Le storie di domani

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Le storie di domani
Cultura e spettacoli
sabato 9 ottobre 2010
Speciale
Concorsoscrittura
TreValli
pergiovaniautori
Ironia, fantasia, inventiva ed
esperienze personali. Questi
sono gli ingredienti che gli oltre
900 partecipanti alla sesta edizione del Concorso di scrittura
Tre Valli hanno messo in campo, per tentare di entrare nella
rosa dei premiati o più semplicemente per lasciarsi cullare
dal piacere della scrittura.
Gli organizzatori della manifestazione, Orazio Dotta, Leonia Menegalli e Chino Sonzogni – in rappresentanza della
Bibliomedia della Svizzera italiana e dei Circoli di cultura di
Biasca e Lodrino – hanno proposto un incipit scritto per l’occasione dallo scrittore Antonio
Ferrara. Il tema, offerto con
qualche sfumatura diversa per
le scuole elementari e per le
scuole medie, verteva su un
senso di colpa non meglio definito. L’intrigante sfida, raccolta
in massa, era quella di dare un
seguito ad una vicenda semplicemente abbozzata. Il risultato
è stato oltremodo interessante.
a cura della redazione
di cultura
foto Ti-Press
Si è svolta ieri sera a Biasca la premiazione
dei vincitori del concorso organizzato
da Bibliomedia della Svizzera italiana
e i Circoli di cultura di Biasca e Lodrino
Alla presenza di oltre 250 persone,
il consigliere di Stato Gabriele Gendotti
laRegioneTicino
ha incoronato i primi 5 classificati
di ogni categoria
I testi dei settanta ragazzi premiati
e menzionati saranno raccolti
in un volume stampato
dalla Salvioni Edizioni Bellinzona
Le storie di domani
I giovani scrittori hanno fatto
riferimento alla loro vena creativa e al loro bagaglio culturale,
fatto anche di letture, per competere simpaticamente con lo
scrittore professionista. Nel
suo intervento di saluto in occasione della cerimonia Orazio
Dotta ha detto: “Lavorare su
un incipit dato non è un esercizio
da poco. Si tratta, per chi si cimenta nell’impresa, di salire su
di un vagone trascinato da una
locomotiva guidata dall’autore,
nella fattispecie Antonio Ferrara, per poi sostituirsi alla guida
del convoglio con estro, fantasia
e creatività per un viaggio che
conduce a destinazioni diverse e
sorprendenti”.
I testi dei giovani scrittori,
più precisamente quelli dei 70
premiati e menzionati, saranno
raccolti in un volume, prodotto
dalla Salvioni edizioni, nel quale ci sarà anche il racconto di
Ferrara. Il libro sarà pronto per
la prima metà di dicembre e andrà ad affiancarsi alle pubblicazioni che già sono state stampate nelle cinque edizioni precedenti dall’Editore Jam di Prosito (Racconti allo specchio, Racconti di viaggio, Racconti di
paura, Racconti di amicizia,
Racconti di felicità).
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Ieri sera, alla presenza di oltre 250 persone, il consigliere di
Stato Gabriele Gendotti ha
consegnato i premi ai primi
cinque classificati di ogni categoria. Nel suo intervento di saluto, riferendosi al contrasto
che sembrerebbe esistere tra la
quantità della comunicazione
in circolazione (Facebook e simili) e la sua scarsa qualità, il
capo del DECS ha detto che la
premiazione del concorso “rende attenti dell’esistenza di una
realtà meno problematica da un
punto di vista comunicativo,
anzi direi addirittura di una
realtà che ci incoraggia a continuare ad insegnare ai nostri giovani – pur con metodologie al
passo coi tempi – quel classico e
intramontabile “saper leggere e
scrivere”, componenti ancora
oggi essenziali per la crescita cognitiva, ma direi anche affettiva, dei nostri figli”.
Il concorso prevedeva anche
dei premi speciali. Tra questi
quello destinato al miglior lavoro in assoluto: per le scuole elementari è andato a Gregorio
Meroni-Conceprio di Corzoneso (V elementare), per le
scuole medie a Eugenia Stasyukova di Lodrino (IV media).
Un riconoscimento per il
maggior numero di partecipanti è stato assegnato alle sedi di
scuola elementare di Biasca,
Giornico e Iragna e alla scuola
media di Acquarossa.
A colloquio con i premiati: Gregorio Meroni-Conceprio ed Eugenia Stasyukova
Cosa significa per voi aver vinto un concorso di scrittura?
Gregorio: Sono contento che anche ad altre
persone sia piaciuto il mio racconto: io mi sono
divertito ad inventare la storia di Zeno il gufo.
Eugenia: Vincere il concorso di scrittura è una
bella sorpresa. Confrontarsi con gli altri è stimolante e sentirsi parte del gruppo prescelto dà
grande gioia.
Qual è il tuo rapporto con la scrittura?
Gregorio: Scrivo quando a scuola devo comporre un tema. Mi piace in particolare inventare storie che raccontano di animali o creature
fantastiche.
Eugenia: Di norma non scrivo, amo leggere.
Grazie agli stimoli ricevuti dal docente ho conosciuto il piacere di raccontare per iscritto. Con
la mia classe abbiamo partecipato ad alcuni
concorsi di scrittura, un’esperienza interessante
che mi ha permesso di confrontarmi con il compito svolgendolo dapprima sul quaderno e poi
al computer.
Quale rapporto hai con la lettura e quali
sono i tre libri che preferisci?
Gregorio: Leggo quando ho piacere a farlo e ho
voglia di sognare: mi piace vivere avventure con
i vari personaggi dei libri. I libri che scelgo raccontano storie di fantasia che mi portano in
È colpa mia: miglior racconto Scuola elementare
“È colpa mia.”
Lo disse con una voce piena di
tristezza. Disse così, e subito
dopo guardò fuori perché non
riusciva a dire altro. Poi ci fu un
lungo silenzio. Si sentivano soltanto il ticchettio della sveglia
sulla mensola, il suono dei clacson dalla strada, una voce che
parlava al piano di sopra e diceva cose incomprensibili.
La luce che entrava dalla finestra attraversava tutta la
stanza.
Già quella luce. Era proprio
stufo di tutti quei lampioni che di
notte non lo lasciavano cacciare:
ormai il buio non esisteva più, e
la colpa era sua.
I suoi nuovi vicini, venuti ad
abitare sopra di lui, proprio non
li capiva. Dove erano finiti i suoi
buoni amici? Era rimasto solo,
ed era tutta colpa sua.
Una volta sì che era stato felice:
abitava nel cavo del castagno più
grande di tutto il bosco. Gli piaceva vivere in quel bosco così verde
e tranquillo. Ora attorno al suo
albero c’erano solo strade grigie
con automobili rumorose e puzzolenti.
Cosa era successo? Ora ve lo
racconto.
Zeno, così si chiamava, prima
passava le sue giornate a dormicchiare sotto la coperta nel suo
nido e a divertirsi con i suoi amici. C’erano Maurizio l’istrice
campione di “nascondino”, Ernesto il tasso brontolone ma tanto buono, ed infine il suo migliore
amico, Leo lo scoiattolo saggio
che aveva girato tutto il mondo e
abitava sopra di lui nel grande
castagno.
Prima le notti erano tutte per
lui: usciva sul suo ramo preferito,
dava un’occhiata in giro, apriva
le sue ali piumose e spiccava il
volo. Lui, Zeno, era il gufo re della notte del bosco.
Una notte, come tante altre,
mentre inseguiva un topo aveva
visto qualcosa accanto ad un
fungo. Era un oggetto che faceva
uno strano rumore e aveva delle
parti che si muovevano. Incuriosito lo aveva portato nel suo nido
Gregorio Meroni-Conceprio
dove l’aveva nascosto sotto la coperta.
Zeno aveva deciso di non dire
niente. Ma da quel momento tutto era cambiato. Era diventato
strano, misterioso con i suoi amici, non usciva più né a cacciare,
né a giocare: trovava sempre delle scuse per poter rimanere a casa
ad ammirare il suo segreto. Quell’oggetto gli stava rubando tutto
il suo tempo.
Una notte Leo, preoccupato, era
sceso al piano di sotto e vi dico
cosa aveva trovato: Zeno che se ne
stava in un angolino a guardare
con occhi persi una sveglia!
Leo gli aveva subito spiegato
che quell’aggeggio serve a misurare il tempo e che gli uomini ne
sono ossessionati. Durante i suoi
viaggi aveva visto come gli uomini continuano a guardare gli orologi, hanno sempre fretta, non
trovano mai il tempo per stare
con gli amici, corrono tutti i giorni a lavorare per guadagnare
sempre di più, …
“Stanne alla larga! Non ti serve! Buttala!” gli aveva gridato
Leo. Ma Zeno non capiva più
niente anche perché era diventato molto debole: da diverse notti
non mangiava più, da diverse
mattine non dormiva più. Sempre lì a guardare le lancette muoversi ed ad ascoltare quel continuo ticchettio!
Nessuno, né Maurizio con la
sua allegria, né Ernesto con il
suo brontolare, né Leo con i suoi
buoni consigli, era riuscito a far
ragionare Zeno. Era proprio andato fuori di testa e nella sua
pazzia era arrivato a pensare di
vendere il bosco agli uomini per
poter avere tanti soldi e comprarsi così tante sveglie.
Nessuno era riuscito a fermarlo. E gli uomini non avevano perso tempo: erano arrivati con le
ruspe, avevano tagliato tutti gli
alberi e avevano costruito strade
dappertutto, anche strade che
non andavano da nessuna parte.
Lui non era diventato ricco e
nemmeno felice come aveva creduto.
Del magnifico bosco non era rimasta più traccia, gli uomini
avevano risparmiato solo il castagno di Zeno che in mezzo a
tutto quel grigio sembrava ora
così piccolo… Non si sentivano
più gli uccelli cantare o le rane
gracchiare, tutti erano dovuti
scappare. Era rimasto solo, solo
con la sua bella sveglia sulla
mensola.
Ad un tratto mentre guardava
fuori dalla finestra quelle orribili auto sfrecciare e clacsonare si
ricordò di un biglietto che Leo,
prima di fuggire, gli aveva lasciato. Allora non aveva trovato
il tempo per leggerlo. Invece ora
lo cercò, lo trovò e lo lesse: “Faggio dalle grandi foglie, via degli
alberi rigogliosi, bosco dei nuovi
germogli”. Era il nuovo indirizzo del suo migliore amico.
Vi assicuro che Zeno capiva
bene di aver sbagliato alla grande: il suo bel bosco, come tante altre cose, non esisteva più per colpa sua, ma forse l’amicizia aveva resistito. Forse i suoi amici l’avrebbero perdonato e lui avrebbe
potuto andare a vivere con loro:
una nuova vita in un nuovo bosco.
Zeno si fece coraggio, prese la
sveglia dalla mensola, la scaraventò giù dalla finestra, prese la
sua coperta, uscì sul suo vecchio
ramo preferito, salutò il castagno, aprì le ali e spiccò il volo...
tanti posti diversi. Il mio posto preferito per leggere è il letto: alla sera prima di addormentarmi e, durante le vacanze, alla mattina, appena
sveglio. Mi capita di leggere anche ad alta voce
quando ad ascoltarmi ci sono i miei fratelli più
piccoli. A volte per rilassarmi prendo un libro
dagli scaffali di casa mia e semplicemente lo sfoglio per guardare i disegni o le fotografie. Ci
sono anche dei periodi in cui mi piace leggere i
fumetti. Al momento il mio autore preferito è
Roald Dahl. E questi sono i tre libri più belli che
ho letto: ‘Il GGG’ di Roald Dahl (quello che metterei al primo posto); - ‘Eragon’ di Christopher
Paolini (sto leggendo ora il seguito che si intito-
la ‘Eldest’); da piccolo mi piacevano un sacco le
avventure di ‘Giulio Coniglio’ di Nicoletta Costa (anche perché i disegni sono proprio belli).
Eugenia: Leggere è un passatempo che mi permette di rilassarmi e, contemporaneamente, conoscere o imparare qualche cosa di nuovo. Di solito leggo dei romanzi, di sera o durante gli intervalli scolastici. Al momento uno dei miei autori preferiti è Jack London. Ci sono diversi libri che mi sono piaciuti tanto per motivi differenti, quindi mi è difficile sceglierne solo tre.
Tra i più belli scelgo Martin Eden e Zanna
Bianca di London e Mille splendidi soli di Khaled Hosseini.
L’incipit proposto dallo scrittore
È colpa mia di Antonio Ferrara
È colpa mia.
Lo disse con una voce che ricordava il rumore
di un bicchiere che cade e si rompe. Lo disse senza
aggiungere altro, e subito dopo guardò fuori,
come se cercasse nel viale, negli alberi o nelle facciate grigie dei palazzi le parole che le servivano,
le parole che le mancavano. Nel silenzio che seguì
si potevano udire il ticchettio incessante della sveglia sulla mensola, il suono dei clacson dalla
strada, una voce incomprensibile che parlava al
piano di sopra. La luce, che entrava dalla finestra spalancata, tagliava la stanza in due.
Estranee: miglior racconto Scuole medie
È colpa mia.
Lo disse con una voce che ricordava il rumore di un bicchiere che cade e si rompe. Lo
disse senza aggiungere altro, e
subito dopo guardò fuori, come
se cercasse nel viale, negli alberi o nelle facciate grigie dei palazzi le parole che le servivano,
le parole che le mancavano. Nel
silenzio che seguì si potevano
udire il ticchettio incessante
della sveglia sulla mensola, il
suono dei clacson dalla strada,
una voce incomprensibile che
parlava al piano di sopra.
Quando si guadagnò una
promozione sul lavoro perse
sua figlia. Non accadde all’improvviso. Ogni giorno il loro legame si allentava sempre di
più.
Aveva sorretto la sua bambina quando faceva i primi
passi, al parco, rifugiati dal
sole all’ombra di una grande
quercia.
Aveva condiviso la sua gioia
e l’impazienza di imparare, accompagnandola al suo primo
giorno di scuola.
Aveva dimostrato di essere fiduciosa quando le permise di
uscire da sola, benché il suo
istinto le suggerisse di proteggerla in ogni momento.
L’aveva consolata nella sua
prima delusione d’amore, abbracciandola in silenzio, lasciando che si sfogasse.
Sua figlia era una ragazza
davvero speciale. Bastava rivolgerle uno sguardo e lei ti regalava un sorriso sincero. Pas-
sava poco tempo con le sue compagne, perché l’amica più
grande era sua madre. Chiacchieravano loro. Si sedevano a
gambe incrociate e condividevano le loro emozioni e i segreti
più nascosti.
È colpa mia – sussurrò mestamente, accorgendosi dell’enorme abisso che le distanziava.
È per via del lavoro che passavano meno tempo assieme.
L’aveva privata del punto
d’appoggio più grande, della
compagna, amica sincera, ritirando le proprie mani che attutivano le sue cadute. Pensava
che fosse ormai cresciuta, ma
seppure fosse già adolescente
era ancora la sua bambina.
La figlia, rientrando da scuola, si ritrovava spesso la casa
vuota e il senso dell’abbandono
l’assaliva. Aspettava il ritorno
della madre con un libro in
mano e a volte si addormentava.
La madre ritornava affaticata dall’ufficio sotto lo sguardo
vigile delle stelle. Non si incrociavano quasi più durante il
giorno.
La figlia rinchiuse il dispiacere e la malinconia nel silenzio. Si erano allontanate, lentamente, senza accorgersi. Ormai
si salutavano soltanto.
La madre la sentiva aggirarsi come un’ombra per la casa.
Il legame che c’era stato una
volta non c’era più e sarebbe
stato difficile ritrovarlo.
Eugenia Stasyukova
Si scostò dalla finestra e raggiunse furtiva la camera della
figlia. La fioca luce della lampadina rovente accesa sulla
scrivania filtrava dalla fessura della porta semichiusa.
La donna intravvide il loro
album delle fotografie aperto.
Mancava un’immagine. Quella di loro due sotto la quercia.
Le lacrime le velarono gli occhi. Cercò la figlia con lo sguardo. Dormiva sul letto, raggomitolata come un gattino. La madre si avvicinò e con la sua
mano delicata le accarezzò dolcemente la testa. Non si svegliò,
ma un lieve sorriso si disegnò
sulle sue labbra e strinse di più
la foto al seno.