Foto cimitero excel_c - Comune di Montalenghe
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Foto cimitero excel_c - Comune di Montalenghe
Grande Guerra: i caduti di Montalenghe Baudino Martino Berta Antonio Berta Battista Berta Domenico Caduto sul San Martino a 20 anni Caduto due giorni prima di compiere 22 anni Morto per malattia a 26 anni Caduto sul Carso a 29 anni Berta Pietro Crosetto Pietro Fiorina Giuseppe Grosso Antonio Disperso sul Piave a 20 anni Morto per ferite a 31 anni Morto in prigionia pochi giorni prima di compiere 38 anni Caduto sul fronte francese a 31 anni Grande Guerra: i caduti di Montalenghe Guglielmi Francesco Guglielmino Domenico Guglielmo Francesco Guglielmo Pietro Morto per ferite a 32 anni Disperso sul San Michele a 25 anni Morto per ferite a 25 anni Morto per malattia a 24 anni Iano Stefano Meinardi Giovanni Meinardi Giuseppe Tonso Michelangelo Morto per malattia a 18 anni Morto in prigionia a 19 anni Morto per ferite a 35 anni Morto per malattia a 25 anni Ricerche a cura di Franco Acquarone e Marco Berta Veglia Cima Quattro 23 dicembre 1915 Un'intera nottata buttato vicino ad un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore Non sono mai stato tanto attaccato alla vita Giuseppe Ungaretti <<25 novembre 1915. Dolegna, Ospedale 017 Sanità. Vi sono molti malati di tifo. Dall´altro lato della strada alcune tende ricoverano 69 soldati feriti alla mano sinistra, accusati, e sotto il Consiglio di Guerra. – Lazzaretto colerosi. Capitano Bertini. Lontano dalla strada, in una fattoria; il locale non è bello, però i soldati sono ben curati - Ve ne sono 80 molto ben curati. La settimana scorsa vi sono stati 300 morti. Il cappellano don Domenico Ilesia, semplice soldato, è ammirevole per la sua abnegazione. Egli assiste tutti i moribondi, seppellisce i morti e si occupa di tutte le formalità. Lo stesso giorno a Langoris nel Lazzaretto 230 in una casa grande circondata da baracche; entrando ho dovuto retrocedere dall´orrore: una lunga corsia contiene 2 fila di letti. I disgraziati soldati ammalati sono buttati sui letti tutti vestiti, senza lenzuola, sulle materasse, con poche coperte, senza riscaldamento. Si gela. Le stufe sono spente, nulla per dare un po´di conforto. Niente altro da bere che acqua gelata, senza piantoni nelle sale, con 70 o 80 moribondi, senza disinfezione ai pavimenti. I vasi da notte in uno stato ignobile … Vi sono alcune suore, ma non bastano e non mi sembrano adatte. Le baracche sono meno ignobili. E´vicino una batteria da Marina da 305 e quando tirano di lì i vetri s´infrangono come avviene in nostra presenza. Questo fa aumentare il freddo in un ambiente che dovrebbe essere invece molto ben riscaldato. Credo che i 3/4 muoiano per il freddo. Vi sono più di 1.000 malati, tra i quali 6 ufficiali. Subito dopo la visita vado a Udine per protestare di questo abominevole ospedale col generale Petitti di Roreto.>> Dal diario di Elena d'Orleans duchessa d'Aosta, Ispettore Generale della Croce Rossa 24 maggio 1915 – 24 maggio 2015 24 maggio 1915. Il Piave mormorava calmo e placido e l'Italia entrava in guerra contro l'AustriaUngheria e la Germania, con cui era stata alleata fino a poche settimane prima. Fra le tante novità che quella guerra introduce, una è singolare: per la prima volta nella storia, la guerra è completamente documentata; oltre agli archivi ufficiali ci sono le fotografie, le riprese cinematografiche, le lettere dal fronte e i diari dei soldati. Molti giornalisti poi scrivono articoli per i loro giornali e, negli anni successivi, storici e scrittori di narrativa producono libri su libri. Nonostante questa sterminata mole di documenti, è difficile dare una sintesi della Grande Guerra, se non dati oggettivi come il numero delle vittime e il risultato dei trattati di pace: la sua dimensione è tale che possiamo provare a descrivere situazioni, e contemporaneamente dire l'esatto contrario. Situazioni di estremo sacrificio contrapposte alle ribellioni dei reparti, atti di tremenda ferocia e momenti di intesa fra nemici per evitare inutili morti, ospedali che funzionano e altri in orribile degrado, prigionieri che sposano le ragazze del posto e decidono di restare, e prigionieri che letteralmente muoiono di fame. Quello che troviamo ovunque è la sofferenza, altrettanto forte tra i soldati sul campo di battaglia che tra i civili dei luoghi devastati. Ma ugualmente si trova vera sofferenza nelle case dei famigliari dei soldati, per la maggior parte contadini: chi era partito era spesso il sostegno economico della casa. Le vittime civili di questa guerra, in tutte le nazioni coinvolte, sono numerosissime, fra chi abita le zone di scontro ma anche tra chi risiede distante, per malattie e denutrizione; eppure non vengono mai citate nelle commemorazioni. Nelle pagine interne le fotografie dei caduti di Montalenghe, ricavate dalla lapide del cimitero. Per non dimenticarli.