Noël Coward - La Contrada
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Noël Coward - La Contrada
@c[`mf>Xiip Noël Coward Associazione Culturale la cantina CË8jjfZ`Xq`fe\ZlckliXc\CX:Xek`eX#]fik\d\ek\mfclkX[XFiXq`f9fYY`f# le\ek\j\eqXÔe`[`clZifeXkfXccË`e`q`f[\c)''*%=iXc\jl\ÔeXc`k~ gi`eZ`gXc`cË8jjfZ`Xq`fe\Xeefm\iXcËXkk`m`k~[`]fidXq`fe\#hlXc`ÔZXq`fe\\ X^^`fieXd\ekf[`Ô^li\gif]\jj`feXc`fg\iXek`e\ccËXdY`kf[\ccfjg\kkXZfcf\ [\cc\Xik`% 8gg\eX`jk`kl`kX#CX:Xek`eX_Xjk`glcXkfZfecËLe`m\ij`k~[\^c`Jkl[`[`Ki`\jk\ leXZfem\eq`fe\g\icËfi^Xe`qqXq`fe\[`cXYfiXkfi`\j\d`eXi`k\XkiXc``e ZfccXYfiXq`fe\Zfe`c:fijf[`cXli\Xki`\eeXc\`e;`jZ`gc`e\[\ccfJg\kkXZfcf# Xkk`mXkf[XccËLe`m\ij`k~gi\jjfcX=XZfck~[`C\kk\i\\=`cfjfÔXXgXik`i\ [XccË8eef8ZZX[\d`Zf)'')&)''*% CXi`Z_`\jkXj\dgi\Zi\jZ\ek\jlck\ii`kfi`f[`leË@jk`klq`fe\JkXY`c\[` =fidXq`fe\K\XkiXc\#Z_\iXggi\j\ek`g\i`cZXgfclf^f^`lc`Xefleglekf[` i`]\i`d\ekf`e^iX[f[`f]]i`i\lefi^Xe`Zf\hlXc`ÔZXkfg`Xef[`jkl[`g\i ^`fmXe`Xkkfi`#`e[lZ\cË8jjfZ`Xq`fe\X]fe[Xi\cË8ZZX[\d`XK\XkiXc\Ê:`kk~[` Ki`\jk\Ë%Hl\jkXJZlfcX[`K\Xkifm`\e\Zfjk`kl`kXe\cdX^^`f[\c)''*Zfecf jZfgf[`]Xmfi`i\\gifdlfm\i\cËXdfi\g\i`ck\XkifZcXjj`Zf\Zfek\dgfiXe\f \cfjkl[`f[\cc\Xik`jZ\e`Z_\2[`Xggif]fe[`i\cfjkl[`f[`klkk``k\d`Zfee\jj` XccËXik\[iXddXk`ZX2[`i`jZfgi`i\\mXcfi`qqXi\cX[iXddXkli^`X`kXc`XeX# Zfek\dgfiXe\X\ZcXjj`ZX\[`gi\gXiXi\`ek\igi\k`hlXc`ÔZXk``eXdY`kf eXq`feXc\\kiXej]ifekXc`\if% G\icfjmfc^`d\ekf[\`Zfij` CX:Xek`eXj`XmmXc\[\ccX ZfccXYfiXq`fe\[`mXi`<ek`1`c K\XkifJkXY`c\CX:fekiX[XZ_\ d\kk\X[`jgfj`q`fe\`ck\Xkif \Xcki\j\[`Xkk\Xjg\Z`ÔZ_\ Xkk`m`k~cXYfiXkfi`Xc`\[`[Xkk`Z_\ # cËLe`m\ij`k~[\^c`Jkl[`[` Ki`\jk\#cX:XjX[\ccXDlj`ZX# cË8jjfZ`Xq`fe\8ik\]]\kkf#\ klkk\c\Xcki\@jk`klq`fe`ZlckliXc` Z`kkX[`e\ \i\^`feXc`[`jgfjk\X[leX ZfccXYfiXq`fe\`ei\k\% ;XccXgi`dXm\iX[`hl\jkËXeef CX:Xek`eX_XXkk`mXkfle j\Zfe[fj\kkfi\[`]fidXq`fe\1 cX=XYYi`ZX[\`D\jk`\i`K\XkiXc`# mfckfX]fidXi\g\ijfeXc\ k\Ze`ZfhlXc`ÔZXkfZfejg\Z`ÔZ_\ Zfdg\k\eq\[`gXcZfjZ\e`Zf% Zfe`cjfjk\^ef[` 8ZZX[\d`XK\XkiXc\Ê:`kk~[`Ki`\jk\ËM`XC`d`kXe\X#/*+(*/Ki`\jk\ K\c%'+'*0'-(*=Xo'+'0+-+-'`e]f7XZZX[\d`X$ki`\jk\%`knnn%XZZX[\d`X$ki`\jk\%`k la contrada TEATRO STABILE DI TRIESTE Presidente Livia Amabilino Bobbio Direttore artistico Francesco Macedonio Direttore organizzativo Ivaldo Vernelli teatro la contrada via del Ghirlandaio, 12 34138 Trieste tel. 040 948471 fax 040 946460 www.contrada.it [email protected] Noël Coward Il divo Garry a cura di Paolo Quazzolo Il divo Garry la contrada stagione 2007 / 08 prima rappresentazione Pegognaga (MN) teatro anselmi 1 dicembre 2007 Indice 007 Livia Amabilino Bobbio Questione di stile 009 Francesco Macedonio Una graffiante satira 011 Masolino D’Amico Una commedia dall’anima d’acciaio 015 Giovanni Antonucci La drammaturgia di Noël Coward 019 Roberto Nepoti Coward al cinema 021 Danilo Soli Coward tra rivista e operetta 025 Andrea Stanisci La scenografia come personaggio 027 Noël Coward Il divo Garry 080 Schede Questione di stile Livia Amabilino Bobbio Questione di stile direbbe qualcuno. La scelta di mettere in scena Present Laughter di Noël Coward ha significato per la Contrada affrontare un testo elegante, ironico e apparentemente leggero, dove la perfetta scrittura drammaturgica fosse rispettata e accompagnata da un allestimento che ne svelasse la natura metateatrale. La vicenda, incentrata sulla figura di Garry Essendine, attore di successo ancora prestante, ma avviato “seppur con la massima riluttanza” verso la mezza età, è continuamente percorsa dal tema della duplicità del vivere e recitare, del nascondersi agli altri, del mentire anche a se stessi, che non è caratteristica solo del mondo dello spettacolo ma di ognuno di noi. Le relazioni amorose o amicali che si snodano sul palcoscenico hanno sempre la caratteristica dell’inganno e dell’interesse, ma in maniera convenzionale e condivisa, tanto da assomigliare a un gioco di società. Persino la passione o il sesso fanno parte di questo gioco, mai coinvolgente al punto da turbare un costume sociale consolidato e le regole mondane di una società ormai laicizzata. Coward, autore, attore, cantante e compositore, scrisse questo testo per la sua compagnia e in particolare per se stesso; interpretò infatti con successo la parte del protagonista: non senza fatica, come rivelò in seguito, poiché tutto ruota intorno alla figura di quel simpatico farabutto di Garry. Le parti di contorno però non sono meno importanti e vengono delineate con precisione di tratti che permettono agli interpreti una caratterizzazione ben definita. In particolare il ruolo di Liz, la moglie, che è il collante della vicenda: algida e acuta, donna di mondo, governa la vita dell’ex marito con sottile disinvoltura. La commedia è anche un affresco del “dietro le quinte” dell’entourage di un artista di successo, alle prese con la disponibilità dei teatri, la scelta Foto: © The Noël Coward estate 7 dei testi da mettere in scena, i difficili rapporti con le attrici partner, l’insistenza dei fan. L’assenza di volgarità, come forma di resistenza a una comicità che si vuole sempre più facile e digestiva, è un altro motivo della scelta di un testo che è commedia ma anche parola: il divertimento spesso non viene dalla battuta, ma dalla situazione; è insomma conseguente alla comprensione di un meccanismo che presuppone uno spettatore attento e partecipe. La regia di Francesco Macedonio ha ben sottolineato tutti questi aspetti, mettendo in evidenza i rapporti tra i personaggi con la sottigliezza psicologica e la sensibilità che gli sono proprie, e aggiungendo un ulteriore tassello alla linea produttiva della Contrada, questa volta alle prese con un vero e proprio classico della commedia. 8 Noël Coward con Mae West e Cary Grant Una graffiante satira Francesco Macedonio Scritto nel 1939, Il divo Garry (il cui titolo originale è Present Laughter) appartiene a quel consistente repertorio di lavori teatrali con cui Coward ha descritto, in modo talora graffiante e disincantato, la società a lui contemporanea. Protagonista di questa pièce è un affermato attore teatrale, ormai non più giovanissimo, che vive circondato da donne, impresari, segretarie e fans adoranti che, con la loro ossessiva presenza, ne stravolgono la vita e la tranquillità domestica. Attraverso un dialogo di grande qualità, l’autore descrive un ambiente che, dietro la frivolezza e l’apparente disimpegno, rivela la solitudine dei personaggi e, soprattutto, una umanità che agisce con l’esclusivo intento di perseguire scopi utilitaristici. In un mondo in cui Garry è circondato da donne di tutti i tipi, desiderose di concupirlo e trascinarlo in appassionanti avventure erotiche, ciò che manca è proprio l’amore. Il rapporto con la moglie Liz non è dissimile da quello che Garry ha instaurato con la segretaria Monica, mentre la giovane Daphne è ammaliata più dal personaggio che dall’uomo. L’unica donna che si stacca dal gruppo è Joanna, personaggio concreto e deciso e, alla fine, non troppo dissimile da Garry: come lui è bugiarda, cerca con tutte le forze di perseguire il proprio scopo, si insinua pericolosamente nella vita del protagonista dimostrando di essere l’unica persona capace di lottare con lui ad armi pari. Non a caso, all’interno di quel solido gruppo formato da Garry, Liz, e dagli impresari Henry e Morris, Joanna costituisce l’elemento di disturbo, colei che è pericolosamente in grado di destabilizzare un equilibrio fatto solo di interessi economici o divistici. Pur nella loro diversità, Garry e Joanna rappresentano le due facce di un medesimo personaggio laddove il primo, guidato da un temperamento un po’ infantile, ne rappresenta la parte fantasiosa, mentre la seconda, disincantata e sicura, quella razionale. 9 10 Sebbene la commedia si concluda obbligatoriamente con il lieto fine, questo lavoro nasconde, sotto la vernice comica, qualcosa di amaro che induce lo spettatore a riflettere sulla vanità dei personaggi, sull’assenza di veri sentimenti e, soprattutto, sulla mancanza di una passione autentica, d’amore o d’amicizia: i rapporti sono fittizi, ognuno recita una parte e vive nel costante affanno di ottenere vantaggi dai suoi interlocutori. Pochi sono i punti d’incontro e i momenti di vera sincerità, cosicché le situazioni divertenti e la descrizione dei vizi di questo mondo, provocano in noi una risata amara. In un contesto in cui predominano l’ostentazione e la falsità, si distingue il personaggio di Roland, il giovane commediografo in cerca di fortuna che, agendo nei confronti del protagonista come una sorta di maieuta, riesce a farne emergere l’aspetto più umano, rompendo la catena di vanità e di bassi interessi che lega tra loro gli altri personaggi. Ma, in verità, anche Roland, a suo modo, fa parte della corte adorante che circonda Garry: il suo scrivere commedie è il mezzo per potersi avvicinare al divo di cui è segretamente innamorato. Commedia che si svolge in ambiente artistico – quasi una sorta di teatro nel teatro – Il divo Garry accentua volutamente l’elemento teatrale, che emerge prepotente attraverso i comportamenti del protagonista: come tutti coloro che hanno un mestiere consumato, Garry recita anche al di fuori del palcoscenico, creando situazioni melodrammatiche, ideando scene madri, entrando e uscendo dal palcoscenico con perfetti tempi comici. Non a caso la scenografia ideata per questo spettacolo cerca di accentuare il concetto di teatralità, offrendo scale dalle quali far scendere il protagonista, pedane che si trasformano in piccoli palcoscenici, costumi che sottolineano la vanità del “divo” Garry. In questa stagione Il divo Garry è stato messo in scena, oltre che in Italia da La Contrada – Teatro Stabile di Trieste, anche a Broadway e a Londra: dati significativi che dimostrano come Coward, ancora oggi, continui a destare l’interesse di un pubblico molto vasto. I suoi lavori vengono spesso ritenuti leggeri e di facile interpretazione. In realtà, dietro il meccanismo di un testo come Il divo Garry è possibile scorgere non solo una descrizione impietosa del mondo artistico, ma anche una sorta di autobiografia in forma drammatica, in cui l’autore si confessa. Oltre che autore, Coward è stato anche uno straordinario attore e infatti richiede a chi recita una notevole abilità tecnica. Il gruppo di attori impegnati in questo spettacolo ha dimostrato di possedere grandi capacità, con i protagonisti Gianfranco Jannuzzo e Daniela Poggi tutti gli interpreti della ormai collaudatissima compagnia stabile della “Contrada”. Una commedia dall’anima d’acciaio Masolino d’Amico Così l’autore, diversi anni dopo, su Present Laughter ovvero Il divo Garry (orribile, a mio gusto, il titolo nella precedente traduzione italiana pubblicata da Einaudi: L’allegra verità): “È una commedia molto leggera e fu scritta col ragionevole obbiettivo di offrire un pezzo di bravura a me stesso. Fu un successo enorme. Io ebbi delle critiche eccellenti e, con mio grande stupore e considerevole sgomento, anche la pièce venne ragionevolmente acclamata. Questo mi lasciò talmente scosso che non posso aggiungere altro”. In un primo momento però Noël Coward era stato costretto a rimettere nel cassetto la sua creatura. Scritta nel 1939, proprio alla fine di un decennio che si era fatto sempre meno spensierato, Il divo Garry stava per andare in scena (a sere alternate con un altro lavoro nuovo di Coward, di timbro alquanto diverso: This Happy Breed, analisi dolceamara di una famigliola piccoloborghese) quando un avvenimento esterno mandò tutto in aria. Sempre Coward racconta altrove: “Il 30 e il 31 agosto facemmo delle antigenerali di This Happy Breed e del Divo Garry, ed entrambe le commedie filarono con notevole agio considerando che al debutto mancava ancora una settimana. Venerdì 1 settembre i tedeschi invasero la Polonia e fu evidente che era questione solo di giorni, se non di ore, prima che entrassimo in guerra. …Ci dicemmo addio e facemmo allegramente false profezie per il futuro…”. Coward avrebbe partecipato allo sforzo bellico, beninteso a suo modo. Lavorò per l’Ufficio per la Propaganda degli Alleati a Parigi e poi negli USA, in Australia e nella Nuova Zelanda; nel ’42 scrisse e diresse insieme con David Lean il film di propaganda In Which We Serve, sull’affondamento dell’incrociatore Kelly, Oscar come Outstanding Production. Allo stesso tempo tuttavia capì che i suoi compatrioti gradivano accantonare ogni tanto 11 12 le ristrettezze del momento, e dopo avere varato una commedia nuova e tutt’altro che austera come Spirito allegro (1941), tornò al progetto del Divo Garry e di The Happy Breed. Il debutto londinese avvenne il 29 aprile 1942, preceduto da un giro in provincia durato 28 settimane. Londra era sotto i bombardamenti e proprio in quella settimana la vendita della benzina per le automobili era stata ristretta a coloro che dimostrassero di averne bisogno per lavoro. Ma Il divo Garry che parlava solo di frivolezze ottenne proprio quel successo che Coward rievocava compiaciuto tanti anni dopo, e fu un successo duraturo. Egli stesso riprese la commedia, sempre con la propria regia, nel 1947, dopodiché, con l’eccezione degli anni Cinquanta, non ci fu decennio senza che questa venisse riproposta sui palcoscenici del West End: con Nigel Patrick nel 1965, con Albert Finney nel 1977, con Donald Sinden nel 1981, e via dicendo fino al recentissimo allestimento del National Theatre con Alex Jenning (25 settembre 2007). Benché la carriera di Noël Coward – attore di teatro e di cinema, cantante, compositore di canzoni (parole e musica), romanziere, solista di night –, che era iniziata a dieci anni, sarebbe durata fino alla sua morte nel 1973, e benché l’umorismo dell’intrattenitore non sarebbe mai venuto meno, Il divo Garry fu l’ultima sua commedia deliberatamente e indiavolatamente divertente, beninteso in chiave di sorridente cinismo, la vera conclusione di quel mannello che comprende soprattutto, oltre al surricordato Spirito allegro, Hay Fever (1925), Vite private (1930) e Partita a quattro (1933). È anche la più autobiografica delle sue invenzioni, col ritratto di un divo popolare che vive per sentirsi amato e quindi non riesce a impedirsi di sedurre chiunque abbia davanti, salvo darsi alla fuga quando l’altro o l’altra lo prende sul serio. Ironicamente, a differenza del suo creatore, Garry Essendine è una star poco sofisticata, il cui repertorio sono melodrammi melensi o dozzinali pièces da salotto, qualche battuta o qualche titolo dei quali Coward si diverte a inventare: è quello che gli inglesi chiamano matinée idol, idolo delle pomeridiane, divo particolarmente ammirato dalle signore anziane e insomma da spettatori di gusti tradizionali. Ma è pur sempre una star, specie in un’epoca in cui il teatro è ancora un importante punto di incontro della upper class. E non lo è diventato per caso. In queste cose il talento da solo non basta, ci vogliono duro lavoro e applicazione indefessa. È un luogo comune osservare che in molte lingue (anche in latino: ludus), recitare si dice giocare. Ora, il gioco è quella cosa che ha senso solo se viene fatta con la massima serietà; e il giocherellone Garry, incapace di dire di no a nessuna ammiratrice che gli casca tra le braccia, sempre pronto a esagerare comicamente le proprie reazioni per qualunque contrarietà quotidiana, davanti alla più piccola minaccia che riguardi Noël Coward con Frank Sinatra, Las Vegas 12 giugno 1955 la sua professione smette subito di fingere, e fa sul serio. Circondato da femmine che vogliono da lui una dichiarazione d’amore, di cui lì per lì di regola ottengono almeno un surrogato accettabile, si riscalda davvero, e pericolosamente, solo quando un ragazzetto presuntuoso sembra credere che scrivere una buona commedia o recitarvi siano attività alla portata di chiunque, e non richiedano invece anni e anni di fatiche e di impegno. Insomma, questa commedia ostentatamente futile, col suo impeccabile sviluppo di farsa alla francese, ha in realtà un’anima di acciaio. E se ne esce col sospetto che certi uomini eleganti, spiritosi, distaccati, magari poco “virili”, pronti a entusiasmarsi per una nuova vestaglia di seta come a ridere davanti a quella che per altri sarebbe una disgrazia – si chiamino Oscar Wilde, Max Beerbohm, Ronald Firbank, Evelyn Waugh, o Noël Coward – sono, in fondo, i più forti e determinati di tutti. 13 La drammaturgia di Noël Coward Giovanni Antonucci Noël Coward è stato per tutta la sua vita un drammaturgo di grande successo, ma anche un interprete di classe, un regista elegante, un autore fecondo di canzoni divenute popolari e di musical di qualità. Un uomo di teatro completo, il maggiore nella scena fra le due guerre, in grado di deliziare un pubblico di ogni condizione sociale. Eppure il mondo che rappresentò, soprattutto nelle sue commedie, era quello della borghesia inglese più agiata. I suoi personaggi, infatti, non hanno mai difficoltà economiche, viaggiano con disinvoltura, soggiornano in alberghi esclusivi, non si pongono problemi morali e tanto meno politici. Coward ci dà un’immagine della realtà assai diversa da quella che, negli stessi anni, volevano imporre le ideologie egemoni. Contro i guasti dell’ideologismo, contro i suoi quotidiani attentati alla felicità degli uomini, egli rivendica il diritto alla libertà dell’esistenza, all’autonomia dell’individuo e perfino alla frivolezza, che è una componente della natura umana. In Vite in privato, il suo capolavoro assoluto, una battuta ci dà la chiave della sua drammaturgia. Elyot dice a Amanda: “Non essere seria, amore mio, faresti proprio il loro gioco” e alla domanda di lei: “Loro chi ?”, risponde: “Tutti i futili moralisti che cercano di rendere la vita insopportabile. Ridi di loro. Sii irriverente. Ridi di tutto, delle loro sacre dottrine antiquate. L’irriverenza fa venir fuori tutta l’acredine che c’è nella loro maledetta luce e dolcezza”. La modernità e l’attualità di questo drammaturgo, a prima vista inattuale, è nel rifiuto dei moralisti uggiosi e degli ideologi, che vogliono costringere gli individui ad essere infelici o felici in un futuro inattingibile. L’irriverenza è per l’inappuntabile Coward il grimaldello per far saltare il castello di certezze di chi vuole imporre una visione a senso unico della realtà, per smascherare la sua volontà di dominio e di potenza. Questa irriverenza, Noël Coward, 1937 15 che nelle sue pièces si esprime con folgoranti battute degne del miglior Oscar Wilde piuttosto che di Somerset Maugham, al quale è stato accostato, gli ha permesso di deliziare il pubblico per oltre quarant’anni, ma anche di sviare la critica che lo ha per troppo tempo sottovalutato. Un fenomeno simile a ciò che è avvenuto da noi con Aldo De Benedetti, un altro maestro della commedia umoristica, per molti anni ritenuto commerciale e “digestivo”. 16 Oggi Coward, che scriveva, come dichiarava, per avere dei personaggi affascinanti da interpretare e per piacere al pubblico, ci appare una delle punte più alte della commedia non solo brillante del Novecento. Forse perché non aspirava all’immortalità, ma a scrivere solo del buon teatro. Ne Il divo Garry , una delle sue commedie più sottili, ora felicemente riproposta da noi dopo anni di incomprensibile silenzio, il protagonista Garry Essendine, trasparente ritratto dello stesso Coward, esclama rivolto a un aspirante commediografo: “Me ne infischio dei posteri. Che vuole che m’importi di ciò che si penserà di me quando sarò morto stecchito ? […] Voglio dirle questo. Se vuole fare il commediografo, lasci che il teatro di domani se la veda da sé. Si faccia scritturare come maggiordomo in una compagnia di repertorio, ammesso che la accettino. E impari da zero a costruire le commedie e che cosa si può o non si può trasformare in materia teatrale. Poi si metta a tavolino e scriva almeno venti commedie, una dopo l’altra. Se riuscirà a far mettere in scena la ventunesima da una compagnia di dilettanti, potrà dirsi molto fortunato”. Qui c’è tutto Coward, con la sua fiducia illimitata nel mestiere del drammaturgo, conquistato con fatica e senza illusioni di gloria. Il miracolo della sua cinquantina di opere è di essere nate in e per il palcoscenico e di resistere al trascorrere del tempo assai più di tante opere ambiziose di autori ambiziosi, che spesso hanno trasformato il teatro in un tempio della ideologia e in una cattedra di ambiguo moralismo. Perfino il primo successo di Coward, Il vortice, andato in scena nel 1924, è meno datato di quanto può apparire a prima vista, con quel figlio che si scopre preda della droga e con quella madre che va a letto con gli amici della stessa età di lui. Ciò che lo riscatta è la qualità del dialogo, la sua leggerezza, quell’umorismo agrodolce che è il segno del suo talento e che brilla nelle sue commedie più originali. Il dialogo di Coward, che un critico dell’autorevolezza di George Steiner ha giustamente paragonato a quello di Congreve e di Marivaux, è “parola e azione, intonazione e ripetizione, cadenza, sottinteso e allusione”, come ha sottolineato Guido Almansi in un suo brillante saggio. Il gioco dell’amore e del caso, i tradimenti di uomini e donne, gli scambi di coppie, che però non hanno nulla a che fare con quelli che avvengono nel nostro paese nei privés, sono rappresentati, da una parte, con un occhio a un mondo che sta cambiando nei costumi, dall’altra, al teatro come splendido ludus degno di Feydeau. Febbre da fieno (1925) è una commedia per i tempi trasgressiva, con quella famiglia di artisti che dell’irregolarità fa la sua bandiera e che della banalità fa il suo bersaglio. Vite in privato (1930), con quegli ex coniugi che si incontrano con i nuovi e che decidono di ritornare insieme, è un Marivaux genialmente aggiornato. E che dire di Partita a quattro (1933), da cui Lubitsch trasse uno dei suoi film più felici, dove il ménage à trois diventa una sorta di ménage à quatre? In Spirito allegro (1941), la pièce più rappresentata di Coward, un marito ha il difficile compito di convivere con la seconda moglie, ma soprattutto con l’irriverente fantasma della prima, da tempo defunta. Il divo Garry si conclude con un happy end fra i coniugi, ma dopo che il gioco dell’amore si è svolto nella più completa libertà dalle regole della società. Coward, a trentacinque anni dalla sua scomparsa, resta l’inimitabile esempio di un teatro che coniuga la commedia di costume con un dialogo iridescente e con un senso del gioco teatrale che ha rari equivalenti nella drammaturgia del Novecento. 17 Noël Coward al piano, foto di Cecil Beaton Coward al cinema Roberto Nepoti Non è facile fare ordine nella carriera – anche solo per la parte che ne compete al cinema – di Noël Coward: come lo definiscono i repertori “commediografo, attore, regista, produttore cinematografico e teatrale”. Tentiamo ugualmente una sintesi, consapevoli di sacrificare la completezza dell’informazione (il semplice elenco dei titoli esaurirebbe lo spazio di cui disponiamo) limitandoci alle opere più significative. A cominciare dal 1927, parecchi dei quasi centoquaranta testi scritti dal prolifico drammaturgo conoscono un adattamento per lo schermo. Da citare almeno Notte di nozze, Easy Virtue (regia di Alfred Hitchcock), Cavalcata, Tzigana, Maschere di lusso e soprattutto Partita a quattro (1933), diretto da Ernst Lubitsch e adattato dal principe degli sceneggiatori di Hollywood, Ben Hecht. Nell’interpretazione di tre star dell’epoca (Fredric March, Gary Cooper, Miriam Hopkins), il film è un capolavoro di satira sull’ambiguità dei rapporti amorosi declinato in forma di sophisticated comedy. Il coinvolgimento di Coward nel cinema si fa più diretto grazie alla collaborazione con David Lean. Un anno dopo l’altro, la coppia realizza quattro film assai diversi, dove Coward è accreditato come autore della screenplay, e non soltanto. Nel dramma bellico Eroi del mare (1943) firma anche la coregia con Lean, oltre a svolgere le funzioni del produttore e a interpretare la parte del comandante Kinross. Gli altri frutti della cooperazione sono La famiglia Gibson (1944), Spirito allegro (1945) e Breve incontro (1946), tutti ricavati dalle commedie di Coward nonché da lui sceneggiati a prodotti. Particolarmente brillante Spirito allegro, dove Rex Harrison, occupandosi di spiritismo, evoca il fantasma della prima moglie, che prende a perseguitare il vedovo e la propria rivale. Ma il vero capolavoro del binomio è Breve incontro, storia dell’amore impossibile tra un medico e una casalinga sposata che si pone come opera-chiave per il cinema britannico del dopoguerra, focalizzando su personaggi quotidiani, esistenze grigie, esperienze Noël Coward, con Jane Powell e Zsa Zsa Gabor 19 di frustrazione contro le convenzioni imperanti del “romanzesco”. Fatti salvi i valori intrinseci, che gli hanno riservato un posto in tutte le storie del cinema, il film rappresenta anche un colpo da maestro da parte di Coward il quale, nel dopoguerra, tenta di sfuggire all’immagine di scrittore frivolo e dandy che ormai rischia di danneggiarlo; soprattutto da quando gli Angry Young Men lo additano come il tipo del drammaturgo datato e fuori moda. Al contrario, egli dimostra una capacità di reinventarsi degna di una moderna popstar, alternando lo humour con la malinconia e la tenerezza per la “gente comune”. Nel 1949 si moltiplica letteralmente per Lo spirito, la carne e il cuore, dramma sulle ossessioni sessuali di uno psichiatra che scrive-produce-interpreta, curandone anche il commento musicale (per buona misura qualche repertorio aggiunge, a torto, la regia). 20 Soffermiamoci ora sul Noël “intradiegetico”, attore più incline alle partecipazioni amichevoli e alle caratterizzazioni bizzarre che ad assumersi vere e proprie parti in commedia. Sui palcoscenici, il futuro drammaturgo recitava fino dall’età di dieci anni. Anche il debutto sullo schermo – pur non apparendo il suo nome nei titoli – è precoce: risale al 1918, allorché egli impersonò due piccoli ruoli (un uomo che spinge una carriola e un paesano) nel kolossal di David Wark Griffith Hearts of the World. Coward figura nel fitto cast del Giro del mondo in 80 giorni (1957) come Roland HeskethBaggot. Ha una parte di rilievo nel Nostro agente all’Avana (1960): nei panni di Hawthorne, l’amico del protagonista che ci rimette la pelle, recita con finezza e spirito. In Bunny Lake è scomparsa di Otto Preminger (1965) si diverte visibilmente a caratterizzare un padrone di casa lubrico e perverso, che colleziona fruste per esercizi sadomaso. Nel 1968 resta coinvolto nella Scogliera dei desideri, film tra i meno riusciti di Joseph Losey, facendo da spalla alla coppia Elizabeth Taylor-Richard Burton. La sua ultima apparizione sullo schermo lo vede nel ruolo di Mr. Bridger, detenuto dandy che dirige una rapina dall’interno del carcere in Un colpo all’italiana di Peter Collinson (1969); ed è, per unanime consenso, l’unico elemento d’interesse in un filmetto d’azione alquanto modesto. Coward, in definitiva, dovette considerare la recitazione un interesse secondario della propria carriera; poco più che un hobby. E, non mostrandosi davvero preveggente, sprecò qualche occasione memorabile; come dimostra la storia dei suoi ruoli mancati. Scelta originaria di Lean per la parte del colonnello Nicholson nel Ponte sul fiume Kwai (1957), che valse l’Oscar come miglior attore ad Alec Guinness, rifiutò poi di essere Humbert Humbert in Lolita di Stanley Kubrick (1962). Così come si negò al personaggio del diabolico dr. No nel primo episodio delle avventure di James Bond 007, nonostante l’amicizia che lo legava a Ian Fleming. Noël Coward tra rivista e operetta Danilo Soli Quando nel 1967, quindici anni dopo la morte di Gertrude Lawrence, la Fox decise di dedicare un film all’emozionante carriera della grande attrice, affidandone il ruolo a Julie Andrews, dovette pensare anche all’interprete della parte di Noël Coward, che della Lawrence era stato l’amico più caro, fin dai tempi del loro lontano debutto nei teatri londinesi. Grande imbarazzo del regista Robert Wise: come li avrebbe accolti il Maestro (così lo chiamavano tutti)? Si sarebbe accorto che gli anni erano passati anche per lui? Ma Coward li ricevette con un amabile sorriso, dicendo subito “Avete già pensato a qualcuno per il mio ruolo?”. E Wise tirò un sospiro di sollievo. Il film, intitolato Star!, fu per la Fox un mezzo disastro. Troppo lungo, fu tagliato da tre a due ore e in Italia, chiamato Un giorno… di prima mattina, non fece cassetta. Ora però, che anche Coward non c’è più, resta una miniera di preziosi ricordi, anche per quanto riguarda la sua produzione musicale, che qui ci interessa. Il ruolo, su suo consiglio, fu affidato a Daniel Massey, che era il suo pupillo e che si destreggiò tanto bene da meritarsi una nomination all’Oscar. In quel film vediamo, a esempio, il giovane Coward al pianoforte, che canta l’arguta Forbidden fruit all’impresario Andrè Charlot e lo seguiamo mentre convince a ingaggiare la Lawrence per la rivista London Calling del 1923 per la quale ha scritto la nostalgica, morbida canzone Parisian Pierrot. E poi appaiono i successi di Broadway: Private Lives (Vite private), per cui ha composto la sentimentale Someday I’ll Find You, e gli atti unici di Tonight at 8.30, dove c’è anche il toccante incontro in una stazione di Still Life, che il regista David Lean trasformerà nel 1945 21 Ritratto di Noël Coward e Gertrude Lawrence in Tonight at 8:30 (Ben Solowey, 1937) in un film di grande successo, Breve incontro, con Trevor Howard e Celia Johnson. E c’è Red Peppars, storia brillante di una coppia d’attori, dove a suo tempo Coward e la Lawrence erano stati irreprensibili. Episodio, se vogliamo, da vaudeville (Qualcuno ha visto la nostra nave?), ma che conferma le incredibili capacità teatrali che Noël ha dimostrato durante tutta la sua luminosa carriera. London Calling, On With the Dance e The Year of Grace sono le riviste per Charlot e per Cochran che gli hanno dato la fama negli anni Venti, con canzoni che la sua voce trepida e suadente, da autentico crooner, rendeva memorabili, almeno per gli inglesi, da Poor Little Rich Girl a A Room With a View. 22 Nel 1929, suggestionato dal Pipistrello di Strauss, Coward affronta l’operetta, genere che l’Inghilterra ha sempre coltivato con spiritosa eleganza dal tempo delle savoy operas di Gilbert e Sullivan per arrivare all’epoca eduardiana di Jones e di Monckton, fino appunto a Coward e a Ivor Novello. E proprio Novello resterà sempre il suo più agguerrito rivale sullo schermo (bellissimo rubacuori alla Valentino) e sulle scene londinesi, quale autore di iper-romantiche creazioni, come The Dancing Years e Glamorous Night. Potremmo tradurre con Agrodolce il titolo Bitter-Sweet con cui la prima operetta di Coward va in scena al His Majesty’s Theater il 18 luglio 1929 e vi è replicata per 697 volte. La Lawrence non c’è perché la parte cantata è troppo lirica. C’è invece Peggy Wood, mentre Evelyn Laye, che l’ha rifiutata, arriva per la prima di New York (altre 159 recite). La storia si snoda tra il 1875 e il 1929, da Vienna a Londra, e, a dimostrazione che si può morire anche nelle operette, il grande amore della protagonista rimane ucciso in una rissa. Lei non lo dimenticherà più, mentre il pubblico inglese non dimenticherà più I’ll See You Again, la dolce ballata che risuonerà per tutta Londra, suonata da bande, violini e organetti, assieme a un altro motivo, Zigeuner, a cui si ispirerà nel ’40 il film con Nelson Eddy e Jeannette Mac Donald. È l’inizio di una serie stimolante, a partire da Cavalcade nel ’31, suggerita da vecchie copie dell’“Illustrated London News”: una vera cavalcata, dalla guerra dei boeri al naufragio del “Titanic”, con il Mirabelle Valse. Ne scaturirà un film da Oscar che gli inglesi giudicheranno migliore di Nascita di una Nazione di Griffith. Nel 1934 è Coward stesso a portare al successo Conversation Piece con una frizzante stella parigina, Yvonne Printemps. A un certo punto egli lascerà il posto a Pierre Fresnay, che non tarderà a sposare la protagonista. Anche qui un grande valzer: I’ll Follow My Secret Heart. Seguono Operette nel ’38 con un’altra diva internazionale, la viennese Fritzi Massary,, che rende famosa Gipsy Melody. Poi la lunga parentesi bellica: Coward è al servizio propaganda di Parigi, va in Australia a cantare per le truppe, scrive London Pride con l’orgoglio del varo londinese; nel film In Wich We Served, che dirige con Lean, si ispira a Lord Mountbatten e vince un Oscar per la produzione. Nel dopoguerra è tempo di musical: Pacific 1860 va in scena con la vulcanica americana Mary Martin che lo accompagnerà anche nel debutto televisivo. Miss Excellency regrets è degna del miglior Porter. Seguono Ace of Clumbs nel ’49 con la cabarettistica Josephine, la moglie di Napoleone, e la marinaresca Sail Away, che nel ’61 sarà il titolo dell’ultimo successo con la magnifica Elaine Stritch. In mezzo After the Ball, ispirato al Ventaglio di Lady Windermere di Oscar Wilde e, per finire, The Girl who Came to Supper, tratto da The Sleeping Prince di Rattigan. Quale l’apporto di Coward all’operetta inglese? È un’inguaribile nostalgia vittoriana, quasi barocca, con melodie poetiche e sognanti, come nel miglior Lehár, e certi finali sospesi, un po’ enigmatici, come il suo ironico sorriso di sovrano baronetto dello spettacolo. Del resto basta sfogliare una storia inglese dell’operetta: è l’unico, vero erede di Gilbert e Sullivan. 23 Noël Coward con Charlie Chaplin e Mary Martin La scenografia come personaggio Andrea Stanisci Quella che descrive l’ambiente in cui si svolge Il divo Garry, è la classica didascalia delle commedie degli anni Trenta: è la descrizione minuziosa e dettagliata di una stanza di una casa inglese, con una scala che porta alla camera da letto; le porte che danno alla stanza degli ospiti, all’ufficio, alle stanze della servitù; l’ingresso, una finestra: una stanza della casa di Garry. Ma Garry è un attore, un divo. Che recita sempre o quasi sempre, che scivola leggero tra realtà e rappresentazione, che capisce e apprezza un interlocutore alla sua altezza, capace di “dargli bene la battuta”. Un attore bravissimo a muoversi con disinvoltura sulla scena come nella vita. E allora la stanza è una scenografia che, come un personaggio, recita la sua parte. Reclama decisamente di apparire per quello che è: finta. Talmente finta da non essere nemmeno finta: alcuni pezzi sono ancora da dipingere, altri non sono altro che il retro di una quinta con le cantinelle della struttura a vista. E anche le parti finite… certo ci sono le boiserie, come ogni casa inglese vuole, ma di compensato dipinto, non certo di legno pregiato. Ci sono i quadri inclinati verso l’ospite che li guarda, ma – ahi! ahi! – non sono scene di caccia, quanto piuttosto copie clamorose dello scandaloso Balthus. E la scala, più che portare alla camera di Garry – naturalmente in posizione centrale e dominante – serve per le sole entrate ad effetto. È una stanza architettonicamente delirante, senza due pareti parallele, ma tuttavia adatta a recitarvi e fornita addirittura di una pedana / teatrino; adatta a tesservi quegli intrighi e complotti da cui Garry si sente circondato dietro le porte chiuse; dotata di un numero sufficiente di specchi per controllare il proprio aspetto prima di una nuova scena. Ma come a Garry sfuggono momenti di sacrosanta verità, così anche la scenografia talvolta si distrae, e con piccoli dettagli (divano, sedie, maniglie, bicchieri, …) può far pensare d’essere davvero la stanza d’una casa e non la sua rappresentazione. 25 Il divo Garry Noël Coward Traduzione di Masolino d’Amico Commedia leggera in tre atti Personaggi GARRY ESSENDINE LIZ ESSENDINE MORRIS DIXON HENRY LYPPIATT JOANNA LYPPIATT MONICA REED FRED MISS ERICKSON DAPHNE STILLINGTON LADY SALTBURN ROLAND MAULE L’azione si svolge nello studio di Garry Essendine, a Londra. Atto I Mattina Atto II Scena I. Sera. Tre giorni dopo Scena II. La mattina seguente Atto III Una settimana dopo Tempo: oggi 27 ATTO PRIMO 28 La scena è lo studio di Garry Essendine, a Londra. A destra c’è una porta che dà nella camera da letto per gli ospiti. Oltre questa c’è un’alcova con un ingresso che conduce alla porta dell’appartamento. A sinistra di questa c’è una scala che conduce alla camera da letto di Garry. Sotto la scala c’è una porta di servizio, oltre questa c’è un’ampia finestra, quindi un’altra porta che dà nell’ufficio. Avanti sulla destra c’è un camino. L’arredamento è confortevole, anche se un tantino eccentrico. Alla levata del sipario sono circa le 10.30 del mattino. Lo studio è in penombra perché le tende sono chiuse. Entra Daphne Stillington, dalla stanza per gli ospiti. È una ragazza carina sui ventitré o ventiquattr’anni. Indossa una veste da camera e un pigiama maschili. Si aggira per la stanza finché non trova un telefono, e allora, quasi furtivamente, compone un numero. DAPHNE (al telefono) Pronto… pronto! Sei tu, Saunders? Mi passi la signorina Cynthia? …Va bene, aspetto… pronto… Cynthia, tesoro, sono Daphne… sì… sei sola? Ascolta. Sono dove sai… Ebbene sì… No, non si è ancora svegliato… Ancora non si è vista anima viva… No, nella camera degli ospiti. Mi sono alzata in questo momento, non mi sono nemmeno vestita… Ora però devo smettere, può entrare qualcuno… Senti, se chiamano da casa, digli che sono da te… Giuramelo! …Tesoro avevi promesso… Certo che poi ti racconto tutto, non vedo l’ora… D’accordo. Riattacca e va verso la porta di servizio. C’è quasi arrivata quando da questa entra Miss Erickson. Miss Erickson è una governante svedese, magra, dall’aria vaga. Indossa un camice di cinz, guanti e delle ciabatte molto logore. Fuma una sigaretta. DAPHNE (un po’ nervosa) Buongiorno. MISS E. (senza mostrare la minima sorpresa) Buongiorno. Va alla finestra e apre le tende. DAPHNE (andandole dietro) A che ora si fa chiamare il signor Essendine? MISS E. Dipende da a che ora è andato a letto. Va al caminetto. Daphne le va dietro. DAPHNE (parlando in fretta) Forse abbiamo fatto un po’ tardi ieri sera. Vede, eravamo a un party, e molto carinamente il signor Essendine ha detto che mi dava un passaggio fino a casa, ma poi mi sono accorta che mi ero scordata la chiave e siccome non potevo farmi sentire dalle persone di servizio che dormono tutti all’ultimo piano insomma il signor Essendine ha detto che potevo dormire qui e… e così è stato. MISS E. Se avete fatto così tardi probabilmente dormirà fino al pomeriggio. DAPHNE Oh Dio. Non lo può chiamare? MISS E. Purtroppo no. Abbiamo l’ordine di non chiamarlo mai. DAPHNE Be’, crede che potrei avere un caffè o un succo d’arancio o qualcosa del genere? MISS E. Vediamo. Esce dalla porta di servizio. Daphne, rimasta sola, si siede abbastanza abbattuta sul bordo del divano. Dopo qualche momento entra Fred. Fred è il cameriere personale di Garry. È vestito con eleganza, con una giacca nera di alpaca. Daphne si alza in piedi. DAPHNE Buongiorno. FRED Buongiorno. DAPHNE Lei ha un’idea di quando si sveglia il signor Essendine? FRED Ogni ipotesi è buona, non ha lasciato scritto niente. DAPHNE Non potrebbe chiamarlo? Sono quasi le undici. FRED Quando lo svegliamo senza volere viene giù tutta la casa, figuriamoci a chiamarlo apposta. DAPHNE Be’, crede che potrei avere un po’ di colazione? FRED Cosa le va? DAPHNE Caffè, per favore, e un succo d’arancio. FRED Aggiudicato. Fred esce. Daphne gironzola qua e là e da ultimo si rimette sul divano. Entra dall’ingresso Monica Reed, segretaria di Garry. Indossa soprabito e cappello e ha in mano un fascio di lettere. Monica è una donna gradevole, alquanto austera, che ha passato da poco la quarantina. DAPHNE Buongiorno. MONICA Buongiorno. Sono la segretaria del signor Essendine. Posso esserle utile? DAPHNE Ecco, è un tantino imbarazzante… capisce, ieri sera il signor Essendine mi ha accompagnata a casa dopo un party e io come una scema mi ero scordata la chiave e così lui molto carinamente ha detto che potevo restare qui… nella stanza degli ospiti. MONICA Spero che non abbia avuto freddo. DAPHNE Oh no, per niente, grazie. MONICA Ci sono certi spifferi gelati, nella stanza degli ospiti. DAPHNE Ho tenuto accesa la stufa. MONICA Ha fatto bene. DAPHNE E ora mi domandavo se qualcuno poteva dire al signor Essendine che… be’… sono qui. MONICA Quando si sveglierà se lo ricorderà, immagino. DAPHNE Ma quando si sveglierà, secondo lei? MONICA Se non ha lasciato istruzioni precise di svegliarlo, è capace di dormire all’infinito. DAPHNE Non vorrei andare via senza averlo salutato e ringraziato. 29 30 MONICA Al suo posto io mangerei qualcosa, mi vestirei e se a quel punto non si sarà svegliato gli lascerei due righe. Ha chiesto la colazione? DAPHNE Sì, credo che quell’uomo me la stia portando. MONICA Lo conosce da molto tempo, il signor Essendine? DAPHNE Be’, no, non esattamente… voglio dire, naturalmente lo conosco da sempre, nel senso che so chi è, e lo trovo stupendo, ma di fatto ci siamo presentati per la prima volta ieri sera al party di Maureen Jarratt. MONICA (ironica) Capisco. DAPHNE Trovo che sia ancora più affascinante nella vita che in scena, e lei? MONICA (con un lieve sorriso) Ancora non sono riuscita a decidere. DAPHNE È con lui da molto tempo? MONICA Vado per i diciassette anni. DAPHNE (con entusiasmo) Che meraviglia! Lo conoscerà meglio di chiunque altro. MONICA Meglio della maggior parte, anche se meno intimamente di qualcuno. DAPHNE Ogni tanto ha lo sguardo triste. MONICA Per caso non le ha detto che la vita gli sta passando accanto? DAPHNE Mi sembra che abbia detto qualcosa del genere. MONICA (togliendosi soprabito e cappello) Gesù! DAPHNE Perché? MONICA Era solo una curiosità. DAPHNE Lei non sa quanto la invidio, che lavora per lui. Dev’essere un paradiso. MONICA Di sicuro non ci si annoia. DAPHNE Non mi giudicherà male per il fatto che ho passato la notte qui… voglio dire, visto da fuori non fa una bella impressione, vero? MONICA Be’, a dire la verità, signorina… signorina…? DAPHNE Stillington. Daphne Stillington. MONICA Signorina Stillington… non sono affari miei, le pare? DAPHNE No, si capisce, ma non vorrei che pensasse… MONICA Diciassette anni sono tanti, signorina Stillington. Ho smesso di pensare a quelle cose lì nella primavera del millenovecentoventidue. DAPHNE Ah, capisco. Entra Fred dalla porta di servizio con un vassoio con caffè, succo d’arancia e pane tostato. FRED Mangia qui, signorina, o in camera da letto? DAPHNE Qui, grazie. MONICA Io veramente direi che starebbe più comoda in camera da letto. Lo studio diventa un po’ caotico verso le undici. Arriva gente, il telefono si mette a squillare… DAPHNE Va bene. MONICA Appena si sveglia l’avverto. DAPHNE Grazie infinite. Fred porta il vassoio nella stanza degli ospiti. Daphne lo segue. Monica entra nell’ufficio e ne riesce incontrando Fred che sbuca dalla stanza degli ospiti. MONICA C’è una saponetta in quel bagno? FRED Sì, ma il rubinetto fa i capricci. Lo puoi girare fino alla consumazione dei secoli. MONICA FRED MONICA FRED MONICA FRED MONICA FRED MONICA FRED Glielo hai detto? Se ne accorgerà da sola. Meglio se le mandi Miss Erikson. È andata dal droghiere, ma appena torna glielo dico. Eri qui ieri sera? No. Per me è una novità. Se a mezzogiorno non ha ancora suonato sarà il caso di svegliarlo. Si ricorda cosa è successo l’ultima volta?! È un caso di forza maggiore. E poi ha una colazione fuori. Be’, se poi scoppia il pandemonio non dia la colpa a me. In questo momento Garry Essendine appare in cima alla scala. È in pigiama e ha i capelli spettinati. GARRY (furibondo) La cosa non interesserà a nessuno, ma io dormivo come un angelo e sono stato svegliato da urla di indemoniati! Si può sapere che succede? MONICA Stavo parlando con la signorina Stillington. GARRY E chi diavolo è la signorina Stillington? MONICA È nella stanza degli ospiti. GARRY (scendendo la scala) Non ho chiesto dov’è, ho chiesto chi è! MONICA Possiamo guardare sull’elenco. FRED Si era scordata la chiave di casa, se capisce quello che voglio dire. GARRY Fred, tu vai via e portami del caffè. FRED Aggiudicato. GARRY E non dire “aggiudicato”. FRED Molto bene, signore. (Esce) MONICA L’hai incontrata a un party, te la sei portata dietro e ha passato la notte qui. GARRY È un amore. Ora mi ricordo. Sono pazzo di lei. Come hai detto che si chiama? MONICA Stillington. Daphne Stillington. GARRY Daphne lo sapevo, ma non avevo la minima idea che fosse Stillington. Che effetto ti ha fatto? MONICA Pervicace. GARRY Poverina. L’hai trattata bene, almeno? Le hanno dato qualcosa da mangiare? MONICA Fred le ha portato del caffè e del succo d’arancio. GARRY E ora che fa? MONICA Non lo so, lo starà bevendo. GARRY È terribile, eh? Che dobbiamo fare? MONICA Lei ti vuole salutare e ringraziare. GARRY E di che? MONICA Questo, caro Garry, non sono in grado di dirlo. GARRY Perché non le hai detto di vestirsi chiotta chiotta e di tornarsene a casa sua? Lo sai benissimo, qui la mattina è un inferno, con tutti che corrono da tutte le parti. MONICA Potevi pensarci tu prima di invitarla a passare la notte. GARRY Ha dovuto restare. Aveva perso la chiave di casa. MONICA Prima trasformiamo quella stanza degli ospiti in biblioteca, e meglio è. GARRY Starà piangendo come una vite tagliata. 31 32 MONICA Perché non vai a vedere. GARRY Prestami un pettine e vado. MONICA (estraendo un pettine dalla borsa) Ecco qua. GARRY (prendendolo e andando davanti a uno specchio) Dio santissimo, dimostro novantotto anni. MONICA Non importa. GARRY Tra altri due anni non avrò più un capello in testa, e allora ti dispiacerà. MONICA Al contrario, non mi sembrerà vero. Quando avrai un bel parrucchino posato sulla zucca ci saranno meno ragazzine di buona famiglia pronte a perdere la chiave di casa per te. La vita sarà molto più semplice. GARRY (cogitabondo) Monica, io non porterò mai il parrucchino, dovessi diventare calvo come una palla da biliardo. Al massimo in scena potrò mettermi un frontino, ma nella vita, mai. Intendo invecchiare con distinzione. MONICA Be’, sarà un gran sollievo per tutti noi. GARRY Riprenditi il tuo squallido pettinino. MONICA (prendendolo e rimettendolo nella borsa) Adesso vai a fare una bella scena degli addii, da bravo, e sbarazzati di lei il più velocemente possibile. Abbiamo tutta la posta da sbrigare e Morris arriva da un momento all’altro. GARRY Non posso entrare in pigiama in quella camera degli ospiti, è una ghiacciaia. MONICA C’è la stufa accesa. È stata accesa tutta la notte. GARRY Che spreco. Daphne entra dalla camera degli ospiti. DAPHNE Garry! Mi sembrava la tua voce. GARRY (con tenerezza) Mia cara! MONICA Sei hai bisogno di me io sono in ufficio. GARRY (molto formale) Grazie, Monica. MONICA Non ti dimenticherai, vero, che alle dodici meno un quarto viene il signor Roderick a parlare della tua trasmissione speciale il diciassette di questo mese? GARRY No, Monica. MONICA Né che alle dodici in punto viene Morris a decidere quali sostituti vuoi portarti in Africa. GARRY No, Monica. MONICA Né che alle dodici e mezza hai dato appuntamento al signor Roland Maule. GARRY Me lo ricorderò. MONICA Mi fa piacere. Arrivederci, signorina Stillington. Spero che ci rivedremo. DAPHNE Arrivederci. Monica entra nell’ufficio e chiude fermamente la porta. Daphne corre incontro a Garry e lo abbraccia. DAPHNE (affondandogli il viso nella spalla) Garry. Oh, Garry! GARRY (depositandola su una sedia) Tesoro. DAPHNE Sono assurdamente felice. (Prendendogli la mano) Sì. GARRY (recuperando gentilmente la mano e voltandosi dall’altra parte) C’è qualcosa di tremendamente triste nella felicità, non ti pare? DAPHNE Che buffa cosa da dire. GARRY Non doveva essere buffa. DAPHNE Non ti fidi di me? GARRY Se mi fido di te? Certo che mi fido di te. Perché non dovrei? DAPHNE Sono innamorata di te da tanto tempo. GARRY (alzandosi) Non… non dire questo. DAPHNE Perché? Cosa c’è? GARRY Non amarmi troppo, Daphne, non ne sono degno. DAPHNE Tu ne sei più degno di chiunque altro al mondo. GARRY Sciocca bambina. DAPHNE Non sono una bambina. Ho ventiquattr’anni. GARRY (sorridendo) Ventiquattro! Se solo io fossi più giovane… O magari se tu fossi più vecchia… DAPHNE Cosa importa l’età quando due persone si amano? GARRY Chissà quante volte è stata detta, questa tragica frase. DAPHNE Ma è vero. GARRY Guardami, Daphne. Guardami, per piacere. Sinceramente e onestamente - guarda le rughe che ho in faccia - i capelli che se ne vanno - guardami gli occhi! DAPHNE Non sei poi così vecchio. GARRY (con una punta di asprezza) Non ho mica detto che sono tanto vecchio, Daphne. Ho detto soltanto di guardarmi. Ho un po’ di anni, tutto qui. DAPHNE E quanti saranno mai? GARRY Troppi, contro ventiquattro. DAPHNE Mi ami? Dillo… Mi ami? GARRY Ma sì, certo. DAPHNE Dillo. GARRY Ti amo, Daphne. DAPHNE Oh, tesoro… GARRY (prendendole entrambe le mani tra le sue) Ma questo è un addio! DAPHNE (allibita) Un addio? Allora non mi ami… non dicevi sul serio, nessuna delle cose che hai detto ieri sera. GARRY La gioventù non capisce mai. Ecco la cosa più terribile della gioventù… non capisce mai, mai. DAPHNE (con vivacità) Non so di cosa stai parlando. GARRY Ascoltami, mia carissima. Tu non sei innamorata di me – del mio vero io. Tu sei innamorata di una illusione, dell’illusione che ti ho dato quando mi hai visto sul palcoscenico. Questa notte ho corso un rischio terribile. Ho corso il rischio di infrangere quella cara, giovane illusione per sempre – ma non l’ho fatto – Oh, grazie a Dio, non l’ho fatto – È ancora lì – te la vedo negli occhi. Ma nella vita ho imparato una amara lezione, e questa lezione è saper dire addio… DAPHNE Ma, Garry… GARRY Fammi finire… DAPHNE Ma io veramente non vedo perché… GARRY “Non siamo tu ed io più gli stessi Io ho il cuore pesante nel petto E tu che non lo confessi Mi guardi con qualche sospetto. 33 34 Ormai ci divide il non detto. Svanito per sempre è il momento: Un lampo che guizza e scompare Qual fiocco di neve d’argento O raggio di sole sul mare Che l’ombra fa presto a celare…” DAPHNE Ma Garry… GARRY Zitta un momento, tesoro. “Quando è così intensa la gioia Poi breve è la vita del fiore. Che almeno il ricordo non muoia: Sì, prima che regni il dolore Lasciamoci senza rancore.” Ecco. Era Shelley. Non lo trovi bello? DAPHNE Sì, ma… Io non vedo perché l’amore dovrebb’essere così disperato. GARRY (ridendo amaramente) È perché sei giovane, mia dolce creatura – giovane e viva e avida di vita… DAPHNE Questa notte hai detto che sono quella che avevi sempre cercato e che ora che mi avevi trovata non mi avresti più lasciata andare. GARRY (con bella semplicità) Era verissimo. Non ti lascerò andare mai più. Resterai qui nel mio cuore per sempre. DAPHNE (rimettendosi a piangere) Oh, Garry… GARRY (passandole teneramente un braccio intorno alle spalle) Non piangere – ti prego, ti prego – non lo sopporto… DAPHNE (aggrappandoglisi) Come fai a dire che amo solo un’illusione e non il vero te… GARRY Lo dico perché è vero. DAPHNE Ma no - no -. Qui c’era il vero te questa notte, non eri sul palcoscenico – non stavi recitando… GARRY Io sto sempre recitando - non faccio che guardarmi – ecco la cosa orribile – tutto il tempo mi guardo mangiare, bere, amare, soffrire – certe volte mi sembra di impazzire… DAPHNE Io potrei aiutarti, se me lo lasciassi fare. GARRY (alzandosi e camminando per la stanza) Sì, magari, se potessi, ma è troppo tardi… DAPHNE No - giuro di no -.Vedrai, te lo dimostrerò. GARRY (con molta calma) Ascoltami, mia cara. Non è che non ti amo, io ti amo, ma la mia vita non mi appartiene – io non sono libero come tanti altri uomini, di prendere la mia felicità quando me la trovo davanti – io appartengo al mio pubblico e al mio lavoro. Tra due settimane parto per l’Africa con un repertorio di sei commedie. Quando tornerò, se tornerò, ti rivedrò e saprò – al primo sguardo – se mi avrai aspettato o no – . Ti prego, ora vieni qui e baciami una volta, una volta sola, e poi vai… DAPHNE (correndo da lui) Oh, Garry…. Oh, tesoro… GARRY (baciandola appassionatamente con gli occhi ben chiusi) Arrivederci, mia dolce… non addio… solo arrivederci. Gentilmente, se la districa di dosso e va tristemente alla finestra dove rimane, evidentemente in preda all’emozione, voltandole le spalle. Lei lo guarda incerta per un momento, quindi passa piangendo nella stanza degli ospiti e chiude la porta. Dalla porta di servizio entra Freddy col vassoio della colazione. FRED Il caffè lo vuole qui o di sopra? GARRY Mettilo dove ti pare. FRED Lo avrei portato prima, ma ho sentito tutti quei pianti e quei gemiti e ho pensato che era meglio aspettare. GARRY Posa il vassoio, Fred, e vattene. FRED Aggiudicato. Posa il vassoio sul tavolo accanto al camino e esce fischiettando. Entra dall’ufficio Monica con un vassoio di lettere non ancora aperte. Squilla il telefono. GARRY (irascibile) Dio santo, non c’è un attimo di pace – neanche un attimo di pace in nessun posto… MONICA (andando al telefono) L’ho passato qui perché dobbiamo vedere la posta e non posso fare avanti e indietro dall’ufficio tutto il tempo. (Al telefono) Pronto – pronto, parla la segretaria del signor Essendine… No, al momento temo che non possa venire, vuole dire a me? …Be’, adesso è in riunione, forse sarebbe meglio se gli scrivesse… No, mi dispiace, è assolutamente impossibile… molto bene… non c’è di che. Arrivederci. (Riattacca) GARRY Chi era? MONICA Un certo signor Bramble. GARRY Mai sentito nominare. MONICA Dice che gli hai promesso di dare un’occhiata alla sua invenzione. GARRY (sedendosi al tavolino) Che invenzione? MONICA Non ne ho la minima idea. Miss Erickson entra dalla porta di servizio. MISS E. Fred dice che devo andare a parlare alla signorina. GARRY Molto bene, Miss Erikson. MISS E. E che le devo dire? GARRY Veramente non saprei. MISS E. Sono stata dal droghiere, e… GARRY Sì, può dire anche questo. Per rompere il ghiaccio. MISS E. Ci proverò. (Entra nella stanza degli ospiti) MONICA Non c’è molto questa mattina. Me la sbrigo io in un momento. GARRY Il caffè sa di riso al curry. MONICA Non è grave. GARRY Perché non abbiamo un cuoco francese, invece di una spiritualista scandinava? MONICA Non potrai mai liberarti di Miss Erikson, lei ti venera. GARRY Tutti mi venerano, è stomachevole. MONICA Già, ma se poi non lo fanno, guai a loro. GARRY Cosa c’è dentro quella busta celeste? MONICA Sylvia Laurie, dice che deve vederti prima della tua partenza. GARRY Be’, non può. MONICA E ce n’è un’altra di Lady Worrall. Colazione venerdì o pranzo martedì prossimo. GARRY Nessuno dei due. 35 MONICA (porgendogli una lettera) Questa è meglio che la leggi tu, è di quel giovanotto che hai costretto a iscriversi all’Accademia di Belle Arti. È infelicissimo. GARRY Non l’ho costretto, mi ha chiesto un consiglio e gliel’ho dato. MONICA Be’, lui dice che le convenzioni antiquate lo bloccano, che ha perso l’ispirazione e che è tutta colpa tua. GARRY Se la gente non vuole i miei consigli perché diavolo mi perseguita in questo modo? (Le ridà la lettera) Mettila tra le Anime Morte. MONICA Bisognerà pure che le passi in rassegna, le Anime Morte, prima di partire. Stanno traboccando. Qui c’è una cartolina di cui non capisco niente. GARRY Stracciala. Le persone dovrebbero scrivere in modo leggibile, o non scrivere affatto. MONICA Il che sarebbe l’ideale. Il telefono squilla. Monica va a rispondere. MONICA (al telefono). Pronto… parla la segretaria del signor Essendine…È Tony, vuole sapere come hai trovato la commedia ieri sera… 36 Garry si alza e le prende il telefono. Miss Erickson entra dalla stanza degli ospiti. Le battute seguenti si sovrappongono. GARRY (al telefono) Tony… Bella roba! …Che le è saltato in testa a Laura, di farla? …Sì, ma non era nemmeno una bella parte… Se credono che quegli strilli e quella esagitazione significhino saper recitare, ringrazio Iddio che vado in Africa… Verso le sei, probabilmente ci sarà Liz, credo che torni oggi… d’accordo. (Riattacca) MONICA La signorina Stillington ha finito di vestirsi? MISS E. Quasi, ma piange, il che la rallenta un po’. Il bagno era kaput. MONICA Garry, tu è meglio se vai di sopra. GARRY Dov’è Fred? MONICA Miss Erikson, dica a Fred che il signor Essendine vuole fare il bagno. MISS E. Glielo dico subito. Miss Erickson esce. Dopo un momento entra Fred e va al piano di sopra. GARRY Meglio se sali anche tu, possiamo finire le lettere mentre sono nella vasca. MONICA Ce ne sono ancora solo due. Un invito di Gertrude Lovat, dà un ballo dei diciott’anni per quella sua figlia foruncolosa… GARRY Rifiutare con garbo. (Uscendo, si volta, prevenendola) Anche l’altra. Garry esce. Entra di nuovo Miss Erickson e prende il vassoio della colazione. Squilla il telefono. Monica va a rispondere. MONICA (al telefono). Pronto… Ah, Henry… Sì, è qui, ma è appena entrato nella vasca… Oggi? Credevo che non partissi fino alla fine della settimana… Sì, certo… Non va a colazione fino alla mezza… D’accordo, glielo dico. Monica riappende il telefono e prende il vassoio con le lettere. Squilla il campanello della porta d’ingresso. Miss Erickson esce dalla porta di servizio per andare ad aprire. Si sente la voce di Liz. VOCE DI LIZ Salve, Miss Erikson… c’è qualcuno in casa? Dopo un momento, Liz entra. Miss Erickson la segue dentro e esce un’altra volta. Liz è una donna affascinante tra i trenta e i quarant’anni. È vestita bene ma senza ostentazione. Ha in mano due pacchetti. LIZ MONICA Buongiorno Monica, mia cara. Liz! Credevamo che non tornassi prima di stasera. LIZ Ho preso il traghetto, carica di doni come un maragià. Eccone uno per te. MONICA (prendendo il pacchetto che Liz le dà).Che meraviglia. LIZ È una boccetta di profumo. Costosissimo. MONICA Grazie davvero, Liz, sei un amore. LIZ E Dio, che sta combinando? MONICA È nella vasca. LIZ Gli ho portato una vestaglia. MONICA Che pensierino. Ne ha solo diciotto. LIZ Non essere acida, sai che gli piace pavoneggiarsi con qualcosa di nuovo. È carina e leggera e adattissima all’Africa. Posa l’altro pacchetto sul pianoforte e si toglie cappello e soprabito.Squilla il telefono. MONICA (andando a rispondere) Questo maledetto ordigno non si ferma mai. Pronto - pronto… Morris? …No, è nella vasca. - C’è Liz, se vuoi parlare con lei… sì, è appena arrivata… - Tieni, Liz, è Morris. Monica dà a Liz il telefono e mentre Liz parla apre il suo regalo. LIZ (al telefono) Buongiorno, caro… No, col traghetto… Sì, l’ho vista due volte, la commedia… Dovremo cambiare il finale per l’Inghilterra, ma ho parlato con Vallion e direi che accetterà tutto purché la faccia Garry… No, faccio colazione con la povera Violet, ma poi vengo direttamente in ufficio se vuoi… Ma sì, me ne libero, non ti spaventare… D’accordo. (Riattacca) MONICA (con la sua boccetta di profumo) Sembra fantastico, Liz, non l’apro finché non sono a casa. Fred scende la scala. LIZ Ciao, Fred - Come vanno le cose? FRED Il solito bordello, signorina. LIZ Credi che potrei avere un caffè… mi sento venir meno. FRED Aggiudicato, signorina. Fred esce dalla porta di servizio. LIZ na. Ha una bella ostinazione Fred, che continua a chiamarmi signori- MONICA Credo che abbia come un’idea che quando hai deciso di smettere di essere la moglie di Garry sei automaticamente tornata alla verginità. LIZ È un pensiero molto grazioso. Daphne esce dalla stanza degli ospiti in vestito da sera e mantello. Non piange più ma ha l’aria abbattuta. Trasalisce leggermente alla vista di Liz. DAPHNE Oh! MONICA Sono desolata per il bagno, signorina Stillington. DAPHNE Non fa niente. MONICA Questa è la signora Essendine… la signorina Stillington. DAPHNE Oh! LIZ (amabile) Piacere. DAPHNE (costernata) La signora Essendine.Vuole dire… ossia… lei è la moglie di Garry? LIZ Sì. DAPHNE Ah - credevo che fosse divorziato. LIZ Non ci siamo mai veramente decisi. 37 38 DAPHNE Ah. Capisco. LIZ Però non si agiti, la prego. Un bel giorno lo piantai in asso, vari anni fa. MONICA (con una punta di malignità) La signorina Stillington ha perso la chiave di casa ieri sera, e così ha dormito nella stanza degli ospiti. LIZ (a Daphne) Poverina, si sarà congelata. DAPHNE Crede che potrei chiamare un taxi? MONICA Glielo chiamo io. LIZ No, aspetti, c’è la mia auto al portone. La può portare dove vuole. DAPHNE Molto gentile da parte sua. LIZ Figuriamoci. L’autista ha i capelli molto rossi e si chiama Frobisher - non si può sbagliare. DAPHNE Grazie davvero, tantissimo… Davvero non è un disturbo? LIZ (con vivacità) Neanche per sogno. Basta che gli dica quando l’ha accompagnata di tornare subito qui. DAPHNE (ancora impacciata) Ah… sì… certo. Glielo dico… ancora grazie… arrivederci. LIZ (dandole la mano) Arrivederci… spero che non abbia preso un raffreddore. DAPHNE (ride nervosamente) No, non credo… arrivederci. MONICA L’accompagno. DAPHNE Non si disturbi… MONICA Nessun disturbo. Monica va in ingresso con Daphne. Liz si accende una sigaretta. Entra Fred con una tazza di caffè. FRED LIZ FRED LIZ Vuole anche mangiare qualcosa, signorina? No, grazie, Fred, solo il caffè. Dico al grande capo che c’è anche lei… credo che non lo sappia. Grazie, Fred. Fred va al piano di sopra. Rientra Monica. LIZ Era già su piazza da un po’ o è nuova? MONICA Nuova di zecca – l’ho trovata che si aggirava dentro il pigiama di Garry. Mi sa che è giunto il momento di dargli un’altra bella lavata di capo… in vista dell’Africa, dico. LIZ Ormai ha una certa età, è tempo che si dia una calmata. MONICA Se credi che ci voglia una scena madre possiamo convocare anche Morris e Henry, gliela mettiamo giù dura la sera prima della sua partenza. Quando ci coalizziamo funziona sempre meglio. LIZ Morris è tremendamente isterico in questi giorni e Henry non è più così affidabile da quando ha sposato Joanna. MONICA A te piace? Joanna? LIZ È una creatura incantevole, ma subdola. Sì, in fondo mi piace abbastanza. MONICA A me no. LIZ Come potrebbe piacerti, tesoro.Voi due non avete niente in comune. Garry scende la scala in camicia e pantaloni. GARRY LIZ Di chi state parlando? Di Joanna. GARRY Non è malaccio. Forse è un po’ rapace, ma chi non lo è? Tutti sono rapaci, in un modo o nell’altro. LIZ Ho capito, cercherò di controllarmi. GARRY (baciandola distrattamente) Buongiorno, tesoro. Dov’è il mio regalo? LIZ Sul pianoforte. GARRY Non sarà un altro cavalluccio di vetro? Basta pupazzetti. LIZ No, è una vestaglia per l’Africa. GARRY (aprendolo) Che meraviglia, proprio quello che mi serviva… (La scuote, aprendola) È assolutamente incantevole… grazie, tesoro, è da perdere la testa. (Se la poggia sulle spalle e la guarda allo specchio) E’ di un gusto impeccabile. Farò un figurone, in colonia! MONICA Ha telefonato Henry, oggi va a Bruxelles e prima passa a trovarti. GARRY Bene. MONICA Passa anche Morris, credo. LIZ Allora tu vai di là, Monica. Io devo parlare con Garry prima che arrivi Morris, è importante. MONICA Basta che ti sbrighi, sta per arrivare il signor Maule. GARRY E chi è? MONICA Lo sai benissimo, è il giovanotto che ha scritto quella commedia strampalata mezza in versi e che ti ha beccato al telefono. GARRY Non posso vederlo. Tu mi dovresti proteggere da cose del genere. MONICA E invece devi vederlo, è venuto fin qui da Uckfield. Così impari a rispondere al telefono appena mi volto dall’altra parte. GARRY Lo sai, Monica? Ultimamente ho notato un grande cambiamento in te. Non so se è perché hai smesso di rimpinzarti di patate o cos’altro, ma ogni giorno che passa diventi più antipatica.Vai via. MONICA (prendendo la sua bottiglia di profumo) Vado. Se hai bisogno di me sono in ufficio. GARRY Figuriamoci se non sei in ufficio.A ordire degli spaventosi complotti e intrighi contro di me. MONICA Certo, non penso ad altro. GARRY Vai via – vai via – vai via… MONICA Liz, cerca di convincerlo a farsi un trattamento elettrico ai capelli. Li sta perdendo a vista d’occhio. Monica entra nell’ufficio. GARRY (le grida dietro) Stacca il telefono! MONICA (da dentro) Va bene. GARRY Allora. Dimmi tutto. LIZ Ho visto la commedia. GARRY Buona? LIZ Sì, ottima. Dovremo cambiare qualcosa, ma Vallion è dispostissimo a lasciarci fare tutto quello che ci serve. Però non voglio fare altri passi prima di averci riflettuto un altro po’.Vedo Morris dopo colazione. GARRY Gli ho detto che non posso debuttare prima di novembre. Mi dovrò prendere una vacanza, dopo l’Africa. Quindi abbiamo un sacco di tempo. LIZ Ora voglio parlarti di qualcos’altro. 39 40 GARRY Quel tono non mi piace per niente. Che ti frulla nella testa? LIZ Tu. Il tuo comportamento in genere. GARRY Questa poi! Si può sapere che ho fatto? LIZ Non ti pare sia ora di cominciare a tirare i remi in barca? GARRY Non so di cosa stai parlando. LIZ Chi era quella sventurata che ho visto qui stamattina in abito da sera? GARRY Stammi a sentire un momento, Liz… LIZ Non sei più un ragazzino. GARRY Non sono neanche decrepito. LIZ E a mio modesto parere questo saltabeccare qua e là è abbastanza poco decoroso. GARRY Saltabeccare! Riesci sempre a mettere le cose sotto una luce spiacevole. LIZ Il mio sermoncino si basa soltanto sulla ragione, sulla dignità, sulla posizione sociale, e, diciamocela tutta, sull’età. GARRY Tu forse vorresti che vivessi seduto in poltrona a bere il tè. LIZ La cosa avrebbe i suoi vantaggi. GARRY Troppo comodo, lanciare tuoni e fulmini mentre torni da Parigi dove Dio solo sa cosa avrai combinato. Arrivi e mi dai addosso… LIZ Non ti sto dando addosso. GARRY Chi mi ha piantato in asso, lasciandomi alla mercé del primo che passava? Rispondi a questa domanda! LIZ Io, grazie al cielo. GARRY E allora. LIZ Avresti voluto che restassi? GARRY Ci mancava anche questa. Mi facevi uscire di senno. LIZ Insomma, smetti di tergiversare e apri bene le orecchie. GARRY Questa è in assoluto la mattinata più irritante di tutta la mia vita. LIZ Sì, ne ricordo di migliori. GARRY Dove eravamo? LIZ Su, fai il bravo per un momento… dico sul serio. GARRY Cosa dici sul serio? LIZ Precisamente questo. Sei arrivato a un momento della vita in cui un po’ di ritegno può risultare prezioso. Non sei più un giovanottino gaio e irresponsabile. Sei un uomo eminente, bene avviato, sia pure con la massima riluttanza, verso la mezza età. GARRY Che Dio ti perdoni. LIZ Lascia perdere Dio e ascolta. Conosciamo tutti il tuo fascino irresistibile. Sono vent’anni che lo vediamo in azione, col suo passo monotono. GARRY Ti ho conosciuta esattamente undici anni fa, anzi meno, era agosto. Avevi in testa un cappellino ridicolissimo. LIZ Sii serio. Il tuo comportamento, com’è ovvio, coinvolge tutti noi. Morris, Henry, Monica e io.Tu ti senti responsabile per noi, ma noi ci sentiamo responsabili per te. Se noi per caso facciamo qualcosa che disapprovi, tu non perdi mai occasione di farci la lezione e di agitarci il dito davanti al naso. GARRY E non ho ragione? LIZ Oh, quando si tratta dei problemi degli altri te la cavi bene, ma quando ci sono di mezzo i tuoi, perdi i colpi. GARRY Tra tutti i più ignobili tipi di ingratitudine… LIZ Pensa a quanto sarebbe piacevole non essere affascinante per un paio di minuti. Chissà, magari lo troveresti distensivo. In ogni caso sarebbe un cambiamento meraviglioso. GARRY Cara Liz. Sei veramente un tesoro. LIZ (seccata) Dio santo, sembra che parli cinese. GARRY Non ti arrabbiare, dolcissima. Capisco quello che vuoi dire, te lo giuro. LIZ Così, da un momento all’altro? Dopo tutta la tua ostilità di pochi minuti or sono? GARRY (suadente) Non mi vorrai negare la possibilità di un piccolo salto di umore. LIZ Ecco che reciti di nuovo. GARRY Mi hai detto delle cose molto crudeli. Sono sconvolto. LIZ (voltandosi dall’altra parte) Magari lo fossi. GARRY Però, non credi di essere stata un po’ troppo dura con me? Riconosco di essere un po’ leggerino ogni tanto, ma dopotutto non faccio troppo male a nessuno. LIZ Fai male a te stesso e ai pochi, anzi ai pochissimi, che tengono davvero a te. GARRY Immagino che avrai parlato di tutto questo con Monica e Morris e Henry. LIZ Non ancora, ma lo farò se non vedrò qualche segno di miglioramento. GARRY (con esasperazione, camminando per la stanza) Quello che non finisce mai di meravigliarmi è l’arroganza della gente! Ma guardatevi un po’, voialtri! Sempre a spettegolare negli angoli e poi a dirmi cosa devo fare e cosa non devo fare. Avette un bel coraggio! Cosa succede se allento la mia amorevole presa su uno qualunque di voi per un momento solo? – La catastrofe! Vado a New York con un ingaggio di tre mesi. Immediatamente Henry si becca la polmonite, va a fare la convalescenza a Biarritz, conosce Joanna e la sposa! Vado a fare una breve vacanza a Saint Tropez per quattro settimane, anno 1937! Torno, e cosa trovo? Tu e Morris che tra voi due avete comprato la più ottusa commedia ungherese che sia mai stata scritta e l’avete messa in prova con Phoebe Lucas protagonista. Phoebe Lucas, che ha la carica erotica di un’aringa affumicata, nella parte di una mantenuta irresistibile! Quanto è stata su? Una settimana! E solo perché la critica ha detto che era sboccata. LIZ Non stai andando un po’ fuori strada? GARRY Neanche per sogno.Vent’anni fa Henry investì tutti i suoi quattrini nel Cavaliere perduto. E chi lo ha interpretato per diciotto mesi di esauriti con le doppie pomeridiane? Io. E chi si lanciò come produttore dopo quella commedia? Morris! LIZ Fai delle domande e poi ti rispondi da solo. Smetti, mi dai il capogiro. GARRY Dove sarebbero ora senza di me? E dove sarebbe Monica se non l’avessi strappata dalle grinfie di quella sua sinistra vecchia zia e non le avessi dato un lavoro? LIZ Con la sinistra vecchia zia. GARRY E tu! Eri una delle più deprimenti, malinconiche attrici mai viste sulle scene inglesi. Dove saresti se non ti avessi costretta a smettere di recitare e invece a scrivere? 41 42 LIZ Su una panchina del parco pubblico. GARRY Ti ho addirittura dovuto sposare per costringerti. LIZ Sì, bel gesto si è dimostrato. GARRY Be’, io sono stato innamorato di te per più tempo di chiunque altro, non ti puoi lamentare. LIZ Non mi sono mai lamentata. Io credo che bisogna affrontare ogni tipo di esperienza, anche le più devastanti. GARRY Mi adoravi, e lo sai. LIZ Ti adoro ancora, caro. Sei talmente cavalleresco quando ci ricordi che dipendiamo da te per ogni boccata d’aria che respiriamo. GARRY Non ho detto questo. LIZ Come se tu non fossi altrettanto dipendente da noi. Siamo noi che ti impediamo di commettere delle follie. Ti abbiamo fermato, sia pure all’ultimo momento, quando stavi per recitare Peer Gynt. GARRY Sono ancora convinto che sarei stato superbo come Peer Gynt. LIZ E soprattutto ti impediamo di fare il gigione. GARRY Adesso esageri, Liz. Io dico che faresti meglio a andar via da qualche parte. LIZ Sono appena tornata. GARRY (grida) Monica! – Monica! – Vieni subito qui. MONICA (entrando) E ora che succede? GARRY Mi hai mai visto fare il gigione in vita tua? MONICA Spesso. GARRY Ma è una congiura! – Lo sapevo! MONICA Per dire la verità, stai facendo il gigione anche adesso. Esce. GARRY Benissimo – ci rinuncio – tutti sono contro di me – io non conto più niente – del resto, chi sono? – solo quello che vi mantiene. Non importa se vengo ferito e insultato! Non importa se la mia fragile fiducia in me stesso viene sottilmente sabotata. LIZ La tua fiducia in te stesso è fragile quanto quella di Napoleone. GARRY E infatti guarda che fine ha fatto. È morto solo e abbandonato su una bestiale isoletta in mezzo al mare. LIZ Le isole di solito sono in mezzo al mare. GARRY Importerebbe un fico secco a qualcuno di voi, se domani io venissi esiliato per sempre? Macché. Come niente sareste beati. Sarà per questo che ora mi tocca andare in Africa. LIZ Sai benissimo che muori dalla voglia di andare. Però, tesoro, mi raccomando, quando sarai laggiù fai molta attenzione, per amor di dio, e non continuare a avere delle storie con chiunque e a pavoneggiarti e a rovinare tutto quanto. GARRY Farò vita monacale. Passerò tutto il tempo in un triste alberghetto fatiscente tutto solo e non parlerò con anima viva. Chissà come sarete contenti quando morirò di malinconia. LIZ Dammi retta un momento. Voglio che tu ti concentri un minuto. Sono molto preoccupata. GARRY Ti sta bene. LIZ Per Morris. GARRY (esasperato) Che c’entra Morris adesso? Cosa c’è che non va? LIZ Non sono ancora sicura al cento per cento, ma ho sentito delle voci. GARRY Che razza di voci? LIZ È… è Joanna. GARRY Joanna? LIZ A quanto pare Morris se n’è innamorato. GARRY Morris! Non può essere scemo fino a questo punto. LIZ Ha messo su un’aria da cane bastonato, è già qualche tempo. Ho avuto la sensazione che qualcosa non tornava. GARRY (si alza e gira per la stanza) Oh, Dio, è troppo irritante, dico davvero - proprio quando io sto per partire eccetera - potrebbe mandare all’aria tutto quanto. LIZ Se Henry lo scopre, senza dubbio. GARRY Che dobbiamo fare? LIZ Sarà meglio che tu per prima cosa scopra da Morris se è vero o no, e se è vero, fin dove è arrivato. Poi gli leggi gli articoli della legge antisommossa e lo levi di giro – te lo porti dietro in Africa – qualunque cosa. Suona il campanello dell’ingresso. GARRY Ecco quell’orribile giovanotto di Uckfield, sto già tremando come una foglia. Non posso affrontarlo. Non posso! LIZ Magari non è il giovanotto, magari è Morris. GARRY Al diavolo Morris! Al diavolo tutti quanti. LIZ Non essere cretino. Lo sai meglio di me che se c’è la minima verità in questa storia di Joanna, ci cacceremo tutti nelle più sordide complicazioni e probabilmente sarà un disastro generale. Devi scoprirlo. E se non lo fai tu, io lo devo vedere alle due e mezza. GARRY Con te non aprirà mai bocca. Si farà venire un attacco di furore e ti dirà di farti i fatti tuoi. LIZ Io resto in casa fino all’una e un quarto, appena se n’è andato telefonami. GARRY Non se ne andrà, faccio colazione con lui. Non posso farti al telefono un resoconto dettagliato della sua vita sentimentale con lui nella stanza. LIZ Fai il mio numero per sbaglio e di’ soltanto, “Scusi, ho sbagliato numero.” Allora saprò. GARRY Che saprai? LIZ Che tutto è a posto. Ma se invece dici,“Mi dispiace moltissimo, ho sbagliato numero”, saprò che è un disastro e arriverò in un lampo a darti manforte. GARRY Intrighi! Tutta la mia esistenza è paralizzata dagli intrighi. LIZ Hai capito bene? Giuri che lo farai? GARRY D’accordo. (Di nuovo squilla il campanello) Ti voglio dire un altro particolare affascinante sulla mia vita, sempre che ti interessi. Nessuno, caschi pure il mondo, va mai ad aprire la porta. (Grida) Miss Erikson… Fred… Qualcuno apra la porta! LIZ Io vado, ricordati bene: resto in casa finché non ho tue notizie. La povera Violet può aspettare. GARRY La povera Violet non fa mai altro. Miss Erikson! - Fred! Monica esce dalla porta di servizio. Liz indossa cappello e soprabito. Entra Miss Erick- 43 son. MISS E. (annunciando) Il signor Maule. Entra Roland Maule. È un giovanotto tutto d’un pezzo, con occhiali. È evidentemente pietrificato dal nervosismo ma tenta di nasconderlo assumendo un’aria di burbera sfida. Miss Erickson esce. 44 GARRY (andandogli incontro, con grande fascino) Come sta? ROLAND Come sta. GARRY Questa è mia moglie… il signor Maule. Si è affacciata un momento e già ci lascia. ROLAND Ah. LIZ So che ha un appuntamento con Garry e non vi vorrei disturbare per nulla al mondo, perciò vi saluto. ROLAND Arrivederci. LIZ Non dimenticartelo, Garry. Io aspetto accanto al telefono. GARRY Siamo intesi. Liz esce. Garry fa cenno a Roland di prendere una sedia. GARRY ROLAND GARRY ROLAND GARRY ROLAND GARRY ROLAND GARRY ROLAND GARRY ROLAND GARRY ROLAND Ma non vuole sedersi? (sedendosi) Grazie. Sigaretta? No, grazie. Non fuma? No. Un drink? No, grazie. Quanti anni ha? Venticinque, perché? Non ha importanza… mi domandavo. E lei quanti ne ha? Eh… li compio a dicembre… Giove… molto energico. Sì, certo. (Emette una risata nervosa, quasi un nitrito) Entra Monica. GARRY MONICA ROLAND MONICA Questa è la mia segretaria, la signorina Reed… il signor Maule. Piacere… Ho il suo copione in ufficio, se se lo vuole riprendere. La ringrazio molto. Glielo metto in una busta. Monica entra nell’ufficio e chiude la porta. GARRY ROLAND GARRY ROLAND GARRY ROLAND così? GARRY ROLAND Voglio dirle della sua commedia. (cupamente) L’avrà certo detestata. Be’, se vogliamo essere sinceri, l’ho trovata un po’ discontinua. Sapevo che lo avrebbe detto. Sono lieto di non deluderla. Voglio dire, in sostanza non è affatto il genere che piace a lei, è E allora perché me l’ha mandata? Ho corso il rischio.Voglio dire, lo so che lei di regola recita solo porcherie. Ma ho pensato che potesse aver voglia di tentare qualcosa di più profondo. GARRY Che cosa c’è nella sua commedia che lei considera così profondo, signor Maule? A parte la trama, che si è già esaurita a pagina quattro. ROLAND Le trame non sono importanti, sono le idee che contano. Guardi Cechov. GARRY Oltre alle idee, io credo che potremmo concedere a Cechov un certo minimo senso della psicologia, no? ROLAND Vuole dire che la mia commedia non è psicologicamente plausibile? GARRY (con garbo) Non è un gran che, se ne renda conto. Dico davvero. ROLAND Io credo invece che sia ottima. GARRY Non lo metto in dubbio, però lei dovrà riconoscere che la mia opinione, basata su una vita di esperienza del teatro, potrebbe essere quella giusta. ROLAND (con disprezzo) Del teatro commerciale. GARRY Oh Dio, oh Dio, oh Dio! ROLAND Immagino che adesso dirà che Shakespeare ha scritto per il teatro commerciale e che l’unica ragione per cui si scrivono le commedie è per fare i soldi! Tutti vecchi argomenti. Lei non si rende conto che il teatro del futuro è un teatro di idee. GARRY Può darsi, ma per il momento a me interessa il teatro del presente. ROLAND (accalorandosi) Sì, e che cosa fa? Ogni commedia in cui lei si esibisce è esattamente la stessa di quella prima, superficiale, frivola e senza alcun significato intellettuale. Lei ha un grande seguito e una forte personalità, ma poi tutto quello che fa è prostituirsi ogni sera della sua vita.Tutto quello che fa del suo talento è portare delle vestaglie e dire delle spiritosate mentre potrebbe aiutare davvero la gente, farla riflettere! Farle sentire qualcosa! GARRY Non c’è più dubbio alcuno in proposito. Sto attraversando una mattinata particolarmente scoraggiante. ROLAND (alzandosi in piedi e incombendo su Garry) Se vuole vivere nella memoria della gente, passare ai posteri come un uomo importante, farà meglio a darsi da fare, e subito. Non c’è un momento da perdere. GARRY Io me ne infischio dei posteri. Perché dovrei preoccuparmi di cosa penserà la gente di me quando sarò morto e sepolto? Già tendo troppo a preoccuparmi di cosa la gente pensa di me mentre sono vivo Ma questa volta, mio caro giovane amico impegnato, non avrò peli sulla lingua.Tanto per cominciare, la sua commedia non è neanche una commedia. È un insignificante guazzabuglio di chiacchiere presuntuose, adolescenziali e pseudointellettuali. Non ha alcun rapporto né col teatro, né con la vita né con niente. Se vuole diventare un commediografo, lasci perdere il teatro del futuro. Si procuri una scrittura come maggiordomo in una compagnia di repertorio, sempre se la prenderanno. Impari dalla gavetta come si costruiscono le commedie e cosa si può recitare e cosa no. Poi si metta a tavolino e scriva almeno venti commedie, una dopo l’altra, e se riuscirà a farsi rappresentare la ventunesima da una compagnia amatoriale, avrà avuto una fortuna del diavolo! ROLAND (ipnotizzato) Non avevo idea che lei fosse così. È meraviglioso! GARRY (alzando le mani al cielo) Mio Dio! ROLAND Mi dispiace moltissimo se pensa che io sia stato impertinente, ma allo stesso tempo sono molto contento perché se non lo fossi stato, lei non 45 46 si sarebbe arrabbiato e se non si fosse arrabbiato, io non avrei saputo com’è davvero. GARRY Lei non ha la minima idea di come io sia davvero. ROLAND Oh, sì, invece… ora sì. GARRY E in ogni caso non vedo che importanza possa avere. ROLAND Ne ha per me. GARRY Perché? ROLAND Lo vuole sapere veramente? GARRY Ma di che diavolo sta parlando? ROLAND Per la verità è un po’ difficile da spiegare. GARRY Che cosa è difficile da spiegare? ROLAND Cosa provo io per lei. GARRY Ma… ROLAND No, per favore, mi lasci parlare… Vede, in un certo modo lei mi ha messo abbastanza a disagio… per un periodo molto lungo… lei è stato una specie di ossessione per me. L’ho vista nella sua ultima commedia quarantasette volte, una settimana sono venuto tutte le sere, nei posti in piedi, perché ero in città, dove cercavo di passare un esame. GARRY E poi lo ha passato? ROLAND No. GARRY Non mi sorprende. ROLAND Mio padre vuole che faccia l’avvocato, ma in realtà ho studiato molto la psicologia perché in qualche modo non mi trovavo in pace con me stesso e gradualmente, un poco alla volta, ho cominciato a rendermi conto che lei significava qualcosa per me. GARRY Qualcosa come? ROLAND Non lo so di preciso… non ancora. GARRY Questo “non ancora” è una delle espressioni più sinistre che io abbia mai sentito. ROLAND Non rida di me, la prego. Mi sento sempre male se qualcuno ride di me. GARRY Lei è un giovanotto assai singolare. ROLAND Ma adesso è tutto a posto, mi sento benissimo! GARRY Mi fa piacere. ROLAND Posso tornare a trovarla? GARRY Purtroppo sto per andare in Africa. ROLAND Mi riceverebbe se venissi in Africa anch’io? GARRY Io penso veramente che starebbe meglio a Uckfield. ROLAND Lei mi troverà pazzo, ma non lo sono davvero, è solo che certe cose mi toccano profondamente. Però mi sento molto meglio ora perché penso che riuscirò a sublimarla. GARRY Bene. Ora però temo che la dovrò mandare via, perché aspetto il mio impresario e dobbiamo parlare di affari. ROLAND Va bene.Vado via subito. GARRY Le faccio dare il suo copione? ROLAND No, no… lo stracci… aveva completamente ragione… è stato scritto solo con una parte di me, ora me ne rendo conto. Arrivederci. GARRY Arrivederci. Roland esce. Garry aspetta di sentire chiudersi la porta, quindi corre alla porta dell’ufficio. GARRY Monica. MONICA (entrando) È andato via? GARRY Se mai quel giovane si rifarà vivo, liberatene a qualunque costo. È pazzo come una capra. MONICA Perché, che ha fatto? GARRY Ha cominciato con gli insulti e alla fine mi ha sublimato. MONICA Poverino, sembri sconvolto. Beviti uno sherry. GARRY Sono le prime parole gentili che sento questa mattina. MONICA Credo che ne assaggerò un goccetto anch’io. (Riempie due bicchieri di sherry. Suona il campanello dell’ingresso) GARRY Questo è Morris. Che ore sono? MONICA L’una meno venti. Ecco… (gli porge lo sherry) - Vado a aprire. Monica esce nell’ingresso. Entra di corsa Miss Erickson dalla porta di servizio. GARRY Lasci stare, Miss Erikson. È andata a aprire la signorina Reed. Miss Erickson ri-esce. Rumore di voci da dentro. Entrano Henry e Morris seguiti da Monica. Henry è piuttosto agghindato e lindo. È sulla quarantina. Morris è un poco più giovane, alto e attraente, le tempie un tantino brizzolate. HENRY C’è uno strano giovanotto seduto sui gradini. GARRY Che fa? HENRY Piange. MORRIS Che hai combinato, Garry? GARRY Proprio niente. Gli ho semplicemente detto quello che pensavo della sua commedia. HENRY Sempre pieno di tatto. MONICA Uno sherry, Morris? MORRIS Grazie. Monica gliene versa un po’. MONICA Henry? HENRY È lo stesso sherry che avete sempre? MONICA Sì. HENRY Allora no, grazie. GARRY Perché, cos’ha che non va? HENRY Niente, solo non è un gran che. MORRIS Henry ha ragione sullo sherry, è disgustoso. GARRY Se qualcuno si lamenta per qualsiasi altra cosa io esco di senno. Da stamattina questo studio è diventato il muro del pianto. MORRIS È tornata Liz. GARRY Grazie dell’informazione, Morris, ora cercherò di contattarla. MORRIS Che cos’ha il ragazzo, Monica? Sembra un po’ scorbutico. MONICA Liz gliene ha dette quattro e io gli ho detto che faceva il gigione. Tutta una serie di contrarietà, e poi, come se non bastasse, è arrivato quel giovane squilibrato. MORRIS Non te la prendere, Garry – Dio è in cielo e nel mondo tutto va 47 48 bene – ho delle deliziose cattive notizie per te. GARRY Sentiamo. MORRIS Nora Fenwick non può venire in Africa. GARRY E perché? Che le è successo? MORRIS Si è rotta una gamba. GARRY (esasperato) Questa poi…! HENRY Non è la fine del mondo. GARRY No, figuriamoci, è una sciocchezza! Significa semplicemente che dovrò passare tutta la traversata provando con una nuova primadonna la bellezza di sei parti diverse! Come ha fatto quella deficiente? MORRIS È caduta alla Victoria Station. GARRY Non aveva il diritto di entrare alla Victoria Station. Chi possiamo prendere? HENRY Morris vuole Beryl Willard, ma io non la trovo proprio adatta. GARRY (pericolosamente) Ma no! Tu vuoi Beryl Willard, eh? MORRIS Perché no? È estremamente competente. GARRY (con intensa calma) Hai ragione. Beryl Willard è estremamente competente. È estremamente competente da ben più di quarant’anni. E non solo. È anche riuscita, con un’abilità soprannaturale, a crearsi la solida reputazione della più paralizzante, leggendaria, monumentale, cosmica, sensazionale seccatrice che abbia mai calcato un palcoscenico! MORRIS Be’, Garry, davvero io non capisco… GARRY (riscaldandosi) Non capisci? Allora mi spiego meglio. C’è un punto solo, ed è questo. Nessuna forza umana o divina potrebbe mai indurmi a andare in Africa con Beryl Willard. Con Beryl Willard non andrei neanche fino a Wimbledon. MONICA Sta tentando di dire che non ha troppa simpatia per Beryl Willard. MORRIS D’accordo, non se ne parla più. Chi proponi? HENRY Un momento. Se state per cominciare una di quelle discussioni sulla distribuzione, io me ne vado. Devo prendere un aereo per Bruxelles.Volevo solo farti sapere che non puoi avere il Mayfair Theatre per la commedia francese questo autunno. GARRY E perché? HENRY Perché l’ha preso Robert per tutta la stagione, con inizio a settembre. GARRY E tu perché glielo hai dato? Sapevi che lo volevo io. HENRY C’è il Forum che è molto più gradevole, senza contare che ha una maggiore capacità. GARRY È un complotto! Sono anni che voi due state tentando di trascinarmi in quella camera mortuaria piena di spifferi. MORRIS È stato restaurato e hanno rifatto l’arredamento. GARRY Dovranno ricostruirlo pietra su pietra, prima che io ci metta piede. HENRY Risolvila tu più tardi, Morris, per favore, è chiaro che stamattina è in uno dei suoi stati. Ora non posso trattenermi. GARRY E si può sapere che ci vai a fare, a Bruxelles? HENRY Affari. Semplici e normalissimi affari. Ciao, tesoro. Cerca di essere un po’ più amabile quando torno. Addio, Monica - addio, Morris - A proposito, potreste farvi vivi con Joanna, è tutta sola. MORRIS Già fatto. La porto alla prima dello Haymarket, domani sera. HENRY Bene… arrivederci. Henry esce. Monica si avvia verso l’ufficio. MONICA GARRY MONICA te. Non avete più bisogno di me? Perché, che vai a fare adesso? Vado a scrivere a Beryl Willard per invitarla a venire a vivere con Monica esce. GARRY E allora porti Joanna allo Haymarket, domani sera? MORRIS Sì, perché? GARRY Credo che verrò anch’io. MORRIS Bene, magnifico. Ho un palco, c’è un sacco di posto. GARRY Perché hai sempre il muso lungo ultimamente? MORRIS Il muso lungo? Neanche per sogno. GARRY Ma sì, invece. Liz lo ha notato, e l’ho notato anch’io. MORRIS Be’, vi siete sbagliati tutti e due. Sono perfettamente felice. GARRY (irritato, camminando per la stanza) Oh, Morris! MORRIS Ma che diavolo ti prende? GARRY Ti piace Joanna, eh? MORRIS Si capisce, è un amore. GARRY Non so se la definirei esattamente un amore, ma è anche vero che non la vedo spesso. Tu invece sì, a quanto pare. MORRIS Dove vuoi arrivare? GARRY La gente parla, Morris. MORRIS (con una nota falsa nella voce) Di che? GARRY Di te e Joanna. MORRIS Sciocchezze! GARRY È verissimo e tu lo sai. MORRIS Non so proprio niente del genere. GARRY Sei innamorato di lei? MORRIS Innamorato di Joanna? Ma no, si capisce. GARRY Ti prepari ad esserlo? Io di solito lo capisco quando stai per imbarcarti in una delle tue scorribande emotive. MORRIS Be’, questa è impagabile. E tu allora? GARRY Lascia perdere me per un momento. Intanto, a me nessuno potrebbe accusarmi di essere emotivo. MORRIS Ah, no! Prendi Sylvia Laurie! Hai perso completamente la testa per lei. GARRY È stato anni fa. MORRIS Lascia perdere quando è stato. È stato! E se non era emotivo quello, vorrei sapere che cosa lo è. Ci avevi ridotti tutti a brandelli. GARRY Constato che hai abilmente girato la conversazione in un attacco contro di me. MORRIS Sta’ a sentire ora, Garry… GARRY Mi giuri che non hai avuto una storia con Joanna? 49 MORRIS GARRY MORRIS GARRY MORRIS Mi rifiuto di farmi fare il terzo grado in questo modo. Sì o no? Mi rifiuto di continuare questa conversazione. Rifiuta pure fino a diventare paonazzo, però mi devi ascoltare. Nossignore. Fa un passo verso la porta. Garry lo afferra per il braccio. 50 GARRY Allora è vero? MORRIS (liberandosi). Lasciami stare. GARRY Siediti. Questa è una cosa seria. MORRIS Non ho alcuna intenzione di subire una delle tue celebri paternali… ne ho le scatole piene. GARRY Non ci siamo mai raccontati balle, noi due, su cose che avessero una importanza vitale per noi.Vero o no? MORRIS È vero. GARRY E sarebbe alquanto sciocco, dopo tutti questi anni turbolenti, cominciare proprio adesso, non ti pare? MORRIS D’accordo, d’accordo, ma nessuno ha cominciato, almeno a quanto mi risulta. GARRY Non ti faccio nessuna altra domanda. Però voglio farti capire chiaramente una cosa, ed è questa.Tu e Henry e Monica e Liz ed io condividiamo una cosa che ha una importanza inestimabile per tutti noi, e questa cosa è il rispetto e la fiducia reciproca. Siamo cinque persone unite strettamente dall’affetto e dal lavoro e dall’intima conoscenza reciproca. È una condizione troppo importante per rischiare di infrangerla per qualsiasi ragione esterna. Joanna è una aliena. Non fa veramente parte del gruppo e mai potrebbe. Henry se ne rende conto benissimo, non è uno sciocco, e bisogna dargli atto che non ha mai tentato di imporcela. Ma non credere per un momento che Joanna non sia un pericolo potenziale, perché lo è! È femmina al cento per cento, eccezionalmente attraente e totalmente priva di scrupoli per procurarsi qualunque cosa voglia. È una cacciatrice di scalpi se mai ne ho vista una, e io ti imploro di una cosa sola: fai attenzione! Non mi devi nemmeno rispondere, ma FAI ATTENZIONE! Sono stato chiaro? MORRIS (alzandosi in piedi) Chiarissimo. Credo che prenderò un altro dito di sherry. Va a servirsi. GARRY Dammelo anche a me, ne ho bisogno. MORRIS (portandoglielo) Eccoti servito. GARRY Grazie. (Guarda l’orologio) Santo cielo, l’una passata. Ho dimenticato di prenotare un tavolo. MORRIS Non c’è bisogno, possiamo sempre andare di sopra. GARRY Di sopra sa sempre di gamberi in scatola. Gli telefono, si fa in un momento. Va al telefono e compone un numero. GARRY (al telefono, con un sorriso radioso). Ah, mi dispiace moltissimo, ho sbagliato numero Riattacca, e mentre si mette a comporre un altro numero, CALA LA TELA ATTO SECONDO Scena I È mezzanotte. Tre giorni dopo. Alla levata del sipario lo studio è illuminato gradevolmente ma non troppo. Garry sta suonando il piano. Indossa una vestaglia sopra la tenuta da sera. Accanto ha un whisky e soda che sorseggia di tanto in tanto. Ora entra Fred dalla porta di servizio. È molto elegante, in smoking e con un feltro nero in mano. FRED Be’, io vado. Ha tutto quello che le serve? GARRY Come sei in ghingheri! Dove vai? FRED Al Tagani. GARRY È una sala da ballo, un night o cosa? FRED Un po’ di tutto, per la verità. Ci lavora Doris. GARRY Cosa fa? FRED Canta un paio di numeri e fa un balletto con una corda da saltare. GARRY Carino. FRED A gusto mio è un po’ insulso, ma la gente ci sta. GARRY Hai intenzione di sposare Doris? FRED Sposarmi io? Aspetta e spera! GARRY Ti rendi conto di essere terribilmente immorale, Fred. FRED (allegramente) Giustissimo! GARRY Sono già più di due anni che ti approfitti di questa Doris. FRED E perché no? Piace a lei, piace a me, ce la spassiamo tutti e due. GARRY Ma tu a lei ci tieni veramente? Voglio dire, pensi mai a lei quando non c’è? FRED (con compiacenza) Lei c’è sempre… quando ne ho bisogno. GARRY E che farà quando andremo in Africa? FRED Si arrangerà. Ora come ora ha un paio di tipi che le ronzano intorno. Uno è abbastanza scicchettoso. Traffica nella seta. GARRY Ah, ho capito. La conidvidete. FRED Domattina suona come sempre o vuole che la svegliamo? GARRY Suono. Miss Erikson è andata via? FRED Oh, sì, ha staccato presto. È a posto così? GARRY Sì, grazie, Fred. Divertiti. 51 FRED Altrettanto a lei… faccia il bravo. Fred esce euforico. Garry continua a suonare il piano. Squilla il telefono. Garry risponde. GARRY Pronto, pronto? …Chi parla? (La sua voce cambia) Ah, Liz… No, sono rientrato una mezz’ora fa… Sì, tesoro, solo soletto, sto voltando pagina, non te l’hanno detto? …Certo, con tutti e due, e sono andato a cena con loro al Savoy. Dopo io e Morris l’abbiamo riaccompagnata a casa… No, non sono più tornato sull’argomento, ho pensato fosse più saggio così. Ti sento un po’ scettica… No, per la verità è stata molto carina, è piuttosto intelligente, sai, e devo dire che si lascia anche guardare… Benissimo, verso le undici… Sì, certo, me ne vado dritto a letto ora… Buonanotte, tesoro. 52 Riappende. Va al pianoforte, finisce il suo drink, prende un libro dal tavolo, spegne le luci ed è già a metà della scala quando squilla il campanello della porta d’ingresso. Borbotta “Dannazione”, piano, torna di nuovo giù e riaccende le luci ed esce nell’ingresso e lo sentiamo da dentro esclamare “Joanna!” con voce sorpresa. Lei entra e lui la segue. Joanna è una donna squisitamente vestita da sera, che ha passato da non molto i trent’anni. È molto sicura di sé e possiede un notevole fascino. JOANNA Meno male che ci sei. Che sollievo! Ho fatto una stupidaggine da non credere. GARRY Perché, che è successo? JOANNA Ho dimenticato la chiave di casa! GARRY Oh, Joanna! JOANNA È inutile che mi guardi in quel modo – di solito sono tutt’altro che sbadata. Mi sono dovuta vestire di corsa per cenare con Freda e poi andare al concerto di Toscanini, e l’ho lasciata nell’altra borsa. GARRY E la servitù dorme all’ultimo piano. JOANNA Dorme? Sono tutti in coma profondo. Ho tempestato sul portone per quasi mezz’ora. GARRY Bevi qualcosa? JOANNA Molto volentieri… sono sfinita. Si toglie il mantello. GARRY (preparando un drink per lei e un altro per se stesso) Dobbiamo decidere sul da farsi. JOANNA Da un telefono pubblico ho chiamato Liz ma dev’essere uscita, perché non ha risposto nessuno. GARRY (guardandola) Hai chiamato Liz e non c’è stata risposta! JOANNA Sì, e siccome non avevo più monete e non ce le aveva neanche il tassinaro, sono venuta dritta qui. GARRY Sigaretta? JOANNA (prendendone una) Grazie. …Hai un’aria molto perplessa, non mi credi? GARRY (accendendole la sigaretta) Figurati se non ti credo, Joanna. Perché mai non dovrei? JOANNA Non lo so, mi guardi sempre come se non ti fidassi neanche un tantino così. Peccato, perché in realtà io sono un pezzo di pane. GARRY (sorridendo) Non ne dubito. JOANNA Conosco quella voce, Garry, l’hai usata in tutte le tue commedie. GARRY Io sono un asso della naturalezza sul palcoscenico. JOANNA Non hai mai veramente avuto simpatia per me, è così? GARRY No, non veramente. Hai una certa arroganza, come un eccesso di sicurezza. JOANNA Vedo che non ti piace la competizione. GARRY Sei molto decorativa, ovviamente. Questo l’ho sempre pensato. JOANNA (sorridendo) Grazie. GARRY Anche se forse te ne rendi conto un po’ troppo. JOANNA (truccandosi il viso mentre si guarda nello specchietto estratto dalla borsa) Sei sgradevole in modo convenzionale ma in qualche modo non sembri del tutto sincero. D’altro canto, tu non sembri mai del tutto sincero, no? Sarà perché sei un attore. Tendete sempre a essere un po’ di cartapesta. GARRY Marionette, cara Joanna, creature di latta e segatura. Molto acuta ad averlo notato. JOANNA Vorrei tanto che la smettessi di essere soave, magari solo per un minuto. GARRY Che dovrei fare, secondo te, esibirmi in una esplosione di malumore? Scoppiare in singhiozzi? JOANNA (abbassando gli occhi) Credo che mi piacerebbe che fossi gentile. GARRY Gentile? JOANNA Sì. Che facessi un piccolo tentativo per superare il tuo evidentissimo pregiudizio contro di me. GARRY È così evidente? Mi dispiace. JOANNA So che non ti è andato giù che abbia sposato Henry, e capisco perfettamente perché. Ma dopotutto sono passati cinque anni, durante i quali io ho fatto del mio meglio per non impormi. La mia ricompensa è stata abbastanza magra, particolarmente da te. Nient’altro che una cortesia sforzata e una tolleranza un po’ frigida. GARRY Povera Joanna. JOANNA (alzandosi in piedi) Vedo che il mio appello è caduto nel vuoto. Mi dispiace. GARRY Che succede? Che combini adesso? JOANNA Non combino proprio niente. GARRY Allora rimettiti a sedere. JOANNA Vorrei che mi chiamassi un taxi. GARRY Che sciocchezza, è l’ultima cosa che vorresti. Sei venuta qui con uno scopo, non è così? JOANNA Certo. Ho perso la chiave, sapevo che hai una camera degli ospiti, e… GARRY E allora? JOANNA Volevo arrivare a conoscerti un po’ meglio. GARRY Capisco. JOANNA Oh, no, non capisci. So esattamente che cosa pensi. Sei uno degli attori romantici più famosi del mondo, quindi è naturale che ti immagini che ogni donna non veda l’ora di buttartisi tra le traccia. Sono sicura, per esempio, che non hai creduto nemmeno per un attimo che io abbia perso la chiave di casa! GARRY Sei brava… per Dio, sei bravissima! JOANNA Che numero si fa per i taxi… lo chiamo io. GARRY Sloane 2664. Joanna compone il numero e aspetta un momento. JOANNA (al telefono) Pronto… pronto? Sloane 2664? …Oh, scusi tanto, ho sbagliato numero. 53 Garry si abbatte sul divano ridendo. JOANNA GARRY JOANNA GARRY JOANNA GARRY JOANNA GARRY JOANNA GARRY Che hai da ridere? Tu, Joanna. (componendo il numero un’altra volta) Ti stai divertendo come un pazzo, eh? (saltando su e togliendole di mano il ricevitore) Hai vinto. Ridammi il telefono e smettila di essere così irritante. Un altro drink? No, grazie. Un’ultima sigaretta? No. Ti prego… mi dispiace. (porgendole un’altra sigaretta) Joanna si alza e torna al divano in silenzio. 54 GARRY (accendendole la sigaretta) A quanto pare la conversazione si è arenata. JOANNA Io credo che forse dopotutto mi andrebbe un altro drink, molto piccolo. Riesci a mettermi straordinariamente in imbarazzo. Naturalmente è uno dei tuoi talenti più rinomati, no… quello di spaventare le persone? GARRY (versandole da bere) Non vorrai mica far finta che io ti spaventi. JOANNA È la personalità, suppongo, più la reputazione di essere… be’… (ride) …abbastanza spietato. GARRY (dandole un drink) Molto grazioso il tuo vestito. JOANNA Me lo sono messa per Toscanini. GARRY Anche lui spaventa le persone, quando suonano le note sbagliate. JOANNA Sembri incredibilmente giovane, ogni tanto. Sarebbe carino sapere come sei veramente, sotto tutte quelle bardature. GARRY Un ragazzo semplice, disgustosamente idealista. JOANNA Sentimentale, anche, ogni tanto quasi vittoriano. GARRY Faccio i miei ricami in silenzio. JOANNA Sei felice, in complesso? GARRY Estasiato. JOANNA Non ti stanchi mai di organizzare la vita della gente, di essere il Capo, di avere tutti che ti adorano e ti obbediscono? GARRY Mai. Ci sguazzo. JOANNA Lo sospettavo, ma non ero sicura. GARRY Vuoi che ti suoni qualcosa? JOANNA No, grazie. GARRY E perché no? Ti vuoi perdere questa occasione? JOANNA È che amo la musica. GARRY Che lingua lunga. Per non dire sgarbata. JOANNA Sì, è stato sgarbato, vero? Scusa. GARRY Lascia stare. E ora che facciamo? JOANNA Perché, è necessario fare qualcosa? GARRY Non lo so, il mio senso sociale mi dice che da me si richiede qualcosa e non sono del tutto sicuro cosa. Per questo mi sono offerto di suonare per te. JOANNA C’è sempre la radio. GARRY No, qui non c’è! JOANNA Sono felice di essere adulta. Su chi è giovane e inesperto devi avere un effetto devastante. GARRY Sarebbe una sottile allusione al mio fascino? JOANNA Emani tanta di quella luce. GARRY Ascoltami ora, Joanna. Bisogna che ti decidi. Queste schermaglie provocatrici mi deprimono. Che cosa vuoi? JOANNA Voglio che tu sia quello che io credo tu sia in realtà, cordiale e genuino, qualcuno di cui fidarsi.Voglio che tu mi faccia l’onore di interrompere per un momento la tua eterna rappresentazione, che abbassi il sipario, che ti tolga il trucco e ti rilassi. GARRY E non sarei molto vulnerabile, cara Dalila, una volta privato della mia serica chioma? JOANNA Perché hai tanta paura di essere vulnerabile? Non sarebbe un sollievo, piuttosto? Stare in guardia tutto il tempo dev’essere tremendamente stancante. GARRY Ti avevo inquadrata bene, dal primo momento. JOANNA Credi? GARRY Sei un insaziabile animale da preda! JOANNA Garry! GARRY Hai acchiappato il povero Henry quando era in convalescenza, ti sei messa in tasca Morris, e ora, per Dio, stai dando la caccia anche a me! Non negarlo… te lo vedo negli occhi. Compari all’improvviso a notte fonda emanando frenesia di conquista, si sentono le vibrazioni dappertutto! Sei stata dal parrucchiere oggi pomeriggio, sì o no? E ti sei fatta le unghie delle mani, e probabilmente anche dei piedi! Il vestito è nuovo, vero? Le scarpe sono nuove! Quelle calze non te le eri mai messe prima in vita tua! E la tua determinazione! Ogni parola, ogni frase, ogni cambiamento di umore, tutto programmato. La dose giusta di antagonismo sessuale misto a sottile adulazione, il tempismo perfetto del passaggio dall’insinuazione provocante alla diffidenza imbronciata.Vuoi sapere come sono davvero, eh, sotto tutta la vernice luccicante? Be’, sono così. È così che sono in realtà… Fondamentalmente onesto! Quando mi trovo con le spalle al muro dico la verità, e la verità in questo momento è che ti conosco, Joanna. So a che cosa miri, vedo tutti i tuoi sotterfugi. Stammi lontana! Vai via da me! JOANNA (ride) Sipario! GARRY (al tavolino dei liquori) Dannazione, non c’è rimasto più un goccio di seltz. JOANNA Prendilo liscio, tesoro. GARRY Come osi chiamarmi tesoro. JOANNA Perché credo che tu sia un tesoro… e l’ho sempre creduto. GARRY Vai via immediatamente. JOANNA Tu sei la vera ragione per cui ho sposato Henry. GARRY Non conosci proprio la vergogna. JOANNA No. Io sono innamorata di te… sono innamorata di te da più di sette anni, è venuto il momento di fare qualcosa in proposito. GARRY (camminando per la stanza) Questa è la fine! JOANNA (con calma) No, mio carissimo, è solo l’inizio. GARRY Adesso ascoltami, Joanna… JOANNA Credo che sarà meglio se prima tu ascolti me. 55 56 GARRY Non ci penso nemmeno. JOANNA (alzandosi in piedi, calma e con grande fermezza) Devi, è importantissimo per tutti noi. Siediti, per favore. GARRY Preferisco camminare, se non ti dispiace. JOANNA Siediti, caro e dolce Garry, per favore, siediti. Bisogna che ti concentri, la cosa non è così brutta come sembra. Io devo spiegartela e se fai tutte queste piroette non posso. GARRY (buttandosi sul divano) È terribile! JOANNA Prima di tutto voglio che tu mi giuri di rispondere a una domanda in totale sincerità. Lo farai? GARRY Che domanda? JOANNA Giuri? GARRY Sì… va bene… continua. JOANNA Se tu non mi avessi mai visto prima in vita tua, se ci fossimo incontrati per la prima volta questa sera, se io non avessi nessun rapporto con nessuno che tu conosci, mi avresti fatto la corte? Mi avresti desiderata? GARRY Sì. JOANNA Bene, ecco. Allora… GARRY Senti un momento, Joanna… JOANNA Zitto! Sii leale: devi lasciarmi spiegare. Quando ho detto un momento fa che tu sei stato la ragione per cui ho sposato Henry, era vero solo in parte. Lui è stato pazzamente innamorato di me per i primi due anni, ma adesso non lo è più.Tu ti sei messo tra di noi. Non solo nel mio cuore, ma anche nel suo. Detestava la tua mal dissimulata disapprovazione di me, e gradualmente quella ha soffocato l’amore che mi portava. Henry mi è stato leggermente infedele undici volte che mi risultano con certezza durante questi ultimi tre anni. Probabilmente in questo momento a Bruxelles se la sta spassando alla grande. GARRY Stai mentendo, Joanna. JOANNA Non sto mentendo. Henry è un tesoro e io non lo lascerei per niente al mondo, ci troviamo benissimo insieme, adesso addirittura meglio di prima. Ma è di te che sono innamorata, e lo sono sempre stata. Non voglio vivere con te, Dio ne guardi! Mi manderesti al manicomio in una settimana. Ma per me tu sei l’uomo più affascinante, esasperante, appassionatamente attraente che abbia mai incontrato in vita mia… GARRY (pungente) E Morris? JOANNA Morris? Non fare il cretino. È stato solo un passo per avvicinarmi di più a te. GARRY È innamorato di te? C’è stato qualcosa tra di voi? JOANNA Ma certo che no. È tanto carino, ma non mi attira minimamente, e mai potrebbe attirarmi. GARRY Lo giuri? JOANNA Non ho bisogno di giurarlo, lo puoi vedere da solo, no? Tu ed io sappiamo entrambi per esperienza che quando l’istinto ti spinge con tutta la forza in una direzione, correre in quella opposta è sciocco, e fa male. GARRY Sei così sicura che sia sciocco? JOANNA Immagazzinare rimpianti è la cosa più sciocca che ci sia al mondo. A chi potremmo mai nuocere tu ed io se ci amassimo per un po’? GARRY Posso alzarmi adesso? JOANNA Sì. GARRY (aggirandosi) Com’era il concerto di Toscanini? JOANNA Splendido. (Si siede) Ha fatto l’Ottava e la Settima. GARRY Io personalmente preferisco la Quinta. JOANNA A me più di tutte piace la Nona. GARRY (sedendosi accanto a lei sul divano, come per caso) Non c’è niente come la cara vecchia Nona. JOANNA Io adoro la Queen’s Hall, tu no? È così priva di compromessi. GARRY (prendendole la mano) Ah no, io ho sempre preferito l’Albert Hall. JOANNA (appoggiandosi contro di lui) Vorrei tanto sapere perché. Io la trovo sempre così deprimente. GARRY (prendendola tra le braccia) Anche quando fanno i Carmina Burana? JOANNA (sognante) Sì, anche allora. GARRY (la bocca sulla bocca di lei) Non voglio sentire una sola parola contro l’Albert Hall. Le luci si attenuano e cala il Sipario. Scena II La mattina dopo, le dieci e mezza circa. Le tende sono chiuse e lo studio è in penombra. Joanna esce dalla stanza degli ospiti in pigiama e con la stessa vestaglia che Daphne portava nel prim’atto. Si aggira per la stanza, alla ricerca di un campanello. Miss Erickson entra dalla porta di servizio. JOANNA MISS E. JOANNA MISS E. (con vivacità) Buongiorno. Buongiorno. Si è svegliato il signor Essendine? Non ha ancora suonato. Va ad aprire le tende. JOANNA Non è che avrebbe la gentilezza di dirgli che io sono sveglia. MISS E. Purtroppo è impossibile. Diventerebbe pazzo dal furore. JOANNA Povero cocco! Diventerò io pazza di furore se qualcuno non mi dà la colazione. Sono ore che suono quel campanello lì dentro. MISS E. (rassettando il mobilio e sprimacciando i cuscini del divano) Non funziona. JOANNA Ma guarda. A un certo punto mi è venuto proprio questo sospetto. MISS E. Sono i topi, si mangiano i fili. Quelli distruggono tutto. Fred entra dalla porta di servizio. JOANNA FRED JOANNA FRED JOANNA FRED Buongiorno. Buongiorno, signorina… (La riconosce) Santi numi! Prego? Ma lei non è la signora Lyppiatt? Infatti. (emanando un fischio) Fiuu! 57 Esce di nuovo dalla porta di servizio. 58 JOANNA Quello immagino fosse il domestico del signor Essendine. Si comporta sempre così? MISS E. È stato steward su un transatlantico. JOANNA Gli steward che ho incontrato io avevano buone maniere. MISS E. Io conosco solo lui. JOANNA (perentoria) Gradirei del tè cinese, delle fette di pane tostato molto sottili e senza burro e un uovo à la coque molto morbido, per piacere. MISS E. Non abbiamo né tè né uova, ma le farò con piacere il pane tostato. JOANNA C’è per caso del caffè? MISS E. Sì, il caffè ce l’abbiamo. JOANNA Bene, allora per favore me lo porti più velocemente che può. MISS E. Lo dico a Fred. JOANNA Con la sua esperienza del transatlantico magari potrà fare qualcosa anche per il rubinetto di quel bagno. MISS E. Purtroppo non era addetto alle toilettes. Miss Erickson esce e proprio mentre Joanna sta per rientrare nella stanza degli ospiti con una esclamazione irritata, entra Monica dall’ingresso, in soprabito e cappello. Come nel prim’atto, ha un fascio di lettere in mano. JOANNA Buongiorno, Monica. MONICA (inorridita) Joanna! JOANNA Grazie a Dio ci sei anche tu, non riesco a farmi capire dalla governante. MONICA Hai passato la notte qui? JOANNA Sì, non trovi che Garry è stato un amore a darmi un tetto? Ho fatto la cosa più stupida del mondo. Ho perso la chiave di casa. MONICA Hai perso la chiave di casa? JOANNA Ero fuori di me dalla disperazione, quando improvvisamente ho pensato a Garry. MONICA Improvvisamente hai pensato a Garry? JOANNA Perché continui a ripetere le mie parole? MONICA Non lo so. Non mi viene in mente nient’altro da dire. JOANNA Hai una faccia come se disapprovassi il fatto che ho passato la notte qui! MONICA Lo trovo di cattivo gusto, per non dire di peggio. JOANNA Devo dire, Monica, che il tuo modo di fare mi dà un po’ fastidio. A sentirti si penserebbe che ho commesso chissà che di orrendo. MONICA L’ho sempre saputo. JOANNA (irritabile) Cos’è che hai sempre saputo? MONICA Che avresti portato dei guai. Be’, mi occupo del tuo caffè. (Squilla il campanello dell’ingresso) Arriva qualcuno. È meglio se torni nella stanza degli ospiti. JOANNA (sedendosi sul divano) Grazie, sto benissimo qui. MONICA Come credi. Esce nell’ingresso. Dopo un momento rientra seguita da Liz. Liz, cui è appena stata comunicata la notizia, ha un’espressione studiata. Peraltro è calmissima. LIZ Questa sì che è una sorpresa. JOANNA Liz! Ti ho telefonato per ore e ore ieri sera. Avevo perso la chiave di casa ed ero completamente fuori di me. Ma tu non c’eri. LIZ JOANNA LIZ MONICA LIZ Sono stata in casa dalle dieci in poi. Si vede che hai sbagliato numero. Era il numero che mi hai dato tu. (soave) E allora si vede che te lo avevo dato sbagliato. Se hai bisogno di me, Liz, io sono in ufficio. Sì che ho bisogno di te, Monica. Non ti muovere. Entra Fred con un vassoio. JOANNA (con esagerato sollievo) Ah, la colazione. FRED Dove lo vuole? JOANNA Qui, grazie. FRED (a Liz) Buongiorno, signorina. LIZ Buongiorno, Fred. Credo che la signora Lyppiatt starebbe più comoda se prendesse il caffè nella stanza degli ospiti. JOANNA (con fermezza) Preferirei qui, se non ti dispiace. Mi piace seguire gli avvenimenti. LIZ Posalo qui per il momento, Fred, lo decideremo dopo dove prende il caffè la signora Lyppiatt. JOANNA Io ho già deciso, Liz, ma sei carina a disturbarti tanto. LIZ Basta così, grazie, Fred. FRED Aggiudicato. Signorina… se serve qualcosa faccia uno strillo. LIZ Grazie… lo farò. Fred sparisce dalla porta di servizio. JOANNA (versandosi il caffè) Apprendo che faceva il cameriere su un transatlantico. LIZ (a Monica) Immagino che Garry non sia stato ancora chiamato. MONICA No, non ancora. JOANNA Bisogna svegliarlo subito, Liz. È una vergogna starsene a letto in una bella giornata come questa… non fa bene. Se non ci bada diventerà grasso e flaccido. MONICA (una voce dal cuore) Magari si sbrigasse! JOANNA Chissà cosa mi avrà messo nel caffè, a parte il caffè, voglio dire. MONICA Un pesticida, se ha un po’ di giudizio. JOANNA Sai una cosa, Monica? Ti trovo piuttosto insolente. Dicono che le segretarie degli uomini famosi sono frustrate e possessive. E tu ti stai basando sul modello classico. MONICA La sola frustrazione che sento in questo momento è la paura di finire sulla forca. LIZ Forse è meglio se vai in ufficio, Monica, dopotutto. La situazione si sta facendo abbastanza tesa. MONICA D’accordo. LIZ Ti raggiungo tra un momento. Monica esce in ufficio e sbatte la porta. JOANNA Poveretta, si è molto appassita dalla prima volta che l’ho vista. Sarà pazzamente innamorata di Garry, come tutte noi. LIZ Come tutte noi, Joanna? JOANNA Devo dire che lui è affascinante. Ieri sera abbiamo fatto una conversazione deliziosa. LIZ Credo che sarebbe meglio se né Henry né Morris sapessero che hai passato la notte qui. 59 60 JOANNA E perché mai? A Henry certo non importerebbe. LIZ Non ne sarei così sicura se fossi in te. In ogni caso, a Morris importerebbe eccome. JOANNA A Morris? E che diavolo c’entra Morris? LIZ (con irritazione) Su, andiamo, Joanna! JOANNA Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. LIZ Ascolta. Io so benissimo che hai tradito Henry con Morris, quindi non devi disturbarti a negarlo ancora. JOANNA È la più abominevole menzogna… LIZ Purtroppo sono stata a cena con Morris ieri sera e mi ha raccontato tutto. JOANNA (cupamente) Ah. Ti ha raccontato tutto, eh? LIZ La cosa è perfettamente naturale. Siamo amici di vecchia data, sai.Tutti noi! JOANNA (con amarezza) Una simpatica costellazione di piccoli pianeti pettegoli che ruotano intorno al grande sole glorioso. LIZ Non voglio sapere cosa è successo questa notte, ma ti dico una cosa. Il grande sole glorioso non si lascerà intrappolare in questa storia, se io posso impedirlo. E io posso. JOANNA Vorrei tanto sapere come. LIZ Non credo che a Garry farebbe piacere apprendere che sei stata l’amante di Morris, oltre che la moglie di Henry. E non credo che a Morris farebbe piacere apprendere che sei stata l’amante di Garry, come sospetto che tu sia stata. LIZ E non credo che a Henry farebbe piacere apprendere niente di tutto questo. JOANNA Vuoi dire che ti abbasseresti a raccontarlo a Garry? LIZ Sì. E anche a Morris, e a Henry. Lo dirò a tutti quanti se non farai come dico. JOANNA Magari sei ancora innamorata di Garry anche tu. LIZ Gli voglio bene,questo è certo.Voglio bene a Henry e anche Morris. Siamo tutti uniti da tanti anni, e ci vorrebbe ben altro che te per rompere definitivamente questa unione. Tu farai quello che ti dirò. JOANNA Altrimenti? LIZ Altrimenti sarai fuori, mia cara, esclusa da tutti noi, per sempre. Soprattutto da Garry… molto presto. E non ti piacerà, lo sai bene. Sarebbe un grosso colpo alla tua vanità. JOANNA E perché sei così sicura che mi dispiacerebbe – così terribilmente – l’idea di essere “esclusa” da tutti voi? Hai detto così, vero? LIZ Soprattutto perché hai fatto degli sforzi così sovrumani per essere inclusa. JOANNA Dacché sono al mondo nessuno mi ha mai parlato in questo tono. LIZ Be’, approfitta dell’occasione. Non c’è molto tempo. Che hai intenzione di fare? JOANNA Io? Non ho intenzione di fare proprio nulla. LIZ Sarai ragionevole e farai quello che ti chiedo, o no? JOANNA Ancora non mi hai chiesto niente. LIZ Mi devi promettere che non rivedrai Garry fino a quando non sarà partito per l’Africa. JOANNA Questa poi! LIZ Me lo prometti? JOANNA No, certo che no. E anche se lo facessi, come so che mi posso fidare di te? E Monica? Vogliamo parlare di lei? LIZ Monica non aprirà bocca, e neanche io, se giuri di non rivedere Garry prima della sua partenza per l’Africa. JOANNA Non posso non rivederlo. Come vuoi che lo eviti? LIZ Ti puoi ammalare. Puoi andare a Parigi. Dovunque. JOANNA Non ho intenzione di fare niente di simile. LIZ Benissimo. (Va alla porta di servizio e chiama) Fred… Fred. JOANNA Sarai stata tu a sfasciare ogni cosa, non io. Fred entra. FRED LIZ FRED Chiamava, signorina? Vai immediatamente a svegliare il signor Garry, per favore. Aggiudicato. Si avvia per salire di sopra quando squilla il campanello dell’ingresso. Prima però apri la porta. (A Joanna) È Morris. Ieri sera mi ha detto che veniva a parlare con Garrick alle undici. JOANNA (mentre Fred esce in ingresso) Ascolta un momento, Liz… LIZ Meglio così. Risolveremo più in fretta. JOANNA (alzandosi in piedi in fretta) Non posso affrontarlo. Sarebbe troppo sgradevole. Farò come dici tu. LIZ Giuri? Giuri di non rivederlo? Partirai? JOANNA Sì, sì… lo giuro. LIZ Presto, entra nella stanza degli ospiti. E non uscire finché non ti chiamo io. LIZ Joanna schizza nella stanza degli ospiti e chiude la porta, Liz rapidamente si siede al tavolino e sorseggia il caffè di Joanna. Rientra Fred. FRED È il signor Maule. Dice che ha un appuntamento. LIZ Santo cielo - be’, forse è meglio se lo fai entrare - se ne occuperà la signorina Reed - ora glielo dico io. FRED Aggiudicato. Fred torna nell’ingresso. Liz corre alla porta dell’ufficio. LIZ MONICA LIZ (sottovoce, in tono impellente) Monica… Monica… (apparendo) Che c’è? C’è un certo signor Maule. Entra Roland Maule. ROLAND (nervosamente) Buongiorno. LIZ Buongiorno. ROLAND Noi ci conosciamo già, si ricorda? LIZ Sì, come no… l’altro ieri. MONICA Lei ha un appuntamento col signor Essendine? ROLAND Oh, sì, certo. Ci siamo parlati per telefono ieri sera. Mi ha detto di venire alle dieci e mezza. Temo di essere un po’ in ritardo. MONICA E io temo che non potrà vederlo, ora come ora. Può tornare tra un po’? ROLAND Non c’è un posto dove posso aspettarlo? MONICA Entri in ufficio un momento e scoprirò quand’è che il signor Essendine potrà vederla. 61 ROLAND MONICA Molto gentile da parte sua… Non c’è di che… da questa parte. Monica lo fa entrare nell’ufficio e chiude la porta. FRED Non dovevo farlo entrare? MONICA Non lo so. Dice che il signor Garry gli ha detto di venire, anche se io ho i miei dubbi. Meglio che vai a svegliarlo e glielo dici. LIZ No, Monica. Non svegliarlo ancora. Preferisco che dorma un po’. MONICA Va bene, Fred. Lo chiamiamo dopo. FRED Per me… Fred esce dalla porta di servizio. LIZ 62 Ascolta, Monica. Ho garantito che tu ed io non diremo una parola a Henry o a Morris o a chicchessia sul fatto che lei è stata qui se in cambio lei giura di non rivedere più Garry fino alla sua partenza. MONICA E ha giurato? LIZ Sì. Però Morris può piombare qui da un momento all’altro, e la situazione si farà spinosa. C’è un telefono nella stanza degli ospiti? MONICA Sì. LIZ E il numero è lo stesso di qui, o è diverso? MONICA È la linea privata. Questo qui è una derivazione dell’ufficio. LIZ Com’è il numero? MONICA Fammi pensare… la linea privata… Sloane 2642. Squilla il campanello dell’ingresso. LIZ Eccolo. Lascia fare a me. Ti spiego dopo. Corre nella stanza degli ospiti e vi entra, chiudendosi la porta alle spalle. Monica va all’ufficio e apre la porta. MONICA Oh, signor Maule, ma che sta facendo? Esce e chiude la porta.Fred entra dalla porta di servizio e passa in ingresso. Garry appare in cima alla scala, vestito di tutto punto e col cappello in testa. Scende i gradini furtivamente e si trova faccia a faccia con Morris. MORRIS Garry! Dove vai? GARRY (un po’ confuso) Fuori. MORRIS Fuori dove? GARRY Fuori e basta. Potrò anche uscire se ne ho voglia, no? FRED Non avevo idea che si fosse alzato! Certo che è un tipo balzano, lei. GARRY Fred, non essere impertinente.Vai via. FRED D’accordo… d’accordo. Il signore è nell’ufficio e la signora nella stanza degli ospiti in caso li voglia. Fred esce allegramente. GARRY Ma che sta dicendo! Quello dà i numeri. MORRIS Una signora! Davvero, Garry, sei impossibile. Chi è? GARRY Traboccherei di gratitudine se tutti quanti si impicciassero degli affaracci loro. MORRIS Per amor di Dio, sbarazzati di lei… ti devo parlare… sono messo molto male… GARRY Come faccio a sbarazzarmene? Magari è al bagno. MORRIS Allora dille di sbrigarsi. GARRY Senti un momento, Morris… MORRIS Se non ci vai tu, ci vado io. Si dirige a gran passi verso la porta della stanza degli ospiti. GARRY Morris… ti proibisco di entrare in quella stanza. MORRIS (forte, bussando alla porta) Le dispiacerebbe venir fuori… appena può? LIZ (entrando e chiudendosi la porta alle spalle) Arrivo. Il tempo di incipriarmi il naso. MORRIS Liz! Ma sei tu! LIZ Si capisce. Chi credevi che fossi? MORRIS (a Garry) Perché diavolo la facevi tanto lunga,? GARRY Non so di cosa stai parlando. LIZ Perché tutt’a un tratto sei vestito da capo a piedi? Pochi minuti fa dormivi. GARRY Macché, figuriamoci. Anzi, probabilmente non riuscirò a dormire mai più. LIZ Rimorsi di coscienza? GARRY Non vedo l’ora di andare in Africa! Pur di allontanarmi da tutti voi. LIZ Se pensi che sprofonderemo nel dolore… MORRIS Vi supplico, smettete di punzecchiarvi, voi due. Io sono in uno stato spaventoso. GARRY Per cosa? MORRIS Liz lo sa… gliel’ho detto ieri sera. Garry, sono tre notti che non dormo… Da quando ci siamo parlati l’altro giorno. LIZ Oh, Dio! GARRY E perché non dormi? MORRIS Le mie ossessioni: un disastro. Tu lo sai come divento quando mi viene un’ossessione. Senza contare che ti ho mentito. GARRY (seccamente) Mi hai mentito? E come? MORRIS Io e Joanna ci amiamo, Garry. GARRY (dopo una breve pausa – guardando Liz) Ah! MORRIS Dura da parecchi mesi, ma abbiamo fatto il patto di negare con chiunque, qualunque cosa succeda, per non rovinare tutto quanto. Però io non sono abituato a mentire a te. Ieri pomeriggio non ce l’ho fatta più e ho detto a Joanna che te lo avrei raccontato. Lei si è inferocita e ha detto che non mi avrebbe mai più rivolto la parola. Se n’è andata. È da allora che la cerco. È sparita. La servitù dice che non è tornata questa notte. Ho il terrore che le sia successo qualcosa. LIZ Magari è così. MORRIS A te non va a genio, Liz. Neanche a me è troppo simpatica, in fondo. Però l’amo. LIZ Che storia commovente, vero, Garry? Puoi smettere di tormentarti, Morris. Joanna ha passato la notte da me. MORRIS Da te? LIZ (malignetta) Sì, sul divano. Aveva perso la chiave di casa. È ancora lì. Le ho detto che ti avrei detto di telefonarle se ti avessi visto. MORRIS Ci vado subito. LIZ Meglio se prima telefoni e controlli che ci sia ancora… magari è uscita. Ti faccio il numero. Compone un numero. Garry la guarda affascinato. Parla. Pronto… Maggie? È ancora lì la signora Lyppiatt?… Bene. …Tieni, Morris… 63 Gli porge il telefono a va da Garry. 64 LIZ (piano, a Garry) Inconcepibile idiota. MORRIS (al telefono) Joanna!… Sì, sono io, Morris… Sono stato così in pensiero, perché non mi hai detto che eri da Liz… GARRY (sibilando, a Liz) Come hai fatto a farla uscire? LIZ Non è uscita, è di là, sull’altra linea. MORRIS Credevo che ti fosse successo qualcosa. …Sì, sono allo studio… No, solo Liz e Garry… Ascolta, Joanna… Io ti devo vedere… Joanna! …(A Liz e Garry) Ha attaccato! GARRY Così impari. MORRIS (freneticamente) Devo vederla… devo vederla… E ora che faccio? GARRY Controllati. Non essere isterico! MORRIS Io vado a casa di Liz. GARRY Neanche per sogno. LIZ Morris, stai a sentire. Davvero è meglio che non cerchi di vedere Joanna nello stato in cui ti trovi. Bevi qualcosa e calmati… La vedrai più tardi, oggi stesso. Liz versa da bere a Morris e gli porge il bicchiere. GARRY (con violenza) Sono circondato da menzogne e intrighi e da sentimentalismi disgustosi! Passo tutta la vita a cercare di aiutare il prossimo, a distribuire consigli saggi ed equilibrati, a parare per gli altri le mazzate del Fato. Con quale risultato? Tutti ingrassano a mie spese! Mi succhiano ogni grammo di vitalità fino a ridurmi come un relitto smidollato, dopodiché si aspettano che io vada a vagabondare in tutta l’Africa nera per farli arricchire tutti quanti. Ma adesso basta! Non ne posso più. Se mai tento di conquistarmi una briciola di felicità, un poco di allegria, un minimo di relax, vengo accusato di essere immorale e indecoroso e di gettare fango sulla mia posizione sociale. Bella posizione! Sono come un piccolo scarafaggio spaventato che si rannicchia nell’ombra nel disperato tentativo di ripararsi dall’accecante, spietata luce della critica che perennemente scroscia su di me… MONICA (entrando) Avevi o non avevi dato un appuntamento al signor Maule questa mattina? GARRY Assolutissimamente no. Quell’individuo mi terrorizza. MONICA Bene, è qui… Roland entra dall’ufficio. ROLAND Devo vederla… è molto, molto importante. MONICA Oh, signor Maule, aveva promesso di restare nell’ufficio. ROLAND (ignorandola) Voglio dirle che va bene. GARRY Che cos’è che va bene? ROLAND (con fervore) Quello che provavo per lei… ho fatto chiarezza su tutta la faccenda. GARRY Sono assolutamente incantato e mi rallegro con lei dal più profondo del cuore. Però adesso se ne deve proprio andare. Uno squillo del campanello dell’ingresso. MONICA Per favore vada via ora, signor Maule. Il signor Essendine è in riunione. GARRY Ve la do io, la riunione. (Il campanello squilla ancora, con insistenza) Fred… Miss Erikson! – C’è qualcuno alla porta. Non ho la più vaga idea di chi possa essere, ma senza dubbio sarà qualche storpio evaso dal manicomio che si è follemente innamorato di me! MONICA Vado io. Va in ingresso. LIZ Signor Maule, credo veramente che farebbe meglio a tornare più tardi. ROLAND Non posso restare ancora un poco? Vede, ogni momento che passo accanto a lui mi rilasso e mi rilasso e mi rilasso, tutto il mio ritmo migliora incredibilmente. Entra Henry molto rapidamente, seguito da Monica. Si trova evidentemente in stato di grande agitazione. HENRY Dov’è Joanna? È sparita. GARRY Non dovevi tornare domani? HENRY Non è mai rincasata questa notte, nessuno sa dove si trovi. LIZ È tutto a posto, Henry, è stata da me. HENRY Ma ho chiamato Maggie e mi ha detto che non l’aveva vista. LIZ C’è un motivo, te lo spiego dopo. HENRY È successo qualcosa. Ho avuto un presentimento in aereo. GARRY Anch’io ho sempre un presentimento in aereo, il presentimento che sto per dare di stomaco! Ed è quello che mi sta succedendo adesso! HENRY Ma perché Maggie ha detto... LIZ Se non mi credi, parlaci tu! Monica, mi chiami casa mia, per favore? Monica va al telefono e comincia a comporre il numero. ROLAND (andando da Henry e dandogli la mano) Piacere. Io mi chiamo Roland Maule. HENRY (astratto) Piacere. ROLAND (dando la mano a Morris) Roland Maule. Non ci siamo presentati. GARRY Per favore, signor Maule, se ne vada. MONICA (al telefono) Pronto… Joanna! …Resta in linea. C’è Henry che ti vuole parlare… Sì, è qui… Nello studio… (Passa il telefono a Henry) HENRY Tesoro… mi hai fatto prendere uno spavento! – No, avevo finito tutto ieri, non c’era motivo di restare… ho telegrafato. Sì, siamo tutti qui… No, credo che dovrò fare colazione con Morris, abbiamo qualche difficoltà per trovare un teatro per Garry questo autunno… Torni a casa? …D’accordo, io vengo lì a cambiarmi, diciamo tra mezz’ora… Benissimo, tesoro. Glielo dico… (A Liz) Dice che ece tra un minuto. LIZ Dille di restare ferma dov’è, tra un attimo vado io da lei. HENRY (al telefono) Dice Liz di restare lì dove sei, che viene subito da te… Cosa? …Joanna, ma che ti prende? (A Liz) Dice che le sembra di stare in una pochade francese e che non ne può più. Sembra alterata. LIZ È il telefono, non fa altro che suonare. Dille di staccarlo. HENRY (al telefono) Liz dice di staccare il telefono… Joanna… Pronto… (A tutti) Ha riattaccato. Durante la conversazione precedente è squillato di nuovo il campanello dell’ingresso. Fred è uscito dalla porta di servizio ed è andato ad aprire. Ora ritorna dall’ingresso. FRED Signorina Reed, lì fuori c’è una certa Lady Saltburn. Dice che ha un appuntamento per le undici e mezza. GARRY Chi? MONICA (inorridita) Oddio! Che giorno è oggi? 65 66 GARRY Mercoledì… delle ceneri. MONICA Mercoledì… me l’ero completamente dimenticata… La nipote di Lady Saltburn… Avevi promesso di farle un’audizione e poi di raccomandarla all’Accademia d’Arte Drammatica o qualcosa del genere. Non ti ricordi? GARRY No, non mi ricordo. Che sia allontanata immediatamente. MONICA Non possiamo allontanare Lady Saltburn. Ci ha dato cinquanta sterline per la Casa di Riposo degli Attori. GARRY Come vuoi che mi metta ad ascoltare la nipote di chicchessia, proprio questa mattina? Sono già sull’orlo di un esaurimento nervoso. HENRY Perché, che è successo? GARRY Troppe cose sono successe, Henry! Troppe! MONICA Devi vederla, ti basta un minuto, altrimenti sarebbe una villanata. Fred, falla entrare. FRED Aggiudicato. (Va in ingresso) ROLAND (con la sua risata-nitrito) Molto emozionante tutto questo, no? MORRIS È meglio che ce ne andiamo… Garry, torno più tardi. Liz, Henry… HENRY Va bene. Raggiungiamo Joanna a casa di Liz. E’ qui dietro l’angolo. MORRIS (in preda al panico) No… io devo passare in ufficio e tu devi venire con me… è urgente. FRED (annunciando) Lady Saltburn. La signorina Stillington. GARRY (amaramente) Grazie, Monica, sei sempre di grande consolazione! Entra Lady Saltburn accompagnata da Daphne Stillington. Lady Saltburn è una signora mondana maestosa ma alquanto estroversa. Daphne ha un’espressione di sussiego sociale. Ha un luccichio negli occhi. LADY S. (avanzando verso Garry) Signor Essendine, lei è veramente squisito. GARRY (dandole la mano) Per carità… è un piacere. LADY S. Questa è mia nipote Daphne. GARRY (dando la mano a Daphne) Piacere. DAPHNE Morivo dalla voglia di conoscerla, signor Essendine. (Con intensità) Ho adorato tutte le cose che ha fatto. GARRY Molto carino da parte sua. LADY S. Non sa il tormento che mi ha dato Daphne fino a quando non ho chiamato la sua segretaria implorandola di concederci un appuntamento. Lei ci tiene in una maniera tale… GARRY Non ne dubito. (Scocca uno sguardo furioso a Daphne) Mi permetta di presentarle tutti quanti. Mia moglie, la mia segretaria, la signorina Reed… LADY S. Piacere… Piacere, lei è stata così gentile al telefono. GARRY Il signor Dixon… il signor Lyppiatt… e il signor Maule. LADY S. Piacere. Be’, Daphne, cara, che ne dici? Questo si chiama uno sguardo dietro le quinte. DAPHNE È il momento più emozionante della mia vita, signor Essendine. Mi sono sempre domandata com’era lei da vicino. LADY S. Tesoro, non devi mettere in imbarazzo il signor Essendine. DAPHNE Sono sicura che capisce… vero, signor Essendine? GARRY Ma certo, mia cara, capisco perfettamente, però temo di non poterle dare che pochi minuti… vede, ora come ora ho tutti i preparativi per la mia tournée… (scocca uno sguardo a Lady Saltburn) …in Africa. HENRY (a Lady Saltburn) Lei ci perdonerà, ma adesso dobbiamo proprio andare… dobbiamo affacciarci in ufficio. Arrivederci. LADY S. Che peccato. Arrivederci. HENRY Morris? Liz? LIZ Io resto ancora un momento… vi raggiungo dopo. MORRIS Arrivederla, Lady Saltburn… (si inchina a Daphne) …Arrivederla. GARRY Arrivederci, signor Maule. ROLAND Resto anch’io. Morris e Henry escono. Monica e Liz scambiano sguardi di sollievo. MONICA Non vuole accomodarsi, Lady Saltburn? LADY S. Grazie. (Si siede) Sei pronta, Daphne? Lo sai quanto ha da fare il signor Essendine. Il solo fatto che ci riceva è di una cortesia straordinaria. Non dobbiamo abusarne. DAPHNE (quasi con sfida) Sì… sono pronta. GARRY Che cosa ci fa ascoltare? DAPHNE (guardandolo negli occhi) Niente di speciale… non voglio annoiarla. Vede, ci tengo tanto a farmi sentire da lei… non sa che significato abbia per me… lei mi sentirà, vero? – mi può sentire, no?... E non ce l’ha con me? LADY S. Daphne… ma che dici! Di che stai parlando? DAPHNE Il signor Essendine capisce, vero, signor Essendine? GARRY Il signor Essendine capisce sempre tutto. Passa la sua intera esistenza a capire assolutamente qualsiasi cosa compreso quello che a quanto pare nessun altro riesce a capire – e questa tensione costante lo sta portando passo passo verso il suicidio! LIZ Non darti troppe arie, Garry. GARRY Mia moglie, Lady Saltburn, mi ha lasciato parecchi anni fa. Da allora il rimorso non le dà tregua, donde questa sua amarezza. ROLAND Non c’è niente di peggio del rimorso. Guardate Cechov! Lui sì che lo sapeva. GARRY Adesso non abbiamo il tempo di occuparci di Cechov, signor Maule. (A Daphne) La prego, non si emozioni. Che cosa fa, canta? DAPHNE Non mi emoziono affatto, ma vorrei che non fosse così lontano. Non canto… dirò semplicemente pochi versi… GARRY (mettendosi a sedere) Benissimo… fuoco. Daphne si mette accanto al pianoforte e lo fissa negli occhi. Attacca. DAPHNE “Non siamo tu ed io più gli stessi Io ho il cuore pesante nel petto E tu che non lo confessi Mi guardi con qualche sospetto. Ormai ci divide il non detto. “Svanito per sempre è il momento: Un lampo che guizza e scompare Qual fiocco di neve d’argento O raggio di sole sul mare Che l’ombra fa presto a celare… “Quando è così intensa la gioia Poi breve è la vita del fiore. Che almeno il ricordo non muoia: Sì, prima che regni il dolore 67 Lasciamoci senza rancore.” Durante l’ultima strofa Joanna sbuca velocemente dalla stanza degli ospiti. Indossa l’abito da sera e la cappa della sera prima. È evidentemente furibonda. 68 JOANNA (furiosa) Quella stanza è una cella frigorifera e non ho intenzione di restarci un altro minuto. Qualcuno ha la gentilezza di chiamarmi un taxi? DAPHNE (interrompendosi) Oh! …Oh santo cielo! LIZ Prendi la mia macchina, Joanna, è al portone. DAPHNE (con violenza) L’autista ha i capelli rossi e si chiama Frobisher! LADY S. Daphne! JOANNA Grazie infinite. (A Garry) Non ti rivedrò, Garry, perché domani vado a Parigi per un mese, quindi ti saluto ora. Spero che quando andrai in Africa avrai il buon senso di portarti dietro tutti i tuoi fedeli, fidatissimi satelliti. È rischioso per una stellina di latta andarsene in giro a brillare sola e priva di protezione. Ti prego di non credere che io non mi sia goduta intensamente questo circo. Me lo sono goduto. Ma nei circhi che conosco io chi fa schioccare la frusta è il direttore, non i pagliacci. Addio! Esce in un turbine. Daphne emette un grido acuto e sviene di colpo. Lady Saltburn e Monica corrono al suo soccorso. ROLAND GARRY SIPARIO (esultante) Ma è fantastico! Fantastico! Mi sento rinascere. Oh, ma vada all’inferno! ATTO TERZO Una settimana dopo l’atto precedente. L’ora è tra le nove e le dieci di sera. Garry parte per l’Africa domattina molto presto, ragion per cui ci sono in giro vari bauli e valige. C’è stato un cocktail di addio e quindi c’è un tavolo con resti di un buffet, e dappertutto sono sparsi bicchieri e vassoi. Con addosso l’inevitabile vestaglia - ma sotto è vestito di tutto punto - Garry sta gustando un pasto leggero al tavolinetto delle carte. Monica è seduta sul divano con in grembo un ampio fascio di lettere, e ce ne sono molte altre sparpagliate sul divano intorno a lei. Ai suoi piedi c’è un cestino della carta straccia. Alla levata del sipario Monica sta leggendo ad alta voce una lettera. MONICA (legge) …Non dimenticherò mai quei bellissimi giorni a Madera e i nostri picnic sugli scogli. Quanto ci siamo divertiti! E ora, ecco la grande notizia. Vengo in Inghilterra! Pensa un po’! Arrivo il ventotto e resterò a Londra per tre intere settimane. Scendo all’Hotel Rubens. Non vedo l’ora di rivederti. Tutto il mio amore e tanti splendidi ricordi. La tua Winnie. GARRY Povera Winnie. La data? MONICA Sette novembre. GARRY Più di sei mesi fa. A quest’ora sarà ripartita. MONICA Mi avevi detto di metterla nella cartella “Anime morte.” GARRY Quante ce ne sono ancora? MONICA Una ventina. GARRY Non ne posso più. Rimettile nelle Anime Morte fino al mio ritorno. MONICA Va bene. Ma almeno questa ascoltala. Lady Sarah Walsingham chiede con molta cortesia se sei disposto a consegnare i premi a un ballo in costume di beneficenza che darà il dodici novembre. Ci saranno membri della Famiglia Reale. GARRY Garbato rifiuto. MONICA Che scusa gli do? Non posso dire che non ci sarai, perché invece sarai qui. Ha scritto con un tale anticipo. GARRY L’astuta vecchiarda! MONICA Io penso che veramente dovresti dire di sì. Lei è stata così gentile con noi quando facemmo quella pomeridiana. GARRY Ah, quella lì! Ma sì, è un tesoro… allora accetto… dille che sarà un grande piacere. Entra Fred dalla porta di servizio. È di nuovo in abito da sera. 69 FRED Finito col vassoio? Io bisogna che vada. GARRY È tutto imballato? FRED Tutto meno le cose dell’ultimo momento, da infilare domattina. GARRY Dunque questo è il canto del cigno della povera Doris? FRED Che vuol dire? GARRY Niente… non ha nessuna importanza. FRED (prendendo il vassoio) Viene domattina alla stazione a salutarci, non le dispiace, vero? GARRY Anzi, non vedo l’ora. Fred sparisce col vassoio. 70 MONICA (raccogliendo le lettere) Adesso devo andare a casa. GARRY Non mi lasciare solo… mi sento un po’ giù. MONICA Volevi tanto la pace neanche cinque minuti fa. Sarò qui domattina molto presto. GARRY Perché non parti con me? Mi appiopperanno qualche tremenda africana presa sul posto e sarò smarrito. MONICA Liz viene alla stazione? GARRY (voltandosi dall’altra parte) No. MONICA Perché non fai un salto e la vai a trovare? GARRY Lo sai benissimo. È ancora sdegnata. Non la vedo da una settimana. MONICA Ma hai provato? GARRY Si capisce. Le ho telefonato tre volte. Ogni volta mi ha parlato con pazienza e distacco, come a un bambino idiota. Un altro po’ e mi sillabava le parole. MONICA Vuoi che faccia un tentativo? GARRY No. Se si vuole comportare come una istitutrice offesa che soffre di emorroidi, faccia pure. MONICA Non posso darle torto, sai. Avevi un po’ esagerato. GARRY Per l’amor di Dio adesso non ti ci mettere anche tu. MONICA (con un sorrisetto) Le porto in ufficio. Va nell’ufficio con le lettere. Fred esce dalla porta di servizio col cappello in testa. FRED Serve altro? GARRY No, grazie. FRED È un bel casino qua dentro. Quanti eravate? GARRY Non lo so, una sessantina, direi. FRED Be’, tra tutti quanti hanno buttato giù abbastanza gin da farci galleggiare la Queen Mary. GARRY Domattina mi svegli alle otto. Dobbiamo andare via di qui alle dieci. FRED Aggiudicato. GARRY Buonanotte, Fred… divertiti. FRED Altrettanto… faccia il bravo. Fred esce. Garry gira per la stanza vuotando i portacenere nel cestino della carta straccia. Monica viene fuori dall’ufficio con cappello e soprabito. MONICA A proposito, se suona il telefono fa’ attenzione. Ronald Maule non ha mai smesso di chiamare tutta la settimana. GARRY Se piombasse qui stasera mi farebbe quasi piacere. Almeno sarebbe interessante dal punto di vista psicologico. MONICA Già, come Hitler. GARRY Mi sento come svuotato. Sarà così per tutti, prima di una partenza. MONICA Se sei solo è colpa tua e lo sai benissimo. Hai rifiutato tutte le proposte. Hai implorato che ti concedessero qualche ora di solitudine, hai detto che se non te la davano ti buttavi dalla finestra e che allora tutti ci saremmo pentiti. GARRY Tu di certo non ti pentiresti. MONICA Su, su, su, sei grandicello ormai. Quanti ne compi a dicembre? GARRY Uffa. Non sei divertente. MONICA (dandogli un bacio) Buonanotte, caro. Ci vediamo domattina. GARRY Ti invidio, Monica, tu non ti scomponi mai. Attraversi la vita dritta come una tremenda vecchia nave da guerra. MONICA Grazie, caro, un complimento incantevole. Buonanotte. GARRY Buonanotte. Monica esce. Lui continua a vuotare i portacenere. Squilla il telefono. Corre a rispondere. GARRY Pronto, pronto… No, non c’è. Riappende. Miss Erickson entra dalla porta di servizio, con addosso soprabito e cappello. Garry si lascia cadere sul divano con un libro e cerca di leggere. Ben presto però lo butta via e va al telefono. Compone un numero e aspetta. Evidentemente non c’è risposta. Riappende e gira per la stanza. Squilla il campanello dell’ingresso. Garry trasalisce leggermente e poi va ad aprire. Sentiamo nell’ingresso la sua voce che dice “Daphne”. Daphne entra con in mano una valigetta. Indossa un soprabito da viaggio e un cappello. È abbastanza nervosa ma evidentemente determinata. GARRY (con apprensione) Daphne, mia cara… ma che bel pensiero… sei venuta a salutarmi. DAPHNE Vengo con te. Mi sono comprata un biglietto oggi pomeriggio. GARRY Che hai fatto?! DAPHNE Sono scappata - ho lasciato due righe per mia zia - vedi, a questo punto io so qualcosa. So che tu hai bisogno di me almeno quanto io di te - No, ti prego, non dire niente, lasciami finire. Lo so, sono molto più giovane di te eccetera eccetera, però posso darti una mano… GARRY Daphne, mia cara, questa è una assurdità. Devi tornare subito a casa. DAPHNE (togliendosi il cappello) Sapevo che avresti detto così. GARRY Rimettiti il cappello, per piacere, e non fare la sciocca. DAPHNE Ti conosco molto meglio di quanto tu creda. So quando reciti e quando non reciti. In questo momento stai recitando. GARRY Ma neanche per sogno! DAPHNE Recitavi quando hai fatto finta di essere seccato, quando sono venuta e ho fatto l’audizione. Però quando mi hai detto addio con tanta dolcezza, l’altro giorno, allora non recitavi.Ti eri tolto la maschera, allora… è così, vero? È così? GARRY Ascolta un momento, cara bambina… DAPHNE Mercoledì mi sono vergognata in un primo momento, mi sono vergognata per quel trucco di farti telefonare dalla zia per chiederti l’audizione, ma poi quando mi sono trovata qui sono stata felice.. GARRY Ah, sei stata felice, eh? DAPHNE (con esultanza) Sì. Per questo sono svenuta, credo. Capisci, d’un tratto 71 72 mi sono resa conto della verità. GARRY Di quale verità? DAPHNE Di quanto disperatamente solo tu fossi in realtà, nonostante tutte quelle persone che hai intorno, nonostante tutto il tuo successo… Quando ho visto uscire dalla stanza degli ospiti quella orribile prostituta, con addosso quell’abito da sera da quattro soldi. GARRY (con agghiacciante solennità) Non era affatto una prostituta. Era la moglie di uno dei miei più cari amici! DAPHNE No, Garry… tu non mi puoi ingannare… io lo so. GARRY Una volta per tutte, Daphne, non sto recitando. Sto parlando con tutta la sincerità di cui sono capace. E ti ordino di rimetterti il cappello, di saltare dentro un taxi e di tornare dritta da tua zia. DAPHNE No… non ti devi spaventare… non ti chiederò assolutamente nulla. Non voglio che mi sposi o niente del genere.Vengo con te, tutto qui. Io sarò semplicemente lì quando sarai stanco e ti sentirai solo e vorrai sentirti stretto dalle braccia di qualcuno. Non ti frequenterò nemmeno sulla nave se non vorrai. Del resto in mare non me la cavo troppo bene. Squilla il campanello dell’ingresso. GARRY DAPHNE GARRY DAPHNE GARRY DAPHNE GARRY È il campanello dell’ingresso. E chi è? Che ne so? Meglio se vai nella stanza degli ospiti. No Garry, ti prego. Non la stanza degli ospiti. D’accordo, allora l’ufficio, ma sbrigati. Liberatene presto, prometti! Chiunque sia. Il tuo cappello… non discutere. La spinge nell’ufficio e va in ingresso. Il dialogo seguente si sente da dentro. ROLAND GARRY ROLAND GARRY Mi scusi… ma devo vederla. Sono desolato ma non è possibile. Sto per andare a letto. Purtroppo devo insistere. È questione di vita o di morte. La prego di andarsene immediatamente. Entra Roland seguito da Garry. GARRY È veramente insopportabile. Come si permette di irrompere così in casa mia? ROLAND Bravo… gridi… gridi… lei è magnifico quando si arrabbia! GARRY Le dirò una cosa, giovanotto – lei è un pazzo furioso, tutto qui. Dovrebbero rinchiuderla. Lei dovrebbe stare dentro una camicia di forza. ROLAND Oh, no, no. Qui il pazzo è lei. GARRY Mi faccia il favore di uscire immediatamente da questa casa. ROLAND Purtroppo non posso… è assolutamente impossibile. Mi sono bruciato i ponti alle spalle. GARRY Che ha bruciato? ROLAND (con semplicità) I ponti. GARRY Ma che dice. ROLAND Quando ho detto che era una questione di vita o di morte le ho mentito sfacciatamente. Non siamo proprio a questo punto. D’altro canto è una questione molto, molto seria… per me, almeno… e forse per noi due. GARRY Io conto fino a dieci, dopodiché se lei non sarà fuori da questa casa chiamo la polizia. ROLAND Non glielo permetterò. Io ho una forza incredibile. Faccio sollevamento pesi. GARRY (cambiando maniere) Senta un momento, signor Maule. ROLAND Mi chiami Roland. E mi dia del tu. GARRY Senti, Roland, ti voglio prospettare la questione in modo calmo e ragionevole. Questa è la mia ultima notte in Inghilterra e ho un sacco di cose da… ROLAND Aveva appena detto che stava per coricarsi. GARRY Sia come sia, Roland… ROLAND (interrompendolo) Lo so, lei mi crede pazzo, ma le garantisco che non lo sono affatto. Ho semplicemente un cervello eccezionale sotto molti aspetti, un cervello, tra l’altro, che potrebbe esserle di una utilità inestimabile. Come le ho detto l’altro giorno, lei significa molto per me. Anzi, diciamolo: lei è parte di me. GARRY Sono veramente lusingato, Ronald. ROLAND Chissà se potrei avere un biscotto. GARRY Come no, ce n’è rimasto qualcuno in quel piatto, serviti pure. ROLAND Grazie. (Prende un biscotto) Le giuro solennemente che appena finito questo biscotto me ne vado. Ho prenotato una camera al Grosvenor Hotel. Dopotutto perché mai non dovrei recitare la parte del pazzo, così come lei recita quella del sano? GARRY Che ne diresti ora di recitare la parte di quello che si leva immediatamente dai piedi? ROLAND (ridendo convulsamente) Magnifico! GARRY Senti, cos’è esattamente che vuoi? Dico davvero. ROLAND Stare con lei. Per questo vengo in Africa. GARRY Per questo cosa?! ROLAND Ho comprato un biglietto oggi, in terza classe ma meglio che niente. Ho lasciato Uckfield per sempre. Ecco perché mi vede un po’ su di giri stasera. Non si spaventi, non ho intenzione di ostacolarla, e nemmeno di chiederle niente. GARRY In altre parole, non ti aspetti che io ti sposi! Uno squillo del campanello dell’ingresso. GARRY C’è qualcuno alla porta. Adesso fai il bravo e vattene, eh? Avevi promesso di andartene appena finito il biscotto. ROLAND (con totale autorità) La prego, non mi mandi via – non mi mandi via! Non sia crudele. La prego, mi lasci stare con lei. Io posso proteggerla da una serie di cose di cui non sa niente. GARRY Come che? ROLAND Da lei stesso – da tutte le sue vibrazioni pericolose – lei è circondato da trabocchetti, ogni passo che fa è pieno di pericoli, mentre lei ha la testa nelle nuvole e non può vedere… Il campanello suona un’altra volta. GARRY È estremamente gentile da parte tua prendersi così tanto interesse per me, Roland, ma se davvero tieni a me così tanto, devi fare quello che ti chiedo e tornartene buono buono a Uckfield. 73 ROLAND Non le permetterò di scacciarmi. Se lo farà lo rimpiangerà per tutta la vita. Ho in proposito una convinzione profonda, che niente potrà incrinare… Roland corre improvvisamente nella stanza degli ospiti, chiude sonoramente la porta e gira la chiave nella serratura. Garry picchia invano i pugni contro la porta. Il campanello dell’ingresso suona con insistenza. GARRY Esci immediatamente da questa stanza! Signor Maule… Roland! – Esci subito… Oh, Dio mio! Va in ingresso ad aprire la porta di casa. Dopo un momento entra Joanna con una valigetta e un portagioie. Posa il tutto con energia e guarda Garry sorridendo. 74 JOANNA Salve, tesoro. GARRY Joanna! E questo che significa? JOANNA Non lo sai? GARRY Sì, lo so.Vieni con me in Africa.Ti sei comprata il biglietto oggi pomeriggio. Non mi chiederai mai niente e in mare non te la cavi molto bene. JOANNA In mare me la cavo benissimo. Garry va al telefono. Compone un numero. JOANNA Che fai? GARRY Chiamo Henry. (Al telefono) Pronto… pronto… Oh, mi scusi infinitamente. Infinitamente. Ho sbagliato numero. Riappende. JOANNA È inutile, non è in casa. GARRY (con un sorriso torvo) Adesso non ha importanza. JOANNA Tesoro. Ti vedo un po’ trattenuto, ma di’ la verità. Giù giù nel profondo, non sei un tantino felice di vedermi? GARRY Assolutamente incantato. Sarà la soluzione definitiva di ogni cosa. JOANNA È quello che pensavo. GARRY Quando sei tornata da Parigi? JOANNA Oggi pomeriggio. Ti è arrivato il mio telegramma coi saluti? GARRY Sì, me lo ha letto Monica. JOANNA È quello che volevo. GARRY Non dovevi restare a Parigi per un mese? JOANNA No, tesoro. Devo dire che per i primi giorni ci ho provato, a levarmiti dalla testa. Ti ho coperto di improperi, ti ho detto delle cose terribili, tanto non eri lì a sentirle, finché non mi sono ricordata… GARRY Che ti sei ricordata? JOANNA Mi sono ricordata quello che mi hai detto l’altra sera. Hai detto, “Non importa cosa succederà dopo questo, quali circostanze si coalizzeranno contro di noi, quali lacrime saranno versate! Questa è magia, la magia più incantevole che io abbia mai conosciuto!” GARRY È il second’atto di L’amore è così semplice. JOANNA (con un sorriso) Sì… lo avevo riconosciuto. GARRY E allora perché ci hai creduto? JOANNA Non ci ho creduto. Ma il fatto che tu lo dicessi mi ha dimostrato qualcosa. Mi ha dimostrato che nelle tue passioni non sei più sincero di me, che non hai più né bisogno né desiderio delle sofferenze dell’amore, ma che sei dispostissimo ad accontentarti del piacere dell’amore. È un atteggiamento da adulto e io gli faccio tanto di cappello. Non potrei essere più d’accordo. GARRY Questa è l’affermazione più immorale che abbia mai sentito in tutta la mia esistenza. JOANNA Però è vero, no? GARRY No. JOANNA Non c’è bisogno di essere puntuto, tesoro mio. GARRY Come ti permetti, Joanna! Sono le donne come te che minacciano l’integrità della società civile! JOANNA E questa da dove viene? GARRY Da nessuna parte. JOANNA Come ti ho detto l’altra sera, io ti ho sempre desiderato. Se ci fossimo incontrati anni fa non avrebbe funzionato.Adesso è perfetto, ci incontriamo su un piede di parità.Tu hai bisogno di me. Io ho bisogno di te. Sei il primo uomo che abbia mai incontrato che sia pane per i miei denti. Non posso garantire che insieme avremo la felicità domestica, ma di sicuro non ci annoieremo. GARRY Che io sia dannato! JOANNA Poco fa hai dimostrato la solita notevole chiaroveggenza, quando hai detto che sarei venuta in Africa con te. Infatti ci vengo. Ho preso la suite matrimoniale, non c’erano altre cabine libere. Inoltre ho scritto un biglietto a Henry dicendogli tutto. Lui sta pranzando con Morris all’Atheanaeum. Potranno leggerlo insieme. (Squilla il campanello dell’ingresso) Chi è? GARRY A questo punto sarà l’Arcivescovo di Canterbury. Garry esce di corsa in ingresso. Joanna si toglie il cappello e si sistema la pettinatura davanti allo specchio. Entra velocemente Liz seguita da Garry. Liz non tradisce alcuna sorpresa alla vista di Joanna. LIZ Ciao, Joanna. JOANNA Buonasera, Liz cara. Stai benissimo. LIZ Grazie tante. Faccio del mio meglio. JOANNA Credo che sia giusto dirtelo. Domani parto con Garry. LIZ Che divertente. Anche io. GARRY Eh? LIZ Ho deciso oggi pomeriggio. GARRY Bisognava comprare le azioni dei piroscafi. LIZ Sarà una delizia. Possiamo mangiare allo stesso tavolo e poi fare le esercitazioni del naufragio tutti insieme. GARRY Joanna ha scritto un biglietto a Henry e Morris spiegandogli ogni cosa. LIZ Bene, così vedrai che verranno anche loro. GARRY Approfitto dell’occasione per dichiarare che preferirei essere morto. LIZ Che sciocchezza, tesoro, vedrai come ti godrai la traversata. Non ci sarà mai un attimo di noia. JOANNA Ti senti molto in gamba, Liz, vero? LIZ Ho imparato a una scuola tosta. JOANNA Personalmente io penso che stai commettendo il più grosso sbaglio della tua vita. È sempre stupido non ammettere la sconfitta. LIZ Joanna, sembri credere che io mi voglia mettere in competizione con te. Ti assicuro che non sto facendo proprio niente del genere. Però è molto importante per tutti noi che questa tournée africana di Garry sia un successo. 75 Squilla il campanello dell’ingresso. GARRY JOANNA LIZ Indovinate chi è.Vi do tre possibilità. La riunione delle tribù. Vado io. Liz passa rapidamente in ingresso. JOANNA (con cattiveria) Forse mi sono sbagliata sul tuo conto, dopotutto. Non hai il fegato di un coniglio! GARRY Lo spero bene, già il mio mi basta appena. Entrano Henry e Morris. Liz li segue. Sono entrambi chiaramente furiosi. 76 HENRY È vero? Solo questo voglio sapere. È vero? MORRIS (un tantino brillo) Falso amico! Falso amico! GARRY Andiamo, Morris, non sei più all’Athenaeum adesso. HENRY C’è poco da scherzare. È una situazione squallida e disgustosa, e tu lo sai. MORRIS Una pugnalata nella schiena, ecco cos’è, una bassa pugnalata nella schiena. GARRY Non troppo bassa, spero. LIZ Morris, tu stai zitto. HENRY Ho ricevuto un biglietto da Joanna. Immagino tu sia al corrente. JOANNA Sì, è al corrente. Gliel’ho appena detto. HENRY È vero quello che dice? GARRY E che ne so? Non l’ho letto. HENRY Dice che siete stati amanti e che domani partite insieme. È vero? JOANNA Verissimo. HENRY (ignorandola) Rispondimi tu, Garry. GARRY (pericolosamente) Adesso ti dirò cosa è vero e cosa no. Sempre che tu la smetta di rimbalzare come una palla e stia invece a sentire… LIZ (in tono di avvertimento) Stai attento, Garry. GARRY Attento! Anche troppo attento sono stato con tutti voi, da molti anni a questa parte! HENRY Non hai ancora risposto alla mia domanda. Sei stato l’amante di Joanna? Sì o no? GARRY Sì. MORRIS Che farabutto! GARRY (a Joanna) Tu sei venuta qui l’altra sera assolutamente decisa a catturarmi. È vero o non è vero? Sei stata molto brava a suscitare la mia curiosità, ma per toccarmi il cuore o l’animo ci vuole ben altro! MORRIS (con violenza) Tu non hai né cuore né animo. Dentro non hai nemmeno un solo istinto decente. Sei moralmente instabile e falso da capo a piedi! GARRY (a pieni polmoni) Per amor di Dio piantala di essere teatrale! LIZ (lasciandosi cadere sul divano) Oh Dio. GARRY Tanto per cominciare, non avresti mai dovuto sposare Joanna.Ti ho sempre detto che era un grave errore. HENRY (furioso) Ma senti che sfacciataggine! Te ne stai lì dopo aver sedotto mia moglie, e… GARRY Senti tu, Henry. È ora di venire al sodo. Io non ho sedotto tua moglie, e questo lo sai benissimo. Se guardassi le cose come stanno veramente e onestamente per un minuto, scopriresti che non te ne importa un fico secco. È a Morris che importa. Per il momento. HENRY A Morris! Che vuoi dire? LIZ Oh, Garry, vergognati. GARRY Ma di che? Non ne posso più di vedere tutti che intrigano e raccontano balle e recitano dalla mattina alla sera. JOANNA D’accordo, Garry, hai vinto tu. Non avrei mai creduto che si potesse scendere così in basso. GARRY (accendendosi una sigaretta) Buona questa! HENRY Cosa vuoi dire di Morris? Rispondimi! GARRY Voglio dire che Morris e Joanna hanno una loro piccola tresca sotto il tuo stupido naso, da mesi. MORRIS Finché sarò vivo non ti rivolgerò mai più la parola. GARRY Vuol dire che ci faremo due belle chiacchiere dopo morti. HENRY Morris… Joanna… È vero questo? GARRY È vero sì. Non è durato così tanto come la tua triste storiella con Elvira Radcliffe… che va avanti a singhiozzo già da un anno. JOANNA Henry! GARRY E non fingere che non lo sapevi, Joanna. Eri tutta contenta.Ti dava libertà di movimento! HENRY Te lo avevo detto nel massimo segreto. Spiattellarlo così è una vigliaccata! GARRY Non ne posso più di fare il pieno delle confidenze di tutti.Voialtri non fate che venire regolarmente da me a inzupparmi da capo a piedi delle vostre maledette lacrime e emozioni e sentimenti.Vi comportate male come me, anzi, per certi versi molto peggio di me.Voi nei vostri piagnucolosi mal d’amore ci credete, mentre io i miei almeno ho l’eleganza di non prenderli sul serio. A te, Morris, piace esasperare i tuoi ridicoli innamoramenti. Adori soffrire e sprofondarti in orge di gelosia e torturare te stesso e tutti gli altri. Henry invece preferisce la variazione domestica. Per questo si è stancato così presto di Joanna. In ogni caso, è accoppiato benissimo con la povera Elvira. Joanna costituisce un terzo caso. Lei dedica un bel po’ di tempo al sesso, non per i piaceri che il sesso può dare, ma solo come mezzo per un fine. È una collezionista. Io personalmente non sono nessuna di queste cose. Per me tutta la faccenda è sopravvalutata, e parecchio. Me la godo per quello che vale e certo intendo continuare a farlo fino a quando ci sarà qualcun’altra a cui interessi, ma quando verrà il momento in cui non ce ne sarà più nessuna, sarò beato di mettermi a riposo con una mela e un buon libro! HENRY Che sfacciataggine! MORRIS Hai il coraggio di buttarci in faccia la tua indignazione morale quando tutti sappiamo benissimo… GARRY Nessuna indignazione morale. Sto semplicemente difendendo il mio diritto di dire almeno una volta la verità. HENRY La verità! Tu la verità non la riconosceresti mai, nemmeno se te la trovassi davanti. Passi tutta la vita a pavoneggiarti e a posare e a esibirti… GARRY E vorrei tanto sapere dove saremmo tutti quanti se così non fosse! Sono un artista, sì o no? Mi sarà pur concessa una piccola licenza! MORRIS Per quanto mi riguarda, è scaduta. LIZ Per amor di Dio piantatela di gridare tutti quanti, tra un po’ crolla il soffitto. 77 78 JOANNA (alzandosi in piedi) Non ne posso più di questa recita demenziale. Me ne vado. HENRY (furiosamente a Garry) E tu per piacere non riattaccare quella vecchia solfa che nessuno di noi sarebbe in grado nemmeno di respirare se non fosse per il tuo fantastico talento. GARRY Come ti permetti di alludere al mio talento in quel tonetto sarcastico, piccolo serpente ingrato che non sei altro! MORRIS In ogni caso se non fosse per la nostra attività di controllo e contenimento tu a quest’ora reciteresti in provincia. GARRY E che ha di male la provincia, me lo sapete dire? Non di rado si è dimostrata molto più intelligente di Londra. HENRY Bada, ti potrebbe sentire qualcuno. GARRY Ora direte che è grazie alla vostra attività di sostegno che sono riuscito a conservarmi la mia posizione di idolo del pubblico per vent’anni. MORRIS Tu non sei l’idolo del pubblico. La gente ti viene a vedere se sei nella commedia giusta e nella parte giusta, e solo se reciti come si deve. Guarda un po’ cosa ti è successo in Pietà per i ciechi! GARRY Ero magnifico in Pietà per i ciechi. MORRIS Sì. Per dieci giorni. HENRY Se non fosse stato per noi, avresti fatto Peer Gynt. GARRY Se sento nominare ancora una sola volta Peer Gynt in questa casa giuro davanti al cielo che lo metterò in scena al Drury Lane. HENRY Sì, ma non coi miei soldi. GARRY I tuoi soldi, proprio! Credi davvero che io dipenda dai tuoi miserabili soldi per allestire le commedie? Lo sai che nella City ci sono migliaia di signori molto oculati che non vedono l’ora di finanziare qualunque mia iniziativa? HENRY Anche se quei signori hanno moglie? GARRY Ah, ricominciamo. HENRY No, non ricominciamo proprio nulla. È stata una scena veramente disgustosa, anzi, degradante, e se non fosse per il fatto che io e Morris abbiamo firmato il contratto col Forum Theatre questa mattina ci laveremmo entrambi le mani di te per sempre! GARRY Che avete fatto? LIZ Senti, Garry, per amore del cielo… JOANNA (forte) Io me ne vado. Mi avete sentito, tutti quanti? Me ne vado… definitivamente. LIZ Prendi la mia auto, è al portone. JOANNA (andando da Garry) Ma prima di andare via io vorrei dare un piccolo contributo al divertimento generale. Io ti considero, signor Garry Essendine, non soltanto un egocentrico prepotente e un posatore matricolato, ma anche il più incredibile cafone che abbia mai avuto la disgrazia di incontrare e spero con tutte le forze di non doverti più avere davanti agli occhi finché sarò viva. Gli assesta un sonoro schiaffo in pieno viso e se ne va. GARRY (senza badarle minimamente - a Henry) In altre parole mi stai dicendo che hai firmato un contratto per quel teatro quando io ti avevo specificamente detto che non ci sarebbe stata forza al mondo capace di costringermi a recitarci? MORRIS Senti un momento, Garry… GARRY Non sento proprio niente. È né più né meno che il più flagrante tradimento della mia fiducia, e io sono profondamente, profondamente arrabbiato… HENRY Come ti ho detto l’altro giorno, stanno rifacendo tutto il teatro. Inoltre ci tengono pazzamente ad averti, pensa che hanno accettato addirittura di metterti una doccia in camerino… GARRY Possono metterci anche una piscina, nel mio camerino, e un campo di squash, e un pianoforte a coda. Io non recito una commediola francese in una sala che sembra lo stadio di Wembley rifatto in stile gotico. LIZ Avrà tutto un altro aspetto, tesoro, dico davvero, dopo il nuovo arredamento. Ho visto i progetti, ti assicuro che sono bellissimi. GARRY Allora anche tu sei contro di me? Tutto il mondo è contro di me. MORRIS Davvero, Garry, ti garantisco… GARRY (con voce rotta) Andate via… andate via tutti quanti… non posso sopportare altro. Lasciatemi solo… per favore, andate via… LIZ Andatevene, tutti e due. Gli parlo io. MORRIS Questa recita non ingannerebbe un gattino. Sta perdendo il suo mordente.Vieni via, Henry. HENRY Peccato che demoliscano il Lyceum. Henry e Morris escono. GARRY Credo che non mi dispiacerebbe un sorsetto di qualcosa. Mi sento veramente un po’ stanco. LIZ (andando al tavolo con le bottiglie) Whisky o brandy? GARRY Brandy, direi. È più stimolante. LIZ Va bene. GARRY Non vieni veramente in Africa con me, vero? LIZ Certo che ci vengo. E non solo in Africa. Sto tornando con te per sempre. GARRY Liz, ti imploro, non tornare con me. Non hai nessuna solidarietà? Non hai un cuore? LIZ Io penso al bene della ditta. A proposito, devo lasciare un biglietto a Monica in ufficio.Voglio che chiami la mia banca domattina come prima cosa. GARRY (ricordandosi) L’ufficio! Mio Dio! LIZ Che c’è? GARRY (sottovoce, rauco) Tu ce l’hai un divano a casa tua? LIZ Certo. Perché? GARRY Tu non torni da me, cara. Sono io che torno da te! Esegue una elaborata pantomima indicando prima l’ufficio, quindi la stanza degli ospiti. Liz sembra stupefatta per un momento, quindi si mette a ridere. Rapidamente Garry si sfila la vestaglia e si mette il soprabito, e insieme escono in punta di piedi mentre CALA IL SIPARIO 79 Il divo Garry Personaggi Garry Essendine Liz Essendine Morris Dixon Henry Lyppiatt Joannna Lyppiatt Monica Reed Fred Miss Erickson / Lady Saltburn Daphne Stillington Roland Maule assistente alla regia scene costumi luci musiche direttore di scena fonico elettricista aiuto macchinista decorazioni aiuto costumista assistente ai costumi sarta esecuzioni musicali a cura di realizzazione scene costumi calzature foto di scena foto di locandina amministrazione ufficio stampa relazioni esterne relazioni culturali Interpreti Gianfranco Jannuzzo Daniela Poggi Davide Calabresi Adriano Giraldi Danila Stalteri Paola Bonesi Giovanni Boni Maria Serena Ciano Alberta Izzo Mirko Soldano Silvia Parenti Andrea Stanisci Fabio Bergamo Andrea Valentini Massimiliano Forza Mario Dodaro Bruno Altieri Andrea Valentini Fulvio Koren Pierpaolo Rebec Elena Gunalachi Saverio Calò Valentina Martinelli Fabio Valdemarin DACO srl Nicolao Atelier CTC Pedrazzoli Milano Tommaso Le Pera Roberto Pastrovicchio Paola Cagnacci Diego Matuchina / Cristina Rastelli Viviana Facchinetti Paolo Quazzolo GIANFRANCO JANNUZZO 84 Nato ad Agrigento, Gianfranco Jannuzzo si trasferisce a Roma con la famiglia nel 1967. Nel 1979, durante gli studi universitari, frequenta il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche, diretto da Gigi Proietti. Si diploma nel 1982 e partecipa agli spettacoli Attore amore mio e A come Alice, due varietà televisivi di RaiUno per la regia di Antonello Falqui. Seguono Applause commedia musicale di Comden&Green con Rossella Falk, per la regia di Antonello Falqui e Tito Andronico di Shakespeare con Turi Ferro per la regia di Gabriele Lavia. Nella stagione 1983/84 Come mi piace, di e con Gigi Proietti, e nelle stagioni 1984/85 e 1985/86 recita nella Venexiana con Valeria Moriconi per la regia di Maurizio Scaparro. Nel 1987 Bagna&Asciuga di Jannuzzo con la regia di Pino Quartullo. Nelle due stagioni seguenti, Pietro Garinei lo vuole al Teatro Sistina e il one-manshow C’è un uomo in mezzo al mare di Jannuzzo per la regia di Quartullo diventa lo spettacolo che lo rivela al pubblico italiano. Successivamente è ancora in TV in “Carnevale”, varietà di Amurri&VerdeBarbera&Jannuzzo, che presenta con Edwige Fenech per la regia di Furio Angiolella. Dal 1989 fa coppia con Gino Bramieri in una serie di fortunate commedie che sbancano i botteghini di tutta Italia: Gli attori lo fanno sempre di Terzoli e Vaime, Foto di gruppo con gatto, Se un bel giorno all’improvviso di Fiastri e Vaime, tutte con la regia di Pietro Garinei. Nelle stagioni 1995/96 e 1996/97 interpreta Alle volte basta un niente, scritto in collaborazione con Enrico Vaime, per la regia di Garinei. Con lui sul palco Claudia Koll. Nel 1997/98 rimette in scena C’è un uomo in mezzo al mare, cui segue nelle due stagioni successive Due ore sole ti vorrei, divertente commedia con musiche scritta da Vaime e Verde, per la regia di Garinei. Dal 2000 al 2002 Se devi dire una bugia dilla grossa di Ray Cooney, con Paola Quattrini, Fabio Testi, Anna Falchi e Cesare Gelli, diretti da Garinei. In queste stagioni partecipa spesso alle trasmissioni televisive di Paolo Limiti. Nella stagione 2002/03 porta in scena È molto meglio in due di Fiastri e Vaime, con Paola Quattrini e Lorenza Mario, sempre per la regia di Garinei. Dal 2003 al 2005 produce e interpreta Nord & Sud, one-man-show scritto con Renzino Barbera per la regia di Pino Quartullo. Nella stagione 2006/07 interpreta con Manuela Arcuri il Liolà di Pirandello per la regia di Proietti. Ha partecipato alla fiction “Il capo dei capi” nel ruolo di Salvo Lima e al film di Pupi Avati “Il papà di Giovanna” nel ruolo del preside DANIELA POGGI Daniela Poggi nasce a Savona. Dopo essersi diplomata al liceo linguistico e alla Scuola Interpreti, comincia a viaggiare per il mondo. Il suo esordio, poco più che ventenne, è in teatro con Hai mai provato nell’acqua calda?, a fianco del grande Walter Chiari. Subito dopo, con la regia di Garinei, recita con Gino Bramieri, per passare poi ai testi impegnati e drammatici di Jules Pfeiffer, Conoscenza carnale, e Arthur Miller, Una specia di storia d’amore e L’ultimo yankee (con cui partecipa al Festival di Spoleto). Interpreta L’angelo azzurro a fianco di Arnoldo Foà e ritorna al teatro brillante nell’Albergo del libero scambio di Feydeau, regia di Missiroli; con Il martello del diavolo di Binosi partecipa al Festival di Porto Venere diretto da Oreste Valente. La vediamo poi nella commedia di Visniec La storia degli orsi panda… diretta da Leonetti. Dal 2000 al 2006 interpreta diversi ruoli di donne impegnate nella storia: è in Due eroi romantici di Galli (1890, Brigida Zamboni), regia di Montagna, e La sciarpa di Isadora (gli ultimi giorni di Isadora Duncan) scritto e diretto da Galli; in L’amico di tutti di Slade, con la regia di Maccarinelli; in seguito è Medea di Grillparzer e poi Tina Modotti (Perché il fuoco non muore. La vita agra di Tina Modotti di F. Niccolini), entrambi per la regia di Arena. Nel 2006 è interprete di Luna pazza, testo e regia di Aronica tratto da Pirandello, presentato al Festival di Gioia dei Marsi diretto da Dacia Maraini. Nel cinema, dopo le prime commedie con Montesano, Pozzetto e Johnny Dorelli (“Speed Cross”, “Prestami tua moglie”, “Mi faccio la barca”, “La gatta da pelare”, “Teste di cuoio”, “Quando la coppia scoppia”, “I camionisti”, “I ragazzi del casco”), girate da Steno, Pasquale Festa Campanile, Luciano Salce, Giorgio Capitani e altri, ha interpretato molti ruoli drammatici in film come “La cena” di Ettore Scola (1998) o “Un caso di incoscienza” di Emidio Greco (1985). Ha lavorato anche con importanti autori stranieri come Claude Chabrol (“Doctor M”, 1989) e Hector Babenco (“Venice project”, 1999). Recentemente ha lavorato nei film “La memoria divisa” di Bonicelli, “Notte prima degli esami” di Brizzi e “Il passato è terra straniera” di Daniele Vicari. In televisione è stata interprete di molti serial di successo, da “I ragazzi di celluloide” a “Voglia di volare”, da “Una donna per amico” a “Incantesimo”. Negli ultimi anni l’abbiamo vista in “Paolo di Tarso”, “Le 5 giornate di Milano”, “Una notte con Zeus”, “Il Maresciallo Rocca” e “Capri”. Per quattro anni è stata la conduttrice di “Chi l’ha visto?”. Daniela Poggi è anche autrice di due corti, uno presentato al Festival di Venezia intitolato Viaggio d’amore, l’altro girato in Mozambico, Non si paga Social Theatre. Dal 2001 è ambasciatrice per l’UNICEF. 85 PAOLA BONESI ADRIANO GIRALDI Nata a Varese, si diploma presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica Piccolo Teatro di Milano sotto la guida di Massimo Castri, Giampiero Solari, Marcello Bartoli, Remondi &Caporossi. Dal 1988 collabora con la Contrada diretta da Francesco Macedonio, Antonio Calenda, Mario Licalsi e Patrick Rossi Gastaldi, sperimentando un repertorio ampio: da Goldoni (è Margherita nei Rusteghi a fianco di Piero Mazzarella e Antonio Salines) a Campanile, da Rosso di S. Secondo (come Melina, ne L’ospite desiderato) a Pino Roveredo. Nelle ultime stagioni è stata interprete di Sariandole di Roberto Curci e di Vola colomba di Sabatti-Macedonio, per la regia di Francesco Macedonio. Ha inoltre lavorato sotto la direzione di Giorgio Pressburgher a Mittelfest, Gino Landi e Massimo Scaglione al Festival Internazionale dell’Operetta. Da diversi anni collabora con la sede Rai di Trieste e con la Radio di Stato slovena in lingua italiana come interprete e autore. Si forma alla scuola del Piccolo Teatro di Milano e debutta nel 1981 allo Stabile del Friuli Venezia Giulia in Karl Valentin kabarett, regia di Pressburger. Quindi lavora al Teatro di Roma con Luigi Squarzina, a Bologna con Leo De Berardinis e a Trieste con Roberto Guicciardini, Giuseppe Patroni Griffi e Gabriele Lavia, accanto ad attori quali Gianrico Tedeschi, Mariano Rigillo, Marisa Fabbri, Giulio Brogi, Paolo Rossi e Sabina Guzzanti. Partecipa inoltre a diversi spettacoli diretti da Sandro Sequi, Franco Però, Sandro Bolchi, Krysztof Zanussi. Dal 1986 collabora con la Contrada, sotto la direzione di Francesco Macedonio, Antonio Calenda, Mario Licalsi, Patrick Rossi Gastaldi, Tonino Pulci e altri. Ha preso parte a decine di spettacoli prodotti dalla Contrada: fra i più recenti I ragazzi irresistibili assieme a Johnny Dorelli e Antonio Salines. È stato inoltre protagonista di tutte le produzioni realizzate per le “Serate Sveviane”, con la regia di Elena Vitas, Salines, Macedonio, Sabrina Morena e Ulderico Manani. Fra le più recenti Le ire di Giuliano e Inferiorità. 86 GIOVANNI BONI MARIA SERENA CIANO 87 Nel 1974 si diploma alla Civica Scuola D’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano. L’anno seguente inizia la collaborazione con il “Gruppo della Rocca”, uno dei cardini del “teatro impegnato” degli anni ‘70 e ‘80; partecipa, oltre che come attore, occasionalmente anche come drammaturgo e regista a più di venti spettacoli. Tra questi, Il Mandato di Erdman, Il Ruzante da Beolco, La forza dell’abitudine di Bernhard, Anfitrione di Kleist, Il maestro e Margherita da Bulgakov, L’Uomo, la Bestia, la Virtù di Pirandello, diretto da registi quali Guicciardini, Marcucci, De Bosio, De Monticelli. Nel 1994 incontra la Compagnia della Rancia, con la quale partecipa a West Side Story, Cantando sotto la pioggia e Tutti insieme appasionatamente, per la regia di Saverio Marconi. Nelle ultime stagioni è protagonista di alcuni spettacoli di Assemblea Teatro, fra i quali L’ultima notte di Giordano Bruno e Polvere. Con la Contrada ha preso parte a Il formaggio e i vermi di Ginzburg per la regia di Pressburger. Diplomata all’Istituto d’Arte Drammatica di Trieste, Maria Serena Ciano inizia la sua carriera di attrice di prosa negli anni ‘70 collaborando con diversi teatri e compagnie nazionali, fra i quali il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e la Contrada (nel 1976 è fra gli interpreti di A casa tra un poco, spettacolo con cui nasce la compagnia del Teatro Popolare La Contrada). All’attività di attrice Maria Serena Ciano affianca collaborazioni con la sede RAI del Friuli Venezia Giulia, dove lavora con registi quali Amodeo, Winter, Bordon, Cortese, Pressburger, Tolusso, Licalsi, Spadaio, Zeper, Calacione, e con il Festival dell’Operetta, presso il Teatro Verdi di Trieste, in qualità di Maestro Rammentatore. Nelle ultime stagioni ha ripreso una collaborazione più stretta con la Contrada prendendo parte a I rusteghi di Goldoni e Sariandole di Curci diretti da Macedonio, Mia fia di Giacinto Gallina, per la regia di Mario Licalsi, Io e Annie di Woody Allen con la regia di Antonio Salines. Negli ultimi tre anni è stata fra gli interpreti de I ragazzi irresistibili con Johnny Dorelli e Salines per la regia di Macedonio. DAVIDE CALABRESE ALBERTA IZZO Premio Massimini 2006 assegnatodall’Associazione Internazionale dell’Operetta, Calabrese debutta alla Contrada con Un nido di memorie di Tullio Kezich. Dopo gli studi di psicologia nel 2004 si diploma con merito alla Bernstein School of Musical Theatre (BSMT) di Shawna Farrell. Si specializza alla Guildford School of Acting (GSA) di Londra. Perfeziona canto con Paul Farrington. Allievo di Sandro Lombardi, lavora come mimo e mangiafuoco e studia scherma drammatica. Ha recitato nei musical The secret garden, Oklahoma!, Children of Eden, Grand Hotel, Company!, Sweeney Todd, Jesus Christ Superstar. Scrive e interpreta diverse commedie musicali e porta in tour per tre anni Far finta di essere G, tributo a Gaber. Recita con la Compagnia della Rancia in Tutti Insieme Appassionatamente con Michelle Hunziker e Luca Ward diventandone poi il protagonista maschile. Partecipa inoltre a Grease, La piccola bottega degli orrori e Sogno di un mattino di primavera, con Sandro Lombardi, per la regia di Federico Tiezzi. Nata a Torre Del Greco, Alberta Izzo si diploma nel ‘97 in danza classica presso “Il Centro Danza Classica” di Alba Buonandi dove studia con maestri di fama nazionale ed internazionale. Nel frattempo frequenta corsi di Tip Tap, flamenco, tango, contemporaneo e modern-jazz. Nel 1999 entra a far parte del corpo di ballo della trasmissione televisiva “Napoli Prima e Dopo” condotta da Marisa Laurito su RaiUno. Nel 2000 consegue il diploma di laurea presso L’I.S.E.F. e inizia a collaborare con la Compagnia della Rancia, con la quale prende parte a Bulli e Pupe, Hello Dolly! e Grease (nel ruolo di Sandy). Nel 2004 è fra le protagoniste della commedia Maledetta Primavera Show, regia di Fabrizio Angelini. Nel 2005 recita in Tutti Insieme Appassionatamente a fianco di Michelle Hunziker e Luca Ward diventandone dal 2006 la protagonista femminile. Nel 2007 debutta al fianco di Proietti nello spettacolo di varietà Buonasera. Diverse le apparizioni televisive accanto a Marisa Laurito, Toto Cutugno, Gigi Sabani e Pippo Franco. 88 MIRKO SOLDANO DANILA STALTERI 89 Mirko Soldano consegue il diploma nel 2002 presso la Scuola del Piccolo Teatro di Milano. In seguito si diploma al corso di alta specializzazione, “l’Attore Europeo” al Teatro Due di Parma. Per il Piccolo di Milano prende parte a: Phenix, Infinities, Candelaio, Peccato Fosse Puttana e Amore nello Specchio, tutti per la regia di Ronconi; a Vaccaria per la regia di De Bosio e Buffa Opera di Benni con Antonio Albanese. Partecipa in seguito all’allestimento di teatro-danza Medea della compagnia Abbondanza-Bertoni. Dal 2005 nella compagnia stabile del “Dramma Italiano” di Fiume, presso il Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc, partecipa, tra le altre, a Maratona di New York di Erba, Zente Refada di Gallina coprodotta dalla Contrada, Goldoni Terminus per la Biennale di Venezia; come protagonista recita in Liolà di Pirandello, regia di Mangano, Delitto all’isola delle capre di Betti, regia di Zlatar Frey, e DrammaItaliano di Erba, regia di Loris. Per la Rai-fiction recita in “Virginia, la Monaca di Monza” di Sironi. Nata a Roma, Danila Stalteri frequenta la Scuola biennale di recitazione teatrale presso l’Università dello Spettacolo della sua città. Nel 2005 partecipa ad uno stage di Regia e Recitazione Cinematografica col regista Aurelio Grimaldi e nel 2007 frequenta la Scuola professionale di Method Acting presso il Kostant Lee Studio diretto da Ilza Prestinari. Debutta a teatro nel 2001 nel musical Emozioni diretto da Sergio Japino e nel 2007 è protagonista della commedia L’Educazione Parlamentare, per la regia di Carlo Emilio Lerici. Diverse nel frattempo le sue partecipazioni cinematografiche: “Tornare Indietro” di Vincenzo Badolisani (2001); “Ho ammazzato Berlusconi” di Rossi e Giometto (2006); “Gli ultimi della classe” di Luca Biglione (2007); “Voce del verbo amore” di Andrea Manni (2007) e “L’allenatore nel pallone 2” (2008). Nel 2004 recita nella fiction “Carabinieri 3”, nel 2006 è nel cast di “Sotto casa” e nel 2007 in quello di “Incantesimo”. Dal 2005 conduce alcune trasmissioni su SKY. FRANCESCO MACEDONIO nella città di Goga con Gabriele Lavia, Casa di bambola, L’idealista con Corrado Pani, Vecchio mondo con Lina Volonghi, I rusteghi, oltre 90 Regista e autore teatrale, Francesco Macedonio è nato a Idria - località vicina a Gorizia - da una famiglia di musicisti. Dopo aver lavorato in vari collegi della zona, diventa insegnante elementare di ruolo. L’interesse per il teatro nasce assai presto, anche attraverso gli spettacoli cinematografici e teatrali che egli, ancora ragazzino, ha occasione di vedere a Gorizia. Dopo la fine delle guerra, Macedonio fonda a Gorizia una compagnia teatrale per la quale svolge le mansioni di regista. La svolta giunge però nel 1967, quando il Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia gli chiede di mettere in scena un testo di Vittorio Franceschi, Gorizia 1916, interpretato dallo stesso Franceschi. Da allora Macedonio diventa il regista stabile del Teatro del Friuli Venezia Giulia, dirigendo la famosa compagnia dei “dodici”, gli attori che per numerosi anni costituirono il gruppo di riferimento fisso per gli allestimenti di produzione. Fra gli spettacoli allestiti per lo Stabile, Sior Todero brontolon con Corrado Gaipa, Il mio Carso, Avvenimento alla fortunatissima trilogia in dialetto triestino di Carpinteri e Faraguna Le Maldobrie, Noi delle vecchie province e L’Austria era un paese ordinato: uno dei successi più grandi nella storia teatrale triestina. Nel 1976, assieme agli attori Orazio Bobbio, Ariella Reggio e Lidia Braico, Macedonio fonda il Teatro Popolare La Contrada, del quale è direttore artistico. In tale veste ha messo in scena parecchie decine di spettacoli, spaziando dal teatro in dialetto triestino a quello in lingua italiana, dal repertorio brillante a quello drammatico, sino a numerosi allestimenti per il teatro ragazzi. Tra gli allestimenti più recenti, sono da ricordare El mulo Carleto e El serpente de l’Olimpia di Roberto Damiani ispirati alla figura e alle opere di Angelo Cecchelin, L’assente di Bruno Maier, L’Americano di San Giacomo, Un nido di memorie, L’ultimo carneval e I ragazzi di Trieste di Tullio Kezich, Classe di ferro di Aldo Nicolaj, Due paia di calze di seta di Vienna e Cosa dirà la gente? di Carpinteri e Faraguna, Ballando con Cecilia di Pino Roveredo, Ecco un uomo libero di Tom Stoppard, una nuova edizione de I rusteghi, Zente refada di Giacinto Gallina. Fra i suoi successi più recenti, Sariandole di Roberto Curci, I ragazzi irresistibili di Neil Simon, con Johnny Dorelli e Antonio Salines, Il gatto in tasca di Feydeau. Si dedica anche alla scrittura drammaturgica, componendo, in collaborazione con Ninì Perno Quela sera de febraio, Un’Isotta nel giardino e Antonio Freno, e scrivendo con Pierluigi Sabatti Vola colomba. ANDREA STANISCI FABIO BERGAMO 91 Andrea Stanisci inizia l’attività di scenografo e costumista nel 1985 e da allora ha ideato scene e costumi per un centinaio di spettacoli dedicandosi principalmente al teatro di prosa, ma lavorando anche per la lirica, la danza contemporanea e per il teatro-danza, sia in Italia che all’estero (Germania, Austria, Polonia). Ha collaborato con numerosi registi come Mario Ferrero, Francesco Macedonio, Marco Mattolini, Cesare Lievi, Alessandro Marinuzzi, Memè Perlini, Giorgio Pressburger, Franco Però e Cristina Pezzoli e ha partecipato ai Festival di Asti, Chieri, Fondi, Todi, al Mittelfest di Cividale del Friuli e alle Panatenee di Agrigento. Per la Contrada ha realizzato scene e costumi degli spettacoli A 50 anni lei scopriva... il mare di Chalem per la regia di Alessandro Marinuzzi, Il formaggio e i vermi di Ginzburg, Garboli e Pressburger, per la regia di Giorgio Pressburger, Mrs. Rose di Martin Sherman, per la regia di Sabrina Morena, Mia fia e Zente refada di Gallina per la regia di Mario Licalsi, Il gatto in tasca di Feydeau per la regia di Macedonio. Ha lavorato assieme a Lele Luzzatti, Santuzza Calì e Gabriella Pescucci, collaborando alla messinscena di spettacoli allestiti da Ronconi, Enriquez, Macedonio, Calenda, Wajda, Rossi Gastaldi e altri. Ha firmato i costumi per spettacoli di prosa, lirica e commedie musicali, nonché per alcune produzioni della Rai, spaziando dal repertorio del Settecento sino a quello attuale. Dal 1987 collabora alla Contrada, per la quale ha firmato i costumi di una quarantina di spettacoli (fra i più recenti L’Americano di San Giacomo, Sorelle Materassi, Due paia di calze di seta di Vienna, L’ultimo carneval, Mia fia, Cosa dirà la gente?, Sariandole e Vola colomba). Collabora con il Festival Pucciniano di Torre del Lago, con il Festival di Todi, con il Teatro Lirico Nazionale di Maribor in Slovenia e con il Teatro Nazionale di Seoul (Corea). Di recente ha realizzato i costumi per Rigoletto al Politeama Pratese e per La bohème e Coppelia al Teatro di Maribor. Negli ultimi anni sono state allestite nel Triveneto diverse mostre sui suoi lavori. MASSIMILIANO FORZA 92 Nato a Trieste, Forza è compositore di musiche di scena, contrabbassista e narratore. Terminati gli studi musicali prende parte a tournée e registrazioni discografiche con importanti orchestre sinfoniche e da camera. Dal 1992, per quattro stagioni, collabora con Rai2 nel programma di Michele Guardì “I Fatti Vostri”. Dal 1987 si dedica alla composizione di musiche per il teatro di prosa sperimentandosi nei più diversi generi teatrali. Debutta al Teatro Stabile di Torino con il regista Giancarlo Cobelli per il quale compone le musiche de Il matrimonio di Figaro di P.A.C. de Beaumarchais. Seguono poi una trentina di spettacoli per i più importanti teatri italiani sotto la direzione di registi quali Francesco Macedonio, Giuseppe Emiliani, Giorgio Albertazzi, Marko Sosic, Orietta Crispino, Alessandro Marinuzzi, Giuseppe Pambieri. Nella narrativa ha esordito con la raccolta di racconti “Antifurti psicologici” (Piemme, 2001), cui hanno fatto seguito “Verso dove” (Fernandel, 2003), “Lettera ad un’amica” (Artè, 2004), “No family man” (Traven Books, 2007). Finito di stampare nel mese di gennaio 2008 per conto della associazione amici della contrada via del Ghirlandaio, 12 34138 Trieste www.amicicontrada.it [email protected] Stampa Europrint, Rovigo Alcuni volumi pubblicati nella collana dei programmi di sala la contrada - teatro stabile di trieste per informazioni e richieste: [email protected] Associazione Culturale Amici della Contrada Sorta nel 1998 per volere di un gruppo di esponenti del mondo intellettuale e imprenditoriale triestino, l’Associazione promuove attività culturali volte a diffondere la conoscenza del teatro, anche in collaborazione con la Contrada - Teatro Stabile di Trieste. Tra le manifestazioni di maggior risonanza: il “Teatro a leggìo”, le prolusioni agli spettacoli in cartellone al Cristallo, gli incontri con attori, registi e autori che si esibiscono sul palcoscenico della Contrada, convegni, conferenze, proiezioni, mostre, pubblicazioni. Ariella Reggio Alba Noella Picotti Paolo Quazzolo Livio Chersi, Claudio Grisancich, Claudio Grizon, Danilo Soli, Marialuisa Taucer Revisori dei conti Livia Amabilino, Stefano Nedoh, Maria Grazia Plos Presidente Vice-Presidente Direttore Consiglieri TEATRO A LEGGÌO 2007-2008 al Teatro Orazio Bobbio in collaborazione con lunedì 15 ottobre 2007, ore 17.30 UNA CASA DI BAMBOLA di Henrik Ibsen lunedì 5 novembre 2007, ore 17.30 L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA - LA PATENTE di Luigi Pirandello lunedì 14 gennaio 2008, ore 17.30 ELETTRA / CLITENNESTRA da Eschilo / Sofocle / Euripide lunedì 25 febbraio 2008, ore 17.30 CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF? di Edward Albee lunedì 17 marzo 2008, ore 17.30 CATTIVI E CATTIVISSIMI NEL TEATRO SHAKESPEARIANO di Luigi Lunari lunedì 14 aprile 2008, ore 17.30 LO SPINATO DEVE ESSERE GRANDE di Giuseppe O. Longo lunedì 5 maggio 2008, ore 17.30 DIALOGHI CON MARIE CURIE di Luisa Crismani e Simona Cerrato lunedì 19 maggio 2008, ore 17.30 IL POZZO di Ugo Vicic lunedì 2 giugno 2008, ore 17.30 I RICORDI RUBATI di Vittoria Miani Cannarella Associazione Amici della Contrada Via del Ghirlandaio, 12 34138 Trieste Tel. 040 948471 Fax 040 946460 www.amicicontrada.it • [email protected] ]fkf[`EfidXeGXib`ejfe Nato a Teddington (UK) il 16 dicembre 1899, Noël Pierce Coward inizia giovanissimo recitando già a 12 anni nei teatri del West End e in piccole compagnie di giro. Dopo i primi ruoli da protagonista (I’ll Leave It To You, 1919 e The Young Idea, 1922) conosce il vero successo come autore con Vortice (The Vortex, 1924), cui seguono Angeli caduti (Fallen Angels, 1925), La febbre del fieno (Hay Fever, 1925), Vite private (Private Lives, 1930). Legato alla commedia brillante e sofisticata, come in Partita a quattro (Design for Living, 1932), Coward ha saputo rendere bene anche l’atmosfera crepuscolare in Vita tranquilla (Still Life, 1936); entrambi i testi sono stati trasposti in film, il primo da Ernst Lubitsch (1933), il secondo da David Lean con Breve incontro (Brief Encounter, 1945). Artista versatile e inesauribile, ha scritto più di 50 commedie, sceneggiature per il cinema, operette, canzoni celeberrime; è stato poeta e pittore; la sua autobiografia in tre volumi, i diari, la raccolta delle lettere, sono la più ricca testimonianza della vita intellettuale e dell’industria dello spettacolo tra le due sponde dell’Atlantico. Se in Gran Bretagna la sua fama è stata per un breve periodo oscurata dalla nuova generazione di autori degli anni Sessanta, negli Stati Uniti è sempre stato in primo piano al fianco delle stelle del cinema, della televisione e dell’intrattenimento popolare. Ma infine gli stessi John Osborne, Arnold Wesker e Harold Pinter hanno riconosciuto il loro debito verso un talento insuperato. Noël Coward è stato insignito del titolo di Sir nel 1970, poco prima di morire nella sua residenza in Giamaica, il 26 marzo 1973. Present laughter, qui tradotto in italiano da Masolino D’Amico come Il divo Garry (in edizioni precedenti L’allegra verità), è un testo per certi aspetti autobiografico. La vicenda ruota attorno al personaggio di Garry Essendine, attore di successo, carismatico e bizzarro, in procinto di affrontare una impegnativa tournée in Africa. Nel corso di una serie di eventi che sfiorano la farsa, Garry deve fronteggiare i tentativi di seduzione della giovane aspirante attrice Daphne e di Joanna, affascinante e arrivista sposa dell’amico Harry. Mentre gli grava addosso la paura degli anni che avanzano, e la classica crisi di mezza età, si destreggia tra la protettiva segretaria Monica e la gelida ex moglie Liz, ossessionato dal giovane e squinternato commediografo Roland Maule. Scritta nel 1939, come corollario alla commedia This happy breed, Present laughter è parte di una trilogia sulla middle-class inglese che si completa nel 1941 con Blithe Spirit. Il titolo, ironico, è tratto da un verso di Shakespeare ne La dodicesima notte («present mirth hath present laughter»): un invito a prendere con leggerezza i giorni che pur trascorrono tra sofferenza e affanno. Lo stesso Coward ha interpretato Garry Essendine nella prima edizione dello spettacolo nel 1942 e poi di nuovo nel 1956 e nel 1958, contribuendo al successo dell’opera. Il ruolo del protagonista, con i suoi bellissimi monologhi e la levatura drammatica di diverse scene, offre uno dei personaggi più intensi della commedia sofistificata. Tra gli attori che hanno impersonato Garry da ricordare Nigel Patrick (1965), Albert Finney (1977), Peter O’Toole (1978), George C. Scott (1982), Tom Conti (1993), Peter Bowles (1996), Frank Langella (1996), Ian McKellen (1998), Rik Mayall (2003), Simon Callow (2006), Victor Garber (2007) e, infine, Alex Jennings nella recentissima produzione del National Theatre di Londra.