L`attività e i risultati della Linea 1 dalla
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L`attività e i risultati della Linea 1 dalla
Fondazione Don Gnocchi e diverse tipologie di ausili per la mobilità. I questionari hanno dimostrato di essere compatibili con la routine organizzativa dei servizi di riabilitazione, potendo essere somministrati nell’ambito dei normali percorsi di trattamento. L’esecuzione dell’intera intervista richiede un tempo medio di 50 min. Oltre a raccogliere i dati necessari per le elaborazioni aggregate, che consentono al gestore del Servizio e all’ASL di valutare l’efficacia sul campo degli ausili forniti, l’intervista fa emergere informazioni sulla situazione dell’utente già immediatamente interpretabili da parte dell’operatore e, quindi, utili per eventuali decisioni da assumere in corso di trattamento. I 79 intervistati (49 uomini e 30 donne) appartenevano a varie fasce di età, con maggiore concentrazione nella fascia 21-40 (44%). Le diagnosi principali comprendevano: paralisi cerebrale infantile (23%), Sclerosi Multipla (19%), ictus (13%) e varie altre patologie (reumatiche e del connettivo, esiti di poliomielite, patologie connatali acquisite, gravi lesioni cerebrali acquisite, amputazione arti inferiori, mielopatia, lesioni midollari, SLA, malattie cardiache). In termini di deficit funzionale, gli intervistati per metà erano caratterizzati da tetraparesi (48%), gli altri da difficoltà di deambulazione (22%), paraplegia (16%) ed emiplegia (14%). 45 utilizzavano la carrozzina all’esterno, 8 solo all’interno e ATTIVITÀ Nel 2014 sono state portate a termine le prime due fasi dello studio. La Fase 1 (gennaio-febbraio) ha compreso la messa a punto dei questionari di follow-up, la somministrazione a un primo campione di 10 utenti per sperimentarne l’utilizzabilità, il perfezionamento dei questionari stessi e la predisposizione degli strumenti operativi per gli intervistatori. La Fase 2 (Marzo-Dicembre) ha compreso la formazione degli intervistatori, i contatti preparatori con gli utenti, la somministrazione dei questionari, l’elaborazione dei risultati, la reportistica e la preparazione di pubblicazioni sui risultati. Nella Fase 3, prevista nel 2015, lo studio sarà allargato a un campione più vasto, che includerà utenti di vari Centri della no r gio n. 49 2 .1 o n 10 rn n. o i o g o 6 al iorn en n. re l g M ta 2 o re a za 1 z .2 i o l i on ut 6 a 18 rn Da 3 a più gio 1 n l a No Da re 8o i1 d Più 6 di Fig. 1 l ea or Utilizzo giornaliero in ore (79 rispondenti) Ricerca corrente for people with lowerlimb Mobility impairment) (Gray et al., 2008), per l’identificazione dei facilitatori e delle barriere ambientali in cui l’utente s’imbatte nell’uso quotidiano dell’ausilio; • il questionario SCAI (Siva Cost Analysis Instrument) (Andrich e Caracciolo 2007), per la stima del costo sociale dell’intervento di fornitura dell’ausilio. I tre questionari di origine estera (Quest, Piads e Fabs/m) erano già disponibili in lingua italiana, già tradotti e validati in precedenti studi. Nella popolazione in esame (i 159 utenti cui era stata prescritta una carrozzina elettronica secondo il protocollo DAT dal 2009 al 2013) sono state reclutate 136 persone in base a tre criteri: capacità di comprendere le domande del questionario, capacità di elaborare e comunicare una risposta, aver effettivamente utilizzato la carrozzina per almeno 6 mesi. Le interviste sono state però possibili solo per 79 persone (57 drop-out per ragioni di: decesso, peggioramento di salute, indisponibilità all’intervista) e sono state svolte presso le abitazioni degli utenti dai terapisti occupazionali domiciliari del Servizio DAT. Prima di iniziare l’intervista, ogni partecipante è stato informato sulle finalità del progetto e sul modo in cui i dati sarebbero stati trattati e ha dato il proprio consenso informato. I dati sono stati memorizzati in un database sviluppato con Microsoft Access® 2010, che ha permesso tutte le elaborazioni necessarie: medie, frequenze, dispersioni, associazioni e correlazioni. Linea di Ricerca 1 51 Linea di Ricerca 1 26 sia all’interno che all’esterno. Solo 6 persone non la utilizzavano più (7,6%: tasso di abbandono molto basso rispetto a quelli citati in letteratura). In media, 49 la usavano per meno di 6 ore al giorno, 12 per più di 6 ore, 10 per più di 12 ore, 2 per più di 18 ore (Fig. 1). La grande maggioranza degli utenti si è detta soddisfatta dell’ausilio, sia riguardo alle caratteristiche tecnico-funzionali che ai servizi connessi alla fornitura. Il questionario QUEST ha, infatti, rilevato punteggi da “piuttosto soddisfatto” a “molto soddisfatto” per la maggior parte degli item (Fig. 2). Per la maggior parte degli utenti la carrozzina ha avuto un impatto psicosociale positivo, rilevato dallo strumento PIADS. Una piccola minoranza, composta di persone che la utilizzavano per la prima volta, ha segnalato effetti negativi sull’autostima, avendo percepito l’ausilio come stigmatizzante o avendolo ricevuto in coincidenza con un deterioramento del proprio stato di salute (Fig. 3). I principali fattori ambientali percepiti come facilitatori nella vita quotidiana sono stati la carrozzina elettronica stessa, i luoghi pubblici solitamente frequentati e la rete di supporto (amici, familiari, operatori sanitari), mentre quelli percepiti come barriera riguardano alcune caratteristiche fisiche della casa, alcuni fattori climatici, le situazioni affollate e i mezzi di trasporto. Le stime effettuate tramite lo strumento SCAI dicono che il costo sociale medio relativo alla carrozzina, in un arco temporale di 5 anni, rappresenta circa il 30% del costo sociale medio che si sarebbe dovuto sostenere se non fosse stata fornita. Ciò è dovuto al fatto che chi è riuscito a mantenere o riconquistare autonomia nella mobilità grazie alla carrozzina elettronica, se non avesse avuto la carrozzina avrebbe avuto bisogno di molta più assistenza da parte di caregiver per mantenere lo stesso stile di vita. I questionari di follow-up sono liberamente scaricabili dal Portale SIVA (www.portale. siva.it). QUEST punteggio sul prodotto (media 4,3) 0 1 5 Ricerca corrente 12 52 QUEST punteggio sul prodotto (media 4,2) 0 non risponde da 1 (per niente soddisfatto) a 2 (non molto soddisfatto) 2 da 2 (non molto soddisfatto) a 3 (più o meno soddisfatto) 7 da 3 (più o meno soddisfatto) a 4 (piuttosto soddisfatto) da 4 (piuttosto soddisfatto) a 5 (molto soddisfatto) 61 Fig. 2A 15 non risponde da 1 (per niente soddisfatto) a 2 (non molto soddisfatto) da 2 (non molto soddisfatto) a 3 (più o meno soddisfatto) da 3 (più o meno soddisfatto) a 4 (piuttosto soddisfatto) da 4 (piuttosto soddisfatto) a 5 (molto soddisfatto) 55 20 40 numero rispondenti 60 80 Fig. 2B 20 40 numero rispondenti Punteggio complessivo di soddisfazione rilevato tramite lo strumento QUEST 60 80 Linea di Ricerca 1 PIADS punteggio di abilità (media 1,1) PIADS punteggio di adattabilità (media 1,0) 1 non risponde 1 non risponde 0 da -3 (ha diminuito molto) a -2 (ha diminuito abbastanza) 1 da -3 (ha diminu to molto) a -2 (ha diminuito abbastanza) 1 da -2 (ha diminuito abbastanza) a -1 (ha diminuito un po ) 0 da -2 (ha diminu to abbastanza) a -1 (ha diminuito un po ) 1 da -1 (ha diminuito un po ) a 0 (non ha modificato) 2 da -1 (ha diminu to un po ) a 0 (non ha modificato) 33 da 0 (non ha modificato) a +1 (ha aumentato un po ) 42 29 da +1 (ha aumentato un po ) a +2 (ha aumentato abbastanza) 16 da +1 (ha aumentato un po ) a +2 (ha aumentato abbastanza) 17 da +2 (ha aumentato abbastanza) a +3 (ha aumentato molto) 14 da +2 (ha aumentato abbastanza) a +3 (ha aumentato molto) Fig. 3A 20 40 60 80 numero rispondenti Fig. 3B da 0 (non ha modificato) a +1 (ha aumentato un po’) 20 40 60 80 numero rispondenti PIADS punteggio di autostima (media 1,0) 1 non risponde 2 da -3 (ha diminuito molto) a -2 (ha diminuito abbastanza) 0 da -2 (ha diminu to abbastanza) a -1 (ha diminuito un po ) 3 da -1 (ha dim nuito un po ) a 0 (non ha modificato) da 0 (non ha modificato) a +1 (ha aumentato un po ) 40 da +1 (ha aumentato un po’) a +2 (ha aumentato abbastanza) 19 14 Fig. 3C da +2 (ha aumentato abbastanza) a +3 (ha aumentato molto) 20 40 60 80 numero rispondenti Fig. 3 A-B-C Punteggio psicosociale complessivo Ricerca corrente PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli –– Salatino C, Andrich R, Converti RM, Saruggia M. “Carrozzine elettroniche: sono davvero efficaci? Risultati di una sperimentazione”. Riabilitazione Oggi. 2015 (in press). Presentazioni Convegni –– Salatino C, Andrich R, Converti RM, Saruggia M. “Outcome assessment of powered wheelchairs provision: findings of a study”. Assistive Technology (paper accepted for publication – 2/2/2015). 53 Linea di Ricerca 1 Tecnologie Assistive, Domotica e Ambient Assisted Living Responsabile: Andrich Renzo BACKGROUND Ricerca corrente Nel corso del 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha aperto una consultazione preparatoria a un’iniziativa strategica nel campo delle tecnologie assistive (dette anche ausili), il cui lancio è previsto nel 2016. L’iniziativa, denominata GATE (Global Cooperation on Assistive Technology), si prefigge quattro principali obiettivi: 1.includere tra le priorità dell’OMS l’accesso agli ausili per tutte le persone che ne abbiano bisogno; 2.ridefinire il concetto di ausilio “assistive health product”; 3.favorire l’implementazione dell’art. 32 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità; 4.favorire la diffusione di ausili di alta qualità che siano alla portata economica degli utenti. In questo contesto, questa ricerca ha inteso contribuire allo sviluppo di efficaci modelli d’intervento nel settore degli ausili, mobilitando una vasta gamma di stakeholder, quali: a.medici e operatori della riabilitazione; b.funzionari del Servizio Sanitario Nazionale (e dei vari sistemi regionali) impegnati a vari livelli (decisionale, amministrativo, operativo) nel sistema pubblico di assistenza protesica; c.aziende produttrici di ausili impegnate nello sviluppo della qualità dei loro prodotti; d.persone con disabilità e loro familiari in quanto utenti diretti di questo tipo di tecnologie; e.operatori coinvolti nell’integrazione scolastica, lavorativa e sociale delle persone con disabilità. 54 OBIETTIVI Questa ricerca ha preso in considerazione uno specifico aspetto del percorso riabilitativo e assistenziale: quello del reinserimento della persona con disabilità nel proprio normale ambiente di vita e della consegna degli strumenti per diventare egli stesso attivo protagonista della propria partecipazione alla vita sociale; fase in cui giocano un ruolo di primo piano sia gli ausili che le tecnologie capaci di rendere l’ambiente abilitante ambient assisted living in particolare, l’ambiente domestico (domotica). La ricerca si è proposta di: 1.proseguire nello sviluppo di metodi e protocolli la valutazione individualizzata degli ausili appropriati alle esigenze di ogni singolo utente; 2.mettere a punto tassonomie e dataset per descrivere in modo standardizzato le tecnologie assistive; 3.monitorare l’offerta del mercato garantendo un aggiornamento costante dell’informazione attraverso il Portale Italiano degli Ausili (www.portale.siva.it) e il Portale della Rete Informativa Europea sulle tecnologie Assistive EASTIN (www.eastin.eu). METODI Trattandosi di una ricerca orientata ad approfondire tematiche di carattere generali trasversali al vasto mondo delle tecnologie assistive, più che a non sperimentare specifici modelli o protocolli d’intervento, le metodologie utilizzate sono state principalmente: 1.ricerca bibliografica; 2.consultazione di esperti (workshop, focus group, interviste) sia a livello nazionale (Rete SIVA dei Servizi Informazione e Valutazione Ausili della Fondazione Don Gnocchi; Rete GLIC dei Centri Ausili italiani) sia internazionale (Rete AAATE – Association for the Advancement of Assistive Technology in Europe); 3.raccolta di dati tecnici sugli ausili tecnologici direttamente presso le aziende produttrici o distributrici o attraverso i loro siti Web. Il sito SIVA (www.siva.it) e il Portale SIVA (www.portale. siva.it) sono stati gli strumenti di base per la gestione delle informazioni raccolte e per la messa a disposizione del pubblico del materiale formativo prodotto, mentre il Portale EASTIN (www.eastin.eu) e il sito dell’AAATE hanno consentito di divulgare, in ambito, interesse internazionale. Per la trasmissione delle conoscenze acquisite nel progetto ai vari stakeholder sono stati previsti anche degli specifici eventi formativi. ATTIVITÀ Nel corso del 2014 le attività si sono concentrate principalmente su quattro linee di lavoro. La prima ha riguardato lo sviluppo sul Portale SIVA di stru- “Global Cooperation on Assistive Health Technology”, organizzato dall’OMS presso il suo quartier generale di Ginevra il 3-4 luglio, dal quale è scaturita – anche con il nostro contributo – la roadmap per i futuri passi di questa iniziativa (https:// mednet-communities.net/gate). La quarta riguarda infine la produzione di contenuti informativi per l’aggiornamento costante del Portale SIVA e, conseguentemente, del Portale Europeo EASTIN. A partire dal 2014 la redazione del Portale pubblica mensilmente anche una newsletter (alla quale sono attualmente iscritte 1.700 persone) che mette in luce le principali novità. Quest’attività ha comportato l’analisi sistematica dell’evoluzione dell’offerta del mercato e intense consultazioni con le aziende produttrici e distributrici. Attenzione particolare è stata dedicata alle applicazioni software (Apps) per i dispositivi mobili con sistema operativo IOS e Android, un nuovo mercato in rapidissima evoluzione che sta iniziando a offrire valide e inedite soluzioni di ausilio per persone con disabilità. Nel corso dell’anno sono state inserite e aggiornate 700 schede prodotto, principalmente nel settore degli ausili per la mobilità (331), della mobilia e degli adattamenti della casa (83), degli ausili per la comunicazione (77) e per la cura personale (71). Sono state, inoltre, inserite e aggiornate 161 schede azienda e varie informazioni relative a Centri e pubblicazioni. PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli • Andrich R. “Il repertorio CSR degli ausili”. Tecnologie Riabiltative 3:32-37. 2014. • Gower V, Andrich R. “A taxonomy for ICT assistive technology products”. Technology and Disability. 2014. 26:127–136. doi: 10.3233/TAD-140409. • De Anna L, Canevaro A, Ghislandi P, Striano M, Maragliano R, Andrich R. “Net@ccessibility: a research and training project regarding the transition from formal to informal learning for university students who are developing lifelong plans”. Alter Europ. Journal Disability Research. 2014. doi: 10.1016/j.alter.2014.02.002. • Andrich R. “Valutare, consigliare, scegliere gli ausili: sintetica guida per gli operatori della riabilitazione”. IRCCS Fondazione Don Gnocchi (2015). Ricerca corrente menti e metodologie per migliorare la qualità dell’informazione nel settore. In collaborazione con i partner della rete EASTIN (European Assistive Technology Information Network) è stata portata a termine la definizione delle tassonomie e dei dataset per la descrizione degli ausili; su questa base, assieme alle aziende produttrici di ausili afferenti a Confindustria-Federvarie e partecipanti all’iniziativa CSR (Centro Studi e Ricerche Ausili), sono stati messi a punto una procedura standard per la descrizione degli ausili e un codice di autodisciplina atto a garantire la qualità e l’affidabilità dei dati forniti. Il sistema è stato implementato sul Portale SIVA, presentato “live” in un convegno pubblico a Roma il 16/10 presso il Senato e messo a regime a partire da dicembre. La seconda ha riguardato l’organizzazione di un Corso di Alta Formazione (“Tecnologie per l’autonomia e la partecipazione delle persone con disabilità”) della durata di 100 ore cui sono stati assegnati 50 crediti ECM. Vi hanno partecipato 29 allievi. Tutto il materiale didattico prodotto nel corso è pubblicamente disponibile sul Portale SIVA e comprende dispense che trattano i vari ambiti tecnologici e applicativi (cura personale, postura, mobilità, comunicazione, arredo e impiantistica domestica, domotica, accessibilità informatica ecc.), protocolli clinici per la valutazione individualizzata degli ausili nell’ambito del percorso riabilitativo, metodi e strumenti per la misurazione dell’outcome e del rapporto costi/benefici. I principali concetti emersi dal Corso sono stati sintetizzati in una sintetica guida divulgativa da diffondere ad ampio raggio tra gli operatori del Sistema Sanitario Nazionale (attualmente in fase di stampa). Oltre al Corso, nel 2014, sono stati organizzati tre eventi pubblici di presentazione di nuovi ausili. La terza linea riguarda il networking tra i ricercatori nel settore delle tecnologie di ausilio, a livello nazionale (attraverso le reti SIVA dei Servizi Informazione e Valutazione Ausili della Fondazione Don Gnocchi e GLIC dei Centri Ausili italiani), europeo (attraverso le reti AAATE – Association for the Advancement of Assistive Technology in Europe – ed EASTIN – European Assistive Technology Information Network) e globale (attraverso la succitata rete GATE dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). Il momento più rilevante di questa linea di lavoro è stato il Workshop GATE sul tema Linea di Ricerca 1 55 Linea di Ricerca 1 La cute come “spettro” del corpo: utilizzo della spettroscopia Raman per diagnosi in vivo non invasiva – Fase I (2013) Responsabile: Bedoni Marzia Ricerca corrente BACKGROUND La visita del medico e le analisi di laboratorio, effettuate con tecniche di biologia molecolare e istologiche, rappresentano i capisaldi su cui è basata oggigiorno la diagnostica medica. Sebbene questi strumenti siano indiscutibilmente necessari, nuove tecniche basate sulla biofotonica (spettroscopia Raman) si stanno rapidamente affiancando a quelle tradizionali. La spettroscopia vibrazionale Raman offre numerosi vantaggi per le applicazioni in ricerca biomedica poiché mette in luce modificazioni della struttura e della composizione molecolare dei campioni biologici. Grazie all’osservazione delle frequenze di luce riemesse in seguito all’esposizione del campione a un fascio laser si evidenziano possibili alterazioni molecolari nelle cellule correlate a una determinata patologia, come per esempio nelle patologie cutanee [Edwards et al., 1995; Caspers et al., 1998]. I principali benefici di questa metodica rispetto ai metodi convenzionali di diagnosi, sono la specificità, la rapidità di analisi e la mancanza di processamento del campione. Questi vantaggi sono già stati discussi in letteratura e hanno trovato riscontro in studi di fattibilità scientifica della metodica (Chang et al., 2011), ciò che non è stato del tutto affrontato ad oggi è uno studio approfondito sulla riproducibilità dei dati ottenuti nei diversi strati della cute normale (strato corneo, epidermide e derma) al fine di definire dei parametri affidabili che possano servire da controllo verso campioni di cute invece patologici. L’obiettivo principale nell’utilizzo della spettroscopia Raman in questo progetto è, dunque, quello di valutare l’effettiva applicazione di questa tecnica in ambito biomedico, come supporto di diagnosi precoce di psoriasi o altre patologie cutanee, grazie all’individuazione di un pattern che possa essere scomposto nelle sue componenti evidenziando la presenza di nuove bande (o la variazione di intensità di bande già presenti) che possano fungere da biomarcatori della malattia. OBIETTIVI Lo scopo di questo progetto è quello di effettuare uno studio 56 sistematico sugli spettri Raman raccolti dalla cute nei diversi strati per andare a identificarne le componenti principali e le molecole, come per esempio la melanina, la filaggrina, il collagene, i ceramidi che possano essere più facilmente correlate con stati patologici. Quindi, gli obiettivi del progetto sono: 1.valutare, mediante prove sperimentali, la riproducibilità dei risultati, verificandoli anche con quanto già presente in letteratura; 2.valutare l’efficacia della tecnica come supporto diagnostico per le patologie cutanee, grazie all’individuazione/variazione di molecole correlate alla patologia psoriasica in un modello sperimentale di coltura tridimensionale di cute umana; 3.creare un “atlante” digitale dei segnali Raman di riferimento che possano essere utili per un’identificazione precoce di patologia, come psoriasi; 4.studiare in vivo, in volontari sani, i segnali raccolti dalla cute con una sonda Raman portatile per una futura effettiva traslazionalità della tecnica in ambito clinico. METODI Modalità di reclutamento campioni I campioni di cute umana sana ex vivo sono stati forniti dalla banca della pelle dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda attraverso una convenzione opportunamente predisposta. I campioni di cute umana per il modello sperimentale in vitro di microambiente psoriasico sono stati forniti dal Laboratorio di Morfologia Strutturale e Ultrastrutturale dell’Università degli Studi di Milano e provenivano da interventi di chirurgia estetica. Casi/Controlli 1.8 campioni di cute umana normale ex vivo per l’analisi Raman e la raccolta di spettri per la creazione dell’atlante informatico degli spettri; 2.12 campioni di cute umana ex vivo dal modello della condizione psoriasica (3 campioni per ciascun gruppo sperimentale, vedi in seguito), al fine di analizzare con la Raman le molecole d’interesse patologico. Setup sperimentale Tutti i frammenti bioptici di cute analizzati comprendevano: epidermide completa e derma, con un’area di circa 1 cm2. I campioni di cute umana sana sono stati analizzati “freschi” (dopo qualche ora dalla rimozione), mentre i campioni psoria- sici dopo esser stati trattati in vitro (coltura organotipica) per 24 ore con le citochine proinfiammatorie coinvolte nell’eziopatogenesi psoriasica: TNF-alfa e IL-17 a diverse concentrazioni (4 gruppi sperimentali: 50 ng/ml, 100 ng/ml, 20 ng/ml o combinate) aggiunte al terreno di coltura. Tutti i campioni di cute, per poter esser analizzati mediante microspettroscopio Raman (Aramis-Horiba), sono stati prima montati su un vetrino porta-oggetti con l’epidermide o il derma rivolti verso l’alto. Sono stati quindi settati i seguenti parametri di misura: laser a 785 nm, reticolo di 600, hole di 400 mm, potenza a 250 mW, tempo d’illuminazione di 60 s per 4 volte, obiettivi di 10x e 50x e range spettrale da 600-2.000 cm-1. Dopo pochi minuti di misura sono stati raccolti gli spettri di entrambi i modelli sperimentali cute sana e dopo esposizione alle citochine (cute psoriasica), con attribuzione dei picchi di emissione dei principali componenti degli strati cutanei e in particolare delle molecole di interesse psoriasico. ATTIVITÀ Come sopra descritto lo scopo principale di questo primo anno di progetto è stato quello di dimostrare, mediante alcune prove di concetto, la validità scientifica della spettroscopia Raman, innovativa nell’ambito biomedico, come tool diagnostico per le patologie cutanee. In particolare siamo riusciti a valutare l’efficacia e la capacità di discernere i diversi costituenti molecolari all’interno di una miscela biologica complessa quale quella rappresentata dalla cute umana. Per questo obiettivo è stata inizialmente svolta una grande attività sperimentale di messa a punto della metodica, per esempio a livello di lunghezza d’onda della luce impiegata, di reticoli ottici e di filtri adatti all’analisi di ciascun campione. Sebbene esistessero alcuni studi preliminari in letteratura, gran parte di questi parametri sono dipendenti dai singoli strumenti utilizzati in quanto, soprattutto per quanto riguarda i rilevatori, ogni fornitore e ogni singolo detector hanno delle specifiche di efficienza propria che si riflettono in diversi parametri da utilizzare nell’acquisizione della misura. Una volta acquisite le impostazione dello strumento più adatte al tipo di studio richiesto per il progetto, in una seconda fase, abbiamo analizzato i campioni di cute normale e quelli provenienti da modello in vitro di cute psoriasica. I campioni di cute sono stati analiz- Linea di Ricerca 1 zati con i parametri sopra descritti e i diversi spettri sono stati comparati sia tra di loro sia con i dati già disponibili in letteratura al fine di riconoscere i principali costituenti molecolari. Lo spettro Raman dell’epidermide ha evidenziato moltissimi picchi (Fig. 1), alcuni dei quali riconducibili alle principali molecole che compongono i diversi strati (strato corneo e i restanti dell’epidermide vitale) come i ceramidi (bande a 1.061; 1.128; 1.296 cm-1), l’ammide III (banda a 1.270 cm-1), l’ammide I in particolare della cheratina in conformazione α-elica (banda a 1.650-1651 cm-1), i fosfolipidi (bande a 746, 758 e 773 cm-1) del DNA (883-898 cm-1) e delle molecole CH2 CH3 nei lipidi e proteine (banda a 1.447 cm-1). Nello spettro Raman del derma (Fig. 2) si notano preponderanti i picchi dei diversi costituenti del collagene, prolina e idrossiprolina (857 e 936 cm-1), del collagene di tipo I (banda a 1.448 cm-1), le bande dei legami amidici (1.247, 1.270 cm1) ed è chiaramente distinguibile la parte dello spettro relativa alla elevata presenza di proteine nella regione tra 2.800 e 3.000 cm-1. I risultati preliminari dell’analisi spettroscopica su cute trattata in coltura con TNF-alfa e IL-17 (Fig. 3), modello sperimentale di psoriasi, hanno evidenziato alcune modificazioni molecolari a livello dei picchi dei ceramidi, delle cheratine e dei carotenoidi rispetto ai campioni controllo. Inoltre, si nota un abbassamento relativo del picco del DNA (calcolato in rapporto al picco adiacente relativo alla prolina) nei campioni trattati rispetto al campione di cute sana di controllo. Questi risultati, confrontati con alcuni dati ottenuti con metodiche convenzionali nel Laboratorio di Morfologia Strutturale e Ultrastrutturale, suggeriscono che vi sia un’alterazione dell’omeostasi degli strati soprabasali dell’epidermide (strato granulare e corneo) che si nota a livello di un’inibizione della proliferazione cellulare (nello strato basale) e una modifica nell’espressione dei biomarcatori di differenziazione terminale. I risultati ottenuti in questa prima parte di progetto hanno, dunque, mostrato che la spettroscopia Raman è stata in grado di identificare in modo specifico la composizione chimica dei diversi strati cutanei e le relative alterazioni. Tale metodica potrebbe essere un valido tool diagnostico di supporto per le patologie cutanee, essendo non invasivo e sensibile alle modificazioni delle molecole target. Ricerca corrente 57 Linea di Ricerca 1 ATTIVITÀ In primo luogo, le condizioni di analisi sono state ottimizzate per lo studio di campioni di cute umana normale al fine di mettere a punto il protocollo di acquisizione su biopsia intera di organo. Successivamente, è stata verificata la capacità della tecnica di distinguere fra i diversi costituenti del Fig. 1 tessuto epidermico ed è stato creato un database dei principali spettri Raman caratteristici dei diversi strati cutanei, come mostrato in Fig. 1. Tale risultato costituisce un solido punto di partenza per il confronto della firma biochimica di campioni di cute normale e derivanti da lesioni cutanee. Per quanto riguarda invece l’analisi della cute derivante da lesione, è stata analizzata una biopsia di tumore benigno, classificata come nevo nevocitico. L’indagine ha rivelato un aumento generalizzato e consistente dell’intensità dei segnali Raman negli intervalli considerati, dato riconducibile a un aumento complessivo di fluorescenza del campione dovuto alla presenza di abbondante melanina. Tale pigmento, prodotto tipicamente dai melanociti, risulta infatti particolarmente abbondante in questa tipologia di lesione a causa del’iperproliferazione dei melanociti stessi. Al contempo i picchi corrispondenti ad amide I e amide III sono risultati rispettivamente ridotti e aumentati rispetto alla cute di controllo, a suggerire un riarrangiamento della componente proteica principale dell’epidermide che è rappresentata dai filamenti intermedi di cheratina, noti per il loro ruolo nella Tabella riassuntiva dei principali picchi Raman tipici della firma biochimica dell’epidermide sana Ricerca corrente Raman Aramis di Horiba opportunamente calibrato. I campioni bioptici sono stati posizionati con il compartimento epiteliale rivolto verso l’alto, all’interno di una petri su un foglio di carta assorbente imbevuto di soluzione fisiologica per evitare la disidratazione del campione. I parametri di misura messi a punto e ottimizzati nelle nostre condizioni sperimentali dopo ripetute prove sui frammenti di cute sana sono così riassunti: laser 785 nm, reticolo 600, hole 400 μm, potenza 250 mW, tempo d’illuminazione 60 s per 4 volte, obiettivi 10x e 50x e risoluzione spettrale di 1 cm-1. Gli spettri sono stati acquisiti nel’intervallo 400-1.800 cm-1 e 2.800-3.200 cm-1 a diverse profondità rispetto alla superficie cutanea, in modo da acquisire informazioni sulla composizione chimica dei diversi strati epidermici e del derma. 61 Linea di Ricerca 1 lo sono la maggior parte dei metodi diagnostici biochimici e molecolari (Cregger et al., 2006). A questo livello sono quindi necessari dei metodi capaci di distinguere campioni istologici, analogamente a quanto viene fatto dall’occhio esperto di un medico, ma in modo oggettivo, quantitativo, riproducibile e potenzialmente automatizzabile. A tale scopo, abbiamo preso in considerazione il caso della leucemia mieloide acuta (LMA), la cui diagnosi e classificazione si basa in prima istanza sul conteggio delle cellule tumorali (blasti) in campioni di sangue e nel midollo osseo e sul conteggio delle diverse sottopopolazioni di cellule ematopoietiche (Vardiman et al., 2002). Risulta, quindi, necessaria la messa a punto di metodi capaci di classificare con accuratezza alcuni sottotipi di LMA con prognosi più severa già durante l’analisi morfologica del campione. La microspettroscopia Raman è una tecnica emergente in campo clinico che combina il microscopio ottico a uno spettrometro Raman (capace di identificare differenti strutture molecolari sulla base delle loro proprietà vibrazionali), grazie alla quale è possibile ottenere informazioni relative alla composizione molecolare della cellula (Mahadevan-Jansen et al., 1996). Attraverso questa tecnica è, quindi, possibile riconoscere e distinguere cellule differenti in modo oggettivo e riproducibile sulla base della loro composizione/distribuzione molecolare e senza l’impiego di coloranti e anticorpi (label-free). Wachsmann-Hogiu et al., 2009. Cregger et al., 2006. Arch. Pathol. Lab. Med. 130, 1026–1030. Mahadevan-Jansen et al., 1996. J. Biomed. Opt. 1, 31–70. Pully VV et al., 2011. 42, 167–173. Vardiman JW et al., 2002. Blood 100, 2292–2302. Wachsmann-Hogiu S et al., 2009. Curr. Opin. Biotechnol. 20, 63–73. Ricerca corrente OBIETTIVI 64 Il principale obiettivo di questo progetto era la messa a punto e la validazione di un metodo oggettivo, riproducibile e potenzialmente automatizzabile per una valutazione accurata di cellule con differenti caratteristiche morfologiche (sane, malate, tipiche di diversi sottotipi di malattia). Nel caso specifico, l’obiettivo della ricerca si focalizza sulla distinzione di quattro sottotipi cellulari (mieloblasti, promielociti, promielociti anormali, eritroblasti) (Fig. 1 a-b-c-d), caratteristici di quattro diversi sottotipi di LMA attraverso Spettroscopia Raman. METODI I soggetti inclusi in questo studio hanno firmato un consenso informato per l’utilizzo di campioni di midollo ai fini della ricerca scientifica secondo i protocolli stabiliti dall’Ospedale S. Raffaele di Milano che ha seguito il reclutamento e approvati dal relativo comitato etico. A tale scopo, sono stati selezionati 7 pazienti affetti da quattro differenti sottotipi di leucemia mieloide acuta secondo lo schema seguente: 2 pazienti affetti da “AML with minimal differentiation”; 2 pazienti affetti da “AML with t(8;21); RUNX1-RUNX1T1”; 2 pazienti affetti da “APL with t(15;17); PML-RARA”; 1 paziente affetto da “acute erythroid leukaemia”. Per ognuno dei pazienti selezionati è stata svolta la normale procedura di diagnosi basata su esame morfologico (istologico), immunofenotipico, citogenetico e molecolare in accordo con le più recenti linee guida. Per ogni paziente, una frazione di midollo osseo aspirato è stato processato per l’isolamento di cellule mononucleate attraverso gradiente di densità Ficoll. Le cellule sono state poi immobilizzate su substrati ottici di calcio fluoruro e fissate con paraformaldeide 2%. Le misure Raman sono state svolte dai ricercatori del gruppo LABION (Dr. Vanna) presso l’Università di Twente (Enschede – NL), grazie alla collaborazione con il Prof. Cees Otto (molecular cell BioPhysics group (MCBP)). Per le misurazioni è stato utilizzato uno strumento sviluppato e costruito ad hoc dal gruppo olandese per misure su cellule (Pully et al., 2011). In breve, lo strumento implementa un microscopio ottico con obiettivo a immersione 63x0,1NAW (Zeiss), un laser con emissione a 647,1 nm e uno spettrometro EMCCD con range spettrale di circa 3.600 cm-1 e risoluzione di 2,25 cm-1. Ogni cellula è stata scansionata da 64x64 (4.096) acquisizioni da 0,100 sec cadauna. I dati sono stati analizzati con i programmi Origin (OriginLAb) e con programmi costruiti ad hoc attraverso MatLab (The Math Works) e LabView (National Instrument Corp.). Tutti gli spettri sono stati pre-processati al fine di rimuovere segnali relativi a raggi cosmici, per rimuovere il rumore di fondo e per correggere la diversa sensibilità dello strumento a diverse lunghezze d’onda. BACKGROUND Le possibilità offerte dai sistemi basati su Brain-Computer Interface (BCI) in campo riabilitativo sono molteplici. Essi, infatti, possono essere utilizzati sia come tecnologie assistive sia come strumenti per la riabilitazione in senso più stretto, dato il loro legame con la neuroplasticità. Numerose evidenze sperimentali indicano che la pratica della motor imagery può rappresentare un utile strumento per migliorare la performance motoria e, dato che questo è uno degli obiettivi della neuroriabilitazione in caso di pazienti con esiti di ictus, l’utilizzo di un sistema BCI non invasivo basato su un paradigma di tipo motor imagery si configura come promettente in ambito neuriabilitativo nel trattamento di tali pazienti. Tuttavia, i sistemi BCI portano con sé la necessità, per i vari attori coinvolti nel loro utilizzo, di accettare una tecnologia complessa e, specificamente per l’end-user, caratterizzata dal fenomeno indicato come mutual learning. Infatti, così come l’end-user deve imparare a eseguire il task cognitivo associato al paradigma su cui si basa il sistema BCI, anche il software alla base dell’implementazione del paradigma deve “imparare a riconoscere” come si modifica il segnale cerebrale dell’utente nel momento in cui esegue il task assegnato. Inoltre, trattandosi di un contesto in cui avviene apprendimento, è importante considerare anche il ruolo e la tipologia del feedback eventualmente fornito all’utente. Date queste premesse, lo scopo della presente ricerca è quello di valutare la fattibiltà di un protocollo riabilitativo per pazienti con esiti di ictus, che integri l’approccio riabilitativo “classico” (basato, cioè, sulla fisioterapia) con l’utilizzo di una tecnologia avanzata quale quella dei sistemi BCI, nella versione basata su motor imagery. OBIETTIVI Lo scopo dell’attività svolta durante il primo anno è stato quello di mettere a punto un protocollo BCI basato su motor imagery che possa essere utilizzato a integrazione del normale trattamento fisioterapico per pazienti trattati all’arto superiore in seguito a ictus. METODI Un sistema BCI richiede la messa a punto di tre componenti software, rispettivamente relative a: 1.gestione acquisizione biosegnali e preelaborazione degli stessi; 2.classificatore, componente su cui si basa la componente di mutual learning associata alla parte “computer” del sistema; 3.interfaccia verso l’end-user, elemento chiave al fine dell’esecuzione del task cognitivo richiesto (in questo caso, motor imagery in riferimento alla mano). Per ciascuna di queste componenti sono state definite le specifiche di implementazione. In particolare, sulla base di evidenze sperimentali raccolte in precendenza su soggetti sani (Carabalona, 2010 Proceedings of “Applied Sciences in Biomedical and Communication Technologies (ISABEL)”) e con l’integrazione con risultati in letteratura, sono state defnite le specifiche per il protocollo BCI in termini tipologia di task di motor imagery, numero di trial per il task di motor imagery, tipo di feedback e modalità di somministrazione dello stesso. Sono stati, inoltre, definiti gli strumenti e i tempi per la valutazione delle performance del paziente da un punto di vista clinico. ATTIVITÀ Durante il primo anno di attività sono state implementate le tre componenti sofware: gestione acquisizione biosegnali, implementazione classificatore, implementazione interfaccia verso end-user. La somministrazione del protocollo BCI-Motor Imagery (BCI-MI) prevede più sessioni equispaziate nel tempo rispetto al trattamento fisioterapico, ciascuna composta da gruppi di 30 task di motor imagery (15 relativi alla mano destra e 15 relativi alla sinistra). Il feedback esterno è di tipo continuo, visivo e astratto. Inoltre, tale feedback viene fornito all’utente solo nelle sessioni centrali (non nella prima e nell’ultima) della sequenza associata al trattamento BCI-MI. Il protocollo BCI-MI implementato è stato messo a punto sia offline (cioè senza la necessità di acquisire biosegnali concorrenti) sia saggiandone l’effetto su un volontario sano (maschio, 55 anni, scolarità 21 anni) e su un soggetto con emiplegia destra (maschio, 60 anni, scolarità 18 anni). PRODOTTI SCIENTIFICI Ricerca corrente BIFORA: Brain-Computer Interface for post-stroke rehabilitation Responsabile: Carabalona Roberta Linea di Ricerca 1 Lo studio è in corso. 67 Linea di Ricerca 1 QIN, Quality in Interaction: valutare e migliorare la qualità dell’interazione uomo-macchina Responsabile: Carabalona Roberta Ricerca corrente BACKGROUND 68 Quando si fa riferimento alla interazione uomo-macchina, si chiamano in causa tre elementi anche se solo due (uomo e macchina) emergono esplicitamente. La componente relativa all’interfaccia, benché implicita è tuttavia fondamentale. Essa, infatti, rappresenta il punto di incontro tra la componente umana e quella hardware e/o software. Nell’interfaccia convergono non solo gli obiettivi per cui il sistema è costruito, ma anche i diversi modi di interpretare il raggiungimento degli stessi da parte dell’utente finale (end-user) e del progettista dell’interfaccia stessa. Dal punto di vista dell’end-user l’interfaccia e il sistema sottostante sono indistinguibili, cioè l’utente tende a identificare il funzionamento del sistema con quello dell’interfaccia. Dal punto di vista del progettista, invece, i due elementi sono separati e l’interfaccia è spesso pensata come un elemento non chiave. Questa distinzione di punti di vista nella percezione dell’interfaccia è, invece, un elemento estremamente critico per la qualità dell’interazione uomo-macchina e tale criticità è ancora maggiore per quanto riguarda i sistemi Bran-Computer Interface (BCI). Nei sistemi BCI, infatti, l’interfaccia rappresenta lo strumento attraverso il quale l’end-user può eseguire il task cognitivo richiesto dal paradigma BCI selezionato e, quindi, il carico cognitivo associato all’end-user risulta amplificato. Inoltre, in tali sistemi l’input verso la macchina è dato dalle modifiche dell’attività cerebrale dell’end-user, conseguenti all’esecuzione del task cognitivo e questo implica che nella valutazione della qualità dell’interazione debba entrare anche la componente dedicata all’acquisizione dei biosegnali. Nel caso di un’applicazione in ambiente domotico e per comunicazione con altre persone, il task è tipicamente visuo-attentivo ed è associato al potenziale evento-relato P300 elicitato durante la somministrazione di stimoli di tipo alfa-numerico (speller per la comunicazione) oppure iconici (speller per l’ambiente domotico). I risultati di una precende ricerca (Carabalona et al., Ergonomics, 2012) condotta nell’appartamento domotico presente nella struttura DAT del Centro Santa Maria Nascente hanno mostrato che soggetti affetti da malattie neurodegenerative sono in grado di utilizzare entrambi gli speller. Tuttavia, pur senza modificare il tipo di paradigma BCI sottoposto all’end-user (P300 visiva), i risultati ottenuti hanno evidenziato che le performance con lo speller basato su icone sono state, per alcuni utenti, peggiori rispetto a quelle che gli stessi hanno ottenuto con lo speller basato su caratteri. Partendo da tale evidenza, si è voluto indagare l’origine di tale differenza nelle performances degli end-user con i due tipi di speller. OBIETTIVI In relazione alle criticità esposte nel paragrafo precedente, la presente ricerca ha avuto come obiettivi: 1.messa a punto di un protocollo di acquisizione finalizzato allo studio delle criticità nell’uso di sistemi speller BCI basati su P300 visiva sia per la comunicazione sia per il controllo di un ambiente domotico; 2.valutazione della sostenibilità per l’end-user dei due differenti speller (in collaborazione con il servizio DAT dell’IRCCS Santa Maria Nascente, Fondazione Don Gnocchi); 3.estensione della versione prototipale del sistema portabile per l’acquisizione di biosegnali da 8 a 32 canali (in collaborazione con il Politecnico di Milano); 4.implementazione dell’interfaccia per la gestione della configurazione del sistema di cui al punto 3, (in collaborazione con il Politecnico di Milano). METODI Rispetto ai primi due obiettivi, è stato implementato un protocollo sperimentale di tipo entro-soggetti. Sono state manipolate due variabili (fattori) relative all’interfaccia verso l’end-user: contrasto (F1 su 2 livelli: A1 e B1, A1 è pari a quello utilizzato nella ricerca precedente) e tempo di somministrazione dello stimolo (F2 su 2 livelli: A2 e B2, A2 è pari a quello utilizzato nella ricerca precendente). Per ciascun tipo di speller (sempre matrici 6x6) si avevano quattro possibili prove, originate dalla combinazione dei livelli dei due fattori. La randomizzazione delle sequenze sperimentali per ciascun tipo di speller è stata fatta sulla base di un quadrato latino bilanciato. Tutte le acquisizioni sono state effettuate nell’appartamento domotico presente all’interno del servizio Linea di Ricerca 1 Complessità dei biosegnali in fisiologia e clinica – Fase I (2013) Responsabile: Castiglioni Paolo BACKGROUND L’andamento nel tempo di grandezze fisiologiche (biosegnali) monitorate al letto del paziente o, come sempre più frequentemente è il caso, registrate con dispositivi indossabili durante le attività quotidiane, può dare utili informazioni sullo stato di salute del soggetto. In particolare, alcuni aspetti della dinamica dei biosegnali possono rivelare l’efficacia di trattamenti riabilitativi o precoci alterazioni nei meccanismi fisiologici di regolazione. L’estrazione e l’interpretazione di queste informazioni sono però rese difficili dal carattere di “complessità” (e cioè irregolarità, impredittibilità e autosomiglianza) che può assumere la dinamica dei biosegnali. La dinamica complessa è dovuta alle interazioni tra diversi sistemi fisiologici di regolazione dell’organismo, spesso strutturalmente organizzati secondo geometrie frattali. Nasce, quindi, l’esigenza da un lato di sviluppare metodi di analisi di complessità per estrarre al meglio queste informazioni, dall’altro di applicarli in condizioni specifiche per comprenderne il significato fisiologico e clinico. Ricerca corrente OBIETTIVI 70 La ricerca è volta a sviluppare e interpretare nuovi metodi di analisi della dinamica complessa dei biosegnali, cioè algoritmi che tengano conto delle caratteristiche di impredittibilità e autosomiglianza. In particolare, gli obiettivi sono: 1.definire nuovi stimatori più adatti degli attuali a descrivere il grado di impredittibilità e la struttura di autosomiglianza; 2.applicare tali stimatori a segnali di diversa natura (elettromiografie EMG e meccanomiogrammi MMG, tracciati di variabilità pressoria battito-battito BPV, monitoraggi pressori ambulatoriali ABPM), in diverse condizioni sperimentali, per ricavarne possibili chiavi interpretative. METODI EMG e MMG. Si è studiata una nuova procedura per quantificare il grado di irregolarità o entropia, basata sull’algoritmo Norm Component Matrix (NCM) recentemente proposto in letteratura per il calcolo veloce della somma di correlazione su numerose dimensioni di immersione. Per verificare la validità di questo nuovo approccio sono stati considerati tracciati EMG e MMG registrati in 8 volontari sani durante contrazione isometrica della durata di 25 s, confrontando il nuovo stimatore con gli stimatori tradizionali di entropia. BPV. Per valutare l’influenza del controllo nervoso autonomo sulla dinamica di complessità di biosegnali di natura cardiovascolare sono state selezionate, dal database di laboratorio, registrazioni di pressione arteriosa sanguinea battito-battito precedentemente acquisite in 11 ratti prima e dopo blocco simpatico completo con infusione di esametonio e in 5 volontari prima e dopo blocchi farmacologici selettivi delle efferenze simpatiche e parasimpatiche cardiache. La dinamica battito-battito è stata analizzata in termini di struttura di autosomiglianza e di entropia condizionale. In particolare, in collaborazione con l’Università di Milano, è stato studiato un nuovo stimatore di entropia condizionale basato sulla tecnica K-nearest neighbor (KNN) e sono stati valutati due nuovi metodi incentrati su entropia condizionale e probabilità condizionale per ricavare: 1.le componenti lineari e non lineari dell’accoppiamento pressione-frequenza; 2.le relazioni di causa-effetto tra i segnali di frequenza cardiaca, di pressione arteriosa sistolica e di movimento respiratorio del torace. ABPM. Dispositivi automatici con sfigmomanometro a bracciale sono ora disponibili per monitorare la pressione arteriosa su lunghi periodi, per esempio 24 ore. Il loro uso permette di descrivere le variazioni notte/giorno sia del livello pressorio che dell’ampiezza delle fluttuazioni pressorie, anche se limitazioni tecniche non consentono di avere più di una misura di pressione ogni 20 o 30 minuti. A causa, però, della bassa frequenza con cui avvengono le misure di pressione, nessuna informazione viene invece ricavata sulla struttura della dinamica del segnale pressorio. Per descrivere la struttura di autosomiglianza dei segnali di pressione sistolica e diastolica e di frequenza cardiaca ricavati da questi monitoraggi ambulatori della pressione sanguinea (ABPM), si è considerato un algoritmo di stima della dimensione frattale recentemente proposto per l’analisi di serie temporali particolarmente brevi (decine di valori) quali sono quelle ricavate dai monitoraggi ABPM. A questo scopo, in collaborazione con l’Istituto Auxologico Italiano, sono stati analizzati tracciati ABPM sulle 24 ore ottenute in 67 ipertesi non trattati. so. Dal giorno alla notte essa non si modifica per la pressione sistolica, mentre aumenta significativamente per la pressione diastolica. Questi risultati mostrano che la dimensione frattale può fornire informazioni sulla dinamica complessa delle serie pressorie e, quindi, sulla regolazione pressoria di lungo periodo che sono complementari a quelle ricavate dagli indici che tradizionalmente descrivono i tracciati ABPM. Prodotti Scientifici • Castiglioni P, Zurek S, Piskorski J, Kosmider M, Guzik P, Cè E, Rampichini S, Merati G. Assessing Sample Entropy of physiological signals by the norm component matrix algorithm: Application on muscular signals during isometric contraction. Conf Proc IEEE Eng Med Biol Soc. 2013. 2013:50536. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24110871. • Castiglioni P, Di Rienzo M, Radaelli A. Effects of autonomic ganglion blockade on fractal and spectral components of blood pressure and heart rate variability in free-moving rats. Auton Neurosci. 2013. 178:44-9. http://www.ncbi. nlm.nih.gov/pubmed/23465355. • Porta A, Castiglioni P, Bari V, Bassani T, Marchi A, Cividjian A, Quintin L, Di Rienzo M. K-nearest-neighbor conditional entropy approach for the assessment of the short-term complexity of cardiovascular control. Physiol Meas. 2013. 34:17-33. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23242201. • Porta A, Castiglioni P, Di Rienzo M, Bari V, Bassani T, Marchi A, Wu MA, Cividjian A, Quintin L. Information domain analysis of the spontaneous baroreflex during pharmacological challenges. Auton Neurosci. 2013. 178:67-75. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23541296. • Porta A, Castiglioni P, Di Rienzo M, Bassani T, Bari V, Faes L, Nollo G, Cividjan A, Quintin L. Cardiovascular control and time domain Granger causality: insights from selective autonomic blockade. Philos Trans A Math Phys Eng Sci. 2013. 371:20120161. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/ pubmed/23858489. • Faini A, Parati G, Di Rienzo M, Castiglioni P. Night and Day Changes in Heart Rate and Blood Pressure Fractal Dimensions from 24-hour Ambulatory Blood Pressure Monitoring Devices. Computing in Cardiology. 2013. 40:475-478 ISSN 2325-8861 http://www.cinc.org/archives/2013/pdf/0475.pdf. Ricerca corrente ATTIVITÀ EMG. Lo studio teorico dell’algoritmo NCM ha suggerito che il modo migliore per stimare l’entropia di un segnale sia di fissare i parametri di stima in modo da massimizzare la variazione, tra successive dimensioni di immersione, nella somma di correlazione. Il nuovo metodo è particolarmente efficace per analizzare segnali di lunga durata. Applicato ai tracciati EMG e MMG, questo metodo ha fornito stime statisticamente più stabili degli stimatori tradizionali evidenziando peculiari caratteristiche nella dinamica dei due segnali. BPV. L’analisi di autosomiglianza dei segnali pressori battitobattito nel ratto prima e dopo blocco simpatico completo ha permesso di descrivere in modo preciso come la struttura frattale dei segnali cardiovascolari dipenda dall’attività nervosa simpatica vascolare e cardiaca. Lo stimatore di entropia condizionale KNN applicato ai tracciati pressori registrati in volontari soggetti a blocchi autonomici farmacologici ha mostrato performance statistiche superiori agli stimatori tradizionali quando i segnali sono di breve durata (alcuni minuti). L’analisi basata sull’entropia condizionata dell’accoppiamento lineare e non lineare tra pressione sistolica e frequenza cardiaca nei volontari sottoposti a blocchi autonomici farmacologici ha permesso di quantificare aspetti del controllo riflesso barocettivo non evidenziabili coi metodi tradizionalmente impiegati in letteratura. In particolare, si è messo in luce il ruolo delle efferenze vagali nell’introdurre una componente non lineare nel baroriflesso. L’analisi delle relazioni di causa effetto tra segnali cardiovascolari e respiratori negli stessi volontari ha mostrato una forte relazione bidirezionale tra frequenza cardiaca e pressione sistolica (feedback baroriflesso e accoppiamento meccanico diretto) e una relazione unidirezionale tra respiro e pressione sistolica (accoppiamento meccanico) in condizione basale e che i blocchi autonomici modificano l’intensità di tali relazioni. I risultati suggeriscono quindi l’utilità di analisi di causalità per descrivere il controllo cardiocircolatorio. ABPM. L’analisi dei tracciati pressori nei soggetti ipertesi ha mostrato che, a fronte di una significativa riduzione dal giorno alla notte della pressione media e dell’ampiezza delle fluttuazioni pressorie, la dimensione frattale segue un andamento diver- Linea di Ricerca 1 71 Linea di Ricerca 1 Complessità dei biosegnali in fisiologia e clinica – Fase II (2014) Responsabile: Castiglioni Paolo BACKGROUND Nel dicembre 2014 si è conclusa la presente ricerca, nata dall’esigenza di estrarre al meglio le informazioni sullo stato di salute del paziente da specifici aspetti della dinamica dei biosegnali. Questa dinamica è sensibile alle interazioni tra differenti sistemi di regolazione e controllo dell’organismo e, quindi, può riflettere le differenti condizioni in cui si trova il soggetto (riposo, attività fisica ecc.) e, soprattutto, eventuali alterazioni dovute a patologie. Le interazioni tra questi sistemi sono spesso caratterizzate da numerosi gradi di libertà e avvengono tra strutture con geometrie frattali; ciò fa si che i biosegnali monitorati sul paziente abbiano caratteristiche di “dinamica complessa”. Per questo motivo è utile saper quantificare e interpretare correttamente le componenti di irregolarità, impredittibilità e autosomiglianza, che costituiscono una parte consistente della dinamica complessa dei biosegnali. Ricerca corrente OBIETTIVI 72 La presente ricerca ha un duplice obiettivo. Il primo è di sviluppare nuovi metodi di analisi dei biosegnali per meglio quantificare determinati aspetti di dinamica complessa. Il secondo è di applicare le tecniche di analisi di complessità in condizioni specifiche, per comprenderne il significato in fisiologia e in clinica e per valutarne la capacità di riconoscere differenti condizioni fisiologiche o lo stato di salute dei pazienti. In particolare, obiettivi della ricerca nel secondo anno di attività hanno riguardato come quantificare la complessità di serie multivariate e l’applicazione di analisi frattali e di entropia per identificare disturbi del sonno o descrivere aspetti della regolazione cardiovascolare nelle 24 ore. METODI L’attività di ricerca specificatamente dedicata allo sviluppo di nuovi metodi si è focalizzata, nel corso del secondo anno, su: 1.ideare uno stimatore che misuri la densità con cui le traiettorie di tracciati multivariati ricoprono lo spazio delle fasi (indice di “convolutedness”); 2.estendere a serie multivariate uno stimatore di dimensione frattale da noi proposto in passato; 3.valutare l’applicabilità di stimatori di entropia di permutazione per lo studio di serie cardiovascolari. Per queste attività si sono utilizzate serie sintetizzate e tracciati reali bivariati composti da: elettromiogramma (EMG), meccanomiogramma (MMG), da tacogramma battito-battito e respirogramma in volontari sani. Per quanto riguarda l’attività di ricerca volta a comprendere aspetti legati alla fisiologia o allo stato di salute dell’individuo da metodi di complessità, nel corso del secondo anno si sono considerati differenti aspetti del controllo cardiocircolatorio. In particolare: 4.l’algoritmo NCM per la stima della Sample Entropy, da noi studiato nel primo anno di questa ricerca corrente, è stato applicato su registrazioni Holter ECG di 24 ore per verificare l’esistenza di modulazioni circadiane nel contenuto di complessità; 5.l’indice di dimensione frattale da noi recentemente proposto è stato usato per quantificare alterazioni locali nella dinamica della frequenza cardiaca, in tracciati polisonnografici di 10 pazienti che soffrivano di apnee ostruttive o miste durante il sonno; 6.lo stesso indice è stato anche applicato a monitoraggi di pressione arteriosa ambulatoriale in 47 volontari normotesi per valutare differenze nella struttura di complessità di lungo periodo della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, sia di giorno che di notte; 7.differenti misure di variabilità della frequenza cardiaca sono state correlate alla performance fisica per valutare se indici legati al controllo neurovegetativo predicono la qualità della performance anaerobica (lo studio ha coinvolto 13 atleti); 8.si sono utilizzati sia indici spettrali che di autosomiglianza della variabilità di frequenza cardiaca per verificare se le alterazioni che caratterizzano i pazienti post-infartuati con ridotta frazione di eiezione si presentano anche in pazienti con patologia coronarica, ma con intatta frazione di eiezione. Lo studio è stato condotto su 11 pazienti post-infartuati e su 11 pazienti coronarici. esercizi intensi, ma di breve durata. Infine, l’applicazione degli indici di variabilità di frequenza cardiaca ai tracciati di pazienti cardiologici ha mostrato che, anche se non è compromessa la capacità pompante del cuore, gli indici spettrali di frequenza cardiaca sono sostanzialmente alterati, in modo del tutto simile a quanto si osserva nei pazienti cardiologici con ridotta frazione di eiezione. L’analisi nel dominio della complessità (indici di autosomiglianza) sembra suggerire l’esistenza di marginali differenze tra i due gruppi di pazienti, ma ulteriori approfondimenti sono necessari per confermare questo risultato. PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli • Merati G, Maggioni MA, Invernizzi PL, Ciapparelli C, Agnello L, Veicsteinas A, Castiglioni P. “Autonomic modulations of heart rate variability and performances in short-distance elite swimmers”. Eur J Appl Physiol. 2014, Dec 4. [Epub ahead of print]. • Radaelli A, Mancia G, Balestri G, Rovati A, Anzuini A, Di Rienzo M, Paolini G, Castiglioni P. “Cardiovascular variability is similarly altered in coronary patients with normal left ventricular function and in heart failure patients”. J Hypertens. 2014, Nov. 32(11):2261-6; discussion 2266. doi: 10.1097/HJH.0000000000000312. Presentazioni Convegni • Castiglioni P, Merati G, Faini A. “Assessing the convolutedness of multivariate physiological time series”. Engineering in Medicine and Biology Society (EMBC), 2014 36th Annual International Conference of the IEEE . 2014, 26-30 Aug. Vol., no., page(s): 6024,6027. doi: 10.1109/ EMBC.2014.6945002. • Castiglioni P, Faini A, Parati G, Lombardi C. “Fractal analysis of cardiorespiratory signals for sleep stage classification”. 8th Conference of the European Study Group on Cardiovascular Oscillations (ESGCO). 2014, 25-28 May. Page(s): 83,84. doi: 10.1109/ESGCO.2014.6847530. • Porta A, Bari V, Marchi A, Bassani T, Castiglioni P, Di Rienzo M, Cividjian A, Quintin L. “Comparison between permutation and coarse-grained entropy approaches for the assessment of short-term complexity of heart period Ricerca corrente ATTIVITÀ Per quanto riguarda lo sviluppo di nuovi metodi di complessità, l’analisi di serie simulate e di tracciati EMG e MMG in volontari sani ha mostrato la capacità dell’indice di “convolutedness” – da noi proposto – di quantificare aspetti specifici di complessità e di rivelare fenomeni di affaticamento muscolare meglio di altri indici. La valutazione del nuovo stimatore di dimensione frattale bivariata applicato su tacogrammi e respirogrammi registrati durante riposo notturno ha indicato che esso può aiutare a discriminare le fasi del sonno. Lo studio dell’indice di entropia di permutazione ha invece mostrato criticità quando applicato su tacogrammi, consigliando di usare altri stimatori di entropia, perlomeno in ambito cardiovascolare. Per quanto riguarda la parte di ricerca volta a studiare come l’analisi di complessità possa aiutare a meglio comprendere variazioni nelle condizioni fisiologiche di un soggetto, l’applicazione dell’algoritmo NCM per la stima della sample entropy ha rivelato sostanziali modulazioni giorno/notte nella struttura di complessità della frequenza cardiaca, indicando, quindi, un’influenza dei ritmi circadiani sulla dinamica complessa di questa serie temporale. Inoltre, l’indice di dimensione frattale da noi ideato e validato in passato, applicato nella presente ricerca per valutare alterazioni locali nella dinamica complessa della frequenza cardiaca, ha mostrato di differire significativamente se calcolato in presenza di un’apnea centrale piuttosto che in presenza di un’apnea mista. Ciò suggerisce la possibilità di usare tale indice in futuro per identificare il tipo di apnea notturna dalla semplice registrazione congiunta di tacogramma e saturimetria. Lo stesso indice, applicato a misure di pressione arteriosa ambulatoriale su 24 ore, ha mostrato sostanziali differenze tra il giorno e la notte nella struttura di correlazione della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, rivelando aspetti della regolazione di lungo termine non evidenziabili con altri metodi. Inoltre, diversi stimatori indipendenti della dinamica di frequenza cardiaca hanno coerentemente indicato l’esistenza di una relazione inversa tra tono vagale a riposo e capacità di compiere uno sforzo anaerobico, fornendo nuove evidenze sull’adattamento cardiovascolare in risposta a Linea di Ricerca 1 73 Linea di Ricerca 1 variability”. 8th Conference of the European Study Group on Cardiovascular Oscillations (ESGCO). 2014, 25-28 May. Page(s): 7,8. doi: 10.1109/ESGCO.2014.6847492. • Zurek S, Piskorski J, Guzik P, Kosmider M, Lewandowski M, Castiglioni P. “Day-to-night variations of RR intervals complexity observed in 24-h ECG Holter R”. 8th Conference of the European Study Group on Cardiovascular Oscillations (ESGCO), 2014, 25-28 May. Page(s): 203,204. doi: 10.1109/ESGCO.2014.6847590. • Castiglioni P, Faini A, Lombardi C, Di Rienzo M, Ciullo A, De Felice A, D’Addio G. “Characterization of apnea events in sleep breathing disorder by local assessment of the fractal dimension of heart rate”. 8th Conference of the European Study Group on Cardiovascular Oscillations (ESGCO). 25-28 May 2014. Page(s): 107,108. doi: 10.1109/ESGCO.2014.6847542. • Faini A, Parati G, Bilo G, Di Rienzo M, Castiglioni P. “Fractal characteristics of blood pressure and heart rate from ambulatory blood pressure monitored over 24 hours”. 8th Conference of the European Study Group on Cardiovascular Oscillations (ESGCO). 2014, 25-28 May. Page(s): 73,74. doi: 10.1109/ESGCO.2014.6847525. Architetture per la misura non intrusiva di segnali biologici e comportamentali attraverso sensori indossabili e sensori ambientali con applicazioni nella domotica sanitaria, home care, telemedicina e teleriabilitazione – Fase I (2013) Responsabile: Di Rienzo Marco BACKGROUND Nel corso del 2013 si sono svolte attività in collaborazione con l’Istituto Auxologico Italiano per valutare l’utilizzabilità del sistema MagIC per il monitoraggio dei pazienti con scompenso cardiaco diastolico, con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per il monitoraggio remoto dei pazienti portatori di sistemi per l’assistenza ventricolare (VAD), con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per la valutazione della funzionalità cardiovascolare in microgravità e con l’Ospedale Buzzi per lo sviluppo di una nuova versione dell’indumento MagIC per un uso in ambito neonatale (Baby-MagIC). È inoltre proseguita l’attività interna di sviluppo e ottimizzazione per la rilevazione della meccanica cardiaca dei pazienti durante la loro attività quotidiana attraverso l’uso di accelerometri. Le attività di questo progetto sono svolte dal Laboratorio per lo Sviluppo dei Sensori Indossabili, Domotica Sanitaria e Telemedicina (WeSTLab). Alcune delle attività sono svolte in collaborazione con il Laboratorio di Ricerche Cardiovascolari (LaRC). Ricerca corrente OBIETTIVI 74 1.Valutare l’utilizzabilità del sistema MagIC in vari ambiti applicativi. 2.Sviluppare una versione pediatrica del sistema MagIC e una piattaforma per il monitoraggio remoto dei bambini. 3.Sviluppare un sistema indossabile per la rilevazione della meccanica cardiaca durante l’attività spontanea quotidiana e in condizioni di microgravità. 4.Sviluppare una nuova piattaforma di sensori wireless (mote) per la creazione di una Wireless Body Area Network. METODI 1.Le attività di sperimentazione sui pazienti con scompenso cardiaco diastolico si sono svolte in sinergia con il progetto “Tele-HF” della Regione Lombardia. Si è proceduto in particolare alla miniaturizzazione del modulo elettronico del sistema MagIC e all’integrazione nello stesso della cir- cuiteria per la misura dell’impedenza elettrica toracica. Si sono inoltre analizzati i dati raccolti durante l’intero progetto, incluse le registrazioni domiciliari effettuate nel corso del 2012 su 7 pazienti per un periodo di 90 gg. L’analisi di fattibilità dell’utilizzo del sistema MagIC in pazienti con VAD è stata effettuata in collaborazione con il consorzio del progetto europeo SensorART ed è stata finalizzata a verificare la compatibilità tra il nostro sistema e l’apparecchiatura VAD in termini ergonomici e di interferenza elettrica. 2. In collaborazione con l’Ospedale Buzzi, a valle di prove e prototipazioni effettuate nel 2012, si è proceduto a un affinamento del sistema di monitoraggio neonatale. 3.Le attività in questo settore si sono focalizzate: a. sullo sviluppo di una metodologia indossabile che permetta la rilevazione di parametri della meccanica cardiaca durante l’attività spontanea attraverso la misura delle microvibrazioni prodotte dal cuore nel corso di ogni contrazione (sismocardiogramma); b. sull’implementazione di questa metodologia in un indumento sensorizzato per la rilevazione dei segni vitali in microgravità a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. 4.Il piano della ricerca include lo sviluppo di una rete di microcircuiti elettronici, ciascuno della dimensione approssimativa di una moneta, totalmente senza fili (mote), che permettano di alloggiare svariati tipi di sensori biologici e che siano posizionabili su qualunque parte del corpo attraverso del nastro biadesivo. ATTIVITÀ 1.La sperimentazione della piattaforma di telemedicina basato sulla maglietta MagIC effettuata sui pazienti con scompenso cardiaco diastolico ha evidenziato che la rilevazione domiciliare dei segnali attraverso indumenti sensorizzati è fattibile, la qualità del segnale ECG è in generale buona, la metodica di trasmissione dei dati basata su una chiavetta UMTS è affidabile (previa accertamento iniziale della copertura del servizio nella zona di domicilio del paziente) e il sistema di veicolazione dei dati attraverso la posta elettronica permette una facile utilizzazione e consultazione da parte del caregiver. Si è invece rilevata una certa instabilità nella rilevazione domiciliare dell’impedenza toracica. Poiché durante le prove in laboratorio il segnale dell’impe- Linea di Ricerca 1 denza era decisamente più stabile, i risultati ottenuti suggeriscono l’opportunità di ulteriori affinamenti per quanto riguarda gli aspetti ergonomici dell’indumento, in modo da assicurare un corretto posizionamento dei 4 elettrodi tessili utilizzati per la rilevazione del segnale anche durante l’uso domiciliare in assenza, quindi, della supervisione da parte di personale specializzato. Ulteriori dettagli sulle attività e risultati sono riportati nella relazione finale del progetto Tele-HF. L’analisi di fattibilità dell’utilizzo del sistema MagIC in pazienti con VAD è stata effettuata in 6 soggetti durante attività fisica (test dei 6 minuti o esercizio su cyclette). La qualità dei segnali registrati è risultata buona e non si sono rilevate interferenze da parte delle componenti elettroniche ed elettromeccaniche (pompa) del sistema VAD. I pazienti hanno anche trovato confortevole l’utilizzo di MagIC. I dettagli di queste prove saranno riportati nella relazione finale del progetto SensorART. Inoltre, si è giunti alla pubblicazione di un lavoro ottenuto dalle ulteriori analisi fatte sui dati raccolti attraverso MagIC durante la spedizione in alta quota sul Monte Everest effettuata nel 2008. Obiettivo principale del lavoro era di valutare eventuali differenze di genere nella risposta all’ipossia ipobarica durante il sonno. È noto che la riduzione della pressione dell’ossigeno in alta quota provoca apnee di origine centrale durante il sonno. I dati raccolti indicano che in quota le donne rispondono meglio all’ipossia e hanno significativamente meno apnee notturne centrali degli uomini. Lo studio include anche una parte metodologica. Infatti, utilizzando dati ottenuti in un’altra spedizione in alta quota sul Monte Rosa, si è comparato il sistema MagIC con un sistema polisonnografico portatile commerciale (Embletta). In 14 soggetti partecipanti alla spedizione, sono state effettuate rilevazioni nel sonno utilizzando simultaneamente i due sistemi e l’analisi delle registrazioni ha fornito misure praticamente sovrapponibili. Questo risultato costituisce un positivo supporto alla applicabilità di MagIC per monitoraggi in condizioni ambientali estreme. Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla pubblicazione. 2.Per quanto riguarda la collaborazione con l’Ospedale Buz- Ricerca corrente 75 Ricerca corrente Linea di Ricerca 1 76 zi, è proseguita la messa a punto del nuovo indumento sensorizzato neonatale. Inoltre, in sinergia con gli altri obiettivi qui riportati si è provveduto alla miniaturizzazione del modulo elettronico del sistema, in modo da aumentare il comfort per il neonato. 3.In questo settore si è proceduto all’affinamento di aspetti tecnologici e di analisi dei segnali che hanno permesso di giungere alla stima di parametri della meccanica cardiaca durante il comportamento quotidiano spontaneo attraverso la misura del sismocardiogramma rilevato dalla maglietta MagIC. La metodologia è stata testata analizzando dati precedentemente raccolti in 5 soggetti che hanno indossato l’indumento per 24 ore. Abbiamo verificato che di notte si ottengono stime battito a battito degli indici di meccanica cardiaca e quindi che è possibile valutarne le caratteristiche di variabilità sia a breve che a lungo termine. La stessa metodologia è stata, inoltre, utilizzata per lo sviluppo di un indumento, derivato dalla maglia MagIC, che verrà utilizzato in una serie di esperimenti volti a studiare la fisiologia del sonno in microgravità a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. L’esigenza nasce dall’osservazione che durante le missioni spaziali la qualità del sonno degli astronauti è ridotta, sebbene i tracciati EEG siano normali, i motivi di questo fenomeno non sono stati ancora accertati. I risultati dello studio sono anche attinenti alla comprensione dei meccanismi responsabili di distrurbi del sonno a terra. Le attività, iniziate nel maggio 2013, hanno riguardato il completo ridisegno del sistema MagIC in modo da renderlo compatibile con il contesto ambientale specifico e con le normative vigenti per l’utilizzo spaziale. Gli esperimenti a bordo inizieranno nel dicembre 2014 e prevedono 5 registrazioni effettuate durante il sonno nell’arco di 3 mesi. Le attività sono svolte nell’ambito dei progetti “3d-BCG” e “WearMon” finanziati dall’ASI. 4.Nel corso del 2013 a valle di un’indagine sulle tecnologie esistenti è iniziata la progettazione del mote. PRODOTTI SCIENTIFICI • Di Rienzo M, Racca V, Rizzo F, Bordoni B, Parati G, Castiglioni P, Meriggi P, Ferratini M. Evaluation of a textile- based wearable system for the electrocardiogram monitoring in cardiac patients. Europace (2013) 15 (4): 607-612. • Lombardi C, Meriggi P, Agostoni P, Faini A, Bilo G, Revera M, Caldara G, Di Rienzo M, Castiglioni P, Maurizio B, Gregorini F, Mancia G, Parati G. High altitude hypoxia, and periodic breathing during sleep: gender related differences. J Sleep Res. 2013, 22(3):322-30 • Di Rienzo M, Vaini E, Castiglioni P, Merati G, Meriggi P, Parati G, Faini A, Rizzo F. Wearable seismography: towards a beat-to-beat assessment of cardiac mechanics in ambulant subjects. Auton Neurosci 2013, 178:50-59. Atti di Congresso • Di Rienzo M, Vaini E, Castiglioni P, Meriggi P, Rizzo F. “Beat-to-beat estimation of LVET and QS2 indices of cardiac mechanics from wearable seismocardiography in ambulant subjects. Engineering in Medicine and Biology Society (EMBC)”. 2013 35th Annual International Conference of the IEEE Digital Object Identifier: 10.1109/EMBC.2013.6611173. Publication Year: 2013. Page(s): 7017-7020. Congressi – organizzazione di sessioni e partecipazione a invito • Di Rienzo M. “Beat-to-beat assessment of the interaction between systolic time intervals and blood pressure variability”. 2013, June 13. Annual Conference of the European Society of Hypertension – Investigator Generated Satellite Symposium. (Invito) • 35th Annual Conference of the IEEE EMBS. 2013, Osaka. “Organizzatore sessione: Ballistocardiography and Seismocardiography: towards an assessment out of the laboratory setting. Methods, Algorithms, Interpretation and Clinical Value (Part I & II)”. • Di Rienzo M. “Wearable sensors: a smart solution for the monitoring of vital signs in daily life and extreme environmental conditions”. International Conference of Medical Physics. 2013, Brigthon. (Invito) • Di Rienzo M. “Nuova metodica per la valutazione della meccanica cardiaca durante il sonno mediante sensori indossabili. Simposio Apnee nel sonno e insufficienza cardiaca”. 74° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia. 2013. (Invito) Metodologie per lo studio del sistema cardiorespiratorio e dei suoi meccanismi di controllo e loro applicazioni in ambito fisiologico e clinico – Fase I (2013) Responsabile: Di Rienzo Marco BACKGROUND In vari settori della clinica e della fisiologia clinica si registra una crescente necessità di metodiche non invasive e non intrusive che permettano: 1.la valutazione in fase di diagnosi e di trattamento farmacologico/riabilitativo della funzionalità cardiorespiratoria e dei suoi meccanismi di controllo; 2.lo studio dei meccanismi fisiopatologici legati a disfunzioni del controllo neurogeno del circolo e delle strategie di adattamento del sistema cardiovascolare a condizioni ambientali e comportamentali estreme. Questo progetto rappresenta il proseguimento delle attività pregresse del nostro gruppo nel settore e si articola in una serie di ricerche di tipo metodologico e applicativo focalizzate sui due punti sopra citati. Le attività sono svolte dal Laboratorio di Ricerche Cardiovascolari (LaRC). Alcune delle attività sono svolte in collaborazione con il Laboratorio per lo Sviluppo dei Sensori Indossabili, Domotica Sanitaria e Telemedicina (WeST Lab). Obiettivi 1.Sviluppare algoritmi e procedure per la valutazione della funzionalità meccanica del cuore durante l’attività quotidiana spontanea (in collaborazione con il WeSTLab) e delle interazioni con il controllo neurogeno del circolo. 2.Applicare le metodiche sviluppate per il monitoraggio in remoto dello stato di salute, degli effetti della terapia e dei trattamenti riabilitativi in pazienti con patologie specifiche. 3.Studiare i meccanismi di controllo cardiovascolare nella patologia e in condizioni ambientali estreme (alta quota e microgravità). ATTIVITÀ 1.A seguito di una valutazione dello stato dell’arte e delle problematiche specifiche, si sono sviluppate procedure software per: a. l’analisi dei tracciati multiparametrici di lunga durata del sismocardiogramma, elettrocardiogramma, Linea di Ricerca 1 respiro; b. l’identificazione ed editing degli artefatti; c. la rilevazione automatica dei punti fiduciali del sismocardiogramma utilizzati per la stima della funzionalità meccanica del cuore (apertura e chiusura delle valvole mitrale e aortica e punto di massima accelerazione del sangue nel passaggio dal ventricolo in aorta); d. l’estrazione battito-a-battito dei parametri derivati. Inoltre, si sono sviluppati algoritmi specifici che permettono di correlare i parametri di meccanica cardiaca ottenuti dal sismocardiogramma con il segnale continuo della pressione arteriosa digitale rilevato dal Finometer, al fine di studiare le interrelazioni esistenti tra pressione arteriosa, Pulse Transit Time, PTT e le varie fasi del ciclo cardiaco. 2.Le metodiche sviluppate sono poi state utilizzate per valutare i monitoraggi in remoto effettuati nei pazienti con scompenso cardiaco diastolico e descritte nelle attività del progetto di Ricerca Corrente “Architetture per la misura non intrusiva di segnali biologici e comportamentali attraverso sensori indossabili e sensori ambientali con applicazioni nella domotica sanitaria, home care, telemedicina e teleriabilitazione”. 3.Nel 2013 parte delle attività in questo settore si sono concentrate nella preparazione e pubblicazione di lavori basati su dati sperimentali raccolti negli anni scorsi. In particolare si sono studiate: a. le interrelazioni tra sodiosensitività e modifica del profilo della pressione arteriosa nelle 24 ore; b. le modificazioni delle componenti non lineari della variabilità di frequenza cardiaca e pressione arteriosa in risposta a modificazioni nel funzionamento del sistema nervoso autonomo; le ricerche a. e b. sono state effettuate in collaborazione con il Laboratorio per l’Analisi dei Biosegnali; c. gli effetti della ipossia nel sonno in alta quota. Inoltre, in vista della misura del sismocardiogramma durante il sonno in microgravità si sono approfonditi, attraverso prove sperimentali, gli aspetti metodologici relativi alla stabilità e riproducibilità nel tempo di questo segnale. Sono state effettuate anche rilevazioni simultanee ecocardiografiche e del sismocardiogramma, al fine di verificare la corrispondenza tra i punti di repere del segnale e gli effettivi eventi cardiaci di apertura e chiusura Ricerca corrente 77 Linea di Ricerca 1 delle valvole aorta e mitrale. Infine, in collaborazione con l’Unità di Riabilitazione Cardiologica del Centro SMN della Fondazione, è proseguita la raccolta dei dati sui pazienti affetti da Sclerosi Multipla, finalizzata a valutare gli effetti sul controllo autonomo cardiovascolare della somministrazione del farmaco Gylenia. Ricerca corrente Prodotti Scientifici 78 • Radaelli A, Castiglioni P, Cerrito MG, De Carlini C, Soriano F, Di Rienzo M, Lavitrano ML, Paolini G, Mancia G. Infusion of E. coli lipopolysaccharides toxin in rats produces an early and severe impairment of baroreflex function in absence of blood pressure changes. Shock. 2013, Feb. 39(2):204-9. • Porta A, Castiglioni P, Bari V, Bassani T, Marchi A, Cividjian A, Quintin L, Di Rienzo M. K-nearest-neighbors conditional entropy approach for the assessment of short-term complexity of cardiovascular control. Physiol Meas. 2013. 34:17-33. • Lombardi C, Meriggi P, Agostoni P, Faini A, Bilo G, Revera M, Caldara G, Di Rienzo M, Castiglioni P, Maurizio B, Gregorini F, Mancia G, Parati G. High altitude hypoxia, and periodic breathing during sleep: gender related differences. J Sleep Res. 2013. 22(3):322-30. • Castiglioni P, Di Rienzo M, Radaelli A. Effects of autonomic ganglion blockade on fractal and spectral components of blood pressure and heart rate variability. Auton Neurosci. 2013. 178:44-49. • Porta A, Castiglioni P, Di Rienzo M, Bari V, Bassani T, Marchi A, Wu MA, Cividjian A, Quintin L. Information domain analysis of the spontaneous baroreflex during pharmacological challenges. Auton Neurosci. 2013. 178:67-75. • Di Rienzo M, Vaini E, Castiglioni P, Merati G, Meriggi P, Parati G, Faini A, Rizzo F. Wearable seismography: towards a beat-to-beat assessment of cardiac mechanics in ambulant subjects. Auton Neurosci. 2013. 178:50-59. • Porta A, Castiglioni P, Di Rienzo M, Bassani T, Bari V, Zanirato M, Faes L, Nollo G, Cividjian A, Quintin L. Cardiovascular control and time domain Granger causality: insight from autonomic blockades. Phil Trans R Soc A 371(2013): 20120161. • Castiglioni P, Parati G, Brambilla L, Brambilla V, Gualerzi M, Di Rienzo M, Coruzzi P. A new index of sodium sensitivity risk from arterial blood pressure monitoring durimg habitual salt intake. Int J Cardiol. 2013, Oct. 9 168(4):4523-5. • Castiglioni P, Parati G, Brambilla L, Brambilla V, Gualerzi M, Di Rienzo M, Coruzzi P. A cautious view of the relationship between ambulatory blood pressure monitoring data and salt-sensitivity of blood pressure. J Hypertens. 2013, Sep. 31(9):1910-1. Atti di Congresso • Faini A, Parati G, Di Rienzo M, Castiglioni P. “Night and day changes in heart rate and blood pressure fractal dimensions from 24-hour ambulatory blood pressure monitoring devices. Computing in Cardiology Conference (CinC)”. Publication Year 2013. Page(s): 475-478. • Di Rienzo M, Vaini E, Castiglioni P, Meriggi P, Rizzo F. “Beat-to-beat estimation of LVET and QS2 indices of cardiac mechanics from wearable seismocardiography in ambulant subjects. Engineering in Medicine and Biology Society (EMBC)”. 2013 35th Annual International Conference of the IEEE Digital Object Identifier: 10.1109/ EMBC.2013.6611173. Publication Year 2013. Page(s): 7017-7020. • Parati G, Coruzzi P, Brambilla V, Brambilla L, Gualerzi M, Di Rienzo M, Castiglioni P. “The sodium resistance index: a new measure of salt-sensitivity risk from 24h Ambulatory Blood Pressure Monitoring (ABPM) in hypertensives under habitual diet”. European Heart Journal (2013) 34 (Abstract Supplement ), 1050-1051. • Castiglioni P, Parati G, Brambilla V, Brambilla L, Gualerzi M, Di Rienzo M, Coruzzi P. “8A.02 Assessing salt-sensitivity from 24h ambulatory bp monitoring in hypertensive subjects during habitual diet. Role of a new index of nocturnal blood pressure fall”. 23rd European Meeting on Hypertension and Cardiovascular Protection, Journal of Hypertension eSuppl A, e115. Congressi – organizzazione di sessioni e partecipazione a invito • Di Rienzo M. “Beat-to-beat assessment of the interaction between systolic time intervals and blood pressure varia- Architetture per la misura non intrusiva di segnali biologici e comportamentali attraverso sensori indossabili e sensori ambientali con applicazioni nella domotica sanitaria, home care, telemedicina e teleriabilitazione – Fase II (2014) Responsabile: Di Rienzo Marco BACKGROUND Negli anni passati si è sviluppato nei nostri laboratori il sistema di monitoraggio MagIC costituito da una maglia in cotone contenente sensori tessili per la rilevazione dell’elettrocardiogramma (ECG) e del respiro e un modulo elettronico per la raccolta dei dati provenienti dai sensori tessili e per la rilevazione del movimento. Le attività per il 2014 si sono in gran parte concentrate sulla realizzazione e certificazione di una versione particolare di questo sistema (denominata MagIC-Space) per un utilizzo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Queste attività si sono svolte in sinergia con il progetto WearMon, parzialmente finanziato dalla Agenzia Spaziale Italiana, contratto 2013-061-I.O. Il sistema sviluppato verrà utilizzato nel 2015 per studiare la fisiologia del sonno in microgravità, attraverso la registrazione delle attività elettrica e meccanica del cuore, del respiro e della temperatura cutanea. È prevista l’esecuzione di 6 registrazioni notturne da effettuarsi tra gennaio e maggio 2015. La tematica è importante poiché in microgravità la qualità del sonno è ridotta e le cause sono ancora in gran parte sconosciute. Le caratteristiche del dispositivo (peso e volume ridotti, comfort e semplicità d’uso) lo rendono pronto per un utilizzo a terra per il monitoraggio notturno di pazienti e, opportunamente adattato, di neonati con patologie cardiorepiratorie. Il sistema, inoltre, può essere facilmente integrato all’interno di piattaforme di telemedicina e teleriabilitazione per garantire il continuum assistenziale dei pazienti al domicilio in termini sia terapeutici che riabilitativi. È, inoltre, proseguito il disegno di una architettura hardware miniaturizzata e wireless (mote) che permetta la rilevazione non intrusiva di variabili biologiche attraverso una serie di sensori posizionati in diverse zone del corpo (Body Sensor Network) . Questa attività è attualmente oggetto di una tesi di dottorato. Ricerca corrente bility”. June 13th, 2013. Annual Conference of the Europeas Society of Hyoertension – Investigator Generated Satellite Symposium. (Invito) • 3 5th Annual Conference of the IEEE EMBS, Osaka, 2013 (Organizzatore sessione su: Ballistocardiography and Seismocardiography: towards an assessment out of the laboratory setting. Methods, Algorithms, Interpretation and Clinical Value, Part I & II). • Di Rienzo M. “Wearable sensors: a smart solution for the monitoring of vital signs in daily life and extreme environmental conditions”. International Conference of Medical Physiscs, 2013, Brigthon. (Invito). • Di Rienzo M. “Nuova metodica per la valutazione della meccanica cardiaca durante il sonno mediante sensori indossabili. Simposio Apnee nel sonno e insufficienza cardiaca”. 74° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia. 2013. (Invito). Capitoli di libro • Parati G, Di Rienzo M, Castiglioni P, Mancia G. CHAPTER 24 – Computer analysis of blood pressure and heart rate variability in subjects with normal and abnormal autonomic control. In Mathias CJ, Bannister R: Autonomic Failure – A textbook of clinical disorders of the autonomic nervous system. Oxford University Press. 2013. Page(s): 307-322. Linea di Ricerca 1 79 PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli • Inan O, Migeotte P F, Park K S, Etemadi M, Tavakolian K, Casanella R, Zanetti J, Tank J, Funtova I, Prisk GK, Di Rienzo M. “Ballistocardiography and Seismocardiography: A Review of Recent Advances”. J Biomed Health Inform. 2014, Oct 7. [Epub ahead of print]. Presentazioni Convegni • Di Rienzo M, Vaini E, Bruno B, Castiglioni P, Lombardi P, Parati G, Lombardi C, Meriggi P and Rizzo F. “Wearable Seismocardiography: Towards the Beat-to-Beat Assessment of Cardiac Mechanics during Sleep in Microgravity”. In Proc. of the 8th Conference Of The European Study Group On Cardiovascular Oscillations (ESGCO 2014). Page(s): 239-240. • Di Rienzo M, Vaini E, Castiglioni P, Lombardi P, Parati G, Lombardi C, Meriggi P, Rizzo F. “Wearable seismocardiography for the beat-to-beat assessment of cardiac intervals during sleep”. Conf Proc IEEE Eng Med Biol Soc. 2014, Aug; 2014:6089-91. doi: 10.1109/EMBC.2014.6945018. PMID: 25571386 • Di Rienzo M, Vaini E, Castiglioni P, Lombardi P, Meriggi P, Rizzo F. “A textile-based wearable system for the prolonged assessment of cardiac mechanics in daily life”. Conf Proc IEEE Eng Med Biol Soc. 2014, Aug; 2014:6896-8. doi: 10.1109/EMBC.2014.6945213. PMID: 25571581. Libri-capitoli libro • Beat-to-beat assessment of cardiac intervals by wearable seismography in sleep and ambulant subjects, European e-Cardiology and e-Health Congress 2014, Bern, CH. • Towards the Remote Assessment of Cardiac Mechanics by Wearable Seismocardiography in Ambulant Subjects. International BioMedical Engineering Conference 2014 – uHealthcare 2014, Gwangju (Corea del Sud). Ricerca corrente seguito il disegno vero e proprio del nuovo dispositivo. Per la parte hw si è aggiunta alla rilevazione dell’ECG e del respiro, già presenti nel sistema precedente, la misura della temperatura e del sismocardiogramma, cioè delle vibrazioni prodotte dalla contrazione del cuore e dal passaggio del sangue dai ventricoli nel letto vascolare (da questo segnale vengono estratti indici di meccanica cardiaca). Con il nuovo sistema, quindi, è possibile monitorare contemporaneamente non solo le caratteristiche elettriche del cuore, ma anche quelle meccaniche durante il comportamento spontaneo. Attualmente queste informazioni si ottengono solo attraverso un esame ecocardiografico che, ovviamente, non potrebbe essere effettuato durante il sonno perché sveglierebbe l’astronauta. Particolare attenzione è stata posta alla riduzione del volume del dispositivo. Anche per la parte tessile del sistema è stato necessario ridisegnare l’indumento e il posizionamento dei sensori per ottimizzarlo alla conformazione specifica dell’astronauta (Samantha Cristoforetti) che effettuerà gli esperimenti. In Fig. 1 è illustrato il dispositivo prodotto. Come si vede è composto da: una maglietta contenente sensori tessili per la rilevazione dell’elettrocardiogramma e del respiro, un’unità di monitoraggio per la raccolta dei dati e la misura del sismocardiogramma, un termometro per la misura della temperatura cutanea e un pacco batterie per l’alimentazione del dispositivo. Il sistema è stato progettato in modo da integrare gran parte dei sensori e dei fili all’interno della maglietta. Questo accorgimento ha permesso di semplificare il setup iniziale del dispositivo e ridurre il tempo-astronauta necessario per la preparazione dell’esperimento. Il dispositivo è quindi stato realizzato in 4 esemplari e sottoposto alle procedure e test di verifica imposti dalle normative NASA per la certificazione al volo. Dal 6 all’8 ottobre 2014 si è proceduto alla raccolta dei dati a terra presso l’European Astronaut Center di Colonia. Due esemplari dei dispositivi sono infine stati consegnati alla NASA al Kennedy Space Center di Orlando per il trasporto a bordo della ISS con la capsula cargo SpX-5, che è successivamente avvenuto il 12 gennaio 2015. Linea di Ricerca 1 81 Linea di Ricerca 1 Metodologie per lo studio del sistema cardiorespiratorio e dei suoi meccanismi di controllo e loro applicazioni in ambito fisiologico e clinico – Fase II (2014) Responsabile: Di Rienzo Marco Ricerca corrente BACKGROUND 82 Nel 2014 le attività di questo progetto si sono principalmente focalizzate sullo sviluppo degli algoritmi necessari per l’analisi del sismocardiogramma (SCG) e l’estrazione dei relativi parametri biologici di interesse. In breve, l’SCG è la misura delle microvibrazioni prodotte dalla contrazione cardiaca e dal passaggio del sangue dai ventricoli al letto vascolare. Come illustrato nella Fig. 1, a ogni battito corrisponde un complesso sismocardiografico caratterizzato da una sequenza di picchi e valli associati a specifici eventi della meccanica cardiaca. Nell’esempio illustrato sono identificati i punti del segnale corrispondenti all’apertura e chiusura delle valvole aortica e mitrale. L’SCG viene rilevato attraverso un accelerometro posizionato sullo sterno del soggetto. L’ampiezza dell’accelerazione prodotta dalla vibrazione cardiaca è, tuttavia, estremamente ridotta, nell’ordine di pochi milliG e, quindi, il segnale SCG può essere soggetto a rumore se il soggetto si muove. Se il movimento non è eccessivo l’SCG può essere comunque analizzato, ma richiede un pre-trattamento di rimozione del rumore basato su filtraggi o tecniche di averaging. Le attività di sviluppo di questo software sono state svolte in sinergia con il progetto WearMon in parte finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana che prevede la realizzazione di un dispositivo per il monitoraggio non intrusivo dei parametri vitali, tra cui il sismocardiogramma e il suo utilizzo per la valutazione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale della fisiologia del sonno in assenza di gravità. I dettagli sulle attività legate allo sviluppo del dispositivo sono state descritte nella relazione del progetto RC: “Architetture per la misura non intrusiva di segnali biologici e comportamentali attraverso sensori indossabili e sensori ambientali con applicazione nella domotica sanitaria, home care, telemedicina e teleriabilitazione”. Inoltre, nel 2014 sono arrivati alla pubblicazione lavori relativi ad attività sperimentali pregresse. In particolare: 1.sull’utilizzo della classificazione ICF per la valutazione della riabilitazione nei pazienti cardiologici; 2.sulla variabilità cardiovascolare nei pazienti coronarici e pazienti con scompenso cardiaco; 3.sulla maggiore sensibilità chemocettiva degli uomini rispetto alle donne e relativa maggior frequenza di respiro periodico durante il sonno in alta quota. Sono infine giunti alla pubblicazione tre lavori metodologici: il primo relativo alle metodiche da utilizzare per lo studio delle componenti complesse della variabilità cardiaca; il secondo sulle modalità di rilevazione della pressione arteriosa per valutare la sodio-sensibilit;il terzo sulle procedure per la rilevazione del sismocardiogramma e del ballistocardiogramma. Per i dettagli si rimanda ai lavori stessi. Le attività sopra riportate sono state svolte dal Laboratorio di Ricerche Cardiovascolari (LaRC). Alcune delle attività sono svolte in collaborazione con il Laboratorio per lo Sviluppo dei Sensori Indossabili, Domotica Sanitaria e Telemedicina (WeST Lab). OBIETTIVI Sviluppo di algoritmi per l’analisi del sismocardiogramma e la messa a punto di indici per la valutazione della funzionalità meccanica del cuore durante l’attività quotidiana spontanea e in microgravità (in collaborazione con il WeSTLab). ATTIVITÀ Le procedure software sviluppate sono finalizzate all’analisi dei tracciati di lunga durata di SCG. In particolare sono in grado di riconoscere e rimuovere gli eventuali artefatti contenuti nella registrazione e di riconoscere i punti salienti associati a eventi specifici della meccanica cardiaca. L’algoritmo per l’identificazione degli artefatti è basato sulla congruenza dell’ampiezza del segnale accelerometrico, della sua modulazione durante il ciclo cardiaco, della varianza e del contenuto spettrale stimato attraverso l’analisi wavelet. L’algoritmo per il riconoscimento dei punti salienti del segnale, esegue invece su un’analisi morfologica attraverso filtraggi seguiti da un’analisi sintattica. Attualmente i punti salienti considerati sono quelli corrispondenti all’apertura e chiusura delle valvole aortica e mitralica come indicato nella sezione introduttiva e illustrato in Fig. 1. Questi algoritmi sono ora in fase di verifica e si sta valutando l’opportunità di ottimizzar- Linea di Ricerca 1 Studio delle alterazioni motorie in patologie del sistema neuro-muscolare tramite analisi strumentale del movimento: ottimizzazione dei protocolli e applicazioni nel clinical decision making e nel monitoraggio longitudinale – Fase I (2013) Responsabile: Ferrarin Maurizio Ricerca corrente BACKGROUND 84 L’analisi strumentale del movimento umano, nelle sue componenti cinematiche, dinamiche ed elettromiografiche, consente di approfondire le conoscenze sulla fisiologia del movimento fondamentali per interpretare le alterazioni motorie che si osservano nei pazienti affetti da patologie del sistema neuro-muscolo-scheletrico. L’utilizzo di queste tecniche nei pazienti con disordini motori si sta rivelando sempre più uno strumento utile in clinica per i seguenti aspetti: 1.quantificare le alterazioni locomotorie presenti in varie patologie nei diversi stadi (acuti, cronici, degenerativi) della malattia (assessment/monitoring); 2.aiutare nella pianificazione dell’intervento terapeutico/riabilitativo (treatment decision making); 3.valutare quantitativamente l’efficacia di trattamenti terapeutici, chirurgici, riabilitativi, farmacologici (outcome assessment); 4.indirizzare nella scelta e personalizzare ausili, ortesi, protesi (device adaptation). Il valore aggiunto dell’approccio strumentale all’analisi del cammino rispetto alle valutazioni cliniche (scale motorie, analisi video-osservazionali) è stato accertato nelle paralisi cerebrali infantili, ma non in altre patologie a elevato impatto, quali gli esiti stabilizzati di ictus cerebrovascolare. Inoltre, sono stati recentemente sviluppati nuovi approcci per lo studio delle sinergie muscolari (Bizzi, Cheung) tramite l’analisi dei segnali elettromiografici, che sembrano promettenti per chiarire il recupero motorio in pazienti con stroke a seguito di riabilitazione neuromotoria, ma non sono ancora stati applicati longitudinalmente per valutare il miglioramento della funzionalità locomotoria in fase sub-acuta. È, inoltre, da accertare la responsività di questi metodi nel monitorare il decorso di malattie degenerative, quali la malattia di Char- cot-Marie-Tooth (CMT) e la capacità di classificare le diverse forme di distonia focale. Infine, poca attenzione è stata finora prestata all’analisi del movimento degli arti superiori. OBIETTIVI Obiettivo principale dello studio è l’ottimizzazione di protocolli di analisi multifattoriale del movimento umano e la loro applicazione al fine di: a.quantificare il valore aggiunto della Gait Analysis nel clinical decision making di pazienti post-ictus in fase cronica rispetto alle valutazioni cliniche tradizionali, b.studiare la modifica delle sinergie muscolari in pazienti post-stroke in fase sub-acuta, c.valutare la responsività di queste tecniche di valutazione in malattie lentamente degenerative, come la malattia di CMT, d.analizzare le diverse forme di distonia focale. Un ulteriore obiettivo riguarda la raccolta dati su soggetti sani e gruppi omogenei di pazienti con disturbi motori, al fine di incrementare il database del laboratorio, in particolare per i task motori meno studiati, quali quelli relativi alla stabilizzazione posturale e agli arti superiori. Infine, si svilupperanno metodi per il monitoraggio del movimento in condizioni non confinate tramite sensori inerziali. Nel corso del 2013 sono stati portati avanti i seguenti sottoprogetti: 1.responsività dell’analisi del movimento nella malattia di CMT; 2.analisi posturografica in alcune malattie neurologiche; 3.sviluppo di protocolli di analisi del movimento degli arti superiori; 4.sviluppo di metodi di elaborazione del segnale proveniente da sensori inerziali. METODI Sono state utilizzate le strumentazioni in dotazione presso il laboratorio di analisi del movimento LAM del Polo Tecnologico (sistema optoelettronico stereofotogrammetrico a 9 telecamere SmartD BTS, 2 piattaforme dinamometriche Kistler, elettromiografi wireless ZeroWire, Aurion e FreeEmg, BTS). Per l’elaborazione dei dati acquisiti sono stati sviluppati, in ambiente Matlab, dei modelli biomeccanici relativi ai segmenti corporei analizzati (arti inferiori, bacino, tronco, arti superiori, capo) e ai task motori considerati (locomozione, postura, reaching, grasping). È stata, inoltre, sviluppata una procedura per l’elaborazione del segnale EMG che, attraverso un algoritmo di fattorizzazione, consente di risalire ai moduli spinali di reclutamento dei diversi muscoli durante l’esecuzione di movimenti volontari. Inoltre, sono stati utilizzati dei sistemi indossabili a sensori inerziali (Xsense e Technobody) per lo studio del movimento al di fuori del laboratorio (condizioni non confinate) e per effettuare l’identificazione automatica delle fasi del passo utilizzando il segnale di accelerometri inglobati nei sensori elettromiografici di nuova generazione (Cometa Srl). ATTIVITÀ Le attività e i risultati ottenuti nel corso del 2013 sono descritti nel seguito per ciascun sottoprogetto. 1. Responsività dell’analisi del movimento nella malattia di CMT Questo studio longitudinale dei disturbi locomotori di pazienti, adulti e bambini, con malattia di CMT si è concretizzato nel corso del 2013 con le acquisizioni di laboratorio su 27 pazienti, di cui: 1 nuovo reclutamento, 18 al primo follow-up, 3 al secondo follow-up e 5 al terzo. Nel corso dell’anno è stato pubblicato un full-paper su rivista indicizzata (Ferrarin et al., 2013) sui cambiamenti rilevati in 19 pazienti in età evolutiva al follow-up a 18 mesi rispetto alla valutazione iniziale. Il quadro che emerge è che, nonostante gli score clinici non siano cambiati significativamente, la maggior parte dei pazienti presenta una modifica dei parametri biomeccanici associati ai segni primari (foot-drop e deficit di spinta), con un peggioramento del deficit di foot-drop (–15%) nei pazienti originariamente appartenenti al sottogruppo asintomatico e un miglioramento nella spinta alla caviglia (+58%) e nei pattern articolari prossimali nei pazienti che originariamente presentavano sia FD che deficit di spinta (FD&POD) e che sono stati operati tra le due valutazioni. Si conferma, quindi, la maggiore responsività dei metodi strumentali rispetto alle valutazioni cliniche. 2. Analisi posturografica in pazienti con malattie neurologiche Sono state analizzate le performance di stabilizzazione posturale di pazienti con CMT (Lencioni et al., 2013) e con alcune malattie neurologiche del SNC, specificatamente PD, SM e post-ictus (Carpinella et al., 2013). I dati sono ancora Linea di Ricerca 1 in corso di elaborazione e i risultati preliminari sono stati presentati a un congresso nazionale di settore (Siamoc, 2013 26-28 Ottobre, Pisa). Sono in fase di scrittura e sottomissione a rivista due full-paper. 3. Analisi del movimento degli arti superiori È stato sviluppato, in collaborazione con il Laboratorio del Movimento del Centro FDG di Roma, un protocollo di valutazione strumentale dei movimenti di reaching e di portare un bicchiere alla bocca, che è successivamente stato applicato a un gruppo di 6 pazienti post-stroke e 6 soggetti sani di controllo. I risultati hanno mostrato che i pazienti presentano una ridotta elongazione dell’arto superiore e rotazione del tronco, con movimenti compensatori di inclinazione del tronco e della testa, indicando l’utilità del metodo nella focalizzazione del trattamento riabilitativo e nella valutazione dei suoi effetti sulla funzionalità dell’arto superiore (Aprile et al., 2013). Nel corso del 2013 è stato anche steso, inviato a rivista indicizzata ed attualmente in fase di revisione, un full paper sul metodo di valutazione strumentale tramite sensori inerziali del test ARAT, i cui risultati su pazienti con SM sono già stati descritti in una relazione precedente (Carpinella et al., 2013). 4. Sensori inerziali È stato sviluppato un metodo per l’identificazione automatica degli eventi temporali del passo (foot strike-FS e foot off-FO) utilizzando il segnale proveniente da sensori accelerometrici triassiali e un algoritmo di cross-correlazione che permette di riconoscere il replicarsi di una data morfologia. I risultati su soggetti sani e pazienti con malattia di CMT hanno mostrato che il riconoscimento degli eventi avviene con un errore minore/uguale a 40 ms nel 97,5% dei FS e nel 96,6% del FO. Queste percentuali si riducono a 75,8% e 58,0% se si considerano errori minori/uguali a 10 ms. Solo il 2,1% degli eventi non è stato individuato dall’algoritmo (Marzegan et al., 2013). L’interesse di questo metodo risiede nella possibilità di effettuare la segmentazione del passo anche in assenza di registrazioni cinematiche tramite sistemi stereofotogrammetrici. Prodotti Scientifici • Ferrarin M, Lencioni T, Rabuffetti M, Moroni I, Pagliano E, Pareyson D. Changes of gait pattern in children with Ricerca corrente 85 Ricerca corrente Linea di Ricerca 1 86 Charcot-Marie-Tooth disease type 1A: a 18 months followup study. Journal of NeuroEngineering and Rehabilitation. 2013, July 2. 10(1): 65. • Lencioni T, Beghi E, Di Sipio E, Forni M, Minciotti I, Moroni I, Padua L, Pagliano E, Pareyson D, Pazzaglia C, Piscosquito G, Rabuffetti M, Russo G, Schenone A, Ferrarin M. Development of an Instrumented Movement Analysis protocol for the multitasking analysis of locomotor functions in adult and young patients with Charcot-Marie-Tooth disease: multicenter study to characterise reliability and responsiveness. In: XVII Scientific Convention Telethon. 2013, March 11-13, Riva del Garda, Italy. Page(s): 76-77, 2013. • Lencioni T, Rabuffetti M, Bovi G, Marchesi C, Pagliano E, Moroni I, Pareyson D, Ferrarin M. Natural history of CMT disease: A 18 months follow-up study through Gait Analysis, Gait & Posture. Volume 37, Supplement 1. 2013, April. Page(s): S10. • Carpinella I, Cattaneo D, Bertoni R, Ferrarin M. Quantitative analysis of upper limb motor function in subjects with multiple sclerosis through instrumented “ARAT”, Gait & Posture. Volume 37, Supplement 1. 2013, April. Page(s): S21. • Carpinella I, Cattaneo D, Ferrarin M, Montesano A, Jonsdottir J. Stabilometric assessment of balance in three neurological diseases. XIV Congresso Siamoc. 2013, 2628 Ottobre, Pisa (in press on Gait & Posture). • Marzegan A, Rabuffetti M, Ferrarin M. Gait event identification by pattern recognition algorithm applied to MEMS recording. XIV Congresso Siamoc. 2013, 26-28 Ottobre, Pisa. • Aprile I, Rabuffetti M, Di Sipio E, Simbolotti C, Russo G, Padua L, Ferrarin M. Kinematic analysis of reaching and bringing a glass to the mouth in post-stroke patients. XIV Congresso Siamoc. 2013, 26-28 Ottobre, Pisa. • Lencioni T, Rabuffetti M, Piscosquito G, Pareyson D, Aiello A, Di Sipio E, Padua L, Stra F, Ferrarin M. Postural stabilization and balance assessment of Charcot-Marie-Tooth types 1A, 2 and X1. XIV Congresso Siamoc. 2013, 26-28 Ottobre, Pisa. Sviluppo, ottimizzazione e applicazione pilota di tecnologie per la riabilitazione neuromotoria – Fase I (2013) Responsabile: Ferrarin Maurizio BACKGROUND La riabilitazione motoria di pazienti con disabilità a causa di diverse patologie del sistema neuromuscolare può trarre notevole vantaggio dalle possibilità offerte dalle tecnologie avanzate. Dalla letteratura emerge, per esempio, che l’uso della FES nelle fasi precoci post-ictus, facilita il recupero del controllo volontario del movimento se viene applicata in un contesto di riabilitazione orientata al task motorio. Lo stesso sembra avvenire attraverso l’utilizzo di sistemi robotici che assistono il movimento o creano campi di forze adattativi tali da indurre apprendimento motorio. L’efficacia di questi approcci è poi facilitata dal fornire al paziente dei feedback informativi su come viene svolto il compito o sulle caratteristiche qualitative di alcune variabili biologiche (biofeedback). L’invio di informazioni aggiuntive facilita infatti l’apprendimento motorio e favorisce i meccanismi di plasticità del SNC. Per ora questi approcci sono stati sviluppati e testati su casistiche molto ridotte a causa della complessità della strumentazione disponibile. È quindi importante ottimizzare gli strumenti, per favorirne un uso clinico più ampio ed estendere le applicazioni a diverse patologie del sistema nervoso, sia con insorgenza acuta (stroke, lesioni spinali) che di tipo degenerativo (Sclerosi Multipla, M. di Parkinson). OBIETTIVI Obiettivo del progetto è lo sviluppo di dispositivi e metodi innovativi per la riabilitazione motoria di soggetti con lesioni del sistema neuromuscolare. L’attività di ricerca riguarda lo studio esplorativo di nuove tecnologie di ausilio alla riabilitazione motoria, lo sviluppo di dispositivi innovativi, la realizzazione e validazione tecnica di prototipi e la loro applicazione pilota su pazienti. Nel corso del 2013 sono stati portati avanti i seguenti sottoprogetti: 1.ottimizzazione e valutazione di sistemi multicanale di FES a controllo elettromiografico per la riabilitazione dell’arto superiore in pazienti con emiplegia da ictus cerebrovascolare; METODI 1.Questa attività si basa sull’uso del sistema MeCFES: uno stimolatore elettrico funzionale sviluppato nel corso degli anni precedenti presso il Polo Tecnologico della FDG. La peculiarità del sistema è che l’intensità della stimolazione erogata viene controllata in modo proporzionale dal segnale EMG registrato su un muscolo del paziente, permettendo quindi un controllo volontario diretto del paziente sul reclutamento dei muscoli paretici. Il recente sviluppo di un sistema a due canali di registrazione EMG e di stimolazione ha consentito di aumentare l’applicabilità del dispositivo e l’implementabilità di esercizi riabilitativi su più muscoli simultaneamente. È in corso la valutazione del sistema MeCFES multicanale tramite uno studio RCT su pazienti emiplegici in collaborazioni con le stroke unit degli ospedali di Niguarda e di Monza, l’Ist. Palazzolo e il Centro di Rovato della FDG. Il sistema viene impiegato durante 25 sedute di fisioterapia quotidiane e ne viene valutata l’efficacia a livello di funzionalità dell’arto superiore (test ARAT, Fugl-Meyer), disabilità (IPPA, Q-DASH) e qualità di vita (SF-16). 2.L’attività relativa alla valutazione del sistema esoscheletrico robotizzato HandExos (HX) per la riabilitazione della mano prevede l’uso di un sistema stereofotogrammetrico (SmartD, BTS, freq. Campionamento = 200 Hz) per la misura dei movimenti relativi tra esoscheletro e segmenti anatomici della mano. A questo scopo sono stati collocati alcuni marker passivi semisferici (diametro = 5 mm) sull’HX, in corrispondenza della falange distale del dito pollice (2 marker), del dito indice (2 marker) e del supporto posto sul dorso della mano (3 marker). Sono stati calcolati degli indici di instabilità per l’accoppiamento pollice-HX, indice-HX e dorso-HX, in termini di deviazione standard della posizione di un marker posto sulla cute rispetto ai corrispondenti sistemi di riferimento locali su HX. I movimenti relativi tra i marker posti sui frame rigidi sono stati utilizzati come livello di rumore del setup sperimentale. Sono stati analizzati i seguenti task: movimenti globali dell’arto superiore con mano ferma (no-hand-movement); movimenti attivi dell’HX mentre il soggetto non oppone movimento (incluso grasp, pinch e key grip); movimenti attivi delle dita (stessi task) che agiscono contro la resistenza passiva di HX; apertura attiva completa delle dita contro l’HX (full-open). ATTIVITÀ 1. Sistemi FES multicanale a controllo EMG Per lo studio clinico di efficacia del sistema MeCFES multicanale, nel 2013 sono stati reclutati ulteriori 25 pazienti post-ictus per un totale di 53 pazienti al 31 dicembre 2013. I pazienti che hanno completato il protocollo e di cui si dispongono le valutazioni Pre e Post sono attualmente 44. Il quadro dei risultati sull’outcome primario (ARAT score) è riportato in Tab. 1, da cui si evince che entrambi i gruppi, trattati e controlli, hanno mostrato un miglioramento al test ARAT (valori mediani Post-Pre > 0) significativo. Il gruppo trattato con MeCFES ha ottenuto un miglioramento maggiore del gruppo di controllo (valore mediano 6,5 vs 2), ma la differenza tra i due miglioramenti non raggiunge la significatività statistica (p = 0,2397). Analizzando i due sottogruppi dei pazienti cronici (stroke > 6 mesi) e subacuti (stoke < 6 mesi) si conferma un miglioramento nello score in entrambi i gruppi trattati e controlli, con un miglioramento particolarmente elevato nei pazienti subacuti (12 vs 2), sebbene senza raggiungere la significatività statistica (p = 0,2115). I dati in Tab. 2 mostrano che il 55% dei pazienti trattati presenta un miglioramento clinicamente significativo (delta ARAT > 5,7), mentre nel gruppo di controllo tale percentuale è del 37,5%. Questo comporta una probabilità doppia di “successi” nel gruppo sperimentale (OR = 2,0). Se ci si limita ai pazienti subacuti, la differenza tra le due percentuali aumenta (75% vs 33,3%), l’Odds Ratio sale a 6,0. Tuttavia, la differenza delle % nei due gruppi non raggiunge la significatività statistica, pur essendo al limite nel sottogruppo dei pazienti subacuti (p = 0,0542). Si può quindi concludere che l’utilizzo del dispositivo MeCFES nella riabilitazione dei pazienti post-stroke migliora la funzionalità dell’arto superiore paretico, particolarmente nei pazienti in fase subacuta e si verifica un trend di maggior efficacia rispetto alla riabilitazione tradizionale, sebbene non si raggiunga la significatività Ricerca corrente 2.studio della stabilità e usabilità di un sistema esoscheletrico robotizzato per la riabilitazione della mano (Handexos). Linea di Ricerca 1 87 Linea di Ricerca 1 Mean Force [N] 2.6 2.4 p (Ft) = 0.048 * 4.6 2.2 4.4 2 4.2 1.8 4 1.6 3.8 1.4 3.6 Fig. 1A 1 2 3 4 5 6 7 8 Session Mean Lateral Deviation [cm] 3 Reaching Duration [S] 4.8 p (Ft) = 0.914 * Fig. 1B 1 2 7 3 4 5 6 7 8 Session No. of Sub-movements 7.3 6.7 2.5 p (Ft) = 0.004 * p (Ft) = 0.037 * 6.4 6.1 5.8 2 5.5 5.2 4.9 Fig. 1C 1 2 3 4 5 6 7 8 Session Fig. 1D 1 2 3 4 5 6 7 8 Session T-ratio [%] 38 p (Ft) = 0.002 36 32 30 * * Prodotti Scientifici 28 26 24 22 Fig. 1E 1 2 3 4 5 Session 6 7 8 • Thorsen R, Cortesi M, Jonsdottir J, Carpinella I, Morelli D, Casiraghi A, Puglia M, Diverio M, Ferrarin M. Myoelectrically driven functional electrical stimulation may increase motor recovery of upper limb in poststroke subjects: a randomized controlled pilot study. J Rehabil Res Dev. 2013. 50(6):785-94. doi: 10.1682/JRRD.2012.07.0123. PubMed PMID: 24203541. Ricerca corrente 34 89 Linea di Ricerca 1 Ricerca corrente • Thorsen R, Cortesi M, Jonsdottir J, Ferrarin M. Rehabilitation of the hemiplegic hand. Can we do better? 41° Congresso nazionale SIMFER. 2013, Roma 13-16 ottobre. Page(s): 97-99, Edizioni Minerva Medica, Torino 2013, ISBN: 978-88-7711-616-1. • Bonora G, Carpinella I, Casati E, Cattaneo D, Chiari L, Ferrarin M. Development of a new instrumented system for evaluating the “stair negotiation” based on inertial sensors. XIV Congresso Siamoc. 2013, 26-28 ottobre, Pisa. • Ferrarin M, Cempini M, Cortese M, Marzegan A, Rabuffetti M, Vitiello N, Carrozza M C. Analysis of relative instability between hand and a robotic exoskeleton. XIV Congresso Siamoc. 2013, 26-28 ottobre, Pisa. • Cempini M, Marzegan A, Rabuffetti M, Cortese M, Vitiello N, Ferrarin M. Analysis of relative instability in the physical interaction between a wearable exoskeleton and user hand. Submitted to: J Neuroeng Rehab, 2014. 90 Studio delle alterazioni motorie in patologie del sistema neuro-muscolare tramite analisi strumentale del movimento: ottimizzazione dei protocolli e applicazioni nel clinical decision making e nel monitoraggio longitudinale – Fase II (2014) Responsabile: Ferrarin Maurizio BACKGROUND L’analisi strumentale del movimento umano, nelle sue componenti cinematiche, dinamiche ed elettromiografiche, consente di approfondire le conoscenze sulla fisiologia del movimento fondamentali per interpretare le alterazioni motorie che si osservano nei pazienti affetti da patologie del sistema neuro-muscolo-scheletrico. L’utilizzo di queste tecniche nei pazienti con disordini motori si sta rivelando sempre più uno strumento utile in clinica per i seguenti aspetti: 1.quantificare le alterazioni locomotorie presenti in varie patologie nei diversi stadi (acuti, cronici, degenerativi) della malattia (assessment/monitoring); 2.aiutare nella pianificazione dell’intervento terapeutico/riabilitativo (treatment decision making); 3.valutare quantitativamente l’efficacia di trattamenti terapeutici, chirurgici, riabilitativi, farmacologici (outcome assessment); 4.indirizzare nella scelta e personalizzare ausili, ortesi, protesi (device adaptation). Il valore aggiunto dell’approccio strumentale all’analisi del cammino rispetto alle valutazioni cliniche (scale motorie, analisi video-osservazionali) è stato accertato nelle paralisi cerebrali infantili, ma non in altre patologie a elevato impatto, quali gli esiti stabilizzati di ictus cerebrovascolare. È, inoltre, da accertare la responsività di questi metodi nel monitorare il decorso di malattie degenerative e la capacità di classificare le diverse forme di distonia focale. Infine, poca attenzione è stata finora prestata all’analisi del movimento degli arti superiori. Obiettivi Obiettivo principale dello studio è l’ottimizzazione di protocolli di analisi multifattoriale del movimento umano e la loro applicazione al fine di a.quantificare il valore aggiunto della Gait Analysis nel clinical decision making di pazienti con disabilità locomotorie rispetto alle valutazioni cliniche tradizionali; b.valutare la responsività di queste tecniche di valutazione in malattie lentamente degenerative, come la malattia di CMT; c.studiare il ruolo dell’interazione visuo-motoria nella locomozione. Un ulteriore obiettivo riguarda la raccolta dati su soggetti sani e gruppi omogenei di pazienti, al fine di incrementare il database del laboratorio, in particolare per i task motori meno studiati, quali quelli relativi alla stabilizzazione posturale e agli arti superiori. Nel corso del 2014 sono stati portati avanti i seguenti sottoprogetti: 1.analisi della stabilizzazione posturale in pazienti con malattia di CMT1A; 2.analisi della stabilizzazione posturale in pazienti con SM; 3.studio dell’interazione visuo-motoria nella locomozione. METODI Sono state utilizzate le strumentazioni in dotazione presso il laboratorio di analisi del movimento del Polo Tecnologico: sistema optoelettronico a 9 TCV SmartD (BTS); 2 piattaforme dinamometriche Kistler; elettromiografi wireless ZeroWire (Aurion) e FreeEmg (BTS); sistemi a sensori inerziali (Xsense e Technobody). Per l’elaborazione dei dati acquisiti sono stati sviluppati, in ambiente MatLab, dei modelli biomeccanici relativi ai segmenti corporei analizzati e ai task motori considerati (locomozione, postura, reaching, grasping). È stata, inoltre, sviluppata una procedura per l’estrazione di indici di stabilità posturale sia in condizioni statiche che durante la transizione posturale. Le casistiche analizzate sono descritte, per ciascun sottoprogetto, nel paragrafo successivo. ATTIVITÀ Le attività e i risultati ottenuti nel corso del 2014 sono descritti nel seguito per ciascun sottoprogetto. 1. Analisi della stabilizzazione posturale in pazienti con malattia di CMT1A. Sono state analizzate le performance di stabilizzazione posturale dopo un movimento di sit-to-stand in 47 pazienti con Linea di Ricerca 1 CMT1A (età: 44,5 ± 12 anni) e in 41 soggetti sani di controllo di pari età. I risultati hanno mostrato che i pazienti con CMT1A sono meno stabili dei soggetti sani, sia durante la fase di stabilizzazione posturale (ICMT = 0,106 m/s, Icon = 0,059 m/s, p < 0,01) che durante la postura statica a regime (YinfCMT = 0,018 m/s2, Yinfcon = 0,010 m/s2, p < 0,01). La ridotta stabilità nella fase statica è risultata correlata prevalentemente alla debolezza dei muscoli flessori plantari della caviglia. Al contrario, le difficoltà di stabilizzazione nella fase dinamica sono risultate correlate sia alla riduzione di forza dei muscoli distali degli arti inferiori, che alla riduzione della sensibilità vibratoria, ascrivibile alla funzionalità delle fibre sensoriali di diametro maggiore. Questi risultati, hanno dimostrato come il test di sit-to-stand su piattaforma dinamometrica sia in grado di caratterizzare le performance posturali di pazienti con CMT1A, mostrando il differente ruolo del deficit motorio e sensitivo nelle due diverse fasi di stabilizzazione posturale e di postura statica a regime. 2. Analisi della stabilizzazione posturale in pazienti con SM La procedura modellistica di analisi della stabilizzazione posturale è stata applicata anche su un gruppo di 20 pazienti con Sclerosi Multipla (età: 50,3 ± 11 anni), nei quali è noto un elevato rischio di caduta. Sono stati considerati oltre al sit-to-stand, anche l’esecuzione di un passo anteriore e di un movimento di bending. In tutti i task considerati i pazienti con SM hanno mostrato, rispetto ai soggetti sani di controllo, un aumento degli indici di instabilità posturale sia durante la fase di transizione posturale che in condizioni di postura eretta statica. Inoltre, è risultato aumentato il tempo necessario per esaurire il transitorio e pervenire a condizioni di regime (vedi tabella riportata in Fig. 1). I risultati, pubblicati in un full paper (Cattaneo et al., 2014), suggeriscono la necessità di trattamenti riabilitativi focalizzati sia sulle componenti motorie che su quelle percettive e finalizzati a due aspetti: a. migliorare il coordinamento motorio durante l’esecuzione del movimento, in modo da ridurre le oscillazioni residue, b. migliorare la percezione del movimento del proprio centro di massa, per ridurre i tempi di esaurimento del transitorio. Ricerca corrente 91 Linea di Ricerca 1 Ricerca corrente 3. Studio dell’interazione visuo-motoria nella locomozione In un gruppo di 10 soggetti sani (range età: 24-37 anni) è stato studiato l’effetto della visione periferica durante la salita di una scala composta da 5 gradini. Il task è stato ripetuto in condizioni di full vision (FV) e di lower vision occlusion (LO). È emerso che la clearance verticale del piede dallo spigolo del gradino (assumibile come indice cautelativo per evitare l’inciampo) era maggiore nella condizione LO rispetto alla condizione FV (p < 0,013) nel raggiungimento del 1° e del 2° gradino, ma non nei successivi. Si può ipotizzare che: a. le informazioni propriocettive sono in grado di compensare l’assenza della visione periferica dal 3° gradino in avanti per la predittibilità dell’altezza; b. mentre si sale sul 1° gradino la visione è allineata con il 4°/5° gradino, aumentando così la memoria di lavoro visiva degli ultimi 2 gradini. Inoltre, in entrambe le condizioni di visibilità, la clearance dell’ultimo gradino era maggiore rispetto a quella di tutti gli altri (p < 0,002), facendo pensare che il programma motorio per il raggiungimento dell’ultimo gradino sia differente e indipendente dalle condizioni di visibilità (Graci, Rabuffetti et al., 2014). Le ricadute cliniche di questo studio, di cui è in preparazione un full-paper, riguardano la messa a punto di strategie riabilitative per affrontare in sicurezza questo gesto 92 Fig. 1 locomotorio quotidiano ad alto rischio di caduta, in particolar modo in soggetti con limitazioni visive. In un ulteriore studio sono state analizzate le strategie locomotorie in 25 soggetti con strabismo congenito o precoce (range età: 5-50 anni). L’analisi cinematica del cammino ha mostrato che i pazienti con strabismo divergente (exotropia) presentano un cammino più alterato, rispetto ai soggetti sani, di quelli con strabismo convergente (esotropia), caratterizzato da una larghezza maggiore del passo e da alterazioni della potenza prodotta alla caviglia e al ginocchio, verosimilmente dovuti a meccanismi compensatori. La spiegazione di queste alterazioni risiede probabilmente nelle differenti modifiche del campo visivo associato alle diverse forme di strabismo e induce a individuare appropriate strategie riabilitative che includano sia aspetti locomotori che visuo-percettivi. Questi risultati sono stati pubblicati in un full paper (Aprile, Ferrarin et al., 2014). Sempre nell’ambito della presente ricerca corrente, nel corso del 2014 sono infine stati pubblicati altri due full paper sull’analisi del movimento degli arti superiori, i cui risultati erano stati descritti in precedenti relazioni: uno sull’analisi cinematica dei movimenti di reaching di pazienti post-stroke (Aprile, Rabuffetti et al., 2014) e uno sullo sviluppo di una versione strumentata del test ARAT e sulla sua applicazione su pazienti con SM (Carpinella, Cattaneo et al., 2014). PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli • Lencioni T, Rabuffetti M, Piscosquito G, Pareyson D, Aiello A, Di Sipio E, Padua L, Stra F, Ferrarin M. “Postural stabilization and balance assessment in Charcot-Marie-Tooth 1A subjects”. Gait & Posture. 2014, Sep; 40(4):481-6. • Cattaneo D, Rabuffetti M, Bovi G, Mevio E, Jonsdottir J, Ferrarin M. “Assessment of postural stabilization in three task oriented movements in people with Multiple Sclerosis”. Disability and Rehabilitation. 2014; 36(26):2237-43. • Aprile I, Ferrarin M, Padua L, Di Sipo E, Simbolotti C, Petroni S, Tredici C, Dickmann A. “Walking strategies in subjects with congenital or early onset strabismus”. Frontiers in Human Neuroscience. 2014; 8:484. • Aprile I, Rabuffetti M, Padua L, Di Sipio E, Simbolotti C, Ferrarin M. “Kinematic analysis of the upper limb motor strategies in stroke patients as a tool towards advanced neurorehabilitation strategies: a preliminary study”. BioMed Research International. 2014, Apr 24; 2014:636123. • Carpinella I, Cattaneo D, Ferrarin M. “Quantitative assessment of upper limb motor function in Multiple Sclerosis using an instrumented Action Research Arm Test”. J Neuroeng Rehabil. 2014, Apr 18; 11(1):67. • Carpinella I, Cattaneo D, Jonsdottir J, Ferrarin M. “Stabilometric assessment of balance in three neurological diseases”. Gait & Posture, Volume 40, Supplement 1. 2014, August. Page(s): S11-S12. • Aprile I, Rabuffetti M, Di Sipio E, Simbolotti C, Russo G, Padua L, Ferrarin M. “Kinematic analysis of reaching and bringing a glass to the mouth in post-stroke patients”. Gait & Posture, Volume 40, Supplement 1. 2014, August. Page(s): S3. • Lencioni T, Rabuffetti M, Piscosquito G, Pareyson D, Aiello A, Di Sipio E, Padua L, Stra F, Ferrarin M. “Postural stabilization and balance assessment of Charcot-Marie-Tooth types 1A, 2 and X1”. Gait & Posture, Volume 40, Supplement 1. 2014, August. Page(s): S9. Presentazioni Convegni • Graci V, Rabuffetti M, Ferrarin M. “How is peripheral information used for stair climbing?”. Book of Abstracts Linea di Ricerca 1 of the 1st Clinical Movement Analysis World Congress, 15th Annual meeting of SIAMOC, 23rd Annual Meeting of ESMAC. 2014, 29 September-4 October. Rome. Page(s): 124. • Lencioni T, Rabuffetti M, Moroni I, Pagliano E, Pareyson D, Piscosquito G, Ferrarin M. “Responsiveness of gait parameters to changes in locomotor impairments induced by CMT disease: a 12 months follow-up study”. Book of Abstracts of the 1st Clinical Movement Analysis World Congress, 15th Annual meeting of SIAMOC, 23rd Annual Meeting of ESMAC. 2014, 29 September-4 October. Rome. Page(s): 83. • Jonsdottir J, Lencioni T, Gervasoni E, Crippa A, Rovaris M, Ferrarin M, Montesano A, Cattaneo D. “Influence of gait rehabilitation on muscle synergies and their activation profiles in persons with Multiple Sclerosis”. Book of Abstracts of the 1st Clinical Movement Analysis World Congress, 15th Annual meeting of SIAMOC, 23rd Annual Meeting of ESMAC. 2014, 29 September-4 October. Rome Page(s): 93. • Aprile I, Ferrarin M, Padua L, Di Sipio E, Simbolotti C, Petroni S, Tredici C, Dickmann A. “Walking strategies in subjects with congenital or early onset strabismus”. Book of Abstracts of the 1st Clinical Movement Analysis World Congress, 15th Annual meeting of SIAMOC, 23rd Annual Meeting of ESMAC. 2014, 29 September-4 October. Rome. Page(s): 104. Ricerca corrente 93 ATTIVITÀ Le attività e i risultati ottenuti nel corso del 2014 sono descritti nel seguito per ciascun sottoprogetto. 1. Studio pilota della Robot Therapy nella riabilitazione dell’arto superiore in pazienti con PD Sono stati reclutati 6 soggetti con Malattia di Parkinson (range età: 68-81) e riduzione della funzionalità dell’arto superiore (con cutoff al 9HPT > 30 s) e sono poi stati sottoposti a un ciclo di 8 sedute con “Braccio di Ferro” come descritto nei metodi. È risultato che, come mostrato in Fig. 1 (A-B-C-D-E), col progredire delle sessioni di Robot Therapy diminuivano significativamente le forze di interazione con il robot e le durate dei movimenti e la loro segmentazione (n. di sottomovimenti), mentre aumentava il T-ratio (durata del primo sotto-movimento rispetto alla durata complessiva del task). Dal confronto tra le valutazioni pre-post riabilitazione è, inoltre, emerso un miglioramento significativo al 9HPT (mediane 40,4 s vs 29,8 s, p < 0,05), ma non al punteggio clinico ARAT, sebbene si riducano significativamente le durate e il jerk index misurati con sistema inerziale durante l’esecuzione del test. Questi dati, sebbene preliminari e riferiti a un gruppo limitato di pazienti supportano, quindi, l’efficacia della Robot Therapy nel miglioramento della funzionalità dell’arto superiore in pazienti con PD. Mean Force [N] 2.6 2.4 p (Ft) = 0.048 * 2.2 2 1.8 1.6 1.4 Fig. 1A 1 2 4 5 6 7 8 Session Reaching Duration [S] 4.8 4.6 3 p (Ft) = 0.004 * 4.4 4.2 4 3.8 3.6 Fig. 1B 1 2 3 4 5 6 7 8 Session Mean Lateral Deviation [cm] 3 p (Ft) = 0.914 * 2.5 2 Fig. 1C 1 2 3 4 5 6 7 8 Ricerca corrente centro di pressione attraverso piattaforma di forza (Kistler) e, successivamente, è stata utilizzata in un gruppo di pazienti con PD per caratterizzarne le alterazioni rispetto a soggetti sani di controllo. 3.Questa attività si basa sull’uso del sistema MeCFES, uno stimolatore elettrico funzionale sviluppato nel corso degli anni precedenti presso il Polo Tecnologico della FDG. La peculiarità del sistema è che l’intensità della stimolazione erogata viene controllata in modo proporzionale dal segnale EMG registrato su un muscolo del paziente, permettendo, quindi, un controllo volontario diretto del paziente sul reclutamento dei muscoli paretici. Il sistema viene impiegato durante 25 sedute di fisioterapia quotidiane e ne viene valutata l’efficacia a livello di funzionalità dell’arto superiore (test ARAT, Fugl-Meyer), disabilità (IPPA, Q-DASH) e qualità di vita (SF-16). Linea di Ricerca 1 Session 95 Linea di Ricerca 1 No. of Sub-movements 7.3 7 6.7 p (Ft) = 0.037 * 6.4 6.1 5.8 5.5 5.2 4.9 Fig. 1D 1 2 3 4 5 6 7 8 Session T-ratio [%] 38 p (Ft) = 0.002 36 34 32 30 * * 1 2 28 26 24 22 Ricerca corrente Fig. 1E 96 3 4 5 6 7 8 Session 2.Sistema indossabile per la rilevazione degli APA in pazienti con PD La validazione del metodo accelerometrico rispetto al gold standard dinamometrico è stata realizzata su 20 soggetti sani e 5 pazienti con PD, dimostrando la correlazione sia dei parametri temporali che di quelli spaziali (nel piano mediolaterale) misurati con i due metodi. La caratterizzazione delle alterazioni negli APA è stata poi svolta su 11 pazienti con PD (range età: 62-83), confrontati con 11 soggetti sani di età confrontabile (range: 65-82). I pazienti hanno mostrato, rispetto ai sani, una riduzione significativa (p < 0,05) nell’accelerazione medio-laterale del tronco durante la fase di imbalance in entrambi i task locomotori (GI e SC) e durante la fase di un loading nello SC. Inoltre, i pazienti hanno mostrato delle difficoltà nell’adattare l’ampiezza delle accelerazioni medio-laterali nel passare da GI a SC evidenziando, quindi, una difficoltà a modulare gli aggiustamenti anticipatori a seconda delle esigenze dei diversi task motori. Questi risultati confermano l’utilità dell’analisi degli APA tramite sensori inerziali nei pazienti con PD, ipotizzandone un possibile impiego come strumento di monitoraggio e/o teleriabilitazione domiciliare, visti i bassi costi e la facilità d’uso. Questi dati sono stati presentati a un congresso internazionale del settore (Bonora et al., 2014). 3.Sistemi FES multicanale a controllo EMG Per lo studio clinico di efficacia del sistema MeCFES multicanale, nel 2014 sono stati reclutati ulteriori 22 pazienti per un totale di 74 pazienti post-stroke al 31/12/2014. La parte sperimentale dello studio è ormai conclusa ed è in corso l’elaborazione dei dati per analizzare l’efficacia dell’uso del sistema MeCFES nel recupero funzionale dell’arto superiore nei pazienti con emiparesi da ictus cerebrovascolare rispetto al trattamento riabilitativo tradizionale senza dispositivo. Infine, sempre nell’ambito delle attività di questo progetto di ricerca corrente, sono stati pubblicati due full paper su rivista relativi a dati raccolti in precedenza e descritti nella relazione dello scorso anno: a.studio della stabilità meccanica dell’esoscheletro attuato di mano Handexos (Cempini et al., 2014); b.valutazione combinata tramite fMRI e Gait Analysis dell’effetto del biofeedbak elettromiografico nella riabilitazione di pazienti post-stroke (Del Din et al., 2014). PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli • Cempini M, Marzegan A, Rabuffetti M, Cortese M, Vitiello N, Ferrarin M. “Analysis of relative displacement between the HX wearable robotic exoskeleton and the user’s hand”. J Neuroeng Rehabil. 2014, October. 18;11(1):147. • Del Din S, Bertoldo A, Sawacha Z, Jonsdottir J, Rabuffetti M, Cobelli C, Ferrarin M. “Assessment of biofeedback rehabilitation in post-stroke patients combining fMRI and Gait Analysis: a case study”. J Neuroeng Rehabil. 2014, April. 9;11(1):53. Sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative in ambito nanobiofotonico per applicazioni di diagnostica avanzata Responsabile: Gramatica Furio BACKGROUND L’utilizzo convergente di Key Enabling Technologies (KETs) è una tendenza crescente, recepita come fondante anche nei programmi di ricerca, sviluppo e innovazione internazionali, come Horizon2020, in funzione delle sinergie virtuose che da questa convergenza possono scaturire e dei vantaggi che si ricavano nell’affrontare le complessità intrinseche di alcuni problemi nell’ambito delle scienze della vita. In particolare, come citato nel razionale originario del progetto, l’utilizzo combinato delle KETs è la base più promettente per affrontare la sfida della diagnostica avanzata in vitro e in vivo in termini di specificità e sensibilità, nell’ottica di studiare la fattibilità di metodologie note in ambito tecnico, di frontiera nell’ambito delle scienze della vita – ove si aggiungono variabili non definibili a priori in laboratorio – e potenzialmente disruptive in ambito clinico. Nel dettaglio e, come primo esempio, la diagnostica in vivo per via transdermica e la diagnostica in vitro su materiale genetico estratto automaticamente da campioni integri di fluidi corporei, sono due sfide di crescente interesse per le quali le tecnologie convergenti nano-bio-fotoniche possono essere messe alla prova. Obiettivi Gli obiettivi specifici del progetto erano gli studi di fattibilità relativamente a: 1.un prototipo di sonda transdermica per l’analisi non invasiva dei tessuti cutanei e sottostanti, possibilmente con l’effettuazione di alcuni test preliminari di laboratorio sulle funzionalità della sonda stessa; 2.l’integrazione tra spettrocopia Raman/SERS in uso presso i nostri laboratori con un dispositivo in preparazione presso il CEA/LETI di Grenoble, finalizzato all’estrazione automatica di materiale genetico da campioni di fluido umano. Metodi Relativamente al primo obiettivo, la metodologia applicata in questa prima fase di fattibilità è consistita nell’utilizzo di Ricerca corrente • Thorsen R, Binda L, Chiaramonte S, Dalla Costa D, Redaelli T, Occhi E, Beghi E, Ferrarin M. “Correlation among lesion level, muscle strength and hand function in cervical spinal cord injury”. Eur J Phys Rehabil Med. 2014, February. 50(1):31-8. • Ferrarin M, Cempini M, Cortese M, Marzegan A, Rabuffetti M, Vitiello N, Carrozza MC. “Analysis of relative instability between hand and a robotic exoskeleton”. Gait & Posture, Volume 40, Supplement 1, Page(s) S29. 2014, August. • Bonora G, Carpinella I, Casati E, Cattaneo D, Chiari L, Ferrarin M. “Development of a new instrumented system for evaluating the “stair negotiation” based on inertial sensors”. Gait & Posture, Volume 40, Supplement 1, Page(s) S4-S5. 2014, August. Presentazioni Convegni • Bonora G, Carpinella I, Cattaneo D, Chiari L, Ferrarin M. “Evaluation of the initiation of level walking and stair ascending in Parkinson’s Disease: an instrumented method based on inertial sensors”. Book of Abstracts of the 1st Clinical Movement Analysis World Congress, 15th Annual meeting of SIAMOC, 23rd Annual Meeting of ESMAC. Page(s): 184. 2014, 29 September-4 October, Rome. • Aprile I, Di Sipio E, Simbolotti C, Germanotta M, Cortellini L, Rabuffetti M, Padua L, Ferrarin M. “Effects of the upper limb robot-assisted therapy on a daily task in stroke patients: preliminary results using motion analysis”. Book of Abstracts of the 1st Clinical Movement Analysis World Congress, 15th Annual meeting of SIAMOC, 23rd Annual Meeting of ESMAC. Page(s): 112. 2014, 29 September-4 October, Rome. Linea di Ricerca 1 97 Ricerca corrente Linea di Ricerca 1 98 spettroscopia Raman direttamente su campioni di cute umana provenienti da biopsie e interventi di chirurgia plastica, ottenuti nell’ambito di una convenzione tra la Fondazione Don Gnocchi e la biobanca della pelle dell’Ospedale Niguarda. I campioni vengono crioconservati e/o attivati in colture organotipiche che ne preservano le proprietà fisiologiche fino a tre giorni. Gli spettri Raman ottenuti vengono analizzati sia attraverso software commerciali di analisi spettrale (LabSpec) che attraverso algoritmi specifici sviluppati ad hoc da bioingegneri computazionali della Fondazione Don Gnocchi. Riguardo al secondo obiettivo, si è scelto di mettere a punto i protocolli per la rilevazione di spettri SERS (Surface Enhanced Raman Spectroscopy) sia attraverso lo spettrometro in dotazione al laboratorio LABION (Laboratorio di Nanomedicina e Biofotonica Clinica) della Fondazione, un microRaman confocale Aramis (Horiba Jobin Yvon) sia tramite uno spettrometro assemblato presso i laboratori del CEA (Commissariat à l’Energie Atomique) di Grenoble – l’apparecchio BacRAM. Anche in questo, l’analisi spettrale è stata effettuata sia attraverso il software commerciale di postprocessing LabSpec sia attraverso l’algoritmo di riduzione del background di fluorescenza sviluppato ad hoc presso i laboratori della Fondazione Don Gnocchi. L’enhancement dell’effetto Raman, cioè il raggiungimento dell’effetto SERS, è stato ottenuto tramite una specifica tecnica “a sandwich” tra una superficie SERS-attiva nanostrutturata (Plasmore Srl) e un layer di nanoparticelle d’oro coniugate con un opportuno reporter Raman, che attivano per vicinanza un plasmone di risonanza e, dunque, l’effetto SERS solo in presenza del marker genetico cercato, coniugandosi alla sua sequenza specifica. Attività Attività relative al primo obiettivo – sonda SERS per la cute Lo studio, in questa prima fase, si è focalizzato sulle tecniche di differenziazione spettrale tra la cute sana e quella lesionata (lesioni tumorali). In particolare, dopo l’ottimizzazione per lo studio di campioni di cute umana normale al fine di mettere a punto il protocollo di acquisizione su biopsia intera di organo, è stata verificata la capacità della tecnica di distinguere fra i diversi costituenti del tessuto epidermico ed è stato creato un database dei principali spettri Raman caratteristici dei diversi strati cutanei, come punto di partenza per il confronto della firma biochimica di campioni di cute normale e derivanti da lesioni cutanee. È stata poi analizzata una biopsia di tumore benigno, classificata come nevo nevocitico, rivelando un aumento generalizzato e consistente dell’intensità dei segnali Raman negli intervalli considerati, dato riconducibile a un aumento complessivo di fluorescenza del campione dovuto alla presenza di abbondante melanina. Al contempo, i picchi corrispondenti ad amide I e amide III sono risultati rispettivamente ridotti e aumentati rispetto alla cute di controllo (a suggerire un riarrangiamento della componente proteica principale dell’epidermide che è rappresentata dai filamenti intermedi di cheratina, noti per il loro ruolo nella differenziazione terminale dei cheratinociti) e frequentemente alterati in condizioni di trasformazione neoplastica. Attività relative al secondo obiettivo – integrazione di test Raman su materiale genetico Il lavoro di integrazione del kit SERS per la detezione di biomarcatori genetici attualmente in sviluppo presso i laboratori della Fondazione Don Gnocchi con i dispositivi di analisi e preparazione del campione sviluppati presso il CEA-LETI di Grenoble, durante questa prima fase del progetto, si è focalizzata sulla possibilità di impiegare un particolare dispositivo Raman, denominato Bacram, originariamente sviluppato per l’identificazione rapida dei batteri, che dovrebbe permettere una maggiore facilità nell’analisi del kit, data la possibilità di questo strumento di analizzare un gran numero di spettri Raman in diverse posizioni del substrato in un tempo molto ridotto. I primi test svolti hanno fino a oggi evidenziato “delle criticità” riguardanti le diverse configurazioni ottiche dello strumento presente in FDG rispetto a quello sviluppato al CEA. In particolare, Bacram è stato sviluppato per lavorare ad una lunghezza d’onda pari a 533 nm (verde) mentre il test SERS è stato ottimizzato per una lunghezza d’onda pari a 633 nm (rosso). Di conseguenza i primi risultati sono stati negativi ed è al momento in sviluppo un sistema Bacram capace di lavorare alle lunghezze d’onda richieste per il test Linea di Ricerca 1 3.lavorare alla produzione di articoli scientifici. Infine, ultimo obiettivo era l’organizzazione di seminari tematici su nuove tecnologie che potessero essere di aiuto alle investigazioni scientifiche delle varie aree. Ricerca corrente METODI 100 L’attività del Laboratorio si è articolata in una parte di scouting (interno ed esterno) e, in parallelo, da una parte operativa caratterizzata dal completamento delle collaborazioni su progetti già avviati e dall’inizio delle attività di integrazione e/o design e sviluppo delle soluzioni tecnologiche in risposta ai concreti problemi applicativi rilevati. In questa fase iniziale, lo scouting interno si è rivolto soprattutto a quelle realtà con cui si avevano contatti preesistenti (es. Neuropsichiatria Infantile, Neurologia, Cardiologia, Riabilitazione). Attraverso il contatto con alcuni referenti di queste aree, si è analizzata l’eventuale domanda di soluzioni tecnologiche avanzate che potessero contribuire a un miglioramento della pratica clinica e riabilitativa. Lo scouting esterno si è basato invece su azioni di networking con le principali realtà dei produttori di tecnologia e/o dei loro distributori, concentrandosi soprattutto sui dispositivi e sensori integrabili “attorno alla persona”. C’è anche stata una limitata ricerca e valutazione di aziende e terzisti interessanti per gli aspetti di technology transfer. Per gli aspetti operativi, oltre al proseguimento delle attività di collaborazione già in essere (es. MiniMagIC – sistema indossabile di monitoraggio dei parametri fisiologici e del movimento – e MecFES – innovativo sistema di stimolazione elettrica funzionale controllato dallo stesso o altri gruppi muscolari del soggetto), proprio in seguito all’analisi delle esigenze dell’area della neuropsichiatria infantile, si è aperta una collaborazione molto interessante e promettente che ha già dato i suoi primi frutti, sia in termini di pubblicazioni sia di progetti. ATTIVITÀ Accanto alle attività di scouting interno ed esterno, nel primo anno di vita, le attività del laboratorio hanno ruotato attorno ad alcune principali collaborazioni. Collaborazione con area Neuromotoria La collaborazione con l’area Neuromotoria (Ing. Rabuffetti) si è concentrata sullo sviluppo di un’applicazione per la valutazione della differente attività degli arti superiori nei pazienti emiplegici. Sono stati messi a punto e confrontati diversi indici descrittivi dell’attività registrata sotto forma di tracciato accelerometrico. Per la raccolta delle informazioni si è deciso di utilizzare un orologio sensorizzato prodotto dalla Texas Instruments e disponibile in commercio (EZ-Chronos) per procedere, quindi, all’inserimento all’interno dell’orologio degli algoritmi sviluppati. Per questo è stato completamente riscritto il firmware e, contemporaneamente, è stato sviluppato un software per la gestione dell’orologio e il trasferimento dei dati verso un computer. Attualmente i prototipi dell’orologio stanno raccogliendo i dati dai primi pazienti e la previsione è di realizzare appena possibile (entro il 2014) un primo articolo scientifico. Alcuni mesi sono anche stati dedicati ad attività di messa a punto legate al dispositivo MecFES, sia nell’ambito del re-design del dispositivo, che anche per quanto riguarda attività di manutenzione e messa a punto dei dispositivi esistenti, in vista di un trial con i pazienti. Collaborazione con area Cardiovascolare e Wearable La collaborazione ha riguardato il completamento dello sviluppo dell’elettronica MiniMagIC e l’inizio dello sviluppo della versione MiniMagIC Space, che servirà per raccogliere dati relativi al sonno dell’astronauta italiano durante la prossima missione sulla ISS, nel 2015. Sono state effettuate, inoltre, anche attività di supporto per la parte di software di visualizzazione ed analisi dei segnali acquisiti dal sistema indossabile MagIC. Collaborazione con Unità di Neuropsichiatria Infantile In seguito a diversi confronti con la referente dell’area (Dott.ssa Angelini) e con alcune referenti cliniche (in particolare la Dott.ssa Olivieri), è stato identificato un progetto (adozione precoce di carrozzine elettroniche da parte di bambini) in cui l’utilizzo di soluzioni tecnologiche avanzate potrebbe dare un contributo importante nel monitoraggio remoto (domiciliare). Si è proceduto, quindi, allo studio delle soluzioni possibili, anche in collaborazione con l’area delle tecnologie assistive del CITT (Ing. Gower). Inoltre, a partire dalla valutazione dei limiti dell’attuale sistema di Realtà Virtuale (VR) in • Analisi e preparazione di un report sui sensori, processori e sistemi di trasmissione di potenziale interesse nell’ambito wearable. Prodotti Scientifici • Olivieri I, Chiappedi M, Meriggi P, Mazzola M, Grandi A, Angelini L. Rehabilitation of Children with Hemiparesis: A Pilot Study on the Use of Virtual Reality. BioMed Research International 10/2013; doi:10.1155/2013/695935. • Di Rienzo M, Vaini E, Castiglioni P, Merati G, Meriggi P, Parati G, Faini A, Rizzo F. Wearable seismocardiography: Towards a beat-by-beat assessment of cardiac mechanics in ambulant subjects, Autonomic Neuroscience: basic & clinical. 05/2013; doi:10.1016/j.autneu.2013.04.005. • Agostoni P, Swenson ER, Fumagalli R, Salvioni E, Cattadori G, Farina S, Bussotti M, Tamplenizza M, Lombardi C, Bonacina D, Brioschi M, Caravita S, Modesti P, Revera M, Giuliano A, Meriggi P, Faini A, Bilo G, Banfi C, Parati G. Acute high-altitude exposure reduces lung diffusion: Data from the HIGHCARE Alps Project, Respiratory Physiology & Neurobiology. 04/2013; doi:10.1016/j.resp.2013.04.005. • Lombardi C, Meriggi P, Agostoni P, Faini A, Bilo G, Revera M, Caldara G, Di Rienzo M, Castiglioni P, Maurizio B, Gregorini F, Mancia G, Parati G. High-altitude hypoxia and periodic breathing during sleep: gender-related differences. Journal of Sleep Research, Jan. 2013; doi:10.1111/ jsr.12012. Ricerca corrente utilizzo, si è studiato e messo a punto il progetto VITAMIN (VIrtual realiTy plAtform for Motor cognItive rehabilitatioN), per la creazione di una piattaforma per la somministrazione a bambini di esercizi di riabilitazione sotto forma di giochi o di interazioni con elementi virtuali. Il progetto è iniziato a gennaio 2014. Infine, proprio a partire dall’esperienza effettuata sulla parte di VR con il sistema commerciale attualmente in uso (VRRS, Khymeia, Padova) è stato realizzato un primo ma promettente lavoro scientifico sull’utilità dell’approccio quantitativo nell’uso della realtà virtuale come ambito per la riabilitazione o la somministrazione di esercizi a bambini. Altre collaborazioni Oltre alle collaborazioni sopra descritte, esistono anche altre collaborazioni scientifiche interne, in particolare con l’area dei Biosegnali (Linea di Ricerca 1), Neurofisiopatologia (Linea di Ricerca 2B), ed esterne, con l’IRCCS Istituto Auxologico Italiano (in particolare con l’area Cardiovascolare – Prof. Parati e Dott.ssa Lombardi, e follow-up del progetto eBrain, Dott.ssa Poletti), e con l’IRCCS Centro Cardiologico Monzino (Prof. Agostoni). Infine, per quanto riguarda le attività di formazione, i contatti con il Centro di Formazione Orientamento e Sviluppo della Fondazione Don Gnocchi (CeFOS) hanno contribuito a definire alcuni corsi di formazione per il personale tecnico della Fondazione, che si sono concretizzati nel 2013 sotto il coordinamento del CeFOS con l’aiuto di aziende esterne. Elenco dei risultati ottenuti • Sviluppo di prototipi funzionanti dell’orologio sensorizzato, per la raccolta dell’attività dei pazienti e del relativo software per il trasferimento dei dati. • Supporto allo sviluppo del sistema MiniMagIC standard e preparazione all’estensione “spaziale”. Supporto allo sviluppo del relativo software di interfaccia. • Supporto allo sviluppo del progetto MecFES nella versione originale e in una versione avanzata. • Supporto all’attività di analisi dei dati rilevati tramite il sistema di realtà virtuale VRRS (Khymeia, Padova). • Analisi e sviluppo del progetto per la realizzazione di un motore di esercizi in realtà virtuale (progetto VITAMIN, iniziato nel 2014 con finanziamento privato). Linea di Ricerca 1 101 Linea di Ricerca 1 Integrazione di un front-end A/D miniaturizzato ad alte prestazioni per segnali EEG/EMG e applicazione per Brain Computer Interface a basso costo Responsabile: Meriggi Paolo Ricerca corrente BACKGROUND 102 L’evoluzione tecnologica sta rendendo disponibili componenti elettronici le cui capacità di trasduzione, calcolo, memorizzazione e comunicazione, insieme alla progressiva miniaturizzazione, consentono di realizzare dispositivi portabili o addirittura indossabili per l’acquisizione e l’elaborazione di segnali fisiologici adatti al contesto ambulatoriale e/o domiciliare. Date le grandi potenzialità di questo segmento del mercato medicale, molti dei principali produttori di circuiti integrati stanno proponendo in soluzioni single-chip i cosiddetti “front-end” analogici (Analog Front End o AFE), che permettono l’acquisizione di biosegnali con qualità elevata a fronte di ingombri circuitali contenuti. Tra questi AFE, recentemente ne sono stati introdotti alcuni dedicati all’acquisizione e al trattamento iniziale dei segnali EEG ed EMG, dedicati allo sviluppo di dispositivi molto compatti e con un eccellente rapporto segnale/rumore. Il presente studio si pone lo scopo di integrare questi componenti per realizzare dei dispositivi in grado di sfruttare le caratteristiche di qualità del segnale acquisito e di compattezza, sia a scopo diagnostico sia come input per sistemi di interazione uomo-macchina (Human Machine Interface) a partire da segnali EMG e/o EEG. Quest’ultimo utilizzo in particolare potrebbe risultare molto interessante, aprendo la strada allo sviluppo o all’integrazione di sistemi di comunicazione alternativa (Augmentative and Alternative Communication – AAC) a basso costo. Purtroppo, infatti, i sistemi di interfaccia uomo-macchina basati su EMG presenti sul mercato sono pochissimi e, solitamente, in grado di rilevare pochi canali oppure in gran parte ancora oggetto di investigazione scientifica. Nel caso dei segnali EEG, invece, il costo dei sistemi adatti per controllare le selezioni operate da un calcolatore è ancora elevato (svariate migliaia di euro) e le alternative a basso costo commercialmente disponibili presentano spesso limitazioni tali da com- prometterne l’efficacia per impieghi AAC. La complessità, i costi elevati e l’inadeguatezza delle caratteristiche (per i sistemi commerciali a basso costo) continuano a costituire delle barriere alla diffusione di queste soluzioni, sommandosi ad altre problematiche intrinseche nell’acquisizione e utilizzo dei biosegnali di piccola ampiezza quali i segnali EEG ed EMG (rapporto segnale/rumore, stabilità del segnale nel lungo periodo, tolleranza del paziente a elettrodi attaccati alla pelle ecc.). A partire dall’esperienza maturata negli scorsi anni nel campo dello sviluppo hardware e software, unita alla disponibilità di questi nuovi AFE specificamente dedicati all’acquisizione dei segnali EEG ed EMG, il Laboratorio di Integrazione di Tecnologie Biomediche si pone l’obiettivo di integrare un dispositivo di acquisizione di biosegnali, compatto e a basso costo (inferiore ai 1.000 euro), che possa trovare impiego anche nel campo HMI (Human Machine Interface) e in particolare BCI. OBIETTIVI Il presente studio aveva il duplice scopo di: 1.integrare un dispositivo di acquisizione di segnali EEG/ EMG a elevata risoluzione, compatto e a basso costo; 2.utilizzare il dispositivo di acquisizione integrato per la realizzazione di un sistema BCI completo a basso costo. A causa della sensibile riduzione del budget disponibile per il progetto, si è proceduto a privilegiare il primo punto giungendo, come vedremo, alla realizzazione di un prototipo funzionante del dispositivo di acquisizione. Dispositivo di acquisizione che, per come è stato disegnato, può rilevare segnali EMG/EEG con una versione dell’hardware del frontend, mentre con una differente versione può acquisire segnali EMG/ECG. METODI Il presente progetto ha riguardato lo studio e la messa a punto di un dispositivo di acquisizione per EMG/EEG (e altri biosegnali) a basso costo. Le attività svolte hanno, dapprima, riguardato un’attenta analisi di quanto già presente sul mercato e, quindi, la selezione dei migliori componenti secondo i criteri di robustezza, basso costo, qualità dei segnali acquisiti e facilità realizzativa, per giungere alla messa a punto del prototipo. Linea di Ricerca 1 Ricerca corrente modo assolutamente specifico la sequenza del gene target WT1, permettendo di ottenere un sistema che combini la sensibilità con la specificità. Oltre a questo è necessario sviluppare i protocolli necessari per ottenere un corretto appaiamento delle sequenze genetiche e quelli per permettere una efficace rilevazione del segnale tramite la spettroscopia Raman. 106 Fig. 1 ATTIVITÀ Lo sviluppo del kit per il rilevamento di marcatori genetici della leucemia mieloide acuta ha richiesto la messa a punto di diverse fasi quali: la sintesi di nanoparticelle d’oro di diversa forma e dimensione, la funzionalizzazione delle nanoparticelle con diversi oligonucleotidi, il monitoraggio del processo di annealing tra le diverse sequenze di DNA mediante spet- Schema del biosensore Linea di Ricerca 1 troscopia UV-visibile e il rilevamento delle molecole target attraverso spettroscopia SERS. Al momento è stato sviluppato un modello di biosensore semplificato in cui il DNA target è coniugato con un Raman reporter (malachite verde). Allo scopo di valutare quale fosse il tipo di nanoparticella più adatto al nostro progetto, in una prima fase sono state sintetizzate tre differenti classi di nanoparticelle d’oro differenti per forma e dimensione. Le prime nanoparticelle sintetizzate sono state di forma sferica, con dimensione di circa 40 nm di diametro. Queste nanoparticelle presentano un protocollo di sintesi abbastanza semplice e riproducibile e si sono dimostrate stabili nel tempo, tuttavia mostrano un buon grado di enhancement dei segnali Raman. Il secondo tipo di nanoparticelle preparate è di forma stellata di dimensione di circa 70 nm ottenute seguendo diversi protocolli. Rispetto alle nanoparticelle sferiche le nanoparticelle stellate si sono dimostrate essere molto più efficaci nell’amplificare i segnali Raman delle molecole target; al contempo però risultano essere meno stabili e per questo motivo è stato difficile utilizzarle nelle fasi di funzionalizzazione e di detezione. Da ultimo sono stati preparati dei nanorods (nanoparticelle di forma allungata) mediante un innovativo protocollo sempre basato sull’impiego dell’idrochinone come agente riducente. Queste nanoparticelle non hanno però mostrato una particolare capacità nell’amplificazione dei segnali Raman e, quindi, non sono state impiegate nelle successive fasi del progetto. Per la coniugazione di DNA alle nanoparticelle e in particolare alle nanosfere, si è scelto di usare la ben nota reazione tra l’oro e i gruppi tiolo (-SH). Questa è una procedura relativamente semplice, ben consolidata per questo tipo di applicazioni ed è basata sulla formazione di legami covalenti dativi tra gli atomi di oro presenti sulla superficie delle nanoparticelle e l’atomo di zolfo del tiolo coniugato al DNA. Dopo la fase di funzionalizzazione è stato necessario mettere a punto il processo di annealing. Questo punto è particolarmente critico dato che per far avvenire la corretta ibridazione tra le sequenze target e le sequenze di DNA coniugate alle nanoparticelle è necessario uno stretto controllo delle condizioni sperimentali quali la temperatura, la concentrazione salina della soluzione in cui avviene il processo e la natura del tampone utilizzato per evitare di incorrere nella denaturazione del DNA o in appaiamenti non corretti. In aggiunta, per il nostro sistema, è stato necessario scegliere delle condizioni che fossero compatibili con la stabilità delle nanoparticelle in soluzione. Questo è particolarmente importante in Spheres Stars 20000 1000 15000 5000 Fig. 2A 1000 1250 Raman Shift (cm-1) 1500 Fig. 2B 1000 1250 Raman Shift (cm-1) 1500 Ricerca corrente 10000 500 Confronto tra l’enhancement dei segnali Raman ottenuti utilizzando nanoparticelle sferiche e stellate. 107 Linea di Ricerca 1 quanto un’eccessiva forza ionica del tampone provocherebbe la completa schermatura delle cariche elettrostatiche che mantengono le nanoparticelle in soluzione. Dopo numerosi tentativi si è scelto di utilizzare un tampone tris-acetato (25 mM) a pH = 8,2 con una concentrazione di NaCl pari a 300 mM. Per far avvenire l’ibridazione si è quindi provveduto a miscelare le nanoparticelle coniugate con la sequenza target marcata con un Raman reporter. In seguito, si è portata la miscela a 95 °C per 5 minuti per denaturare il DNA complementare a doppio filamento ed eventuali strutture secondarie formatesi tra i diversi oligonucleotidi, successivamente il sistema è stato fatto raffreddare lentamente fino ai 37 °C per favorire il corretto assemblaggio dei diversi filamenti con il DNA complementare. Una volta effettuato il riconoscimento della sequenza target, le nanoparticelle sono state centrifugate per eliminare il restante materiale genetico, risospese in acqua e fatte riaggregare con acido cloridrico al fine di massimizzare l’aumento del segnale Raman. Grazie all’utilizzo di questa metodica siamo stati in grado di rilevare la presenza del DNA target a concentrazioni dell’ordine del nanomolare (Fig. 3). Intensity (a.u.) Ricerca corrente 25000 20000 15000 10000 5000 Fig. 3 200 400 600 800 Complementer oligo (nM) 108 1000 rodotti Scientifici • Mehn D, Morasso C, Vanna R, Schiumarini D, Bedoni M, Ciceri F, Gramatica F. Surface Enhanced Raman Spectroscopy based method for leukemia biomarker detection using magnetic core @ gold shell nanoparticles. BioNanoScience, under review (second round). • Morasso C, Mehn D, Vanna R, Bedoni M, Forvi E, Colombo M, Prosperi D, Gramatica F. One-Step Synthesis of Star-Like Gold Nanoparticles for Surface Enhanced Raman Spectroscopy. Materials Chemistry and Physics. 2014. (143) 1215-1221. • Mehn D, Morasso C, Vanna R, Bedoni M, Prosperi D, Gramatica F. Immobilized gold nanostars in a paper based test system for Surface Enhanced Raman Spectroscopy. Vibrational Spectroscopy. 2013. (68) 45-50. Per reviewed international conference proceedings. • Morasso C, Mehn D, Vanna R, Bedoni M, García CP, Prosperi D, Gramatica F. Star-like gold nanoparticles as highly active substrate for Surface Enhanced Raman Spectroscopy. Proceedings of SPIE. 2013. Vol. 8595, 859507. Congressi • Morasso C. “Hydroquinone based synthesis of Au nanoparticles with shape control for SERS applications”. Presented at: Italian Crystal Growth 2013. 2013, 14-15 November, Parma Italy. • Morasso C. “Star-like gold nanoparticles as highly active substrate for surface enhanced Raman spectroscopy. Presented at: BIOS – Colloidal Nanoparticles for Biomedical Applications VIII. part of Photonic West. Organized by SPIE. 2013, 2–7 February, San Francisco, United States. Poster • Méhn D, Morasso C, Vanna R, Schiumarini D, Bedoni M, Ciceri F, Gramatica F. “Surface Enhanced Raman Spectroscopy based method for leukemia biomarker detection using magnetic core @ gold shell nanoparticles”. Presented at NanoBioEurope. 2013, 10-12 June, Toulouse, France. BACKGROUND Il background dell’attività svolta nel 2013 nell’ambito della presente attività di Ricerca Corrente è rappresentato da: 1.attività, svolta presso il Polo Tecnologico dell’IRCCS Fondazione Don Gnocchi precedente all’anno 2013, di sviluppo di strumenti, metodologie e protocolli sperimentali nell’ambito delle neuroscienze cognitive sperimentali; 2.integrazione profonda tra la componente tecnologica e la componente clinica della Fondazione Don Gnocchi; collaborazione con istituzioni, universitarie e non, esterne alla Fondazione e, in particolare, il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino. Tale background consente di rispondere alla domanda pressante nel presente contesto di approfondimento dei disturbi cognitivi, originati sia da un evento focale, sia da un processo degenerativo, sia da un danno/lesione congenito. In particolare, tale richiesta è giustificata dalla consapevolezza che un migliore inquadramento del disturbo possa potenzialmente migliorare l’approccio terapeutico e riabilitativo. Analogamente, si ritiene che l’identificazione precoce di fattori che determinano disturbi dell’apprendimento in una popolazione infantile consenta un trattamento più efficace dei disturbi stessi. Nel presente progetto si è sviluppata ulteriormente la piattaforma testistica, risultato di attività di ricerca corrente e trascorsa, si è proceduto a campagne sperimentali con popolazioni selezionate, si sono sviluppati modelli matematici per l’analisi dell’outcome grezzo al fine di ottenere indici di performance specifici dei diversi aspetti coinvolti nel task richiesto. Particolare attenzione è stata rivolta a test che implicano la scrittura e il disegno manuale, con particolare attenzione a popolazioni di individui giovani frequentanti la scuola dell’obbligo. OBIETTIVI Gli obiettivi perseguiti nell’anno 2013 sono stati: a.consolidamento e ulteriore sviluppo della piattaforma computerizzata già realizzata; b.implementazione di test e in particolare di sequenze di copia di figure (Rey, batteria VMI ecc.); c.implementazione di modelli matematici di indici significativi dei diversi aspetti delle performance; d.svolgimento di campagne sperimentali in collaborazione con partner clinici e universitari su popolazioni con caratteristiche specifiche (bambini normali all’inizio o alla fine del percorso della scuola primaria; bambini border-line in ambito scolastico; bambini con disturbi in trattamento presso reparti di Neuropsichiatria Infantile; soggetti adulti con danno cerebrale focale o derivante da malattia neurodegenerativa). METODI I metodi utilizzati sono basati sulle piattaforme computerizzate sviluppate presso l’IRCCS Don Gnocchi e modificate eventualmente per adeguarsi alle attività svolte. Tra i setup sperimentali e le piattaforme computerizzate utilizzate elenchiamo: • tablet PC per lo studio di movimenti ciclici in compiti bimanuali congruenti o incongruenti; • tavoletta grafica Wacom per lo studio della performance grafica in compiti di disegno e in test di prassia costruttiva; • sistema di analisi del movimento per lo studio dei movimenti degli arti superiori in compiti unimanuali e bimanuali; • touchscreen monitor per lo studio della performance in test di reazione o di attenzione sostenuta. In specifiche applicazioni il setup sperimentale è stato integrato con l’inclusione di un sistema elettromiografico per il rilievo delle attività muscolari. ATTIVITÀ Nel 2013 sono state realizzate le seguenti attività sperimentali e ottenuti i relativi risultati. Sperimentazione con protocollo Cerchi e Righe su tablet PC in collaborazione con Dip Psicologia Università Torino: • 12 sessioni (3 oggetti): soggetti con distonia focale, prepost TMS; • 2 soggetti: soggetti con sindrome di arto fantasma (PhantomLimb); • 28 soggetti: studio interferenza arto alieno (RubberHand); • 11 soggetti: soggetti con Schizofrenia; Ricerca corrente Sviluppo e applicazione di metodi strumentali per la valutazione delle funzioni cognitive – Fase I (2013) Responsabile: Rabuffetti Marco Linea di Ricerca 1 109 Linea di Ricerca 1 • 21 sessioni (6 soggetti): soggetti pre-post TMS aree corticali. Sperimentazione con protocollo disegno su tavoletta grafica in collaborazione con reparto Riabilitazione Neurologica e con Dipartimento Psicologia Università di Milano Bicocca: • 28 soggetti di controllo; • 20 soggetti con malattia di Parkinson; • 14 soggetti con lesione cerebrale focale destra. Sperimentazione con protocollo disegno su tavoletta grafica in collaborazione con U.O. Neuropsichiatria Infantile (Angelini) e Dip Psicologia Uni Bari e Uni Lecce: • 32 soggetti (19 bambini di 5a elementare, 13 bambini di 3a elementare): studio competenze ortografiche (Bari); • 98 soggetti: studio competenze grafomotorie e prassiche in bambini dalla 2a alla 5a elementare (Milano); • 4 soggetti (studio pilota): studio competenze grafomotorie e prassiche in bambini con disturbi apprendimento (Milano). Nel 2013 sono state condotte le seguenti analisi di data set precedentemente acquisiti e i risultati sono stati utilizzati per la scrittura di manoscritti da sottoporre per pubblicazione: • 6 soggetti protocollo di grasping bimanuale in presenza di target congruenti o incongruenti; • 20 soggetti studio dell’interfereza in compiti bimanuali in modalità passiva o in presenza di un blocco periferico meccanico; • 2 soggetti studio integrato O&I + fMRI su un soggetto con neglect motorio e un soggetto di controllo. Ricerca corrente Prodotti Scientifici 110 Nel 2013 sono stati pubblicati 5 articoli su riviste per reviewed internazionali con IF medio 5.98. • Garbarini F, D’Agata F, Piedimonte A, Sacco K, Rabuffetti M, Tam F, Cauda F, Pia L, Geminiani G, Duca S, Graham S J, Berti A. Drawing lines while imagining circles: Neural basis of the bimanual coupling effect during motor execution and motor imagery. Neuroimage. 2013, Nov. 2;88C:100112 doi:10.1016/j.neuroimage.2013.10.061. (IF 6.25). • Piedimonte A, Garbarini F, Rabuffetti M, Pia L, Berti A. Executed and Imagined Bimanual Movements: A Study Across Different Ages. Dev Psychol. 2013, Sep 23. [Epub ahead of print] PubMed PMID: 24059255. (IF 2.98). • Rabuffetti M, Folegatti A, Spinazzola L, Ricci R, Ferrarin M, Berti A, Neppi-Modona M. Long-lasting amelioration of walking trajectory in neglect after prismatic adaptation. Front Hum Neurosci. 2013, Jul. 15;7:382. doi:10.3389/ fnhum.2013.00382. (IF 2.91). • Garbarini F, Pia L, Piedimonte A, Rabuffetti M, Gindri P, Berti A. Embodiment of an alien hand interferes with intact-hand movements. Curr Biol. 2013, Jan. 21;23(2):R578. doi:10.1016/j.cub.2012.12.003. (IF 9.49). • Pia L, Spinazzola L, Rabuffetti M, Ferrarin M, Garbarini F, Piedimonte A, Driver J, Berti A. Temporal coupling due to illusory movements in bimanual actions: evidence from anosognosia for hemiplegia. Cortex. 2013, Jun. 49(6):1694703. doi:10.1016/j.cortex.2012.08.017. (IF 6.16). BACKGROUND L’actigrafia è l’insieme di metodologie di misura che consentono il monitoraggio delle attività motorie nella vita quotidiana degli individui. L’opportunità del monitoraggio esiste in tutte le situazioni in cui l’esame di laboratorio non è opportuno o non è sufficiente per i seguenti motivi: 1.il sintomo (disturbo motorio) non è presente all’esame di laboratorio (in cui esiste motivazione specifica del paziente), ma si presenta nella vita quotidiana; 2.il sintomo (disturbo motorio) ha carattere transitorio e, quindi, è probabile che non sia evocato durante la permanenza in laboratorio; 3.il deficit/recupero funzionale evidenziato da esami clinici o di laboratorio deve essere confermato da un correlato quantificabile osservabile nella vita quotidiana; 4.il dato di interesse consiste nell’attività spontanea e non nell’attività svolta secondo richiesta specifica. Allo stato attuale sono disponibili piattaforme di sviluppo per l’actigrafia che rendono disponibili su un hardware con caratteristiche wearable (indossabili) sensori, memoria e microprocessori in grado di sostenere lo sviluppo di sistemi dedicati. Tali sistemi risultano di costo inferiore, maggiormente aderenti alle necessità della ricerca scientifica e dell’indagine medica e di utilità maggiore di sistemi di monitoraggio readyto-use assimilabili alla categoria degli smart-watch. Obiettivi L’obiettivo della ricerca è il consolidamento e l’applicazione di una metodologia di monitoraggio della mobilità con particolare attenzione alla simmetria/asimmetria dei livelli di attività motoria osservabili ai due arti superiori; tale obiettivo fondamentale si traduce nei seguenti punti: 1.consolidamento di un sistema actigrafico di monitoraggio motorio che quantifichi in modo differenziale i livelli di attività dei due arti superiori; 2.validazione della metodologia; 3.taratura, ovvero raccolta di dati normativi, su soggetti normali (con particolare attenzione al fattore età e, quindi, contemplando l’inclusione di soggetti anziani che, pur non presentando danni al SNC, possono essere considerati “fragili”); 4.studio sperimentale su soggetti con esiti di stroke in condizioni croniche; 5.studio sperimentale su soggetti in fase acuta post stroke; 6.studio sperimentale su soggetti con esiti di danno cerebrale con ipotesi della specifica sindrome di neglect motorio; 7.studio sperimentale pilota su soggetti con esiti di danno cerebrale in cui valutare, mediante monitoraggio, l’effetto di un trattamento terapeutico e, in particolare, riabilitativo. Metodi Il sistema actigrafico è sviluppato presso il nostro IRCCS partendo da una piattaforma di sviluppo commerciale: il sistema ezChronos 430 di Texas Instruments. Tale piattaforma consiste in un sistema indossabile dalle apparenze di un orologio digitale sportivo che rende disponibile un sensore triassiale accelerometrico, una memoria di 8 kbytes e un micro-controllore 430 in grado di elaborare i dati grezzi accelerometrici registrati e di estrarre indici di performance riassuntivi. Tale potenzialità consente di analizzare registrazioni eseguite su epoche di durata limitata e di memorizzare soltanto l’indice o gli indici di performance motoria riassuntivi. Lo sviluppo di indici di performance motoria e la definizione di indici di asimmetria, laddove si considerino le registrazioni di due actigrafi posizionati simmetricamente sul soggetto (per quanto riguarda la presente applicazione, si considerano i due polsi), sono verificati secondo criteri di robustezza delle grandezze considerate che devono essere spazio-invarianti. Tale sviluppo e il consolidamento operato nell’anno 2014 sono frutto di attività svolte presso il nostro Centro IRCCS. La validazione del sistema è basata sullo svolgimento di esperimenti in cui i risultati hanno valori attesi (per esempio se i due actigrafi sono indossati sullo stesso polso, l’indice di asimmetria dovrebbe restituire un valore nullo, quindi il valore restituito sarà considerato la soglia di accuratezza della valutazione di asimmetria). Ricerca corrente Sviluppo di protocolli sperimentali basati su sistemi actigrafici per il monitoraggio delle attività motorie a supporto dei processi clinici Responsabile: Rabuffetti Marco Linea di Ricerca 1 111 Linea di Ricerca 1 Sviluppo e applicazione di metodi strumentali per la valutazione delle funzioni cognitive – Fase II (2014) Responsabile: Rabuffetti Marco BACKGROUND L’analisi strumentale, in particolare realizzata mediante sistemi computerizzati, della performance cognitiva consente di caratterizzare, oltre allo score finale, anche le modalità spazio-temporali con cui il risultato è conseguito. Oltre a ciò, il computer consente una gestione avanzata degli stimoli (non solo visivi statici, ma anche in movimento, nonché degli stimoli uditivi, meccanici ecc.) che migliora la standardizzazione della somministrazione e l’automatizzazione della refertazione e consente il progetto di test innovativi. Un paradigma sperimentale in ambito cognitivo basato su piattaforma computerizzata e rilevante per la presente ricerca è stato sviluppato presso l’IRCCS Don Gnocchi in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia della Università degli Studi di Torino: il paradigma Cerchi e Righe. è noto che l’esecuzione di compiti bimanuali non congruenti determina un reciproco effetto modulante (il cosidetto “coupling”). Nella specifica implementazione, il disegno in contemporanea e in modo continuo di una riga e di un cerchio da parte dei due arti determina, nel soggetto normale, un effetto di ovalizzazione di entrambe le figure. L’implementazione computerizzata, oggetto di pubblicazioni a partire dal 2011, si presta al disegno di esperimenti in cui esplorare ipotesi sul controllo motorio come nella presente RC. Ricerca corrente Obiettivi 114 L’obiettivo generale della presente RC di sviluppo e applicazione di metodi quantitativi e strumentali allo studio della performance cognitiva è stato realizzato nel 2014 dal perseguimento dei seguenti obiettivi parziali: 1.consolidamento e ulteriore sviluppo della piattaforma computerizzata già realizzata (paradigma Cerchi e Righe); 2.implementazione di test di copia di figure (Rey-Osterrieth, VMI); 3.implementazione di modelli matematici di indici significativi dei diversi aspetti delle performance; 4.svolgimento di campagne sperimentali in collaborazione con partner clinici e universitari su popolazioni con caratteristiche specifiche. In particolare, il paradigma Cerchi e Righe è stato adottato per esplorare ipotesi relative al ruolo della “body ownership” nel modulare il controllo motorio. La condizione illusoria di body ownership è stata realizzata sperimentalmente in due differenti contesti: a.utilizzando una realtà virtuale immersiva in cui un avatar replicante i propri movimenti (riga per riga) o realizzante movimenti incongrui (cerchio per riga) in modo sincrono poteva essere percepito in prima persona (e quindi “embodied”) oppure in terza persona (e quindi rappresentante un altro da sé); b.utilizzando il paradigma della “Rubber Hand illusion”, ovvero della possibilità, in virtù di stimolazioni multisensoriali appropriate, che un arto estraneo in una posizione congrua venga annesso a sé (“embodied”). METODI Il paradigma OeI Cerchi e Righe è stato adottato in due contesti: 1.realtà virtuale immersiva in cui il proprio movimento controlla in tempo reale il movimento sincrono (o asincrono) di un avatar che può essere visto in prima (condizione 1PP) o in terza persona (condizione 3PP); 2.soggetto sottoposto all’illusione cosidetta della “Rubber Hand” in cui, in virtù di una contemporanea stimolazione tattile sul proprio arto e una stimolazione simile eseguita su un arto alieno e percepita visivamente, determina l’inclusione dell’arto alieno nel proprio schema corporeo e, quindi successivamente, i movimenti di tale arto determinano risposte nel comportamento assimilabili a quelle che si ottengono normalmente (incluso il coupling motorio considerato nel paradigma Cerchi e Righe, in cui due movimenti incongrui dei due arti interferiscono vicendevolmente). Il test computerizzato di copia della figura di Rey è realizzato utilizzando una tavoletta grafica equipaggiata con uno stilo dotato di punta scrivente a inchiostro: il soggetto esegue il compito grafico disegnando su un foglio sovrapposto alla tavoletta che registra la performance grafica nella sua evolu- Linea di Ricerca 1 Studio di fattibilità per migliorare la presa nel paziente tetraplegico tramite un nuovo dispositivo (MeCFES) – sviluppo e sperimentazione di nuovi metodi di controllo e di applicazione bilaterale – Fase I (2013) Responsabile: Thorsen Rune Asbjørn BACKGROUND Ricerca corrente I costi sanitari annuali per soggetti affetti da lesione spinale cervicale C5-C7 (tetraplegia) ammontano a 431.033 USD annuali (Webster B, Giunti G et al., Work-related tetraplegia: cause of injury and annual medical costs, Spinal Cord. 2004, doi: 10.1038/sj.sc.3101526). Parte di questa spesa è riconducibile alla ridotta funzionalità delle mani. Il MeCFES (sviluppato presso il Polo Tecnologico FDG-SMN) è uno stimolatore neuromuscolare controllato da segnali mio-elettrici che potrebbe essere prodotto e applicato a basso costo (< 500 euro). Specificamente, il MeCFES può migliorare la prensione in soggetti affetti da tetraplegia e, quindi, incrementare l’autonomia nella vita. La sperimentazione clinica ha dimostrato un immediato miglioramento della prensione in 17 su 27 soggetti tetraplegici arruolati. Una buona parte dei soggetti avrebbe bisogno dell’applicazione del sistema su entrambe le mani. Finora il MeCFES è stato testato su un arto singolo utilizzando un solo canale finalizzato a rinforzare la chiusura della mano. Aumentando il numero di muscoli stimolati si potrebbe ampliare la casistica nonché incrementare notevolmente l’utilità per la vita quotidiana. Lo studio precedente (articolo in fase di submission) ha stimato che il 9% della popolazione tetraplegica potrebbe trarre vantaggio dal MeCFES nella vita quotidiana, un numero che il presente studio mira ad aumentare. 116 OBIETTIVI Lo studio è rivolto a pazienti tetraplegici con lesione midollare compresa fra i livelli C5 e C7 e che rispondono a specifici criteri di inclusione. L’obiettivo dello studio è di aumentare l’utilità dello strumento come tecnologia assistiva per soggetti tetraplegici. Si intende valutare la fattibilità di: 1.applicare il MeCFES su due mani simultaneamente; 2.sviluppare e testare un metodo aggiuntivo al rinforzo della chiusura per facilitare l’apertura della mano. METODI La ricerca fa parte di un percorso strategico di pre-marketing per consolidare la validità del dispositivo MeCFES come tecnologia riabilitativa e/o assistiva per persone con lesione midollare o cerebrale. Una volta che le prospettive del mercato saranno consolidate si intende procedere con il technology transfer. Saranno reclutati 5-10 soggetti con tetraplegia a livello C5C7 che siano conformi ai criteri standard per stimolazione elettrica ricoverati alle unità spinali collaboranti. Verrà eseguita una valutazione delle mani poi, a distanza di mesi e a valle dell’implementazione degli algoritmi di controllo, si sperimenterà col dispositivo. Eventuali soggetti dismessi verranno sostituiti reclutando altri soggetti. La prensione verrà testata senza stimolazione e con il MeCFES e confrontata per ogni soggetto. Quindi, ogni soggetto funge da controllo pre-post applicazione. La presente ricerca è uno studio osservazionale prospettico in cui si confronteranno le abilità funzionali dei pazienti con e senza l’ausilio del dispositivo, dopo un opportuno periodo di uso funzionale controllato da un terapista occupazionale. Per la rilevazione delle variabili di outcome si utilizzeranno un test di valutazione funzionale della mano (ARAT) e due questionari (IPPA e QUEST). Le fasi del progetto sono le seguenti: • WP1) Predisposizione documentazione, protocollo; • WP2) Analisi approfondita dell’apertura/chiusura della mano tetraplegica tramite valutazione della mano di un campione limitato (5-10 soggetti tetraplegici), che servirà a implementare una sequenza di stimolazione. La valutazione (test funzionale) verrà filmata per ulteriori analisi; • WP3) Realizzazione della versione pluricanale sistema MeCFES, implementazione firmware e software di controllo. Implementazione di un controllore di stimolazione elettrica che integra l’approccio MeCFES con una sequenza di stimolazione bicanale; • WP4) Reclutamento di un campione limitato (5-10 soggetti tetraplegici) e applicazione del MeCFES bilaterale e/o con due canali di stimolazione. Verrà richiesto ai soggetti di utilizzare il sistema per circa un’ora di attività della vita Linea di Ricerca 1 ATTIVITÀ Analisi di risultati clinici hanno confermato la necessità di un sistema per assistere la prensione nel tetraplegico [Thorsen et al., 2013 (a)] la fattibilità e l’utilità del sistema MeCFES sono state dimostrate [Thorsen et al., 2013 (b)] e la possibilità di espandere i risultati ad altre patologie sono confermate [Thorsen et al., 2013 (c)] con notevoli vantaggi se inserito in un regime di riabilitazione intensiva [Thorsen et al., 2013 (d)]. I recenti sviluppi nel campo dell’elettronica di consumo hanno reso disponibili nuove tecnologie che cambiano radicalmente lo scenario del progetto. L’analisi delle esperienze con il MeCFES multicanale ha dimostrato che è necessario ridurre al minimo la necessità di connessioni via cavo per il paziente (WP1). Le parti cliniche dello studio (WP2 & WP4) avevano due requisiti: disponibilità di un MeCFES multicanale e la disponibilità di personale nelle unità spinali di collaborazione. È stato necessario riservare il MeCFES multicanale per completamento di un altro studio clinico su pazienti stroke e, quindi, non è stata più disponibile la strumentazione MeCFES necessaria per la parte clinica del presente studio. Uno specializzando medico che aveva dato disponibilità a condurre la parte clinica è stato spostato ad altra unità e, quindi, non è stato più in posizione di seguire il progetto. Poiché entrambi i fattori hanno determinato un ritardo indefinito, la parte clinica del progetto sarà sospesa. Come previsto nella revisione di medio termine, occorre che la parte hardware del progetto sia modificata per cogliere i recenti progressi nella tecnologia wireless e del elettronica consumer. Il focus è stato posto sulla fattibilità della parte tecnica (WP3). I MeCFES possono essere realizzati come moduli wireless di registrazione EMG (motes), che, attraverso connessioni wireless possono essere collegati a un computer host per controllare moduli wireless per la stimolazione. In questo modo si eliminano i problemi fondamentali nel funzionamento del MeCFES: grovigli di fili e disturbo a causa della terra elettrica comune. Sono 3 le possibili soluzioni da testare: utilizzare un sistema EMG commerciale di un possibile project partner, utilizzare un sistema EMG che in gran parte fa parte di un progetto Open Source, oppure costruire un sistema dedicato utilizzando circuiti integrati di recentissima versione con elevate prestazioni. Dopo qualche ritardo nella fornitura di materiale, è stato condotto uno studio di fattibilità per confrontare i due amplificatori commerciali. I risultati mostrano che l’EMG da un muscolo stimolato può essere registrato, anche se non con la stessa sensibilità dei sistemi MeCFES originali. Le revisioni da rispetto ai sistemi commerciali sono principalmente legate a integrare circuiti sviluppati specificamente per il funzionamento del MeCFES. Lo studio di fattibilità mostra anche i segnali EMG possono essere trasmessi via Bluetooth a un dispositivo Android per l’acquisizione in tempo reale ed elaborazione del segnale. Questo apre la strada per la realizzazione della rete di sensori e stimolatori che sono interconnessi mediante un dispositivo portatile (per esempio un telefono intelligente) lasciando al terapeuta o al paziente la massima flessibilità di scegliere la funzione dell’applicazione. Ulteriori lavori sul progetto saranno rivolti sul come realizzare il sistema modulare da proporre poi in una sperimentazione clinica. Prodotti Scientifici • Thorsen R, Binda L, Chiaramonte S, Dalla Costa D, Redaelli T, Occhi E, Beghi E, Ferrarin M. Correlation among lesion level, muscle strength and hand function in cervical spinal cord injury. Eur J Phys Rehabil Med. 2013, July 2. • Thorsen R, Dalla Costa D, Chiaramonte S, Binda L, Redaelli T, Occhi E, Beghi E, Ferrarin M. A Non-Invasive Neuroprosthesis Augments Hand Grasp Force In Individuals With Cervical Spinal Cord Injury – The Functional and Therapeutic Effects. The Scientific World Journal, Volume 2013 (2013), Article ID 836959, 7 pages http://www. hindawi.com/journals/tswj/2013/836959/ref/ http://dx.doi. org/10.1155/2013/836959. • Thorsen R, Cortesi M, Jonsdottir J, Carpinella I, Morelli D, Casiraghi A, Puglia M, Diverio M, Ferrarin M. Myoelectrically driven functional electrical stimulation may increase motor recovery of upper limb in poststroke Ricerca corrente quotidiana (terapia occupazionale). L’effetto del sistema verrà valutato tramite ARAT, IPPA e QUEST confrontando pre/post terapia e con/senza il sistema. 117 Linea di Ricerca 1 Ricerca corrente subjects: A randomized controlled pilot study. J Rehabil Res Dev. 2013; 50(6):785–94.http://dx.doi.org/10.1682/ JRRD.2012.07.0123. Convegni • Thorsen R, Cortesi M, Jonsdottir J, Ferrarin M. “Rehabilitation of the hemiplegic hand. Can we do better? “. 41° Congresso nazionale SIMFER. 2013, Roma 13-16 ottobre. Page(s): 97-99, Edizioni Minerva Medica, Torino ISBN: 978-88-7711-616-1. 118 Studio di fattibilità per migliorare la presa nel paziente tetraplegico tramite un nuovo dispositivo (MeCFES) – sviluppo e sperimentazione di nuovi metodi di controllo e di applicazione bilaterale – Fase II (2014) Responsabile: Thorsen Rune Asbjørn BACKGROUND I costi sanitari annuali per soggetti affetti da lesione spinale cervicale C5-C7 (tetraplegia) ammontano a 431.033 USD annuali (Webster B, Giunti G et al., Work-related tetraplegia: Cause of injury and annual medical costs, Spinal Cord. 2004, doi: 10.1038/sj.sc.3101526). Parte di questa spesa è riconducibile alla ridotta funzionalità delle mani. Il MeCFES (sviluppato presso il Polo Tecnologico FDG-SMN) è uno stimolatore neuromuscolare controllato da segnali mio-elettrici che potrebbe essere prodotto e applicato a basso costo (< 500 euro). Specificamente il MeCFES può migliorare la prensione in soggetti affetti da tetraplegia e quindi, incrementare l’autonomia nella vita. La sperimentazione clinica ha dimostrato un immediato miglioramento della prensione in 17 su 27 soggetti tetraplegici arruolati. Una buona parte dei soggetti avrebbe bisogno dell’applicazione del sistema su entrambe le mani. Finora il MeCFES è stato testato su un arto singolo utilizzando un solo canale finalizzato a rinforzare la chiusura della mano. Aumentando il numero di muscoli stimolati si potrebbe ampliare la casistica nonché incrementare notevolmente l’utilità per la vita quotidiana. Lo studio precedente (articolo in fase di submission) ha dimostrato che il 9% della popolazione tetraplegica potrebbe trarre vantaggio dal MeCFES nella vita quotidiana, un numero che il presente studio mira ad aumentare. Obiettivi Lo studio è rivolto a pazienti tetraplegici con lesione midollare compresa fra i livelli C5 e C7 e che rispondono a specifici criteri di inclusione. L’obiettivo dello studio è di aumentare l’utilità dello strumento come tecnologia assistiva per soggetti tetraplegici. Si intende valutare la fattibilità per: 1.applicare il MeCFES su due mani simultaneamente; 2.sviluppare e testare un metodo aggiuntivo al rinforzo della chiusura per facilitare l’apertura della mano; quotidiana (terapia occupazionale). L’effetto della sistema verrà valutato tramite ARAT, IPPA e QUEST confrontando pre/post terapia e con/senza il sistema. Attività Le analisi dei risultati clinici hanno confermato la necessità di un sistema per assistere la prensione nel soggetto tetraplegico [Thorsen et al., 2014 (a)], la fattibilità e l’utilità del sistema MeCFES [Thorsen et al., 2013 (b)] e la possibilità di espandere i risultati ad altre patologie [Thorsen et al., 2013 (c)]. I recenti sviluppi nel campo dell’elettronica di consumo hanno reso disponibile nuove tecnologie che cambiano radicalmente lo scenario del progetto. L’analisi delle esperienze con il MeCFES multicanale ha dimostrato che è necessario ridurre al minimo la necessità di connessioni via cavo per il paziente (WP1). Come da comunicazione di avvio del progetto è stata inserita una variazione del progetto per quel che riguarda le parti cliniche dello studio (WP2 & WP4) che sono state rimandate nell’attesa del trasferimento tecnologico che renderebbe fattibile la sperimentazione clinica, nonché la disponibilità di risorse e personale competente disponibili a completare la parte clinica. Il progetto si è sviluppato con la seguente modificazione del piano originale: 1.valutazione della possibilità di ridurre i costi per sviluppo HW sfruttando maggiormente componenti esistenti; 2.realizzazione della parte elettronica; 3.realizzazione della parte meccanica, in collaborazione con Politecnico di Milano; 4.test preclinici in laboratorio per dimostrarne fattibilità. La variazione dell’implementazione MeCFES consiste di moduli che, attraverso connessioni wireless, vengono intercollegati intorno a un hub che potrebbe essere, per esempio, un cellulare. Sono stati testati due sistemi EMG di facile reperimento commerciale con lo scopo di coinvolgere i produttori come possibili project partner. Oltre dieci aziende sono state individuate come possibili partners per il technology transfer. Uno studio di fattibilità a confronto dei due amplificatori commerciali ha portato alla conclusione che l’EMG di un muscolo Ricerca corrente Metodi La ricerca fa parte di un percorso strategico di pre-marketing per consolidare la validità del dispositivo MeCFES come tecnologia riabilitativa e/o assistiva per persone con lesione midollare o cerebrale. Una volta che le prospettive del mercato saranno consolidate si intende procedere con il technology transfer. Saranno reclutati 5-10 soggetti con tetraplegia a livello C5C7 e che siano conformi ai criteri standard per stimolazione elettrica ricoverati nelle unità spinali collaboranti. Verrà eseguita una valutazione delle mani, poi a distanza di mesi e a valle dell’implementazione degli algoritmi di controllo si svolgerà la sperimentazione col dispositivo. Eventuali soggetti che durante la sperimentazione non saranno più disponibili per l’attività verranno sostituiti reclutando altri candidati. Per ogni soggetto la prensione verrà testata senza stimolazione e con il MeCFES e poi confrontata in modo tale che ogni soggetto funga da controllo pre-post applicazione. La ricerca è uno studio osservazionale prospettico in cui si confronteranno le abilità funzionali dei pazienti con e senza l’ausilio del dispositivo, dopo un opportuno periodo di uso funzionale controllato da un terapista occupazionale. Per la rilevazione delle variabili di outcome si utilizzeranno un test di valutazione funzionale della mano (ARAT) e due questionari (IPPA e QUEST). Le fasi del progetto sono le seguenti: • WP1) Predisposizione documentazione, protocollo; • WP2) Analisi approfondita dell’apertura/chiusura della mano tetraplegica tramite valutazione di un campione limitato (5-10 soggetti tetraplegici), che servirà per implementare una sequenza di stimolazione. La valutazione (test funzionale) verrà filmata per ulteriore analisi; • WP3) Realizzazione della versione pluricanale del sistema MeCFES, implementazione firmware e software di controllo. Implementazione di un controllore di stimolazione elettrica che integra l’approccio MeCFES con una sequenza di stimolazione bi-canale; • WP4) Reclutamento di un campione limitato (5-10 soggetti tetraplegici) e applicazione del MeCFES bilaterale e/o con due canali di stimolazione. Verrà richiesto ai soggetti di utilizzare il sistema per circa un’ora di attività nella vita Linea di Ricerca 1 119 Linea di Ricerca 1 stimolato può essere registrato, anche se non con la stessa sensibilità del sistema MeCFES originale. In parallelo è stato sviluppato il software di controllo per il MeCFES sul microcontrollore ARM fornito con un ADC di 24 bit, dimostrando la fattibilità nell’utilizzo di un componente moderno per amplificazione riducendo qualche volta la dimensioni del precedente circuito discreto. Lo studio di fattibilità mostra anche che i segnali EMG possono essere trasmessi via Bluetooth da un dispositivo Android per l’acquisizione in tempo reale del segnale e la sua elaborazione. Ricerca corrente PRODOTTI SCIENTIFICI 120 Articoli • Thorsen R, Binda L, Chiaramonte S, Dalla Costa D, Redaelli T, Occhi E, Beghi E, Ferrarin M. “Correlation among lesion level, muscle strength and hand function in cervical spinal cord injury”. European Journal of Physical and Rehabilitation Medicine (Europa Medicophysica). 2014, febbraio. 50(1):31-8 ISSN: 1973-9087: IF:2,06. • Thorsen R, Dalla Costa D, Chiaramonte S, Binda L, Redaelli T, Occhi E, Beghi E, Ferrarin M. “A Non-Invasive Neuroprosthesis Augments Hand Grasp Force In Individuals With Cervical Spinal Cord Injury – The Functional and Therapeutic Effects”. The Scientific World Journal, Volume 2013. Article ID 836959, 7 http://dx.doi. org/10.1155/2013/836959. • Thorsen R, Cortesi M, Jonsdottir J, Carpinella I, Morelli D, Casiraghi A, Puglia M, Diverio M, Ferrarin M. “Myoelectrically driven functional electrical stimulation may increase motor recovery of upper limb in poststroke subjects: A randomized controlled pilot study”. J Rehabil Res Dev. 2013. 50(6):785–94. http://dx.doi.org/10.1682/ JRRD.2012.07.0123. Brevetti Italia: TV2012A000026 “Un dispositivo multiplexer ad alto voltaggio per la commutazione di impulsi di corrente”. Cina: CN104160622A “Un dispositivo multiplexer ad alto voltaggio per la commutazione di impulsi di corrente”. Europa: WO2013124178A2 “High voltage current switch circuit”. Invecchiamento e meccanismi di regolazione della pressione arteriosa: effetti dell’allenamento aerobico – Fase I (2013) Responsabile: Veicsteinas Arsenio BACKGROUND L’ipertensione arteriosa rimane anche nell’anziano il principale fattore di rischio cardiovascolare e cerebrovascolare, nonché la più importante causa di morte e di disabilità. Inoltre, l’ipertensione arteriosa sembra anche costituire nell’anziano un fattore di rischio per lo sviluppo della disfunzione cognitiva e della demenza. Anche se tale ruolo necessita di ulteriori conferme sperimentali, l’evidenza che la demenza post-ictus rappresenti la più importante causa di demenza vascolare nell’anziano suggerisce immediatamente un legame con l’ipertensione arteriosa. La prevalenza dell’ipertensione aumenta infine drammaticamente con l’età: tutti gli adulti che risultano normotesi a 50 anni hanno una probabilità del 90% di diventare ipertesi nella parte successiva della loro vita, quasi come se l’ipertensione facesse parte dei normali processi di invecchiamento. I meccanismi fisiopatologici che sottendono l’aumento della pressione con l’età riguardano essenzialmente i vasi di grande calibro, che vanno incontro a deposizione di collagene, calcificazione della tonaca media e ipertrofia della muscolatura liscia. Lo sviluppo della disfunzione endoteliale (che comporta uno sbilanciamento della produzione locale di fattori vasocostrittori e vasodilatatori) e l’attivazione del sistema renina-angiotensina giocano anch’essi un ruolo importante. La conseguente degenerazione aterosclerotica delle grandi arterie ne aumenta la rigidità (stiffness), causando un incremento soprattutto della pressione arteriosa sistolica. Occorre infine ricordare che nell’anziano è possibile assistere anche alla riduzione di efficienza dei meccanismi di controllo della pressione arteriosa, dovuta essenzialmente alla fisiologica riduzione della sensibilità del baroriflesso arterioso e alla desensibilizzazione dei recettori b-adrenergici. Poiché tale variazione comporta generalmente un’iperattività simpatica, anche questo meccanismo può alimentare l’innalzamento della pressione arteriosa. In particolare, esso tende ad aumentare la cosiddetta “labilità pressoria”, cioè l’alternarsi di valori elevati e valori ridotti di pres- Ricerca corrente Linea di Ricerca 1 122 meccanismo baroriflesso di controllo della pressione arteriosa. Di particolare interesse è stata poi l’analisi del comportamento della risposta autonomica cardiovascolare durante il passaggio dalla posizione supina all’ortostatismo attivo, a cui tutti i soggetti sono stati sottoposti. La totalità dei soggetti testati ha mostrato una risposta autonomica fisiologica nella norma, passando da uno stato caratterizzato da un accentuato tono vagale a uno caratterizzato da intenso tono ortosimpatico. La transizione posturale è stata accompagnata, oltreché da un atteso aumento della frequenza cardiaca, da un incremento significativo del tono vascolare simpatico (come stimato dalle fluttuazioni in bassa frequenza – attorno a 0,1 Hz – della pressione diastolica: DBP-LF) e di bilanciamento simpato/vagale (come stimato dal rapporto tra alte – attorno a 0,25 Hz – e basse – attorno a 0,1 Hz – frequenze nella serie RR di intervalli cardiaci registrati in entrambe le condizioni: LF/HF), da un ridotto tono vagale (RRI-HF) e da una ridotta sensibilità barocettiva. Considerando in modo integrato il controllo cardiaco e pressorio, pur mostrando simili valori di bradicardia (50 bpm) e di bilanciamento simpato/vagale (LF/ HF = 0,8), il gruppo dei maratoneti d’élite si è caratterizzato, poi, per una più elevata capacità di modulare la frequenza cardiaca in funzione delle variazioni pressorie (BRS = 55 ms/ mmHg) e da un minor tono simpatico vascolare (DBP-LF = 0,5). È verosimile che tale capacità di adattamento rapido della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa ai passaggi posturali possa rappresentare un vantaggio selettivo indotto dall’allenamento sul controllo cardiovascolare. Infatti, tale migliorato controllo permette di “bufferizzare” meglio i repentini cambiamenti pressori dovuti ai cambiamenti di stato, che si stimano costituire una delle cause di “affaticamento cardiaco” più rilevante. Su queste basi, si spera di poter valutare quale debba essere l’impegno minimo per ottenere e mantenere un buon tono autonomico cardiovascolare durante la senescenza. I test autonomici condotti permetteranno anche, verosimilmente, di settare nuove metodiche di studio del rischio di ipotensione ortostatica nell’anziano. Prodotti Scientifici • Cè E, Maggioni MA, Boniello S, Veicsteinas A, Merati G. Anthropometric and physiologic profiles of female profes- sional yoga practitioners and energy expenditure during asanas execution. The Journal of Sports Medicine and Physical Fitness. 2015 Jan-Feb;55(1-2):51-7. • Di Rienzo M, Vaini E, Castiglioni P, Merati G, Meriggi P, Parati G, Faini A, Rizzo F. Wearable seismocardiography: Towards a beat-by-beat assessment of cardiac mechanics in ambulant subjects. Auton Neurosci. 2013: 178 (1-2): 50-9. Persi A, Maltese PE, Bertelli M, Cecchin S, Ciaghi M, • Guarnieri MC, Agnello L, Maggioni MA, Merati G, Veicsteinas A. Polymorphisms of alpha-actinin-3 and ciliary neurotrophic factor in national-level Italian athletes. Panminerva Med. 2013, Jun. 55(2):217-24. Presentazioni a convegni • Bonato M, Rospo G, Merati G, La Torre A, Agnello L. “Autonomic nervous system changes during 21 half-marathon in 21 days: a case report”. • Poster Merati G, Veicsteinas A. “Sport e disabilità; un binomio indispensabile”. Convegno SISMES. 2013, Pavia. • Convegno “L’ambulatorio di medicina dello sport: oltre l’idoneità sportiva”. 2013, marzo, Saronno. Invited Speaker. • Merati G. II Convegno Nazionale della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute. L’importanza dell’attività fisica nella prevenzione e cura dell’obesità. 2013, novembre, Rimini. Invited Speaker. BACKGROUND È noto come il segnale elettromiografico rappresenti la complessa somma delle interazioni del potenziale d’azione delle singole unità motorie. Uno degli aspetti più rilevanti che riguardano la decodifica di tale segnale nella detenzione delle patologie neuromuscolari, in particolare di quelle in cui il primo marker biologico di patologia è rappresentato da un precoce affaticamento muscolare (es. distrofie muscolari, sclerosi laterale amiotrofica ecc.) è la possibilità di stabilire gli effetti di un eventuale affaticamento muscolare, anche di grado molto lieve, all’interno del segnale elettromiografico. Tale evenienza rappresenterebbe infatti un importante indicatore di una variazione della frequenza di scarica, del livello di reclutamento e della variazione della sincronizzazione del potenziale d’azione delle singole fibre muscolari. A oggi, la possibilità di visualizzare tali variazioni è stata limitata all’analisi mediata del segnale elettromiografico, per esempio mediante lo studio della semplice Root Mean Square (RMS). Un approccio analitico basato sull’analisi nel dominio delle frequenze ha, inoltre, rilevato un tipico spostamento verso le frequenze più basse a carico della frequenza media (Mean Frequency, MF) dello spettro di potenza del segnale elettromiografico negli ultimi due decenni si è tuttavia sviluppata nella teoria dei segnali biologici anche l’idea che molti segnali complessi, nei quali ricorre simultaneamente l’effetto della somma di tanti segnali oscillatori singoli, possano essere valutati anche sotto il profilo delle cosiddette dinamiche non lineari. Ciò ha sviluppato metodi di computazione dei segnali che permettono di valutare secondo dimensioni matematiche alcune delle caratteristiche salienti dei segnali ad alta complessità geometrica e temporale. Molti di questi indici devono essere ancora completamente validati e, soprattutto, non è ancora nota la loro reale capacità discriminante delle eventuali condizioni patologiche influenti sul segnale elettromiografico. Uno degli indici matematici di dinamica non lineare, attual- mente più utilizzati nella valutazione dei segnali biologici complessi che variano nel tempo, è l’entropia approssimata (Approximate Entropy, ApEn), sviluppata inizialmente da Pincus e collaboratori nel 1995. Si tratta di una misura di entropia del segnale che valuta il grado di imprevedibilità di una serie temporale. Una delle problematiche più rilevanti nel calcolo di tali segnali è sempre stata tuttavia quella dei tempi computazionali, in quanto il confronto tra segmenti diversi di una sede temporale, ognuno dei quali viene confrontato con tutti gli altri possibili segmenti della stessa serie, richiede capacità di calcolo e tempi macchina molto elevati. Per tale motivo, si cerca ancora in questi ultimi anni di ottimizzare gli algoritmi di calcolo di queste promettenti misure non lineari in modo da ridurre al massimo i tempi computazionali. OBIETTIVI L’obiettivo del progetto è stato quello di valutare una serie di indicatori di dinamiche non lineari applicati al segnale elettromiografico, con lo scopo di verificare se tali indicatori fossero in grado di svelare le variazioni precoci a carico del segnale elettromiografico e meccanomiografico (MMG) conseguenti a un affaticamento muscolare indotto da un esercizio affaticante di tipo standardizzato. METODI Sono stati reclutati 30 soggetti sani di età pari a 23,1 ± 2,2 anni, peso 71,7 ± 8,7 kg, e statura di 177 ± 9 cm. I soggetti sono stati testati inizialmente per la potenza muscolare del bicipite brachiale mediante un ergometro anatomico che permettesse lo sviluppo di forza unidirezionale, a partire da un angolo articolare al gomito di 115°, secondo un metodo sviluppato in precedenza. La sonda elettromiografica è stata applicata al ventre muscolare del bicipite brachiale e ai soggetti è stato richiesto di produrre inizialmente una contrazione isometrica massimale per la valutazione della massima contrazione volontaria (MCV). La forza generata dal bicipite brachiale è stata registrata mediante l’applicazione all’ergometro di una cella di carico, con risposta lineare da 0 a 1.000 Newton. Il segnale elettromiografico è stato rilevato con una serie di elettrodi a schiera e convogliato in un registratore a quattro canali. Una volta registrato, il segnale elettromiografico è stato amplificato per 1.000 volte, nuova- Ricerca corrente Metodi non-lineari applicati al segnale elettromiografico per l’identificazione dell’affaticamento muscolare Responsabile: Veicsteinas Arsenio Linea di Ricerca 1 123 Modificazioni del tendine rotuleo in seguito ad allenamento e a cessazione dell’allenamento – Fase I (2013) Responsabile: Veicsteinas Arsenio BACKGROUND Il tendine è un tessuto connettivo poco vascolarizzato, in grado di resistere a elevate forze di tensione. La regione in cui un tendine, un legamento o una capsula si collega con l’osso è denominata entesi ed è un’area fibro-cartilaginea che assicura che le forze prodotte dalla contrazione muscolare si trasmettano all’apparato scheletrico. La regione di innesto del tendine sul muscolo costituisce la giunzione miotendinea (MTJ) ed è caratterizzata da protusioni digitiformi che penetrano nella massa muscolare, aumentando l’area di contatto tra muscolo e tendine. Tali regioni sono sicuramente meno indagate rispetto al tendine sia dal punto di vista morfologico sia dal punto di vista delle modificazioni che si instaurano in diverse situazioni fisio-patologiche. OBIETTIVI Gli scopi dello studio sono molteplici: a.approfondire la conoscenza istomorfologica del tendine rotuleo, dell’entesi e della giuntura mio-tendinea; b.valutare le modificazioni indotte in tali tessuti dall’allenamento e confrontarne la struttura con quella dei tessuti dell’animale sedentario; c.valutare le modificazioni che si instaurano in seguito a cessazione dell’allenamento, nell’ipotesi di convalidare le osservazioni precedenti, che indicavano la presenza di una profonda disorganizzazione della struttura del tendine e dell’entesi; d.valutare l’effetto di ripetute infiltrazioni di acido ialuronico (HA) nella capsula articolare rotulea dopo cessazione dell’allenamento, al fine di osservare il possibile verificarsi dell’effetto benefico di tali infiltrazioni. Nel corso dello studio si è, inoltre, evidenziata la necessità di stabilire una scala di valutazione oggettiva, che tenesse conto di diversi aspetti qualitativi dell’entesi e che assegnasse un punteggio a ciascuna alterazione osservata. METODI Sono stati studiati 3 gruppi di ratti: Linea di Ricerca 1 a.controlli sedentari (Untrained, n = 6); b.allenati a correre per 10 settimane (a regime, 1 ora per tre volte alla settimana), su nastro trasportatore, con un livello di allenamento medio (Trained, n = 6); c.allenati come sopra e sottoposti a un periodo di cessazione dell’allenamento di 4 settimane (Detrained, n = 12). Il gruppo c) è stato poi suddiviso in due gruppi di pari numero, uno dei quali sottoposto a 4 infiltrazioni di acido ialuronico, con cadenza settimanale, nell’articolazione rotulea della zampa destra (Detrained-HA, n = 6) e l’altro sottoposto a infiltrazioni di pari volume di soluzione fisiologica, sempre nell’articolazione rotulea della zampa destra (Detrained–NaCl, n = 6). Le zampe sinistre, non sottoposte ad alcun trattamento, sono state ugualmente esaminate al termine del periodo di disallenamento. Il protocollo di ricerca è stato approvato dal Comitato Etico degli Istituti Ortopedici Rizzoli (Italia). Il trattamento degli animali si è conformato alle norme italiane ed europee. I ratti sono stati acquistati all’età di 8 settimane; l’allenamento, iniziato dopo 1 settimana di acclimatazione, è stato progressivo raggiungendo, al termine delle 10 settimane, un livello stimato di circa il 65-70% del VO2 max. Alla fine dell’allenamento o di pari periodo di vita sedentaria, gli animali furono sacrificati in anestesia generale. I 12 ratti allenati che non furono sacrificati subito, vennero lasciati in gabbia per 4 settimane. A 6 di essi vennero iniettati nell’articolazione rotulea della zampa destra, una volta alla settimana per quattro settimane, 300 μl di HA alla concentrazione di 20 mg/2 ml; agli altri 6 pari volume di soluzione fisiologica. Al termine delle 4 settimane anch’essi furono sacrificati. Quindi, i vari tessuti vennero sottoposti alle indagini previste. ATTIVITÀ A. allenamento dei ratti e loro sacrificio; B. preparazione dei tendini e delle entesi; C. valutazione dei vari parametri morfologici e assegnazione dei punteggi; D. valutazioni statistiche; E. stesura di un primo articolo scientifico, attualmente al vaglio di una rivista internazionale. Ricerca corrente 125 Ricerca corrente Linea di Ricerca 1 126 Conclusioni Questi dati rivestono, a nostro parere, molto interesse per diversi motivi. Innanzitutto costituiscono un’indagine estremamente completa e accurata di due tessuti, il tendine e l’entesi, indispensabili per il movimento corporeo. Mentre il tendine è stato indagato abbondantemente e la letteratura scientifica ha potuto guidarci nell’interpretazione dei risultati, sull’entesi le pubblicazioni sono veramente molto poche e il nostro lavoro contribuisce alla conoscenza di tale fondamentale struttura, la cui integrità assicura il collegamento del tendine con l’osso. La valutazione “a punteggio”, da noi messa a punto per l’occasione, sarà a nostro parere molto utilmente applicata in diversi contesti fisiologici e patologici. I dati hanno, inoltre, messo in luce il fatto che il tendine e l’entesi si rafforzano, come atteso, con l’allenamento fisico e, come da noi per la prima volta evidenziato nel nostro primo studio [Frizziero A, Fini M, Salamanna F, Veicsteinas A, Maffulli N, Marini M. Effect of training and sudden detraining on the patellar tendon and its enthesis in rats. BMC Musculoskelet Disord. 2011; 12:20], perdono gravemente in qualità strutturale in caso di brusca sospensione dell’attività fisica. Rispetto a tale lavoro del 2011, il presente lavoro aggiunge numerose nuove informazioni e conferme. Dal punto di vista dei medici e dei fisiatri e, in particolare, di coloro che si occupano di sportivi, queste informazioni sono particolarmente utili e giustificano l’osservazione, relativamente frequente, di infortuni che si verificano in caso di sospensione degli allenamenti o di cambiamenti bruschi del tipo di allenamento. Il tendine e l’entesi, una volta danneggiati, hanno difficoltà a riparare a causa del lento metabolismo che li caratterizza. Il motivo per cui la struttura del tendine e dell’entesi dopo brusca sospensione dell’allenamento risulta pessima dal punto di vista strutturale (e quindi funzionale) rispetto a quella del sedentario può essere spiegato dalla presenza nel tessuto di metalloproteinasi. Tali enzimi aumentano attivamente in caso di allenamento, in quanto funzionali alla riorganizzazione tissutale associata al rinforzo e alla più efficiente organizzazione tridimensionale delle fibre che si realizza con l’allenamento. Con il cessare di tale attività fisica, peraltro, le metalloproteinasi continuerebbero ad agire in assenza di nuova sintesi di collagene e determinerebbero una disorganizzazione del tessuto. Subentra anche la sintesi di collagene III, per effetto di una reazione tissutale, che contribuisce a una struttura del collagene meno organizzata in fasci e fascetti. Un’altra informazione che questi dati mettono a disposizione di medici e fisiatri è relativa all’utilità delle infiltrazioni articolari con acido ialuronico. Esso è risultato straordinariamente utile per mantenere integra la struttura di tendine ed entesi, sottolineando così la sua efficacia in numerosi processi fisiologici, come la migrazione e la proliferazione cellulare, il differenziamento e, soprattutto, la regolazione dell’organizzazione della matrice extracellulare. Un articolo scientifico è stato redatto e inviato a una rivista internazionale. Lo studio che abbiamo iniziato non termina tuttavia con questi dati. Infatti, restano da indagare altri aspetti: innanzitutto, la giunzione miotendinea è stata fissata e inclusa per lo studio in microscopia elettronica e per uno studio di tipo immunoistochimico. Il completamento dello studio della giunzione miotendinea è previsto a breve. Frammenti dei tendini sono stati inoltre preparati per ottenere da essi i tenociti, che sono stati posti in coltura. Anche i risultati di questo studio sono attesi a breve. Infine, in vista del fatto che alla base del presente studio vi è stato un lavoro preliminare molto considerevole e qualificato nell’allenamento dei ratti, abbiamo approfittato di tale allenamento per studiare anche alcuni aspetti del miocardio, ovviamente non associati al tendine rotuleo, ma al più ampio ruolo svolto dall’allenamento nel mantenimento di un sistema cardiovascolare sano ed efficiente. Lo studio prosegue nel 2014. Prodotti Scientifici • Frizziero A, Salamanna F, Giavaresi G, Ferrari A, Martini L, Marini M, Veicsteinas A, Maffulli N, Masiero S, Fini M. Effect of training and sudden detraining on the patellar tendon mechanobiology: sudden detraining and hyaluronic acid injection in rat patellar tendon m submitted. • Magherini F, Gamberi T, Pietrovito L, Fiaschi T, Bini L, Esposito F, Marini M, Abruzzo PM, Gulisano M, Modesti A. Proteomic and carbonylation profile analysis of Stretching, esercizio muscolare e riabilitazione. Analisi dei determinanti della riduzione di forza indotta dallo stretching – Fase I (2013) Responsabile: Veicsteinas Arsenio BACKGROUND L’allungamento dell’unità muscolo-tendinea (stretching) è una pratica usata diffusamente in ambito sportivo e fisioterapico. Diverse sono le modalità di somministrazione, tra cui lo stretching attivo, lo stretching passivo, la facilitazione neuromuscolare propriocettiva ecc. Quando applicato in maniera acuta, lo stretching passivo si pensa abbia le seguenti azioni: 1.aumento dell’escursione articolare; 2.riduzione dell’incidenza degli infortuni a livello muscolare e articolare; 3.miglioramento della massima prestazione di forza e potenza muscolare. Se, però, il primo effetto è stato dimostrato a livello di evidenza scientifica, il secondo presenta risultati contrastanti. Infatti, a fianco di studi che dimostrano che lo stretching acuto passivo riduce l’incidenza di infortuni, esistono pubblicazioni che non ne dimostrano l’efficacia. Di sicuro, però, la maggior parte degli studi sugli effetti dello stretching sulla massima prestazione evidenziano che esso abbia un effetto deprimente sulla massima espressione di forza e potenza muscolare, sia durante contrazioni stimolate, sia durante contrazioni volontarie. I meccanismi alla base della riduzione della forza massimale dopo somministrazione di stretching acuto passivo sono duplici: a.una inibizione centrale a livello del motoneurone indotta dall’allungamento attraverso un meccanismo di feedback propriocettivo; b.una modificazione della rigidità dell’unità muscolo-tendinea, con conseguente alterazione del rapporto tensione/lunghezza a livello sarcomerale e della trasmissione della forza a livello dell’inserzione tendinea. Queste modificazioni possono persistere anche diverse ore dopo applicazione della manovra. Analogamente al massaggio sportivo, anche lo stretching acuto passivo è utilizzato alla fine di una prestazione fisica di elevata intensità, per velocizzare il recupero e favorire l’eliminazione del lattato dalle cellule muscolari e dal sangue. Uno studio recente ha però Ricerca corrente rat skeletal muscles following acute swimming exercise. PLoS One. 2013, Aug. 8(8):e71839. doi: 10.1371/ journal.pone.0071839. eCollection 2013. PubMed PMID: 23967250; PubMed Central PMCID: PMC3742498. • Ghezzo A, Visconti P, Abruzzo PM, Bolotta A, Ferreri C, Gobbi G, Malisardi G, Manfredini S, Marini M, Nanetti L, Pipitone E, Raffaelli F, Resca F, Vignini A, Mazzanti L. Oxidative Stress and Erythrocyte Membrane Alterations in Children with Autism: Correlation with Clinical Features. PLoS One. 2013, Jun. 19;8(6):e66418. Print 2013. PubMed PMID: 23840462; PubMed Central PMCID: PMC3686873. • Abruzzo PM, Esposito F, Marchionni C, Di Tullio S, Belia S, Fulle S, Veicsteinas A, Marini M. Moderate exercise training induces ROS-related adaptations to skeletal muscles. Int J Sports Med. 2013 Aug. 34(8):676-87. doi: 10.1055/s-0032-1323782. Epub 2013, Jan 16. PubMed PMID: 23325712. Linea di Ricerca 1 127 Linea di Ricerca 1 dimostrato che il massaggio sportivo, di tipo profondo, non migliora, ma addirittura rallenta, l’eliminazione di lattato. Infine, mentre gli effetti dello stretching sulla massima prestazione anaerobica alattacida sono stati studiati ampiamente, pochissimi sono gli studi sugli effetti di tale manovra sulla massima prestazione aerobica. Durante esercizio al cicloergometro, inoltre, la riduzione della massima forza e della rigidità muscolare potrebbero influire sulla trasmissione di forza a livello dei pedali, riducendo l’efficienza di un esercizio a carico costante. Tutti questi effetti, se dimostrati, potrebbero far considerare con più cautela l’utilizzo dello stretching prima di una prestazione neuromuscolare di intensità elevata, sia essa in ambito sportivo sia in ambito riabilitativo. L’utilizzo di un approccio combinato di elettromiografia di superficie (EMG) e di meccanomiografia (MMG) permette di ricavare importanti informazioni sugli aspetti elettrici e meccanici della contrazione muscolare. Questa tecnica, infatti, permette di analizzare la risposta meccanica del muscolo nello stesso punto di rilevamento della sua attività elettrica, a monte della catena articolare. Il progetto termina a dicembre 2014. OBIETTIVI Gli obiettivi perseguiti sono stati principalmente due: 1.valutare l’effetto dello stretching acuto passivo sulla massima prestazione aerobica e sull’efficienza meccanica dell’esercizio durante test al cicloergometro; 2.determinare gli effetti dello stretching acuto passivo e di una tecnica di massaggio superficiale, in comparazione a recupero passivo, attivo e massaggio profondo, sulla cinetica del lattato alla fine di esercizi di media ed elevata intensità. Ricerca corrente METODI 128 Per questi studi sono stati reclutati 40 soggetti sani di sesso maschile e di età compresa tra i 20 e i 25 anni. Alcuni hanno partecipato al primo studio (effetto stretching su prestazione aerobica), altri al secondo (effetto dello stretching sulla cinetica del lattato post-esercizio). Il primo studio ha previsto un test incrementale con carichi a onda quadra al cicloergometro per determinare la massima potenza aerobica (VO2 max), in giorni diversi con e senza stretching. Sempre in giorni diversi, gli stessi soggetti hanno svolto un esercizio costante all’85% VO2 max fino a esaurimento, con e senza stretching, per determinare l’efficienza dell’esercizio. Durante i test le variabili cardiorespiratorie e metaboliche sono state determinate con un metabolimetro respiro per respiro. Il secondo studio ha visto i soggetti effettuare un esercizio di 8 minuti al cicloergometro al 90% VO2 max. Successivamente, in cinque occasioni diverse, i soggetti sono stati sottoposti a: 1. recupero attivo; 2. recupero passivo; 3. stretching acuto passivo; 4. massaggio superficiale; 5. massaggio profondo, tutti della durata di 10 minuti, in ordine casuale. Durante le cinque modalità di recupero, il lattato ematico è stato prelevato dal lobo dell’orecchio ogni minuto. ATTIVITÀ Dal primo studio è emerso che lo stretching non altera la massima potenza aerobica. Infatti, i valori medi di VO2 max con stretching sono risultati non significativamente diversi da quelli senza stretching. L’efficienza dell’esercizio, invece, è risultata significativamente inferiore con stretching. Infatti, a parità di carico il VO2 era significativamente più alto con stretching, suggerendo che tale manovra induca delle alterazioni a carico dell’unità muscolo-tendinea e dello schema di attivazione delle unità motorie che portano a un maggior dispendio energetico. Dal secondo studio è emerso che l’unica modalità che riesca a velocizzare la cinetica di eliminazione del lattato dopo esercizio di intensità elevata sia il recupero attivo. Stretching passivo, massaggio superficiale e profondo, infatti, hanno evidenziato cinetiche di lattato durante il recupero non significativamente diverse tra loro e dal recupero passivo. Tale risultato suggerisce che l’uso di stretching e di massaggio superficiale non abbia un fondamento scientifico nel favorire l’eliminazione del lattato e di velocizzare il recupero dopo uno sforzo strenuo. Prodotti Scientifici • Limonta E, Cè E, Rampichini S, Veicsteinas A, Esposito F. Effects of acute passive stretching on mean response time during an incremental ramp test. Sport Sciences for Health. 2013. Vol. 9, Page(s): 25-30, ISSN: 1824-7490, doi: 10.1007/s11332-013-0141-1 S. Adattamenti funzionali a livello vascolare in soggetti anziani: effetti del tipo e dell’intensità dell’allenamento Responsabile: Veicsteinas Arsenio BACKGROUND Le malattie cardiovascolari (CVDs) sono la maggior causa di mortalità e disabilità permanente nella popolazione dei paesi occidentali. Diversi fattori di rischio contribuiscono allo sviluppo delle CVDs, i più importanti sono elevati livelli di colesterolo, diabete, obesità, il fumo di sigaretta e l’ipertensione (HYP). In considerazione della strettissima correlazione tra l’aumento dei fattori di rischio CVDs e uno stile di vita sedentario, le più aggiornate linee guida internazionali sottolineano l’importanza dell’esercizio fisico come trattamento non farmacologico per l’HYP. In specifico, l’esercizio di tipo aerobico si è dimostrato efficace nella riduzione dell’HYP, nel miglioramento dell’emodinamica cardiaca, periferica e del consumo d’ossigeno massimo. Inoltre, altri fattori di rischio CVDs, come il livello di glucosio e colesterolo ematico, sono migliorati dall’esercizio aerobico. Altre tipologie di esercizio, per esempio il circuit training, sono spesso praticate da popolazioni di anziani o da persone con HYP, sebbene i potenziali effetti di questa tipologia d’intervento sulla riduzione dei fattori di rischio CVDs non sia ancora del tutto chiarita. Sempre in questo scenario, altri approcci più olistici, basati sulla respirazione e rilassamento, sembrano ugualmente efficaci nella riduzione dell’HYP, ma non è chiaro se la pratica del rilassamento possa generare effetti positivi anche sugli altri fattori di rischio CVDs. OBIETTIVI In considerazione dell’evidenza scientifica dimostrata dall’esercizio aerobico (AE) nel miglioramento di molti fattori di rischio CVDs, massimo consumo d’ossigeno e qualità della vita di persone con HYP, l’obiettivo di questo studio è stato di analizzare se altri approcci non farmacologici, basati sull’esercizio eseguito in circuit training (CT) o la pratica di esercizi di rilassamento (RT), siano ugualmente efficaci nel miglioramento dei suddetti fattori di rischio CVDs e della capacità di effettuare esercizio. La nostra ipotesi sperimentale era che AE, CT, e RT avessero uguali benefici sull’abbassamento Ricerca corrente • Rampichini S, Cè E, Limonta E, Esposito F. Effects of fatigue on the electromechanical delay components in gastrocnemius medialis muscle. European Journal of Applied Physiology. 2013. ISSN: 1439-6319, doi: 10.1007/ s00421-013-2790-9. • Cè E, Rampichini S, Agnello L, Limonta E, Veicsteinas A, Esposito F. Effects of temperature and fatigue on the electromechanical delay components. Muscle & Nerve. 2013. Vol. 47, Page(s): 566-576, ISSN: 0148-639X, doi: 10.1002/ mus.23627. • Cè E, Rampichini S, Limonta E, Esposito F. Fatigue effects on the electromechanical delay components during the relaxation phase after isometric contraction. Acta Physiologica. 2013. ISSN: 1748-1708, doi: 10.1111/apha.12212 P.M. • Abruzzo PM, Esposito F, Marchionni C, Di Tullio S, Belia S, Fulle S, Veicsteinas A, Marini M. Moderate Exercise Training Induces ROS-Related Adaptations to Skeletal Muscles. International Journal of Sports Medicine. 2013. Vol. 34, Page(s): 676-687, ISSN: doi: 10.1055/s-0032-1323782. • Magherini F, Gamberi T, Pietrovito L, Fiaschi T, Bini L, Esposito F, Marini M, Abruzzo PM, Gulisano M, Modesti A. Proteomic and Carbonylation Profile Analysis of Rat Skeletal Muscles following Acute Swimming Exercise. PLOS ONE. 2013. Vol. 8, Page(s): 1-10, ISSN: 1932-6203, doi: 10.1371/. • Cè E, Limonta E, Maggioni MA, Rampichini S, Veicsteinas A, Esposito F. Stretching and deep and superficial massage do not influence blood lactate levels after heavy-intensity cycle exercise. Journal of Sports Sciences. 2013. Vol. 31, Page(s): 856-866, ISSN: 0264-0414, doi: 10.1080/02640414.2012.753158. • Limonta E, Cè E, Rampichini S, Veicsteinas A, Esposito F. The influence of mouth guard usage on neuromuscular activation and performance. Sport Sciences for Health. 2013. Vol. 9, Page(s): S91, ISSN: 1824-7490. • Cè E, Rampichini S, Limonta E, Esposito F. Torque and mechanomyogram correlations during muscle relaxation: effects of fatigue and time-course of recovery. Journal of Electromyography and Kinesiology. 2013. ISSN: 10506411, doi: 10.1016/j.jelekin.2013.09.007. Linea di Ricerca 1 129 PRODOTTI SCIENTIFICI “Effects of non-pharmacological interventions on cardiovascular risk factors in hypertensive elderly patients”, Hypertension Research (in press). Analisi accoppiata biomeccanica/bioenergetica del movimento sit-to-stand nell’anziano Responsabile: Veicsteinas Arsenio BACKGROUND Le cadute sono molto frequenti negli anziani e le loro conseguenze hanno un’elevata incidenza sui tassi di morbilità e mortalità. Circa il 40% della popolazione di questa fascia d’età che vive al domicilio cade almeno una volta l’anno. Di questo 40%, 1 paziente su 40 necessita di ricovero ospedaliero, ma solamente la metà dei ricoverati sarà ancora in vita un anno più tardi. La frequenza delle cadute è in costante aumento con l’età, fino a risultare raddoppiata nella fascia > 75 anni. In coloro che vivono in istituti di cura a lunga degenza si riscontrano percentuali ancora maggiori. La caduta nell’anziano è spesso accoppiata a un’ipotensione posturale (riduzione > 20 mmHg della pressione sistolica nella transizione clino-ortostatica). Tale riduzione può essere peggiorata anche dalla concomitanza di fattori quali diabete, danni cerebrali, ipovolemia, Morbo di Parkinson, bassa gittata cardiaca, disordini metabolici/endocrini, uso di farmaci come sedativi, anti-ipertensivi e antidepressivi. Il sit-to-stand (STS) è il movimento maggiormente connesso alle variazioni posturali di pressione arteriosa: nella posizione seduta, un ampio volume di sangue ristagna infatti nelle zone declivi degli arti inferiori. Se la pompa muscolare e i meccanismi barorecettoriali diminuiscono di efficienza, come in età avanzata, la risposta autonomica al STS potrebbe rilevarsi insufficiente a produrre l’immediata centralizzazione della massa sanguigna che garantisce una buona perfusione cerebrale. Per valutare la velocità del blood-shift durante il passaggio posturale del STS il nostro gruppo di lavoro ha, tra l’altro, in quest’anno, sviluppato un apparato elettronico bioimpedeziometrico che permetterà di valutare l’entità degli spostamenti istantanei di fluido tra distretti superiori e inferiori durante il movimento di alzata nell’anziano. Oltre alla sollecitazione pressoria, sollevarsi della posizione seduta a quella ortostatica necessita di uno sforzo muscolare discreto: la transizione dalla posizione seduta alla stazione eretta comprende momenti verticali e orizzontali generati dai movimenti di flessione ed estensione della testa, degli arti Ricerca corrente cantemente solo dopo l’esecuzione del programma di AE. Riassumendo, i dati di questo studio indicano, confermando la nostra ipotesi sperimentale, che interventi non farmacologici basati sull’esercizio fisico (AE e CT) e rilassamento (RT) producano effetti positivi simili sulla pressione sanguigna a riposo in persone anziane con HYP. Questo risultato positivo sulla pressione sanguigna non è stato però accompagnato da uguali modificazioni di altri fattori di rischio CVDs e capacità d’esercizio. In specifico, è emerso che un programma di esercizio fisico basato sul CT produce miglioramenti dei valori plasmatici di glucosio e un incremento significativo del consumo di ossigeno di picco. Al contrario, il programma di RT sembra non indurre significativi adattamenti al profilo lipidico, colesterolo ematico e consumo di picco. In considerazione di questi risultati, possiamo concludere che la scelta di adottare un approccio non farmacologico per il trattamento dei fattori di rischio CVDs deve necessariamente tenere in considerazione non solo gli effetti diretti sullo stato di salute cardiocircolatorio, ma anche quei risultati accessori (consumo di ossigeno di picco ed efficienza meccanica) che sicuramente influiscono direttamente sui livelli d’indipendenza e qualità della vita di persone anziane ipertese. Inoltre, è fondamentale considerare le predisposizioni personali dei singoli soggetti (più o meno inclini alla pratica dell’esercizio fisico) e le barriere economiche, che spesso riducono l’efficacia dell’intervento per una scarsa aderenza al programma. Sicuramente, uno stile di vita attivo caratterizzato dalla pratica di esercizio fisico di tipo aerobico è la miglior scelta per combattere i fattori di rischio CVDs, ma anche un approccio basato su esercizi di tipo CT sembra ugualmente efficace. Anche il RT si è dimostrato un efficace metodo per ridurre la pressione sanguigna in anziani ipertesi, ma per il ridotto effetto sul miglioramento di altri fattori di rischio CVDs dovrebbe essere indicato a persone che non possono eseguire esercizio fisico attivo. Linea di Ricerca 1 131 PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli • Villa F, Magnani A, Merati G, Castiglioni P. “Feasibility of long-term monitoring of multifrequency and multisegment body impedance by portable devices”. IEEE Trans Biomed Eng. 2014, Jun. 61(6):1877-86. • Merati G, Agnello L, Rampichini S, Maggioni MA, Scurati R, Veicsteinas A. “Cardiovascular adaptation to mudpack therapy in hypertensive subjects treated with different antihypertensive drugs”. Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2014. 18(17):2544-50. • Di Rienzo M, Vaini E, Castiglioni P, Merati G, Meriggi P, Parati G, Faini A, Rizzo F. “Wearable seismocardiography: towards a beat-by-beat assessment of cardiac mechanics in ambulant subjects”. Auton Neurosci. 2013, Nov. 178(1-2):50-9. Presentazioni Convegni • Merati G. “Il rischio di cadute nell’anziano. L’importanza del movimento sit-to-stand”. 12° Convegno Nazionale di Medicina e Scienza dello Sport. 2015, Saronno. • Invited Speaker “Sport e disabilità: un binomio indispensabile”. 10° Convegno Nazionale di Medicina e Scienza dello Sport. 2015, Saronno. Ricerca corrente di esecuzione del STS in questi soggetti è così elevata che la contrazione muscolare non riesce a generare attorno i vasi sanguigni una pressione sufficiente per contrastare il calo di pressione. Lo sviluppo della forza di reazione al terreno nel tempo ha seguito un pattern tipico del STS già descritto in letteratura scientifica per i soggetti sani. In particolare, si è verificato un doppio picco positivo all’apice dello sviluppo della forza verticale, che è stato osservato nella maggioranza dei soggetti testati. In termini di potenza muscolare assoluta richiesta, lo sforzo non è risultato gravoso, infatti, il picco di forza massimale verticale richiesto è risultato in media inferiore al 2% del peso corporeo. Sono stati, infine, registrati i tempi parziali delle singole fasi di spinta che si susseguono nell’esecuzione del STS: dall’inizio del movimento al picco del contromovimento, da quest’ultimo al picco della forza verticale, da quest’ultimo al raggiungimento del valore di rebound e da quest’ultimo al raggiungimento della posizione di standing. La durata totale dell’intero movimento si è attestata per tutti i soggetti testati vicino a un valore di circa 0,5 s. Sebbene in via del tutto preliminare, i primi dati ottenuti su soggetti anziani ipertesi, in trattamento con diverse classi di antipertensivi, hanno mostrato un adattamento pressorio acuto differente al movimento del STS in un protocollo di lavoro analogo a quello del presente progetto, ma svolto in un ambiente caldo-umido come quello di una stazione termale (10 min. supini, seguiti da 10 min. di standing con transizione STS a velocità volontaria). Queste reazioni cardiovascolari differenziate per gruppo di trattamento antipertensivo meritano un ulteriore approfondimento. Nonostante i dati del primo anno di studio di questo progetto siano ancora da considerarsi del tutto preliminari, le osservazioni sperimentali ottenute suggeriscono la necessità di programmi di attività motoria specifica per ridurre i rischi di caduta e portare, quindi, a un miglioramento della qualità della vita dell’anziano. Nella programmazione andrebbero presi in considerazione senza dubbio il potenziamento muscolare degli arti inferiori (soprattutto dell’apparato estensorio) e il miglioramento della capacità di equilibrio sia statico che dinamico con specifiche routine di allenamento. Linea di Ricerca 1 133 Linea di Ricerca 1 Invecchiamento e meccanismi di regolazione della pressione arteriosa: effetti dell’allenamento aerobico – Fase II (2014) Responsabile: Veicsteinas Arsenio Ricerca corrente BACKGROUND 134 Esistono importanti evidenze sperimentali, derivanti soprattutto da ampi studi epidemiologici di tipo prospettico, che indicano come l’attività fisica di endurance, di tipo aerobico, sia inversamente correlata con l’incidenza delle patologie cardiovascolari e della mortalità nella popolazione generale. Tali benefici sono stati osservati, anche e soprattutto, nella popolazione dei pazienti ipertesi. Per quanto attiene alla pressione arteriosa, sono molti gli studi che hanno analizzato il rapporto tra l’attività fisica abituale e i livelli pressori sisto-diastolici. Nonostante alcuni di questi studi non si siano rivelati in grado di stabilire una connessione indipendente tra i due fattori, molti hanno concluso che l’effetto di riduzione pressoria prodotto dall’esercizio fisico di tipo aerobico è significativo anche nella popolazione anziana, in cui il tipico sviluppo dell’ipertensione arteriosa è legato alla riduzione della capacità regolatoria della pressione arteriosa stessa e a una serie di modificazioni morfo-funzionali dell’albero circolatorio, soprattutto a carico di vasi di grande calibro (con alterazione del rapporto di produzione di fattori vasocostrittori e vasodilatatori locali) che provocano un incremento della stiffness globale dell’albero arterioso con conseguente aumento cronico delle resistenze vascolari periferiche. Nei pazienti ipertesi l’entità della riduzione pressoria indotta dall’esercizio fisico aerobico risulta maggiore rispetto a quanto osservato nei normotesi e, in particolare grazie alla riduzione significativa delle resistenze periferiche, a riprova di un rimodellamento vascolare indotto dal training, della concentrazione plasmatica di noradrenalina e della attività reninica plasmatica. Questi ultimi risultati suggeriscono un effetto significativo dell’esercizio fisico dinamico di tipo aerobico sullo stato autonomico dei pazienti con ipertensione arteriosa. Interessante notare come tali effetti risultino indipendenti dal tipo di disciplina sportiva praticata, come dimostrato recentemente dal nostro gruppo di lavoro confrontando gruppi di praticanti dello yoga con soggetti pra- ticanti distance running, sprinter e soggetti praticanti arti marziali come il karate (Cè et al., 2014) e da diversi altri lavori in letteratura scientifica. L’unica eccezione a questa regola sembra essere quella dei nuotatori, per i quali gli effetti pressori dell’allenamento aerobico sembrano essere differenti dagli adattamenti osservati negli sport “terrestri”. Prospetticamente, è ipotizzabile che un miglior stato di fitness aerobico possa anche migliorare le conseguenze negative dell’invecchiamento del sistema cardiovascolare e, in particolare, dei sistemi di controllo del baroriflesso della pressione arteriosa, che vanno generalmente incontro anch’essi a un decadimento progressivo con l’avanzare dell’età, esponendo l’anziano oltre che a fenomeni di maggior labilità pressoria anche al rischio di ipotensione posturale con conseguente aumento dell’incidenza di cadute. OBIETTIVI L’endpoint primario del progetto è stato di valutare l’efficienza del controllo autonomico cardiovascolare, con particolare riferimento al sistema del baroriflesso arterioso, in gruppi di soggetti differenti per età e condizioni atletiche di endurance aerobica. I gruppi di studio comprendevano maratoneti sia d’élite che amatoriali, sia giovani che anziani. Infine, è stato previsto l’arruolamento di due gruppi di giovani e di anziani sedentari, al fine di confronto con le proprie controparti di pari età allenate. METODI Al termine del periodo biennale dello studio abbiamo ottenuto un reclutamento finale di 60 soggetti: 14 maratoneti atleti d’élite (tutti di origine keniana), 8 amatori caucasici giovani di pari età, 10 maratoneti amatori di età maggiore, 50 anni, 16 soggetti sedentari giovani e 12 sedentari di età maggiore, 50 anni. In ognuno di questi soggetti sono stati valutati i seguenti parametri: elettrocardiogramma a riposo nelle 12 derivazioni standard, registrazione con scansione beat-to-beat dell’onda sfigmica in continuo mediante metodo pletismografico non invasivo (Finometer Pro) applicato a una falange delle dita della mano, frequenza degli atti ventilatori mediante una banda tipo strain gauge applicata al torace, suono cardiaco mediante microfono sternale. Tutti i parametri sono stati misurati in continuo e registrati in un computer per la successiva analisi offline, in due distinte condizioni: 1. a riposo in condizioni clinostatiche (10 min.); 2. in condizioni ortostatiche (10 min.). La transizione clino-ortostatica è stata anch’essa valutata in continuo, al fine di evidenziare eventuali problematiche relative al controllo pressorio durante il cambio posturale. La serie degli intervalli cardiaci RR desunti dall’ECG è stata, quindi, editata al fine di escludere eventuali artefatti dovuti a problematiche di registrazione dei segnali oppure alla comparsa di eventi aritmici (soprattutto battiti ectopici ventricolari). Le serie finali NN (normal-to-normal) degli intervalli cardiaci e pressori così ottenute sono state utilizzate per l’analisi successiva degli indici di variabilità cardiaca e pressoria nei domini del tempo, delle frequenze e delle dinamiche non lineari (secondo le linee guida della Task Force europea del 1996). ATTIVITÀ L’efficienza del controllo autonomico cardiovascolare, endpoint primario del progetto, è risultata aumentata dall’allenamento di endurance aerobico e dipendente dall’intensità dell’allenamento stesso. A riprova di ciò, i massimi valori di efficienza del baroriflesso arterioso sono stati ottenuti nei maratoneti d’élite keniani (caratterizzati da valori di BRS mediamente superiori a 50 ms/mmHg). Data la diversa etnia, non è possibile tuttavia escludere completamente che tale risultato sia dovuto a un differente carico genetico tra questa e le altre varie classi di maratoneti indagate. A dimostrazione di un effetto modulante dell’allenamento aerobico sul baroriflesso arterioso, abbiamo rilevato che la BRS tende ad aumentare progressivamente dagli anziani sedentari, agli anziani allenati, agli amatori giovani, agli atleti d’élite. Si confermano, inoltre, sul gruppo totale di atleti e sedentari analizzati le tendenze osservate nel primo anno di studio sulla risposta autonomica cardiovascolare durante il passaggio dalla posizione supina all’ortostatismo attivo a cui tutti i soggetti sono stati sottoposti. La totalità dei soggetti testati ha, infatti, mostrato una risposta autonomica fisiologica nella norma, passando da uno stato caratterizzato da un accentuato tono vagale a uno caratterizzato Linea di Ricerca 1 da intenso tono ortosimpatico. La transizione posturale è stata accompagnata oltreché da un atteso aumento della frequenza cardiaca da un incremento significativo del tono vascolare simpatico (come stimato dalle fluttuazioni in bassa frequenza – attorno a 0,1 Hz – della pressione diastolica: DBP-LF), da un bilanciamento simpato/vagale (come stimato dal rapporto tra alte – attorno a 0,25 Hz – e basse – attorno a 0,1 Hz – frequenze nella serie RR di intervalli cardiaci registrati in entrambe le condizioni: LF/HF) e da un ridotto tono vagale (RRI-HF). Studi recenti hanno dimostrato che il vantaggio indotto dal training di endurance consiste soprattutto nella capacità di adattamento rapido della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa al termine di un esercizio acuto o durante i passaggi posturali. Infatti, tale migliorato controllo permette di contrastare meglio i cambiamenti pressori ex abrupto dovuti ai passaggi di stato e alle accelerazioni indotte sul centro di massa corporea, che si stimano costituire una delle cause di “affaticamento cardiaco” più rilevante. La verifica definitiva di tale ipotesi richiederà, tuttavia, ulteriori studi. Infine, in un soggetto maratoneta di sesso femminile, è stato possibile effettuare un controllo longitudinale dello stato autonomico durante una serie di prove di endurance (21 km) condotte a bassa velocità ma ripetute giornalmente per 21 giorni senza giorni di riposo. Sorprendentemente, la ripetizione di tali prove ha avuto un impatto significativo sul bilanciamento autonomico cardiovascolare del soggetto, inducendo un progressivo miglioramento del tono vagale senza provocare in apparenza fenomeni di over-reaching non funzionale o di franco over-training. Ciò ha suggerito che anche l’allenamento giornaliero privo di recupero, purché di ridotto carico aerobico, possa migliorare le condizioni autonomiche senza provocare un accumulo significativo di fatica nel tempo. PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli • Merati G, Maggioni MA, Invernizzi PL, Ciapparelli C, Agnello L, Veicsteinas A, Castiglioni P. “Autonomic modulations of heart rate variability and performances in short-distance elite swimmers”. Eur J Appl Physiol. 2014, Dec 4. • Cè E, Maggioni MA, Boniello S, Veicsteinas A, Merati G. Ricerca corrente 135 Linea di Ricerca 1 Ricerca corrente “Anthropometric and physiologic profiles of female professional yoga practitioners and energy expenditure during asanas execution”. The Journal of Sports Medicine and Physical Fitness. 2015, Jan-Feb; 55(1-2):51-7. • Bonato M, Rampichini S, Ferrara M, Benedini S, Sbriccoli P, Merati G, Franchini E, La Torre A. “Aerobic training program for the enhancements of HR and VO2 off-kinetics in elite judo athletes”. J Sports Med Phys Fitness. 2014, Oct 3. • Rospo G, Sartor F, Piacentini M, La Torre A, Bonato M, Merati G. “Effects of 21 half-marathons in 21 days on autonomic nervous system and psychological parameters: a case report”. Presentazioni Convegni • Maggioni MA, Merati G, Castiglioni P, Von Meer D, Brauns K, Lieu V, Pottinger E, Opatz O, Gunga HC, Stahn A. “Autonomic cardiovascular control during head-out water immersion and head-down bed rest”. SISMES. 2014, Napoli. • Pottinger E, Maggioni MA, Merati G, Castiglioni P, Von Meer D, Brauns K, Lieu V, Opatz O, Gunga HC, Stahn A. “Acute haemodynamic adaptation to 6 degree head down tilt and head out water immersion”. ICMS. 2014. Berlino. • Veicsteinas A. “Il ruolo dell’esercizio fisico per il raggiungimento del pieno benessere”. ICMS. 2014, Berlino. “Medisport 2014: international forum of sport medicine “ from prevention to care”. 2014, Capri. • Castiglioni P, Di Rienzo M, Quintin L, Merati G. “Assessing Health by Complexity Analysis of Cardiovascular Signals”. E_Cardiology Congress. 2014, Berna. Invited speaker. 136 Modificazioni del tendine rotuleo in seguito ad allenamento e a cessazione dell’allenamento – Fase II (2014) Responsabile: Veicsteinas Arsenio BACKGROUND Il tendine è un tessuto connettivo poco vascolarizzato, in grado di resistere a elevate forze di tensione. La regione in cui un tendine, un legamento o una capsula si collega con l’osso è denominata entesi ed è un’area fibro-cartilaginea che assicura che le forze prodotte dalla contrazione muscolare si trasmettano all’apparato scheletrico. La regione di innesto del tendine sul muscolo costituisce la giunzione miotendinea (MTJ) ed è caratterizzata da protusioni digitiformi che penetrano nella massa muscolare, aumentando l’area di contatto tra muscolo e tendine. Tali regioni sono sicuramente meno indagate rispetto al tendine, sia dal punto di vista morfologico sia dal punto di vista delle modificazioni che si instaurano in diverse situazioni fisio-patologiche. Gli stimoli meccanici alterano in maniera differenziale l’espressione dei proteoglicani; per esempio: la tensione induce la sintesi di decorina, mentre la compressione stimola la produzione dell’aggrecano. Le caratteristiche del tendine sono influenzate da diversi fattori e condizioni: l’allenamento, l’invecchiamento e i farmaci sono tra i fattori principali del rimodellamento della sua struttura, ma l’immobilizzazione è sicuramente la condizione che maggiormente ne altera le proprietà meccaniche. Con l’esercizio, invece, aumenta il turnover del collagene maturo, aumentano i legami trasversali tra i fasci di collagene, con la formazione di fibrille di diametro maggiore, un loro maggior impacchettamento e una maggior rigidità del tendine stesso. L’effetto della cessazione dell’esercizio sulla struttura e sulle proprietà del tendine ha ricevuto attenzione solo di recente. Questo aspetto riveste particolare interesse nel mondo dello sport, in quanto è frequente che uno sportivo debba interrompere per un infortunio la sua attività per periodi più o meno lunghi. È di comune osservazione clinica che la ripresa dell’allenamento dopo un periodo di sospensione costituisca un periodo particolarmente delicato per l’instaurarsi di tendinopatie, tendinosi e altri problemi alle regioni di giunzione. La carenza di dati sulla brusca cessazione dell’allenamento Ricerca corrente Linea di Ricerca 1 138 delle fibre che si realizza con l’allenamento. Con il cessare di tale attività fisica, per altro, le metalloproteinasi continuerebbero ad agire in assenza di nuova sintesi di collagene e determinerebbero una disorganizzazione del tessuto. Subentra anche la sintesi di collagene III, per effetto di una reazione tissutale, che contribuisce a una struttura del collagene meno organizzata in fasci e fascetti. Un’altra informazione che questi dati mettono a disposizione di medici e fisiatri è relativa all’utilità delle infiltrazioni articolari con acido ialuronico. Esso è risultato straordinariamente utile per mantenere integra la struttura di tendine ed entesi, sottolineando così la sua efficacia in numerosi processi fisiologici, come la migrazione e la proliferazione cellulare, il differenziamento e, soprattutto, la regolazione dell’organizzazione della matrice extracellulare. Studio in vitro L’analisi morfometrica effettuata sulle immagini di microscopia elettronica a trasmissione ha dimostrato che la condizione di detraining determinava un calo significativo nel numero dei mitocondri e nell’estensione del RER nei tenociti, mentre l’iniezione di HA preservava da tale calo. La capacità proliferativa era significativamente maggiore nei tenociti isolati da tendini di ratti allenati e da tendini di ratti detrained trattati con HA. L’attività sintetica dei tenociti si esplicava anche in coltura. I tenociti isolati da tendini di ratti allenati e da tendini di ratti detrained trattati con HA presentavano un più elevato rapporto tra sintesi di collagene I e sintesi di collagene III, maggiore sintesi di Aggrecano, Tenascina C e Fibronectina, il minor rapporto tra sintesi MMP1 e MMP3 e, infine, che i tenociti da tendini detrained trattati con HA avevano la minor produzione di IL-1β, una chemochina associata all’infiammazione. Giunzione miotendinea La lamina basale della giunzione miotendinea dei ratti allenati si presentava significativamente ispessita rispetto a quella dei ratti sedentari. La lamina basale del muscolo delle giunzioni miotendinee dei ratti allenati appare più spessa di quella dei ratti di controllo a livello delle interdigitazioni. L’analisi morfometrica conferma l’ispessimento della lamina basale. PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli • Curzi D, Salucci S, Marini M, Esposito F, Agnello L, Veicsteinas A, Burattini S, Falcieri E. “How physical exercise changes rat myotendinous junctions: an ultrastructural study”. Eur J Histochem. 2012. Apr. 16;56(2). • Frizziero A, Fini M, Salamanna F, Veicsteinas A, Maffulli N, Marini M. “Effect of training and sudden detraining on the patellar tendon and its enthesis in rats”. BMC Musculoskelet Disord. 2011. [12:20]. • Frizziero A, Salamanna F, Giavaresi G, Ferrari A, Martini L, Marini M, Veicsteinas A, Maffulli N, Masiero S, Fini M. “Tendon mechanobiology: Hyaluronic Acid injections protect patellar tendon from detraining-associated damage”. In press in “Histology and Histopathology”. • Salamanna F, Frizziero A, Pagani S, Giavaresi G, Curzi D, Falcieri E, Marini M, Abruzzo PM, Martini L, Fini M. “Tenocyte metabolism impairment due to sudden interruption of training activity can be restored by peri-patellar hyaluronic acid injection”. In press in “Connective Tissue Research”. • Curzi D, Baldassarri V, De Matteis R, Salamanna F, Bolotta A, Frizziero A, Fini M, Marini M, Falcieri E. “Morphological adaptation and protein modulation of myotendinous junction following moderate aerobic training”, Histology and Histopathology, 2015 Apr;30(4):465-72. BACKGROUND L’allungamento dell’unità muscolo-tendinea (stretching) è una pratica usata diffusamente in ambito sportivo e fisioterapico. Diverse sono le modalità di somministrazione, tra cui lo stretching attivo, lo stretching passivo, la facilitazione neuromuscolare propriocettiva ecc. Quando applicato in maniera acuta, lo stretching passivo si ritiene favorisca le seguenti azioni: 1.aumento dell’escursione articolare; 2.riduzione dell’incidenza degli infortuni a livello muscolare e articolare; 3.miglioramento della massima prestazione di forza e potenza muscolare. Se, però, il primo effetto è stato dimostrato a livello di evidenza scientifica, il secondo presenta risultati contrastanti. Infatti, a fianco di studi che dimostrano che lo stretching acuto passivo riduce l’incidenza di infortuni, esistono pubblicazioni che non ne dimostrano l’efficacia. Di sicuro, però, per quanto concerne il terzo punto, la maggior parte degli studi sugli effetti dello stretching sulla massima prestazione evidenziano come esso abbia un effetto deprimente sulla massima espressione di forza e potenza muscolare, sia durante contrazioni stimolate, sia durante contrazioni volontarie. I meccanismi alla base della riduzione della forza massimale dopo somministrazione di stretching acuto passivo sono duplici: a.una inibizione centrale a livello del motoneurone indotta dall’allungamento attraverso un meccanismo di feedback propriocettivo; b.una modificazione della rigidità dell’unità muscolo-tendinea, con conseguente alterazione del rapporto tensione/lunghezza a livello sarcomerale e della trasmissione della forza a livello dell’inserzione tendinea. Queste modificazioni possono persistere anche diverse ore dopo applicazione della manovra. Mentre gli effetti dello stretching sulla massima prestazione anaerobica alattacida sono stati studiati ampiamente, pochissimi sono gli studi sugli effetti di tale manovra sulla massima prestazione aerobica. Durante esercizio al cicloergometro, inoltre, la riduzione della massima forza e della rigidità muscolare potrebbero influire sulla trasmissione di forza a livello dei pedali, riducendo l’efficienza di un esercizio a carico costante. Tutti questi effetti, se dimostrati, potrebbero far considerare con più cautela l’utilizzo dello stretching prima di una prestazione neuromuscolare di intensità elevata, sia essa in ambito sportivo sia in ambito riabilitativo. L’utilizzo di un approccio combinato di elettromiografia di superficie (EMG) e di meccanomiografia (MMG) permette di ricavare importanti informazioni sugli aspetti elettrici e meccanici della contrazione muscolare. Questa tecnica infatti permette di analizzare la risposta meccanica del muscolo nello stesso punto di rilevamento della sua attività elettrica, a monte della catena articolare. OBIETTIVI Gli obiettivi perseguiti sono stati principalmente due: 1.valutare l’effetto dello stretching acuto passivo sulla massima prestazione aerobica durante test incrementale a rampa al cicloergometro; 2. determinare l’effetto dello stretching acuto passivo sull’efficienza meccanica dell’esercizio durante test prolungato a onda quadra. METODI Per questi studi sono stati reclutati 20 soggetti sani di sesso maschile e di età compresa tra i 20 e i 25 anni. Per il conseguimento del primo obiettivo è stato utilizzato un test incrementale a rampa al cicloergometro per determinare la massima potenza aerobica (VO2 max). Le determinazioni sono state effettuate in giorni diversi applicando o meno lo stretching. Un giorno di riposo è stato concesso tra due test successivi per evitare la fatica. Il reciproco della pendenza della relazione tra VO2 e potenza meccanica è stato utilizzato come indice del rendimento dell’esercizio. Per il conseguimento del secondo obiettivo, sempre in giorni diversi, gli stessi soggetti hanno svolto un esercizio costante all’85% VO2 max fino a esaurimento, con e senza stretching, per determinare l’efficienza dell’esercizio con e senza manovra Ricerca corrente Stretching, esercizio muscolare e riabilitazione. Analisi dei determinanti della riduzione di forza indotta dallo stretching – Fase II (2014) Responsabile: Veicsteinas Arsenio Linea di Ricerca 1 139 Linea di Ricerca 1 di stretching. Durante i test le variabili cardiorespiratorie e metaboliche sono state determinate con un metabolimetro con la metodica respiro per respiro. ATTIVITÀ Dal primo studio è emerso che lo stretching non altera la massima potenza aerobica. Infatti, i valori medi di VO2 max con stretching sono risultati non significativamente diversi da quelli senza stretching. La potenza meccanica di picco invece è risultata inferiore durante il test preceduto da stretching. La manovra di stretching ha, inoltre, aumentato la pendenza della relazione tra consumo di ossigeno e potenza meccanica, indicando una minore efficienza durante l’esercizio, quando lo stretching è somministrato pochi minuti prima dello stesso. Anche l’efficienza dell’esercizio è risultata significativamente inferiore con stretching. Infatti, a parità di carico, il VO2 era significativamente maggiore con stretching, suggerendo che tale manovra induce delle alterazioni a carico dell’unità muscolo-tendinea e dello schema di attivazione delle unità motorie che portano a un maggior dispendio energetico, a parità di potenza meccanica esterna sviluppata. Ricerca corrente PRODOTTI SCIENTIFICI 140 Articoli • Limonta E, Rampichini S, Cè E, Esposito F. “Effects of visual feedback absence on force control during isometric contraction”. Eur J Appl Physiol. 2015, Mar; 115(3):50719. doi: 10.1007/s00421-014-3036-1. Epub 2014, Nov 4. PubMed PMID: 25366253. • Cè E, Rampichini S, Venturelli M, Limonta E, Veicsteinas A, Esposito F. “Electromechanical delay components during relaxation after voluntary contraction: Reliability and effects of fatigue”. Muscle Nerve. 2015 Jun;51(6):907-15. doi: 10.1002/mus.24466. PubMed PMID: 25256098. • Longo S, Cè E, Rampichini S, Devoto M, Limonta E, Esposito F. “Mechanomyogram amplitude correlates with human gastrocnemius medialis muscle and tendon stiffness both before and after acute passive stretching. Exp Physiol. 2014, Oct; 99(10):1359-69. doi: 10.1113/ expphysiol.2014.080366. Epub 2014, Jun 20. PubMed PMID: 24951499. • Rampichini S, Cè E, Limonta E, Esposito F. “Effects of fatigue on the electromechanical delay components in gastrocnemius medialis muscle”. Eur J Appl Physiol. 2014, Mar; 114(3):639-51. doi: 10.1007/s00421-013-2790-9. Epub 2013, Dec 21. PubMed PMID: 24362940. • Cè E, Rampichini S, Limonta E, Esposito F. “Fatigue effects on the electromechanical delay components during the relaxation phase after isometric contraction”. Acta Physiol (Oxf). 2014, May; 211(1):82-96. doi: 10.1111/ apha.12212. Epub 2014, Jan 2. PubMed PMID: 24319999. • Invernizzi PL, Limonta E, Bosio A, Scurati R, Veicsteinas A, Esposito F. “Effects of a 25-km trial on psychological, physiological and stroke characteristics of short- and middistance swimmers”. J Sports Med Phys Fitness. 2014, Feb; 54(1):53-62. PubMed PMID: 24445545. • Esposito F, Wagner PD, Richardson RS. “Incremental large and small muscle mass exercise in patients with heart failure: Evidence of preserved peripheral hemodynamics and metabolism”. 2015, Acta Physiologica. doi: 10.1111/ apha.12423. 2015 Mar;213(3):688-9. • Vernillo G, Rinaldo N, Giorgi A, Esposito F, Trabucchi P, Millet GP, Schena F. “Changes in lung function during an extreme mountain ultramarathon”. Scand J Med Sci Sports. 2014, Sep 28. doi: 10.1111/sms.12325. PubMed PMID: 25262823.