Macro 2014-15 10 Okun

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Macro 2014-15 10 Okun
Università degli Studi di
Torino
Dipartimento di
Management
Anno accademico
2014/2015
Macroeconomia
(9 CFU)
Notizie pratiche
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Orari:
• lunedì 14.00-17.00 (3-4 ore accademiche)
• venerdì 14.00-17.00 (3-4 ore accademiche)
– Vedere sempre su Campusnet e/o Moodle le lezioni della
settimana e le variazioni in itinere
– Modalità delle lezioni
Frequenza non obbligatoria
Libri di testo (a scelta):
1. Blanchard-Amighini-Giavazzi (2014), Macroeconomia, Il
Mulino.
2. Ciravegna (2010), Analisi e politica macroeconomica, Utet
Libreria.
Programma: sul sito del corso
Esame: scritto
Contatti: [email protected]
Ricevimento: dopo lezione o su appuntamento
Esercitazioni: ad ogni lezione
Capitolo 10.
Inflazione, produzione
e crescita della moneta
1. Produzione, disoccupazione e inflazione
Legge di Okun
Relazione tra la variazione della disoccupazione e la deviazione del
tasso di crescita della produzione dal suo tasso naturale.
Curva di Phillips
Relazione tra la variazione dell’inflazione e la deviazione del tasso
di disoccupazione dal suo tasso naturale.
Domanda aggregata
Relazione tra la crescita della produzione, la crescita della moneta e
e l’inflazione.
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1.1. La legge di Okun
Fino a ora abbiamo assunto due ipotesi semplificatrici:
1. variazioni della produzione si riflettono in uguali
misura su variazioni dell’occupazione;
∆Y = ∆N
∆L = 0
2. forza lavoro costante.
Ciò implicava che la relazione tra crescita della
produzione e variazione del tasso di disoccupazione
era:
ut − ut −1 = − g yt
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1.1. La legge di Okun
Tuttavia, un aumento del tasso di occupazione NON
implica una diminuzione proporzionale della
disoccupazione, infatti:
1. le imprese aggiustano l’occupazione in misura
meno che proporzionale (la risposta delle imprese a
periodi di crisi viene anche indicata come “labor
hoarding” - preferiscono far lavorare di più
lavoratori già impiegati);
∆Y % > ∆N %
2. alcuni posti di lavoro vengono dati a lavoratori fuori
dalla forza lavoro e non tutti ai disoccupati.
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1.1. La legge di Okun
La relazione effettiva tra crescita della produzione e variazione
del tasso di disoccupazione, è nota come legge di Okun
ut − ut −1 = − β ( g yt − g y )
Un’elevata crescita della produzione è associata a una riduzione
del tasso di disoccupazione;
g yt > g y ⇒ ut < ut −1
viceversa, una bassa crescita della produzione è associata a un
aumento del tasso di disoccupazione. Quindi vale che:
g yt < g y ⇒ ut > ut −1
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1.1. La legge di Okun
Variazioni del tasso di disoccupazione e crescita della
8 produzione negli Stati Uniti dal 1970.
1.2. La curva di Phillips
La relazione tra inflazione corrente, inflazione attesa e
disoccupazione sarà:
π t = π e t − α ( ut − un )
Se gli individui si aspettano un tasso di inflazione pari a quello
dell’anno precedente, possiamo scrivere:
π et = π t −1
π t − π t −1 = − α (ut − un )
Varrà che:
ut ≤ un ⇒ π t > π t −1
ut > un ⇒ π t < π t − 1
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1.3. La domanda aggregata
La domanda aggregata è una relazione tra produzione, offerta
reale di moneta, spesa pubblica e imposte, ovvero:
M

Yt = Yt  t , Gt , Tt 
 Pt

Ignorando le variazioni di tutti i fattori diversi dai saldi monetari
+
reali, si può scrivere che:
 Mt 
Yt = Y 

 Pt 
E ipotizzando una relazione lineare, la domanda aggregata può
essere riscritta come:
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Mt
Yt = γ
Pt
1.3. La domanda aggregata
Data:
Mt
Yt = γ
Pt
Dal modello IS-LM si sa che un aumento dei saldi monetari reali
fa diminuire il tasso di interesse
Mt 
∆
 > 0 → ∆i < 0
 Pt 
La riduzione del tasso di interesse porta a un aumento della
domanda di beni, e quindi a un aumento della produzione
∆i < 0 → ∆Y > 0
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1.3. La domanda aggregata: il tasso
d’interesse reale
In termini di beni:
1bene → (1 + rt ) beni
Tenendo conto della moneta:
€
1 + it ) ⋅ Pt
(
€
€
1+t
beni beni
1bene → Pt

→ (1 + it ) ⋅ Pt
→
€
beni
beni
e
Pt +1
beni
Ossia, il tasso di interesse reale è dato dalla seguente equazione:
Ovvero:
(1 + rt )
1 + it ) Pt
(
=
e
t +1
P
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€
(1 + it ) ⋅ Pt
beni beni
(1 + rt ) beni =
€
Pt +e1
beni
1.3. La domanda aggregata: il tasso
d’interesse reale
e
P
e
t +1 − Pt
π t +1 =
Pt
Se l’aspettativa d’inflazione è:
diventa:
1 + it
1 + rt =
e
1 + π t +1
Per bassi valori del tasso d’interesse nominale e dell’inflazione
attesa, è approssimabile da:
rt ≃ it − π
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e
t +1
2. Gli effetti della variazione della moneta
Per determinare gli effetti di una variazione della moneta, le
relazione chiave sono:
La Legge di Okun:
(
ut − ut −1 = − β g yt − g y
)
La curva di Phillips:
πt − πt −1 = −a(ut − un )
La domanda aggregata (in termini di tasso di crescita):
g yt = g mt − π t
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2. Gli effetti della crescita della moneta
Crescita della produzione, disoccupazione, inflazione e crescita della moneta.
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2.1. Il medio periodo
Ipotizziamo che la banca centrale mantenga un tasso di crescita
della moneta costante, vale a dire:
∆M % = g m
Quali saranno i valori della crescita della produzione, della
disoccupazione e dell’inflazione nel medio periodo?
• Nel medio periodo, la produzione deve crescere al suo tasso
normale:
(
)
ut = ut −1 → 0 = − β g yt − g y → g yt = g y
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2.1. Il medio periodo
• L’inflazione è uguale alla crescita aggiustata dallo stock
nominale di moneta, dove per crescita aggiustata si intende la
crescita dello stock nominale di moneta meno la crescita
normale della produzione:
g y ; gm
g yt = g mt − π t 
→ g y = gm − π t
che diventa:
π t = gm − g y
• Nel medio periodo MP, l’inflazione deve essere uguale alla
crescita dello stock di moneta nominale meno la crescita
normale della produzione.
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2.1. Il medio periodo
• Se l’inflazione è costante, dalla curva di Phillips si
ottiene che il tasso di disoccupazione deve essere
uguale al suo tasso naturale.
π t = π t −1 ⇒ π t − π t −1 = 0 = − a ( ut − un ) ⇒ ut = un
Ergo, nel medio periodo MP si ha:
• La produzione cresce a tasso normale: g gt = g y
• La disoccupazione è uguale al suo tasso naturale: ut = un
• Entrambe sono indipendenti dalla crescita dello stock
della moneta nominale.
• La crescita di M influenza solo l’inflazione.
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2.2. Tassi di interesse nominali e reali nel
medio periodo
Nel medio periodo la produzione torna al suo livello naturale.
Yn = C (Yn − T ) + I (Yn , r ) + G
Per dati valori di G e T, nel medio periodo, il tasso di interesse
reale torna al suo livello naturale, rn . In altre parole, non
dipende dal tasso di crescita dello stock di moneta.
rn ≠ f ( gm )
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2.2. Tassi di interesse nominali e reali nel
medio periodo
Dalla relazione della DA:
Ricordando che:
E che nel MP è:
g y =0
π t = g m − g y 
→π t = gm
i = r +π
e
r = rn ;π t = π
e
Si ha che nel medio periodo il tasso di interesse nominale è
uguale al tasso di interesse reale naturale più il tasso di crescita
dello stock di moneta. Di conseguenza, un aumento della
crescita dello stock di moneta porta a un pari aumento del tasso
di interesse nominale (effetto Fisher):
i = rn + g m → ∆g m = ∆π = ∆i
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2.3. Il breve periodo
Supponiamo di partire da un equilibrio di medio periodo:
ut = un ; g y = g y ; π = g m − g y
Supponiamo che la banca centrale decida di diminuire il tasso di
crescita dello stock nominale di moneta: ∆M % < 0
Nel medio periodo MP si ha:
• Minore inflazione;
• Crescita della produzione invariata;
• Tasso di disoccupazione invariato.
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2.3. Il breve periodo
Che cosa succede nel breve periodo BP?
• Nella relazione di domanda DA, una minore crescita della
moneta nominale porta a una minore crescita dei saldi
monetari reali, e quindi a una diminuzione della crescita della
produzione
dato π
π t = g m − g y 
→ ∆g m < 0 → ∆ ( g m − π t ) < 0 → ∆g y < 0
t
•
Il tasso di interesse nominale e quello reale iniziano a salire
per la minore quantità di moneta in circolazione.
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2.3. Il breve periodo
•
nella legge di Okun, una crescita della produzione inferiore al
suo tasso naturale fa aumentare la disoccupazione:
(
)
ut − ut −1 = − β g yt − g y →
→ ∆g yt < 0 → ∆ut > 0
•
nella curva di Phillips, una disoccupazione superiore al suo
tasso naturale fa diminuire l’inflazione:
π t − π t −1 = −a ( ut − un ) →
→ ∆ut > 0 → ∆π t < 0
Ossia: un aumento temporaneo della disoccupazione consente
perciò di ottenere una riduzione permanente del livello di
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inflazione.
2.4. Dal breve al medio periodo
Che cosa succede nel medio periodo?
• Dalla curva di Phillips sappiamo che l’inflazione inizia a
scendere: a un certo punto diventa più bassa del tasso di
crescita della moneta;
• ciò implica un aumento dei saldi monetari reali che
aumentano di nuovo il tasso di crescita della produzione fino
al livello naturale;
• di conseguenza, il tasso di disoccupazione torna al livello
naturale;
• Il tasso di interesse reale nel medio periodo torna al livello
naturale, mentre quello nominale è permanentemente più
basso di prima a causa della minore inflazione.
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2.4. Dal breve al medio periodo
L’aggiustamento del tasso di interesse reale e nominale a un aumento della crescita della
moneta.
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2.5. Evidenza sull’ipotesi di Fisher
Ipotesi di Fisher: nel medio periodo aumenti dell’inflazione si
riflettono in uguali aumenti del tasso di interesse nominale.
i = rn + g m → ∆g m = ∆π = ∆i
L’ipotesi di Fisher sembra spiegare bene i dati effettivi, ma
l’aggiustamento richiede molto tempo. I dati confermano che di
solito è necessario “qualche decennio” perché i tassi di interesse
nominali riflettano un maggior tasso di inflazione.
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3. Un’analisi della disinflazione
Una minor inflazione richiede una minor crescita della moneta
nominale.
∆g m < 0 → ∆π < 0
Una minor crescita della moneta nominale comporta un aumento
temporaneo della disoccupazione.
∆g m < 0 → ∆u > 0
Se la banca centrale interviene, a quale ritmo deve ridurre
l’inflazione?
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3.1. Un primo passo
Una prima risposta è contenuta nella curva di Phillips:
π t − π t −1 = − α (ut − un )
La disinflazione può essere ottenuta solo al costo di una
disoccupazione più elevata,
(π t − π t −1 ) < 0 ⇒ (ut − un ) > 0 ⇒ ut > un
sacrificando punti di disoccupazione:
∆(ut − un )
1
sacrifice ratio=
=− <0
∆π t
α
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3.2. Aspettative e credibilità: la critica di
Lucas
Secondo Lucas, se il cambiamento di politica monetaria è credibile,
il meccanismo di formazione delle aspettative può cambiare,
provocando un minore aumento della disoccupazione rispetto a
quanto l’approccio tradizionale preveda.
Questo perchè una riduzione delle aspettative sull’inflazione
futura riduce l’inflazione corrente.
Tuttavia, altri economisti hanno messo in discussione
l’argomentazione di Lucas, perché…
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3.3. Rigidità nominali e contratti
…molti prezzi e salari sono fissati in termini nominali per
determinati periodi di tempo .
Per ridurre l’aumento della disoccupazione causata dalla
disinflazione, bisogna dare tempo a chi fissa i salari di
prendere in considerazione i cambiamenti di politica
economica.
È preferibile che la banca centrale scelga una riduzione
graduale dell’inflazione.
Anche se l’impegno della banca centrale è pienamente credibile,
lo scaglionamento degli accordi salariali nel tempo impone
forti limiti al ritmo della disinflazione, qualora si voglia evitare
una disoccupazione elevata.
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3.3. Rigidità nominali e contratti
Ball, attraverso l’analisi di 65 episodi d’inflazione, arriva alle
seguenti conclusioni:
• la disinflazione produce nella quasi totalità dei casi una
maggior disoccupazione per un certo periodo di tempo
• le disinflazioni più veloci sono associate a un sacrifice
ratio inferiore – evidenza a favore di Lucas e Sargent
• il sacrifice ratio è minore nei paesi con accordi salariali
più brevi – evidenza a favore di Fisher e Taylor
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3.3. Rigidità nominali e contratti
I responsabili della politica economica si trovano ad affrontare
un trade-off tra inflazione e disoccupazione.
In particolare, per ridurre l’inflazione in modo permanente, è
necessario accettare una maggiore disoccupazione per un certo
periodo di tempo.
Si potrebbe sperare di alleviare questo trade-off con politiche
credibili; tuttavia l’evidenza mostra che i guadagni di credibilità
sono di scarsa entità.
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