
“Verso dove” (Fernandel, 2003), “Lettera ad un’amica” (Artè, 2004), “No family
man” (Traven Books, 2007).
Finito di stampare
nel mese di gennaio 2008
per conto della
associazione amici della contrada
via del Ghirlandaio, 12
34138 Trieste
www.amicicontrada.it
[email protected]
Stampa
Europrint, Rovigo
Alcuni volumi pubblicati nella
collana dei programmi di sala
la contrada - teatro stabile di trieste
per informazioni e richieste:
[email protected]
Associazione Culturale
Amici della Contrada
Sorta nel 1998 per volere di un gruppo di esponenti del mondo intellettuale
e imprenditoriale triestino, l’Associazione promuove attività culturali volte a
diffondere la conoscenza del teatro, anche in collaborazione con la Contrada
- Teatro Stabile di Trieste. Tra le manifestazioni di maggior risonanza: il “Teatro
a leggìo”, le prolusioni agli spettacoli in cartellone al Cristallo, gli incontri con
attori, registi e autori che si esibiscono sul palcoscenico della Contrada, convegni,
conferenze, proiezioni, mostre, pubblicazioni.
Ariella Reggio
Alba Noella Picotti
Paolo Quazzolo
Livio Chersi, Claudio Grisancich, Claudio Grizon,
Danilo Soli, Marialuisa Taucer
Revisori dei conti Livia Amabilino, Stefano Nedoh, Maria Grazia Plos
Presidente
Vice-Presidente
Direttore
Consiglieri
TEATRO A LEGGÌO 2007-2008
al Teatro Orazio Bobbio
in collaborazione con
lunedì 15 ottobre 2007, ore 17.30
UNA CASA DI BAMBOLA di Henrik Ibsen
lunedì 5 novembre 2007, ore 17.30
L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA - LA PATENTE di Luigi Pirandello
lunedì 14 gennaio 2008, ore 17.30
ELETTRA / CLITENNESTRA da Eschilo / Sofocle / Euripide
lunedì 25 febbraio 2008, ore 17.30
CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF? di Edward Albee
lunedì 17 marzo 2008, ore 17.30
CATTIVI E CATTIVISSIMI NEL TEATRO SHAKESPEARIANO di Luigi Lunari
lunedì 14 aprile 2008, ore 17.30
LO SPINATO DEVE ESSERE GRANDE di Giuseppe O. Longo
lunedì 5 maggio 2008, ore 17.30
DIALOGHI CON MARIE CURIE di Luisa Crismani e Simona Cerrato
lunedì 19 maggio 2008, ore 17.30
IL POZZO di Ugo Vicic
lunedì 2 giugno 2008, ore 17.30
I RICORDI RUBATI di Vittoria Miani Cannarella
Associazione Amici della Contrada Via del Ghirlandaio, 12 34138 Trieste
Tel. 040 948471 Fax 040 946460 www.amicicontrada.it • [email protected]
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Nato a Teddington (UK) il 16 dicembre 1899,
Noël Pierce Coward inizia giovanissimo
recitando già a 12 anni nei teatri del West End e
in piccole compagnie di giro. Dopo i primi ruoli
da protagonista (I’ll Leave It To You, 1919 e The
Young Idea, 1922) conosce il vero successo come
autore con Vortice (The Vortex, 1924), cui seguono
Angeli caduti (Fallen Angels, 1925), La febbre
del fieno (Hay Fever, 1925), Vite private (Private
Lives, 1930). Legato alla commedia brillante e
sofisticata, come in Partita a quattro (Design for
Living, 1932), Coward ha saputo rendere bene
anche l’atmosfera crepuscolare in Vita tranquilla
(Still Life, 1936); entrambi i testi sono stati
trasposti in film, il primo da Ernst Lubitsch (1933),
il secondo da David Lean con Breve incontro
(Brief Encounter, 1945).
Artista versatile e inesauribile, ha scritto più di 50
commedie, sceneggiature per il cinema, operette,
canzoni celeberrime; è stato poeta e pittore; la
sua autobiografia in tre volumi, i diari, la raccolta
delle lettere, sono la più ricca testimonianza della
vita intellettuale e dell’industria dello spettacolo
tra le due sponde dell’Atlantico. Se in Gran
Bretagna la sua fama è stata per un breve periodo
oscurata dalla nuova generazione di autori degli
anni Sessanta, negli Stati Uniti è sempre stato
in primo piano al fianco delle stelle del cinema,
della televisione e dell’intrattenimento popolare.
Ma infine gli stessi John Osborne, Arnold Wesker
e Harold Pinter hanno riconosciuto il loro debito
verso un talento insuperato. Noël Coward è stato
insignito del titolo di Sir nel 1970, poco prima
di morire nella sua residenza in Giamaica, il 26
marzo 1973.
Present laughter, qui tradotto in italiano da
Masolino D’Amico come Il divo Garry (in edizioni
precedenti L’allegra verità), è un testo per certi
aspetti autobiografico.
La vicenda ruota attorno al personaggio di Garry
Essendine, attore di successo, carismatico e
bizzarro, in procinto di affrontare una impegnativa
tournée in Africa. Nel corso di una serie di eventi
che sfiorano la farsa, Garry deve fronteggiare
i tentativi di seduzione della giovane aspirante
attrice Daphne e di Joanna, affascinante e arrivista
sposa dell’amico Harry.
Mentre gli grava addosso la paura degli anni
che avanzano, e la classica crisi di mezza età, si
destreggia tra la protettiva segretaria Monica e la
gelida ex moglie Liz, ossessionato dal giovane e
squinternato commediografo Roland Maule.
Scritta nel 1939, come corollario alla commedia
This happy breed, Present laughter è parte di una
trilogia sulla middle-class inglese che si completa
nel 1941 con Blithe Spirit.
Il titolo, ironico, è tratto da un verso di
Shakespeare ne La dodicesima notte («present
mirth hath present laughter»): un invito a prendere
con leggerezza i giorni che pur trascorrono tra
sofferenza e affanno.
Lo stesso Coward ha interpretato Garry Essendine
nella prima edizione dello spettacolo nel 1942 e
poi di nuovo nel 1956 e nel 1958, contribuendo al
successo dell’opera. Il ruolo del protagonista, con i
suoi bellissimi monologhi e la levatura drammatica
di diverse scene, offre uno dei personaggi più intensi
della commedia sofistificata.
Tra gli attori che hanno impersonato Garry da
ricordare Nigel Patrick (1965), Albert Finney
(1977), Peter O’Toole (1978), George C. Scott
(1982), Tom Conti (1993), Peter Bowles (1996),
Frank Langella (1996), Ian McKellen (1998), Rik
Mayall (2003), Simon Callow (2006), Victor Garber
(2007) e, infine, Alex Jennings nella recentissima
produzione del National Theatre di Londra.