Socrate dopo i socratici

Transcript

Socrate dopo i socratici
1
A. Cosentino, Socrate dopo i socratici
SOCRATE DOPO I SOCRATICI
Divertissement filosofico di Antonio Cosentino
Dialogo tra Socrate e uno studente moderno di filosofia.
Se questo dialogo è immaginabile, allora è anche immaginabile che Socrate parli in italiano.
ATTO I
STUDENTE- È vero, Socrate, che tu sei stato il primo filosofo della polis?
SOCRATE- “Filosofo”? Che intendi esattamente con questa parola?
STUDENTE- Come? Non vorrai farmi credere che non sai cosa significa “filosofo”? E già
che sei famoso per la tua ironia…
SOCRATE- No, non sono ironico adesso. Davvero non capisco bene. C’è qualcosa che mi
sfugge.
STUDENTE- Credo di capire che cosa ti sfugge: direi circa 24 secoli di storia della filosofia.
SOCRATE- È qualcosa, che, a quanto intuisco, è successa dopo di me. E, allora, io come
posso saperla?
STUDENTE- Dovresti andare a scuola a imparare… Adesso sono io che provo a fare
dell’ironia.
SOCRATE- Se andassi a scuola – come mi suggerisci – dovrei imparare cominciando da me
stesso, se è vero che sono stato io ad iniziare quella che chiami “filosofia”. Su questo
argomento cosa troverei a scuola?
STUDENTE- Troveresti molta roba. I tuoi successori hanno scritto sempre molto su di te, ad
iniziare dal tuo discepolo Platone che ha trascritto tutte le discussioni che andavi facendo
con gli Ateniesi.
SOCRATE- Chi? Platone? Quel ragazzotto che mi stava sempre appresso? Chi l’avrebbe
detto, con quella sua vocina da cigno… Forse lo sottovalutavo: non parlava tanto ma, a
quanto pare, ascoltava molto attentamente e poi scriveva, lo so bene. Quando ero ancora in
vita ho avuto modo di leggere la sua trascrizione di una delle mie discussioni. Era intitolata
Liside. Tu non puoi credere quante sciocchezze mi ha fatto dire il giovanotto in quel testo!
Io avevo messo in guardia verso i pericoli della scrittura, ma lui non mi ha dato molta retta
su questo punto, a quanto pare.
STUDENTE- A dire la verità, non solo lui. Quando si parla di “filosofia”, noi intendiamo
soprattutto libri scritti. Tu sei stato l’unico a non scriverla la tua filosofia.
SOCRATE- Questo è un po’ inquietante; ma, dimmi, chi altri si è interessato a me dopo la
mia morte?
2
A. Cosentino, Socrate dopo i socratici
STUDENTE- L’elenco sarebbe troppo lungo. Ancora oggi si continua a parlare e a scrivere
di te con grande ammirazione e interesse.
SOCRATE- Davvero! A questo punto, però, ti prego, spiegami meglio cosa è questa che
chiami “filosofia”. Sono davvero sorpreso e incuriosito.
STUDENTE- Per noi la “filosofia” è principalmente un insieme di dottrine, di visioni
generali, di analisi e interpretazioni del mondo; quelle che hanno elaborato i “filosofi” nel
corso del tempo: da Socrate ai nostri giorni. Per questo la “filosofia” è anche, semplicemente,
la storia della filosofia.
SOCRATE- Per Zeus! Sembra proprio una grande impresa! Come posso essere stato io a
iniziare tutto questo? Non riesco a convincermene. Aiutami a capire.
STUDENTE- Beh, a noi a scuola così ci hanno insegnato. Che, tra quelli che ad Atene
ascoltavano i tuoi discorsi, alcuni hanno cercato di tenere viva la tua eredità di pensiero,
quelli che sono stati considerati, appunto, tuoi discepoli. E sono stati loro a continuare
l’impresa dopo la tua morte, e poi altri dopo di loro. Nei manuali di storia della filosofia si
parla del tuo grande discepolo Platone e poi, ora che ci penso, anche di “scuole socratiche
minori”…
SOCRATE- “Minori”… Perché? Fammi capire meglio.
STUDENTE- Già, è l’Accademia, la scuola di Platone, che viene considerata la scuola
socratica “maggiore”, quella che ha esercitato un’influenza superiore a tutte le altre nel corso
della storia successiva. Poi, dalla scuola di Platone è venuto Aristotele e questi due pensatori
hanno segnato la direzione del pensiero filosofico per tutti i secoli a venire.
SOCRATE- Quel Platone… Non l’avrei mai creduto capace di tanto. Davvero! E chi sono i
discepoli che sono stati considerati minori?
STUDENTE- Quelli che conosco io sono soltanto: Euclide di Megara, Fedone di Elide,
Antistene, Aristippo di Cirene. In realtà sono soltanto quelli che hanno fondato delle vere e
proprie scuole ispirate al tuo pensiero.
SOCRATE- Ma se io non facevo altro che ripetere di non sapere niente! E loro mi hanno
trasformato in una specie di super-maestro, tanto che avrei ispirato addirittura più di una
scuola. Vorrei davvero sapere che cosa hanno preteso di insegnare in quelle scuole.
STUDENTE- Guarda, Socrate. Questo è un manuale di storia della filosofia di quelli che
usiamo nei nostri corsi. Vuoi dare un’occhiata?
SOCRATE- Amico mio, questa mi sembra una buona idea. Anzi, non vedo l’ora di leggere.
Però ora si è fatto tardi. Perché non andiamo a mangiare qualcosa insieme e poi ci rivediamo
tra qualche giorno.
3
A. Cosentino, Socrate dopo i socratici
ATTO II (Caffè dei filosofi)
BARMAN- Ciao.
STUDENTE- Ciao!
BARMAN- Cosa prendi?
STUDENTE- Ho appuntamento con un amico. Sono parecchio in ritardo. Ma ancora non si
vede. Tu non hai visto un signore anziano, con la barba incolta, un tipo un po’ particolare…
BARMAN - Non sarà per caso quello allungato su quella panchina? È lì da parecchie ore. A
dire la verità, mi sembra un barbone. Non credo che sia l’amico che aspetti…
STUDENTE- Fammi guardare… Invece è proprio lui, il mio amico Socrate. Vado a vedere.
[Socrate è sdraiato sulla panchina, immobile con gli occhi chiusi]
STUDENTE- Socrate, sveglia! Ti chiedo scusa per il ritardo. Sai, il traffico è imprevedibile.
Ma, mi senti? Svegliati per favore! Possibile che ha un sonno così pesante? Di respirare
respira. Socrate! Sono io. Ti vuoi svegliare? A questo gli è preso qualche accidente. Che
faccio? Non sarà il caso di chiamare un’ambulanza?
[Socrate apre gli occhi, si guarda intorno con calma, come se niente fosse]
SOCRATE- Stavo cercando di mettere un po’ di ordine nelle mie idee. Mi sento confuso. È
davvero difficile da credere, sai.
STUDENTE- Veramente sembravi morto… Lo so che di capita ti avere queste assenze ogni
tanto. È in queste occasioni che metti in movimento la tua mente filosofica, vero?
SOCRATE- Non direi. Il mio modo di fare filosofia è sempre in presenza, con gli amici,
parlando e ragionando insieme, magari anche bevendo un po’.
STUDENTE- D’accordo. Ma cosa è difficile da credere?
SOCRATE- La filosofia.
STUDENTE- Hai letto, no? Quello che è successo è tutto scritto; non si scappa!
SOCRATE- Io vorrei proprio scappare, amico mio! Vorrei scappare dai socratici di tutti i
tempi.
STUDENTE- Ma che dici? Qual è il problema?
SOCRATE- Qual è il problema? Vedi, quel Platone, per esempio. Nel libro che mi hai dato
ho trovato qualche frammento dei suoi Dialoghi. In alcuni casi lui riporta cose che io ho
realmente detto, almeno a quanto riesco a ricordare; ma in altri mi attribuisce discorsi che
io non ho mai pronunciato. Allora i casi sono due: o ha capito male o mi ha usato per
sostenere idee sue, una visione del mondo e degli uomini che io non potrei mai condividere.
4
A. Cosentino, Socrate dopo i socratici
STUDENTE- Vuoi dire che lo disconosci come discepolo?
SOCRATE- Ci puoi scommettere! Ma se non era neanche insieme con gli altri amici nel
giorno della mia morte! Ha fatto sapere che era malato. Figuriamoci… Vedi, se uno sta
davvero appresso a me, non scappa nell’Aldilà alla prima complicazione. Io non ho accettato
di fuggire da Atene dopo la condanna a morte, come avrei mai potuto pensare di
aggrapparmi a qualche verità suprema che esisterebbe in un altro mondo come sostiene
Platone. Per me quello che conta è il mondo in cui vivo; sono le diverse doxai… Capisci il
significato di questa parola greca?
STUDENTE- Vuol dire opinione, mi pare. È giusto?
SOCRATE- Esatto! Stavo dicendo che a me interessano le doxai che circolano nella società in
cui uno vive e la capacità di metterle alla prova continuamente. Quella del tafano è un’idea
mia. Quella sì. Sono sempre stato un pluralista, io, in tutti i sensi. Se uno si rende conto che
tutte le conoscenze non sono altro che doxai, non butta tutto a mare e scappa in un posto
sicuro dove si illude di trovare finalmente la pace delle certezze definitive. Se è questo il
filosofo, allora è un uomo inutile alla polis.
STUDENTE- E degli altri tuoi discepoli che mi dici? C’è qualcuno che riconosci come tuo
erede?
SOCRATE- Tutti bravi giovani… ma esagerati. Ognuno di loro ha ingigantito qualche
aspetto particolare del mio pensiero ma tutti si sono dimenticati di quello che io andavo
facendo nell’agorà; nella piazza voglio dire. Si sono appartati, isolati nelle loro scuole. Si sono
dimenticati della città. E la città si è dimenticata di loro. Uno che mi è sembrato
particolarmente simpatico è un certo Diogene di Sinope. Io non l’ho conosciuto
personalmente. Quando sono morto doveva avere appena 12-13 anni. Ma, se è vero quello
che ho letto, è stato uno in gamba; uno che aveva capito meglio di altri il mio messaggio.
Ma anche lui… Che esagerazione a vivere in quel modo! Un secondo Socrate ma pazzo.
STUDENTE- Ti va di bere qualcosa, Socrate?
SOCRATE- Sì, beviamo qualcosa.
STUDENTE- Almeno adesso ti è più chiaro che cosa è stata la “filosofia” dopo di te? E
comprendi perché sei considerato il primo filosofo della polis?
SOCRATE- Non del tutto. Certo, mi sono fatta un’idea di quella che tu chiami “filosofia”. E
capisco quanto il mondo è cambiato nel corso della sua storia. Anche i filosofi e i loro
pensieri sono figli del loro tempo. Perciò è ovvio che dopo di me altre vie sarebbero state
percorse. Però, vedi, c’è una cosa che mi lascia molto perplesso e riguarda me, non gli altri.
Io non mi sento per niente parte di questa storia, per Zeus! Perché, allora, tutti mi tirano in
ballo?
STUDENTE- Se non lo capisci tu, figurati io… A pensarci bene, però, una mezza idea ce
l’avrei. Non sarà per il fatto che tu non scrivevi la tua filosofia? Potrebbe essere successa
5
A. Cosentino, Socrate dopo i socratici
qualcosa di simile a quello che si vede anche ogni giorno con la nostra stampa. Uno stesso
evento, una dichiarazione di un politico per esempio, viene riportato in tanti modi diversi
quanti sono i giornalisti che ne parlano. Nessuno saprà mai quella cosa per come è successa
realmente, tranne quelli che l’hanno vissuta in prima persona.
SOCRATE- Già, anche questo intendevo io quando esprimevo i miei dubbi sulla scrittura
come strumento di ricerca. La “filosofia” che ho letto su questo libro tuo è basata sulla
scrittura e, quando uno scrive, si deve appartare; col testo scritto sei costretto a fissare i tuoi
pensieri come se fossero gli ultimi, almeno fino allo scritto successivo. Intanto quelli che
leggono, intendono lo scritto ognuno a modo suo. Se anche c’è qualche forma di dialogo, è
molto filtrato e ha tempi lunghissimi. Ti voglio dire un’altra cosa. Io ho cercato di spiegare
bene chi è la persona che agisce filosoficamente in quell’incontro dopo-cena a casa di
Agatone e, in quell’occasione, dissi che lo è chiunque viva a metà tra sapienza ed ignoranza.
Poi ho messo in mezzo anche Eros. Anche di questa parola sai il significato?
STUDENTE- Questa sì; stai tranquillo. Vai avanti.
SOCRATE- Beh, ho presentato Eros come un demone e come un prototipo di filosofo. Poi è
successa qualcosa che non avevo previsto. È arrivato Alcibiade. Si è dichiarato innamorato
di me e ha finito per dipingermi come una copia di Eros. La conclusione puoi trarla da solo…
STUDENTE- Ho capito. Chi è filosofo è come posseduto dal demone di Eros e tu lo eri, anche
per come ti presentavi fisicamente; quindi tu apparivi come un modello di filosofo.
SOCRATE- Sì, è così. Solo che il mio essere filosofo non ha niente a che fare con quello che
è venuto dopo, non solo per il fatto che io non scrivevo, come dicevamo prima, ma anche
per un altro importante motivo.
STUDENTE- Quale altro motivo?
SOCRATE- Ora mi comporto da Socrate. Fai attenzione a questa domanda. Il filosofo è
filosofo perché fa filosofia o fa filosofia perché è filosofo?
STUDENTE- Bella domanda… (Alla Marzullo!). Direi che è filosofo perché fa filosofia. Ho
sbagliato?
SOCRATE- Non hai sbagliato, ma questa risposta vale se si ha già un’idea di “filosofia”.
Non vale per me perché non potevo fare la “filosofia” che ancora non c’era.
STUDENTE- Allora, per te vale l’altra risposta, cioè che il filosofo fa filosofia perché è
filosofo?
SOCRATE- No, non vale neanche questa risposta, se ci pensi bene. Io non potevo essere
filosofo prima che ci fosse la “filosofia”, come uno scultore non può essere scultore prima
che ci siano le sculture.
STUDENTE- Socrate, così mi confondi. Adesso, ti confesso, non capisco…
6
A. Cosentino, Socrate dopo i socratici
SOCRATE- Eppure, non è così difficile. Socrate non è stato un “filosofo”, ma un cittadino
“tafano”; un cittadino che amava la sua polis e la voleva abitata da gente capace di
migliorarsi, di avere cura non solo dei piccoli affari quotidiani. Socrate era uno che aveva
molta fiducia nella forza del pensiero. Quello che davvero mi stava a cuore era riuscire a
fare da levatrice a pensieri presentabili in pubblico, esposti al confronto e alla critica. Per
tutto questo sono stato visto come un funzionario del Ministero del disturbo e sono stato
punito. Alla fin fine, la mia vita è stata un vero e proprio fallimento. Ecco perché non mi
convince questa pretesa di fare iniziare da me la storia della filosofia. Questa storia comincia
con altri, altri che avevano bisogno di nobilitare se stessi. E cosa c’è di meglio, in questi casi,
di un condannato a morte? Basta trasformarlo in martire.
STUDENTE- Ora, Socrate, mi casca il mondo addosso. Ma… Posso farti una domanda?
SOCRATE- Fai pure. Le domande sono il sale della vita.
STUDENTE- Supponiamo che tu non fossi mai esistito. Secondo te, ci sarebbe stata mai la
nostra “filosofia”?
SOCRATE- Ti rispondo con un’altra domanda. Forse tu sai che una volta il mio amico
Cherefonte andò a fare visita all’oracolo di Delfi e gli venne in mente di chiedere alla Pitia
se vi fosse qualcuno più sapiente di Socrate. Sai la risposta? La Pitia disse che nessuno era
più sapiente di Socrate. Ora, questa è la mia domanda. Se io non avessi interpretato il
responso del dio così come ho fatto…
STUDENTE- Cioè che il più sapiente è colui che sa di non sapere. È così?
SOCRATE- Esattamente. E, allora, se io non avessi interpretato in quel modo quel
messaggio, ci sarebbe stato mai uno come Socrate? Ora beviamo insieme. Non è cicuta, vero?
E salutiamoci da amici, come fanno quelli che si scambiano domande come doni preziosi.