Presentazione

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L’argomento di questo testo è molto focalizzato in quanto dedicato allo “stretching”, termine che si riferisce al complesso di
esercizi che hanno lo scopo preciso di rilassare i muscoli, cioè
ridurre il loro grado di contrazione normalmente presente in
vario grado anche quando non vengono usati. È interessante
infatti sapere, e forse ancora poco noto, che una buona performance non rispecchia solamente proprietà muscolari tipiche
della fase di contrazione (come forza e velocità di contrazione)
ma anche il comportamento del muscolo nella fase di rilasciamento della contrazione. Ad esempio, la coordinazione nella
corsa è tanto maggiore quanto più netta è la distinzione tra
contrazione e rilasciamento per i muscoli coinvolti: quando
si contraggono i muscoli flessori di una gamba devono essere
perfettamente rilasciati gli estensori della stessa gamba e vice-
versa. La pratica dello stretching facilita questa distinzione favorendo il rilasciamento del muscolo successivamente alla sua
contrazione. Molte condizioni legate allo “stress” impediscono tale rilasciamento. L’autore fa ampio riferimento a pratiche
dell’estremo oriente che hanno preso in considerazione questo
problema e che si propongono di favorire il rilasciamento muscolare in parallelo con la soppressione dello stress e quindi
il raggiungimento di un equilibrio psichico. Il testo è molto
completo e partendo dai principi di fisiologia muscolare e di
controllo neuromuscolare, sviluppa un analisi che si estende a
molti gruppi muscolari. La lettura è facile e sicuramente utile
tanto a figure professionalmente coinvolte nel settore quanto a
lettori che desiderino approfondire l’argomento e prendere in
considerazione i consigli forniti.
Prof. Giuseppe Miserocchi
Dipartimento di Medicina Sperimentale
Università degli Studi di Milano Bicocca
IX
Perché un altro libro sullo stretching?
Con il termine inglese stretching (letteralmente “stiramento’,
“allungamento”) si indicano da una quarantina d’anni circa
quelle tecniche di allungamento muscolare che hanno lo scopo di aumentare l’elasticità e, in particolare, la capacità del
muscolo di rilassarsi e quindi, conseguentemente, la mobilità
articolare.
Lo studio e l’applicazione di queste tecniche crediamo siano
nati principalmente in ambito sportivo, da quando si è iniziato
a capire come la mobilità articolare e l’elasticità muscolare
siano una componente fondamentale della prestazione fisica,
tanto importanti quanto la forza, la potenza, la velocità e la
resistenza, che sono i parametri tradizionalmente più allenati
dagli sportivi.
C’è da ricordare, per amore di verità, che questa è stata una
limitazione concettuale e operativa più che altro occidentale,
perché in Oriente molte culture che hanno prodotto filosofie
e concezioni diverse del corpo e della salute, invece, hanno
sempre attribuito una grandissima importanza a questo parametro della performance fisica: basterà citare, come esempi
della miriade di pratiche tradizionalmente finalizzate a questo
obiettivo, lo yoga in India e il taijiquan in Cina. È interessante
notare come, in entrambe le pratiche, lo scopo dell’esercizio fisico sia quello di ottenere un miglior equilibrio dinamico delle
energie del corpo e, conseguentemente, un miglior equilibrio
psicologico, spirituale e fisico (per le due culture da cui queste
pratiche sono nate questi aspetti non sono separabili).
Ci appare interessante e degna di approfondimento, in particolare nel nostro tempo, l’idea che salute ed equilibrio si possano
ottenere aumentando la flessibilità, e non la forza o l’imponenza visibile della massa muscolare del corpo, con buona pace
dei seguaci del body building!
Lo studio di questo tipo di allenamento è stato maggiormente approfondito nelle discipline sportivo-espressive in cui è
richiesta una grande flessibilità articolare, come la danza, la
ginnastica artistica, la corsa a ostacoli, il salto in alto e così
via. La constatazione degli effetti benefici della pratica degli
esercizi di stretching ha poi fatto sì che questi divenissero sempre più popolari in molte altre discipline sportive, tant’è che
oggi non si può più accettare che un allenatore in qualsiasi
sport non abbia, a corredo del suo bagaglio tecnico, anche una
conoscenza approfondita delle tecniche di stretching specificamente utili per l’allenamento dei suoi atleti.
Nel contempo, l’utilizzo delle tecniche di stretching si è andato
diffondendo anche nel campo della terapia manuale, in particolare di quella riabilitativa, via via che ci si è resi conto
dell’importanza che le retrazioni muscolari hanno nel determinare patologie osteoarticolari e nel rallentare il pieno recupero
funzionale di chi ha subito infortuni o interventi chirurgici di
pertinenza ortopedica.
In questo campo un importantissimo contributo è stato dato
dalle ricerche di Janet Travell e della sua scuola, che hanno
dimostrato l’importanza dello stretching selettivo del singolo
muscolo nella terapia della cosiddetta “sindrome dolorosa da
disfunzione miofasciale’, o trigger points, una patologia muscolofasciale che, come vedremo, è tanto frequente quanto disconosciuta dai medici, particolarmente in Italia.
In questo contesto, in particolare, anche la diffusione del concetto di disfunzione osteopatica, cioè la limitazione anatomica
di un movimento fisiologico organico, a livello del sistema muscoloscheletrico, ha contribuito ad attribuire una grande importanza alle retrazioni muscolari minori e maggiori, che derivano da traumi o atteggiamenti posturali non fisiologici, nel
produrre quelle alterazioni degli equilibri dinamici del corpo
che prima o poi finiscono generalmente per causare patologie
organiche vere e proprie: e lo stretching, attivo e passivo, si
propone come la tecnica regina nel trattamento di tali retrazioni.
A tutto ciò va senz’altro aggiunto che anche la maggiore conoscenza delle discipline orientali di cui si è detto poc’anzi ha
contribuito a rendere popolare la “cultura” dello stretching,
prima ancora che la sua pratica.
E di questa pratica c’è un gran bisogno, se si considera il problema della salute in termini olistici.
L’idea e la cultura del benessere fisico che si sono diffusi in
Occidente negli ultimi decenni stanno diventando sempre più
funzionali alla cultura del narcisismo, la cultura dell’apparire
e dell’avere invece che dell’essere. In palestra non ci si va per
ritrovare equilibrio e armonia, per stimolare e migliorare la
dimensione fisica della propria vita, ma perché bisogna avere
un corpo da poter esibire sulla spiaggia o in piscina che sia
simile a quello degli esseri di plastica che vengono fotografati
sulle riviste di moda: non è importante aumentare la propria
resistenza alla fatica e scaricare lo stress, ma costruire artificialmente dei muscoli pompati la cui funzione è puramente
“estetica”.
Non si corre per migliorare la propria potenza aerobica e vivere meglio e più a lungo, ma per battere qualcun altro nella
corsa; non si gioca a tennis per scaricare la tensione e divertirsi, ma con l’unico scopo di affermare, magari a costo di in-
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schiacciati dalla logica della massificazione, della capacità di
ascoltarsi dentro, di ritrovare una dimensione di vita interiore
in una situazione caratterizzata dal fragore dei bisogni indotti
dalla pubblicità e dai valori consumistici.
Da questo punto di vista ci sembra importante, quindi, riproporre una cultura dello sport e dell’attività fisica che siano
gioco e gioia, che siano riappropriazione ed esplorazione del
corpo, che ne espandano limiti e possibilità, che siano un ulteriore momento di ricostruzione della propria integrità di essere umano per chi li pratica. Come cercheremo di dimostrare,
la pratica regolare dello stretching offre un valido aiuto per
andare in questa direzione: e questo, dal punto di vista di chi
vorrebbe, per quanto modestamente, contribuire allo sviluppo
del potenziale umano, è forse più importante di qualsiasi brillantissima tecnica terapeutica!
Abbiamo quindi cercato di scrivere un testo che innanzi tutto
proponga un approccio scientifico allo stretching, basato su
concezioni anatomiche e fisiologiche il più rigorose possibili.
La nostra intenzione è quella di offrire uno strumento di lavoro
efficace ed estremamente pratico a sportivi, terapisti manuali
e chiunque voglia sapere e capire di più dei meravigliosi meccanismi del corpo umano.
Il nostro augurio e la nostra speranza sono che ogni copia
circolante di questo libro si copra presto di quei segni di un
uso frequente che sono il miglior premio per la fatica di chi si
è avventurato a scriverlo.
fortuni anche seri, la propria superiorità sull’amico, il vicino
o il collega.
All’occhio del medico e del biologo sembra veramente demenziale il modo in cui tanta gente riesce a trasformare la pratica sportiva in un ulteriore motivo di stress e tensione sia fisica sia mentale!
D’altra parte è proprio da questa cultura del narcisismo,
dell’apparire, che nascono paradossi come quello di George
Bush, presidente degli USA, che nomina suo consigliere speciale per l’educazione fisica il noto culturista e attore Arnold
Schwarzenegger, per altri versi persona estremamente gioviale
e simpatica: tutto ciò in un Paese che ha prodotto atleti come
Mark Spitz, Carl Lewis, Edwin Moses, Mike Jordan e “Magic” Johnson! Crediamo che sia importante recuperare anche
in Occidente una “cultura del corpo” che sia prima di tutto
un atteggiamento ideologico e operativo che attribuisca una
grande importanza al mantenimento e al miglioramento dello
stato di salute fisica, inteso come uno stato di pieno benessere
e non più solo come uno stato di assenza di malattie.
Il benessere del corpo, la salute possono oggi essere riproposti
come valori molto importanti anche nella cultura delle società
industriali dell’Occidente: nella nostra storia questi sono già
stati valori assoluti, nella Grecia classica e nell’antica Roma
(mens sana in corpore sano).
Quando si esce dalla logica narcisistica del consumismo e della competizione a tutti i costi, l’attenzione per il corpo e la
salute assume il significato del recupero dei bisogni individuali
Perché una nuova edizione di questo libro?
Il Manuale professionale di stretching ha avuto, nei quindici
anni intercorsi dalla sua pubblicazione, un lusinghiero successo di pubblico e di vendita. Soprattutto, ed è questo il motivo
della soddisfazione maggiore per i suoi autori, si è rivelato
utile nel migliorare la vita, il lavoro e le performances di tantissimi pazienti, sportivi professionisti e amatoriali, musicisti,
insegnanti, fisioterapisti, osteopati, allenatori, fisiatri, medici
sportivi, ortopedici, operatori, terapisti shiatsu e tante altre
persone che si occupano della vitalità e dell’equilibrio del loro
corpo o di quello degli altri.
Per questo, scaduto il contratto col precedente editore, ci siamo posti il problema di valutare se valesse la pena di fare uno
sforzo per pubblicarne una nuova edizione. Ci siamo risposti di
sì, proprio per l’utilità che il testo continua ad avere dopo tutti
questi anni: e in questo siamo anche stati confortati dall’interesse che un editore serio e qualificato come CEA ha dimostrato fin dall’inizio per la pubblicazione di questa nuova edizione.
Abbiamo dunque rivisto in profondità tutto il testo, correggendo qualche errore e qualche omissione che ci erano sfuggiti nelle precedenti edizioni e, lasciando invariato l’impianto
originale che tanto successo ha avuto, abbiamo aggiornato la
parte di fisiologia del controllo del tono muscolare con le più
recenti acquisizioni scientifiche in materia, abbiamo aggiunto per ogni muscolo l’innervazione radicolare e periferica e
ampliato significativamente la parte clinica con le nozioni che
la nostra esperienza di terapia ci ha permesso di acquisire in
questi anni.
Un ringraziamento sentito, quindi, a tutti coloro, utenti e colleghi, che ci hanno dato suggerimenti per migliorare il libro,
e a CEA per l’impegno che ha voluto mettere nel realizzare
un prodotto editoriale all’altezza del suo prestigio e delle sue
migliori tradizioni.
Gli Autori
Milano, primavera 2012
XII
Questo libro
Nella sezione centrale, La tecnica, elaborata in forma di atlante, vengono presentati i centoventi muscoli più importanti del
corpo umano: di ognuno vengono esposti anatomia e fisiologia,
e per ognuno vengono indicati almeno un esercizio di allungamento specifico da eseguire da soli, almeno un esercizio da
eseguire con l’assistenza di un terapista e gli effetti posturali
della retrazione del muscolo stesso.
L’ultima sezione, Le applicazioni, contiene una serie di utili
schede che analizzano le retrazioni muscolari tipiche di ognuna
delle discipline sportive e delle pratiche musicali più diffuse e
propongono una routine di esercizi di stretching per ognuna di
queste.
Questo libro, articolato in quattro sezioni, si rivolge in particolare a terapisti della riabilitazione, fisiatri, osteopati, terapisti
shiatsu, terapisti manuali in genere, allenatori, atleti, musicisti, danzatori e a chiunque sia interessato all’armonia del corpo
umano.
Nella prima sezione, La fisiologia, vengono esposte le leggi generali di funzionamento e di controllo dei sistemi motori e le
basi neurofisiologiche delle tecniche di stretching.
Nella seconda sezione, La clinica, vengono presi in esame i
vari campi di applicazione dello stretching, con particolare attenzione per la terapia manuale, la riabilitazione, l’allenamento
sportivo, la pratica della musica.
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