ALPE numero 10/2010
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ALPE numero 10/2010
w w w . a l ALPE p e v d a . e u • r e d a z i o n.10 1a Quindicina Ottobre 2010 n e @ a l p e v d a . e u Poste italiane - Spedizione in abbonamento postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 2 e 3 CB-NO/AO/2006 All’insegna del rispetto e della ricerca della verità I valori dell’autonomia Nuovo direttore responsabile ssumo la direzione di “ALPE” in coincidenza con uno dei massimi momenti di confusione e debolezza della politica italiana. Come sempre, la Valle d’Aosta trova riparo sotto l’ombrello dello statuto speciale che la protegge dai torrenti di fango provenienti dalla Capitale: la Petite Patrie tiene, ma è il sistema complessivo a minacciare il collasso. A gioco medio-lungo i rubinetti di Roma e Bruxelles paiono fatalmente destinati a ridurre i rispettivi gettiti, mentre uno Stato federale senza Regioni speciali comincia a fare capolino nella testa di molti (anche del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, nelle pagine de “La Sfida”). Ma anziché favorire uno sviluppo capace di ripararla dal lungo inverno, Place Deffeyes ha da qualche stagione assunto una modesta velocità di crociera, buona a garantire un po’ di movimento e a proteggere dal mal di mare, ma verosimilmente insufficiente per condurla in un porto sicuro quando il carburante sarà finito e ci si potrà ritrovare in acque agitate. Da queste colonne “ALPE” proverà a tenere alta la soglia di attenzione su quanto accade in Valle d’Aosta, analizzando problemi e proponendo soluzioni in ossequio al ruolo di opposizione rivestito in Consiglio Valle e al Comune di Aosta. Non si tratta né di «sparare su tutto e tutti» né di «giocare alla Di Pietro e diventare estremisti», per rubare le parole a chi della Capitale è riuscito a portare a casa solo la capacità di buttarla in caciara e di ridurre al minimo il livello del dibattito politico. Le istanze prodotte da “ALPE” si basano su numeri difficilmente smentibili (è il caso recente del parcheggio dell’ospedale) e sono la cifra di un Movimento capace di amalgamare anime diverse al proprio interno e di avviare dialoghi importanti anche all’esterno. Esprimere opinioni dissonanti fa parte della democrazia: tra le mura della sede di via Trottechien non si annidano né estremisti né giustizieri. Ringrazio infine l’Esecutivo di ALPE e il suo coordinatore, Carlo Perrin, per l’incarico a me assegnato. Un sentito grazie va anche a Giuliana Lamastra che ha firmato “ALPE” fino allo scorso numero. Il mio impegno sarà quello di confezionare un giornale di approfondimento e informazione che, in sinergia con il sito web www.alpevda.eu, rappresenti una voce autorevole dell’informazione politica e provi ad affrontare questioni vicine alla gente comune. Sempre all’insegna del rispetto, del dialogo e della ricerca della verità. Salvo Anzaldi A el pensiero comune in Valle d’Aosta, quando si evoca l’autonomia, si pensa ad innegabili vantaggi economici che ne derivano, tanto da essere percepita come privilegio. Siamo tutti autonomisti! Perché rinunciare ad agevolazioni che, peraltro, non richiedono alcun impegno particolare? Autonomia, una pa1946 - I membri del Conseil de la Vallée in una delle prime riunioni. rola abusata che rischia di perdere il proprio significato e utilizzata ad uso e zione delle Regioni a statuto ordinario e i tentativi di appliconsumo del momento. L’autonomia è il diritto e la capacità di un individuo, di un cazione del federalismo. ente, di una istituzione di regolarsi, di svolgere determinate Tutta questa evoluzione ci dimostra che i principi di autonomia attività secondo norme, leggi e modalità proprie, adottate ed e di autogoverno sono valori attuali che favoriscono la libertà e la piena espressione delle persone, delle piccole comunità, dei attuate liberamente senza interferenze esterne. In primis, c’è il diritto ad essere autonomi: per la Valle d’Ao- popoli, soprattutto in un contesto sempre più globalizzato. sta questo diritto è sancito dallo Statuto Speciale, legge co- Riconoscersi in una comunità, nella sua cultura, l’essere radicati nel proprio territorio non rappresentano un ostacolo stituzionale della Repubblica Italiana. Un diritto derivato da una storia secolare di libertà e di au- per partecipare in modo attivo e consapevole ai nuovi processi togoverno, dal riconoscimento delle peculiarità e specificità che coinvolgono l’umanità, agli eventi che coinvolgono l’Eugeografiche, economiche, culturali e linguistiche della popo- ropa ed il mondo intero. lazione valdostana. Fondamentali e determinanti a questo L’autonomia è un diritto che va difeso e soprattutto valorizscopo sono state la Resistenza al fascismo, la lotta di libera- zato e contestualizzato. L’autonomia è sinonimo di libertà e di assunzione di responsabilità. L’essere autonomo, sia per una zione e le successive rivendicazioni. Un’autonomia parziale, imperfetta, limitata nelle competenze persona che per una comunità significa poter agire liberae non completamente attuata. Autonomia che è comunque mente ed assumersi appieno la responsabilità della propria evoluta, con modifiche allo Statuto Speciale introdotte da gestione. leggi costituzionali e che ha acquisito ulteriori competenze Il vero successo dell’autonomia dipende da noi e non può prescindere da principi fondamentali quali le libertà personali e con nuove norme di attuazione. A più di sessant’anni dalla sua approvazione i capisaldi su collettive, la partecipazione attiva dei cittadini, la valorizzacui si fonda l’autonomia valdostana non sono mutati anche se zione delle proprie risorse umane e territoriali, l’applicazione la situazione politica, economica, sociale e culturale è radi- dei valori della sussidiarietà e della solidarietà. La nostra sfida per il futuro è rilevante, dovremo saper dicalmente cambiata. L’organizzazione politica dell’Unione Europea ha annullato le mostrare di meritare un’autonomia i cui riferimenti storicofrontiere con tutte le barriere ad esse connesse, favorendo il dia- culturali sono inconfutabili, ma le cui basi potrebbero essere logo e la collaborazione tra le regioni di confine e le popolazioni. minate se non alimentate da un senso di appartenenza conLa globalizzazione in atto sta modificando le regole di convi- diviso e da una assunzione di responsabilità nel gestire in venza, dei rapporti tra le popolazioni, del sistema economico- modo corretto e attivo le istituzioni che regolano la vita delfinanziario. Il peso e le competenze dello Stato sono cambiati l’intera comunità valdostana. Carlo Perrin in funzione di leggi e direttive più generali e per l’afferma- N Viviana ROSI Salvo ANZALDI Elio RICCARAND FLORIS - YEUILLAZ LOUVIN - OCCHIPINTI PAGINA 2 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 6 PAGINA 7 Bambino Valdostani senza e acqua sporca Porta Susa La sfida di ALPE La scuola valdostana L’alluvione 10 anni dopo 2 INTERVENTI Il bambino e l’acqua sporca Q Quale politica culturale in Valle d’Aosta? uando si usa la scorciatoia interpretativa, come fa ad esempio Mario Vietti su “Alpe”, di panem et circenses per parlare o, meglio, per non parlare di politica culturale si rivelano immediatamente almeno due aspetti inquietanti delle letture che possono essere date delle manifestazioni culturali e artistiche promosse nell’ambito di un determinato territorio. Da un lato si avvalora, a suon di cifre deliberate da soggetti pubblici, l’idea che, specie in momenti di crisi economica, è bene che la cultura subisca tagli tanto significativi quanto indolori per la collettività. Dall’altro, si afferma a chiare lettere che la cultura spesso e volentieri è un’arma in mano ai potenti del momento, usata per distrarre l’attenzione della cittadinanza da problemi “reali”, gravi e impellenti. Ne consegue che la cultura, comunque venga intesa e indipendentemente dai suoi reali contenuti, è un bene superfluo, tanto più inutile e dannoso quanto più strettamente in mano a forze politiche che reputiamo avverse. Mi aspetterei, come cittadina e, a maggior ra- gione, come persona che lavora in ambito culturale, un’analisi critica almeno un po’ più sofisticata che distingua, ad esempio, tra propaganda e qualità artistica e intellettuale delle iniziative promosse, che entri nel merito di ciò che viene “pagato” in ambito culturale, del tutto comprensibilmente e “civilmente”, almeno a mio avviso, con i soldi di tutti. Un’analisi che, tra le altre cose, non si riduca all’esecranda abitudine nazionale di cavarsela con una formuletta per dirsi “contro” sic et simpliciter senza mai prendersi il disturbo di andare veramente a vedere in cosa consiste ciò a cui ci si oppone, quali contenuti veicola e con quali modalità. Demagogie a parte, del tipo “meno Elisa, meno Baglioni e più sostegno ai giovani, agli anziani, ai precari, ai disoccupati ecc. ecc.”, è secondo me soprattutto grave la supposizione che si possa e, in qualche misura, addirittura si debba parlare delle iniziative culturali in termini di braccia sottratte all’agricoltura e soprattutto di denari pubblici spesi a vanvera. Mi sembra superfluo ricordare che sacrificare Porta Susa vietata? Fs e Torino dicono di no, ma i pendolari non si fidano “C ancellata la fermata di Torino Porta Susa”. Per adesso è solo il titolo di due comunicati stampa emessi nell’ultimo mese dalle Ferrovie dello Stato, ma i numerosi pendolari valdostani nutrono il timore che possa diventare la sentenza definitiva del loro viaggio quotidiano verso il capoluogo piemontese, forzatamente prolungato verso Porta Nuova e carico di disagi legati a orari di lavoro e abitudini. Le motrici dei 24 treni diesel della Aosta-Torino inquinano e rendono l’aria di Porta Susa molto velenosa: oltre 94 nanogrammi al metro cubo, ha rilevato l’Arpa lo scorso luglio. Una vera minaccia per passeggeri e lavoratori delle ferrovie. Tanto che Ferrovie dello Stato e assessorato ai Trasporti della Regione Piemonte hanno deciso la doppia cancellazione della fermata di Porta Susa sabato 18 settembre (per sei treni diretti da Torino ad Aosta e per altri sei in viaggio nella direzione opposta) e sabato 2 ottobre (cinque treni in tutto, due partiti da Torino e tre da Aosta), provvedimento «necessario per monitorare l’inquinamento atmosferico provocato dal transito e dalla fermata dei locomotori diesel nella stazione sotterranea». Vale la pena di fare due piccoli passi indietro per ricordare come la “nuova” Porta Susa sia stata inaugurata il 19 ottobre dell’anno scorso (diventerà sempre più il cuore del ricco sistema ferroviario di Torino) e come meno di una settimana più tardi, sabato 24 ottobre 2009, i passeggeri della stazione furono annaffiati da grandi quantità d’acqua “sparate” dall’impianto antincendio, attivato dal fumo della motrice diesel del convoglio in arrivo da Aosta. mento?) offra l’ennesimo pretesto per buttare via il bambino con l’acqua sporca. Peccato che quel bambino siamo tutti noi, privati sempre più di occasioni per fruire di arte e cultura non televisiva, sempre più affondati nei nostri divani, sempre più ignoranti, non solamente per colpa della Gelmini, ma anche per il disprezzo che circonda tutto ciò che non risulta immediatamente utile per pagare la rata del mutuo o andare spensierati al supermercato. Viviana Rosi Editrice e consulente editoriale la cultura sull’altare della crisi è un errore strategico sia in termini politici sia in termini economici e non solamente guardando al futuro, ma anche alla precarietà di oggi dei tanti laureati al Dams, a Lettere, a Scienze della comunicazione e nelle nostre accademie di Belle Arti. Altro discorso importantissimo è invece quello della critica, e ben venga nuovamente quella “militante”. Mi piacerebbe, ad esempio, che qualcuno provasse a leggere la “filosofia della Restitution”, che si spingesse ad alzare il coperchio della Saison o di Babel o di qualunque altra manifestazione culturale venga organizzata nella nostra Regione e ne analizzasse i contenuti artistici, intellettuali e gli usi politici. Quello che invece accade è che un po’ di facile sdegno per costi che in termini Nel prossimo numero del giornale, la risposta di assoluti poco hanno da dirci (qualcuno Mario Vietti. Ed anche altre voci, se qualcun altro vorrà di noi sa esattamente quanto costa intervenire. Unico vincolo: non superare le 2000 battute l’allestimento di un palco per un conda inviare a redazione@alpevda. eu. certo e quanto persone lavorano e La politica culturale in Valle d’Aosta merita un bel dibattito. vivono proprio grazie a quell’allesti(elio riccarand) I risultati dei nuovi test si conosceranno solo tra qualche settimana. Le autorità ripetono che i pendolari valdostani non verranno penalizzati e che le eventuali contromisure dipenderanno dal livello di inquinamento rilevato: «Potrebbero bastare delle cappe aspiranti in stazione o potremmo ricorrere all’adozione di Filtri attivi antiparticolati sui treni», fanno sapere da Ferrovie dello Stato. La soppressione della fermata di Porta Susa non è neanche presa in considerazione, ma i pendolari non si fidano e aspettano di vedere quali numeri usciranno dalla ruota dell’Arpa. Salvo Anzaldi L'ingresso della fermata di Porta Susa della Metropolitana di Torino, sullo sfondo l'ingresso dell'omonima stazione ferroviaria. Le monde à l’envers À Choses étonnantes à Saint Christophe l’adret, à Saint-Christophe dans ces derniers temps arrivent des choses vraiment étonnantes et dignes de notes: le monde est à l’envers. «C’est l’ALPE qui gouverne»* et donc mon syndic s’est inscrit à ALPE sans nous le dire! Notre liste (de laquelle je suis vicesyndic) «a été reconnue officiellement par le parti de Roberto Louvin et de Carlo Perrin»* sans que nous le sachions officiellement! Il y a eu une fusion entre Baratta et Desandré, pardon entre minorités (avant ou après les élections?!): François Désandré est le chef du groupe majeur de la minorité et moi je pensais qu’il y avait encore deux chefs de groupe de minorité! Plusieurs personnes ont voté notre liste et «ne savaient pas que ce groupe, qu’elles ont élu avait une couleur politique bien déterminée,»* donc plusieurs cretoblèn n’ont rien compris et ils ne savent plus ni lire et ni comprendre. Tout inutile donc, ceux que ma liste et moi nous avions écrit sur nos programmes distribués aux citoyens, pour être clairs, correctes et limpides: «Fanno parte della lista attuale 8 consiglieri uscenti, di cui 3 assessori con riferimento a Union valdôtaine, Stella alpina, Fédération autonomiste e 3 della lista “Sinistra per Saint-Christophe”..che hanno dialogato con forze politiche quali RV e Vdavive (ora ALPE) e concittadini impegnati nella società senza riferimento preciso a partiti o organizzazioni politiche,…). Ils sont «une minorité constructive»* et nous, nous annulons les projets de 2005-2010: lesquels? Estce qu’il y en avait?! Un Assesseur est devenu ancien unioniste *(le pauvre il n’a que 45ans et il est en pleine forme, malgré tout!), donc il ne pourrait plus être chefs des sapeurs pompiers et Assesseur. Pourtant, avant, tout allait selon la loi! Mais alors vous me demanderez, qu’est qu’il arrive à Saint-Christophe? Le monde est à l’Envers? Ne vous inquiétez pas… c’est seulement dans des interview que ces choses arrivent. En rue des Maquisards ils ont peutêtre seulement perdu «la ligne de conduite»*, pour la dire à la Perron: pas une analyse politique, une superficialité étonnante et désarmante. J’oubliais de signaler en effet de ne pas vous adresser là, si vous avez besoin de quelques leçons de base de Géographie: Saint-Christophe est indiqué*, dans la carte de la Vallée, plus ou moins à…SaintMarcel ou Fénis, à l’envers! Et si vous voulez savoir comment est la mairie de Saint-Christophe, ne la cherchez pas comme la photo* du «Peuple». J’ignore qu’elle bâtisse ou «projet» elle soit, mais ce n’est pas notre mairie! Heureusement la photo* du chef de la minorité est la bonne! * «Peuple valdôtain» n. 38, 14 octobre 2010 Chantal Certan POLITICA e ALPINISMO 3 La scomparsa FORUM e GRUPPI dei Partiti e la sfida TEMATICI di ALPE del Galletto C’ erano una volta i grandi Partiti di massa. Si presentavano alle elezioni, ma prima ancora, erano luoghi di aggregazione, di promozione di movimenti popolari, di comitati, associazioni, cooperative e organismi di vario genere. Il Partito Socialista e poi il Partito Comunista erano tutt’uno con la Cgil, le Cooperative rosse ed una miriade di associazioni. Il Partito Popolare e poi la DC avevano le Cooperative bianche e la Cisl. In Valle d’Aosta la stessa UV sentì, fin dagli anni ’50, la necessità di dare vita ad un movimento sindacale di lavoratori valdostani. Oggi non esistono più in Valle d’Aosta organizzazioni politiche con tali dimensioni e tali modalità operative. Qualcuno potrebbe pensare che l’UV (per dimensioni e diffusione nel territorio) sia l’unica organizzazione politica rimasta in Valle d’Aosta. Ma la dichiarazione rilasciata lo scorso 9 ottobre da Dino Viérin, autorevole esponente unionista, al settimanale “La Vallée” ha fatto chiarezza. “Il movimento - ha detto Viérin - non c’è. Siamo di fronte ad una mutazione genetica del nostro Movimento: è solo più un partito elettoralistico che si anima giusto alle scadenze elettorali”. Ed in effetti non ci sono più i Partiti, ma solo dei Comitati elettorali e questo non è un bene per la democrazia e la comunità! M GRUPPO SANITÀ È in questo contesto che ha senso e valore la sfida di Alpe: il tentativo di ricreare in Valle d’Aosta un vero Movimento politico, radicato sul territorio, capace di agire nella società prima ancora che nelle istituzioni elettive. Non una mera sommatoria fra alcune piccole organizzazioni preesistenti ma un Movimento che ha l’ambizione di aggregare tante persone, di ridare speranza in una politica di cambiamento, di fare cultura, di essere strumento di democrazia diretta, di promuovere il protagonismo di tanti valdostani che non vogliono rimanere inerti a guardare, di declinare il senso nobile ed alto dell’arte della politica. Alpe ha deciso di lanciare, a partire dalla fine del mese di ottobre, azioni ed iniziative per promuovere la partecipazione alla vita del Movimento ed all’impegno politico. Due mesi di incontri sul territorio, di comunicazione, di contatti personali. Poi alla fine dell’anno, ci sarà un bilancio da cui si capiranno molte cose. Soprattutto si saprà se sta effettivamente nascendo un Movimento politico in cui i valdostani che vogliono cambiare la politica e l’amministrazione regionale possono ritrovarsi con convinzione per decidere ed operare insime. Dipende da noi, ma dipende soprattutto da voi. A partire da coloro che leggono queste righe e che possono/devono diventare protagonisti di un progetto politico ambizioso e necessario per la comunità valdostana. Elio Riccarand Compagni di cordata Ci sono ancora gli alpinisti sovversivi? a perché solo i ricchi possono andare a sciare? Siamo all’Espace Populaire di Aosta, uno dei Circoli Arci più premiati d’Italia per la ricchezza di proposte culturali. Ed è Luciano Senatori, figura storica dell’Uisp, a porre questa domanda con il suo bell’accento toscano. Una domanda intorno a cui l’autore del libro “Compagni di cordata: associazionismo proletario, alpinisti sovversivi, sport popolare in Italia” costruisce il suo racconto. È una storia che parte da lontano, dalle società di mutuo soccorso, prima forma di organizzazione politica del proletariato, e dall’evoluzione dell’alpinismo. Il punto d’incontro va situato intorno a fine Ottocento, in pieno positivismo. La montagna ha cessato di essere luogo mistico o magico per diventare meta di spedizioni scientifiche e di imprese sportive; il proletariato, dal canto suo, ha cominciato a organizzarsi. Proletariato - parola ormai inutilizzata forse perché caricata per troppo tempo di retoriche trionfaliste, forse perché non si riconoscono in questo termine né le vecchie né le nuove povertà - indicava in origine la classe sociale che aveva la prole, cioè i figli, come unica ricchezza. Ma perché solo i ricchi possono andare in montagna? In Italia nasce in quegli anni il CAI, ma non passa molto ed ecco il CAO, Club alpino operaio, che si tiene fuori dal dibattito tra gli inglesi che vogliono arrampicare lasciando le pareti pulite per le sfide future e i nostri che le attrezzano per portar su turisti. Agli alpinisti sovversivi quel dibattito interessa poco, il loro scopo è affermare il diritto allo sport anche dei proletari e il bisogno di farne strumento di promozione civile. Insomma l’obiettivo è tirar fuori dalle bettole i lavoratori che spendono la domenica tutto quello che hanno guadagnato in settimana e spiegar loro che la vita è un’altra e che hanno dei diritti. Qualche associazione lo dichiara addirittura nella sigla PVCA: per le vette contro l’alcol, altre si limitano ad evidenziare quello che adesso si chiamerebbe target, come l’APE, associazione proletaria escursionista che, con i suoi 60 mila iscritti, induce il borghese Cai ad una cauta apertura ad altri ceti. Il fascismo azzera, naturalmente, tutte queste associazioni. Il regime mette le mani sul Cai e spinge il pedale su un agonismo spinto a servizio dell’immagine di nazione vincente anche nello sport: un dovere per tutti. Solo dopo la Liberazione sarà possibile ripensare ad una pratica sportiva non competitiva legata al piacere e, nuovamente, all’idea di sport Si occupa attualmente di un approfondimento del Piano socio-sanitario della Regione. Referente Patrizia Morelli, telefono: 0165 526011; e-mail: [email protected] FORUM AMBIENTE Intende lavorare anzitutto su tre filoni: gestione rifiuti; inquinamento; trasporti. Coordinatore Paolo Fedi, telefono: 3337430906; e-mail: [email protected] GRUPPO PARTECIPAZIONE Temi prioritari: la partecipazione all’interno di Alpe; gli strumenti di democrazia diretta (primarie, referendum propositivo, referendum abrogativo, procedure partecipative). Coordinatore Piero Floris, telefono: 3498374309; e-mail: [email protected] GRUPPO TERRITORIO Approfondimenti in particolare della temativa urbanistica e del cosiddetto “piano-casa”. Referente: Andrea Piccirilli, telefono: 3803156977; e-mail: [email protected] GROUPE CULTURE In corso di attivazione Referente: Michèle Chenuil, telefono: 0125 804033; e-mail: [email protected] come diritto per tutti. L’Uisp sarà protagonista della nuova stagione democratica. È in questo quadro, al cui centro sta il legame tra sport e problemi sociali, che nasce la corrente alpinistica Nuovo Mattino. Andare in montagna senza ostentazione, senza pretendere di arrivare per forza agli 8000, attenti a non cadere nella trappola della mercificazione dell’alpinismo che si profila all’orizzonte carica di sponsor. A questa scuola di pensiero si richiama anche Hervé Barmasse, il’ice climber valdostano impegnato nel progetto “Pakistan winter sport” (insegnare le tecniche base di progressione su ghiaccio/misto e di autosoccorso ai portatori d'alta quota pakistani dello Shimshall). All’Espace populaire Hervé ha ricordato come nessuno dei grandi hymalaisti si sia speso in questi mesi per i pakistani colpiti dalla terribile alluvione. Non ci sono più dunque grandi “alpinisti sovversivi” come quelli citati nel libro di Senatori: da Tita Piaz a Ettore Castiglioni, da Massimo Mila a Guido Rossa? La prefazione a “Compagni di cordata” (Ediesse, 10 €) l’ha scritta proprio la figlia di Rossa, Sabina, felice per una volta di ricordare il padre come alpinista invece che come vittima delle Brigate Rosse. E mentre Senatori conclude sottolineando l’impegno dell’Uisp per l’ambiente e registrando “il ritardo della sinistra su questi temi”, nel cuore profondo del più proletario degli sport rinasce l’attenzione ai valori della sinistra e un ragazzo napoletano, Salvatore Carrozza, campione welter, esibisce ai giornalisti la tessera dell’Anpi, associazione nazionale partigiani italiani. Maria Pia Simonetti 4 CONSEIL de la VALLÉE Coopératives agricoles T Un secteur en souffrance out au long de la vallée centrale, de Morgex à Arnad on aperçoit de grandes et modernes constructions, sièges de coopératives, de caves, de fromageries. Leur rôle, dans ces années et dans les différents secteurs, a été et demeure encore très important, bien entendu, et personne veut le mettre en discussion. En Vallée d’Aoste est depuis toujours bien enracinée la traditon du travail communautaire, de la coopération et la création de ces structures a contribué à la sauvegarde de cet esprit. De propriété régionale, ces structures ont été gérées jusqu’ici en «comodato d’uso par les différentes coopératives ou associations de producteurs. Toutefois, il y a déjà quelques années, la Communauté Européenne a donné des indications différentes en la matière que le Conseil régional de la Vallée d’Aoste a transposé dans l’article 57 de la loi régionale n. 32/2007; celui-ci prévoit que la Région, tout en conservant la propriété des structures et des installations en question, en confie la gestion à des tiers suivant des modalités, des paramètres et des charges fixés par délibération du Gouvernement régional. Et bien, encore aujourd’hui à cet égard il n’y a aucune indication: quelles modalités? Quels paramètres? Rien du tout. L’assesseur à l’agriculture, interpellé plusieurs fois à ce propos ne sait répondre que «nous sommes en train d’y travailler»; que “stiamo valutando quali soluzioni adottare”, que l’objectif est de «far condividere agli uffici della Commissione la peculiarità del nostro settore agricolo” etc. Un objectif noble, mais peut-être que trois années pour y penser sont un temps un peu trop long et le secteur entre-temps vieillit et même rapidement, sans être rassuré et stimulé. Lors du Conseil régional du 22 septembre 2010, j’ai à nouveau interpellé l’Assesseur Isabellon sur trois aspects: d’abord à quel point sont-ils les accords avec la Communauté européenne face à l’uti- lisation des bâtiments régionaux destinés aux coopératives pour la transformation et la commercialisation des produits agricoles; si l’objectif de faire comprendre aux bureaux de la Commission Européenne les «peculiarità» du système agricole de chez nous a été bien expliqué et bien compris par l’Europe et s’il est suffisant pour concéder des dérogations en notre faveur. Enfin, je lui ai demandé si le projet de loi préparé au printemps 2010, est encore en germination ou s’il est prêt. Ces questions ont été posées avec le seul but de comprendre si l’actuelle majorité pense continuer à prévoir des prorogations à la légitimité douteuse, ou si, finalement le moment est venu de se pencher sur l’argument sérieusement. Le mouvement ALPE s’inquiète de recevoir toujours les mêmes réponses et en plus très vagues ; le secteur de la coopération agricole a besoin de solutions concrètes, a besoin qu’on lui redonne de l’espoir et l’envie de penser au futur avec un esprit constructif. Le gouvernement régional, qui prétend «donner des réponses» à tous et à tout, nous paraît incapable de gérer la petite administration quotidienne, il semble ne pas être à même de se pencher sur les problèmes réels, sauf s’il s’agit d’arguments scientifiquement construits dans les détails et bien publicisés. Le secteur des coopératives agricoles, et l’agriculture valdôtaine toute entière, ont besoin de réponses sérieuses, d’une réglementation claire et efficace, pour réussir à bien travailler et s’épanouir: en attendant - et à force de «tirare a campare» - on vieillit. Albert Chatrian Ma quanto ci sono costati 10 ans de biblio à i Giochi Mondiali Saint-Christophe Militari Invernali? I Giochi Mondiali Militari Invernali si sono svolti per la prima volta in Valle d’Aosta durante lo scorso mese di marzo. Alla manifestazione hanno partecipato 42 nazioni, con il coinvolgimento di un migliaio di persone tra atleti e tecnici. Per sostenere le spese di organizzazione il Consiglio regionale aveva approvato nel luglio 2009 la legge regionale n.29 che prevedeva un finanziamento di 1 milione di euro, pari al 90% di copertura della spesa. L’abbiamo votata, pur con qualche dubbio, considerando i Giochi Mondiali Militari un’opportunità di promozione importante per la vocazione della Valle d’Aosta agli sport invernali. In sede di discussione del bilancio 2010, ci siamo invece pronunciati contro la rideterminazione del contributo in funzione di 1.150.000 euro e con una copertura del 100% della spesa, successivamente deliberata dalla Giunta nel gennaio 2010, ritenendo che quantomeno la parte mancante avrebbe dovuto essere coperta da eventuali sponsor e dal Ministero italiano della Difesa. Ora, la delibera della Giunta n.2636 del 1°ottobre scorso approva un ennesimo contributo aggiuntivo di 121.044,03 euro per coprire il 100% delle maggiori spese effettivamente sostenute. Tra le motivazione si cita una maggiore spesa di 66.000 euro dovuta al montaggio del palco e diverse tribune coperte con posti a sedere, lancio straordinario di paracadutisti, proiezione video e accensione del tripode appositamente realizzato, tutte spese che ci sembrano essere facilmente quantificabili e prevedibili in anticipo. A giustificazione di un’altra maggiore spesa di 88.000 euro si adduce invece il fatto che gli atleti, trovandosi a fine stagione, si sono trattenuti una settimana invece dei 3 giorni previsti. Per nostra fortuna la nostalgia di casa deve poi aver avuto il sopravvento… In conclusione, forse, i Giochi Mondiali Militari sono costati complessivamente alle casse regionali 1.271.044,03 euro, “soltanto” il 27% in più della somma iniziale prevista. Sarà questo il motivo per cui il presidente del Comitato organizzatore è stato nominato “Ami de la Vallée d’Aoste” durante la Festa della Valle d’Aosta 2010? Patrizia Morelli L a bibliothèque de SaintChristophe fête ses 10 ans d’activité. C’est pour cette raison que, comme Administration communale, nous avons décidé de cibler cet important but avec une importante activité: la présentation du livre «Saint-Christophe». Cette œuvre, écrite par différents auteurs, a été préparée par Alexis Bétemps, elle est l’unique œuvre (si on exclut le livret que l’Abbé Andruet nous a quitté en 1923) traitant d’une façon approfondie notre commune d’un point de vue historique, économique et socioculturel. L’histoire de la parution de ce livre a été longue et compliquée, mais je crois qu’il en valait vraiment la peine. C’est avec un particulier œil de regard que nous relançons l’aspect culturel de notre commune et que nous soutenons toutes les différentes associations présentes sur le territoire: elles revêtent un important collant et facteur d’agrégation et d’intégration entre la population cretoblentse. C’est souvent toute une «question de culture». Il est important connaître l’histoire de la commune pour savoir planifier, intervenir sur le territoire, mais il est également important savoir maintenir unie notre communauté, parce que seulement en travaillant ensemble et en se confrontant nous réussirons à la faire progresser d’un point de vue culturel. Dans ses 10 ans la bibliothèque a revêtu cet important rôle: d’information, d’agrégation et de culture. Un travail que souvent on ne voit pas, mais dont on sent le vide quand il n’est pas soutenu. De plus comme Administration nous avons repris les contacts avec l’archiviste qui travaillait au ré ordre de l’Archive historique de la commune. Nous avons des importants documents du 1492, qui jaillissent et jaunissent et qui nécessitent d’être gérés et conservés dans des locaux adéquats. Nous sommes en train de adapter un local pour donner dignité à ces docs: l’intention est de pouvoir les rendre consultables et accessibles à toute la population. Nous sommes également en train d’améliorer le réseau de l’informatisation. Le nouveau site est presque prêt: nous l’avons conçu d’une façon simple mais efficace, pour être un bon moyen de consultation, mais de service aussi pour les citoyens. Chantal Certan COMMUNES 5 D Sarà la strada giusta? Aosta. Un clamoroso esempio di buona amministrazione! a un recente articolo apparso su “La Stampa” si apprende che l’amministrazione comunale di New York spenderà più di 27 milioni di dollari per dotare la città di una nuova segnaletica: 250.900 cartelli verdi bordati di bianco, scritti in lettere maiuscole, saranno sostituiti da altrettanti scritti in minuscolo. Reazioni a raffica, soprattutto da chi giudica la spesa francamente eccessiva in periodi, come questi, di vacche magre! Eppure sembra confermato, da serissimi studi psicologici, che il minuscolo sia più facilmente intellegibile e che tutta l’operazione vada nel senso di una maggiore tutela della sicurezza dei cittadini e della loro necessità di orientarsi più facilmente. Una questione, quindi, di messaggio più diretto, più chiaro, più immediato per chi vive stabilmente la città e per chi vi transita per turismo o lavoro. È, sicuramente, la preoccupazione di chi ha pensato e realizzato i pannelli segnaletici che dovrebbero consentire ai turisti di godere appieno delle bellezze della nostra città! Persi in un mare di frecce, i turisti guardano un po’ allibiti dei pannelli appoggiati al muro con un che di provvisorio, indecisi se prenderli sul serio o se ritenerli opera del solito burlone. Lo sconcerto aumenta se l’improvvido turista capita nel giorno della raccolta dei cartoni. Allora diventa veramente difficile E cogliere l’ufficialità dell’oggetto in questione senza scambiarlo per un rifiuto qualsiasi destinato al macero! Auguratevi, poi, di non incorrere in qualcuno che chieda spiegazioni perché anche il migliore conoscitore della città avrebbe enormi difficoltà a fornire indicazioni esaurienti, partendo da cartelli assurdamente complicati e spesso fuorvianti. Eppure sono opera recente, messa a Iris Morandi Lettera dall’Hôtel de Ville Care lettrici, cari lettori, c’è un grande assente nel dibattito politico valdostano: il federalismo fiscale. Eppure si tratta di un tema fondamentale per le casse della Regione e per quelle degli Enti locali, Comune di Aosta compreso. Vicenda essenziale, dunque, per ridefinire il futuro della nostra autonomia. Nelle scorse settimane il Governo nazionale ha emanato i decreti attuativi per le Regioni a Statuto ordinario. Per quelle a Statuto speciale è prevista una procedura diversa, con singoli tavoli di confronto e di decisione. Trento e Bolzano hanno anticipato i tempi e hanno già chiuso un loro accordo con lo Stato: meno soldi, ma più competenze. Da noi è stata avviata una trattativa personale fra Rollandin e Berlusconi, con il primo che fa gli occhi dolci alla destra italiana (accordo “solo” tecnico alle Europee, matrimonio d’amore al Comune di Aosta, fidanzamento in Regione), sperando che in cambio Calderoli and friends non ci massacrino. Una trattativa dunque non sul piano istituzionale, ma tutta circoscritta all’ambito poco dignitoso delle conoscenze personali, sull’esempio proprio di Berlusconi che concepisce la politica estera come rapporto fra amici: visita nel Texas all’amico Bush, festa nella dacia dell’amico Putin, accondiscendenza verso l’amico Gheddafi. Del resto, negli ultimi anni in Valle siamo diventati bravissimi a copiare le peggiori abitudini della politica italiana. Come ricorderete, qualche anno orsono, Luciano Caveri convocò la Giunta regionale presso casa sua, a Verrès. Lo scorso mese, Augusto Rollandin ha incontrato il Presidente del Consiglio a casa di questi (Palazzo Grazioli), alla presenza di un solo parlamentare valdostano e di un gruppetto di entusiasti pidiellini locali. Il Comune di Aosta non può stare a guardare: a quando dunque un Consiglio comunale convocato nella taverna di Ettore Viérin? Insomma, quanto si dice: il senso e il prestigio delle istituzioni!... Cordiali saluti. Carlo Curtaz PIANO di DI CLASSIFICAZIONE CLASSIFICAZIONE ACUSTICA PIANO ACUSTICA DELLA CITTÀ della CittàDIdiAOSTA Aosta Nel Consiglio comunale del 26-27 ottobre verrà presentato il nuovo Piano di classificazione acustica della città di Aosta. Avvisiamo i cittadini che il Piano rimarrà in visione presso gli Uffici comunali per 30 giorni per eventuali osservazioni. Le frecce di Aosta. Arvier Il dispotismo del non fare n lisant la page de notre journal dédiée aux communes, l’on s’aperçoit immédiatement d’une bien triste tendance: les syndics et les juntes décident, les conseillers de majorité se taisent et les oppositions sont tenues à l’écart. La commune d’Arvier ne fait pas exception. Faute d’une malheureuse loi électorale, le ferment qui s’était dégagé lors de la campagne pour le renouvellement du Conseil communal qui, après dix ans de monoliste, avait porté la liste «Arvier pour Arvier» à atteindre 44% des suffrages s’est aussitôt vu aplati sur un 4 à 11. Tel est en effet le rapport numérique minorité/majorité que la loi établit. Avec ces numéros l’on peut facilement imaginer quel degré de débat il peut y avoir et surtout quel intérêt la majorité peut trouver dans la confrontation avec la minorité. Cela explique pourquoi, après cinq mois de législature, on ne compte à Arvier que deux convocations du Conseil communal et aucune com- dimora dopo un lungo e costoso iter, realizzato da esperti del settore! Viene spontaneo chiedersi: non si sarebbe potuto analizzare quei cartelli con un minimo di senso critico e riflettere sulla loro efficacia, sul loro impatto, sulla loro gradevolezza prima di approvare lo studio e il relativo impegno di spesa? Anche a noi sembrerebbe inopportuno di questi tempi procedere ad una loro sostituzione, considerata la situazione critica del bilancio comunale, tuttavia non possiamo fare a meno di evidenziare l’ennesima occasione sprecata che non depone certo a favore della tanto auspicata vocazione turistica di Aosta. mission n’a encore été formée. Nous sommes face à une junte qui travaille en secret. De surcroît le manque d’attribution de compétences aux assesseurs ne fait qu’accentuer une politique peu ouverte au dialogue avec les citoyens qui doivent toujours faire recours uniquement au syndic. Il ne s’agit même pas d’autoritarisme, de ce «despotismo del fare» qui exerce son charme en Vallée d’Aoste comme en Italie, mais, plutôt «del non fare». Un silence qui se traduit dans la simple gestion de l’ordinaire. Et pourtant les défis ne manquent pas: une plus grande attention au territoire, à la valorisation des villages, des actions de requalification et de rénovation que la plupart des communes valdôtaines ont déjà entrepris depuis longtemps et auxquelles la commune d’Arvier semble se dédier avec une torpide lenteur. Et quoi dire de la prétendue vocation touristique? Il serait grand temps de répondre à cette vocation, pour devenir enfin une «localité tou- ristique». Et il ne s’agit pas d’une simple question de sémantique. Quelles sont les réponses? Un FOSPI redimensionné, à cause de quelques légèretés bureaucratiques et judiciaires, qui se voit réduit à financer des parkings dont l’utilité est discutable et des trottoirs dépareillés. Et pour le tourisme? La perspective de réaliser la wine-spa, un centre bien-être, dans le château de La Mothe, semble avoir été adoptée par l’administration communale comme une simple solution à l’exigence de donner une destination à ce monument, au lieu d’être interprétée comme une véritable opportunité de développement pour la communauté et de promotion du territoire. Pour se taire du site Internet… réduit depuis une décennie à une seule page fixe, il réussit dans le double but de mécontenter les citoyens et de faire faire une piètre figure à la commune. Mais, ne désespérons pas, Arvier vante même quelques primautés. En période de crise, c’est la seule commune valdôtaine qui a augmenté les appointements du syndic. Laurent Roulet Aosta. Piazza Narbonne tutta verde B ella come sempre la realizzazione a verde di piazza Narbonne, predisposta con sapienza dall'Assessorato regionale all'agricoltura e risorse naturali in occasione della Desarpa. Vedere il gusto degli allestimenti, sentire il profumo della terra e del legno, guardare le "colonne" di alluminio nascoste dagli alberi e identificarle solo attraverso una consapevole osservazione percepire la “non presenza” della vasca oggetto di tanti atti vandalici in questi anni... Tutto ciò trasmette una sensazione di benessere che non ha pari.. Un'oasi di verde in mezzo alla città. Ma perché allora, invece di esserne contento, quando la attraverso mi viene un sacco di rabbia? Semplice: il fatto è che non mi ca- pacito di come nel resto dell'anno questa piazza debba essere tanto squallida! E dire che in Consiglio comunale tante volte abbiamo proposto allestimenti alternativi, anche definitivi, ricevendo in cambio solo solenni bocciature. Nell'ultima seduta, però, c'è stata finalmente un'apertura da parte del Sindaco con la disponibilità a prendere in considerazione non una ma l'insieme delle piazze aostane per degli interventi di riqualificazione secondo una visione complessiva. Che sia la volta buona per mettere mano a piazza della Cattedrale, piazza Caveri, piazza Roncas e altre fino ad arrivare a piazza Narbonne? Paolo Fedi 6 SCUOLA Valutare la scuola valdostana Intervista a Piero Floris L'alto elemento positivo è che la spesa sull'istruzione è sempre andata aumentando nel quadriennio considerato (2005/2008), anche in rapporto alla ricchezza prodotta (il PIL), la percentuale di spesa è del 5,2%, superiore di quasi 1 punto a quello dell'Italia che è del 4,3 %. I l 24 settembre sono stati presentati gli “Indicatori di base della scuola valdostana”. Ne parliamo con Piero FLORIS che è il responsabile della Struttura Regionale di valutazione dell'Assessorato all'Istruzione curatrice della pubblicazione. Che cosa sono e a cosa servono gli indicatori? Gli indicatori sono una sorte di radiografia della scuola valdostana che offrono ai responsabili della politica scolastica ai diversi livelli ma anche all'intera comunità, alcuni dati scientificamente fondati concernenti il sistema formativo regionale. Che cosa emerge da questo Rapporto? Esiste un'offerta formativa ricca e capillare su tutto il territorio regionale, non solo per quanto riguarda la scuola primaria e quella dell'infanzia, ma anche per la scuola secondaria sia di 1° che di 2°grado, che garantisce agli utenti un servizio scolastico sempre facilmente raggiungibile. Insegnare oggi I Riflessioni a ruota libera sull’insegnamento e l’educazione l mestiere di insegnante è oggi più difficile soprattutto per chi proviene da un sistema di educazione e istruzione che si basava su concordanze profonde tra famiglia e società (che poi sono la stessa cosa, partendo dall’unità minima alla massima). La più grande discrepanza si riscontra tra l’educazione che oggi i giovani ricevono in famiglia e ciò che ci si aspetta o si vorrebbe dalla scuola. Molti giovani oggi sono privi della basilare educazione del vivere civile e sociale, non hanno assimilato i valori di senso del dovere, impegno e rispetto che precludono ad un proficuo lavoro in classe. Ci si è allontanati sempre più da una condivisione su tali basi educative che una volta esistevano tra la famiglia e la scuola. Faccio qualche esempio: se in famiglia i genitori rincorrono i loro bambini per tutta la casa col cucchiaio in mano per farlo mangiare e non sono in grado di pretendere che stia seduto in tavola, poi non posso chiedere che a scuola la maestra riesca a far star seduto al banco lo stesso bambino per ore ed ore…; se i genitori non insegnano ai loro figli a salutare le persone con le quali vengono in contatto, non si rendono conto che poi hanno un figlio che non è capace a Veniamo ai punti deboli. Una criticità che abbiamo riscontrato è l'alta selezione della scuola valdostana, soprattutto se la confrontiamo con i dati nazionali. Al termine della scuola secondaria di 1° grado (scuola media), mentre a livello nazionale è in ritardo il 10% dei ragazzi, qui da noi è in ritardo il 15%. Nella Superiore mentre in Italia 1 allievo su 4 è in ritardo, qui, quelli che hanno già perso almeno un anno di scuola, sono 1 su 3. Quali sono le cause di questo fenomeno? Un'ipotesi (ma su questo dovranno interrogarsi le scuole, perché il compito degli Indicatori è proprio quello di sollevare questioni da discutere nelle sedi competenti) è che i nostri insegnanti siano più severi nel giudizio rispetto ai loro colleghi “italiani” e ciò potrebbe essere dimostrato dai risultati dei test realizzati dall'Invalsi (Istituto Nazionale di Valutazione) al termine della scuola secondaria di 1°grado, nei quali i nostri ragazzi ottengono punteggi sempre sopra la media nazionale o addirittura, come nel caso dello scorso anno, nella prova d'italiano, sono risultati i primi della classifica. E quali sono le conseguenze di questa selezione? Una prima conseguenza è che molti ragazzi non raggiungono il diploma e questo fa sì che la percentuale di diplomati, per fascia di età, in Valle d'Aosta sia del 70%, sotto cioè la media nazionale e distante da quel''80% fissato dagli obiettivi di Lisbona. Un altro fattore all'origine del non raggiungimento del diploma è che molti ragazzi, espletato l'obbligo, optano per il lavoro, sfruttando le opportunità che il mercato valdostano riserva loro; non è certo un caso che le percentuali di diplomati della Valle d'Aosta sono molto simili a quelle di altre Regioni, come Veneto, Lombardia o Piemonte, dove per un giovane è più facile trovare lavoro rispetto ad altre zone del paese. Parliamo delle prospettive del lavoro di valutazione? A dicembre verranno pubblicati i dati dell'indagine OCSE PISA. Sarà quella un'occasione per confrontare i risultati dei nostri ragazzi su scala internazionale. Nel 2011 conosceremo poi i dati dei test in lingua francese proposti dall'OCSE in esclusiva per la Valle d'Aosta; per la prima volta infatti l'indagine viene svolta in due lingue. Nota: Il documento integrale relativo agli Indicatori è consultabile all' indirizzo: www.regione.vda.it/istruzione/srev/pubblicazioni e, purtroppo anche attraverso la politica, di riuscita sociale ed economica, non si associano più ad un buon livello di istruzione e scolarizzazione, non essendo valorizzata la meritocrazia, ma l’apparire e la mercificazione della propria persona. La scuola, e dunque una buona istruzione, non viene più considerata una necessità per ottenere un buon lavoro o per garantire un discreto livello di vita. Gli insegnanti, è emerso in un sondaggio recente, vengono considerati dalla maggior parte degli studenti delle secondarie, degli “sfigati…” Ora è chiaro che c’è uno scollamento tra la realtà e l’immaginario. Perché se il confronto è con il calciatore, l’attrice di grido o il BIBLIOGRAFIA mega industriale è chiaro che GRAZIOSI ANDREA, L' università per tutti. Riil gap è enorme, ma se il rafforme e crisi del sistema universitario italiano, fronto lo si fa con gli operai medire “buongiorno” in modo educato… ; Il Mulino, 2010. talmeccanici (che erano i nostri e così via. Rapporto sulla scuola in Italia 2010 a cura Il concetto poi di senso del dovere si della Fondazione Giovanni Agnelli, 2010, genitori), o i minatori argentini Laterza. forse una cattedra di insegnabasa sulla consapevolezza che per otteVINCENZO Una vita da supmento non è niente male. nere qualsiasi cosa (anche la più pic- BRANCATISANO plente. Lo sfruttamento del lavoro precario cola) bisogna conquistarla con la fatica nella scuola pubblica italiana, Nuovi Mondi, Il problema nelle relazioni sco2010. lastiche non è nemmeno questo, (intellettuale e/o fisica); questo concetto, purtroppo, si allontana sempre di più dai giovani ai quali ritornando ai valori di cui si parlava prima, spesso i gioè stato insegnato che possono avere tutto e subito senza vani non riconoscono negli adulti, e dunque nemmeno negli insegnanti, un minimo di autorità e dunque di riguadagnarselo. Gli insegnanti, dal loro canto, trovandosi a dover insegnare spetto come quello dovuto nel mondo del lavoro ad un superiore. comportamenti che si presumevano acquisiti, magari non È anche vero che ogni insegnante deve essere in grado di riescono a sviluppare tutti i programmi didattici prefissati esprimere la propria autorevolezza che però, coi pochi che ci si aspetta dalla scuola, venendo così tacciati di non mezzi a disposizione (voti, sanzioni?), non potendo far leva saper fare il loro lavoro. È un gatto che si morde la coda e su valori e priorità condivisi, diventa sempre più difficile. accusandosi a vicenda non si risolve il problema. Cleta Yeuillaz I modelli presentati dalla società, attraverso i mass media AMBIENTE 7 Dieci anni dopo .... la grande alluvione S Un territorio sempre più consumato i susseguono in queste settimane i momenti di ricordo e commemorazione dei tragici eventi alluvionali del 2000. Riaffiora la commozione nella rievocazione delle vittime, di quei troppi strazianti funerali. Ci ritorna però anche alla mente lo straordinario e generosissimo sforzo di solidarietà di quei drammatici giorni, tanto all'interno quanto dall'esterno della Valle. Questo ricordo è nostro patrimonio collettivo, è parte della nostra memoria comune. L'emozione non deve però farci dimenticare la lezione. Non si può lasciar cadere l'impegno ad una politica di sicurezza collettiva sul territorio che era stato assunto solennemente subito dopo quei tragici avvenimeti. Abbiamo bisogno di continuare a pensare ed agire nella logica di prevenire, per quanto umanamente possibile, futuri disastri. I nostri Comuni, certo, hanno adottato piani di emergenza, ma quanti cittadini li conoscono veramente? Quante esercitazioni si praticano? Quanti sanno esattamente come dovrebbero comportarsi, dove dovrebbero andare in caso di calamità? Qui c'è ancora molto da fare. Da allora sono arrivati in Valle quasi 8.000 nuovi residenti che non sanno nulla dei rischi di questo genere e non so quanto noi stessi abbiamo fatto progressi come preparazione individuale e collettiva. Nella maggioranza dei quartieri e villaggi allora toccati non è mai stata fatta nessuna simulazione di evacuazione. Certo in questi anni sono state migliorate e rafforzate le strutture di Protezione civile e di soccorso, professionali e volontarie, ma la comunità rimane ancora troppo spesso passiva, informata solo di tanto in tanto da opuscoli simpatici, ma non “allenata” ad affrontare l'emergenza. L'altro fronte in cui non deve cadere l'attenzione, è quello dei piani regolatori e delle attività edilizie. L'enfasi messa in questi ultimi tempi sul rilancio del settore edilizio, tutta centrata sul nuove costruzioni e su ampliamenti delle esistenti, ha trascurato la direttrice del miglioramento qualitativodei fabbricati per le eventualità di disastri. Mentre si alza la soglia di interesse per il risparmio energetico, non sembra esserci ancora la consapevolezza che ci sono precise regole tecniche per garantire una migliore risposta delle nostre case e dei nostri edifici pubblici per l¹eventualità di gravi calamità. Non ci saremmo comunque aspettati, nel decennio successivo la più grave alluvione valdostana degli ultimi due secoli, quella che purtroppo abbiamo conosciuto nel 2000, che si sarebbe ripreso a consumare tanto territorio quanto se ne è utilizzato in questi ultimi anni e si prevede di occuparne nei prossimi. Memoria sempre troppo corta. Mentre guardiamo con pena altri disastri di questi giorni - cui la mano dell¹uomo è tutt¹altro che estranea - come da ultimo quelli nella vicina Liguria, rischiamo di non vedere che anche da noi si rischiano di superare di nuovo limiti che la normale prudenza suggerirebbe di non varcare. Robert Louvin Valluvione Appunti dal Convegno L’ Occorre più coinvolgimento e più responsabilità alluvione dell'ottobre 2000 ha lasciato un segno in molti di noi, forse più profondo dei graffi che ancora oggi segnano i versanti a monte di Fénis e che con fatica la natura sta cercando di coprire. 385 frane, oltre 200 smottamenti, 1.000 fabbricati danneggiati, oltre 7.000 persone sfollate, 25.000 utenti senza energia elettrica, reti di telecomunicazioni interrotte, numerose tratte della viabilità regionale bloccate (P. Porretta, responsabile regionale della Protezione Civile in Valluvione): erano sotto gli occhi di tutti in quei giorni. Forse meno visibili, erano le concause di tutto ciò: ho visto… muri senza fondazioni, torrenti incanalati, alvei cementati, costretti entro tubi sottodimensionati, case costruite dentro e sopra i corsi d’acqua, muri senza drenaggi, strade senza opere di convogliamento delle acque, canalette e pozzetti, che scaricavano le loro acque al primo impluvio, un sistema irriguo trascurato, un reticolo idrografico irrigidito, privo di casse di espansione, di sfogo, per una piena, certamente eccezionale, ma sicuramente non la prima- né l’ultima- in un ambiente di piane e di conoidi alluvionali e di versanti ad alta energia di rilievo. Chi da anni segnalava il rischio che scelte progettuali e di pianificazione poco attente alle dinamiche geologiche ed idrogeologiche del territorio avrebbero comportato su un territorio così sensibile veniva a sua volta travolto da “alluvioni” di critiche. Eppure uno sguardo più attento, e soprattutto una maggiore sensibilità ambientale – magari, in qualche caso un po’ di semplice buon senso - avrebbero potuto in qualche caso evitare, o quanto meno mitigare ciò che allora è accaduto. Oggi si sa, che la Valle d’Aosta conta 5.218 fenomeni franosi, pari a 580 kmq e il 17.8% del territorio regionale; dei 3.263 kmq, solo il 4% non è a rischio frana (S. Ratto – RAVA in Valluvione). In questi giorni in cui cade il decimo anniversario dell’alluvione, incontri, dibattiti, filmati, mostre interattive ci riportano sotto gli occhi i tragici eventi di quei giorni, per promuovere, finalmente, una cultura del rischio nella popolazione, “nei giovani, che non hanno vissuto l’alluvione”. Soprattutto si è consapevoli che solo un'accorta politica di gestione del territorio impedisce alla memoria dell’uomo, sempre troppo corta, in una specie di... “demenza senile” che fa selezionare quello che vogliamo ricordare, di dimenticare, facendo tesoro di questa drammatica esperienza. Q Cervi a Flassin Nella nebbia a caccia di bramiti uanti modi e quante ragioni per andare per boschi. Il giorno della festa dei cacciatori, qualche anno fa, animalisti e ambientalisti, con la dichiarata intenzione di contrapporsi alle doppiette, si trovarono al castello di Quart dove era stata organizzata, nei boschi circostanti, una grande caccia al tesoro a squadre intitolata “Caccia alla focaccia”. Quest’anno una gita organizzata da Legambiente a inizio mese ha portato i partecipanti – due terzi di valdostani e un terzo di turisti – a sfidare il maltempo e a salire nella nebbia lungo la comba di Flassin, tra Etroubles e Saint-Oyen, per ascoltare il bramito dei cervi. Una caccia incruenta, fatta con occhi e orecchie, seguendo un esperto, Ghigo Rossi che, prima della partenza, ha illustrato le caratteristiche e le abitudini della specie, i problemi che crea ai boschi e le strategie messe in atto dai forestali per salvaguardare cervi e alberi. Il tramonto è l’ora migliore per ascoltare il richiamo potente dei cervi maschi per i quali l’inizio dell’autunno è la stagione degli amori. La gravidanza di una cerva dura infatti poco meno di quella umana e i cuccioli nasceranno a primavera inoltrata, pronti a godersi il calore della buona stagione. Alle 20 alla luce di torce elettriche e lampade frontali gli escursionisti sono tornati a valle mentre i bramiti dei cervi continuavano a risuonare tutt’intorno. Alessandra Piccioni Troppo spesso, ci si rimbocca le maniche solo a “buoi scappati”, solo “dopo l’evento calamitoso”. Solo dopo l’alluvione del 2000 ci si accorge che la natura non può essere controllata ma va conosciuta e studiata, che i fiumi non possono essere “geometrizzati”, ma lasciati liberi di esondare, in casse di espansione e aree di laminazione delle piene accuratamente pianificate. Sicuramente in questi anni di post alluvione anche in Valle d’Aosta è stato fatto un salto di qualità nella conoscenza, e nella sensibilità, nei confronti di queste problematiche. La Protezione Civile, a livello locale come nel quadro nazionale, ha fatto passi avanti. Nuove e complesse normative sono state emanate, sono stati prodotti regolamenti attuativi e istituiti enti di controllo. Ma (Galanti e Alessandrini, PC naz.) è necessario un ulteriore progresso: regole e standard non sono più sufficienti. È necessario promuovere in tutti la cultura del rischio e della prevenzione, per far aumentare la percezione del rischio ed imparare a convivere con esso. Ma soprattutto deve cambiare il rapporto, e quindi il ruolo della popolazione. La comunicazione deve diventare una priorità: ma comunicare non è solo avvisare, è interagire (E. Venturella, Valluvione). L’intera popolazione deve essere coinvolta ed informata: deve diventare protagonista, consapevole di risiedere in aree a rischio, deve essere parte attiva e responsabile nelle scelte operate nel proprio territorio. Per far ciò, la priorità sta nell’imparare a condividere e non ad imporre, a comunicare, e non a fare propaganda, a programmare e progettare in modo condiviso, tra i diversi comparti dell’Amministrazione, così come tra gli abitanti delle frazioni più isolate, mettendo in primo piano gli interessi della collettività e non quelli del singolo, amministratore, politico, o privato che sia: la priorità - ce lo ricordano ancora i responsabili della protezione civile nazionale - è lo sviluppo della cittadinanza attiva, di una politica di sussidiarietà orizzontale, dell’interesse collettivo rispetto a quello privato. Un’immagine dell’alluvione dell’ottobre 2000. Susanna Occhipinti 8 CULTURE Paroles de chez nous Palmyre Machet, émigrée de grand cru J’ ai souvent déploré le manque d’envergure des directeurs de thèses qui confinent les étudiants valdôtains dans des sujets de mémoires ou des thèmes de doctorat étriqués, convenus ou folkloriquement corrects, alors que la passionnante saga de nos émigrés nous ouvrirait des horizons insoupçonnés. Il en émergerait des figures dignes d’allécher le romancier tout autant que l’historien ou le sociologue. Parmi celles-ci, il en est justement une qui vient de publier la relation de son existence au terme d’un parcours particulièrement fertile en événements et rebondissements. Il s’agit de Palmyre Machet de Roisan, déjà auteur de plusieurs recueils primés de poésie élégiaque, - laquelle, à la faveur d’une carrière mouvementée dans la haute hôtellerie française, a fait montre d’un esprit d’entreprise, d’une capacité de travail et d’une polyvalence professionnelle qui forcent l’estime. Estime qui ne lui ont pas marchandée les hôtes prestigieux qui ont bénéficié de sa sollicitude, - soit des souverains: le roi de Belgique, K Lagha Kan; des reines: d’Italie et des Pays Bas; des princesses: de La Tour d’Auvergne, Poniatowski, Troubetzkoï, Galitzine; des écrivains: Kessel, d’Ormesson; des artistes: Marlène Dietrich, Michèle Mor- gan, Danielle Darieux, Brigitte Bardot, Juliette Gréco, Jean Gabin, Jean Marais, Jacques Brel, Louis de Funès… entre autres. D’où une autobiographie résumée, car concentrée dans une plaquette de 94 pages et donc d’une extrème densité, qu’on est porté à lire d’une traite dès les premières lignes. Lecture qui m’amène à m’interroger – moi qui suis de la dernière génération de ces migrants – sur les surprenantes ressources des Valdôtains d’alors – aventureux, tenaces, indépendants, d’une force de caractère peu commune – comparés à ceux que sont devenus ceux d’aujourd’hui. Pour preuve, qu’on lise vite cette vie de Palmyre Machet! Indissolublement liée à celle de Noël, son mari, en compagnie de qui elle créa le moderne Val d’Isère (dont il fut maire en même temps qu’il présidait le Syndicat des Hôteliers savoyards et des Stations saisonnières). Or ce livre, simplement intitulé "Palmyre", où se le procurer désormais, dans notre prétendue VDA francophone, veuve de sa librairie française ? Peut-être en écrivant à Plamyre Machet, Résidence Plein Sud - F. 73160 Val d’Isère... Lo bouc, d’Aouton* Dz’é voulu allé vére lo bouc, din la seison De l’Aouton : Lei vaoulatton dedin, comme de-s-aréoplane, De foille rodze et de foille dzane : Pe téra, épattà, sont de tapis de moffa verda, Quase pi soupla et pi frétse que l’erba. Céce tapis sont tseut brodà De dzenefléye rose et de coleur lilà. Prèmé le boatte di brenve et di pesse, Dz’é vu perché, tot épes, De boléro dzano et blan et ros et ner, Accodzattà, bien aper. Dz’é vu de lemasse, de-s-étsardon d’ardzen Et de boueisson de pepeun arden. Et poué de gratacu maou, pe fére de corà A noutre petsou meinà. Dz’é vu, de la copeura d’una brantse règnaye, Tsére de gotte de larse, blaye. Larme di jeu que plaouron, ou perle, ou diaman Brillan ? Dz’é sentu passé, aat pe l’air, Lo cri reillen d’un corbé ner. Et vaoulatté, protso de mé: fl! fl ! le-s-ale De ‘na gnolà de grâle. L’ayan lo plemadzo pitö de coleur pees, Que m’an fé veni, quase, lo… dzees ! Dz’é trovà lo bouc bramente pi dzen Ara, d’Aouton que d’Itsaten. Lo bravo bouc, que s’arbeille di pi dzente coleur P’attendre la Mor, que veun d’Iveur! ANAЇS RONC DÉSAYMONET (1890 - 1955) Tiré de « Poésie campagnarde » - Duc 1962 Pierre Lexert Aldo Gyppaz* Aïcha Ech-Channa: la marocchina ribelle È stato un incontro speciale. È un incontro speciale, quello con Aïcha Ech-Channa, finalista del premio internazionale “La donna dell’Anno” 2009, ospite della Sala della Biblioteca regionale nel pomeriggio del 30 settembre. Aïcha Ech-Channa, fondatrice nel 1985, in Marocco, assieme ad una suora e a una volontaria di “Terre des Hommes”, dell’Associazione Solidarité Féminine, racconta gli inizi, il primo locale seminterrato messo a disposizione, le pratiche burocratiche di registrazione, in cui l’elemento fondamentale, le “madri nubili”, si mimetizzava dopo gli altri, più socialmente accettabili, di “madri sole”, vedove, divorziate. Si parla di ragazze madri: disprezzate, rifiutate dalle famiglie, oltre che dal corresponsabile del concepimento, costrette, senza mezzi di sussistenza, ad abbandonare i propri figli, si tratti di donne appartenenti a classi elevate (per le quali, come per “bicchieri di cristallo” in frantumi, caduta e disperazione sono psicologicamente ancora più rovinose), come di povere domestiche, già “vendute” in età infantile dai parenti e poi abusate dai padroni, di giovani di campagna, di analfabete. Aïcha Ech-Channa rievoca l’episodio chiave, la scena di una madre, presso un ufficio dell’amministrazione statale, che allatta il neonato al seno finché un funzionario, in forza di una legge e di un documento “firmato” con l’impronta dei polpastrelli, non glielo sottrae, piangente, per “affidarlo” all’orfanotrofio, figlio di nessuno. Il non poter fare nulla di quel giorno ha fatto di Aïcha Ech-Channa “la prima Marocchina ad aver osato alzare la voce pubblicamente… infrangere tabù paralizzanti”, la fondatrice di una struttura che negli anni ha aiutato, consigliato, accolto, preso in carico anche totalmente per periodi della durata di tre anni, migliaia di madri sole col proprio bambino, donne da riabilitare psicologicamente e socialmente col sostegno di personale adeguato, da rendere economicamente autosufficienti con l’alfabetizzazione e l’apprendimento pratico di un mestiere (ASF – www.solidaritefeminine.org – ha sviluppato molte attività, tutte finanziariamente autonome, nel campo della ristorazione e del benessere), e bambini ai quali dare la sicurezza presente e futura di una madre capace di affrontare la vita insieme a loro. Negli anni le minacce, le accuse, persino l’arresto, ma anche il sostegno di tanti, compreso il re del Marocco, i riconoscimenti internazionali. Oggi, la grave malattia, che ancora non le sottrae la forza di agire e testimoniare. Aïcha Ech-Channa ha riportato le storie di donne aiutate da ASF in un libro, “Miseria. Témoignages” (Éditions Le Fennec, Casablanca), che ha proposto ai presenti in sala, contravvenendo dichiaratamente alla norma che impedisce la vendita presso una struttura pubblica; uno dei tanti divieti infranti nella vita. Loredana Faletti nous a quitté D ALPE Reg. Trib. Aosta nr.1/06 del 12/1/06 Editore: Movimento ALPE – via Trottechien n.59 Aosta – tel.0165 060122 Comitato di redazione: Chantal Certan, Marco Gheller, Iris Morandi, Patrizia Morelli, Giacinta Prisant, Laurent Roulet, Maria Pia Simonetti, Massimo Tamone, Mario Vietti. Caporedattore: Elio Riccarand Direttore responsabile: Salvo Anzaldi Stampa: Tipografia La Vallée - via Tourneuve 6 - Aosta èvàn l’eilléze dè Torgnón, y é lo premé queu què n’é po réussì a tsantà “Montagnes valdôtaines” è pè forse n’é du m’arètà bièn dè queu; avétivo neutre mountagne, neutro paì è pensivo a Tsampagneu seunsa Aldo... N’é cougnù Aldo dé què séve pitché, ma én sisse dérì djé-z-an abondàn, n’en travaillé couzo a couzo. Pouìo deue qué n’enve eun rapor essèchonel dè confianse totale, su tot. Sé prèdzenve dè Torgnón è seurtoù dou dèmàn dè neutro paì, lè jouè i tsandzivon. Caatéo breusc, pocca dè paolle, travailleur (i lamive po pè gnen lè plandrón). Otonomiste convéncù, seunsa dè tsapé dé coqueun, atacó a cha fameuille è a la baze tedzor la libertó dè la person-a è lo respé di persone: dè valeur pézante, for éncò én si momàn. Y éve po la person-a di demiè paolle: ou y éve ò, ou y éve na. Atantif a sen qui capitive én Val d’Ousta è ou nivó nachonal, d’eun pouèn dè vu poleteucco è po mae. Y a tedzor bièn déstengó lo bièn comeun, la baga pebleucca dou bièn privó, én ayèn bièn cllar lo model dè développemàn dou paì. L’onnèteté y éve a la baze dè tsaque réizouemèn fé avé llu. La voya dè vivre, dè galopà è dè ll’étre l’apersevivo di jouè: po dè apparanse è po dè superfisialité dedé sé-z-achón. Te mè manque, te no manque, Aldo. Couì t’a cougnù i so què person-a t’éve, eumbla, frantse è seurtoù onéta. Mersì Aldo pè tot è dè tot” *Ansièn administrateur dè Torgnón Albert Chatrian