ALPE numero 10/2010

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ALPE numero 10/2010
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n.10
1a Quindicina
Ottobre 2010
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Poste italiane - Spedizione in abbonamento postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 2 e 3 CB-NO/AO/2006
All’insegna del rispetto
e della ricerca della verità
I valori dell’autonomia
Nuovo direttore responsabile
ssumo la direzione di “ALPE” in coincidenza con
uno dei massimi momenti di confusione e debolezza della politica italiana. Come sempre, la Valle
d’Aosta trova riparo sotto l’ombrello dello statuto
speciale che la protegge dai torrenti di fango provenienti
dalla Capitale: la Petite Patrie tiene, ma è il sistema complessivo a minacciare il collasso. A gioco medio-lungo i rubinetti di Roma e Bruxelles paiono fatalmente destinati a
ridurre i rispettivi gettiti, mentre uno Stato federale senza
Regioni speciali comincia a fare capolino nella testa di molti
(anche del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, nelle pagine de “La Sfida”). Ma anziché favorire uno sviluppo capace
di ripararla dal lungo inverno, Place Deffeyes ha da qualche
stagione assunto una modesta velocità di crociera, buona a
garantire un po’ di movimento e a proteggere dal mal di
mare, ma verosimilmente insufficiente per condurla in un
porto sicuro quando il carburante sarà finito e ci si potrà ritrovare in acque agitate.
Da queste colonne “ALPE” proverà a tenere alta la soglia di
attenzione su quanto accade in Valle d’Aosta, analizzando
problemi e proponendo soluzioni in ossequio al ruolo di opposizione rivestito in Consiglio Valle e al Comune di Aosta.
Non si tratta né di «sparare su tutto e tutti» né di «giocare
alla Di Pietro e diventare estremisti», per rubare le parole a
chi della Capitale è riuscito a portare a casa solo la capacità
di buttarla in caciara e di ridurre al minimo il livello del dibattito politico. Le istanze prodotte da “ALPE” si basano su
numeri difficilmente smentibili (è il caso recente del parcheggio dell’ospedale) e sono la cifra di un Movimento capace
di amalgamare anime diverse al proprio interno e di avviare
dialoghi importanti anche all’esterno. Esprimere opinioni dissonanti fa parte della democrazia: tra le mura della sede di
via Trottechien non si annidano né estremisti né giustizieri.
Ringrazio infine l’Esecutivo di ALPE e il suo coordinatore,
Carlo Perrin, per l’incarico a me assegnato. Un sentito grazie va anche a Giuliana Lamastra che ha firmato “ALPE”
fino allo scorso numero. Il mio impegno sarà quello di confezionare un giornale di approfondimento e informazione che,
in sinergia con il sito web www.alpevda.eu, rappresenti una
voce autorevole dell’informazione politica e provi ad affrontare questioni vicine alla gente comune. Sempre all’insegna
del rispetto, del dialogo e della ricerca della verità.
Salvo Anzaldi
A
el pensiero comune in Valle
d’Aosta, quando si evoca l’autonomia, si pensa ad innegabili vantaggi economici che
ne derivano, tanto da essere percepita
come privilegio. Siamo tutti autonomisti! Perché rinunciare ad agevolazioni
che, peraltro, non richiedono alcun impegno particolare? Autonomia, una pa1946 - I membri del Conseil de la Vallée in una delle prime riunioni.
rola abusata che rischia di perdere il
proprio significato e utilizzata ad uso e
zione delle Regioni a statuto ordinario e i tentativi di appliconsumo del momento.
L’autonomia è il diritto e la capacità di un individuo, di un cazione del federalismo.
ente, di una istituzione di regolarsi, di svolgere determinate Tutta questa evoluzione ci dimostra che i principi di autonomia
attività secondo norme, leggi e modalità proprie, adottate ed e di autogoverno sono valori attuali che favoriscono la libertà e
la piena espressione delle persone, delle piccole comunità, dei
attuate liberamente senza interferenze esterne.
In primis, c’è il diritto ad essere autonomi: per la Valle d’Ao- popoli, soprattutto in un contesto sempre più globalizzato.
sta questo diritto è sancito dallo Statuto Speciale, legge co- Riconoscersi in una comunità, nella sua cultura, l’essere radicati nel proprio territorio non rappresentano un ostacolo
stituzionale della Repubblica Italiana.
Un diritto derivato da una storia secolare di libertà e di au- per partecipare in modo attivo e consapevole ai nuovi processi
togoverno, dal riconoscimento delle peculiarità e specificità che coinvolgono l’umanità, agli eventi che coinvolgono l’Eugeografiche, economiche, culturali e linguistiche della popo- ropa ed il mondo intero.
lazione valdostana. Fondamentali e determinanti a questo L’autonomia è un diritto che va difeso e soprattutto valorizscopo sono state la Resistenza al fascismo, la lotta di libera- zato e contestualizzato. L’autonomia è sinonimo di libertà e di
assunzione di responsabilità. L’essere autonomo, sia per una
zione e le successive rivendicazioni.
Un’autonomia parziale, imperfetta, limitata nelle competenze persona che per una comunità significa poter agire liberae non completamente attuata. Autonomia che è comunque mente ed assumersi appieno la responsabilità della propria
evoluta, con modifiche allo Statuto Speciale introdotte da gestione.
leggi costituzionali e che ha acquisito ulteriori competenze Il vero successo dell’autonomia dipende da noi e non può prescindere da principi fondamentali quali le libertà personali e
con nuove norme di attuazione.
A più di sessant’anni dalla sua approvazione i capisaldi su collettive, la partecipazione attiva dei cittadini, la valorizzacui si fonda l’autonomia valdostana non sono mutati anche se zione delle proprie risorse umane e territoriali, l’applicazione
la situazione politica, economica, sociale e culturale è radi- dei valori della sussidiarietà e della solidarietà.
La nostra sfida per il futuro è rilevante, dovremo saper dicalmente cambiata.
L’organizzazione politica dell’Unione Europea ha annullato le mostrare di meritare un’autonomia i cui riferimenti storicofrontiere con tutte le barriere ad esse connesse, favorendo il dia- culturali sono inconfutabili, ma le cui basi potrebbero essere
logo e la collaborazione tra le regioni di confine e le popolazioni. minate se non alimentate da un senso di appartenenza conLa globalizzazione in atto sta modificando le regole di convi- diviso e da una assunzione di responsabilità nel gestire in
venza, dei rapporti tra le popolazioni, del sistema economico- modo corretto e attivo le istituzioni che regolano la vita delfinanziario. Il peso e le competenze dello Stato sono cambiati l’intera comunità valdostana.
Carlo Perrin
in funzione di leggi e direttive più generali e per l’afferma-
N
Viviana ROSI
Salvo ANZALDI
Elio RICCARAND FLORIS - YEUILLAZ LOUVIN - OCCHIPINTI
PAGINA 2
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PAGINA 7
Bambino Valdostani senza
e acqua sporca
Porta Susa
La sfida
di ALPE
La scuola
valdostana
L’alluvione
10 anni dopo
2 INTERVENTI
Il bambino e l’acqua sporca
Q
Quale politica culturale in Valle d’Aosta?
uando si usa la scorciatoia interpretativa, come fa ad esempio Mario
Vietti su “Alpe”, di panem et circenses
per parlare o, meglio, per non parlare di politica culturale si rivelano immediatamente almeno due aspetti inquietanti delle letture che
possono essere date delle manifestazioni culturali e artistiche promosse nell’ambito di un
determinato territorio. Da un lato si avvalora,
a suon di cifre deliberate da soggetti pubblici,
l’idea che, specie in momenti di crisi economica, è bene che la cultura subisca tagli tanto
significativi quanto indolori per la collettività.
Dall’altro, si afferma a chiare lettere che la cultura spesso e volentieri è un’arma in mano
ai potenti del momento, usata per distrarre
l’attenzione della cittadinanza da problemi
“reali”, gravi e impellenti. Ne consegue che la
cultura, comunque venga intesa e indipendentemente dai suoi reali contenuti, è un bene
superfluo, tanto più inutile e dannoso quanto
più strettamente in mano a forze politiche che
reputiamo avverse.
Mi aspetterei, come cittadina e, a maggior ra-
gione, come persona che lavora in ambito culturale, un’analisi critica almeno un po’ più sofisticata che distingua, ad esempio, tra
propaganda e qualità artistica e intellettuale
delle iniziative promosse, che entri nel merito
di ciò che viene “pagato” in ambito culturale,
del tutto comprensibilmente e “civilmente”, almeno a mio avviso, con i soldi di tutti. Un’analisi che, tra le altre cose, non si riduca
all’esecranda abitudine nazionale di cavarsela
con una formuletta per dirsi “contro” sic et
simpliciter senza mai prendersi il disturbo di
andare veramente a vedere in cosa consiste ciò
a cui ci si oppone, quali contenuti veicola e con
quali modalità.
Demagogie a parte, del tipo “meno Elisa, meno
Baglioni e più sostegno ai giovani, agli anziani,
ai precari, ai disoccupati ecc. ecc.”, è secondo
me soprattutto grave la supposizione che
si possa e, in qualche misura, addirittura si
debba parlare delle iniziative culturali in termini di braccia sottratte all’agricoltura e soprattutto di denari pubblici spesi a vanvera.
Mi sembra superfluo ricordare che sacrificare
Porta Susa
vietata?
Fs e Torino dicono di no,
ma i pendolari non si fidano
“C
ancellata la fermata
di Torino Porta Susa”.
Per adesso è solo il titolo di due comunicati stampa
emessi nell’ultimo mese dalle Ferrovie dello Stato, ma i numerosi
pendolari valdostani nutrono il timore che possa diventare la sentenza definitiva del loro viaggio
quotidiano verso il capoluogo piemontese, forzatamente prolungato verso Porta Nuova e carico di
disagi legati a orari di lavoro e
abitudini.
Le motrici dei 24 treni diesel della
Aosta-Torino inquinano e rendono l’aria di Porta Susa molto
velenosa: oltre 94 nanogrammi al
metro cubo, ha rilevato l’Arpa lo
scorso luglio. Una vera minaccia
per passeggeri e lavoratori delle
ferrovie. Tanto che Ferrovie dello
Stato e assessorato ai Trasporti
della Regione Piemonte hanno
deciso la doppia cancellazione
della fermata di Porta Susa sabato 18 settembre (per sei treni
diretti da Torino ad Aosta e per
altri sei in viaggio nella direzione
opposta) e sabato 2 ottobre (cinque treni in tutto, due partiti da
Torino e tre da Aosta), provvedimento «necessario per monitorare
l’inquinamento atmosferico provocato dal transito e dalla fermata dei locomotori diesel nella
stazione sotterranea».
Vale la pena di fare due piccoli
passi indietro per ricordare come
la “nuova” Porta Susa sia stata
inaugurata il 19 ottobre dell’anno
scorso (diventerà sempre più il
cuore del ricco sistema ferroviario
di Torino) e come meno di una
settimana più tardi, sabato 24 ottobre 2009, i passeggeri della stazione furono annaffiati da grandi
quantità d’acqua “sparate” dall’impianto antincendio, attivato
dal fumo della motrice diesel del
convoglio in arrivo da Aosta.
mento?) offra l’ennesimo pretesto per buttare
via il bambino con l’acqua sporca. Peccato che
quel bambino siamo tutti noi, privati sempre
più di occasioni per fruire di arte e cultura non
televisiva, sempre più affondati nei nostri divani, sempre più ignoranti, non solamente per
colpa della Gelmini, ma anche per il disprezzo
che circonda tutto ciò che non risulta immediatamente utile per pagare la rata del mutuo
o andare spensierati al supermercato.
Viviana Rosi
Editrice e consulente editoriale
la cultura sull’altare della crisi è un errore
strategico sia in termini politici sia in termini
economici e non solamente guardando al futuro, ma anche alla precarietà di oggi dei tanti
laureati al Dams, a Lettere, a Scienze della comunicazione e nelle nostre accademie di Belle
Arti. Altro discorso importantissimo è
invece quello della critica, e ben venga
nuovamente quella “militante”. Mi
piacerebbe, ad esempio, che qualcuno
provasse a leggere la “filosofia della Restitution”, che si spingesse ad alzare il
coperchio della Saison o di Babel o
di qualunque altra manifestazione culturale venga organizzata nella nostra
Regione e ne analizzasse i contenuti artistici, intellettuali e gli usi politici.
Quello che invece accade è che un po’ di
facile sdegno per costi che in termini
Nel prossimo numero del giornale, la risposta di
assoluti poco hanno da dirci (qualcuno
Mario Vietti. Ed anche altre voci, se qualcun altro vorrà
di noi sa esattamente quanto costa
intervenire. Unico vincolo: non superare le 2000 battute
l’allestimento di un palco per un conda inviare a redazione@alpevda. eu.
certo e quanto persone lavorano e
La politica culturale in Valle d’Aosta merita un bel dibattito.
vivono proprio grazie a quell’allesti(elio riccarand)
I risultati dei nuovi test si conosceranno solo tra qualche settimana. Le autorità ripetono che i
pendolari valdostani non verranno penalizzati e che le eventuali contromisure dipenderanno
dal livello di inquinamento rilevato: «Potrebbero bastare delle
cappe aspiranti in stazione o potremmo ricorrere all’adozione di
Filtri attivi antiparticolati sui
treni», fanno sapere da Ferrovie
dello Stato. La soppressione della
fermata di Porta Susa non è neanche presa in considerazione,
ma i pendolari non si fidano e
aspettano di vedere quali numeri
usciranno dalla ruota dell’Arpa.
Salvo Anzaldi
L'ingresso della fermata di Porta Susa della Metropolitana di
Torino, sullo sfondo l'ingresso dell'omonima stazione ferroviaria.
Le monde
à l’envers
À
Choses étonnantes
à Saint Christophe
l’adret, à Saint-Christophe
dans ces derniers temps arrivent des choses vraiment
étonnantes et dignes de notes: le
monde est à l’envers.
«C’est l’ALPE qui gouverne»* et
donc mon syndic s’est inscrit à
ALPE sans nous le dire!
Notre liste (de laquelle je suis vicesyndic) «a été reconnue officiellement par le parti de Roberto Louvin
et de Carlo Perrin»* sans que nous
le sachions officiellement!
Il y a eu une fusion entre Baratta et
Desandré, pardon entre minorités
(avant ou après les élections?!):
François Désandré est le chef du
groupe majeur de la minorité et moi
je pensais qu’il y avait encore deux
chefs de groupe de minorité!
Plusieurs personnes ont voté notre
liste et «ne savaient pas que ce
groupe, qu’elles ont élu avait une couleur politique bien déterminée,»*
donc plusieurs cretoblèn n’ont rien
compris et ils ne savent plus ni lire et
ni comprendre. Tout inutile donc,
ceux que ma liste et moi nous avions
écrit sur nos programmes distribués
aux citoyens, pour être clairs, correctes et limpides: «Fanno parte della
lista attuale 8 consiglieri uscenti, di
cui 3 assessori con riferimento a
Union valdôtaine, Stella alpina, Fédération autonomiste e 3 della lista
“Sinistra per Saint-Christophe”..che
hanno dialogato con forze politiche
quali RV e Vdavive (ora ALPE) e
concittadini impegnati nella società
senza riferimento preciso a partiti o
organizzazioni politiche,…).
Ils sont «une minorité constructive»* et nous, nous annulons les
projets de 2005-2010: lesquels? Estce qu’il y en avait?! Un Assesseur est
devenu ancien unioniste *(le pauvre il n’a que 45ans et il est en pleine
forme, malgré tout!), donc il ne pourrait plus être chefs des sapeurs pompiers et Assesseur. Pourtant, avant,
tout allait selon la loi!
Mais alors vous me demanderez,
qu’est qu’il arrive à Saint-Christophe? Le monde est à l’Envers? Ne
vous inquiétez pas… c’est seulement
dans des interview que ces choses
arrivent.
En rue des Maquisards ils ont peutêtre seulement perdu «la ligne de
conduite»*, pour la dire à la Perron:
pas une analyse politique, une superficialité étonnante et désarmante. J’oubliais de signaler en effet
de ne pas vous adresser là, si vous
avez besoin de quelques leçons de
base de Géographie: Saint-Christophe est indiqué*, dans la carte de
la Vallée, plus ou moins à…SaintMarcel ou Fénis, à l’envers! Et si
vous voulez savoir comment est la
mairie de Saint-Christophe, ne la
cherchez pas comme la photo* du
«Peuple». J’ignore qu’elle bâtisse ou
«projet» elle soit, mais ce n’est pas
notre mairie!
Heureusement la photo* du chef de
la minorité est la bonne!
* «Peuple valdôtain» n. 38, 14 octobre 2010
Chantal Certan
POLITICA e ALPINISMO 3
La scomparsa FORUM e GRUPPI
dei Partiti e la sfida TEMATICI di ALPE
del Galletto
C’
erano una volta
i grandi Partiti
di massa. Si
presentavano alle elezioni,
ma prima ancora, erano luoghi di
aggregazione, di promozione di movimenti popolari, di comitati, associazioni,
cooperative e organismi di vario genere. Il Partito Socialista e poi il Partito Comunista erano tutt’uno con
la Cgil, le Cooperative rosse ed una miriade di associazioni. Il Partito Popolare e poi la DC avevano le
Cooperative bianche e la Cisl. In Valle d’Aosta la
stessa UV sentì, fin dagli anni ’50, la necessità di
dare vita ad un movimento sindacale di lavoratori
valdostani.
Oggi non esistono più in Valle d’Aosta organizzazioni politiche con tali dimensioni e tali modalità
operative.
Qualcuno potrebbe pensare che l’UV (per dimensioni
e diffusione nel territorio) sia l’unica organizzazione
politica rimasta in Valle d’Aosta. Ma la dichiarazione rilasciata lo scorso 9 ottobre da Dino Viérin,
autorevole esponente unionista, al settimanale
“La Vallée” ha fatto chiarezza. “Il movimento - ha
detto Viérin - non c’è. Siamo di fronte ad una mutazione genetica del nostro Movimento: è solo più
un partito elettoralistico che si anima giusto alle
scadenze elettorali”.
Ed in effetti non ci sono più i Partiti, ma solo dei
Comitati elettorali e questo non è un bene per la
democrazia e la comunità!
M
GRUPPO SANITÀ
È in questo contesto che ha senso e valore la sfida di
Alpe: il tentativo di ricreare in Valle d’Aosta un vero
Movimento politico, radicato sul territorio, capace di
agire nella società prima ancora che nelle istituzioni
elettive.
Non una mera sommatoria fra alcune piccole organizzazioni preesistenti ma un Movimento che ha
l’ambizione di aggregare tante persone, di ridare
speranza in una politica di cambiamento, di fare cultura, di essere strumento di democrazia diretta, di
promuovere il protagonismo di tanti valdostani che
non vogliono rimanere inerti a guardare, di declinare il senso nobile ed alto dell’arte della politica.
Alpe ha deciso di lanciare, a partire dalla fine del
mese di ottobre, azioni ed iniziative per promuovere
la partecipazione alla vita del Movimento ed all’impegno politico.
Due mesi di incontri sul territorio, di comunicazione,
di contatti personali. Poi alla fine dell’anno, ci sarà
un bilancio da cui si capiranno molte cose.
Soprattutto si saprà se sta effettivamente nascendo
un Movimento politico in cui i valdostani che vogliono cambiare la politica e l’amministrazione regionale possono ritrovarsi con convinzione per
decidere ed operare insime.
Dipende da noi, ma dipende soprattutto da voi. A
partire da coloro che leggono queste righe e che possono/devono diventare protagonisti di un progetto
politico ambizioso e necessario per la comunità valdostana.
Elio Riccarand
Compagni di cordata
Ci sono ancora gli alpinisti sovversivi?
a perché solo i ricchi possono andare a sciare?
Siamo all’Espace Populaire di Aosta, uno dei Circoli Arci più premiati d’Italia per la ricchezza di
proposte culturali. Ed è Luciano Senatori, figura storica dell’Uisp, a porre questa domanda con il suo bell’accento
toscano. Una domanda intorno a cui l’autore del libro “Compagni di cordata: associazionismo proletario, alpinisti sovversivi, sport popolare in Italia” costruisce il suo racconto.
È una storia che parte da lontano, dalle società di mutuo soccorso, prima forma di organizzazione politica del proletariato, e dall’evoluzione dell’alpinismo.
Il punto d’incontro va situato intorno a fine Ottocento, in
pieno positivismo. La montagna ha cessato di essere luogo
mistico o magico per diventare meta di spedizioni scientifiche e di imprese sportive; il proletariato, dal canto suo, ha
cominciato a organizzarsi.
Proletariato - parola ormai inutilizzata forse perché caricata
per troppo tempo di retoriche trionfaliste, forse perché non si
riconoscono in questo termine né le vecchie né le nuove povertà - indicava in origine la classe sociale che aveva la prole,
cioè i figli, come unica ricchezza.
Ma perché solo i ricchi possono andare in montagna?
In Italia nasce in quegli anni il CAI, ma non passa molto ed
ecco il CAO, Club alpino operaio, che si tiene fuori dal dibattito tra gli inglesi che vogliono arrampicare lasciando le pareti pulite per le sfide future e i nostri che le attrezzano per
portar su turisti.
Agli alpinisti sovversivi quel dibattito interessa poco, il loro
scopo è affermare il diritto allo sport anche dei proletari e il
bisogno di farne strumento di promozione civile.
Insomma l’obiettivo è tirar fuori dalle bettole i lavoratori che
spendono la domenica tutto quello che hanno guadagnato in
settimana e spiegar loro che la vita è un’altra e che hanno dei
diritti. Qualche associazione lo dichiara addirittura nella
sigla PVCA: per le vette contro l’alcol, altre si limitano ad
evidenziare quello che adesso si chiamerebbe target, come
l’APE, associazione proletaria escursionista che, con i suoi
60 mila iscritti, induce il borghese Cai ad una cauta apertura ad altri ceti.
Il fascismo azzera, naturalmente, tutte queste associazioni.
Il regime mette le mani sul Cai e spinge il pedale su un agonismo spinto a servizio dell’immagine di nazione vincente
anche nello sport: un dovere per tutti. Solo dopo la Liberazione sarà possibile ripensare ad una pratica sportiva non
competitiva legata al piacere e, nuovamente, all’idea di sport
Si occupa attualmente di un approfondimento
del Piano socio-sanitario della Regione.
Referente Patrizia Morelli, telefono: 0165 526011;
e-mail: [email protected]
FORUM AMBIENTE
Intende lavorare anzitutto su tre filoni:
gestione rifiuti; inquinamento; trasporti.
Coordinatore Paolo Fedi, telefono: 3337430906;
e-mail: [email protected]
GRUPPO PARTECIPAZIONE
Temi prioritari: la partecipazione all’interno di Alpe;
gli strumenti di democrazia diretta (primarie,
referendum propositivo, referendum abrogativo,
procedure partecipative).
Coordinatore Piero Floris, telefono: 3498374309;
e-mail: [email protected]
GRUPPO TERRITORIO
Approfondimenti in particolare della temativa
urbanistica e del cosiddetto “piano-casa”.
Referente: Andrea Piccirilli, telefono: 3803156977;
e-mail: [email protected]
GROUPE CULTURE
In corso di attivazione
Referente: Michèle Chenuil, telefono: 0125 804033;
e-mail: [email protected]
come diritto per tutti. L’Uisp sarà protagonista della nuova
stagione democratica. È in questo quadro, al cui centro sta il
legame tra sport e problemi sociali, che nasce la corrente alpinistica Nuovo Mattino. Andare in montagna senza ostentazione, senza pretendere di arrivare per forza agli 8000,
attenti a non cadere nella trappola della mercificazione dell’alpinismo che si profila all’orizzonte carica di sponsor.
A questa scuola di pensiero
si richiama anche Hervé
Barmasse, il’ice climber
valdostano impegnato nel
progetto “Pakistan winter
sport” (insegnare le tecniche
base di progressione su
ghiaccio/misto e di autosoccorso ai portatori d'alta
quota pakistani dello Shimshall). All’Espace populaire
Hervé ha ricordato come
nessuno dei grandi hymalaisti si sia speso in questi
mesi per i pakistani colpiti
dalla terribile alluvione.
Non ci sono più dunque
grandi “alpinisti sovversivi”
come quelli citati nel libro di
Senatori: da Tita Piaz a
Ettore Castiglioni, da Massimo Mila a Guido Rossa? La prefazione a “Compagni di cordata” (Ediesse, 10 €) l’ha scritta proprio la figlia di Rossa,
Sabina, felice per una volta di ricordare il padre come alpinista invece che come vittima delle Brigate Rosse.
E mentre Senatori conclude sottolineando l’impegno dell’Uisp per l’ambiente e registrando “il ritardo della sinistra su
questi temi”, nel cuore profondo del più proletario degli sport
rinasce l’attenzione ai valori della sinistra e un ragazzo napoletano, Salvatore Carrozza, campione welter, esibisce ai
giornalisti la tessera dell’Anpi, associazione nazionale partigiani italiani.
Maria Pia Simonetti
4 CONSEIL de la VALLÉE
Coopératives agricoles
T
Un secteur en souffrance
out au long de la vallée
centrale, de Morgex à
Arnad on aperçoit de
grandes et modernes constructions, sièges de coopératives, de
caves, de fromageries. Leur rôle,
dans ces années et dans les différents secteurs, a été et demeure
encore très important, bien entendu, et personne veut le mettre
en discussion. En Vallée d’Aoste
est depuis toujours bien enracinée
la traditon du travail communautaire, de la coopération et la création de ces structures a contribué
à la sauvegarde de cet esprit.
De propriété régionale, ces structures ont été gérées jusqu’ici en
«comodato d’uso par les différentes coopératives ou associations de producteurs. Toutefois, il
y a déjà quelques années, la Communauté Européenne a donné
des indications différentes en la
matière que le Conseil régional de
la Vallée d’Aoste a transposé dans
l’article 57 de la loi régionale n.
32/2007; celui-ci prévoit que la
Région, tout en conservant la propriété des structures et des installations en question, en confie la
gestion à des tiers suivant des
modalités, des paramètres et des
charges fixés par délibération du
Gouvernement régional.
Et bien, encore aujourd’hui à cet
égard il n’y a aucune indication: quelles modalités?
Quels paramètres? Rien du
tout.
L’assesseur à l’agriculture,
interpellé plusieurs fois à
ce propos ne sait répondre
que «nous sommes en train
d’y travailler»; que “stiamo
valutando quali soluzioni
adottare”, que l’objectif est
de «far condividere agli uffici della Commissione la
peculiarità del nostro settore agricolo” etc.
Un objectif noble, mais
peut-être que trois années
pour y penser sont un
temps un peu trop long et
le secteur entre-temps
vieillit et même rapidement, sans
être rassuré et stimulé.
Lors du Conseil régional du 22
septembre 2010, j’ai à nouveau interpellé l’Assesseur Isabellon sur
trois aspects: d’abord à quel point
sont-ils les accords avec la Communauté européenne face à l’uti-
lisation des bâtiments régionaux
destinés aux coopératives pour la
transformation et la commercialisation des produits agricoles; si
l’objectif de faire comprendre aux
bureaux de la Commission Européenne les «peculiarità» du système agricole de chez nous a été
bien expliqué et bien compris par
l’Europe et s’il est suffisant pour
concéder des dérogations en notre
faveur. Enfin, je lui ai demandé
si le projet de loi préparé au printemps 2010, est encore en germination ou s’il est prêt.
Ces questions ont été posées avec
le seul but de comprendre si l’actuelle majorité pense continuer à
prévoir des prorogations à la légitimité douteuse, ou si, finalement
le moment est venu de se pencher
sur l’argument sérieusement.
Le mouvement ALPE s’inquiète
de recevoir toujours les mêmes réponses et en plus très vagues ; le
secteur de la coopération agricole
a besoin de solutions concrètes, a
besoin qu’on lui redonne de l’espoir et l’envie de penser au futur
avec un esprit constructif.
Le gouvernement régional, qui
prétend «donner des réponses»
à tous et à tout, nous paraît incapable de gérer la petite administration quotidienne, il semble ne
pas être à même de se pencher
sur les problèmes réels, sauf s’il
s’agit d’arguments scientifiquement construits dans les détails
et bien publicisés.
Le secteur des coopératives agricoles, et l’agriculture valdôtaine
toute entière, ont besoin de réponses sérieuses, d’une réglementation claire et efficace, pour
réussir à bien travailler et s’épanouir: en attendant - et à force de
«tirare a campare» - on vieillit.
Albert Chatrian
Ma quanto ci sono costati 10 ans de biblio à
i Giochi Mondiali Saint-Christophe
Militari Invernali?
I
Giochi Mondiali Militari Invernali si sono svolti per la
prima volta in Valle d’Aosta
durante lo scorso mese di marzo.
Alla manifestazione hanno partecipato 42 nazioni, con il coinvolgimento di un migliaio di persone
tra atleti e tecnici.
Per sostenere le spese di organizzazione il Consiglio regionale
aveva approvato nel luglio 2009 la
legge regionale n.29 che prevedeva
un finanziamento di 1 milione di
euro, pari al 90% di copertura
della spesa. L’abbiamo votata, pur
con qualche dubbio, considerando i
Giochi Mondiali Militari un’opportunità di promozione importante
per la vocazione della Valle d’Aosta
agli sport invernali.
In sede di discussione del bilancio
2010, ci siamo invece pronunciati
contro la rideterminazione del contributo in funzione di 1.150.000
euro e con una copertura del 100%
della spesa, successivamente deliberata dalla Giunta nel gennaio 2010,
ritenendo che quantomeno la parte
mancante avrebbe dovuto essere coperta da eventuali sponsor e dal Ministero italiano della Difesa.
Ora, la delibera della Giunta
n.2636 del 1°ottobre scorso approva un ennesimo contributo aggiuntivo di 121.044,03 euro per
coprire il 100% delle maggiori
spese effettivamente
sostenute.
Tra le motivazione si
cita una maggiore
spesa di 66.000 euro
dovuta al montaggio
del palco e diverse tribune coperte con posti
a sedere, lancio straordinario di paracadutisti, proiezione video e
accensione del tripode
appositamente realizzato, tutte spese che ci
sembrano essere facilmente quantificabili e
prevedibili in anticipo.
A giustificazione di
un’altra
maggiore
spesa di 88.000 euro si
adduce invece il fatto
che gli atleti, trovandosi a fine stagione, si sono trattenuti una settimana invece dei 3 giorni previsti.
Per nostra fortuna la nostalgia di
casa deve poi aver avuto il sopravvento…
In conclusione, forse, i Giochi
Mondiali Militari sono costati
complessivamente alle casse regionali 1.271.044,03 euro, “soltanto” il 27% in più della
somma iniziale prevista.
Sarà questo il motivo per cui il
presidente del Comitato organizzatore è stato nominato “Ami de
la Vallée d’Aoste” durante la
Festa della Valle d’Aosta 2010?
Patrizia Morelli
L
a bibliothèque de SaintChristophe fête ses 10 ans
d’activité. C’est pour cette
raison que, comme Administration
communale, nous avons décidé de
cibler cet important but avec une
importante activité: la présentation du livre «Saint-Christophe».
Cette œuvre, écrite par différents
auteurs, a été préparée par Alexis
Bétemps, elle est l’unique œuvre
(si on exclut le livret que l’Abbé
Andruet nous a quitté en 1923)
traitant d’une façon approfondie
notre commune d’un point de vue
historique, économique et socioculturel. L’histoire de la parution
de ce livre a été longue et compliquée, mais je crois qu’il en valait
vraiment la peine.
C’est avec un particulier œil de regard que nous relançons l’aspect
culturel de notre commune et que
nous soutenons toutes les différentes associations présentes sur le
territoire: elles revêtent un important collant et facteur d’agrégation
et d’intégration entre la population
cretoblentse. C’est souvent toute
une «question de culture». Il est important connaître l’histoire de la commune
pour savoir planifier,
intervenir sur le territoire, mais il est également important savoir
maintenir unie notre
communauté,
parce
que seulement en travaillant ensemble et en
se confrontant nous
réussirons à la faire progresser
d’un point de vue culturel. Dans
ses 10 ans la bibliothèque a revêtu
cet important rôle: d’information,
d’agrégation et de culture. Un travail que souvent on ne voit pas,
mais dont on sent le vide quand il
n’est pas soutenu.
De plus comme Administration
nous avons repris les contacts avec
l’archiviste qui travaillait au ré
ordre de l’Archive historique de la
commune. Nous avons des importants documents du 1492, qui
jaillissent et jaunissent et qui nécessitent d’être gérés et conservés
dans des locaux adéquats. Nous
sommes en train de adapter un
local pour donner dignité à ces docs:
l’intention est de pouvoir les rendre
consultables et accessibles à toute
la population. Nous sommes également en train d’améliorer le réseau
de l’informatisation. Le nouveau
site est presque prêt: nous l’avons
conçu d’une façon simple mais efficace, pour être un bon moyen de
consultation, mais de service aussi
pour les citoyens.
Chantal Certan
COMMUNES 5
D
Sarà la strada
giusta?
Aosta. Un clamoroso esempio
di buona amministrazione!
a un recente articolo apparso su “La Stampa” si
apprende che l’amministrazione comunale di New York
spenderà più di 27 milioni di dollari per dotare la città di una nuova
segnaletica: 250.900 cartelli verdi
bordati di bianco, scritti in lettere
maiuscole, saranno sostituiti da altrettanti scritti in minuscolo. Reazioni a raffica, soprattutto da chi
giudica la spesa francamente eccessiva in periodi, come questi, di
vacche magre!
Eppure sembra confermato, da
serissimi studi psicologici, che il
minuscolo sia più facilmente intellegibile e che tutta l’operazione
vada nel senso di una maggiore
tutela della sicurezza dei cittadini
e della loro necessità di orientarsi
più facilmente. Una questione,
quindi, di messaggio più diretto,
più chiaro, più immediato per chi
vive stabilmente la città e per chi
vi transita per turismo o lavoro.
È, sicuramente, la preoccupazione di chi ha pensato e realizzato i pannelli segnaletici che
dovrebbero consentire ai turisti di
godere appieno delle bellezze
della nostra città!
Persi in un mare di frecce, i turisti
guardano un po’ allibiti dei pannelli appoggiati al muro con un che
di provvisorio, indecisi se prenderli
sul serio o se ritenerli opera del solito burlone. Lo sconcerto aumenta
se l’improvvido turista capita nel
giorno della raccolta dei cartoni.
Allora diventa veramente difficile
E
cogliere l’ufficialità dell’oggetto
in questione senza scambiarlo per
un rifiuto qualsiasi destinato al
macero! Auguratevi, poi, di non
incorrere in qualcuno che chieda
spiegazioni perché anche il migliore conoscitore della città
avrebbe enormi difficoltà a fornire
indicazioni esaurienti, partendo da
cartelli assurdamente complicati e
spesso fuorvianti.
Eppure sono opera recente, messa a
Iris Morandi
Lettera
dall’Hôtel
de Ville
Care lettrici, cari lettori,
c’è un grande assente nel dibattito politico valdostano: il federalismo fiscale.
Eppure si tratta di un tema fondamentale per le casse della Regione e per
quelle degli Enti locali, Comune di Aosta compreso. Vicenda essenziale,
dunque, per ridefinire il futuro della nostra autonomia.
Nelle scorse settimane il Governo nazionale ha emanato i decreti attuativi per le Regioni a Statuto ordinario. Per quelle a Statuto speciale è prevista una procedura diversa, con singoli tavoli di confronto e di decisione.
Trento e Bolzano hanno anticipato i tempi e hanno già chiuso un loro accordo con lo Stato: meno soldi, ma più competenze.
Da noi è stata avviata una trattativa personale fra Rollandin e Berlusconi, con il primo che fa gli occhi dolci alla destra italiana (accordo “solo”
tecnico alle Europee, matrimonio d’amore al Comune di Aosta, fidanzamento in Regione), sperando che in cambio Calderoli and friends non ci
massacrino.
Una trattativa dunque non sul piano istituzionale, ma tutta circoscritta
all’ambito poco dignitoso delle conoscenze personali, sull’esempio proprio
di Berlusconi che concepisce la politica estera come rapporto fra amici: visita nel Texas all’amico Bush, festa nella dacia dell’amico Putin, accondiscendenza verso l’amico Gheddafi.
Del resto, negli ultimi anni in Valle siamo diventati bravissimi a copiare
le peggiori abitudini della politica italiana. Come ricorderete, qualche
anno orsono, Luciano Caveri convocò la Giunta regionale presso casa sua,
a Verrès. Lo scorso mese, Augusto Rollandin ha incontrato il Presidente
del Consiglio a casa di questi (Palazzo Grazioli), alla presenza di un solo
parlamentare valdostano e di un gruppetto di entusiasti pidiellini locali.
Il Comune di Aosta non può stare a guardare: a quando dunque un Consiglio comunale convocato nella taverna di Ettore Viérin?
Insomma, quanto si dice: il senso e il prestigio delle istituzioni!...
Cordiali saluti.
Carlo Curtaz
PIANO di
DI CLASSIFICAZIONE
CLASSIFICAZIONE ACUSTICA
PIANO
ACUSTICA
DELLA
CITTÀ
della
CittàDIdiAOSTA
Aosta
Nel Consiglio comunale del 26-27 ottobre verrà presentato
il nuovo Piano di classificazione acustica della città di Aosta.
Avvisiamo i cittadini che il Piano rimarrà in visione presso gli
Uffici comunali per 30 giorni per eventuali osservazioni.
Le frecce di Aosta.
Arvier
Il dispotismo del non fare
n lisant la page de notre
journal dédiée aux communes, l’on s’aperçoit immédiatement d’une bien triste
tendance: les syndics et les juntes
décident, les conseillers de majorité
se taisent et les oppositions sont tenues à l’écart.
La commune d’Arvier ne fait pas
exception.
Faute d’une malheureuse loi électorale, le ferment qui s’était dégagé
lors de la campagne pour le renouvellement du Conseil communal qui, après dix ans de monoliste,
avait porté la liste «Arvier pour Arvier» à atteindre 44% des suffrages s’est aussitôt vu aplati sur un 4 à 11.
Tel est en effet le rapport numérique
minorité/majorité que la loi établit.
Avec ces numéros l’on peut facilement imaginer quel degré de débat
il peut y avoir et surtout quel intérêt
la majorité peut trouver dans la
confrontation avec la minorité.
Cela explique pourquoi, après cinq
mois de législature, on ne compte à
Arvier que deux convocations du
Conseil communal et aucune com-
dimora dopo un lungo e costoso iter,
realizzato da esperti del settore!
Viene spontaneo chiedersi: non si
sarebbe potuto analizzare quei cartelli con un minimo di senso critico
e riflettere sulla loro efficacia, sul
loro impatto, sulla loro gradevolezza prima di approvare lo studio
e il relativo impegno di spesa?
Anche a noi sembrerebbe inopportuno di questi tempi procedere ad
una loro sostituzione, considerata
la situazione critica del bilancio comunale, tuttavia non possiamo
fare a meno di evidenziare l’ennesima occasione sprecata che non
depone certo a favore della tanto
auspicata vocazione turistica di
Aosta.
mission n’a encore été formée.
Nous sommes face à une junte qui
travaille en secret. De surcroît le
manque d’attribution de compétences aux assesseurs ne fait qu’accentuer une politique peu ouverte
au dialogue avec les citoyens qui doivent toujours faire recours uniquement au syndic.
Il ne s’agit même pas d’autoritarisme, de ce «despotismo del fare»
qui exerce son charme en Vallée
d’Aoste comme en Italie, mais, plutôt «del non fare».
Un silence qui se traduit dans la
simple gestion de l’ordinaire.
Et pourtant les défis ne manquent
pas: une plus grande attention au
territoire, à la valorisation des villages, des actions de requalification
et de rénovation que la plupart des
communes valdôtaines ont déjà entrepris depuis longtemps et auxquelles la commune d’Arvier semble
se dédier avec une torpide lenteur.
Et quoi dire de la prétendue vocation touristique? Il serait grand
temps de répondre à cette vocation,
pour devenir enfin une «localité tou-
ristique». Et il ne s’agit pas d’une
simple question de sémantique.
Quelles sont les réponses? Un
FOSPI redimensionné, à cause de
quelques légèretés bureaucratiques
et judiciaires, qui se voit réduit à financer des parkings dont l’utilité est
discutable et des trottoirs dépareillés. Et pour le tourisme? La perspective de réaliser la wine-spa, un
centre bien-être, dans le château de
La Mothe, semble avoir été adoptée
par l’administration communale
comme une simple solution à l’exigence de donner une destination à
ce monument, au lieu d’être interprétée comme une véritable opportunité de développement pour la
communauté et de promotion du
territoire.
Pour se taire du site Internet… réduit depuis une décennie à une
seule page fixe, il réussit dans le
double but de mécontenter les citoyens et de faire faire une piètre figure à la commune.
Mais, ne désespérons pas, Arvier
vante même quelques primautés.
En période de crise, c’est la seule
commune valdôtaine qui a augmenté les appointements du syndic.
Laurent Roulet
Aosta.
Piazza Narbonne
tutta verde
B
ella come sempre la realizzazione a verde di piazza
Narbonne, predisposta con
sapienza dall'Assessorato regionale all'agricoltura e risorse naturali in occasione della Desarpa.
Vedere il gusto degli allestimenti,
sentire il profumo della terra e del
legno, guardare le "colonne" di alluminio nascoste dagli alberi e
identificarle solo attraverso una
consapevole osservazione percepire la “non presenza” della vasca
oggetto di tanti atti vandalici in
questi anni... Tutto ciò trasmette
una sensazione di benessere che
non ha pari.. Un'oasi di verde in
mezzo alla città.
Ma perché allora, invece di esserne contento, quando la attraverso mi viene un sacco di rabbia?
Semplice: il fatto è che non mi ca-
pacito di come nel resto dell'anno
questa piazza debba essere tanto
squallida!
E dire che in Consiglio comunale
tante volte abbiamo proposto allestimenti alternativi, anche definitivi, ricevendo in cambio solo
solenni bocciature. Nell'ultima
seduta, però, c'è stata finalmente
un'apertura da parte del Sindaco
con la disponibilità a prendere
in considerazione non una ma l'insieme delle piazze aostane per
degli interventi di riqualificazione
secondo una visione complessiva.
Che sia la volta buona per mettere
mano a piazza della Cattedrale,
piazza Caveri, piazza Roncas e
altre fino ad arrivare a piazza
Narbonne?
Paolo Fedi
6 SCUOLA
Valutare la scuola
valdostana
Intervista a Piero Floris
L'alto elemento positivo è che la
spesa sull'istruzione è sempre andata aumentando nel quadriennio
considerato (2005/2008), anche in
rapporto alla ricchezza prodotta
(il PIL), la percentuale di spesa
è del 5,2%, superiore di quasi
1 punto a quello dell'Italia che è
del 4,3 %.
I
l 24 settembre sono stati presentati gli “Indicatori di
base della scuola valdostana”. Ne parliamo con Piero
FLORIS che è il responsabile della Struttura Regionale di valutazione dell'Assessorato all'Istruzione curatrice
della pubblicazione.
Che cosa sono e a cosa servono gli indicatori?
Gli indicatori sono una sorte di radiografia della scuola valdostana che offrono ai responsabili della politica scolastica
ai diversi livelli ma anche all'intera comunità, alcuni dati
scientificamente fondati concernenti il sistema formativo
regionale.
Che cosa emerge da questo Rapporto?
Esiste un'offerta formativa ricca e capillare su tutto il territorio regionale, non solo per quanto riguarda la scuola
primaria e quella dell'infanzia, ma anche per la scuola secondaria sia di 1° che di 2°grado, che garantisce agli utenti
un servizio scolastico sempre facilmente raggiungibile.
Insegnare
oggi
I
Riflessioni
a ruota libera
sull’insegnamento
e l’educazione
l mestiere di insegnante è oggi più difficile soprattutto
per chi proviene da un sistema di educazione e istruzione che si basava su concordanze profonde tra famiglia e società (che poi sono la stessa cosa, partendo
dall’unità minima alla massima). La più grande discrepanza si riscontra tra l’educazione che oggi i giovani ricevono in famiglia e ciò che ci si aspetta o si vorrebbe dalla
scuola. Molti giovani oggi sono privi della basilare educazione del vivere civile e sociale, non hanno assimilato i valori di senso del dovere, impegno e rispetto che precludono
ad un proficuo lavoro in classe. Ci si è allontanati sempre più da una condivisione su tali basi educative
che una volta esistevano tra la famiglia e la scuola.
Faccio qualche esempio: se in famiglia i genitori rincorrono
i loro bambini per tutta la casa col cucchiaio in mano per
farlo mangiare e non sono in grado di pretendere che stia
seduto in tavola, poi non posso chiedere che a scuola la
maestra riesca a far star seduto al banco lo stesso bambino
per ore ed ore…; se i genitori non insegnano ai loro figli a
salutare le persone con le quali vengono in contatto, non si
rendono conto che poi hanno un figlio che non è capace a
Veniamo ai punti deboli.
Una criticità che abbiamo riscontrato è l'alta selezione della
scuola valdostana, soprattutto
se la confrontiamo con i dati nazionali. Al termine della scuola
secondaria di 1° grado (scuola media), mentre a livello
nazionale è in ritardo il 10% dei ragazzi, qui da noi è in
ritardo il 15%. Nella Superiore mentre in Italia 1 allievo
su 4 è in ritardo, qui, quelli che hanno già perso almeno
un anno di scuola, sono 1 su 3.
Quali sono le cause di questo fenomeno?
Un'ipotesi (ma su questo dovranno interrogarsi le scuole,
perché il compito degli Indicatori è proprio quello di sollevare questioni da discutere nelle sedi competenti) è che
i nostri insegnanti siano più severi nel giudizio rispetto
ai loro colleghi “italiani” e ciò potrebbe essere dimostrato
dai risultati dei test realizzati dall'Invalsi (Istituto
Nazionale di Valutazione) al termine della scuola secondaria di 1°grado, nei quali i nostri ragazzi ottengono punteggi sempre sopra la media nazionale o addirittura,
come nel caso dello scorso anno, nella prova d'italiano,
sono risultati i primi della classifica.
E quali sono le conseguenze di questa selezione?
Una prima conseguenza è che molti ragazzi non raggiungono il diploma e questo fa sì che la percentuale di diplomati, per fascia di età, in Valle d'Aosta sia del 70%, sotto
cioè la media nazionale e distante da quel''80% fissato
dagli obiettivi di Lisbona.
Un altro fattore all'origine del non raggiungimento del diploma è che molti ragazzi, espletato l'obbligo, optano per il
lavoro, sfruttando le opportunità che il mercato valdostano
riserva loro; non è certo un caso che le percentuali di diplomati della Valle d'Aosta sono molto simili a quelle di
altre Regioni, come Veneto, Lombardia o Piemonte, dove
per un giovane è più facile trovare lavoro rispetto ad altre
zone del paese.
Parliamo delle prospettive del lavoro di valutazione?
A dicembre verranno pubblicati i dati dell'indagine OCSE
PISA. Sarà quella un'occasione per confrontare i risultati
dei nostri ragazzi su scala internazionale. Nel 2011 conosceremo poi i dati dei test in lingua francese proposti dall'OCSE in esclusiva per la Valle d'Aosta; per la prima volta
infatti l'indagine viene svolta in due lingue.
Nota: Il documento integrale relativo agli Indicatori è consultabile all' indirizzo:
www.regione.vda.it/istruzione/srev/pubblicazioni
e, purtroppo anche attraverso la politica, di
riuscita sociale ed economica, non si associano più ad un buon livello di istruzione e
scolarizzazione, non essendo valorizzata la
meritocrazia, ma l’apparire e la mercificazione della propria persona. La scuola, e
dunque una buona istruzione, non viene
più considerata una necessità per ottenere
un buon lavoro o per garantire un discreto
livello di vita.
Gli insegnanti, è emerso in un sondaggio
recente, vengono considerati dalla maggior
parte degli studenti delle secondarie, degli
“sfigati…” Ora è chiaro che c’è uno scollamento tra la realtà e l’immaginario.
Perché se il confronto è con il
calciatore, l’attrice di grido o il
BIBLIOGRAFIA
mega industriale è chiaro che
GRAZIOSI ANDREA, L' università per tutti. Riil gap è enorme, ma se il rafforme e crisi del sistema universitario italiano,
fronto lo si fa con gli operai medire “buongiorno” in modo educato… ; Il Mulino, 2010.
talmeccanici
(che erano i nostri
e così via.
Rapporto sulla scuola in Italia 2010 a cura
Il concetto poi di senso del dovere si della Fondazione Giovanni Agnelli, 2010, genitori), o i minatori argentini
Laterza.
forse una cattedra di insegnabasa sulla consapevolezza che per otteVINCENZO Una vita da supmento
non è niente male.
nere qualsiasi cosa (anche la più pic- BRANCATISANO
plente. Lo sfruttamento del lavoro precario
cola) bisogna conquistarla con la fatica nella scuola pubblica italiana, Nuovi Mondi, Il problema nelle relazioni sco2010.
lastiche non è nemmeno questo,
(intellettuale e/o fisica); questo concetto,
purtroppo, si allontana sempre di più dai giovani ai quali ritornando ai valori di cui si parlava prima, spesso i gioè stato insegnato che possono avere tutto e subito senza vani non riconoscono negli adulti, e dunque nemmeno
negli insegnanti, un minimo di autorità e dunque di riguadagnarselo.
Gli insegnanti, dal loro canto, trovandosi a dover insegnare spetto come quello dovuto nel mondo del lavoro ad un superiore.
comportamenti che si presumevano acquisiti, magari non È anche vero che ogni insegnante deve essere in grado di
riescono a sviluppare tutti i programmi didattici prefissati esprimere la propria autorevolezza che però, coi pochi
che ci si aspetta dalla scuola, venendo così tacciati di non mezzi a disposizione (voti, sanzioni?), non potendo far leva
saper fare il loro lavoro. È un gatto che si morde la coda e su valori e priorità condivisi, diventa sempre più difficile.
accusandosi a vicenda non si risolve il problema.
Cleta Yeuillaz
I modelli presentati dalla società, attraverso i mass media
AMBIENTE 7
Dieci anni dopo
.... la grande
alluvione
S
Un territorio sempre
più consumato
i susseguono in queste settimane i momenti di ricordo e commemorazione
dei tragici eventi alluvionali del
2000. Riaffiora la commozione
nella rievocazione delle vittime,
di quei troppi strazianti funerali.
Ci ritorna però anche alla mente
lo straordinario e generosissimo
sforzo di solidarietà di quei
drammatici giorni, tanto all'interno quanto dall'esterno della
Valle. Questo ricordo è nostro
patrimonio collettivo, è parte
della nostra memoria comune.
L'emozione non deve però farci
dimenticare la lezione. Non si
può lasciar cadere l'impegno ad
una politica di sicurezza collettiva sul territorio che era stato
assunto solennemente subito
dopo quei tragici avvenimeti.
Abbiamo bisogno di continuare a
pensare ed agire nella logica di
prevenire, per quanto umanamente possibile, futuri disastri.
I nostri Comuni, certo, hanno
adottato piani di emergenza, ma
quanti cittadini li conoscono veramente? Quante esercitazioni si
praticano? Quanti sanno esattamente come dovrebbero comportarsi, dove dovrebbero andare in
caso di calamità? Qui c'è ancora
molto da fare. Da allora sono arrivati in Valle quasi 8.000 nuovi
residenti che non sanno nulla dei
rischi di questo genere e non so
quanto noi stessi abbiamo fatto
progressi come preparazione individuale e collettiva. Nella maggioranza dei quartieri e villaggi
allora toccati non è mai stata
fatta nessuna simulazione di
evacuazione. Certo in questi
anni sono state migliorate e rafforzate le strutture di Protezione
civile e di soccorso, professionali
e volontarie, ma la comunità rimane ancora troppo spesso passiva, informata solo di tanto in
tanto da opuscoli simpatici, ma
non “allenata” ad affrontare
l'emergenza. L'altro fronte in cui
non deve cadere l'attenzione, è
quello dei piani regolatori e delle
attività edilizie. L'enfasi messa
in questi ultimi tempi sul rilancio del settore edilizio, tutta centrata sul nuove costruzioni e su
ampliamenti delle esistenti,
ha trascurato la direttrice del
miglioramento qualitativodei fabbricati per le eventualità di disastri. Mentre si alza la soglia di
interesse per il risparmio energetico, non sembra esserci ancora la consapevolezza che ci
sono precise regole tecniche per
garantire una migliore risposta
delle nostre case e dei nostri edifici pubblici per l¹eventualità di
gravi calamità. Non ci saremmo
comunque aspettati, nel decennio successivo la più grave alluvione valdostana degli ultimi
due secoli, quella che purtroppo
abbiamo conosciuto nel 2000,
che si sarebbe ripreso a consumare tanto territorio
quanto se ne è utilizzato in questi ultimi anni e si prevede di occuparne nei prossimi. Memoria
sempre troppo corta. Mentre
guardiamo con pena altri disastri di questi giorni - cui la mano
dell¹uomo è tutt¹altro che estranea - come da ultimo quelli nella
vicina Liguria, rischiamo di non
vedere che anche da noi si rischiano di superare di nuovo limiti che la normale prudenza
suggerirebbe di non varcare.
Robert Louvin
Valluvione
Appunti dal Convegno
L’
Occorre più coinvolgimento
e più responsabilità
alluvione dell'ottobre 2000
ha lasciato un segno in
molti di noi, forse più
profondo dei graffi che ancora
oggi segnano i versanti a monte di
Fénis e che con fatica la natura
sta cercando di coprire.
385 frane, oltre 200 smottamenti,
1.000 fabbricati danneggiati, oltre
7.000 persone sfollate, 25.000
utenti senza energia elettrica, reti
di telecomunicazioni interrotte,
numerose tratte della viabilità
regionale bloccate (P. Porretta, responsabile regionale della Protezione Civile in Valluvione): erano
sotto gli occhi di tutti in quei giorni.
Forse meno visibili, erano le concause di tutto ciò: ho visto… muri
senza fondazioni, torrenti incanalati, alvei cementati, costretti entro
tubi sottodimensionati, case costruite dentro e sopra i corsi d’acqua, muri senza drenaggi, strade
senza opere di convogliamento
delle acque, canalette e pozzetti,
che scaricavano le loro acque al
primo impluvio, un sistema irriguo trascurato, un reticolo idrografico irrigidito, privo di casse di
espansione, di sfogo, per una piena,
certamente eccezionale, ma sicuramente non la prima- né l’ultima- in
un ambiente di piane e di conoidi
alluvionali e di versanti ad alta
energia di rilievo.
Chi da anni segnalava il rischio che
scelte progettuali e di pianificazione poco attente alle dinamiche
geologiche ed idrogeologiche del
territorio avrebbero comportato su
un territorio così sensibile veniva a
sua volta travolto da “alluvioni” di
critiche.
Eppure uno sguardo più attento, e
soprattutto una maggiore sensibilità ambientale – magari, in qualche caso un po’ di semplice buon
senso - avrebbero potuto in qualche
caso evitare, o quanto meno mitigare ciò che allora è accaduto.
Oggi si sa, che la Valle d’Aosta
conta 5.218 fenomeni franosi, pari
a 580 kmq e il 17.8% del territorio
regionale; dei 3.263 kmq, solo il 4%
non è a rischio frana (S. Ratto –
RAVA in Valluvione).
In questi giorni in cui cade il decimo anniversario dell’alluvione,
incontri, dibattiti, filmati, mostre
interattive ci riportano sotto gli
occhi i tragici eventi di quei giorni,
per promuovere, finalmente, una
cultura del rischio nella popolazione, “nei giovani, che non hanno
vissuto l’alluvione”.
Soprattutto si è consapevoli che
solo un'accorta politica di gestione
del territorio impedisce alla memoria dell’uomo, sempre troppo corta,
in una specie di... “demenza senile”
che fa selezionare quello che vogliamo ricordare, di dimenticare,
facendo tesoro di questa drammatica esperienza.
Q
Cervi a Flassin
Nella nebbia a caccia di bramiti
uanti modi e quante ragioni per andare per boschi.
Il giorno della festa dei cacciatori, qualche anno fa, animalisti e ambientalisti, con la dichiarata intenzione di contrapporsi alle doppiette, si trovarono al castello di Quart dove era stata organizzata, nei boschi
circostanti, una grande caccia al tesoro a squadre intitolata “Caccia alla focaccia”.
Quest’anno una gita organizzata da Legambiente a inizio mese ha portato
i partecipanti – due terzi di valdostani e un terzo di turisti – a sfidare il maltempo e a salire nella nebbia lungo la comba di Flassin, tra Etroubles e
Saint-Oyen, per ascoltare il bramito dei cervi. Una caccia incruenta, fatta
con occhi e orecchie, seguendo un esperto, Ghigo Rossi che, prima della partenza, ha illustrato le caratteristiche e le abitudini della specie, i problemi
che crea ai boschi e le strategie messe in atto dai forestali per salvaguardare
cervi e alberi.
Il tramonto è l’ora migliore per ascoltare il richiamo potente dei cervi maschi
per i quali l’inizio dell’autunno è la stagione degli amori. La gravidanza di
una cerva dura infatti poco meno di quella umana e i cuccioli nasceranno a
primavera inoltrata, pronti a godersi il calore della buona stagione.
Alle 20 alla luce di torce elettriche e lampade frontali gli escursionisti
sono tornati a valle mentre i bramiti dei cervi continuavano a risuonare tutt’intorno.
Alessandra Piccioni
Troppo spesso, ci si rimbocca le
maniche solo a “buoi scappati”,
solo “dopo l’evento calamitoso”.
Solo dopo l’alluvione del 2000 ci si
accorge che la natura non può essere controllata ma va conosciuta
e studiata, che i fiumi non possono essere “geometrizzati”, ma
lasciati liberi di esondare, in casse
di espansione e aree di laminazione delle piene accuratamente
pianificate.
Sicuramente in questi anni di post
alluvione anche in Valle d’Aosta è
stato fatto un salto di qualità nella
conoscenza, e nella sensibilità, nei
confronti di queste problematiche.
La Protezione Civile, a livello locale come nel quadro nazionale,
ha fatto passi avanti. Nuove e
complesse normative sono state
emanate, sono stati prodotti regolamenti attuativi e istituiti enti
di controllo.
Ma (Galanti e Alessandrini, PC
naz.) è necessario un ulteriore progresso: regole e standard non sono
più sufficienti.
È necessario promuovere in tutti la
cultura del rischio e della prevenzione, per far aumentare la percezione del rischio ed imparare a
convivere con esso.
Ma soprattutto deve cambiare il
rapporto, e quindi il ruolo della popolazione.
La comunicazione deve diventare
una priorità: ma comunicare non è
solo avvisare, è interagire (E. Venturella, Valluvione).
L’intera popolazione deve essere
coinvolta ed informata: deve diventare protagonista, consapevole
di risiedere in aree a rischio, deve
essere parte attiva e responsabile
nelle scelte operate nel proprio
territorio.
Per far ciò, la priorità sta nell’imparare a condividere e non
ad imporre, a comunicare, e non
a fare propaganda, a programmare e progettare in modo condiviso, tra i diversi comparti
dell’Amministrazione, così come
tra gli abitanti delle frazioni più
isolate, mettendo in primo piano
gli interessi della collettività e
non quelli del singolo, amministratore, politico, o privato che
sia: la priorità - ce lo ricordano
ancora i responsabili della protezione civile nazionale - è lo sviluppo della cittadinanza attiva,
di una politica di sussidiarietà
orizzontale, dell’interesse collettivo rispetto a quello privato.
Un’immagine dell’alluvione dell’ottobre 2000.
Susanna Occhipinti
8 CULTURE
Paroles de chez nous
Palmyre Machet,
émigrée de grand cru
J’
ai souvent déploré le manque d’envergure des directeurs de thèses qui
confinent les étudiants valdôtains
dans des sujets de mémoires ou des thèmes
de doctorat étriqués, convenus ou folkloriquement corrects, alors que la passionnante
saga de nos émigrés nous ouvrirait des horizons insoupçonnés. Il en émergerait des figures dignes d’allécher le romancier tout
autant que l’historien ou le sociologue.
Parmi celles-ci, il en est justement une qui
vient de publier la relation de son existence
au terme d’un parcours particulièrement
fertile en événements et rebondissements.
Il s’agit de Palmyre Machet de Roisan, déjà
auteur de plusieurs recueils primés de poésie élégiaque, - laquelle, à la faveur d’une carrière mouvementée dans la haute hôtellerie
française, a fait montre d’un esprit d’entreprise, d’une capacité de travail et d’une polyvalence professionnelle qui forcent l’estime.
Estime qui ne lui ont pas marchandée les
hôtes prestigieux qui ont bénéficié de sa sollicitude, - soit des souverains: le roi de Belgique, K Lagha Kan; des reines: d’Italie et
des Pays Bas; des princesses: de La Tour
d’Auvergne, Poniatowski, Troubetzkoï, Galitzine; des écrivains: Kessel, d’Ormesson;
des artistes: Marlène Dietrich, Michèle Mor-
gan, Danielle Darieux, Brigitte Bardot, Juliette Gréco, Jean Gabin, Jean Marais,
Jacques Brel, Louis de Funès… entre autres.
D’où une autobiographie résumée, car
concentrée dans une plaquette de 94 pages
et donc d’une extrème densité, qu’on est porté
à lire d’une traite dès les premières lignes.
Lecture qui m’amène à m’interroger – moi
qui suis de la dernière génération de ces migrants – sur les surprenantes ressources des
Valdôtains d’alors – aventureux, tenaces, indépendants, d’une force de caractère peu
commune – comparés à ceux que sont devenus ceux d’aujourd’hui.
Pour preuve, qu’on lise vite cette vie de Palmyre Machet! Indissolublement liée à celle
de Noël, son mari, en compagnie de qui elle
créa le moderne Val d’Isère (dont il fut maire
en même temps qu’il présidait le Syndicat
des Hôteliers savoyards et des Stations saisonnières).
Or ce livre, simplement intitulé "Palmyre",
où se le procurer désormais, dans notre prétendue VDA francophone, veuve de sa librairie française ? Peut-être en écrivant à
Plamyre Machet, Résidence Plein Sud - F.
73160 Val d’Isère...
Lo bouc, d’Aouton*
Dz’é voulu allé vére lo bouc, din la seison
De l’Aouton :
Lei vaoulatton dedin, comme de-s-aréoplane,
De foille rodze et de foille dzane :
Pe téra, épattà, sont de tapis de moffa verda,
Quase pi soupla et pi frétse que l’erba.
Céce tapis sont tseut brodà
De dzenefléye rose et de coleur lilà.
Prèmé le boatte di brenve et di pesse,
Dz’é vu perché, tot épes,
De boléro dzano et blan et ros et ner,
Accodzattà, bien aper.
Dz’é vu de lemasse, de-s-étsardon d’ardzen
Et de boueisson de pepeun arden.
Et poué de gratacu maou, pe fére de corà
A noutre petsou meinà.
Dz’é vu, de la copeura d’una brantse règnaye,
Tsére de gotte de larse, blaye.
Larme di jeu que plaouron, ou perle, ou diaman
Brillan ?
Dz’é sentu passé, aat pe l’air,
Lo cri reillen d’un corbé ner.
Et vaoulatté, protso de mé: fl! fl ! le-s-ale
De ‘na gnolà de grâle.
L’ayan lo plemadzo pitö de coleur pees,
Que m’an fé veni, quase, lo… dzees !
Dz’é trovà lo bouc bramente pi dzen
Ara, d’Aouton que d’Itsaten.
Lo bravo bouc, que s’arbeille di pi dzente coleur
P’attendre la Mor, que veun d’Iveur!
ANAЇS RONC DÉSAYMONET (1890 - 1955)
Tiré de « Poésie campagnarde » - Duc 1962
Pierre Lexert
Aldo
Gyppaz*
Aïcha Ech-Channa:
la marocchina
ribelle
È
stato un incontro speciale. È un incontro speciale, quello con Aïcha
Ech-Channa, finalista del premio
internazionale “La donna dell’Anno” 2009,
ospite della Sala della Biblioteca regionale
nel pomeriggio del 30 settembre.
Aïcha Ech-Channa, fondatrice nel 1985, in
Marocco, assieme ad una suora e a una volontaria di “Terre des Hommes”, dell’Associazione Solidarité Féminine, racconta gli
inizi, il primo locale seminterrato messo a
disposizione, le pratiche burocratiche di registrazione, in cui l’elemento fondamentale, le “madri nubili”, si mimetizzava dopo
gli altri, più socialmente accettabili, di
“madri sole”, vedove, divorziate. Si parla di
ragazze madri: disprezzate, rifiutate dalle
famiglie, oltre che dal corresponsabile del
concepimento, costrette, senza mezzi di
sussistenza, ad abbandonare i propri figli,
si tratti di donne appartenenti a classi elevate (per le quali, come per “bicchieri di cristallo” in frantumi, caduta e disperazione
sono psicologicamente ancora più rovinose), come di povere domestiche, già “vendute” in età infantile dai parenti e poi
abusate dai padroni, di giovani di campagna, di analfabete. Aïcha Ech-Channa rievoca l’episodio chiave, la scena di una
madre, presso un ufficio dell’amministrazione statale, che allatta il neonato al seno
finché un funzionario, in forza di una legge
e di un documento “firmato” con l’impronta
dei polpastrelli, non glielo sottrae, piangente, per “affidarlo” all’orfanotrofio, figlio
di nessuno. Il non poter fare nulla di quel
giorno ha fatto di Aïcha Ech-Channa “la
prima Marocchina ad aver osato alzare la
voce pubblicamente… infrangere tabù paralizzanti”, la fondatrice di una struttura
che negli anni ha aiutato, consigliato, accolto, preso in carico anche totalmente per
periodi della durata di tre anni, migliaia di
madri sole col proprio bambino, donne da
riabilitare psicologicamente e socialmente
col sostegno di personale adeguato, da rendere economicamente autosufficienti con
l’alfabetizzazione e l’apprendimento pratico di un mestiere (ASF – www.solidaritefeminine.org – ha sviluppato molte attività,
tutte finanziariamente autonome, nel
campo della ristorazione e del benessere), e
bambini ai quali dare la sicurezza presente
e futura di una madre capace di affrontare
la vita insieme a loro.
Negli anni le minacce, le accuse, persino
l’arresto, ma anche il sostegno di tanti,
compreso il re del Marocco, i riconoscimenti
internazionali. Oggi, la grave malattia, che
ancora non le sottrae la forza di agire e testimoniare.
Aïcha Ech-Channa ha riportato le storie di
donne aiutate da ASF in un libro, “Miseria.
Témoignages” (Éditions Le Fennec, Casablanca), che ha proposto ai presenti in sala,
contravvenendo dichiaratamente alla
norma che impedisce la vendita presso una
struttura pubblica; uno dei tanti divieti infranti nella vita.
Loredana Faletti
nous a quitté
D
ALPE
Reg. Trib. Aosta nr.1/06 del 12/1/06
Editore: Movimento ALPE – via Trottechien n.59
Aosta – tel.0165 060122
Comitato di redazione: Chantal Certan, Marco Gheller,
Iris Morandi, Patrizia Morelli, Giacinta Prisant,
Laurent Roulet, Maria Pia Simonetti, Massimo Tamone,
Mario Vietti.
Caporedattore: Elio Riccarand
Direttore responsabile: Salvo Anzaldi
Stampa: Tipografia La Vallée - via Tourneuve 6 - Aosta
èvàn l’eilléze dè Torgnón, y é lo premé
queu què n’é po réussì a tsantà “Montagnes valdôtaines” è pè forse n’é du
m’arètà bièn dè queu; avétivo neutre mountagne, neutro paì è pensivo a Tsampagneu
seunsa Aldo...
N’é cougnù Aldo dé què séve pitché, ma én
sisse dérì djé-z-an abondàn, n’en travaillé
couzo a couzo. Pouìo deue qué n’enve eun
rapor essèchonel dè confianse totale, su tot.
Sé prèdzenve dè Torgnón è seurtoù dou
dèmàn dè neutro paì, lè jouè i tsandzivon.
Caatéo breusc, pocca dè paolle, travailleur
(i lamive po pè gnen lè plandrón).
Otonomiste convéncù, seunsa dè tsapé dé coqueun, atacó a cha fameuille è a la baze tedzor
la libertó dè la person-a è lo respé di persone: dè valeur pézante, for éncò én si momàn.
Y éve po la person-a di demiè paolle: ou y éve
ò, ou y éve na. Atantif a sen qui capitive én Val
d’Ousta è ou nivó nachonal, d’eun pouèn dè vu
poleteucco è po mae. Y a tedzor bièn déstengó
lo bièn comeun, la baga pebleucca dou bièn
privó, én ayèn bièn cllar lo model dè développemàn dou paì. L’onnèteté y éve a la baze dè
tsaque réizouemèn fé avé llu.
La voya dè vivre, dè galopà è dè ll’étre l’apersevivo di jouè: po dè apparanse è po dè superfisialité dedé sé-z-achón.
Te mè manque, te no manque, Aldo.
Couì t’a cougnù i so què person-a t’éve, eumbla, frantse è seurtoù onéta. Mersì Aldo pè tot
è dè tot”
*Ansièn administrateur dè Torgnón
Albert Chatrian