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Appello nazionale per il Primo Marzo 2011
Appello nazionale del movimento Primo Marzo
insieme contro il razzismo, contro i ricatti, per i diritti di tutte e tutti
Lo scorso Primo Marzo oltre 300mila persone si sono mobilitate in tutta Italia per dire no al
razzismo, alla legge Bossi-Fini, al pacchetto sicurezza, ai CIE e sì a una società multiculturale e più
giusta. In molte città lavoratori italiani e migranti hanno scelto di scioperare insieme, uniti dalla
consapevolezza che il razzismo istituzionalizzato (in spregio alla nostra Costituzione oltre che al
diritto internazionale e alla normativa europea), le politiche di esclusione, lo sfruttamento del
lavoro, le violazioni dei diritti sono tasselli di un’unica strategia repressiva che, a partire dai più
deboli e inermi, aspira a colpire tutti e a imporre la precarietà come orizzonte di vita.
Migranti e italiani hanno affermato in questo modo un’idea di sciopero diversa da
quella dominante (non uno strumento di protesta nelle mani dei sindacati ma un diritto
costituzionale, individuale e inalienabile), hanno dimostrato che è possibile unirsi e prendere
l'iniziativa dal basso per reagire ai ricatti. Hanno superato nei fatti la contrapposizione tra
autoctoni e stranieri e inaugurato una stagione di impegno e di lotta, di rifiuto dei ricatti
e dello sfruttamento, passata dallo sciopero delle rotonde in Campania alle occupazioni della gru e
della torre a Brescia e Milano, da Pomigliano a Mirafiori, dalle mobilitazioni degli studenti allo
sciopero dei metalmeccanici e marcata da manifestazioni antirazziste a Bologna, Firenze, Trieste e
in tante altre città italiane.
La situazione italiana di oggi è diversa da quella di un anno fa e forse ancora più
grave. Non c’è stata un’altra Rosarno, ma gli effetti della crisi si sentono sempre di più e
colpiscono soprattutto i migranti: in migliaia rischiano di perdere il permesso di soggiorno, in
migliaia che il permesso non lo hanno vengono indicati come criminali e condannati al lavoro nero
gestito dai caporali. Per tutte e tutti vige il ricatto quotidiano del razzismo istituzionale. In questo
quadro la Bossi-Fini (in particolare la sua pretesa di legare il permesso di soggiorno al
contratto di lavoro con il “contratto di soggiorno”) si rivela più che mai come una
legge inadeguata e ipocrita, che non combatte la clandestinità ma la crea, favorendo
sfruttamento e lavoro nero e ponendo i migranti in una condizione di costante ricattabilità. Per
oltre 50mila immigrati, vittime della sanatoria truffa, non è stata trovata ancora una
soluzione. Nel frattempo il governo è tornato a lanciare la lotteria del decreto flussi che –
come tutti sanno – funziona principalmente da sanatoria mascherata. La questione
della cittadinanza rimane insoluta e centinaia di giovani nati o cresciuti in Italia
continuano a sottostare a una legge che non riconosce loro diritti né cittadinanza. Le
rivoluzioni di piazza che stanno attraversando il Nord Africa segnalano un’aspirazione alla libertà
che ha nelle migrazioni una delle sue declinazioni e che sta portando a un prevedibile aumento
degli sbarchi (per altro mai interrotti) sulle nostre coste: di fronte a tutto questo la risposta italiana
si sta rivelando ipocrita e inadeguata: si evoca ancora una volta un inesistente “stato di
emergenza” solo per non rispettare il diritto di asilo ed evitare accogliere le persone che
stanno arrivando sulle nostre coste. Ciò ci dice che mentre molti festeggiano senza problemi
l’ondata di democrazia nel Nord Africa, le migrazioni uniscono le due sponde del Mediterraneo:
nello spirito della Carta dei Migranti recentemente approvata a Gorée (Senegal), noi sappiamo che
il problema della democrazia italiana sta anche a Tunisi, così come quello della Tunisia è anche a
Roma o a Parigi. Mentre si lotta per la democrazia in Nord Africa, non possiamo accettare la logica
razzista dell’”aiutiamoli a casa loro”, perché i migranti ci dicono che si lotta anche per muoversi e
cambiare le proprie condizioni di vita. È quello che insieme vogliamo fare il 1 marzo.
In questo quadro i migranti sono ancora di più una forza. Per ragioni economiche,
come molte volte è stato sottolineato: producono infatti una parte consistente del PIL (11%),
alimentano le casse dello Stato con le tasse e i contributi previdenziali, sopperiscono con il lavoro di
cura alle carenze strutturali del welfare italiano. Ma anche per ragioni sociali e culturali:
rappresentano infatti una parte attiva e determinante nella costruzione di società diversa: più ricca,
variegata, multiculturale e capace di guardare al futuro. Senza di loro, senza i bambini figli di
migranti e coppie miste, l’Italia sarebbe oggi una nazione destinata ad estinguersi. Soprattutto, i
migranti sono una forza politica per costruire una società diversa, per non limitarsi a
difendere i diritti ma reagire ai ricatti conquistandone di nuovi.
Per questo lanciamo un appello per costruire il prossimo primo marzo una nuova grande giornata
di sciopero e mobilitazione per i migranti e con i migranti. Ma, lo sottolineiamo con forza, non si
tratta di uno sciopero etnico: non è mai esistita e non esiste l’idea di uno sciopero etnico. In diversi
territori sono già attivi percorsi che comprendono scioperi, presidi e manifestazioni. Crediamo
che lo strumento dello sciopero sia il modo più forte per portare avanti questa lotta,
migranti e italiani insieme contro i ricatti, contro il razzismo, contro lo sfruttamento e per chiedere:
-l’abrogazione della Bossi-Fini e, in particolare, del nesso tra contratto di lavoro e permesso di
soggiorno (“contratto di soggiorno”);
-Per contrastare il lavoro nero e lo sfruttamento dei lavoratori migranti: rivendichiamo
l’applicazione e l’estensione dell’articolo 18 del testo unico sull’immigrazione come tutela per tutti i
lavoratori che denunceranno di essere stati costretti all’irregolarità del lavoro
-l’abrogazione del reato di clandestinità e del pacchetto sicurezza che già oggi
rappresentano provvedimenti fuori legge perché in netta contrapposizione con la direttiva europea
sui rimpatri;
-l'abolizione del permesso di soggiorno a punti e l’attivazione di misure, anche di tipo
economico, atte a garantire il diritto ad apprendere l’italiano e a studiare;
-la chiusura dei CIE;
-una regolarizzazione che sia una soluzione reale e rispettosa dei diritti umani e della
dignità delle persone per le vittime della sanatoria truffa;
-il passaggio dal concetto di ius sanguinis a quello di ius soli come cardine per il
riconoscimento della cittadinanza e una legge che garantisca l’esercizio della piena
cittadinanza a chi nasce e cresce in Italia,
-il riconoscimento del diritto di scegliere dove vivere e stabilire la propria residenza,
diritto quanto mai fondamentale in un’epoca come quella che stiamo attraversando in cui tutti
siamo potenziali migranti;
-una legge organica e adeguata per la tutela dei rifugiati e dei richiedenti asilo;
Chiediamo a tutti di essere protagonisti e di sostenere le mobilitazioni dei migranti il prossimo
primo marzo. Ai sindacati non chiediamo un’adesione formale, ma di attivarsi a tutti i
livelli per sostenere concretamente i lavoratori, migranti e italiani insieme, che
decideranno di astenersi dal lavoro nelle fabbriche, nelle cooperative e in tutti i
luoghi di lavoro più o meno formali. A tutti questi è indirizzata questa giornata, per rendere
effettivo il diritto di sciopero, per i diritti di tutte e tutti, per costruire insieme una società diversa e
multiculturale rifiutando ogni complicità con provvedimenti normativi che legalizzano
sfruttamento, razzismo, pregiudizio e paura.
Il 1 marzo dovrà vedere una mobilitazione quanto più possibile diffusa, per permettere la massima
partecipazione, sia in caso di scioperi, sia in caso di presidi o manifestazioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro
senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato,
privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.
( Don L.Milani – L’obbedienza non è più una virtù)
Filmografia
UN GIORNO SENZA MESSICANI – 2004 – S. Arau
California. Dovrebbe essere un giorno come tanti, solo che la città si sveglia e scopre che non ci sono più i
messicani. Badanti, conduttori televisivi, agricoltori, agenti di polizia. Spariti, senza lasciare nessuna traccia.
Inizialmente c’è chi non riesce a non nascondere una certa soddisfazione per la piacevole sorpresa, ma col
passare del tempo l’assenza degli ispanici metterà in grosse difficoltà la città, improvvisamente sprovvista di
lavoratori edili, docenti scolastici, tate e quant’altro. Anche il senatore che ha basato la propria campagna
elettorale sul contrasto all’immigrazione clandestina, sarà costretto a rivedere le proprie posizioni, la sua vita
è stata sconvolta a causa dell’assenza dei messicani, sia nella sfera privata, che in quella politica. Una storia
surreale, che si basa su un’idea semplice. Cosa accadrebbe se i tanti “disprezzati” stranieri dovessero
improvvisamente lasciare le nostre città? Durante la pellicola, grazie a delle didascalie, il regista fornisce dei
dati che sottolineano l’importanza della manodopera straniera in molti settori dell’economia californiana, ad
iniziare dell’agricoltura.
E IL VENTO FA IL SUO GIRO – 2005 – G. Diritti
Philippe, ex professore dedicatosi alla pastorizia sui Pirenei francesi, è alla ricerca di una nuova
sistemazione per la sua famiglia, dato che nel luogo in cui vive è in costruzione una centrale nucleare. Dopo
aver inutilmente cercato casa in Svizzera, nel fare ritorno in Francia si ritrova nella Valle Maira, nel paesino
di Chersogno, ormai spopolato e abitato quasi unicamente da anziani, visto che il resto degli abitanti
raggiunge il piccolo borgo montano soltanto per trascorrevi le vacanze nei mesi estivi. Si tratta di una
comunità molto chiusa, ultimo retaggio della lingua e cultura occitana in Italia. Dopo qualche dubbio iniziale,
l'amministrazione comunale si adopera per trovare a Philippe una casa in affitto e gli abitanti si mettono al
lavoro per restaurarla. Inizialmente il paese sembra lieto di accogliere la giovane famiglia, composta,
oltreché da Philippe, dalla moglie e tre figli. Ben presto però nascono le prime incomprensioni, causate dalle
abitudini dei nuovi arrivati, non sempre rispettose delle tradizioni locali e dei diritti di proprietà ed in
particolare dalla gelosia di un'allevatrice di mucche che non esiterà a mentire per porre in difficoltà i nuovi
arrivati. In particolare, le capre di Philippe si avventurano spesso nei terreni ormai abbandonati dai vecchi
contadini, suscitando la rabbia dei proprietari. Così, col passare del tempo, la nuova famiglia diviene sgradita
alla maggioranza degli abitanti, i quali dall'iniziale gentilezza passano alla manifesta insofferenza, che si
esplicita in veri e propri atti di boicottaggio verso l'attività del pastore.
WELCOME - 2009 – P. Lioret
Bilal, giovane curdo, ha lasciato il suo paese alla volta di Calais, dove sogna e spera di imbarcarsi per
l'Inghilterra. Dall'altra parte della Manica lo attende un'adolescente che il padre ha promesso in sposa a un
ricco cugino. Fallito il tentativo di salire clandestinamente su un traghetto, Bilal è deciso ad attraversare la
Manica a nuoto. Recatosi presso una piscina comunale incontra Simon, un istruttore di nuoto di mezza età
prossimo alla separazione dalla moglie, amata ancora enormemente e in segreto. Colpito dall'ostinazione e
dal sentimento del ragazzo, Simon lo allenerà e lo incoraggerà. A sua volta Bilal aprirà nel cuore infranto di
Simon una breccia in cui accoglierlo. Ma il mondo fuori è avverso e inospitale e l'uomo dovrà sfidare le
delazioni dei vicini di casa e la legge sull'immigrazione che condanna i cittadini troppo umani e
“intraprendenti”colprossimo.
UN BACIO APPASSIONATO – 2004 - K.Loach
Il film è incentrato su una storia d'amore in cui i protagonisti provengono da contesti culturali completamente
diversi. Cassim è un pakistano nato e cresciuto a Glasgow che lavora come dj e vorrebbe un locale tutto suo
ma nello stesso tempo rispetta i limiti culturali che gli sono imposti dalla sua famiglia. Accetta di sposare una
sua cugina senza averla mai conosciuta. Ma le cose si complicano quando casualmente conosce Roisin,
un'irlandese che insegna musica nella scuola cattolica di Glasgow frequentata da sua sorella Tahara. La
storia d'amore che nasce tra Cassim e Roisin sarà difficile. Cassim deve scontrarsi con la sua famiglia che
ha sempre rispettato. Roisin dovrà affrontare le norme morali della scuola cattolica in cui insegna.
QUANDO SEI NATO NON PUOI PIU’ NASCONDERTI - 2005 – M.T. Giordana
Una famiglia bresciana benestante, non particolarmente chiusa alla realtà dei migranti (il padre del
protagonista infatti è il proprietario di una fabbrica dove lavorano extracomunitari con i quali ha un rapporto
amichevole) ma in realtà lontana dai problemi sociali dell'emigrazione, viene sconvolta da quello che
succede al figlio dodicenne Sandro; durante una crociera in barca con il padre, Sandro cade in mare e viene
raccolto da un barcone di immigrati clandestini. Corre il rischio di essere identificato dagli scafisti come un
ricco italiano e quindi di essere sequestrato per un riscatto. Sarà il clandestino rumeno Radu a salvarlo
facendolo passare per un orfano curdo.Questa disavventura si risolverà felicemente per Sandro, che ritorna
sano e salvo dalla sua famiglia e ormai più maturo per l'esperienza che ha fatto. Vuole a tutti i costi aiutare l'
immigrato rumeno Radu, che lo aveva salvato e protetto quando erano sul barcone, e sua sorella, Alina. Ciò
pone l’obbligo morale ai genitori di Sandro di avvicinarsi ad un mondo fino ad ora mai considerato e, per
ringraziare i due fratelli rumeni per l'aiuto che hanno dato al loro figlio, vorrebbero accoglierli nella loro
famiglia adottandoli. Ma i due sono clandestini: da un'analisi al polso risulta che Radu è maggiorenne e ha
avuto problemi con la giustizia romena: legalmente quindi dovrebbe essere rimpatriato. Allora i due
scappano a Brescia dove nel frattempo sono ritornati Sandro e i suoi genitori. Dopo una telefonata d'aiuto
ricevuta da Milano da parte di Alina, decide di cercarla senza avvertire i genitori. La troverà in un grande
edificio abbandonato (nella realtà un ex consorzio agrario dei primi del Novecento a Brescia) dove vive in
una sorta di bolgia dantesca la varia umanità dei clandestini. Scoprirà che Radu non è il fratello di Alina ma il
suo protettore che la costringe a prostituirsi.
PERSEPOLIS - 2007 – M. SATRAPI
Il film si apre con una Marjane matura al suo arrivo in Francia, mentre in un flashback ripercorre la sua vita.
Marjane é un'allegra ed energica bambina che cresce sotto la dittatura dello Scià. I suoi genitori sono di
educazione cittadina borghese ed auspicano la democrazia con la fine del dominio dello Scià. Quando
scoppia la lunga guerra (Iran-Iraq) i suoi genitori cominciano a temere per la sua sicurezza e per il suo
benessere in quanto il controllo sui costumi diventa sempre più rigido e Marjane non riesce a contenere la
sua ribellione. Marjane viene mandata al Liceo francese di Vienna grazie all'aiuto di un'amica della mamma.
La teenager iraniana però non si adatta bene in Austria, l'amica della madre la ricovera in un'altra casa e
Marjane sente sempre più la solitudine. Qui incontra anche un ragazzo con cui scopre l'amore, ma la
relazione non ha successo e Marjane subisce una delusione tanto forte da metterla in una crisi così
profonda da spingerla ad una vita da barbona e a dormire per le strade di Vienna. Qui rischia la vita anche a
causa di un caso grave di bronchite che la porta al ricovero in ospedale. Dopo chiede ai suoi parenti di
ritornare in Iran, senza che essi le pongano però alcuna domanda. Tornata nella sua terra natale Marjane si
deprime nel vedere la situazione in cui versano la sua famiglia e i suoi amici soggetti ad un regime sempre
più duro e repressivo, severissimo soprattutto sui costumi. Alla fine Marjane emigra a Parigi, lasciando la sua
famiglia
GADJO DILO - LO STRANIERO PAZZO – 1997 – T.GATLIF
Stéphane, lo straniero pazzo del titolo, è un giovane parigino impegnato in un viaggio di ricerca in Romania:
il suo obiettivo è trovare Nora Luca, una cantante zingara le cui canzoni hanno impregnato le ultime ore del
padre prima della morte, un’artista lontana dalle luci della ribalta di cui conosce soltanto il nome e la voce
incisa su un nastro. In una notte fredda e tempestosa il giovane si imbatte così in Izidor, un anziano gitano
che tenta di affogare nella vodka il dolore per l'incarcerazione del figlio; dopo una sbornia colossale lo
zingaro offre ospitalità a Stéphane, e finisce letteralmente per adottarlo. Il giovane protagonista si ritrova così
ospite in un villaggio Rom nei pressi di Bucarest – una realtà profondamente diversa da quella cui è abituato
–, apprende gradualmente gli usi e i costumi del popolo gitano: sempre in cerca della cantante cara al padre,
inizia a registrare i cantanti gitani con l'aiuto della bella Sabina, una giovane zingara che conosce la sua
lingua, inizialmente poco disposta nei suoi confronti. Col cambio di stagione arriva anche l'amore e la
scarcerazione del figlio di Izidor, che prelude ad una tragedia di intolleranza razziale.
MONSIEUR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO – 2003 - F. DUPEYRON
Il film comincia in un quartiere della classe operaia di Parigi nel 1960. Il personaggio principale, Moїse
Schmidt (Momo), è un giovane ragazzo ebreo che cresce senza madre e con un padre afflitto da
depressione paralizzante. Momo è affascinato da un anziano musulmano turco (Ibrahim Demirci), che
gestisce un negozio di fronte al suo appartamento. La loro relazione si sviluppa e presto Momo si sente più
vicino a Ibrahim che a suo padre. Ibrahim chiama Moїse affettuosamente Momo e lo adotta quando suo
padre si suicida. Momo e Ibrahim partono per un viaggio in Turchia, patria di Ibrahim, dove Ibrahim muore in
un incidente stradale; Momo eredita tutti i suoi beni e il suo Corano.
LA SPOSA TURCA – 2004 – F. AKIN
Amburgo, quartiere turco. Il quarantenne Cahit è un immigrato turco di seconda generazione, trasandato ed
alcolista, ridotto così dal dolore per la perdita della giovane moglie. Una sera, sotto l'effetto di alcol e droga,
tenta di togliersi la vita dirigendo la sua auto a tutta velocità contro un muro di cemento. Nell'ospedale
psichiatrico dove è temporaneamente ricoverato, incontra Sibel, ventenne figlia di immigrati turchi e anch'ella
reduce da un tentato suicidio. Sibel è in cerca di un matrimonio di facciata che la liberi dalla tutela
opprimente di genitori e fratello estremamente conservatori, e propone a Cahit di sposarla. Dopo l'iniziale
rifiuto, Cahit decide infine di assecondare la richiesta della ragazza e, con la complicità dell'amico fraterno
Şeref, anch'egli turco, convince la famiglia di lei a dare il consenso alle nozze e la sposa.I due in realtà
vivono insieme come coinquilini, dividono le spese per la casa e conducono ognuno la propria vita
frequentando altri partner. Lentamente però da questa convivenza nasce anche quell'amore che entrambi
hanno all'inizio rifiutato e sembrano sul punto di dare una svolta alla loro relazione quando una sera un ex
partner occasionale di Sibel provoca pubblicamente Cahit offendendo la ragazza e Cahit, in un impeto di
gelosia, lo colpisce con un posacenere, uccidendolo involontariamente. Viene quindi incarcerato e
condannato a più anni di prigione con tanto di cronaca e foto sui giornali locali, lasciando Sibel nella più
completa disperazione. Sola e ripudiata dalla famiglia per il disonore causato dal suo comportamento, la
ragazza parte alla volta di Istanbul dove vive sua cugina Selma, donna in carriera che le trova lavoro presso
l'hotel che dirige. Il dolore per la separazione forzata da Cahit spinge però Sibel verso comportamenti
autodistruttivi, fa uso di droghe e frequenta ambienti poco raccomandabili, subisce un'aggressione a cui
sopravvive per miracolo, ed infine inizia una relazione stabile ed ha anche una figlia. Ma Cahit nel frattempo
ha scontato la sua pena e, grazie alla generosità dell'onnipresente amico Seref, parte per Istanbul dove,
malgrado non poche difficoltà, riesce ad incontrare Sibel. I due fanno l'amore per la prima e unica volta, si
danno appuntamento alla stazione degli autobus per fuggire insieme il giorno dopo, ma Sibel, nonostante
abbia preparato i bagagli, alla fine non si presenta e Cahit parte da solo per Mersin, suo paese natale.
BIANCO E NERO – 2008 – C. COMINCINI
Elena è una professionista, sposata e con una bambina, che lavora in un'organizzazione che si occupa
dell'Africa e cerca di fronteggiare episodi di razzismo. Suo marito Carlo, che si occupa di elettronica, è
completamente disinteressato al mondo della moglie. Costretto a partecipare a una conferenza per la
presentazione di una campagna di sensibilizzazione sui problemi del continente africano, vi conosce Nadine,
la bella moglie senegalese del collega di Elena. Tra i due nasce una complicità, che sfocerà presto in un
amore travolgente, che legherà le difficoltà della relazione extra-coniugale a quelle di un amore inter-etnico,
mettendo a nudo tutte le paure e i pregiudizi più o meno velati verso le persone di etnìa diversa, a partire
proprio dall'emancipata Elena.
LA GIUSTA DISTANZA – 2007 – C. MAZZACURATI
Concadalbero, Veneto: nel piccolo centro agricolo giunge la giovane maestra Mara, di passaggio in attesa di
trasferirsi in Brasile. Bella e anticonformista, attrae le attenzioni di molti uomini del paese. Tra questi il
giovane Giovanni, aspirante giornalista, che le dà una mano per accedere ad internet. Nei suoi mesi di
permanenza, Mara impara a conoscere gli abitanti del paesello e avrà una breve relazione con Hassan, un
meccanico tunisino perfettamente integrato nella comunità. Mentre Giovanni scrive i primi pezzi di cronaca
locale, Mara viene ritrovata morta. Hassan, viene accusato dell'omicidio e le prove lo inchiodano. Giovanni,
molto colpito dalla vicenda e incapace di mantenere la "giusta distanza" dagli avvenimenti (come gli ricorda il
suo mentore Bencivegna), non indaga a fondo: infatuato di Mara, come quasi tutti nel paese, era stato infatti
testimone della breve relazione fra la ragazza e Hassan, di cui era amico. Tempo dopo, Hassan si uccide in
cella e lascia un biglietto in cui si professa innocente. La sorella dell'uomo consegna il biglietto a Giovanni,
che ormai lavora a tempo pieno nella redazione del giornale: il giovane si mette così alla ricerca di indizi tra i
documenti del processo e scopre ben presto che ci sono state gravi lacune da parte dell'avvocato difensore
(nessun controllo delle telefonate, per esempio). Grazie ad un amico, rintraccia le ultime chiamate ricevute
da Mara, e scopre che una di esse era di Guido, l'autista di autobus del paese. La sera dell'omicidio, dopo il
suo addio al celibato, Guido era andato a trovare Mara e, dopo aver cercato di violentarla, l'aveva
casualmente uccisa durante una collutazione. Smascherato da Giovanni, Guido confessa e viene
incarcerato: mentre il giovane si trasferisce a Milano per intraprendere a tempo pieno l'attività di giornalista,
si apprende che nella piccola comunità il suo atto, pur tardivo, non era stato affatto gradito. L'innocente
Hassan era infatti un comodo alibi per tutti, come lo era stato per l'avvocato che, solo in apparenza, l'aveva
difeso.
L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO – 2006 – A. FERRENTE
Film-diario della genesi della ormai famosa Orchestra di Piazza Vittorio, band nata da un'iniziativa di Mario
Tronco, il tastierista degli Avion Travel, e Agostino Ferrente. I due hanno riunito un gruppo di musicisti di
strada (e non) provenienti da tutte le parti il mondo. Il risultato è un miscuglio multietnico di storie, umanità e
tanta musica
NUOVOMONDO – 2006 - CRIALESE
XX secolo: la famiglia siciliana dei Mancuso, che agli inizi del secolo lasciano Petralia, un paese
dell'entroterra, alla volta dell'America. Salvatore, prostrato da una terra poco generosa, si affida alla
Madonna e, dopo averle offerto un sasso macchiato di sangue perché portato in bocca in segno di sacrificio,
le chiede quale strada deve prendere, se restare o partire. Chiede un segno, che arriva: infatti poco dopo
Pietro, il figlio muto, gli porta una cartolina con un ortaggio trasportato su una carriola, tanto è grande.
Salvatore lascia la cartolina alla Madonna e si prepara a scoprire il Nuovo Mondo. Salvatore, i suoi figli e sua
madre, Donna Fortunata, vendono i loro miseri averi in cambio di vestiti e scarpe buone e si imbarcano con
altri italiani alla volta dell'America.
Tra gli umili popolani siciliani, Lucy, elegante donna inglese, si distingue in tutto il suo candore aristocratico.
Lei, donna pare respinta da un italiano, che viaggia inspiegabilmente con gli italiani (ed è per questo
sospettata di essere una prostituta), è il simbolo dell’emancipazione femminile. Salvatore ne è colpito fin dal
primo incontro, le offrirà la sua protezione e infine ne farà la sua fidanzata.
Il "nuovo mondo" in cui la famiglia sbarca inizia ad Ellis Island ed è ben diverso da come si era illusa di
trovarlo. Appena sbarcata, la famiglia Mancuso deve sottoporsi a una serie di controlli medici piuttosto rozzi
e prove psicoattitudinali vagamente razziste (la scarsità d’intelligenza viene considerata “malattia
contagiosa”, così gli emigrati che ne sono “affetti” vengono rimpatriati). Inoltre le donne, per poter entrare
definitivamente in America, devono essere sposate, o diventarlo sul momento: e mentre le Mancuso,
insieme ad altre, si ritrovano a conoscere e a dover accettare immediatamente mariti connazionali già
residenti in America, che non hanno mai visto e che risultano anziani o sgradevoli, Lucy compila il modulo
per Salvatore facendone il suo sposo.
MISSISSIPPI MASALA – 1991 – M. NAIR
Nel 1972 il temuto generale Idi Amin, dittatore dell'Uganda, ordina l'immediata espulsione dal Paese di tutti
gli asiatici e la confisca dei loro beni. Perciò l'indiano Jay, con la moglie Kinnu e la figlioletta Mina, deve
partire precipitosamente da Kampala assieme agli altri indiani, abbandonando il benessere e quel paese che
per lui rappresentano il paradiso perduto. Nel 1990 Jay vive negli Stati Uniti, nel Mississipi, con moglie e
figlia, e la sua, come molte altre famiglie di origine indiana, lavora in un motel. Mentre Jay non si è
rassegnato all'abbandono dell'Uganda, e perciò continua a scrivere regolarmente pratiche indirizzate al
nuovo governo di quel paese, per riottenere nazionalità e proprietà, la moglie Jinny si è adattata invece,
unendosi alla numerosa comunità indiana locale. Intanto Mina è diventata una bella ragazza, che ha vissuto
qualche tempo in Inghilterra, e ora si trova bene in America, considerandosi un Masala, cioè un miscuglio di
spezie varie. Mina fa umili lavori in un motel, quando conosce Demetrius, un bel giovane di razza nera, serio
e laborioso, il quale, con sacrifici, ha impiantato un'impresa di pulizia di moquette. La famiglia del giovanotto,
composta da due fratelli, dall'anziano padre vedovo e dalla zia Rose, è di origini più modeste di quella della
ragazza, ma, nonostante questo e la diversa sfumatura del colore della pelle, i due giovani si innamorano e
finiscono con l'avere un rapporto in un motel, dove vengono per caso scoperti da alcuni parenti ed amici,
causando uno scandalo, e lo scoppio di vecchie tensioni e rancori tra indiani e neri. Lei è disonorata e lui
perde clienti e crediti bancari. Le due famiglie sono contrarie all'unione. Proprio in quei giorni Jay deve
recarsi in Uganda, chiamato per un processo che potrebbe reintegrarlo nei suoi diritti, e vorrebbe partire
subito con la famiglia. Ma Mina, che crede fermamente nell'amore suo e di Demetrius, parte invece col
giovane, verso un avvenire difficile. Jay, giunto a Kampala, trovando il suo "paradiso" in condizioni desolanti,
rinuncia alla causa, e torna in America .
L’ODIO – 1995 – M. KASSOVITZ
Il film narra le vicende di tre ragazzi delle banlieue di Parigi. Gli scontri vengono mostrati all'inizio del film con
immagini documentaristiche di archivio reali. Vinz (Vincent Cassel), è pieno di rabbia. Vede se stesso come
un teppista che merita rispetto, che crede debba essere conquistato con la violenza. Hubert cerca di vivere
con tranquillità il ghetto, odiando ciò che vede intorno a sé, acuito dalla devastazione durante gli scontri
notturni della palestra che gestiva. Saïd cerca di cavarsela restando a metà strada tra la responsabilità e la
violenza del ghetto.Durante gli scontri, un agente perde la pistola; la trova Vincent, che giura di usarla per
uccidere un poliziotto nel caso in cui Abdel muoia. Il film racconta, con precisi riferimenti cronologici, del
giorno e della notte successive agli scontri.
UN CONFINE DI SPECCHI – 2002 – S. SAVONA
Gli emigrati siciliani in Tunisia e quelli tunisini in Sicilia, scambi e flussi che hanno generato vicende tra le più
interessanti da raccontare. Storie dove l'integrazione e l'odio fra le razze fanno parte di un unico universo.
Dove il confine tra il mondo islamico e quello occidentale è al tempo stesso evanescente e insormontabile.
AZUR E ASMAR – 2006 - OCELOT
In Europa (dai vestiti presumibilmente in Francia e nel periodo storico del tardo medioevo), una donna araba
si prende cura di un bambino ricco, biondo e con gli occhi azzurri, Azur, facendogli da nutrice. Assieme a lei
suo figlio della stessa età, moro e con gli occhi scuri, Asmar.I bambini crescono insieme, litigano spesso ma
si vogliono anche bene e si aiutano. Il padre però li separa e scaccia la donna con il figlio.
Divenuto adulto, Azur decide di andare in Africa per cercare la Fata dei Jinns, la protagonista della fiaba
che gli veniva raccontata dalla nutrice da piccolo: essa è prigioniera in attesa di un coraggioso cavaliere che
riuscirà a liberarla superando molti ostacoli. Appena arrivato scopre però che è considerato maledetto per
via dei suoi occhi azzurri. Azur decide allora di fingersi cieco.
Mentre continua il suo viaggio Azur incontra un gobbo, chiamato Rospu, che gli propone di portarlo sulle
spalle: in cambio Azur lo guiderà alla città più vicina.
Durante il percorso Azur e Rospu si fermano davanti a un piccolo tempio, dove Rospu dice che si trova un
oggetto indispensabile per trovare la fata dei jinns: la chiave rovente.
Poco dopo i due arrivano alla città dove erano diretti. Lì Azur e Rospu trovano un secondo tempio simile a
quello precedente, dove trovano la chiave aulente.
Azur, dopo alcune disavventure dovute alla sua finta cecità, ritroverà la sua nutrice, ora diventata una ricca
mercante, e Asmar, il quale però inizialmente non lo accoglie bene.
Dopo gli iniziali dissapori con il fratello di latte, Azur ritroverà in Asmar la collaborazione e l'amicizia di una
volta e i due si aiuteranno a vicenda nelle difficoltà.
Sitografia
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http://www.asgi.it/
http://www.migreurop.org/
http://www.odissee.it/
http://www.secondegenerazioni.it/
http://www.letterranza.org/
http://193.204.255.27/~migranti/
http://www.tolerance.kataweb.it/ita/
Pane amaro- Gianfranco Norelli Italia 2007
Sito: http://www.youtube.com/watch?v=JdiN21ils-U
Stranieri (si) diventa - Marina Catucci/ Daniele Salvini – Italia – 1998
Sito: http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Flash&d_op=getit&id=6254
Cammina Cammina (in G.Caliceti, Favole Interculturali)
C’era una volta un omino con gli occhiali che non sopportava di vivere insieme alle persone che
non portavano gli occhiali.
Cammina cammina, l’omino arrivò in una città dove abitavano solo persone con gli occhiali e a
quel punto si accorse che non sopportava di vivere insieme alle persone nere, perché
naturalmente lui era bianco.
Cammina cammina, l’omino trovò un quartiere in cui abitavano solo persone bianche con gli
occhiali e a quel punto si accorse che non sopportava le donne, perché naturalmente lui era un
uomo.
Cammina cammina, l’omino arrivò davanti a un grattacielo pieno di uomini bianchi con gli
occhiali e a quel punto si accorse che non sopportava di vivere con le persone che non avevano
la cravatta, perché naturalmente lui portava sempre la cravatta.
Cammina cammina, l’omino arrivò all’ultimo piano del grattacielo, dove c’erano solo uomini
bianchi con gli occhiali e la cravatta e a quel punto si accorse che non sopportava di vivere con
le persone con i capelli neri, perché naturalmente lui era biondo.
Cammina cammina, l’omino trovò una stanza piena di uomini bianchi con i capelli biondi, gli
occhiali e la cravatta ma a quel punto si accorse che non sopportava di vivere con le persone
con i capelli lunghi, perché naturalmente lui aveva i capelli corti.
Cammina cammina, l’omino trovò una stanza più piccola piena di uomini bianchi con i capelli
biondi corti, gli occhiali e la cravatta e a quel punto si accorse che non sopportava di vivere con
le persone che erano più basse di lui, perché lui si sentiva molto alto.
Cammina cammina, l’omino trovò una stanza ancora più piccola piena di uomini alti bianchi
con i capelli corti gli occhiali e la cravatta, e a quel punto si accorse che non sopportava di
vivere con persone che non credevano in Dio, perché lui naturalmente era credente.
Cammina cammina, l’omino trovò una staza minuscola piena di uomini alti bianchi con i capelli
corti gli occhiali e la cravatta che credevano in Dio, e a quel punto si accorse che non
sopportava di vivere con le persone che non avevano tre unghie della mano sinistra pitturate di
verde, perché naturalmente lui aveva tre unghie della mano sinistra pitturate di verde.
Cammina cammina, l’omino trovò una porta alta più o meno come una finestra e sopra alla
porta c’era scritto:
Club degli uomini alti bianchi
in cravatta con gli occhiali
i capelli biondi corti
che credono in Dio
e hanno tre unghie della mano sinistra
pitturate di verde.
“Ecco, il posto giusto per me”, pensò l’omino. “Finalmente troverò degli amici e potrò vivere
felice!”
Ma quando aprì la porta, si accorse che la stanzetta era vuota e c’era posto solo per lui.