pesci - Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva

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pesci - Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva
Zoonosi parassitarie di origine
ittica tra passato e futuro
Maria Letizia Fioravanti e Andrea Gustinelli
Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Patologia Animale
Università degli Studi di Bologna
1
Zoonosi parassitarie di origine ittica:
- a livello mondiale oltre 500 milioni di persone a rischio
- malattie neglette nell’ambito della Sanità Pubblica a causa di
difficoltà diagnostiche, scarsa conoscenza del loro
reale/potenziale peso economico e sanitario e complessità delle
attitudini culturali delle popolazioni coinvolte nei diversi areali
geografici
- necessità di chiarire biologia, epidemiologia, diffusione, aspetti
clinici di numerosi agenti di zoonosi di origine ittica al fine di
migliorare le misure di prevenzione e controllo a livello
individuale e collettivo
- aumento del rischio a seguito di crescente movimentazione di
prodotti ittici a livello internazionale, flussi demografici e
cambiamenti delle abitudini alimentari
2
Gli animali acquatici rivestono spesso un ruolo importante nel
ciclo biologico di parassiti a ciclo indiretto (eteroxeni) che allo
stadio adulto o larvale sono in grado di determinare patologia
nell’uomo.
L’uomo può
comportarsi
come:
Ospite
definitivo
Ospite
accidentale
* Casi umani segnalati in Italia
• Difillobotriasi*
• Heterofidosi e
Centrocestosi
• Opisthorchiasi*
• Anisakiasi*
• Clinostomiasi
3
Difillobotriasi o plerocercosi
• Malattia parassitaria sostenuta da
Cestodi dell’ordine Pseudophyllidea,
famiglia Diphyllobothriidae
• Diphylllobothrium latum: unica specie
segnalata al momento in Italia
• Altre specie descritte nel mondo:
D. pacificum, D. dendriticum, D. nihonkaiense
• L’uomo è l’ospite definitivo elettivo di D. latum
+ cane, gatto ed altri mammiferi ittiofagi
4
C iclo biologico di
Diphyllobothrium latum
(Invernizzi, 2005)
(uovo-uovo: 11 sett.)
5
Specie ittiche più frequentemente parassitate da
Diphyllobothrium latum allo stadio larvale in Italia:
Pesce persico
ospite d’elezione
Luccio
Bottatrice
ospiti paratenici
Specie ittiche idonee all’infestazione di D. latum
Coregonus spp.
?
Salmo spp.
Oncorhynchus spp.
6
Difillobotriasi o plerocercosi
Larva plerocercoide
7
aspetto filetti positivi
8
Difillobotriasi o plerocercosi
D. latum:
adulto
9
Difillobotriasi o plerocercosi
• Distribuzione geografica: zone temperate e subartiche dell’emisfero settentrionale (Scandinavia,
Siberia, Grandi laghi, Giappone, Europa centrale).
Segnalazioni anche in Brasile, Cile, Peru e Argentina
• Casi umani di difillobotriosi da D. latum:
5 milioni in Europa
30 anni fa
4 milioni in Asia
100.000 in America
oggi
casi sporadici (in
aumento negli ultimi anni)
10
Da Chai et al. (2005), Int. J. Parasitol., 35: 1233-1254.
11
Difillobotriasi o Plerocercosi
•In base a indagini recenti (Peduzzi e Boucher-Rodoni, 2001):
in zone lacustri al confine italo-svizzero
- feci umane: positività intorno a 6,5%
- pesci (Perca fluviatilis): positività tra 7,8 e 33,3%
•In queste zone la difillobotriosi si considerava eradicata dal 1970,
poi un nuovo caso si è registrato nel 1983 e da allora: 31 nuovi casi
Nel Lago Lemano tra Svizzera e Francia: 70 casi dal 1993 al 2002
12
13
Difillobotriasi o Plerocercosi in Italia
Zoonosi ben conosciuta fin dall’800 in Italia
Casi sporadici negli ultimi decenni
8 casi segnalati presso l’Ospedale Valduce di Como nel 2001
(Terramocci et al., Infection 29 (2):93-95)
23 casi segnalati presso l’Ospedale Manzoni di Lecco nel
2002-2007
Difillobotriasi SOTTOSTIMATA in Italia
Area sub-alpina (Laghi svizzeri, francesi e italiani):
>200 casi tra 1987 e 2002 (Dupouy-Camet e Peduzzi, 2004)
330 casi tra 2002 e 2007 (Wicht et al.)
+ nuovi casi in Austria, Repubblica Ceca, Belgio, Olanda e
Spagna
14
Difillobotriasi o plerocercosi
Sintomatologia e lesioni nell’uomo:
• spesso paucisintomatica
• infiammazione catarrale dell’ileo e del digiuno (nei siti
di attacco del parassita)
• dolori epigastrici, diarrea o costipazione, vomito,
anoressia
• anemia perniciosa (per carenza di vit. B12)
• sintomatologia conclamata spt. in soggetti di età
superiore a 30 anni
• rapida remissione dei sintomi dopo terapia
Terapia nell’ospite definitivo: Praziquantel 5-10 mg/Kg
15
Presenza di larve plerocercoidi di D. latum in pesce persico del
Lago di Como
1 Domaso
2 Carate Urio
3 Mandello del Lario
4 Bellagio
5 Faggeto Lario
16
DIAGNOSI nell’ospite pesce
17
Diagnosi morfologica di larve plerocercoidi di D. latum
Diagnosi molecolare
PCR e sequenziamento
18
Cambio delle abitudini culinarie =
consumo di prodotti ittici crudi o affumicati o
marinati a freddo
PRINCIPALE FATTORE DI RISCHIO
Uomo= Serbatoio
asintomatico
Persico = Ospite
d’elezione
DIFFICILE
CONTROLLO
Luccio e Bottatrice =
Ospiti paratenici
Fecalizzazione
Acque Interne
Salmonidi = Ruolo da
investigare
Serbatoi selvatici da
investigare
Controllo sanitario dei prodotti ittici =
Fattori di rischio e
punti di intervento
Normativa di difficile applicazione nelle realtà
della pesca in acqua dolce e dell’industria legata
agli ambienti lacustri
19
Prevenzione e controllo
1
Trattamento reflui
(depurazione e canalizzazione)
2
CONTROLLO ISPETTIVO dei
pesci provenienti da zone a
rischio
3
Congelamento (-18°C per 24h)
Cottura (56°C per 5’)
RAPIDA DEVITALIZZAZIONE
DELLE LARVE PLEROCERCOIDI
Malattia ittica inserita nel Regolamento di Polizia Veterinaria del 1954
20
Opisthorchiasi
Zoonosi parassitarie di origine ittica sostenute da trematodi
digenei (metacercarie) appartenenti a diverse specie della famiglia
Opisthorchiidae
- Opisthorchis felineus
segnalato per la prima volta in
Italia nel 1884 nel gatto e nel
cane da Rivolta
1,7 milioni di persone colpite
nell’Europa orientale
- Opisthorchis viverrini
( + Clonorchis sinensis)
15 milioni di persone colpite
in Estremo Oriente
21
Distomi epatici
Da Chai et al. (2005), Int. J. Parasitol., 35: 1233-1254.
22
Ciclo biologico di
Opistorchis felineus
23
Opisthorchiasi
SINTOMATOLOGIA NELL’UOMO
Localizzazione epatica (a livello dei dotti biliari)
Decorso di solito asintomatico
A volte febbre, dolori addominali, disturbi gastrointestinali, sintomi
simil-epatitici, eosinofilia
Rare le complicazioni quali:
colangite ascendente
colangiocarcinoma
fibrosi epatica
B. Sripa / Acta Tropica 88 (2003) 209–220
24
Opisthorchiasi
B. Sripa / Acta Tropica 88 (2003) 209–220
25
Opistorchiasi in Italia
26
Opisthorchiasi
Nel periodo 2003-2008 >30 casi umani nella zona del Lago Trasimeno (PG) e
Lago di Bolsena (VT)
Opisthorchiasi
diagnosticata
grazie
al
rinvenimento di uova mediante esame
coprologico per arricchimento + PCR
2003: due pazienti che all’anamnesi riferivano il recente consumo di tinca
marinata presso un ristorante locale (Lago Trasimeno) (Crotti et al., 2004)
2005: otto pazienti che all’anamnesi riferivano il recente consumo di tinca,
carpa e persico marinati artigianalmente presso un ristorante locale (Lago
Trasimeno) (Crotti et al., 2006)
2007: 20 casi di opistorchiasi umana correlati al consumo di tinca (e coregone)
marinati provenienti dal Lago di Bolsena (VT) (Armignacco et al., 2008)
Tutti i pazienti sono stati trattati con praziquantel e/o albendazolo ed i
successivi controlli per uova di Opisthorchis sp. sono risultati negativi
27
Opisthorchiasi
A seguito dei focolai di infezione umana sono state
effettuate, nelle zone lacustre coinvolte, indagini
conoscitive su:
Gasteropodi acquatici
Specie ittiche recettive
OSPITI
INTERMEDI
Lago Trasimeno: 249 pesci (182 tinche) 9,3% delle tinche positive
Lago di Bolsena: 800 pesci - 83,1% delle
tinche esaminate positive
Lago Trasimeno: 422 (solo 1
Bithynia leachi): tutti negativi
Mammiferi ittiofagi (gatti)
OSPITI
DEFINITIVI
Lago Trasimeno: 23,5% in
campioni fecali di gatto
Lago di Bolsena: 40% in
campioni fecali di gatto
28
Opisthorchiasi
Procedure diagnostiche nell’ospite pesce:
Ricerca metacercarie
- Compressione di piccole porzioni di muscolo + osservazione
microscopica (diametro metacercarie: circa 200 micron)
- Digestione cloropeptica di porzioni di muscolo + osservazione
microscopica
Identificazione su base morfologica e molecolare
29
Opisthorchiasi
PROFILASSI
• Educazione sanitaria
• Divieto di vendita/consumo di
pesce e prodotti ittici crudi o poco
cotti
Nota del Ministero della Salute del febbraio 2008:
• Informazione adeguata del personale veterinario del
SSN, degli addetti al settore e di categorie
potenzialmente a rischio
• Commercializzazione
controllata
indicando
”da
consumarsi previa cottura o congelamento a -20°C per
una settimana”
• monitoraggio epidemiologico sul pescato nazionale
con particolare riguardo ai ciprinidi
30
Opisthorchiasi
Fattori
condizionanti la
realizzazione
del ciclo
biologico e la
trasmissione
della
parassitosi
all’uomo
31
Opisthorchiasi
Controllo a livello di popolazione
• Ambientale
• Sanitario
• Normativo
• Socio-Culturale
Controllo individuale
• Scarsa resistenza delle larve plerocercoidi a cottura e congelamento
• Notevole resistenza delle metacercarie a cottura e congelamento
32
Tecniche di devitalizzazione di stadi larvali di parassiti zoonosici presenti in prodotti ittici dulciacquicoli e relativa fonte bibliografica
Metodo
Parassita
Parametri
-6°C
Diphyllobothrium
latum
-18°C
-1 / -5°C
-6,5 / -8°C sol.
salina
-16 / -17°C
Opisthorchis felineus
“Metacercarie”
Clonorchis sinensis
Heterophyidae
D. latum
Opisthorchis viverrini
Cottura
C. sinensis
Heterophyidae
7gg in lucci di 9 kg
/ 6gg in lucci di 2
kg / 3gg in lucci di
0,7 kg
4gg in lucci di 2 kg
/ 2gg in lucci di 0,5
kg
24 ore
> 1 mese
Riferimento
bibliografico
Titova, 1955
Titova, 1955
Acha e Szyfres (2003)
Eguchi (1973)
12 ore
Eguchi (1929)
-8 / -12°C
-20°C
-28°C
-35°C
-40°C
5 gg
48 ore
6 ore
5-12 gg
- (efficace)
20 ore
8 ore
2 ore
-28°C
32 ore
-40°C
7 ore
-10°C
-20°C
-10°C
-12°C
-20°C
-10 / -20°C
>3 gg
>2 gg
5 gg
>18 gg
>7 gg
30 ore
Senoo et al. (1925)
Acha e Szyfres (2003)
Eguchi (1973)
WHO (1995)
WHO (1995)
Fattakhov (1989)
Fattakhov (1989)
Fattakhov (1989)
Ministero della Salute,
USSR (1990)
Ministero della Salute,
USSR (1990)
Einawawl et al. (2000)
Einawawl et al. (2000)
WHO (1979)
Fan (1998)
Fan (1998)
Hamed e Elias (1970)
56°C
70°C
80°C
5 minuti
30 minuti
5 minuti
39-40°C
150 minuti
55°C
15 minuti
65°C
3 minuti
50°C
100°C
180 minuti
10 minuti
-10°C
Congelamento
Periodo di
sopravvivenza
Acha e Szyfres (2003)
Waikagul et al. (1974)
Waikagul et al. (1974)
Shimazono e Hasui
(1916)
Kakei e Fukase (1921)
Shimazono e Hasui
(1916)
Hamed e Elias (1970)
Hamed e Elias (1970)
33
O. felineus
Salagione
O. viverrini
C. sinensis
O. viverrini
Marinatura
C. sinensis
Irradiazione
Metacercarie di
Opisthorchiidae e
Heterophyidae
13,6%
(fermentato)
20%
5%
10%
30%
3% acido
acetico+sale
6% ac.
acet.+sale
6% ac. acet. per
4 ore +sale
Aceto
Soluzione
salina satura
0,15 KGy
24 ore
Kruatrachue et al. (1982)
5 ore
3-5 ore
>7 gg
8 gg
Tesana et al. (1986)
Shimazono et al. (1916)
WHO (1979)
Fan (1998)
Inefficace
Zviagina e Beer (1997)
6 volte più efficace
Zviagina e Beer (1997)
Efficace
Zviagina e Beer (1997)
6 gg
Kakei e Fukase (1921)
> 2 gg
Kakei e Fukase (1921)
Efficace
FAO/IAEA (1991)
34
Anisakiasi
• Sostenuta da nematodi Anisakidae allo stadio larvale (3° stadio)
assunti accidentalmente dall’uomo mediante ingestione di pesci
e cefalopodi marini crudi, poco cotti o sottoposti a preparazioni
culinarie non sufficienti ad inattivare le larve
• Uomo = ospite non idoneo, dove le larve ingerite vanno
incontro a devitalizzazione nel giro di pochi giorni o poche
settimane. Possono però penetrare attivamente nella mucosa
gastrica o intestinale e determinare la formazione di granulomi
eosinofilici e/o reazioni flemmonose + sindromi allergiche
• Prima segnalazione ufficiale nell’uomo: Van Thiel (1960)
descrive in Olanda anisakiosi umana in correlazione all’abitudine
di consumare aringhe affumicate a freddo (“green herring”). Da
allora >20.000 casi descritti nel mondo.
35
UOMO
Pseudoterranova
Phocascaris
Contracaecum?
Contracaecum
Anisakis
Hysterothylacium
Ciclo biologico di nematodi Anisakidae
36
Anisakiasi
Pesci in cui le larve anisakidi si localizzano
soprattutto in cavità peritoneale e visceri
 aringa
 suro
 sgombro
Pesci in cui le larve anisakidi si localizzano
a livello muscolare anche intra vitam:
nasello
merlano
scorfano
triglidi
Specie ittiche dei mari italiani in cui si è rinvenuta la presenza di larve di Anisakis
• pesce sciabola (100%)
• nasello
• lanzardo
• pagello fragolino
• triglia di scoglio
• gallinella
• ricciola
• molva
• busbana
• aguglia
• pesce tamburo
• murena
• alice
• sardina
• sgombro
• boga
• pagro
• scorfano
• suro
• pesce s.pietro
• melù
• rana pescatrice
• tombarello
• pesce castagna
• tracina
Le larve di Pseudoterranova vengono reperite in prodotti ittici
d’importazione (es. coda di rospo, merluzzo atlantico, halibut, ecc.)
37
Anisakiasi
Larve di Anisakis sp. in pesce sciabola
Larve di Anisakis sp. in alici
Larve di Hysterothylacium sp. in
sardina
Le larve Anisakidae dopo la
morte
dell’ospite
pesce
tendono a migrare verso
l’esterno
(migrazione
post
mortem),
penetrando
nel
muscolo laterale.
38
Anisakiasi
Indagini condotte su alici e sardine commercializzate
presso Mercati Ittici della costa adriatica
2003-2005
• 2636 alici esaminate
• 1314 sardine esaminate
700 (26,6%) positive per larve Anisakidae
544 (41,4%) positive per larve Anisakidae
7,7% alici positive per larve di Anisakis e 98,6% per
Hysterothylacium (6,3% coinfezione)
0,4% sardine positive per larve di Anisakis e 99,6% per
Hysterothylacium
DSPVPA
39
Anisakiasi
Infestazione da larve di Anisakis simplex sensu stricto in spigole
(Dicentrarchus labrax) pescate in zona FAO 27 (Atlantico nordorientale): percentuale di positività tra 66% (1-2 Kg) e 100% (3-5
Kg) (Bernardi et al., 2008)
40
Struttura del ventricolo in larve
di 3° stadio di Anisakis
Struttura dell’apparato ventricolare in
larve di 3° stadio di Hysterothylacium
1 mm
1 mm
CI
V
V
AP
V
Struttura del ventrico+cieco
intestinale in larve di 3°
stadio di Pseudoterranova
CI
DSPVPA
41
PE
PE
PE
PE
Larve di 3° stadio di Anisakis
Larve di 3° stadio
di Hysterothylacium
DSPVPA
42
Anisakiasi
Casi di Anisakiosi umana segnalati nel mondo:
• Olanda: dal 1955 al 1968
prevalentemente da Anisakis)
160
casi
(sostenuti
• Giappone: 16.090 casi diagnosticati fino al 1990 (sostenuti
prevalentemente da Anisakis - solo circa 50 casi da
Pseudoterranova) (circa 2000 casi / anno)
• Usa:
circa
10
casi/anno
diagnosticati
frequentemente da larve di Pseudoterranova)
(sostenuti
• Francia: si osservano circa 6-7 casi all’anno, dovuti
soprattutto a larve di Anisakis.
• + casi sporadici in Spagna, Germania, Danimarca, Inghilterra,
Norvegia, Belgio, Cile, Canada
43
Anisakiasi
Anisakiosi umana in Italia
 Il 1° caso ad eziologia certa risale al 1996, la paziente presentava
una violenta epigastralgia associata a vomito e diarrea.
 + 25 casi diagnosticati su base istologica/morfologica o su base
sierologica riportati in letteratura
 + in Abruzzo dal 1998 al 2002: almeno 32 casi sospetti (oltre 20
confermati) osservati presso l’ospedale di Pescara
 Un caso di infestazione da Pseudoterranova decipiens complex
segnalato nel 2002
 Dall’anamnesi di tutti i soggetti risultava il consumo di pesce crudo o
poco cotto pochi giorni prima il manifestarsi dei sintomi
 Sono stati descritti alcuni casi di sindromi allergiche da Anisakis in
seguito ad ingestione o inalazione.
+ possibile malattia professionale immunoallergica?
2000)
(Balletta et al.,
44
Anisakiasi
Patologia nell’uomo
• Le larve di terzo stadio infettanti possono
- non invadere la mucosa gastro-intestinale e
venire eliminate
- invadere la mucosa gastrica
- discendere nel lume intestinale e penetrare
nella parete
La maggior parte rimane nella sottomucosa,
ma alcune riescono a raggiungere la cavità
addominale penetrando nell’intero spessore
della parete.
• Dopo aver provocato edema, iperemia e
talvolta sanguinamento al momento della
penetrazione,
inducono
una
reazione
infiammatoria con infiltrazione di eosinofili e
linfociti, seguita da proliferazione connettivale
con conseguente formazione di granuloma.
• Invasione della parete dello stomaco più
frequente di quella intestinale; nell’intestino,
l’ileo sembra essere più spesso coinvolto.
DSPVPA
45
Anisakiasi
Forma gastro-enterica
• La forma ACUTA gastrica è caratterizzata da forti dolori, nausea,
vomito, diarrea ed insorge poche ore dopo l’ingestione del pesce
parassitato; quella intestinale invece si manifesta dopo 6-7 giorni
ed è difficilmente differenziabile da una appendicite acuta. La
forma CRONICA, sia gastrica che intestinale, mostra sintomi
aspecifici, difficili da differenziare da altre patologie
infiammatorie croniche.
Questa forma è stata classificata in 4 stadi conseguenziali:
FLEMMONE, ASCESSO, ASCESSO-GRANULOMA, GRANULOMA.
• La prima infestazione procede in genere in modo piuttosto lieve,
ma quando si dovesse verificare una successiva infestazione
si potrebbe avere grave reazione infiammatoria di natura
essudativa e costrizione del lume gastrico ed intestinale.
DSPVPA
46
Anisakiasi
Forma allergica
Risultano segnalati numerosi casi umani dovuti all’azione
allergizzante sostenuta da Anisakis simplex (ipersensibilità
di tipo I, IgE mediata): i sintomi essenziali consistono in
orticaria ed angioedema, raramente shock anafilattico.
Sembra che gli allergeni del parassita siano termostabili,
resistendo quindi sia al congelamento sia alla cottura.
Non è stato ancora stabilito se sia necessaria o meno una
precedente infestazione gastro-intestinale da A. simplex
Sono ancora da definire i possibili effetti allergizzanti dei
nematodi appartenenti agli altri generi della famiglia
Anisakidae
DSPVPA
47
Diagnosi di anisakiasi umana
Anisakiasi
• Nel passato si sono spesso verificati casi di diagnosi errata (cancro
gastrico, ulcera gastrica, ulcera duodenale, appendicite, colecistite, ecc.)
ma l’utilizzo di adeguate tecniche diagnostiche ha permesso di condurre
un approccio più idoneo.
 Raggi X
 Endoscopia
 Diagnosi istologica
 Diagnosi sierologica
• Per le sindromi allergiche da Anisakis:
IgE totali
IgE specifiche
Skin prick test
• L’anamnesi è molto importante (abitudine di consumare prodotti ittici
crudi o poco cotti + tempo intercorso tra il pasto con prodotti ittici crudi o
poco cotti e l’insorgenza della sintomatologia)
DSPVPA
48
Anisakiasi
Terapia nell’uomo
Il miglior sistema terapeutico rimane l’asportazione chirurgica
in corso di endoscopia quando la diagnosi viene condotta
rapidamente.
In caso contrario andrebbe effettuata una terapia
antinfiammatoria.
In alcuni casi sono risultati efficaci prodotti antielmintici (es.
tiabendazolo).
DSPVPA
49
Pseudoterranoviasi
spesso asintomatica con eliminazione del verme
con le feci o per “risalita” del tratto esofageo.
In Italia
1 caso umano nel 2002 in cui il paziente riferiva all’anamnesi il consumo
di alcuni soggetti poco cotti di Solea senegalensis acquistati al mercato
ittico di Savona
(Fioravanti et al., 2002)
50
Anisakiasi
Ricerca di larve anisakidi nei pesci
• Esame visivo (Regolamenti CE 853 e 854 e relative rettifiche,
Regolamento CE 2074)
• Transilluminazione di piccoli frammenti di muscolo (max. 5 mm) o di
filetti (Regolamento CE 2074)
• Digestione cloro-peptica di porzioni di muscolo (per esaminare pool)
51
Anisakiasi
Metodi di prevenzione e controllo
 Educazione alimentare
 Eviscerazione dopo la pesca per evitare la migrazione delle
larve post-mortem nel muscolo
 Controllo ispettivo (Regg. CE “Pacchetto Igiene”)
 Trattamenti del prodotto ittico atti a devitalizzare le larve di
Anisakis sp.:
• Alte temperature:
70°C
(1”)
50°C
(15’)
45°C
(78’)
 Basse temperature:
-35°C
(15 ore)
-20°C
(24-48 ore)
-10°C
(oltre 7 giorni)
52
Anisakiasi
 Affumicatura:
28°C
(87,5% sopravvivenza)
40°C
(14,4% sopravvivenza)
60°C
(devitalizzazione totale)
 Marinatura:
4% ac.acetico + 6% NaCl (sopravvivenza per 26 giorni)
 Salagione:
20° baumè (devitalizzazione totale in 10’)





Aceto: devitalizzazione in 14 giorni
Mostarda dolce: devitalizzazione in 4-7 giorni
Salsa di soya: devitalizzazione in 21 giorni
Wasabi (2 g/20 ml): devitalizzazione in 1’
Zenzero: devitalizzazione in 17 ore
DSPVPA
53
Punti critici
• Uno dei fattori che più influiscono sulla prevalenza delle
zoonosi parassitarie di origine ittica nelle popolazioni è
rappresentato dalla consuetudine alimentare di consumare
prodotti ittici crudi o inadeguatamente cotti
• Aumento del flusso di popolazioni con abitudini alimentari
che prevedono il consumo abituale di pesce crudo o poco
cotto
• Importanza di: educazione sanitaria / controlli ispettivi di
natura parassitologica
•Necessità di corretta diagnosi parassitaria (identificazione
a livello di genere/specie) nei pesci destinati al consumo
alimentare
• La movimentazione internazionale di prodotti ittici e di
materiale biologico per ripopolamento rappresenta un
importante fattore di rischio per l’introduzione di patogeni
zoonotici da aree di endemia
54
Prospettive
• Affinamento delle moderne tecniche diagnostiche
molecolari da associare agli studi morfologici per
l’identificazione degli stadi larvali di parassiti ittici
potenzialmente zoonotici
• Miglioramento delle conoscenze sulla presenza e
diffusione di parassiti ittici zoonotici nelle
popolazioni ittiche indigene e nei prodotti ittici
d’importazione
• Implementazione dell’acquacoltura moderna a
livello mondiale (non risultano descritti parassiti
agenti di zoonosi in pesci d’allevamento intensivo)
55
Diagnosi differenziale:
parassiti ittici
non
zoonotici
56
Larve plerocercoidi di cestodi Triaenophorus spp.
(Cestoda, Pseudophyllidea)
57
Infestazioni da
Myxozoa:
Henneguya spp.
58
Infestazioni da
Myxozoa: Myxobolus spp.
59
Infestazioni da
Myxozoa: Kudoa spp.
60
Infezioni da
Microsporidi
61
Infestazioni da cestodi
Trypanorhyncha
62
Infestazioni da
crostacei Pennellidae
63