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I regimi comunisti hanno sempre cercato di spiare dall’interno i loro oppositori. E la Polonia non ha fatto eccezione. Negli ultimi due anni il Paese di Papa Wojtyla è stato scosso da rivelazioni scioccanti sul collaborazionismo di decine e decine di prelati. Ma la comprensibile reazione dell’episcopato, seppur diviso in diversi fronti, continua a sembrare a molti inadeguata e reticente. E potrebbe avere una ripercussione più profonda e duratura sull’autorità stessa della Chiesa Polonia: uno shock i rapporti Chiesa-Stato di Fernando Orlandi un anno di inquietudini È2005indubbiamente questo 2006 per la Chiesa polacca. Il portava il segno dalle rivelazioni su padre Konrad Hejmo, il domenicano che su incarico dell’allora primate Stefan Wyszynski nel 1979 venne a Roma a dirigere il Centro pastorale Corda Cordi per l’accoglienza dei pellegrini polacchi. Un volto noto, che compare in migliaia di foto _Fedeli radunati in preghiera nel centro di Varsavia per commemorare il primo anniversario della morte di Karol Wojtyla, che è stato ricordato anche con concerti e raduni in tutta la Polonia con Giovanni Paolo II all’Angelus e nelle udienze generali. In ragione delle sue attività Hejmo è stato vicinissimo ai più stretti collaboratori di Karol Wojtyla. Ma dal 1975 (quando si occupava del mensile domenicano “W drodze”, In marcia) e fino al 1988, con gli pseudonimi “Hejnal” e “Dominik”, Hejmo era anche al servizio della polizia segreta, cui forniva informazioni sul Vaticano e sul pontefice. Ma Hejmo non era solo. Secondo lo storico Jan Zaryn in Vaticano c’erano anche altri agenti e nel corso degli anni la penetrazione della polizia segreta negli ambienti ecclesia- Corbis DIETRO LE QUINTE POLONIA: UNO SHOCK I RAPPORTI CHIESA-STATO stici in Polonia era stata particolarmente pervasiva. I dati non sono ancora definitivi (i dossier al vaglio occupano uno spazio lineare di ben 90 km), ma sembra che dal 10 al 15% del clero polacco abbia collaborato in un modo o nell’altro con la polizia segreta, l’equivalente polacco del KGB sovietico. Persino il confessore del cardinale Stefan Wyszynski redigeva rapporti sull’ex primate. Queste e molte altre rivelazioni hanno profondamente scosso la Polonia. Dopo lo sconcerto, negli ambienti cattolici le reazioni sono state le più variegate. Si è andati dal negazionismo dello storico Peter Raina, che senza mezzi termini ha parlato di accuse false e di un “linciaggio” di padre Hejmo, alla realistica accettazione di una realtà sgradevole, come ha fatto il Primate polacco, il cardinale Jozef Glemp, che recentemente ha dichiarato ad Assisi: “Era certamente una spia. Personalmente sono convinto che padre Hejmo accusava persone e preparava rapporti”. E ha aggiunto: “C’erano delle spie nel Vaticano. Mosca aveva tutto l’interesse a conoscere quanto stava accadendo a Roma con un papa polacco sul trono di S. Pietro”. Le Chiesa è profondamente imbarazzata perché si incrina la sua immagine di risoluta oppositrice del regime comunista. Mentre le rivelazioni dagli archivi si susseguivano, lo scorso 9 marzo la Conferenza episcopale ha rilasciato un comunicato: “Riconosciamo che nell’ambito del sistema basato sulla violazione delle coscienze hanno tradito la fiducia anche alcuni uomini della Chiesa”, così riconoscendo che fra le spie e i collaboratori del regime comunista c’erano anche dei sacerdoti, e chiedendo scusa per le loro attività. I vescovi polacchi hanno anche protestato contro il clima di scandalo mentre “si tace sulle responsabilità dei seguaci del regime che hanno aiutato a costruire il disumano sistema delle violenze e delle menzogne”. L’episcopato, ricordando le tante vittime della Chiesa del passato, si è rivolto agli uomini politici di oggi sollecitandoli a non promuovere “una visione semplificata della storia” e a “non uccidere la verità” su chi ha “dimostrato fermezza, pagandola con la sofferenza e anche con la vita”. 76 Corbis Una Chiesa nell’imbarazzo _Il ruolo della Chiesa nella resistenza al totalitarismo è stato importantissimo, così come il sostegno che ha offerto a Solidarnosc. Gli ultimi eventi incrinano la sua immagine di risoluta oppositrice del regime In effetti, la polizia segreta ha condotto per oltre 40 anni una sistematica aggressione contro la Chiesa cattolica, sia nei confronti delle istituzioni che verso le singole persone. Aveva molti strumenti a disposizione, dall’omicidio all’arresto all’infamia, e li ha impiegati tutti. Nel solo periodo 1944-56 furono arrestati quasi mille sacerdoti, isolati diversi vescovi, smantellata la Chiesa greco-cattolica e deportati in Siberia molti preti che vivevano nei territori orientali. Il ruolo della Chiesa nella resistenza al totalitarismo è stato importantissimo ed era già stato riconosciuto negli anni Settanta da uno dei più lucidi esponenti del dissenso DIETRO LE QUINTE Personalità di spicco Grazia Neri_Gamma All’inizio di maggio, Zycie Warszawy rivela che padre Michal Czajkowski era stato per 24 anni un attivo collaboratore della polizia segreta. Czajkowski, che immediatamente nega in modo risoluto ogni accusa, è un uomo assai noto in tutta la Polonia. Collaboratore di Karol Wojtyla, docente universitario, influente e autorevole collaboratore delle principali riviste cattoliche (dal settimanale “Tygodnik Powszechny” al mensile “Wiez”), co-presidente della Commissione per il dialogo tra cristiani ed ebrei, è anche un personaggio pubblico di primo piano grazie alle numerose interviste che rilascia a giornali, radio e televisione. Tutti conoscono anche gli importanti legami che ha avuto con Solidarnosc. Insomma, una personalità significativa, una “voce limpida” della Polonia, come scrisse “Repubblica” nel gennaio 2003. Verso la fine di maggio, mentre è imminente l’arrivo del pontefice a Varsavia e la Chiesa è sempre più imbarazzata per il clamore sollevato sulla vicenda di padre Czajkowski, più di cento laici firmano una lettera aperta in cui si invitano i sacerdoti che collaborarono con il regime comunista a farsi avanti, ammettendo le loro colpe, perché “gettano un’ombra sull’eroica storia della Chiesa cattolica nel regime comunista”. Nel suo primo incontro con il clero polacco il pontefice affronta subito la que_Il frate domenicano Padre Konrad Stanislaw Hejmo, una stione del passato, della necessità di attendelle persone che hanno assistito all’agonia di Giovanni zione e cura nel trattare il problema dei Paolo II, si è rivelato essere uno degli informatori del Popreti-spie durante il comunismo, ammolish Security Service nendo, tuttavia, a non “indulgere in facili accuse”. Secondo Adam Boniecki, direttore di polacco, il laico Adam Michnik nel suo La “Tygodnik Powszechny”, Benedetto XVI chiesa e la sinistra in Polonia). ha pronunciato “un intervento decisivo e Quando dalla Polonia scossa dalla crisi eco- chiarificatore”, ha “toccato il punto dolennomica e sociale venne il nuovo pontefice, te. Fino a pochi mesi fa la Chiesa in l’attenzione da parte della dirigenza sovie- Polonia non aveva mai voluto affrontare la tica e di quella di Varsavia si fece spasmodolorosa questione dei preti collaborazionidica. Un libro appena pubblicato da Marek sti con il regime comunista. Si pensava che Lasota (Donos na Wojtyle, edizioni Znak), i documenti fossero stati distrutti. Invece, ci racconta molto bene non solo come i ecco che saltano fuori carte compromettenfuturi sacerdoti venivano seguiti fin dal ti. Il Santo Padre ci incoraggia ad affrontaseminario, ma ci rende conto anche dell’at- re il problema, sulla linea di Papa Woytyla tenzione con cui la polizia segreta monito- che aveva lanciato la purificazione della rava ogni azione di Karol Wojtyla e come il memoria. Con una differenza: qui non stiaKGB sovietico si ingegnava a risolvere il mo parlando delle crociate del Medioevo, “problema” del papa polacco. ma di fatti che bruciano ancora”. 77 Contrasto_Reuters POLONIA: UNO SHOCK I RAPPORTI CHIESA-STATO Contemporaneamente padre Tadeusz Isakowicz Zalewski, l'ex cappellano della Solidarnosc clandestina duramente perseguitato dal regime, annuncia che renderà pubblici i nomi di 28 preti spie attivi nella archidiocesi di Cracovia negli anni Ottanta. Dice: “Non capisco perché i preti polacchi che hanno collaborato con la polizia segreta non abbiano ancora confessato. Il valore più importante è la verità e il clero in particolare deve ricordarselo”. Padre Zalewski non rivelerà quei nomi. Il 31 maggio il cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz glielo impedisce con un decreto, con il quale gli si proibiscono ulteriori ricerche sui legami della chiesa con la polizia segreta comunista. Al sacerdote non resta che obbedire. Il cardinale ha comunque istituito la speciale Commissione “Memoria e sollecitudine”, incaricata di analizzare i casi dei sacerdoti che hanno collaborato. Per “Newsweek Polska” la vicenda testimonia di quanto il problema sia sensibile per la chiesa, e paragona l’ordine di silenzio impartito a padre Zaleski al nascondere la spazzatura sotto il tappeto. Il silenzio imposto a Zaleski si accompagna a un altro “scandalo”: il 30 maggio tutti i 78 _È stato lo stesso cardinale Jozef Glemp (foto) a ammettere ad Assisi che c’erano delle spie in Vaticano e che Mosca aveva tutto l’interesse a conoscere quanto stava accadendo con un Papa polacco sul trono di S. Pietro quotidiani riferiscono che anche il noto sacerdote Mieczyslaw Malinski, amico e primo biografo di Karol Wojtyla, è stato in passato spia del regime, con gli pseudonimi “Mechanik” e “Delta”. Un paio di settimane dopo, il 15 giugno, il cardinale Dzwisz, nell’omelia del Corpus Domini afferma: “A nome della Chiesa di Cracovia, a tutti coloro che credono di essere stati bistrattati a causa del comportamento di alcuni sacerdoti, io ‘chiedo perdono’”. E “il ‘chiedere perdono’ include anche la ferma volontà di accertare la verità”. Per questo non va dimenticata l’“eroica condotta” dei sacerdoti che si opposero al regime comunista. La rivelazione L’11 luglio la rivelazione, notizia di testa nei telegiornali. Quel giorno viene messo in circolazione il numero di luglio-agosto dell’autorevole mensile cattolico “Wiez”. Il Contrasto_Reuters DIETRO LE QUINTE per essere stato uno degli assassini di padre Popieluszko, una terribile vicenda che segnò tutto il Paese. Il brutale assassinio del sacerdote turberà anche Czajkowski, al punto da fargli interrompere i suoi rapporti con la polizia segreta. fascicolo pubblica una lettera di padre Un mese dopo, il 12 agosto, è la volta di Michal Czajkowski e un corposo dossier un’altra personalità. Su “Rzeczpospolita”, redatto da quattro storici (Andrzej Friszke, lo storico Antoni Dudek informa che Anna Karon-Ostrowska, Zbigniew Andrzej Micewski, scomparso nel 2004, è Nosowski e Tomasz Wiscicki, “T.w. stato un informatore sulle vicende della ‘Jankowski’”, pp. 81-140) che hanno esami- Chiesa negli anni Settanta e Ottanta con gli nato le carte della polizia segreta sul sacer- preudonimi “Michalski” e “Historyk”. dote. La documentazione non lascia spazio Autore tra l’altro di una biografia di al minimo dubbio e nella lettera il sacerdote Wyszynski, Micewski nel 1984 era stato ammette le sue colpe e chiede perdono. nominato consigliere del cardinale Jozef Padre Czajkowski, sotto lo pseudonimo di Glemp, l’attuale Primate. “Jankowski”, ha inizato a collaborare nel 1960, denunciando persone a lui vicine, Il Memorandum dell’episcopato amici, intellettuali dei circoli cattolici, sacer- In questo contesto, il 25 agosto, la doti fra cui padre Jerzy Popieluszko, ed Conferenza episcopale polacca rende noto eminenti esponenti del dissenso e dell’opun lungo e articolato “Memorandum sulla posizione quali Jacek Kuron e Jan Jozef collaborazione di alcuni sacerdoti con gli Lipski. organi di sicurezza della Polonia negli anni Non solo: il funzionario della polizia segre- 1944-1989”, compilato sulla base delle indita a cui riferiva, il suo ultimo “controllore”, cazioni fornite dalla Commissione altri non era il colonnello della polizia “Memoria e sollecitudine”. Il giorno dopo segreta Adam Pietruszka, poi condannato la Gazeta Wyborcza, ripubblica il lungo _Dalle ultime rivelazioni apparse in Polonia, sembra che persino il confessore del cardinale Stefano Wyszynski (nella foto sopra con Giovanni Paolo II) redigesse rapporti sull’ex primate 79 POLONIA: UNO SHOCK I RAPPORTI CHIESA-STATO testo, e apre con un titolo a piena pagina: Prawda, nie odwet, “verità, non rivalsa”. Il taglio del documento è tutto teologico e pastorale, e con esso l’episcopato cerca di fornire alcuni criteri con cui valutare le responsabilità, le varie forme di collaborazione e come la Chiesa debba comportarsi nei confronti dei membri del clero colpevoli. Dice chiaramente che ogni collaborazione deliberata e libera con gli organi di sicurezza comunisti è un peccato, anzi un “peccato pubblico”. Ne consegue che “la verità sul peccato deve condurre il cristiano a un riconoscimento personale della colpa, al pentimento, alla confessione della colpa – ed anche alla confessione pubblica se ce n’è bisogno, e quindi alla penitenza e alla riparazione. Non possiamo abbandonare la via evangelica di confronto con il male. Nella Chiesa non c’è invece posto per la rivalsa, la vendetta, la prostrazione dell’uomo, anche se è un peccatore”. In pratica l’episcopato chiede ai sacerdoti che hanno collaborato di confessarlo ai propri superiori, spiegandone le motivazioni (l’eventuale ricatto o che altro), i tipi di contatto e danni eventualmente arrecati a terzi. Quindi si deciderà come espiare e riparare lo scandalo, contando sulla misericordia e sul perdono. In alcuni casi saranno necessarie le dimissioni, se si ricopre un incarico importante. Tutto questo senza dimenticare che la stragrande maggioranza dei sacerdoti si è opposta al regime comunista e quale è stato il terribile ruolo svolto dalla polizia segreta. Fa bene la Chiesa a ricordarlo, perché la Polonia attuale vive questo paradosso: punta il dito contro i preti collaborazionisti, ma continua a trattare con deferenza alcuni grandi vecchi del passato regime. Il documento si conclude evidenziando come si tratti di una questione che “riguarda l’intera Chiesa cattolica” e che “rivela uno dei peccati che ha ferito profondamente la Chiesa”. avere una ripercussione più profonda e duratura sull’autorità stessa della Chiesa. Diversi commentatori cattolici già da tempo hanno indicato con allarme la preoccupante analogia con l’atteggiamento assunto della Chiesa americana sulle vicende degli abusi sessuali e della pedofilia. Potrebbero essere i giovani sacerdoti di oggi a pagare in futuro il prezzo per le decisioni prese (o per quelle non assunte) dalle anziane autorità della Chiesa. Le fratture attraversano tutti gli schieramenti della Chiesa: Radio Maryja e i conservatori di “Christianitas” non concordano affatto ed è impossibile far raggiungere una posizione comune a Marek Zajac e Jozefa Hennelowa del “Tygodnik Powszechny” oppure ai domenicani Maciej Zieba e Ludwik Wisniewski. Tutto queste fratture rendono estremamente complicato il conseguimento di un consenso all’interno della Chiesa. Il vescovo Jan Szkodon, che presiede la Commissione “Memoria e sollecitudine” è contrario a comparare a dei Giuda i sacerdoti che hanno ceduto alla polizia segreta. Li invita a paragonarli a Pietro, che rinnega e misconosce Gesù e poi ritorna nell’alveo della fede. Chi ha collaborato non può essere essere privato della dignità sacerdotale. Si potrebbe anche accettare questa interpretazione, ma padre Zaleski ha descritto l’efficenza e la mancanza di scrupoli di questi sacerdoti, che peraltro non desiderano rivelare la verità. Pietro, dopo avere rinnegato Gesù, si dispera e confessa tutti i suoi peccati. Ma di questi Pietro non se ne vedono molti nella Chiesa polacca. Quando i preti che hanno collaborato vengono identificati grazie alle carte di archivio rilasciano delle interviste che si assomigliano come gocce di acqua. Parlano dei loro rapporti con la polizia segreta come di innocenti colloqui, al massimo avventati. Insomma, dei compagni di conversazione, che magari si tentava pure di evangelizzare. Padre Janusz Bielanski, parroco della cattedrale del Wawel, pseudonimo “Waga”, Insoddisfazione intervistato da Zycie Warszawy ha descritto La posizione dell’Episcopato non soddi- come gli uomini della polizia segreta con sfa tutti. Nel corpo della Chiesa si delinea- cui aveva rapporti nel corso del tempo no varie fratture, la più importante delle abbiano iniziato a rispettare i sacerdoti, quali sembra essere quella generazionale. I come abbia celebrato i matrimoni di molti sacerdoti più giovani intuiscono che in que- di loro e come sia stato gradevole conversasto modo si evade la verità e che questo può re con loro anni dopo, quando gli è accaduto 80 Grazia Neri_Gamma DIETRO LE QUINTE _I due volti della Chiesa: padre Czajkowski, per 24 anni attivo collaboratore della polizia segreta e, a fianco, padre Zalewski, ex cappellano di Solidarnosc che combatte per la verità e al quale è stato inposto il silenzio di incontarli per strada. Questi racconti idealizzati fanno a pugni con la testimonianza di padre Zaleski, seviziato spegnendogli le sigarette sulla carne e tagliandogli i capelli a colpi di coltello. Padre Zaleski è uno di quei sacerdoti che combatte per la verità, ma gli è stato imposto il silenzio. Una scelta coraggiosa Il caso di padre Zaleski è quello di una bomba a orologeria che nessuno vuole disinnescare in tempo. La vicenda di Cracovia può riemergere in altre diocesi e l’episcopato si dimostra incapace di agire con efficacia in questa delicata vicenda. Padre Michal Czajkowski oltre a essere stato per 24 anni al servizio della polizia segreta era anche un personaggio di primo piano nella Chiesa odierna e le sue posizioni erano quelle degli ambienti cattolici più aperti e critici nei riguardi dell’attuale governo conservatore. Inevitabilmente, gli spettri del comunismo si sono presentati sul palcoscenico della lotta politica. C’è un problema che investe le coscienze dei fedeli e che è stato fatto proprio da per- sonaggi politici. Il giorno in cui è stata resa nota la “confessione” di padre Czajkowski, Jan Rokita, uno dei dirigenti di Piattaforma Civica, intervistato dal Primo canale della televisione polacca ha sostenuto che come cattolico non vorrebbe attendere a funzioni religiose condotte da un sacerdote collaborazionista o ricevere i sacramenti da un prete che ha servito il regime comunista. Secondo Rokita, tutti gli esponenti della Chiesa, dai preti ai vescovi, in un modo o nell’altro debbono essere sottoposti alla lustracja, una “verifica della collaborazione”, dei loro eventuali rapporti con la polizia segreta, così come sono sottoposte a esame le personalità pubbliche. Non sono pochi in Polonia a chiedersi se un sacerdote che ha collaborato, denunciando e spiando, è ancora degno di indossare l’abito talare. E la Chiesa, con coraggio e senza ambigità, deve fare pienamente i conti con il ruolo svolto nel regime comunista. Da un lato sosteneva Solidarnosc, dall’altro una parte dei suoi membri collaborava con la polizia segreta. 81