Dalla filosofia agli strumenti del JIT
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Dalla filosofia agli strumenti del JIT
Dalla filosofia agli strumenti del JIT Gestione della Produzione II Textron Automotive p.265 • Fornitore di componenti per DaimlerChrysler, 400 operai • Problema fine anni ‘90: troppe scorte (WIP e PF) con conseguenti colli di bottiglia in produzione e fame di spazi • Soluzione: lean manufacturing attraverso heijunka (metodo livellamento produzione per gestire flussi con approccio JIT cioè adeguandosi alle esigenze del cliente e produrre un mix medio di diversi modelli su una linea mixed-model) 1 continua Textron Risultati: • Taglio del 60% scorte WIP • Scorte medie PF da 6-10 ore a 2 ore • Spazio per altre attività di operations • Nuovo accordo con GM per raddoppiare l’output di Textron (2003) Conditio sine qua non: • Tempo di cambio stampi compressione • Dimensione lotto La logica JIT (def. del libro) Il JIT è (1) un insieme integrato di attività, e progettato per ottenere (2) elevati volumi produttivi, usando scorte minime di materie prime, WIP e prodotti finiti, in pratica non producendo nulla finché non serve (logica pull) 2 distinzione • JIT ristretto, si focalizza solo sulla pianificazione scorte materiali e erogazione servizio • JIT esteso o lean system, filosofia di gestione delle operations che mira a eliminare sprechi in ogni area della produzione (gest pers, rel forn, gest mat&scorte, …) Just in time vs. Just in case • • • • • Pull system Min. lead time Kaizen Flex. tecnologica Qualità processo • Tensione cooperativa • Coord. orizzontale • Partnership con fornitori • • • • • Push system Slack organizzativi Innovazioni “a salti” Rigidità tecnologica Move the metal • Conflitto strutturale • Coord. gerarchico • Fornitori in competizione 3 …in altre parole ridurre gli sprechi nelle operations 1. Spreco da sovraproduzione 2. Spreco in tempo d’attesa Produzione just in case 3. Spreco nel trasporto 4. Spreco nelle scorte 5. Spreco nei processi Controlli di qualità ex post 6. Spreco nelle movimentazioni 7. Spreco da prodotti difettosi definizione del Presidente di Toyota, Fujio Cho La logica push • la produzione inizia in anticipo rispetto alla domanda • si produce per ottimizzare l’utilizzo degli impianti • la produzione viene spinta da monte verso valle (sulla base di un processo di previsione della domanda e programmazione della produzione) • se a valle non c’è consumo, si crea una scorta 4 La logica pull: pensare al contrario • la produzione inizia dopo che la domanda si è manifestata • si produce per soddisfare la domanda • la produzione viene tirata (pull) da valle verso monte • se a valle non c’è consumo, non si produce (struttura flessibile) Minimizzare gli sprechi: le scorte nascondono i problemi Fermo macchine Scarti Code WIP Inaffidabilità del fornitore Modifiche di ordine Esempio: individuando fin dall’inizio del processo di produzione i prodotti difettosi forniti dal fornitore si salvaguarda l’attività a valle. Ridondanze nella progettazione e industrializzazione Ritardi nelle ispezioni Pratiche cartacee inevase Ritardi inserimento ordini Esempio: individuando le attività difettose Paralisi decisionale espletate a monte dagli addetti si salvaguarda l’attività a valle. 5 Un insieme integrato di tecniche In blu quelli citati nel testo Qualità alla fonte Produzione per piccoli lotti ( e contemporaneamente minimizzazione tempi di attrezzaggio) 3. Livellamento dei carichi di lavoro 4. Standardizzazione componenti e metodi di lavoro 5. Relazioni di fornitura “sostenute” 6. Network di fabbriche focalizzate 7. Flessibilità della manodopera (rispetto per le persone) 8. Scelte di layout (linea e group technology) 9. Automazione della produzione 10. Manutenzione preventiva (TPM) 11. Controllo della produzione tramite Kanban 12. JIT (….ma è tautologico) In nero altri importanti 1. 2. Qualità alla fonte 1. il primo spreco da ridurre deriva da una produzione difettosa. Quindi attenzione particolare alla qualità (→TQM): operai sono ispettori di se stessi 2. La qualità controllata all’origine implica coinvolgimento e responsabilizzazione a tutti i livelli (compiti di manutenzione e produzione, sistema andon per fermare la linea, cassette dei suggerimenti, circoli della qualità, processi di empowerment) Attenzione: il sistema qualità funziona solo se coinvolge anche i fornitori 6 Produzione per piccoli lotti I lotti piccoli devono essere la norma in quanto: 1. riducono le scorte di ciclo 2. riducono i lead time (riducendo così le pipeline inventory o WIP) 3. permettono di individuare meglio i difetti 4. permettono di ottenere un carico di lavoro uniforme sulle stazioni di lavoro NB. aumenta la frequenza delle operazioni di setup ma tali operazioni sono progettate per durare pochissimo minimizzazione tempi di attrezzaggio (set up) L’aumentata frequenza dei setup è un problema superabile con la riduzione dei tempi di setup Regole per la riduzione: 1. Setup divisi in: • Attività interne, da compiere a macchina ferma • Attività esterne, da compiere con macchina funzionante 2. Raddoppio utensili e attrezzature 7 Livellamento carichi di lavoro (heijunka) • Variazioni nella fase finale di assemblaggio si ripercuotono con oscillazioni crescenti in tutte le fasi a monte della supply chain • Per evitare oscillazioni derivanti dalle variazioni di programmazione occorre lavorare con aggiustamenti di piano minimi: un piano di produzione giornaliero congelato sullo stesso mix di prodotti • Così si garantisce la stabilità della domanda verso i reparti a monte Un esempio di livellamento Produzione richiesta: 4500 minivan a settimana Modelli prodotti: Camry (C), Avalon (A), Siennas (S) Produzione per turno (8 h x 60 minuti = 480 minuti/turno): 200 C, 150 A, 100 S Tempo per produrre un minivan: 480/450 = 1,067 minuti 1. Produzione in grandi lotti – un turno: 200 C, 150 A, 100 S 2. Produzione in piccoli lotti – un turno: (4 C, 3 A, 2 S) x 50 volte 3. Produzione in lotti unitari – un turno: (C-S-C-A-C-A-C-S-A) x 50 volte 8 Standardizzazione componenti e metodi di lavoro La comunanza di parti componenti condivise anche grazie a architetture di prodotto modulari permette: • gestione più efficiente dei processi produttivi e di fornitura • gestione più efficiente dei magazzini • carichi di lavoro standardizzati • riduzione generale di varietà e regolarità della produzione Relazioni di fornitura “sostenute” Lavorando con scorte molto basse è necessario avere relazioni di fornitura che supportino la filosofia di JIT -riduzione numero totale di fornitori -preferenza per fornitori vicini o attenta gestione della supply chain -relazioni cooperative anche nelle fasi di progettazione 9 Network di fabbriche focalizzate Alle strutture integrate e potenzialmente burocratizzate, si preferisce una struttura a network con impianti focalizzati e coordinati all’interno di un’area ristretta Toyota ha 12 impianti separati in Toyota City Minimizzare gli sprechi: reti di stabilimenti specializzati Sistema di coordinazione integrata Piccoli stabilimenti specializzati che limitano la gamma dei beni prodotti (talvolta di un unico tipo per tutta la struttura produttiva) Alcuni stabilimenti giapponesi hanno da un minimo di 30 a un massimo di 1.000 addetti 10 Flessibilità della manodopera La riduzione di eventuali colli di bottiglia, il mantenimento di flussi produttivi uniformi e coerenti con la domanda anche in presenza di emergenze richiedono flessibilità e rotazione della manodopera Questo presuppone investimento nella formazione e può risultare in un maggiore soddisfacimento della manodopera Rispetto per le persone Il sistema Toyota è stato storicamente caratterizzato da: - impiego a vita - mantenimento livelli salariali anche in congiuntura sfavorevole - sindacati d’azienda collaborativi - auotomazione mansioni alienanti (nuovo sistema Toyota) -Stile bottom-round (gestione consenso) Migliore collaborazione per le politiche di flessibilità 11 Flussi in linea e group technology - La scelta di un layout in linea (l’ideale è la linea a U) permette di ridurre i tempi di attraversamento, scorte e manodopera - Quando i flussi non sono molto elevati, l’alternativa è costituita dalla group technology - Un altro tipo di layout è quello definito “one-worker, multiple-machines” (OWMM) ii flussi flussi vanno vanno avanti avanti ee indietro indietro nel nel layout layout per per reparto reparto • Il ricorso al layout per reparti può causare un notevole eccesso di movimentazioni non necessarie Sega Sega Sega Mola Mola Trattamento termico Tornio Tornio Tornio Pressa Pressa Pressa 12 Minimizzare gli sprechi: Group Techonology • Modificare il layout progettando delle cellule di Group Technology può ridurre le movimentazioni e migliorare il flusso di prodotto. Gruppo 1 Gruppo 2 Mola Sega Tornio Tornio Pressa Tornio Pressa Trattamento termico Mola Sega Tornio A B Automazione della produzione • adeguati livelli di automazione riducono i costi migliorando la competitività del sistema (ricordiamo che non era altissima e spiegava solo un terzo della maggiore efficienza. Dati IMVP) • effetto positivo esercitato sulla manodopera se viene utilizzata per le mansioni più ripetitive e faticose 13 Manutenzione preventiva (TPM) In un sistema snello, il verificarsi di emergenze impreviste come la rottura di una macchina è dirompente 1. Interventi di manutenzione preventiva e programmata nell’orario di lavoro 2. Responsabilizzazione del personale sul funzionamento ottimale della macchina 3. Pulizia del posto di lavoro Controllo della produzione kanban Il kanban è una tecnica di movimentazione dei materiali che permette la perfetta sincronizzazione tra quanto richiesto a valle da un reparto di assemblaggio e la produzione lanciata a monte dal reparto di produzione Viene prodotto solo quanto viene richiesto 14 Il kanban è una tecnica J.I.T. (pull) per gestire la movimentazione dei materiali tra coppie di reparti all’interno del sistema di produzione Centro di lavoro Linea di montaggio PF Nella tecnica kanban i carrelli/contenitori contengono una piccola quantità prefissata di pezzi. In questo modo il centro di lavoro produce per piccoli lotti. Produzione e trasporto avvengono per piccoli lotti. Centro di lavoro Quando per alimentare la linea di montaggio occorre prelevare un altro lotto di pezzi ……. Area di sosta dei carrelli pieni KP KP KT Il kanban di trasporto che l’addetto reca con sé è un ordine di trasporto che autorizza l’addetto a movimentare il materiale dal centro di lavoro a monte a quello a valla 15 KP Rastrelliera (schedario) dei kanban di produzione KP Centro di lavoro Area di sosta dei carrelli pieni KT KP KP Rastrelliera (schedario) dei kanban di produzione KP Centro di lavoro Area di sosta dei carrelli pieni KT KP 16 KP Area di Centro di lavoro sosta dei carrelli pieni L’addetto movimenta il carrello verso l’area di input del centro a valle KT KT KP Area di input dei materiali Rastrelliera (schedario) dei kanban di produzione Rastrelliera (schedario) dei kanban di trasporto KT KP Centro di lavoro Area di sosta dei carrelli pieni KT KP Area di input dei materiali 17 Il kanban di produzione viene prelevato dalla rastrelliera (o schedario) e diventa un ordine di produzione. Il centro di lavorazione in questo modo riceve l’informazione di riempire un altro carrello con la quantità (piccolo lotto) prefissata. KP KT Centro di lavoro Area di sosta dei carrelli pieni KP KP Area di input dei materiali Area di sosta dei carrelli vuoti KT KP Centro di lavoro Area di sosta dei carrelli pieni KP KP KP KP Area di input dei materiali Area di sosta dei carrelli vuoti 18 Centro di lavoro Area di sosta dei carrelli pieni KT KP KP Area di input dei materiali Area di sosta dei carrelli vuoti Le regole di funzionamento del kanban • Ogni carrello in transito deve avere un cartellino di trasferimento • La produzione può essere attivata solo da un cartellino di produzione • Ogni carrello deve contenere sempre lo stesso numero di componenti non difettosi (come indicato nel cartellino) • È importante determinare il numero di pezzi contenuti in ogni carrello e il numero di carrelli 19 Determinazione del numero di carrelli • Il n. dei carrelli necessari a supportare il centro a valle dipende da una stima del lead time necessario per la produzione di un carrello di componenti • Il lead time è una funzione del tempo di produzione, del tempo di attesa e del tempo di trasferimento dei materiali contenuti nel carrello N. dei kanban = domanda media nel LT + scorta di sicurezza Q standard del contenitore (n. unità in ogni carr.) KR La formula CJAGS d ( w + p )(1 + α ) DL (1 + S ) k= = c c • d = domanda attesa giornaliera in unità del componente richiesto • w = tempo medio di attesa durante la produzione + tempo di trasferimento per contenitore (in frazioni di giorno) • p = tempo medio di produzione per carrello (in frazioni di giorno) • c = quantità di componenti per carrello • α = una variabile definita dall’azienda che riflette l’efficienza delle stazioni di lavoro che producono e utilizzano il componente 20 Un esempio di calcolo del n. di kanban Un’azienda produce componenti per il settore automobilistico e utilizza un sistema kanban. Consideriamo il caso del codice XX e i seguenti dati: -t medio di attesa del carrello per processing = 0,02 gg. -t medio di attesa del carrello per material handling e waiting= 0,08 gg. -domanda giornaliera per il codice XX = 2.000 pezzi - scorta di sicurezza = 10% 1. Se un carrello contiene 22 pezzi, quanti carrelli vanno autorizzati? 2. Una revisione del layout abbatte i tempi di material handling e waiting a 0,06 gg. Come cambia il n. di carrelli? Soluzione (dom 1) 2.000(0,08 + 0,02)(1 + 0,10) k1 = 22 Scorte complessive autorizzate 220 k1 = = 10 22 21 Soluzione (dom2) 2.000(0,06 + 0,02)(1 + 0,10) k2 = 22 176 Scorte k2 = =8 complessive autorizzate 22 Migliorando i tempi non produttivi di gestione del componente lungo il proc. prod., del 20%, il n. dei k e l’ammontare complessivo di scorte autorizzate si riducono entrambi del 20% Segnalare senza kanban 1. Quadrati kanban (disegnati sul pavimento, controllo visivo sul pieno/vuoto per produrre) 2. Sistema a contenitori (controllo visivo diretto sui contenitori) 3. Palline da golf colorate (sistema di tubi e palline per avvisare di produrre a monte) Il principio = controllare a vista 22 Il JIT nei servizi: perchè Nei servizi sono potenziate le esigenze che conducono a sistemi JIT: -Riduzione sprechi -Produzione pull -Centralità del personale Il JIT nei servizi: alcuni esempi • Circoli della qualità per trovare nuove pratiche di servizio (BA, ospedali) • Qualità di processo per prevenire difetti e uniformare la qualità dei servizi (McDonald’s) • Ripensare i flussi di processo (molti esempi) • Pratiche di prezzo e comunicazione per uniformare i carichi di lavoro (fondamentale per evitare code!) • Riorganizzare layout in celle (celle di strumenti di diagnosi suddivisi per patologie negli ospedali) 23