Gli stendardi di Lepanto a Rivalta

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Gli stendardi di Lepanto a Rivalta
DICEMBRE 1997
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IL GIOIELLO NASCOSTO
Gli stendardi di Lepanto a Rivalta
Nel museo del castello si conservano interessanti testimonianze dell’epica battaglia combattuta l’8 ottobre 1571 sui mari della Grecia. Vi presero parte anche i conti Scotti da Sarmato.
P
Cefalonia, dove frattanto si era trasferita, facendo vela verso
oche date possono essere giudicate fondamentali nella
il golfo di Patrasso. La mattina successiva, mentre entrava
storia d’Europa e del mondo. Una di queste é certamennel golfo, le si fece incontro la flotta nemica. La flotta crite l’8 ottobre del 1571. Quel giorno infatti, nelle acque
stiana contava duecentosette galere, tra veneziane, spagnoantistanti la cittadina greca di Lepanto, si scrisse un episole, italiane, pontificie, maltesi, genovesi e savoiarde più
dio decisivo per la fine dell’espansione turca in Occidente
trentasei vascelli, mentre quella turca, pur leggermente
e l’inizio della ripresa cristiana. In seguito alla guerra
superiore come numero di navi e uomini contando duecendichiarata dalla Turchia a Venezia per il possesso di Cipro
toventidue galere e sessanta vascelli, era decisamente infeall’inizio del 1570, soprattutto ad opera di papa Pio V,
riore in armamento. L’avanguardia dello schieramento cripreoccupato dalla minaccia costituita dai Musulmani, fu
stiano era tenuto dalle sei grandi galeazze (navi più grandi
conclusa una lega fra Venezia, la Spagna e il Pontefice, cui
delle galere e
si sarebbero uniti
dotate di artianche Genova e i
glieria pesanSavoia. Le flotte
te) veneziane
alleate si riunirocomandate da
no a Messina
Francesco
sotto
il
Duodo,
il
c o m a n d o di
centro
era
Giovanni d’Austria,
guidato dalla
fratello naturale
galera reale
di Filippo II re di
comandata da
S p a g n a . Vi c e Don Giovancomandante era
ni d’Austria,
il generale pontififiancheggiata
cio Marcantonio
dalla capitana
Colonna, comanpontificia
dante veneziano
comandata da
il vecchio SebastiaMarcantonio
no V e n i e r e ,
Colonna e
in seconda Antonio
dalla capitana
Barbarigo, menveneziana
tre la flotta spaagli ordini di
gnola era comanSebastiano
data dal genoveVenier, l’ala
se Gian Andrea
Una delle tre bandiere che sventolarono sulle navi cristiane partecipanti alla battaglia,
destra era
Doria. Il centro
raffigurante il leone di San Marco
g u i data dal
della flotta turca
Doria, la siniera comandato
stra dal Barba- rigo. Le navi veneziane costituivano il nucleo
dal grande ammiraglio Alì Pascià, coadiuvato da Uluds
decisamente più importante per numero e più compatto
Alì, un cristiano rinnegato allora pascià di Algeri, e da
della forza cristiana. Dall’altra parte, il centro era guidato
Mohammed Saulak, governatore d’Alessandria. Dopo la
dal grande ammiraglio Alì Pascià, la sinistra da Uluds Alì e
caduta di Famagosta (1 agosto 1571) la flotta cristiana, galla destra dal Saulak. I Turchi presero l’iniziativa tentando di
vanizzata dall’emozione suscitata dalla notizia dell’atroce
accerchiare la flotta europea per prenderla alle spalle. La
supplizio subito dal comandante veneziano Marcantonio
sinistra, nonostante il Barbarigo rimanesse ucciso, riuscì
Bragadino e animata dal desiderio di rivincita, salpò a metà
eroicamente a resistere alle preponderanti forze turche e a
settembre da Messina, e si riunì nel porto albanese di
sventarne la manovra. Al centro rimase ucciso il grande
Gomenitza, presso Corfù, mentre quella turca entrava nel
ammiraglio saraceno, la sua galera fu catturata e la squadra
porto di Lepanto.
annientata. Alla destra il Doria, disperdendo le navi al suo
Nella notte del 7 ottobre la flotta europea salpò dall’isola di
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comando per impedire l’accerchiamento da parte dei Turchi, Le tre bandiere recano su un lato l’immagine della Vergine
concesse invece loro di penetrare tra le linee cristiane e di col Bambino (che poi sarebbe diventata la Madonna del
infliggere gravi perdite ai Cristiani ma, grazie alla sconfitta Rosario); sul lato opposto portano una l’immagine del
del resto della flotta, anche qui i Musulmani furono costretti Leone di San Marco con la spada impugnata e lo stemma
a ritirarsi. Nonostante le manovre infelici del Doria, che gli degli Scotti al posto del Vangelo, un’altra il Leone con la
valsero anche l’accusa di tradimento, la vittoria cristiana fu spada e il Vangelo e il cimiero di quella famiglia, che raptotale, anche se non fu sfruttata fino in fondo per le rivalità presenta un pellicano che nutre i piccoli col proprio cuore,
tra Venezia e la Spagna e per gli impegni di Filippo II simbolo di generosità; la terza, la più grande a fondo verde,
nell’Europa occidentale. La vittoria suscitò grande entusia- riporta tutti i simboli presenti sulle altre, più un’immagine
smo in tutta la Cristianità: Pio V ordinò una festa di ringra- di San Carlo, forse protettore della famiglia Scotti. Le undici
ziamento in onore di Nostra Signora della Vittoria, da rinno- drappelle rappresentano, ormai poco leggibili, gli stemmi
degli Scotti. Non mi risulta
varsi ogni anno; il suo succesche altrove sia conservato un
sore, Gregorio XIII ne fece la
analogo numero di autentiche
festa del Rosario, ricorrente la
testimonianze della battaglia,
prima domenica di ottobre.
nè altrettanto ben conservate
A questa grande battaglia
e apprezzate dai detentori.
aveva partecipato il fior fiore
Il nome di Rivalta deriva daldella nobiltà europea: i
l’antichissima ”Ripa Alta”,
Farnese, i Colonna, i della
nelle cui vicinanze sarebbe
Rovere, gli Orsini, i Savelli, i
stata combattuta, nel 218
Caetani, i Gonzaga, i Medici e
a.C., la battaglia sul Trebbia
anche, come comandanti di
fra le truppe cartaginesi di
truppe terrestri imbarcate sulle
Annibale e le legioni romane.
navi della Repubblica veneta, i
Nei secoli successivi, sulla
piacentini Scotti da Sarmato.
strada militare che percorreva
Da generazioni ormai quella
la valle del Trebbia, a Ripa
famiglia di grandi condottieri e
Alta dovette sorgere una torre
di abili diplomatici era fedelGli stendardi raffiguranti la Madonna col Bambino (in seguito
o un castrum col relativo premente alle dipendenze della
Madonna del Rosario). Nello stendardo in basso é visibile il
sidio che, dopo la caduta
Serenissima Repubblica. In
pellicano simbolo della famiglia Scotti
dell’Impero romano, divenne
quegli anni il conte Paolo
probabilmente prima arimanEmilio Scotti da Sarmato aveva
nia longobarda, poi un caporicoperto la carica di Generale
saldo franco, a difesa della
per la Repubblica di Venezia,
posizione strategica allo
di Governatore di Bergamo e
sbocco della valle del Trebbia
di Colonnello in Zara, il conte
sulla strada che portava a
Onorio Scotti era Generale in
Genova attraversando gli
Levante, Governatore di Corfù
Appennini. Le prime notizie
e Albania, Maestro di Cipro e
che si hanno su Rivalta risalCandia e Lucrezio Scotti, del
gono al 1048. Nel 1255
ramo di Fombio, Generale di
Oberto Pallavicino, podestà
Cavalleria
pesante,
di Piacenza, ne ordinò la
Governatore di Candia, Verona
distruzione, in quanto fortilie Corfù. Presente in quasi tutte
zio di parte guelfa. Secondo
le spedizioni turchesche,
alcuni documenti dell’inizio
Onorio si era ben distinto
del XIV secolo, Rivalta appardurante l’assedio di Famagosta
teneva a Obizzo Landi, alleato dei Visconti, ma nel 1322 i
portando ottocento uomini in sua difesa.
Nell’interessante Museo privato che si trova nel castello rapporti tra i Landi e i Visconti divennero tesi. Una leggenda
(notevole esempio di architettura militare medievale, uno narra che Galeazzo Visconti insidiasse Bianchina, la bellisdei più importanti dell’Emilia occidentale, ben restaurato e sima moglie di Obizzo, arrivando ad assediare e distruggere
valorizzato, e che da solo merita una visita) nel borgo di Rivalta. Il castello fu ricostruito dai Landi e nel XV secolo
Rivalta, dove i conti Zanardi Landi, discendenti da quella passò al capitano di ventura Niccolò Piccinino per poi tornobile famiglia piacentina, conservano importanti memorie nare ad un altro ramo della famiglia Landi. Dalla metà
della loro storia, sono tuttora custoditi tre stendardi e undici dell’800 é di proprietà dei conti Zanardi Landi. Tra i fatti
drappelle con gli stemmi degli Scotti da Sarmato, che sven- d’arme che interessarono la località si possono ricordare
tolarono sui pennoni delle navi cristiane, su cui erano l’assedio, ad opera degli spagnoli, del 1636, il saccheggio
dei soldati tedeschi nel 1746 e dei francesi nel 1799. Per
imbarcati i conti piacentini nella battaglia di Lepanto.
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alcuni secoli il borgo di Rivalta é stato un piccolo centro
agricolo e artigianale con vari mestieri allora comuni: le
botteghe del calzolaio, del fabbro, del barbiere si affiancavano alle stalle, ai porcili e ai pollai.
Rivalta é ora un piccolo borgo murato originale e perfettamente conservato nei suoi vari dettagli.
Nel castello si possono notare varie fasi di costruzione. Al
medioevo appartengono il massiccio dongione quadrato,
l’arco ogivale all’ingresso del borgo e la piccola torre semicircolare inserita nel tratto di mura orientato a sud. Alla
seconda metà del XV secolo alla parte medievale fu affiancato un palazzo, cui appartengono l’elegantissimo cortile
con portici e loggiati, arricchito con fregi in cotto, capitelli e
medaglioni, il salone d’onore, lungo 25 metri, con un
monumentale camino e uno stupendo soffitto a cassettoni.
Settecentesca la facciata con il timpano triangolare con la
scritta latina Svevo Sanguine Laeta, che ricorda antichi legami di sangue tra la Casa dei Landi e quella di Svevia, e lo
scalone che porta al piano superiore.
Qui, nel sottotetto recentemente recuperato a Museo, oltre
le tre bandiere, le drappelle, i modelli delle galere e delle
galeazze, e il plastico che ricostruisce lo schieramento iniziale della battaglia di Lepanto, sono conservati elmi, armi e
armature antiche occidentali e orientali. Si possono poi
ammirare parecchi oggetti esotici raccolti dall’esploratore
Ermanno Stradelli alla fine del secolo scorso in Amazzonia
e che costituiscono importantissime e rare testimonianze
antropologiche.
Interessante visitare il già ricordato salone d’onore, con il
monumentale camino e alcune armature complete, la piccola cappella adorna di fregi barocchi, la bella sala della
biblioteca, la sala da pranzo, la galleria e la sala da gioco,
riccamente affrescate, la grande cucina, arredata con pezzi
originali, i sotterranei, una volta adibiti a scuderia e le
segrete.
Ma é anche piacevole passeggiare nel borgo, di cui vale
ricordare la quattrocentesca chiesa dedicata a San Martino.
Plastico rappresentante lo schieramento iniziale della battaglia di Lepanto:
da un lato le imbarcazioni turche di colore verde dall’altro quelle cristiane
Federico Serena